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Autore: Esther    24/12/2009    6 recensioni
Questa storia non tiene conto degli avvenimenti avvenuti nei quattro libri. Siamo ai giorni nostri, esattamente il 24 Dicembre 2009, Edward non è il solito bravo vampiro, in questa ff sarà cinico non si preoccuperà del prossimo ma pensare unicamente a sé, e la visione che lo stesso protagonista ha della vita e del natale è molto diversa dalla concezione che solitamente si ha di questa festività mentre Bella non sarà umana ma bensì una provocante vampira dai modi sensuali e diretti che nasconde più di quello che fa vedere.
- Senti bambolina. - con un movimento veloce la porto verso di me, la mia mano sinistra scivola sulla sua schiena spingendola contro di me mentre con quella destra le prendo il mento tra l’indice e il pollice. - Non sono dell’umore adatto per i tuoi giochetti, ti diverti a stuzzicarmi non rendendoti conto di quanto mi dia fastidio la tua presenza. - amplifico la presa con la quale la tengo legata a me. - il tuo odore. - avvicino il mio viso al suo collo, il mio naso a pochi millimetri dalla sua pelle, aspiro il suo profumo per sottolineare le mie parole, infine mi riallontano. - ed ora apri questa piccola boccuccia acida e dimmi come cazzo fai a sapere i fatti miei. -
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il natale. Non nascondo il disgusto che provo nei confronti di questa festività, odio le luci che illuminano le strade di Forks con i suoi pochi abitanti. Definirla città sarebbe un insulto per questo termine, è solo un paesino sperduto di cui nessuno conosce l’esistenza, le nuvole ricoprono il suo cielo impedendo a noi di ammirare l’azzurro di quella distesa, ma infondo non è proprio questa la ragione che ci ha spinti a trasferirci qua? Acqua, gelo, neve, nebbia, non posso impedire alla mia rabbia di manifestarsi, non siamo poi così diversi. Il mio corpo è morto, la mia pelle dura e fredda si accorda con quella di questo luogo sperduto. Siamo così simile ed è per questo che lo odio. Gli esseri umani non sono mai soddisfatti della propria vita, non amano la loro quotidianità ed è per questo che ricercano ciò che non hanno in svaghi di ogni tipo: sesso, alcol, droghe; qualsiasi cosa pur di non pensare, sono disposti a tutto pur d’evadere da questo mondo moderno ma primitivo, perché in realtà nonostante le nuove invenzioni tecnologiche, le nuove scoperte in ogni campo, l’essere umano è un animale, con i suoi istinti, con pensieri che seguono solo la legge della natura, il più forte che sopraffa il più debole. Un disgusto il mio che con fatica nascondo, nessuno meglio di me conosce il loro animo, la condanna per aver ingannato la morte è questa, ascoltare per l’eternità quei pensieri sporchi intrisi d’invidia e odio. Ed* ora con questa festa colorata di rosso vogliono illudersi che tutto vada bene, che il mondo sia dolce e luminoso, fatto di calore e amore, i bambini che camminano mano nella mano con i genitori in cerca di quel regalo che con trepidazione attendono, sperando di trovarlo sotto l’albero, un pezzo di natura che viene ridicolizzato con ornamenti artificiali, sfere rosse che riflettono sulla loro superficie una casa illuminata dal camino, una famiglia seduta su un morbido divano con in mano una tazza di cioccolata fumante, sorrisi sui volti di quelle persone. Ma quelle stesse rotondità di vetro, simbolo d’unione, sono le uniche testimoni d’atrocità, ° episodi che in questo periodo di festa si mettono da parte, ricoprendo i nostri peccati con balocchi giocosi, facciamo beneficenza per sentirci meno in colpa, cantiamo melodie per manifestare buoni propositi che restano tali perché non verranno né oggi né domani portati a termine.

 

 

Edward non essere scortese, torna in salotto.“

 

I pensieri ansiosi di mia madre mi richiamano alla realtà, strappandomi alle mie riflessioni e conducendomi qui, in questa casa. Un sospiro di frustrazione esce dalle mie labbra dischiuse, non mi preoccupo di utilizzare la mia velocità, voglio prendermela comoda, in fondo ho tutto il tempo che voglio, perché non utilizzarlo in modo proficuo? Scendo le scale, le mani dentro le tasche dei pantaloni neri, il viso alto e impassibile, con un leggera espressione di noia.

