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Autore: Tabitha    25/12/2009    3 recensioni
Voldemort è stato sconfitto e tutto lascia pensare che finalmente Harry e i suoi amici avranno una vita facile e tranquilla e potranno provare l'ebrezza della routine quotidiana. Non posso proprio permetterlo! Perciò diamo una sbirciatina a ciò che capita ai più famosi protagonisti della letteratura contemporanea "per ragazzi" prima dei molto discussi "19 anni dopo"!...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tabitha's 8th Ciao, ragazzi!
Innanzitutto un GRAZIE ai miei lettori e un enorme augurio di Buon Natale a tutti voi!!!
... anche stavolta ci ho messo più del previsto a postare… scusatemi!!! ^^

Mi sento tanto un pipistrello: scrivo sempre ad orari assurdi e faccio nottata a mettere insieme frasi sconnesse, ma mi diverto da morire!
Torniamo a noi: non so se questo capitolo si può esattamente definire presentabile, nonostante alcune modifiche apportate dall’ultima volta. Lasciatemi una piccola recensione, un commentino sincero come regalo di Natale! Voglio davvero sapere cosa pensate della mia storia quindi recensite! anche i capitoli precedenti se vi va. Ok, penso basti come supplica ;)
Non fatemi strisciare più!!!
Beh, ancora Auguri e buona lettura (a vostro rischio e pericolo) ;D

PS: tranquilli, questa è e rimarrà una Ron/Hermione; questo capitolo potrà farvi sorgere dei dubbi, ma nei prossimi verrà fatta luce su ogni cosa e Ron tirerà fuori gli artigli, forse anche troppo…
Basta anteprime: zitti e leggete! xD

       la vostra
Tabitha

   CAPITOLO VIII

…hope it gives you “Hell”

Si trovava di nuovo in una dannata foresta. Sentiva caldo mentre camminava impaziente nella notte nera. La luce del Deluminatore gli avvolgeva il cuore e lo guidava come il terrore guida un Dissennatore o il luccichio dell’oro uno Snaso: infallibilmente.
Si era riscosso dallo sbigottimento della smaterializzazione e poi non aveva perso tempo a guardarsi intorno per scegliere la strada più idonea, perché sapeva perfettamente dove andare e non doveva far altro che percorrere la strada che lo separava da Harry e Hermione, già tracciata per lui. Era certo che quella volta li avrebbe trovati, lo sapeva semplicemente perché era il suo più grande desiderio e non avrebbe sopportato che gli scivolasse ancora tra le dita: non poteva continuare ad inseguire l’invisibile, l’inafferrabile.
La gioia che la speranza di tornare alla tenda gli ispirava lo spinse a correre in un punto nel buio con euforia, ma per molto tempo quell’oscurità fu l’unica presenza oltre a lui. La sua felicità era mitigata da un opprimente senso di colpa per aver abbandonato Harry, tradendo la promessa fattagli, ma la cosa peggiore era che quel vecchio matto di Silente aveva capito tutto e gli aveva lasciato in eredità lo Spegnino perché perfino lui conosceva la sua debolezza. La ricerca si era fatta estenuante e quell’ultimo viaggio lo stava logorando dentro e fuori, ma dopotutto sapeva di meritarlo.
Senza preavviso vide un corpo luminoso in lontananza. Non faceva rumore e sembrava avere la forma di un cervo aggraziato, doveva essere il Patronus di Harry! Certo quell’animale aveva qualcosa di strano: niente corna. Non era il momento di fare gli schizzinosi perciò senza obiettare seguì il cervo pelato a grandi balzi, prima che il suo bagliore si dissolvesse.
Quando fu abbastanza vicino, vide l’amico e accelerò il passo per impedirgli di tuffarsi mezzo nudo in una pozza di acqua dall’aspetto gelido, come inspiegabilmente lo vedeva apprestarsi a fare.

