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Autore: eleanor89    24/12/2009    4 recensioni
«Anche se...?» lo invitò a continuare, gli occhi grigi eccitati.
«Beh, a volte è un po' troppo, sai... saputella?» tentò, non dicendo altro che la verità, anche se l'aveva sempre vista un po' come Remus, semplicemente più intelligente di quanto lui avrebbe mai potuto sognare di essere.
«Sì, sì, esatto!» ruggì Sirius, facendolo sobbalzare. Lo sguardo si era acceso di una luce fanatica, «E poi non trovi che sia fastidioso il modo in cui cammina tutta impettita, come per far notare a tutti che la spilla di Caposcuola è tutta sua?»
«Oh, sì!» concordò istericamente Peter, affannandosi nel trovare qualcos'altro di importante da dire, «Ma anche... Ha sempre trattato male James, non è tardi per svegliarsi ora?»[...]
«James, Lily, Frank e Alice si sono trovati faccia a faccia con Voldemort.» rivelò loro Remus, «Per fortuna sono arrivati tutti gli Auror e alla fine è scappato.»
«Non nominarlo.» lo pregò Peter, rabbrividendo, «Quindi non hanno combattuto!» commentò poi, sollevato.
«Sì che lo hanno fatto! Gli Auror non sono arrivati proprio subito! James è riuscito nella brillante impresa di lanciargli contro un inutile Expelliarmus, vero, genio?» riprese a dire Remus, in tono di rimprovero, guardando davanti a sé.
«Ero nel panico!» si giustificò con voce irriconoscibile James. «Stava per lanciare un Avada a Frank!»
«Mi so difendere da solo, idiota. Se ti avesse ammazzato che avrei dovuto fare poi?» sbottò Frank, dal letto accanto, esasperato.
A Peter quasi cedettero le gambe e si dovette sedere sul letto di Remus, il più piano possibile. Sirius sembrava non sapere più cosa fare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Peter Minus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie '70's students.'
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Solito dizionarietto:

Moony = Lunastorta 
Padfoot = Felpato 
Prongs = Ramoso 
Wormtail = Codaliscia 
Snape = Piton 
Snivellus = Mocciosus 
McGonagall = McGrannit 
Dumbledore = Silente 
Pettigrew = Minus 
Longbottom = Paciock 
Slughorn = Lumacorno
Peeves = Pix


Gryffindor = Grifondoro 
Slytherin = Serpeverde 
Ravenclow = Corvonero
Hufflepuff = Tassorosso






Peter's Saturday





Peter scrutò il proprio riflesso con occhio critico, afferrandosi le guance tra pollice e indice e tirandole, per poi contare mentalmente i millimetri di pelle, e quindi grasso, che gli sembravano di troppo. Abbassò lo sguardo alla propria pancia e provò ad eseguire lo stesso procedimento, ma rinunciò quasi subito trovandolo deprimente quanto inutile.
Tornò in camera: anche se era sabato mattina Sirius stava a letto, e le tende tirate lo nascondevano alla sua vista; Com'era normale invece James stava da qualche parte con la Evans, e Remus approfittava della mancata organizzazione di uscite o piani machiavellici per rifugiarsi in biblioteca.
Nervoso come ogniqualvolta si trovasse in solitaria compagnia di Sirius, Peter si sedette sul proprio letto producendo un leggero scricchiolio che, ne era sicuro, l'altro avrebbe sentito.
«Moony?» tentò infatti subito e svogliatamente il Black, non affacciandosi neppure a controllare.
Lui lo immaginò raggomitolato sotto le coperte, con le sopracciglia aggrottate e quindi l'aria truce nonostante gli occhi chiusi, come lo aveva trovato la settimana prima quando era andato a raccogliere una canottiera finita chissà come sotto il suo letto. Quel ragazzo riusciva a manifestare il suo umore anche quando dormiva. E lui e Remus stavano giusto uscendo dal periodo più litigioso della loro vita, quindi doveva essere non poco accigliato.
«No. Peter.» rispose infelice, afferrando il pesante tomo di storia della magia e sospirando. Non sarebbe mai riuscito a studiare senza Remus: avrebbe dovuto raggiungerlo in biblioteca, ma oltre a non aver voglia e non voler sprecare la pazienza dell'amico, temeva di incontrare qualche gruppo di Slytherin rimasto a castello.
Con suo grande stupore Sirius riemerse dalle coltri, i capelli perfettamente ordinati e l'espressione incuriosita, sebbene gli occhi mantenessero un'ombra di inquietudine.
«E tu che ci fai qui a studiare?»
«In... in che senso?» esitò Peter, invidiando il suo aspetto sempre affascinante e non capendo dove volesse esattamente andare a parare.
«È sabato mattina, domani non c'è lezione, perché sei qui a studiare?»specificò meglio Sirius, parlando più lentamente. Lui si mosse a disagio, grattandosi un braccio con forza.
«Dove potrei essere?» domandò, suonando più desolato di quanto non volesse. Evidentemente l'altro lo trovò altrettanto patetico, perché rinunciò alle domande e sparì nuovamente. Peter si sentì arrossire, pensando di aver fatto la solita figuraccia, quando Sirius ricomparve, scostando le tende e allacciando la cintura.
«Esimio Wormtail, ha appena vinto un'uscita con nientepopodimeno che messer Padfoot, signore del divertimento.» dichiarò pomposamente il ragazzo, saltando in piedi e afferrando un giaccone abbandonato accanto al letto.
«C-cosa?» gemette Peter, atterrito all'idea di uscire con Sirius senza la supervisione di Remus.
«Hogsmeade, Wormtail.» spiegò pazientemente il Black, inarcando le sopracciglia con scetticismo, «Stamattina sei meno sveglio del solito? Mi sono stancato di stare qui a fare la muffa.»
«E Remus?» domandò l'altro, speranzoso. Sirius si rabbuiò, trucidando il suo breve momento di ottimismo.
«Studia come sempre, non vorrai davvero distoglierlo da quest'importantissimo ripasso. Sarà solo la duecentesima volta che ripete anche le virgole.» cantilenò con vaga isteria, sbuffando poi seccato, «Noi non abbiamo bisogno di loro per divertirci, siamo abbastanza forti assieme.» sentenziò.
Peter, tentando di mettere da parte ogni ragionevole dubbio su questa affermazione, si concentrò sul calore di quelle parole rivolte proprio a lui e a nessun altro.
«Hai ragione!» concordò con più energia del solito, gettando il libro a terra, «C'è tempo per il resto!»
Sirius parve sorpreso, ma poi gli concesse un largo sorriso di approvazione.
Lo sguardo freddo, che lo faceva sembrare più rabbioso che non lieto, Peter se lo scordò fino all'ora di pranzo.

Dopo un'ora, Peter finalmente ricordò perché sembrasse tanto una cattiva idea uscire solo con lui. Tanto per cominciare avevano avuto un breve alterco proprio davanti al portone con un gruppo di Slytherin, terminato con due fatture, una fuga che era costata quasi la caduta di Peter dalle scale e un mezzo infarto per entrambi quando la voce della McGonnagal era parsa fin troppo vicina a loro, sul punto di beccarli. Come se non bastasse, dopo una breve sghignazzata sincera soltanto da parte di Sirius, si erano trovati in assoluto silenzio, rotto soltanto da qualche commento infiammato del Black sull'ultima partita di Quidditch e qualche debole battuta di Peter sull'argomento, senza che poi trovassero più nulla di interessante per entrambi, né tanto meno aneddoti comuni da ricordare gloriosamente.
In effetti, in quei sette anni, Peter aveva interagito molto di più con James, ammirandolo per la sua bravura in tutto, e con Remus, facendosi aiutare con lo studio e anche concordando con la sua indole che lo portava a cercare meno guai, che non con Sirius di cui temeva le reazioni un po' troppo impulsive. Gli bastava vedere la sua Faccia Scontenta, il così nominato muso lungo sfavillante di irritazione e delusione, per sentire brividi gelidi su per la schiena e mal di stomaco.
James, ridendo, diceva che sembrava un cane appena colpito con un giornale arrotolato. Remus, sospirando, lo liquidava velocemente ricordandogli che con lui non funzionava, per poi naturalmente acconsentire a qualunque sua richiesta; Peter invece aveva sempre fatto in modo di non doversi confrontare con lui in quelle condizioni, e la sola idea lo atterriva, perché quel ragazzo era una mina sempre pronta a scoppiare.
E ora rischiava proprio quell'espressione di delusione, infatti Sirius al suo fianco era vistosamente annoiato, e aveva sbadigliato già due volte, e se fosse diventato insofferente, alla minima negazione di Peter su qualsiasi argomento avrebbe tirato fuori muso lungo e risposte taglienti.