 

Non fare quella faccia.”

 

Sbotta Alice tra l’incazzato e lo stufa, non ne può più di vedermi così e come lei il resto dei miei parenti ma è più forte di me, perché dovrei dimostrare una felicità lontana kilometri da me? Forse per rendere i loro sensi di colpa meno pesanti, forse perché non è in questo clima che una famiglia dovrebbe vivere? Non c’è serenità, non si può essere contenti del nuovo giorno se, anche solo, un membro è infelice.

 

- Spiacente è questa la mia faccia. - rispondo ad Alice, non ho voglia di rendere le cose facili, e non mi faccio scrupoli a farlo presente a tutti.

 

Arrivato all’ultimo scalino mi guardo attorno, stesso arredamento, un albero che sfiora il soffitto, decorazioni rosse e verdi sparse per tutta la casa. Sto avendo una sincera allergia per tutti quei colori caldi rosso, verde, oro. Cazzate! La vita non possiede questi colori, è nera, buia, tenebrosa, c’è solo lo sporco dei suoi abitanti, non il candore della neve. Non mi siedo, resto in piedi appoggiando il mio corpo al muro bianco, davanti a me si mostra l’allegra famigliola. Esme seduta composta, la schiena dritta e affianco a lei Carlisle, a un posto più in là dello stesso divano c’è Rosalie con Emmett, lei con lo sguardo di chi vuole uccidere qualcuno mentre il conserte mi prega con gli occhi di fare il bravo. Alice è davanti alla finestra, non mostra interesse, resta lì a fissare la boscaglia che circonda la nostra casa, a tre passi da lei c’è Jasper che non ha altro pensiero se non per lei. Dimenticavo, quest’anno abbiamo altri componenti, e già non bastavamo noi, ora ci sono anche quelli #dell’Alaska.

 

- Edward ti trovo bene, come stai? - mi domanda con il suo accento spagnolo Carmen.

 

- Ma in che mondo vivi?  - rispondo senza tante cerimonie, come crede che stia, c’è anche da domandarlo?

 

- Figliolo per favore. - cerca di riprendere in mano la situazione mia madre.

 

- Per favore un cazzo, non voglio che mi poniate domande di questo tipo, lasciatemi in pace come io lascerò in pace voi, statemi alla larga. -  affermo sicuro, sono stanco di restare rinchiuso tra queste quattro mura.

 

- Dove credi d’andare. -

 

- Alice non è serata, voi restate pure qua a fare finta d’essere una famiglia, io ho voglia di sfogarmi un po’. - con queste ultime parole mi dirigo con passo deciso verso la porta. - lontano da voi. -  aggiungo in un sussurro.

 

- No, fermo. - ribatte Alice raggiungendomi e mettendosi davanti a me. - Non andare da solo, vogliamo venire anche noi. -

 

- Alice. - l’ammonisco.

 

- A natale sono tutti più buoni. - dice portandosi le mani dietro la schiena e dondolando.

 

- Così non migliori la situazione. -

 

- Non mi hai fatto un regalo. - continua ignorando le mie parole. - sei stato cattivo, io ci speravo. - mette il broncio, non so se scappare o riderle in faccia per tale assurdità.

 

Edward non la rifiutare, questa situazione la sta facendo soffrire, non ci allontanare.“

 

I pensieri di Jasper non mi sono nuovi, ma non c’è più il risentimento per il mio comportamento, non mi sta accusando d’egoismo. Sembra più una supplica, vuole solo che sua moglie sia felice e non è litigando con me che questo sarà possibile.

 

- Va bene, non fare la bambina, domani ti farò trovare un regalo che supererà ogni tuo desiderio.

 

- Non so che farmene di una nuova macchina, me la posso comprare da sola. Io… -

 

- Tu cosa? - cerco di leggerle la mente ma mi lascia fuori.

 

- Voglio che tu esaudisca un mio desiderio. - risponde con occhi luminosi, pieni di quella speranza che non posseggo.

 

- Cosa vuoi? - mi limito a chiederle con tono esasperato.