Non poteva crederci: Harry si era tuffato veramente!
Corse verso la polla d’acqua istintivamente e vi si immerse da capo a piedi per recuperare quel pazzo del suo amico. L’acqua era di un freddo pungente e lo assalì con ancor più vigore, dal momento che la luce tiepida che gli galleggiava nel petto si spense al contatto col mago, il quale costituiva un sicuro biglietto di ritorno a Hermione e quindi la fine della caccia, sempre che non fossero affogati.
Dopo aver riportato Harry all’asciutto (neve esclusa), agguantò la spada che giaceva sul fondo e secondo le istruzioni del Prescelto la impugnò per distruggere il piccolo, pericolosissimo oggettino che tanto odiava, che lo aveva fatto uscire di senno e fatto fuggire, mandando a farsi benedire ogni pensiero vagamente cosciente.
Il nulla lo circondava di nuovo e dopo che Harry ebbe aperto il medaglione, la tortura iniziò.
Colui-che-non-doveva-essere-nominato ghermì il suo cuore e la sua mente, lo pugnalò su una ferita pulsante e gli mostrò la sua mediocrità e la sua insignificanza. Rivedeva immagini di come fosse sempre stato eclissato dai fratelli e dagli amici; la mamma che continuava a preparargli panini che detestava e maglioni del colore che gli piaceva meno e come lui avesse sempre dovuto indossare gli abiti smessi di tutti i suoi fratelli maggiori; poi Harry al centro dell’attenzione, sempre. A scuola non brillava e nel Quidditch aveva avuto bisogno dell’aiuto di Hermione!
E lei non aveva mai scelto lui.
Le versioni Riddle di Harry e di Hermione lo sbeffeggiavano e abbattevano ulteriormente, poi il volto del Riddle-Harry si affilò improvvisamente, il corpo evanescente a cui era attaccato si fece più affusolato ancora e i capelli sulla testa si schiarirono e divennero di un biondo quasi impossibile.
A quel punto Riddle-Draco cinse la vita di Hermione e la baciò con impeto, poi alzò lo sguardo diabolico e lo piantò su di lui con una smorfia compiaciuta, mentre la strega sghignazzava, maledettamente bella.
Lui attraversò un tunnel veloce di ricordi spiacevoli che riguardavano soprattutto Malfoy e la fantasia creò demoni spaventosi, che fecero svegliare Ron di soprassalto in un bagno di sudore.
Il parquet della Stamberga Strillante scricchiolava e il pulviscolo svolazzava nei fasci di luce che entravano da ogni fessura, rischiarando tutta la stanza. Nonostante fosse Giugno la temperatura non accennava ad alzarsi.
Ron si voltò verso il materasso su cui era rannicchiato Malfoy, con il timore di trovare al suo posto il gigantesco ragno metallico che nel suo sogno aveva squartato lui, Hermione, Harry, Ginny e un manipolo di suoi cari spuntati fuori senza ragione; il mostro aveva la faccia di quella viscida serpe. A quel punto non seppe cosa provare: anche mentre dormiva sembrava aver qualcosa di sospetto quello lì e Ron non riusciva proprio a fidarsi di lui, non dopo sette anni di callo su attacchi di ogni genere.
Negli ultimi giorni Draco però era stato impeccabile. Aveva collaborato con tutti e Ron aveva fatto la figura dell’idiota perché in più di un’occasione si era schierato contro di lui, accusandolo di essere un opportunista, un falso e di nascondere loro qualcosa. Harry aveva cercato di convincere Ron a smettere di accusare Draco perfino di colpe che non aveva commesso.
“Tutti possono cambiare”, gli aveva detto Harry, mentre continuava a ripetergli che anche lui non vedeva l’ora di concludere il patto, ma Ron era certo che infondo l’amico adorasse interpretare la parte del redentore benevolo, così aveva finito per litigare anche con lui. Ginny era stata stranamente silenziosa, con lui se non altro; lo evitava il più possibile e nonostante fosse la meno incline a credere al nuovo Malfoy, non aveva sostenuto neanche un po’ suo fratello. La cosa che aveva dato più sui nervi a Ron, però, era stata il comportamento di Hermione.
Gli era sembrata distaccata e quando si scambiavano timidi baci di tanto in tanto lui li aveva recepiti come un’espressione doverosa d’affetto da parte di lei e non un’ispirazione d’amore. Questo gli faceva male.
Forse la strega era frustrata dalla presenza di Malfoy, che giocava a fare il bravo ragazzo, lo aveva smascherato e fingeva di apprezzarlo per diplomazia, ma quel comportamento non era da lei!
Ron non riusciva a capire e soffriva tremendamente.