«Che rottura di palle. Non si vede neanche Snivellus in giro.» si lamentò in quel momento il Black.
«Cosa vuoi fare?» chiese Peter, intimidito.
Lui, come se ne avesse avvertito l'agitazione, gli indirizzò una breve occhiata e cambiò tono: «Andiamo da Rosmerta.» propose più calmo.
«Rosmerta, sì! Buona idea!» si affrettò ad approvare, e stavolta Sirius lo fissò apertamente. Peter si sentì tremendamente arrossire, pensando che si fosse reso conto di quanto fosse spaventato dalle sue reazioni. Invece Sirius scoppiò a ridere, buttando la testa indietro, esilarato da chissà cosa.
«Non me lo dire! Hai una cotta per Rosmerta, è lei che sognavi l'altra notte!» esclamò, continuando poi con quella risata simile a un latrato che lo contraddistingueva.
«No, che dici!» strillò Peter, disperato, tentando di zittirlo con una mano sulla bocca. Sirius ululò tanto rideva, e si scansò velocemente. Lui perse l'equilibrio e si sentì cadere a terra a peso morto, bloccato però all'ultimo dall'amico, che quasi lo strangolò involontariamente e lo riportò a fatica dritto, mentre continuava a ridere, stavolta ancora più forte.
Evitato che l'uno e l'altro stramazzassero a terra, sebbene per motivi diversi, poterono riprendere a camminare.
«Ti ho... visto... steso.» ridacchiò Sirius, senza fiato.
«Finiscila...» borbottò Peter, massaggiandosi il collo che aveva cozzato contro il braccio di lui, «Poi cosa ci trovi di così divertente in me e Rosmerta?» domandò, piuttosto offeso.
Sirius quasi soffocò, e quando fu in grado di parlare di nuovo mugugnò qualcosa di simile a: «Ma tu... vicino a lei... dai... No, lascia stare... te lo faccio spiegare da Pr-James.» si corresse, tornando all'istante serio come se non avesse mai riso.
Peter ammutolì.
E purtroppo, prima che potesse chiedergli spiegazioni, Snape voltò l'angolo in compagnia di Rosier e Mulciber.

Un occhio nero, un graffio sul viso e un pantalone strappato dopo, Sirius e Peter fecero il loro trionfale ingresso ai Tre Manici di Scopa, sbattendo direttamente addosso a Frank Longbottom, il loro compagno di dormitorio.
«Ehi, Pete, attento! Ma che hai fatto alla guancia? E... ai pantaloni?» domandò il ragazzo, mal trattenendo una risatina poco opportuna. Alice, battitrice della squadra di Quidditch insieme a Sirius, lo rimproverò con un pugno sulla spalla.
«Sirius, bell'occhio...» si complimentò lei ignorando i lamenti di Frank, «I professori saranno entusiasti. Guarda che i nostri Caposcuola sono già di là, se è loro che cerchi. Longbottom, muoviti. Mi devi ancora almeno un centinaio di cioccorane da Mielandia.»
«Ancora? Ma non l'ho fatto apposta, sei tu che le avevi lasciate in giro... D'accordo, chiaro. Ciao ragazzi.» li salutò abbattuto, venendo trascinato fuori nonostante la sua mole fosse due volte quella della ragazza.
«Povero Frank, quella ragazza lo detesta...» commentò Peter, partecipe, prima di rendersi conto di quanto Sirius fosse rigido, e scrutasse la sala con sguardo torvo. «Ehi, Sirius?»
«Ho cambiato idea, andiamo alla Testa di Porco, eh?» lo invitò sbrigativamente il ragazzo, voltandosi di scatto. Peter non ebbe il coraggio di protestare, ma, piuttosto incuriosito, lo seguì stringendosi nel cappotto e sperando che i pantaloni stracciati non si notassero così tanto.
Stavolta il silenzio non era più imbarazzante, perché aveva la sensazione che Sirius neppure ricordasse la sua presenza lì, come se fosse diventato invisibile. Alla fine si fece coraggio, e azzardò un poco felice: «Cosa c'è che non va?»
«Niente, niente.» lo liquidò bruscamente l'altro, scuotendo poi la testa.
«Sirius.» lo chiamò Peter, fermandosi in mezzo alla strada e guardandolo. Il Black rise nervosamente, e gli scoccò un'occhiata di sfida che lui non raccolse, finché entrambi non si ritrovarono a sospirare.
«Dì, ma a te piace la Evans?»
Il tono di quella domanda, Peter non se lo sarebbe mai scordato. Forse perché Sirius non era mai parso insicuro o soprattutto imbarazzato, forse perché prima di allora non aveva mai abbassato gli occhi rivolgendosi a lui. Poi, naturalmente, fraintese e spalancò la bocca.
«C-che dici? È la ragazza di James!»
«No, non in quel senso!» si affrettò a correggerlo Sirius, agitando freneticamente le mani e guardandolo con orrore. Peter lo trovò pallido, ma, generosamente, decise che doveva essere solo una sua impressione. «Intendevo, tipo, in generale. Come futura signora Prongs.» specificò con voce più acuta del solito.
Peter soppesò la domanda, sorpreso che il suo parere fosse richiesto.
Lily lo spaventava un po', a dire il vero, con quella sua linguaccia degna di uno Slytherin e il modo crudele in cui aveva ingiustificatamente trattato James in quegli anni. Però era anche vero che per lui aveva sempre avuto un sorriso, da quando i due si erano fidanzati, e che quando Sirius cominciava a stuzzicarlo e perdeva la misura, un po' troppo spesso negli ultimi tempi in effetti, era lei a rimetterlo al suo posto, cominciando un dialogo di frecciatine velenose e battute fintamente divertite che durava anche mezz'ora se non di più.
«Uh, a me... credo di sì.» rispose infine, insicuro. Sirius aggrottò la fronte, calciando una pietra mentre continuava a camminare, e lui ebbe l'impressione che non approvasse. Ricordò gli occhi gelidi dell'altro quella mattina. «Anche se...» cominciò, cercando un appiglio per riportarlo al buon umore.
Il giovane Black infatti lo guardò speranzoso.
«Anche se...?» lo invitò a continuare, gli occhi grigi eccitati.
«Beh, a volte è un po' troppo, sai... saputella?» tentò, non dicendo altro che la verità, anche se l'aveva sempre vista un po' come Remus, semplicemente più intelligente di quanto lui avrebbe mai potuto sognare di essere.
«Sì, sì, esatto!» ruggì Sirius, facendolo sobbalzare. Lo sguardo si era acceso di una luce fanatica, «E poi non trovi che sia fastidioso il modo in cui cammina tutta impettita, come per far notare a tutti che la spilla di Caposcuola è tutta sua?»
«Oh, sì!» concordò istericamente Peter, affannandosi nel trovare qualcos'altro di importante da dire, «Ma anche... Ha sempre trattato male James, non è tardi per svegliarsi ora?»
Sirius batté le mani, con un mezzo urlo euforico, «Wormtail, mi leggi nel pensiero! Ed è stronzissima con me, non trovi? Io sono il migliore amico del fidanzato, ma lei certo non prova ad avvicinarsi, no, fosse per lei James dovrebbe mollarci e diventare il Caposcuola perfetto! Ha! Se lo scorda!» esclamò, disgustato.
Peter non ebbe l'animo di smontarlo facendogli notare che neanche lui, di sicuro, aveva mai teso una mano per raggiungere la già di per sé chiusa Evans, che dopo lo scorno con Snivellus era, se possibile, peggiorata.
«Lei è arrivata per ultima, e cerca già di comandarci tutti.» suggerì allora, a mezza voce.
«Poi saremmo noi quelli arroganti!» s'indignò Sirius, spingendosi i lunghi capelli indietro prima che lo accecassero nella foga. «Mai vista una Gryffindor così carogna!»
«Potrebbe trasformare James in una specie di nuovo Snivellus.» ipotizzò Peter, pensando alle ben due ore che il loro scavezzacollo amico aveva sprecato sui libri quel venerdì stesso, convinto dalla “dolce” metà.
«Potrebbe portarcelo via. Potrebbe farcela davvero, intendo.» disse l'altro, improvvisamente serio.
Peter si sentì letteralmente gelare al pensiero. Certo, una volta o due aveva vagliato quell'ipotesi, ma era impensabile che persino Sirius, il Malandrino più sicuro di sé e fratello acquisito di James, avesse questo dubbio. Per un breve istante provò pena per lui, che rischiava di perdere anche la sua seconda famiglia, poi, con invidia, si ricordò che perlomeno lui aveva i Potter, ragazze che lo adoravano e un rendimento scolastico eccellente.
L'unico motivo per cui quel giorno erano usciti assieme era che gli altri due non erano disponibili per ascoltare le sue lamentele sulla Evans, quindi di dispiacere per lui non doveva provarne affatto, semmai per se stesso, ultima ruota del carro.