 

- Vorrei che questa notte tu la passassi con noi, non in questa casa, non con i vecchietti. - dice facendomi l’occhiolino. - ma con noi, i tuoi fratelli. C’è un nuovo locale che non ho ancora visto. - fa una faccia stralunata. - dal vivo, ti chiedo solo di trascorrere una serata insieme. - finisce abbassando gli occhi a terra, triste… 1…2…3… - SSIII. - sbotta all’improvviso, non ho neanche formulato un pensiero completo che mi salta al collo per poi subito mollarmi lì e correre verso la sua stanza dove infine si cambia.

 

- Continui con quel muso, sei noioso, ti dovresti godere la vita. - dice una voce alle mie spalle. Ci mancava solo lei… Isabella.

 

- Come fai tu? - 

 

- Certo! -

 

- Ma lo faccio, solo che a differenza tua non mi danno della puttana. -

 

E la stanza gela in un silenzio soffocante.

 

 

 

 

f ò h

 

 

 

 

 

Il nuovo locale di cui tanto ho sentito parlare nell’ultima ora non si avvicina minimamente alle immagini che Alice mi ha fatto vedere mentalmente. Rimango piacevolmente colpito, non me l’aspettavo e per certi versi capisco perché mia sorella mi abbia mentito. La sua, anche se non lo ammetterà mai di fronte agli altri, è stata una sorpresa, un regalo non richiesto ma offerto, in fondo, nonostante tutto, lei, il mio folletto, resterà l’unica che riesca a capirmi. Siamo a Port Angeles, una città che concentra in sé gran parte di quello che odio ma che possiede un piccolo paradiso per quelli come me: un quartiere malfamato e nascosto. Solo chi sa cosa cercare, può conoscerne l’esistenza; io lo so, del resto sono un assiduo frequentatore, mi piace questo posto. A differenza del resto della città qui non ci sono in ogni punto dei palazzi, dei marciapiedi, imitazioni gonfiabili di santa claus o luci abbaglianti che impediscono al buio di avanzare. No, tra questi vicoli non c’è nessun oggetto che ricordi il natale, solo l’aria della notte può portare con sé tale notizia ma con fatica arriva sino ai nostri olfatti, messa in difficoltà dallo squallore che ci circonda. I locali sono di vario genere come del resto gli stessi clienti, ci sono pub esclusivamente per gay, bisessuali o di gusto alternativo, altri che hanno come unico scopo quello di trasgredire con i suoi accessori, non importa cosa si desideri, quanto peccaminoso sia, non importa quali vizi si abbiano, niente ha importanza in un posto come questo. L’unica cosa certa è il silenzio, nessuno giudica con sguardi scandalizzati e ipocriti, nessuno domanda con infinita curiosità, ognuno pensa per sé senza intromettersi nella vita altrui e cosa importante qui nessuno finge, le persone che frequentano questi vicoli non interpretano nessun personaggio fittizio, non indossano delle maschere. Questa è la vita reale, senza l’ipocrisia di tanti sorrisi e falsa perfezione.    

 

- Mm… Alice Cullen, non credevo ti piacessero certi luoghi, tu sei una brava bambina. - dice Bella con finta aria scandalizzata. - ma forse ho sbagliato nome… - continua lasciando in sospeso il resto della frase…

 

“…non è vero Edward?”

 

- Fottiti. -

 

- Non vedo l’ora. - dice passandomi accanto, le punte delle sue dita sfiorano la mia mano, un tocca casuale. - Da dove si comincia? - chiede con sincero entusiasmo.

 

- Seguitemi. - interviene Alice facendoci strada, fino a quando arriviamo davanti ad un locale, all’entrata ci sono due buttafuori.

 

- “Possession”? - legge il nome del pub Tanya.

 

- Sì, questo è uno dei locali più in vista, vi piacerà, fidatevi non potevamo passare da queste parti senza fare un salto qua, sarebbe stato un vero peccato. - spiega Alice stringendosi addosso a Jasper, il quale non bada minimamente alle parole della moglie, è come incantato ad ammirare i suoi occhi pieni di gioia, è felice. Il perché, il come tutto questo sia possibile passa in secondo piano.

 

- Perfetto, allora entriamo, francamente sto iniziando ad annoiarmi. - sbotta acida Irina.