Il giorno prima era successa una cosa che cercava di falsare nei suoi ricordi, di giustificare o che si sforzava di dimenticare. Ma era più forte di lui e non poté che rimuginare al riguardo, nella solitudine mattiniera che non gli apparteneva.
In pieno pomeriggio Ginny era riapparsa nel soggiorno rumorosamente, sgocciolando dappertutto la pioggia raccolta nel mantello scuro.
“Ragazzi, devo dirvi un sacco di cose!”
Sbrigativa come sempre, aveva recuperato Harry che discuteva con Ron, poi gli altri due si erano diretti verso il luogo della riunione.
“Non c’è tempo da perdere, su!” aveva detto la strega.
“Parla, Ginny, siamo tutti qui” l’aveva informata Harry, divertito.
“Ok: Draco” si era girata verso di lui soddisfatta. “So dov’è tua madre”.
Malfoy non aveva battuto ciglio e aveva lasciato che la rossa finisse di parlare.
“… se il processo di Narcissa si terrà oggi, dovremo andare a testimoniare per lei”.
Draco aveva guardato Harry con una scintilla bizzarramente amichevole e complice negli occhi; il resto della squadra invece era scettico e un po' annoiato.
“Certo, Harry, tutto quello che vuoi”.
Ron si era stufato di quella situazione e anche la possibilità di disfarsi di Malfoy gli era odiosa finché lui era ancora lì. Non voleva più parlare, non voleva più doverlo sopportare, ne aveva abbastanza dell’odio e dell’incomprensione: dovevano agire e sbarazzarsi di Draco Lombrico immediatamente!

“Volevo dire devo, devo testimoniare per Narcissa”.
Harry aveva abbassato la testa, esausto e dispiaciuto per quella tensione che faceva soffrire più di una persona, compreso lui.