«Non fare quella faccia, non è che non creda più in Prongs...» lo rassicurò Sirius, fraintendendo la sua espressione.
«No, certo che no.» convenne Peter, assente.
«È che lo trovo molto più James e meno Prongs. Non voglio che quella rossa indisponente se lo porti via del tutto. Però non mi posso mettere troppo in mezzo, mi conosci, la prenderei a male parole e tanti saluti a loro, Prongs sarebbe capace di prendermi a pugni. A me!» sottolineò enfaticamente il ragazzo, scandalizzato all'idea.
Peter non si chiese subito perché lo fece, ma con voce pericolosamente piena di malizia insinuò: «Se si tratta di scegliere, sappiamo già chi scarterà.»
«Eeh?» sfiatò Sirius, che si stava gonfiando sul punto di lanciarsi in un'invettiva sulle donne, Evans in testa.
«Niente.» rispose lui, camminando col naso per aria, in una pallida imitazione dei modi snob dell'altro.
«No, aspetta. Non è che “sceglierebbe lei”. Ma è normale, penso, che se uno è fidanzato e un altro dà della rompicoglioni alla sua donna, quello fidanzato lo prenda a pugni.» gli fece saggiamente notare il Black, ritrattando per mantenere la calma.
«Aha. Va bene.» concordò con scetticismo.
«Avanti, parla.» ordinò Sirius, perdendo l'aria matura e saggia che per qualche secondo si era dato.
«È solo che... non penso sia una questione di non offenderla, ormai. È che lui passa tutto il tempo con lei, e quando è con noi a parlare di lei. E sta davvero già facendo il Caposcuola perfetto, ieri non è neanche voluto venire con noi alle cucine. Secondo me lei se l'è già preso, e a noi resteranno le briciole. Tanto lui sa che noi ci saremo sempre, quindi dà per scontato tutto. Io gli voglio bene,» aggiunse, come se gli sovvenisse in quel momento, «Solo che a volte mi sento un po' messo da parte, come se non valessi abbastanza. E sono sicuro che James sceglierebbe lei mille volte.» terminò, omettendo che quella sensazione già l'aveva provata con Sirius stesso e Remus, sebbene quest'ultimo lo ostentasse meno. In quel momento sentiva però soltanto la rabbia per il tradimento di James, che ormai era sicuro sarebbe avvenuto presto.
Sirius lo guardava con un'espressione assurdamente canina, gli occhi grigi spalancati in una imitazione dello sguardo ferito di Padfoot e la bocca semiaperta. Se avesse avuto le orecchie più lunghe probabilmente queste sarebbero state premute verso il basso contro la testa.
«Tu... James...» mormorò con voce strozzata. «Forse hai ragione, lo sai?» fece dubbioso. «Insomma, io non prenderei mai a pugni Prongs per una ragazza. O te e Moony.»
«Neanche io ti prenderei mai a pugni!» esclamò Peter, incoraggiato dall'inaspettata resa dell'amico.
«Su questo non avevo dubbi, ti ci vorrebbero dieci anni di allenamento.» fece presente Sirius, ghignando. Peter arrossì di vergogna, ripromettendosi di segnarsi ognuno di questi attacchi immeritati alla sua persona.
«Stasera gli parlo.» concluse Sirius, annuendo tra sé e sé.
«Se lo trovi.» sibilò Peter, ancora offeso.
Il Black non disse nulla, ma l'altro poté notare la sua mascella contratta, già sintomo di mal umore.
«Oh, e Remus?» si affrettò a ricordargli lui.
«Remus è fuori dal mondo.» rispose stancamente Sirius, già provato dalle troppe parole. Non era abituato a fare grandi discorsi seri.
«Giusto.» concordò Peter, annuendo nervosamente. «Dobbiamo mangiare, no? Ho una fame...» si lamentò, guardando con bramosia una coppietta passare scambiandosi dolci probabilmente provenienti da Mielandia.
«E quando mai non ne hai?» lo canzonò il Black, ancora teso, «Dai che la Testa di Porco è vicina e potrai strafogarti come al solito.»
Peter strinse i denti, trattenendo una risposta che gli sarebbe costata cara.

Erano già al castello quando accadde.
Aspettavano che gli studenti tornassero da Hogsmeade per tendere loro un agguato in sala comune, e all'arrivo di Remus si erano spostati temporaneamente in camera per non destare sospetti, quando cominciarono a sentire le urla e voci concitate.
Peter si guardò attorno inquieto, notò Remus che riemergeva dalla partita a scacchi con Sirius, e spostò per puro caso lo sguardo alla finestra.
Nel cielo troneggiava un teschio dalla cui bocca usciva un serpente.
Aveva sentito parlare del marchio nero, ma mai avrebbe pensato di vederlo così vicino, sopra Hogsmeade. Gli cedettero le gambe al pensiero, consapevole che ad esso sarebbero seguite morti, e ringraziò di essere tornato al castello, che era di sicuro il luogo meno pericoloso in cui trovarsi.
«Pete?» chiamò allarmato Remus, raggiungendolo. Peter chinò la testa, con gli occhi spalancati dal terrore, incapace di rispondere. Sentì Remus trattenere il respiro fermo dietro di lui, e Sirius imprecare a mezza voce lentamente, come se si fosse incantato a fissarlo. Poi due mani lo tirarono in piedi di peso.
«I Mangiamorte. Non era mai successo così vicino.» considerò Sirius con voce tremante. “Voce tremante” e “Sirius” non erano mai stati nella stessa frase, e Peter si sentì morire. Sapeva che anche Sirius era un ragazzo come lui, più o meno, ma credeva non avesse mai paura di nulla.
Si voltò verso Remus che lo reggeva, e vide che era livido in volto. Sembrava aver smesso di respirare.
«James.» fiatò appena, eppure a Peter parve avesse urlato. Ebbe un leggero capogiro, mentre Sirius si precipitava fuori.
«Merda, Sirius! Tu aspetta qui, Peter!» urlò Remus, correndo dietro all'amico.
Peter tornò a guardare alla finestra, poi dovette correre al bagno, rimettendo il pranzo fino a cadere in ginocchio, esausto. Cominciò a ripetersi che a James non potesse essere accaduto nulla, era il suo migliore amico dopotutto, e poi era un Purosangue.
Ma Lily no.
Avrebbe potuto attirare i Mangiamorte da James e farlo morire per colpa sua.
Un attimo dopo si sentì terribilmente in colpa. Lily era una brava ragazza, forse un po' seccante e sicuramente impetuosa quanto Sirius, vero, ma non meritava neppure lei di morire. E invece un sacco di figli di babbani stavano morendo di continuo, e forse anche in quel momento.
Il tipico coraggio Gryffindor lo spinse a sciacquarsi il viso per riprendere lucidità e poi a correre fuori, rovistando nel baule di James per la Mappa del Malandrino. Individuò subito Sirius e Remus, accanto alla professoressa McGonagall, all'ingresso principale, e corse da loro.
Quando arrivò, Sirius e la professoressa stavano discutendo animatamente e Remus si guardava attorno, febbrile, notandolo quindi subito. Poi l'amico fece un passo per raggiungerlo e la McGonagall, di conseguenza, senza smettere di ammonire Sirius perché desse il buon esempio ai più piccoli invece che tentare il suicidio con tutti i suoi mezzi, si spostò di lato come per impedirgli la fuga. Evidentemente li aveva bloccati e non li lasciava andare.
«C'è Peter.» si giustificò Remus, prima che la donna pensasse di lanciargli uno Stupeficium.
«Perché siamo tutti qui?»
«Non dovremmo essere tutti qui, signor Pettigrew. Anzi, sto cercando di far tornare gli studenti in Sala Grande, come confido che voglia fare anche lei.» gli rispose la McGonagall, senza smettere di tenere d'occhio Sirius neppure un secondo, «Signor Black, ho detto di no! Non è un Auror, non potrebbe fare nulla se non l'esca!»
«In Sala Grande?» ripeté Peter, sconcertato, «Ma noi dobbiamo andare a Hogsmeade! Dobbiamo riportare indietro James!»
Stavolta la professoressa si voltò a guardarlo con palese stupore, e con lei Sirius, che sembrava particolarmente compiaciuto e orgoglioso. Remus gli sorrise con gratitudine.
«E come pensa esattamente di fare, Pettigrew?» domandò la donna, addolcendo il tono di voce, mentre il professore di Divinazione, isterico, convinceva gli studenti a rifugiarsi in Sala Grande anche soltanto per sfuggirgli.