 

Ignorandola entro, l’ambiente interno non è nuovo per me, del resto ci sono stato altre volte. Ci troviamo in un pub relativamente grande, composto da due piani: il primo destinato alla discoteca, c’è il bancone dove si possono comprare alcolici, la musica cambia gradualmente di genere, da quello dance a melodie più tranquille che hanno come unico scopo quello d’offrire ai clienti una scusante per strusciarsi. Le musiche scelte, dal ritmo veloce o lento, hanno un unico fattore che le accomuna, la lussuria, quelle note entrano dentro la persona spingendola, facendole desiderare solo il contatto con un corpo, aiutate dall’alcol annebbiano la mente portandola al desiderio d’avere di più… sempre di più. Il secondo piano è destinato ad una serie di piccoli salottini divisi da una serie di tende di velluto rosso ma non di quel rosso accesso luminoso bensì un colore cupo, più simile al sangue, un colore concentrato. I clienti che vogliono un po’ d’intimità si rifugiano lì, basta pagare per avere a disposizione quanto spazio per tutto il tempo desiderato. Essendo un locale misto, i camerieri sono sia uomini che donne con indosso gli indumenti essenziali.

 

- Mi piace, questo posto ha una carica erotica da far venire l’acquolina in bocca. - dice Tanya, abbracciando Irina da dietro. - che ne diresti d’andare. - continua sussurrandole all’orecchio.

 

- Sì, sarebbe meglio, ho voglia. - risponde annoiata, si stacca prendendo per mano la sorella. - Noi andiamo. - Continua con lo stesso tono. - intanto voi andate a fare un giro, ci vedremo in questo stesso punto tra due ore, non ho alcuna voglia di trascorrere tutta la notte nello stesso posto. -

 

- A te piace girare, più sono meglio è giusto? -

 

- Certo! -

 

E tu ne sai qualcosa… vero Edward.”

 

I pensieri di Bella mi fermano, mentre gli altri si allontanano mano nella mano ognuno con il proprio partner o nel caso delle sorelle, compagna di giochi.

 

- Quando ti fa comodo abbassi lo scudo e solo per infastidirmi. -

 

- Ovviamente, sennò dove starebbe il divertimento. -

 

- Come fai a saperlo? -

 

- Cosa. -

 

- Lo sai. -

 

- Io so molte cose, per cui ti consiglierei d’essere più chiaro. -

 

- Allora cominciamo dal tuo ultimo pensiero: “e tu ne sai qualcosa, vero Edward?” Che dici ora sono stato più chiaro? - sibilo prendendola per il gomito. - guardami quando ti parlo. -  

 

- Non ho bisogno di guardarti in faccia, non è con essa che sento. -

 

- Senti bambolina. - con un movimento veloce la porto verso di me, la mia mano sinistra scivola sulla sua schiena spingendola contro di me mentre con quella destra le prendo il mento tra l’indice e il pollice. - Non sono dell’umore adatto per i tuoi giochetti, ti diverti a stuzzicarmi non rendendoti conto di quanto mi dia fastidio la tua presenza. - amplifico la presa con la quale la tengo legata a me. - il tuo odore. - avvicino il mio viso al suo collo, il mio naso a pochi millimetri dalla sua pelle, aspiro il suo profumo per sottolineare le mie parole, infine mi riallontano. - ed ora apri questa piccola boccuccia acida e dimmi come cazzo fai a sapere i fatti miei. -    

 

- Io non ti devo dire un bel niente. - urla. - non ti azzardare mai più né a toccarmi né a parlarmi in quel modo. - con un movimento fluido si volta liberandosi della mia presa. - Tu sei arrabbiato con il mondo intero e riversi sulla tua famiglia le tua frustrazioni, beh sai che ti dico non me ne frega un cazzo della tua infelicità ma non ti permetto di continuare in questo modo, mettendo a disagio, ferendo chi ti sta accanto, perché se tu non sei felice nessuno lo deve essere, vero? Se il caro ragazzo dagli occhi tristi non sorride ma rimane con quell’aria da eterno incazzato, allora nessuno può essere contento, sai che ti dico mi hai rotto, sei solo un pezzo di merda che non si rende conto del male che fa e che continuerà a fare. Tu ci odi, odi la nostra natura, odi la nostra società, perché non vivi la vita che ti è stata data senza pensare ad un passato che persino la tua mente non ricorda più, perché non ti rifai una vita, perché devi continuare a pensare a quanto tutto faccia schifo senza pensare nemmeno per un attimo alle persone che ti stanno accanto e che cercano in ogni modo di farti sorridere? Esme con quell’amore senza confine che nutre per te, Carlisle con la comprensione che solo un genitore può avere per un figlio, i tuoi fratelli… Alice che cerca ogni modo per renderti sereno, lei ti conosce, sa che non saresti stato a tuo agio in un altro locale, in uno commerciale in cui in questo momento aleggia solo l’aria natalizia, per cui ha preferito condurti qua. Un posto indifferente sia per lei che per Jasper, per Rosalie quanto per Emmett, perché a differenza nostra loro hanno trovato la loro metà, ovunque siano non ha importanza, basta che stiano insieme se poi può riuscire a far infuriare di meno il loro caro fratellino meglio ancora. - rimango in silenzio per tutta la durata del discorso non accennando nessuna intenzione di interromperla, si sta sfogando, da quanto tempo si tiene dentro tutti questi pensieri? - Io sono venuta a conoscenza di molte cose, sì, non ti dirò il come e il perché, per un motivo molto semplice, sono queste ragioni che mi permettono di sapere, che porta chi mi sta accanto a fidarsi di me, confidarsi come se fossi un diario, perché a differenza tua non mi metto a sparare sentenze. -  