“E cosa avresti intenzione di raccontare al Wizengamot?” era intervenuta Hermione in tono di sfida, per poi tornare ai suoi mille pensieri confusi.
“Beh parlerò del fatto che la signora Malfoy non mi abbia denunciato a Voldemort quando lui pensava di avermi ucciso e le ha chiesto di controllare. Dirò che lei mi ha dato la possibilità di sopravvivere e di sconfiggere Voldemort. Poi magari potrei aggiungere qualcosa su-”
“No” lo aveva interrotto Ron deciso.
“Ron ha ragione, Harry, non devi inventare niente che non sia vero, non puoi mentire in tribunale!” finalmente a Ron era sembrato di riconoscere lo spirito della sua ragazza e le aveva sorriso flebilmente allungando un braccio intorno alla sua vita.
“Soprattutto dopo la loro calda ospitalità a Villa Malfoy…”
Hermione si era stretta nelle spalle, rabbrividendo al ricordo della cella scura, di quel Draco altezzoso e agghiacciante di allora, tanto diverso dal ragazzo complicato, sfortunato, bellissimo e bisognoso di affetto, come lo vedeva in quel momento. Era rimasta di pietra all’abbraccio del suo ragazzo, ma non si era scostata da lui.
“D’accordo. Spero che basti la verità”.
Harry, Ron e Hermione si erano recati al ministero alle cinque e mezza del pomeriggio, incappucciati per non essere riconosciuti dai passanti e soprattutto dai loro conoscenti che li sapevano in cammino per l'Australia, se eventualmente li avessero incontrati.
Draco era rimasto alla Stamberga perché sarebbe stato troppo avventato portarlo dritto nelle fauci del nemico ed a lui non era neanche passata per l'anticamera del cervello l’idea di replicare, così Ginny lo aveva sorvegliato, ansiosa per il ritorno degli altri.
Questi ultimi al Ministero avevano visto maghi e streghe a frotte in piena attività, che andavano e venivano allegri da ogni dove. Presero l’ascensore e una volta giunti al piano giusto, scesero dalla cabina nervosi.
“Sentite, credo che dovrei entrare solo io”. Harry aveva cercato lo sguardo di Ron, sperando lui lo sorprendesse con un’approvazione che da giorni era restio a concedergli data la sua irascibilità. Lui gliela aveva accordata e gli aveva sorriso, poi gli aveva dato una pacca sulla spalla con fare incoraggiante. Non desiderava nient’altro se non stare da solo con Hermione, senza Draco, che lo avvelenava come aveva fatto l’Horcrux e poi non ci teneva proprio a presentarsi in tribunale!
Harry aveva rivolto le spalle agli amici e si era avviato per il corridoio cupo, verso la porta che immetteva nella sala del noto tribunale. Col cuore in gola, il Bambino  Sopravvissuto aveva varcato l’ingresso per testimoniare in favore di una Mangiamorte, che al suo ingresso era sbigottita e il panico composto sul suo volto statuario l’aveva resa simile a una foglia secca privata di ogni colore dalla neve su cui era caduta e che ormai la ricopriva.
Il portone si era richiuso e Ron era tornato a una Hermione taciturna.
Questa non sapeva cosa fare e in quanto a panico, ne era soggiogata almeno quanto Narcissa; così aveva lasciato che le sue labbra zittissero qualunque richiesta di spiegazioni da parte di Ron. Intanto pensava a Draco e ai suoi occhi magnetici, tenendo i propri ben sigillati.
“Caspita!” Era stato tutto ciò che Ron era riuscito a dire, poi poche altre parole immemori di gelosia e Harry era sbucato fuori dalla sala dal portone massiccio a testa alta.
“È andata! A dire il vero non so se è una cosa buona, ma l’accordo era questo e fra un paio di anni, quando avranno liberato la signora Malfoy, la sua famiglia ci sarà molto riconoscente”
“Un paio di anni?! Lo sai che Malfoy darà di matto vero? ricordi: quello del tutto e subito, che si compra la squadra di Quidditch a scuola, dato che non vuole aspettare qualche anno perché gli crescano le gambe e il cervello? e - vuoi che continui? -”
“Ah, stavolta dovrà accontentarsi: volevano che fosse baciata e io ho ottenuto che una criminale che ha compiuto un’unica buona azione stia ad Azkaban per due anni al massimo. Non avrei potuto né voluto fare di più”
“Ehi, non ti scaldare! Per me potevi anche baciarla tu se ti andava, ma questo dovrai spiegarlo al tuo nuovo amichetto”
“Il mio nuovo amichetto ci ha aiutato a sventare due attacchi da parte dei Mangiamorte nelle ultime settimane; gli Auror ne hanno catturati un’altra mezza dozzina e lui se non altro ha smesso con gli insulti. Tu?”
Ron aveva sbuffato ed incrociato le braccia.
“Dai Ronald, andiamo”. Hermione lo aveva afferrato per il gomito e lui si era sciolto insieme al nodo delle sue braccia. Avevano ripercorso la strada dell’andata e poi si erano materializzati nella Stamberga Strillante.
“Oh, Harry! state bene? com’è andata?”
“Tutto bene tesoro”, poi a bassa voce disse: “Tu piuttosto, sei sopravvissuta al demonio in persona!” I due avevano guardato Ron di soppiatto ed avevano ammiccato fra sé.
Malfoy era accorso dall’altra stanza esclamando: “Potter ce l’ha fatta?”
“Già” fece Ginny in tono compiaciuto.