«Non lo so, ma qualcosa ci verrà in mente! Professoressa, è James!» sottolineò, supplichevole. Lei parve sul punto di rispondere seccata, ma la precedette, dando voce alla sua paura più grande, «È uscito con la Evans, che è figlia di babbani, lui è un Purosangue che non fa distinzioni di sangue, come tutti noi, quindi lo cercheranno apposta per ucciderli entrambi!»
La professoressa sussultò alle sue parole, mentre Sirius impallidiva ancora: evidentemente era così concentrato su James, seppur speranzoso, da non aver pensato al sangue di Lily. Poi, a sorpresa, fu lo studente modello ad agire. Remus approfittò del momento di gelo per tuffarsi nel breve spazio lasciato tra gli studenti del terzo anno appena arrivati a chiedere notizie, andò di schianto contro il portone, aprendolo, e riuscì per un pelo ad attraversarlo prima che Gazza lo chiudesse di scatto tentando di intrappolarlo.
«Lupin!» gridò la McGonagall, colta di sorpresa. Peter, pietrificato, penso che poteva essere l'ultima volta che lo vedeva, forse per colpa sua. Sirius cominciò a sbraitare contro il custode perché aprisse la porta.
«Albus, anche Lupin è fuggito!» la sentì urlare con angoscia, e si ritrovò la mano del Preside sulla spalla.
«Non temere Minerva, Fiorenzo lo bloccherà prima che possa allontanarsi dal giardino.»
«Fiorenzo? Ma...»
Peter guardò Sirius, che si stava passando una mano sul viso pallido, e balbettava un mesto: «Preside, questo Fiorenzo vola? Perché Remus potrebbe appellare la scopa di James. Ne ha un'altra vecchia in camera.»
«Questo, in effetti, potrebbe essere un problema.» considerò Silente, spostandosi dal fianco di Peter. Lui alzò gli occhi al soffitto, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Era fuori dalla battaglia, ma questo non impediva alla paura di tornare alla rimonta, con l'aggiunta della preoccupazione anche per Remus.
E fu impossibile trattenere un singhiozzo quando quelli che sembravano secoli dopo si sparse la voce che anche qualche Purosangue stavolta ci aveva rimesso la pelle. Era rientrato un folto gruppo di studenti, forse gli ultimi vivi rimasti, e lui non riusciva a scorgervi gli amici.
Sirius gli strinse forte una spalla, con gli occhi arrossati da un pianto trattenuto, consapevole che al suo minimo movimento Peeves avrebbe cominciato a strillare. Li conoscevano troppo bene, e li avevano messi sotto controllo del poltergeist perché non scappassero da qualche passaggio.
Alcuni Slytherin sghignazzavano e persino Peter sentì il violento bisogno di colpirli. Attirò la sua attenzione anche uno Snape insolitamente curvo su se stesso, che invece che festeggiare come gli altri per la dipartita di qualche babbanofilo, si guardava attorno con la stessa faccia angosciata che aveva avuto Remus.
I professori stavano chiamando i nomi su una lista con le persone fino ad allora fuori dal castello, e Peter diede a Sirius un colpetto al braccio per indicargli la McGonagall e ascoltare.
«Lei e Frank sono ancora fuori.» stava rispondendo una ragazza in lacrime.
«Frank Longbottom, intendi?»
«Sì.»
«E Lily Evans?»
Peter chiuse gli occhi, pregando con tutto se stesso.
«L'ultima volta che l'ho vista stava combattendo, poi un Auror mi ha portata via. Si è smaterializzato appena fuori Hogwarts.»
«Combattendo
«Era circondata da Mangiamorte. Ho visto James Potter accanto a lei, erano vicini ai Tre Manici.»
Si accorse di aver ricominciato a singhiozzare soltanto quando il braccio di Sirius gli circondò le spalle, e riaprì gli occhi. La vista ormai era offuscata e se li strofinò con una mano, scorgendo un lontano Snape che sembrava sul punto di dare di stomaco. Mai quanto lui, ovviamente. Non sentiva più neppure Sirius respirargli vicino.
«Mary McDonald?» chiamò la professoressa, asciugandosi gli occhi.
«Qui.» rispose la ragazza con una voce totalmente diversa da quella squillante che usava solitamente.
«Mary Stone?»
Qualcuno scoppiò in lacrime disperate.
«Una Maledizione senza Perdono.» rispose Mary McDonald, fissando dritta davanti a sé.
Sirius si agitò accanto a lui.
«Remus Lupin?»
Vi fu un breve momento di silenzio, rotto soltanto dai singhiozzi.
«Lupin... Credo di averlo visto su una scopa, è possibile che fosse lui?» azzardò dubbiosamente la ragazza che aveva parlato per prima, una certa Sarah.
Peter, per un secondo, incrociò lo sguardo della professoressa. «Temo di sì, signorina Lohan.»
«Andava verso la fine di Hogsmeade. Intendo, i Tre Manici di Scopa, allora.»
«Dritto da Potter, sicuramente.» fu certo di sentirla mormorare Peter, «Rent Lowen?»
Peter notò un bambino sicuramente del primo anno, con capelli rossi e lentiggini, alzare timidamente la mano.
Un bambino del primo anno che aveva rischiato la vita.
Si coprì il viso con le mani, respirando profondamente e cercando di fermare il tremore. Sobbalzò quando sentì un peso contro la spalla, che altro non era se non la testa di Sirius che si era accasciato su di lui, scosso da tremiti forti quanto i suoi. Eppure, caparbiamente, non piangeva. Peter era sicuro che la sua fosse una sorta di pazza presa di posizione, un modo per negare la realtà, e per una volta pensò che fosse molto più facile non essere Sirius Black, in questo mondo.

«Hagrid!» gridò il professor Vitious, colta di sorpresa. Un gruppo di Ravenclaw andò a finire contro i Hufflepuff vicini, per evitare di essere investiti dal guardiacaccia.
Tutti gli studenti si voltarono a guardarlo con apprensione.
«Dov'è il preside? Voi-Sapete-Chi era a Hogsmeade!»
Scoppiarono le urla di terrore, qualcuno crollò, persino gli Slytherin evitarono commenti e si chiusero in religioso silenzio, mentre Peter si sentiva vincere dal panico e batteva con forza la schiena contro il tavolo, sentendosi intrappolato in una morsa gelida. Era la fine: anche se da una parte sembrava impossibile che attaccasse Hogwarts - loro avevano Dumbledore! -, dall'altra c'era da chiedersi chi ne sarebbe sopravvissuto.
«Ne sei sicuro, Hagrid?» intervenne il professor Slughorn, mortalmente pallido.
«Sì! A me me l'ha detto James! Ma c'erano anche Fabian e Gideon con loro, ce li hanno riportati a castello!»
«James? Il nostro James?» ripeté Sirius, con voce piena di speranza.
«Sì, sì, l'amico vostro, Sirius! Hanno combattuto contro Tu-Sai-Chi!»
«CHE COSA?» è la McGonagall ad aver urlato, e il chiacchiericcio esplose tra gli studenti poco prima agghiacciati.
«Dov'è? E Remus era con lui?» gridò anche Sirius, disperato.
«In infermeria, credo. Io c'ho visto solo James ma andavano di fretta. Forse li portano al san Mungo.»
Peter sentì improvvisamente freddo e il rumore di qualcosa che cadeva; riuscì ad allargare le dita abbastanza per guardarci attraverso e vide la schiena di Sirius che correva all'impazzata, saltando su una panca per passare oltre il professor Vitious e sfuggendo alla presa dei compagni, richiamati da un altro urlo della professoressa e di Peeves che si era improvvisamente ricordato di dover far loro la guardia. Poté approfittare del caos per passare indisturbato tra gli studenti, dato nessuno prestava attenzione a lui, e corse dietro a Sirius.
Vicino all'infermeria vi erano degli uomini che non conosceva in compagnia di Dumbledore, tra cui uno tarchiato che gli diede i brividi soltanto a vederlo, e due ragazzi poco più grandi con i capelli rossi che si somigliavano moltissimo.
«Immaginavo che sareste arrivati per primi, prego.» li fece passare il preside, con aria insolitamente grave, tornando immediatamente a discutere con gli altri, «Vedi, Alastor...»
Sirius si precipitò dentro, attirando le ire di Madama Pomfrey, e Peter dietro di lui ansimava leggermente per la troppa corsa, guardandosi attorno, spaventato a morte. L'infermeria era piena, alcuni studenti si erano seduti a terra addirittura, tenendosi impacchi addosso e aiutandosi l'un l'altro.
«Sirius, Peter!» li chiamò una voce piena di sollievo, che riconobbe come quella di Remus.
«Moony.» sussurrò Sirius, quasi commosso, raggiungendolo a grandi passi con lui. La gamba dell'amico era in una posizione innaturale, e il corpo era pieno di tagli e fango, ma nel complesso non sembrava sul punto di morire, bensì reduce da una luna piena particolarmente dura.