 

- Sparare sentenze, non dire eresie non l’ho mai fatto. -

 

- Sì invece ma sei troppo impegnato a far la guerra a tutto e a tutti per rendertene conto, ipocrita. - termina con astio.

 

- Non ti permettere. -

 

-Sennò che mi fai, mi dai della puttana, mi prendi per un braccio stringendomi con forza, mi disprezzi con maggiore enfasi? Non ti sforzare, questo lo fai ogni giorno e secondo che trascorriamo insieme. Affermi a gran voce di non giudicare eppure lo fai, tu giudichi e condanni la nostra felicità, il nostro comportamento, i nostri pensieri. Nello stesso modo, con la stessa cattiveria e falsità con la quale lo fanno gli esseri umani. -

 

 

Dopo avermi rivolto l’ennesimo sguardo furioso si volta e se ne va confondendosi tra la folla, la visione di lei scompare ma le sue parole con il loro significato non spariscono, rimangono lì accanto a me, turbandomi.

 

 La mezzanotte scocca, è questo il mio regalo, buon natale Edward Cullen.           

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autrice / chiarimenti: da leggere

Salve, questa è la prima parte di una piccolissima storia. La mini ff composta unicamente da due capitoli è molto semplice, non ho voluto approfondire né le situazioni né i personaggi, ho scritto l’essenziale per far capire i concetti base, è un idea senza pretese e senza una trama ben precisa, narro in modo semplice un episodio che potrebbe esser letto indipendentemente dal continuo. Volevo che fosse un testo diretto senza giri di parole e che si limitasse a questo. Per quanto riguarda la seconda parte, essa tratterà il capodanno che si ricollegherà al titolo. Ringrazio Lauretta per l’immagine è stupenda, grazie!

Ps: alcuni punti che nella ff sono lasciati volutamente incompleti li chiarisco in parti qui il resto li lascio per la seconda parte.

*allora, qui ho fatto un esempio per chiarire il pensiero di Edward, nel periodo di natale, le case sono adornate, gli alberi di natale in salotto hanno riflesse sulla superficie delle sfere rosse quella casa piena di colori e amore, un quadretto familiare perfetto ma, sono anche ( riferite alle sfere di vetro) le uniche testimoni di atrocità, cioè nonostante una casa sia bella e perfetta a suo intero non tutto lo è, le persone non parlano, non ci sono testimoni di quel che succede all’interno solo gli oggetti sono gli unici testimoni: di liti, maltrattamenti, tristezza, dolore; che in apparenza non c’è.

 ° Oltre al fatto che in questo periodo di festa improvvisamente tutti diventano più buoni gli episodi bruttali vengono messi da parte, nascosti da farsi atti, si fa beneficenza per sentirsi meno in colpa, facciamo tanti buoni propositi che il giorno dopo verranno dimenticati, tante belle parole che servono solo a farci belli, niente di più.

# in questa ff, Bella non è un’umana e non fa parte della famiglia Cullen, lei ha avuto una vita distante da loro e solo da pochi anni si è unita al clan di Denali, per le feste le due famiglie hanno deciso di ritrovarsi ed è per questo che si ritrovano nella stessa casa.

                           

 

   
 
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