Draco sorrise e sistemandosi nella sua posizione preferita (a braccia conserte), aveva detto: “Magari c’è qualcosa che sai fare. Dov’è mia madre?”
“Volevano condannarla al bacio del Dissennatore, ma sono riuscito a convincerli che lei ha collaborato con noi: fra due anni sarà rimessa in libertà”
“Vuoi dire che la porteranno ad Azkaban?”
“Era inevitabile. Ma scamperà al peggio”.
Draco aveva fatto uno scatto iracondo e aveva portato un pugno  alla bocca, valutando la situazione con stizza.
“Su con la vita: se le avessero dato una pena minore avremmo dovuto spedire tutto il Wizengamot stesso ad Azkaban” aveva sentenziato Ginny. “Adesso credo che abbiamo tutti bisogno di un po’ di divertimento! Stavo pesando: per rendere la conversione di Draco più credibile, perché non festeggiare la conquista legale di Harry con una bella serata in un locale Babbano? Hermione ha detto che sono una forza!”
“Cioè vorresti andare in discoteca?”
“Ah-ah. Malfoy ha già acconsentito! Vero?”
Ron era rimasto a bocca aperta e aveva guardato la sorella e poi Malfoy esterrefatto.
“Lui cosa?!” avevano detto in coro Ron, Hermione e Harry.
“Sì, avete capito bene: stasera andiamo a ballare in nome dello scioglimento della compagnia! E poi ho vinto la scommessa perché, come ero sicura, Harry ha fatto vincere a Narcissa la causa, mentre Draco era certo che non ce l’avrebbe fatta: voglio proprio vedere come se la cava il nostro aspirante traditore di sangue!”
Ginny aveva portato le mani sui fianchi, come in attesa dei più sinceri complimenti; non ricevendoli si era imbronciata e li aveva messi alle strette.
Ron si era sentito davvero dell’umore giusto per festeggiare la partenza di Malfoy e anche se l'idea di ballare per lui non era molto allettante, magari avrebbe trovato il modo di sistemare tutto tra lui e Hermione: durante il matrimonio di Bill era stato fantastico danzare insieme a lei.
“E se non fossi stato abbastanza bravo da convincere i giudici?”
“Lui mi avrebbe tatuato il Marchio Nero”. Harry era sbiancato.
Alle undici e un quarto si erano trovati nel centro di Londra, imbarazzati e mezzi increduli del loro intento. La coda all’entrata della discoteca era sembrata interminabile e Harry e Ron avevano quasi dato inizio a una rissa perché due armadi a doppia anta avevano proposto alle streghe di seguirli, saltare la fila ed entrare con loro a bere qualcosa.
Dopo quasi un’ora erano entrati.
Il volume della musica era assordante, dava la carica e i tre Purosangue l’avevano trovata una gran figata! Le luci bianche intermittenti, quelle vorticose blu, verdi, rosse e gialle, e i ragazzi Babbani che ondeggiavano sensuali o scatenati, li avevano intontiti e quell’atmosfera era sembrata portatrice di un effetto allucinogeno.
I cinque erano rimasti in gruppo per un po’, poi Draco era andato a prendere da bere a tutti e fra un cocktail l'altro si erano dispersi.
Harry e Ginny stavano ballando in modo troppo sexy per i gusti di Ron e mentre lui stava per ricordarlo loro, aveva perso di vista Hermione.
Aveva tentato di chiamarla nella folla, ma aveva già sperimentato che le parole non si capivano che alla distanza di un centimetro fra bocca e orecchio e lei si trovava chissà dove in mezzo a decine di ragazzi indemoniati.
Facendosi trasportare dalla mischia, Ron infine aveva trovato la strega che stava cercando, ma Hermione, stretta a Malfoy, lo baciava appassionatamente.
Lui non aveva potuto reagire in alcun modo: in numerose occasioni aveva desiderato pestare Malfoy, ma una situazione come quella non l’aveva mai nemmeno calcolata ed era peggio di qualunque affronto precedente, non che gli altri fossero stati da poco.
I suoi occhi si erano riempiti di lacrime e lui era corso al bagno dei ragazzi. Con tutta la sua forza e la sua rabbia aveva sferrato un pugno allo specchio, andato in frantumi fra le imprecazioni degli spettatori Babbani che poi se l’erano svignata.
Per quanto gli importava la sua mano poteva ancora essere sporca di sangue e puntellata da schegge di vetro, poi ricordò che Ginny gliel’aveva medicata e fasciata fra i suoi sbraiti che lei e Harry non erano riusciti a comprendere, quando lo avevano recuperato all’uscita della discoteca.
Questi ultimi avevano cercato di rassicurarlo dicendogli che doveva aver visto male e che non era proprio possibile che Draco e Hermione si fossero baciati e lo avevano rintronato al punto che lui incominciava a dubitare delle sue percezioni, dando la colpa a una sbronza.
Eppure gli era sembrato tutto così reale.
Doveva ancora decidere a chi credere e intanto, rigido come una bacchetta, Ron esitava su un ricordo in particolare: “Ogni cosa ha il suo prezzo” aveva detto Malfoy.

Una vendetta tale però superava ogni sua aspettativa ed era decisamente sproporzionata alla causa, ma non poteva paragonare il suo metro di valutazione con quello di un viziato Mangiamorte milionario come Draco Malfoy.
  
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