«James, Lily, Frank e Alice si sono trovati faccia a faccia con Voldemort.» rivelò loro Remus, «Per fortuna sono arrivati tutti gli Auror e alla fine è scappato.»
«Non nominarlo.» lo pregò Peter, rabbrividendo. «Quindi non hanno combattuto.» commentò poi, sollevato.
«Sì che lo hanno fatto! Gli Auror non sono arrivati proprio subito! James è riuscito nella brillante impresa di lanciargli contro un inutile Expelliarmus, vero, genio?» riprese a dire Remus, in tono di rimprovero, guardando davanti a sé.
«Ero nel panico!» si giustificò con voce irriconoscibile James. «Stava per lanciare un Avada a Frank!»
«Mi so difendere da solo, idiota. Se ti avesse ammazzato che avrei dovuto fare, poi?» sbottò Frank, dal letto accanto, esasperato.
A Peter quasi cedettero le gambe e si dovette sedere sul letto di Remus, il più piano possibile. Sirius sembrava non sapere più cosa fare.
«Padfoot.» lo chiamò Remus, comprensivo, «Va' ad abbracciare Prongs prima che ti si stacchi la testa a forza di guardare da una parte all'altra.»
«Ah, sì, sì. Io... oh, Moony!» gemette Sirius, buttandosi su di lui invece, e abbracciandolo forte. Peter sentì le lacrime premere e fu inutile tentare di asciugarle, specie quando si rese conto che stavolta non era solo ma piangevano in due.
«Stai calmo, stiamo tutti bene, Sir.» sussurrò Remus, battendogli una mano sulla spalla.
«Un cazzo.» si lamentò lui, lasciandolo andare adirato, «Come hai potuto scap...pare da solo, bastardo?» sbottò, cercando di contenere singhiozzi poco virili.
«Scappato?Questo spiega cosa ci facessi lì.» constatò Frank, piuttosto calmo.
«James!» esplose Sirius, che, Peter aveva stabilito, lo chiamava per nome solo quando arrabbiato con lui o estremamente disperato, come quando aveva fatto lo scherzo a Snape al quinto, o come quel giorno stesso quando pensavano che li stesse allontanando. Gli sembrava passato un anno dai loro discorsi assurdi su con chi James passasse troppo tempo.
«Sirius, piano! Ho almeno un paio di costole rotte e Poppy non aveva abbastanza medicine per tutti!»
«Ma guarda, anche il bel Black piange.» sfotté Alice, e Peter vide che anche lei aveva il viso rigato di lacrime.
«Sta zitta tu! Non ti avevo vista tornare al castello con Frank, dopo Mielandia?» ringhiò il “bel Black”, riemergendo da una spalla di James.
«Sapevo che Lily era fuori con lui.» rispose semplicemente la ragazza con uno sguardo di rimpianto verso il letto dove giaceva l'amica, incosciente.
«Ma cazzo! Sono tutti riusciti a scappare da questo fottuto castello tranne me e Wormtail?»
«Non urlare, Sir.» lo ammonì Frank e lui lo guardò come se fosse pazzo.
Remus si rivolse a Peter: «Mi sono stupito che non aveste provato a sfondare i muri.»
«Ci hanno messo Peeves alle calcagna e i professori non smettevano di controllarci. Ci avrebbero schiantati se ci fossimo mossi.» spiegò Peter, cercando di capire a cosa fosse dovuta quella innaturale calma e anche quella richiesta di silenzio. Poi Lily si lamentò e si risvegliò con un grido, e gli fu chiaro.
«Cielo, signorina Evans!» si precipitò da lei Madama Pomfrey.
James scattò con un gemito di dolore ben udibile, e Sirius lo tenne fermo.
«Aiutami ad alzarmi, Pads!»
«Che succede?» domandò Peter, atterrito.
«Ah,» cominciò Remus, mordendosi nervosamente un labbro, «Purtroppo Vold-scusa, Tu-sai-chi, le ha lanciato un Imperio e per poco non le ha fatto uccidere James. È crollata subito dopo essersene liberata.»
«C'è riuscita? C'è riuscita davvero?» squittì lui, ammirato.
«Figurati se lei potrebbe uccidermi... o meglio, figuriati se lascerebbe a lui la gloria, Lily vuole farlo di sua iniziativa.» intervenne James, ilare. A Peter non sfuggì che guardava la ragazza con vera e propria adorazione, esattamente come prima, mentre Pomfrey la obbligava a mangiare del cioccolato.
«Io non so come fate ad essere così calmi...» ammise, in imbarazzo.
«Calmi? Sto morendo di paura, Wormtail.» lo corresse James, con un mezzo sorriso. Sirius spalancò gli occhi. «Ci manca poco che non crolli svenuto anche ora, sono isterico, mica allegro. Ho invidiato molto gli incoscienti, infatti. A proposito: tutto bene, amore?»
«Non chiamarmi amore, pezzo di idiota.» gracchiò Lily con voce roca.
«Tutto bene quindi.» concluse James. Sirius soffocò una risata.
«TU!»
«Signorina Evans!» la richiamò Pomfrey scandalizzata.
«Come... Non ti sei neanche difeso! Stavo per... E non ti sei difeso!» lo accusò Lily con voce che sapeva di pianto. Peter notò che tutti ora guardavano altrove e abbassò gli occhi.
«Sai che non potrei mai colpirti.»
«Ma senza bacchetta! Cosa diavolo pensavi di fare, se non scappare?»
«È un riflesso, Lil. Quando c'è da combattere non mi tiro indietro, neanche senza bacchetta. E non me lo puoi rimproverare questo, visto che sei la prima ad esserti parata tra Alice e quel Mangiamorte dopo che te l'avevano strappata via. Sbaglio, Alice?»
«Purtroppo no. Sembra che abbiate uno spiccato senso del suicidio eroico, voi tre. Tutti e tre. Grazie al cielo c'era Remus a portare un po' di cervello, non fosse per lui ti saresti dato fuoco pur di liberarti.» disse rivolta a Frank.
«Eri in pericolo!» protestò quest'ultimo.
«Lo eravamo tutti, Frank! Anche tu!» s'innervosì ovviamente la ragazza.
«Sì, ma a me importa molto più di te che di me!»
Peter voltò lentamente la testa verso Frank, che rosso in faccia la sfidava a ribattere.
«Ehm...» tentò di intervenire Sirius, incredulo.
«Che vorrebbe dire?» domandò Alice con voce sottile.
«Vuoi davvero che ti risponda ora?» la provocò Frank, chiaramente pronto a farlo.
«Ha perso la testa.» commentò Remus dietro Peter che li seguiva con gli occhi spalancati. «Forse ha preso una botta sul campo di battaglia, sapete?»
«Spiegherebbe molto.» concordò James, che aveva la stessa espressione di Sirius.
«Black, Pettigrew, è ora di andarvene.» li chiamò l'infermiera, opportunamente allontanatasi da loro.
«No! Non ora che si fa interessante!» protestò con allegria Sirius, ogni traccia di preoccupazione scomparsa.
«Lieta che la mia vita sia un bello spettacolo per te, Sir.» ironizzò Alice, che stava vistosamente cercando di darsi un tono normale.
«Lo è sempre cara.» rispose il ragazzo ghignando.
«Devono riposare, via di qui.» ripeté l'infermiera, minacciosa.
«Oh, per favore, li faccia restare un altro po'!»
Tutti gli occhi andarono su Lily, che teneva le mani incrociate in segno di preghiera e aveva parlato in tono accorato.
«Credo che dovrebbe ascoltare la signorina Evans, sembra che questi due ragazzi facciano più effetto di tutto il cioccolato del mondo.» approvò la voce ridente del preside, che sorrise con estrema dolcezza a Lily, mentre questa si copriva gli occhi con un fazzoletto che James le aveva passato al volo.
«Io non penso di essere così utile.» borbottò Peter, ricevendo in risposta un colpo alle spalle da parte di Remus.
«Non dirlo neanche per scherzo.» lo ammonì l'amico.
«Sono sempre tagliato fuori, non posso aiutarli e tanto meno consolarli.» ribatté Peter. Remus batté le palpebre e si spostò leggermente indietro, come se non credesse alle sue parole. Del resto neanche lui stesso poteva credere che gli fossero uscite di bocca.
«Pete, credo che tutti loro avrebbero dato qualsiasi cosa per essere rimasti a castello oggi, non c'è niente di bello o di eroico nel rischiare la vita e vedere compagni di casa morire.» sussurrò il licantropo, evitando di farsi sentire dagli altri, «Tu non puoi immaginare l'espressione di James quando doveva scegliere se attaccare Lily o morire, dato che fuggire era impossibile.» aggiunse, rabbrividendo.
Non posso perché non c'ero, e spero di non esserci mai. Che ci faccio a Gryffindor io? si domandò Peter, osservando il preside allontanarsi con Madama Pomfrey.
«Tutto bene, Lily?» domandò la voce stranamente calda di Sirius, che aveva continuato a chiamarla Evans fino ad allora e che ora invece si stava piegando verso di lei per porgerle un altro fazzoletto asciutto. Peter spostò la sua attenzione su di loro, non credendo alle proprie orecchie. Anche Remus doveva aver seguito il suo sguardo, perché non rispose.
«No. Vorrei che non fossimo in guerra.» la sentì mormorare Peter, «E vorrei non aver visto Angelina Johnson* morire.» aggiunse a voce più alta, leggermente isterica.
«La sorella minore di Teddy?» sussultò Alice, portandosi una mano alle labbra.
«Quando ho perso la bacchetta si è lanciata su di me. Poi sei arrivata tu.» spiegò Lily, atona.
«E hai pensato bene di fare lo stesso con me neanche cinque minuti dopo.» replicò Alice, tornando combattiva come poco prima.
«Beh, sì.» ammise Lily, «Ma non è che io abbia “pensato”, l'ho fatto e basta.»
«E osi rimproverare me.» le fece notare James, serio, sedendosi accanto a lei e abbracciandola.
Erano tutti malconci, Lily pallida come uno spettro, James sanguinante e coi vestiti a brandelli, Remus con le gambe rotte, Frank e Alice che sembravano appena usciti da un campo di torture: Peter non poteva non trovarli eroici, avevano combattuto contro quel mostro dopotutto, ma al tempo stesso li vedeva anche come i ragazzini spaventati che erano, dopo l'ammissione di James e il tono supplichevole di Lily.
E per nessun motivo avrebbe voluto far parte del loro mondo.
«Mai più.» disse Sirius, torvo, «Mai più deve succedere che io non sia con voi a combattere. Odio stare ad aspettare, odio stare chiuso al sicuro quando le persone a cui tengo sono fuori, oggi ho persino odiato il castello. Mai più resterò nascosto.» si promise.
«Non dirlo, Pads. Avrei dato l'anima perché fossimo tutti al castello.» lo rimproverò James, e Lily annuì contro il suo petto.
«Sì, non dico il contrario. Ma dato che non eravate lì, non dovevo starci neanche io. E Wormtail ha provato a convincere la McGonagall a lasciarci uscire e l'aveva quasi convinta, vero, Worm? Ti avrei baciato, giuro.»
Peter trasalì, rendendosi conto di quanto aveva rischiato, avevano rischiato, per colpa sua.
«Oh, sono sicuro che avrebbe apprezzato.» commentò Remus sarcastico.
«Figurati, chiunque apprezzerebbe un mio bacio.» fece Sirius, sprezzante. «Tu poi dovresti ringraziarlo, non saresti mai riuscito a scappare se non l'avesse scioccata. Hai quasi fatto ammazzare il vecchio Filch e quella sua gattaccia orribile.»
«Ah già, James, ti devo una scopa!» ricordò all'improvviso Remus.
«Non mi sbagliavo allora, sei arrivato davvero al volo!» esclamò Frank, soddisfatto, tornando a parlare con un Hufflepuff accanto a lui: «Come ti dicevo, a quel punto io ero bloccato dalle radici...» riprese a raccontare con esaltazione. Peter cercò di capire chi fosse realmente quello davanti a lui, perché il buon vecchio Frank, alto e grosso come un armadio ma anche tranquillo, gentile, paziente, non avrebbe mai raggiunto un simile grado di eccitazione parlando di una battaglia. Sembrava di guardare James che raccontava di una partita di Quidditch, e non era poco.
«Moony, di cosa stai parlando?» domandò James, avendoli raggiunti. Peter si alzò di scatto per fargli spazio, e l'amico lo ringraziò con un sorriso. A loro si avvicinò anche Alice, senza guardare la “zona Frank” neanche per errore. Peter si allontanò dal letto di Remus, raggiungendo Sirius e sedendosi su una seggiola abbandonata accanto a quello di Lily, che guardava James con disappunto.
«Gli parli di una scopa e dimentica anche Voldemort.»
Peter sobbalzò.
«Ah, scusami, Pettigrew.»
«Niente...» si costrinse a rispondere lui.
«Prongs è fatto così, anche se non dubito che il fatto che tu fossi in pericolo non gli è passato di mente neppure ora che finge il contrario. Sta solo trattenendosi, ne sono certo.» intervenne Sirius, più pacato.
Lily sospirò.
«Non ne dubito, Sirius. E fa bene lui che ci riesce, anche se ho paura che quando scoppierà non sarò in grado di farci nulla.»
«E a te non ci pensi?» domandò ovviamente lui, scettico. «Non è che tu ti sia già sfogato soltanto perché hai... Ehi, mi hai chiamato Sirius?»
«L'ho fatto? Scusami, Black.»
Sirius ridacchiò piano. Peter lo guardò sgomento: cosa poteva trovarci di divertente in quel momento? La sua voglia di ridere era svanita quel giorno.
«Va benissimo "Sirius", Lily. Anche io ti ho chiamato per nome prima, no? È così impersonale altrimenti... Sei comunque la futura signora Potter. Anche se non ti spiego il tuo volerci qui con te, sai?»
«Beh, come dici tu, sono la futura signora Potter.» scherzò Lily. «Vi dovrò volere per il resto della mia vita, ti pare? Tu in particolare sarai sicuramente testimone di nozze e padrino del primogenito. E ci consiglierai quando andremo a cercare una casa adatta a noi, con il tuo aristocratico buon gusto.»
«Oh, spero non in quest'ordine, la prole non la vorrete lasciare certo a casa mia!» inorridì Sirius, e anche Lily stavolta ridacchiò. «E fossi in voi non mi affiderei neppure una pianta, figurarsi un bambino! Non potrei mai essere un buon padrino, sono un Black. Ehi, diglielo, Wormtail! Che fine ha fatto l'ultima pianta che mi avevate affidato ad Erbologia?»
Si stava sforzando di mantenerla allegra, questo era chiaro. Peter pensò che l'ascia di guerra fosse stata definitivamente sotterrata, e accenno un: «Beh...» prima che Lily lo interrompesse con un cenno imperioso della mano.
«Cosa diavolo vuol dire “sono un Black”?» lo gelò Lily, arrabbiata.
Sirius assottigliò lo sguardo, concentrato. «Evans, tu hai presente che di solito mi chiami “Black”, vero? È il mio cognome, non un soprannome.»
«Sciocchezze. Cioè, so benissimo che è il tuo cognome, ma appunto, è solo una parola. Tu sei chiaramente un Potter.»
La guardarono entrambi a bocca aperta, e Peter fece scorrere lo sguardo su James, che ora stava guardando verso di loro col sorriso sulle labbra. Più che per la scopa si era evidentemente allontanato per lasciarli soli, e lui si sentì nuovamente a disagio, come se avesse invaso un'intimità non sua. La sensazione fu ancora più orribilmente forte quando notò che anche Sirius sorrideva, in quel modo dolce che aveva avuto soltanto per Remus, quando avevano scoperto che era un lupo mannaro, e per James, quando gli aveva offerto per l'ennesima volta casa propria, prima che scappasse definitivamente prima dell'inizio dell'anno successivo.
«Beh, questa è una cosa veramente carina da dirmi.» mormorò Sirius, con voce leggermente roca.
«Ho pensato volessi sapere che... Beh, sai, credevo di morire. E ho pensato a tutte le cose che non ho mai detto a un sacco di persone. E ho pensato a James, che parla sempre e comunque di te quando usciamo assieme, e a cosa sarebbe successo all'altro se uno dei due fosse davvero morto, e anche a me, e al fatto che forse sono un po' gelosa di te.»
Il discorso di Lily era incoerente, ma il finale era fuori da ogni possibile fraintendimento.
«Eh?» esalò Peter, appena udibile.
Sirius si schiarì la gola, e poi formulò un cortese: «Scusami?»
«Beh, lo sai, ho sempre pensato che al primo posto per James ci saresti stato sempre tu, sei il fratello che si è scelto.» spiegò lei, vagamente inquieta e con un rossore sulle guance che sconcertò Peter quanto le sue parole.
«No, semmai il contrario. Tu sei la donna della sua vita, ti ha puntata praticamente dal primo giorno.» ribatté Sirius, ancora scioccato.
«Diciamo che non sarebbe male essere assieme nel podio, allora.» tagliò corto Lily. «Però l'ho capito soltanto mentre ci portavano a castello, ho pensato che mi dispiaceva molto non poterti chiedere scusa. Non rimangio nessuno dei miei rimproveri, per me se sbagli sbagli e te lo dico, ma è vero anche che ti avevo preso un po' di mira.»
«Ti stai scusando con me?» accennò Sirius sgomento, «No, scusa, è meglio non sottolinearlo immagino.» bofonchiò quando Lily si voltò a guardarlo. Peter indovinò che gli avesse rifilato un'occhiataccia delle sue.
«Volevo anche dirti che ho visto come sei con James,» riprese Lily, in tono più dolce, «Come sei con le persone che ami. So che sei un bravo ragazzo, anche se ci tieni a fingere il contrario. Sei un egocentrico, sei egoista, irresponsabile, immaturo, impulsivo,» aggiunse, elencando i difetti con lo stesso tono con cui parlava di ingredienti per pozioni, e Sirius subito la guardò storto, facendo per parlare, «Ma se avessi un figlio sarei io stessa a proporti a James come padrino, perché se morissi vorrei di certo che te ne occupassi tu. Eventualità a cui non voglio pensare troppo presto, non ci tengo a dei bambini ora come ora, ma visto che essendo quello che sono avrò spesso i Mangiamorte dietro, mi sembrava carino farti sapere che capisco cosa James veda in te. E che avrei dovuto dirtelo prima.»
Sirius era arrossito parecchio, Peter lo capiva bene, lui si sarebbe sciolto come neve al sole, e si passò una mano sui capelli scuri, scompigliandoli leggermente, preda dell'imbarazzo. Lily rise.
«Che c'è, hai preso i tic di James, ora?»
«A volte anche ai migliori succede.» bofonchiò Sirius, per poi regalarle un sorriso entusiasta. Si chinò su di lei, baciandole una guancia. «Grazie, signora Potter.»
«Si figuri, messer Padfoot.» ghignò Lily.
«Eh, messer Padfoot che si sta già prendendo troppa confidenza.» rimproverò bonariamente James, incrociando le braccia, «Alla larga.»
Remus alzò gli occhi al cielo: «Ti giri un momento e Sirius fa il latin lover, siamo alle solite.»
«Non è che lo faccio, è che lo sono nel sangue.»
«Ehi, tu tutto bene?» si informò James, avvicinandosi a Peter, «Non hai aperto bocca.»
Peter scosse lentamente la testa.
«Ho... avuto paura.» accennò, non del tutto certo che quella fosse la verità.
James si fece serio, poggiandogli una mano sulla spalla. «Anche io. Quando sarà finita la scuola ho deciso che farò l'Auror, sai?» sussurrò, cercando di non farsi sentire da Lily. «Così nessuno avrà più così tanta paura, faremo piazza pulita.»
«James...» mormorò Peter, guardandolo con ammirazione. Non c'era dubbio, James non era solo un caro amico ma anche il suo idolo. Non riuscì quindi a confessargli che lui, invece, era riuscito soltanto a pensare di non voler morire. Era stato ragionevolmente sicuro che fosse normale pensare a questo, e aveva diviso la sua mente anche con la preoccupazione per tutti loro del resto, e invece ora scopriva che l'amico pensava anche alle persone che neppure conosceva, e lui nella battaglia c'era proprio finito in mezzo.
«Voglio... che non accada mai più nulla di quello che è successo stasera. E sicuramente è un desiderio infantile, però voglio che le persone che amo siano al sicuro. Lily, poi, deve stare ben lontana da gentaglia simile.» provò a spiegare James, fraintendendo le sue intenzioni.
«No, ma io trovo che sia coraggiosissimo, non infantile!» protestò deciso il ragazzo, «Solo che... io...» continuò, abbassando la voce.
«Cosa?» lo invitò a continuare.
«Voglio fare l'Auror, uscita da qui. La carriera come pozionista potrà aspettare.» annunciò Lily in quel momento, e James chiuse gli occhi. Peter ammutolì.
«Vuoi combattere ancora?» domandò stranita Alice.
«Ovviamente!»
«Concordo,» disse Frank, «Bisogna lottare perché il mondo diventi un posto migliore.»
«Lily.» chiamò James, piano.
«Scommetto che ci hai pensato anche tu.» lo anticipò lei, seria. «Non osare dirmi che non me lo permetterai perché ti affatturo, James.»
«Ah, che dolcezza...» commentò Sirius, scuotendo la testa.
Peter si alzò piano, senza far rumore, e scivolò dietro James. Passò tra il suo letto e quello di Remus, e come immaginava il Licantropo puntò gli occhi su di lui, attento come sempre a tutti, e lo tranquillizzò con un mezzo sorriso che sperò convincente. Passò davanti al letto di Frank, che si sporgeva per rivolgersi ad Alice, e poi più avanti, oltre la folla di studenti che si ancora si lamentava concitatamente, per nulla toccati dall'oasi di calma che erano quei cinque letti che aveva lasciato. Uscì dall'infermeria e trovò una folla ancora maggiore ad attenderlo, che lo investì con mille domande, soprattutto chiedendogli se aveva visto questo o quello studente.
Uno studente lo superò con uno spintone, infilandosi in infermeria mentre stava per chiudersi la porta alle spalle, intuendo che Madame Pomfrey doveva essersi spostata. Dopo, Peter lo riconobbe. Era Ted Johnson.
Si allontanò più veloce che poteva, per evitare di sentire le urla che di lì a poco di sicuro avrebbe lanciato.

Quando arrivò a letto vi si tuffò a peso morto, nascondendo la testa sotto il cuscino, distrutto. Era amaro ammetterlo, ma non riusciva a sentirsi del tutto sollevato, nonostante fossero tornati sani e salvi.
James e gli altri sembravano a pezzi e avevano ammesso di essere morti di paura, però parlavano già di sfavillanti carriere da Auror e di cambiare il mondo. Per quanto lo riguardava, dalla vita non avrebbe voluto altro che la certezza di serenità, per quanto poco gloriosa potesse sembrare. Non lo riteneva un pensiero così irragionevole, eppure sembrava essere l'unico a non desiderare un bagno di sangue. Si sentiva diverso dagli amici; già in passato era accaduto che si ritrovasse a cogliere le differenze tra loro, ma erano superficiali, poco importanti se messe a confronto col legame che li teneva uniti. Ora invece sembrava che si fosse aperto un baratro tra loro, una differenza di fondo che li relegava a mondi diversi.
Era lui il vigliacco o erano loro a non aver capito nulla?
Aprì gli occhi e afferrò la foto lasciata nel primo cassetto semichiuso accanto al letto: James sedeva a mezz'aria sulla scopa ciondolante, con una mano ad arruffare i capelli sconvolti e il sorriso sfacciato che lo contraddistingueva, Lily che teneva le braccia incrociate accanto a lui, caparbiamente immusonita ma con un luccichio divertito negli occhi a tradirla, di tanto in tanto scambiando un'occhiata di intesa col fidanzato; Sirius accanto a James, poggiato con la schiena contro la scopa dell'amico, l'espressione insolente e vagamente superiore che si apriva in un sorriso radioso quando il loro amico licantropo li raggiungeva. Remus, che si sedeva per terra come sempre, chiudendo un libro e attirando giù anche il Black, e che cercava di fingersi spazientito, pur lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso. Dietro appariva Frank, che aveva tentato di mettersi in posa finché Alice non era arrivata alle sue spalle, saltandogli sulla schiena e salutando l'obbiettivo. Mary McDonald faceva capolino dalle spalle di Lily, esibendosi in una sentita linguaccia contro Sirius, che subito si rialzava in piedi pronto a fargliela pagare, ridendo.
Peter non c'era, era lui ad essersi fermato a scattare la foto.
E in quel momento non poté fare a meno di pensare che fosse meglio così, lui non aveva nulla a che fare con loro.
Stracciò la foto, gettandone i resti nel cassetto e chiudendolo con un colpo violento, prima che la porta si spalancasse ed entrasse Sirius, aiutando Frank a zoppicare in camera.
«Ce la faccio...» mormorò il Longbottom.
«Ma tu che ci fai qui?» sbottò Peter incredulo.
«Non c'è abbastanza spazio in infermeria per tutti, e certo non posso andare all'ospedale per qualche graffio. Dato che tutto sommato me la sono cavata bene posso restare in dormitorio, purché eviti sforzi, movimenti bruschi... e via dicendo.» spiegò a fatica il ragazzo, mentre Sirius lo conduceva a letto. «Sapete, penso che ora dormirò un po', è stata una giornata piuttosto lunga.»
«Davvero?» fece Sirius, sarcastico, impacciato nel gettargli addosso le coperte e rassettarle.
«Che brava mamma saresti.» borbottò Frank, e probabilmente sorrideva a giudicare dalla voce.
«Ho preso tutto dalla mia!» cinguettò Sirius, portandosi le mani al petto e battendo le ciglia, languido.
Frank rise, e poco dopo era già crollato.
Sirius sbuffò in un mezzo sorriso, e raggiunse l'altro Malandrino.
«Così tu e la Evans ora siete amici?» insinuò Peter. In realtà voleva soltanto che Sirius andasse a letto e che nessuno vedesse quanto stava male.
Sirius, che si era bloccato, rigido, ora riprese a respirare normalmente, scrollando le spalle e guardandolo dritto negli occhi con una sorta di richiesta di scuse che a lui non era nuova. Il Black si passò distrattamente una mano tra i capelli troppo lunghi, assumendo un'aria meditabonda.
«Siamo giunti alla conclusione che avremo entrambi l'affidamento di Prongs. Io lo vedrò il martedì, il giovedì e due week-end al mese.»
«Cosa?» sbottò Peter, basito.
«Scherzavo, Worm. Era per dire che Lily non è così male. E poi l'hai sentita, Prongs parla di continuo di me. Alla fine sembra che abbiamo esagerato, noi due, lui non sta mollando nessuno di noi.»
«Oh, sì, sì, non è che io la odi.» tagliò corto lui, sentendosi inspiegabilmente umiliato, forse per via del tradimento, «Solo che oggi sembravate amici da sempre.» considerò, scoprendosi un po' geloso di entrambi, e della facilità con cui andavano d'accordo non appena lo avevano desiderato, nonostante anni di disapprovazione reciproca.
«Questo ha stupito anche me.» ammise Sirius, lasciandosi cadere sul proprio letto. «Credo che la faccenda “guerra” faccia mettere da parte le bambinate, però. E poi è lei che si è fatta avanti per prima e mi ha chiesto scusa, l'hai sentita, no? Dopo che sei andato via ho parlato un pochino con Prongs, e mi ha detto che ne hanno discusso, di noi intendo, mentre i Prewett li portavano di peso qui. Questo spiega molto.»
Peter lo guardò senza capire.
«Voglio dire, » proseguì Sirius, intuendo la sua perplessità, «Che avendo visto la morte in faccia lei doveva essere molto più conciliante, e dato che Prongs parla sempre di me e l'ha fatto anche in quel momento,» sottolineò orgoglioso, scatenando l'invidia di Peter, «Lei ha riflettuto e ha capito quanto io sia fantastico. Beh, più o meno. E lo sai che io sono sempre pronto quando mi si tende una mano o mi si chiede scusa.»
Non era per nulla vero, Sirius era la persona più rancorosa e vendicativa di questo mondo, e Peter pensò che se ci fosse stato lui al posto di Lily, al minimo torto gli avrebbe concesso al massimo gelida condiscendenza.
«Se lo dici tu...» bofonchiò quindi.
«E poi sinceramente mi ha fatto un po' pena.» mormorò Sirius. «A parte il fatto che è una ragazza ed è finita a combattere coi Mangiamorte, ma è Lily Evans, ed era così docile... Così poco rompiscatole... Per la prima volta penso di aver capito cosa intendesse Prongs con quel “la preferisco incazzata a triste”, dopo la litigata del mese scorso. La preferirei anche io così.»
«Hai sicuramente ragione.»
«Perché te ne sei andato senza salutare nessuno?» indagò Sirius, mettendosi comodo.
«Credo di non aver retto.» si giustificò Peter, non andando troppo lontano dalla realtà. Stare in infermeria l'aveva fatto sentire ben poco Gryffindor.
«Potevi restare e farti un bel pianto senza timore, io e Prongs abbiamo dato spettacolo. Meno male che era Lily quella sotto shock. Ma ti rendi conto che ha vinto un Imperio di Voldemort? Quella ragazza è pazzesca! Del resto l'ha scelta Prongs...»
«Ti prego, non nominarlo...» supplicò Peter.
«Prongs?»
«Tu-sai-chi!»
«Ma è solo un nome!» protestò Sirius, «Fino a qualche anno fa lo usavano tutti, non vedo perché cambiare e dargli tutta questa importanza!»
«Ne ha.» ribatté lui, tetro.
Sirius s'incupì: «Hai ragione, è uno che ha quasi ucciso Prongs e gli altri dopotutto. E che predica morte per i babbani e altre stronzate. Ma vedrai che farà la fine che merita. Magari lo ucciderà uno di noi, per quel che ne sappiamo! Oggi sarebbe potuto succedere!» gli rammentò con entusiasmo.
«Io spero di non trovarmici mai faccia a faccia.» mormorò Peter.
«Anche io spero che “tu” non ti ci trovi mai faccia a faccia.» concordò Sirius, facendolo ammutolire, per poi sbuffare. «Sono distrutto, è stata una giornata di merda per tutti. Ora mi metto un po' a dormire e se riesco a svegliarmi stanotte, passo in infermeria col mantello dell'Invisibilità. Vuoi che ti svegli nel caso?»
Peter no, non avrebbe voluto. Non avrebbe voluto svegliarsi nel cuore della notte per raggiungere gli amici e sentirli parlare di imprese eroiche con cui non voleva avere a che fare e piani per il futuro di cui non voler far parte. Si sarebbe solo avvelenato maggiormente a sentirli fare gli amiconi, perfino Sirius e Lily che erano sempre stati nemici per la pelle.
Ma Sirius lo stava guardando come se dalla sua risposta ne dipendesse la sorte del mondo magico, e non si sentì in grado di rifiutare.
Era un bravo ragazzo, Peter, semplicemente temeva le conseguenze delle sue azioni, che si trattasse di dire di no all'ennesimo ripasso di Remus quando non c'era James a dargli man forte, o dire a Sirius che era troppo stanco ed era sicuramente meglio per tutti se evitava di raggiungere l'infermeria controvoglia.
«Certo che vengo.»




Allora:

*zia di Angelina Johnson
Perché ci saranno pure parenti degli altri personaggi di HP!

Questa storia è dal punto di vista di Peter, quindi non prendiamo per buona la sua versione delle cose.
Sirius ad esempio dice che “spera che non ci si trovi mai faccia a faccia” non per sottolineare quanto sia incapace o poco fidato, ma perché teme per lui da buon amico. Non penserebbe mai che Peter potrebbe tradirli, come sappiamo bene.
Sirius e Lily non sono così dolci tra loro, è Peter a vederli esageratamente così, perché cozza col loro pomeriggio passato a parlar male di lei. Inoltre prima che lei e James si mettessero assieme, nella mia visione delle cose che comparirà nella mia futura raccolta, alla fine del sesto anno e inizio del settimo cominciavano ad andare d'accordo. È solo dopo il fidanzamento che hanno cominciato a essere gelosi, senza contare che Sirius odia vedere James giù per un litigio.
Ho distinto “James” e “Prongs” volutamente facendo parlare Sirius. Prongs è l'amicone, il fratello. Come nota Peter, James è per quando Sirius è triste, si sente abbandonato, è serio.
Vaghissimo accenno SiriusLily se vogliamo, per la cara Meissa. In realtà ci sono accenni a qualunque cosa.
Sappiamo che i Potter e i Longbottom hanno sfidato Voldemort tre volte, quindi perché non cominciare a scuola o meglio Hogsmeade? Del resto Harry lo ha incontrato quasi sempre tra le mura del castello e gli è sfuggito incolume. Anche loro hanno avuto l'aiuto del fattore C. E ho pensato che i Longbottom potessero essere ancora “single” per l'occasione. Sono già cotti ovviamente, ma ho immaginato una Alice molto indaffarata che maltratta il povero Frank, un tipo alla Neville ma senza imbranataggine, di quelli calmi calmi che si fanno prendere dalle battaglie e sorprendono tutti.
Remus e il suo colpo di testa: si è scritto da solo.
Penso che scriverò anche la versione più obbiettiva vista da James e Lily. E che scriverò dei Longbottom, vita morte e miracoli.
Lily è ooc per lo spavento. Sirius sarà altrettanto ooc ma lo vedo così e basta, geloso egoista egocentrico MA di buon cuore, fissato con James, coi Malandrini e ciò che rappresentano, che ironizza sulla sua famiglia ma in realtà ci sta male e, sì, un gentiluomo con le donne, sia per educazione o per farsele, comunque sia ho sempre visto lui o
così e Lily, coi suoi scherzi a Petunia (parola della Row) e con le sue rispostacce a professori e James, un po' un corrispettivo femminile del bel Black. Quindi per me possono vandare d'accordo, se il ragazzo conteso si sforza di non essere assente con nessuno dei due, anzi, potrebbero pure coalizzarsi. Mie strane visioni della vita, sì. E pure grottesca, dato che detto così James ha cercato un Sirius in gonnella.
Fine delle lunghissime inutili note. Meissa, non è esattamente ciò che volevi, probabilmente non lo è neanche un po', ma ci ho messo tutto il mio amore XD




   
 
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