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Autore: Paloma    25/12/2009    3 recensioni
Draco/Nuovo Personaggio (Isobel Victoria Lovett)
"Io e l'amore non siamo compatibili, perché io e Draco lo siamo di più."
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 3

Finito. Avevo catalogato, riordinato e pulito le scatole degli archivi. Mi erano infatti bastate solo due notti per terminare. Piton non poteva certo sapere che amavo mettere in ordine, perciò aveva creduto che quella fosse una punizione piuttosto noiosa.
Stavo per andarmene, quando Malfoy comparve in fondo all’aula. Era stato lì tutto il tempo senza che me ne accorgessi, o meglio, senza che gli facessi notare che, in realtà, l’avevo visto da un pezzo.
“Lovett, sempre in mezzo alle scartoffie eh?”
“E tu sempre in mezzo alle palle.”
“Sempre così acida?”
“Solo con te.”
“Molto onorato.”
“Ne sono lieta.”
“Non mi dirai mai cosa ti è successo l’altra notte, vero?”
Feci finta di rifletterci su un momento.
“No” gli risposi poi.
“E se ti costringessi?” mi domandò con un ghigno.
“Accomodati.”
Sapevo l’avrebbe fatto.
Si avvicinò velocemente, sorprendendomi, dato che mi sarei aspettata più una camminata elegante. Fu questo fatto a distrarmi e a farmi abbassare la guardia, e infatti prima che potessi spostarmi mi spinse con le spalle al muro posandomi semplicemente una mano sull’addome. Non voleva farmi male, altrimenti mi avrebbe scaraventato alla parete, più che accompagnato.
Strusciò il suo corpo contro il mio più volte, lentamente. Non cercai di ribellarmi. Mi voleva far eccitare, e dannazione ci stava riuscendo benissimo. Persi la pazienza e afferrandolo per le spalle, lo fermai.
“Allora, Lovett, ti arrendi?” mi sussurrò a pochi centimetri dalle labbra.
Ecco uno dei miei difetti: cedevo alle tentazioni ancor prima che il dubbio si insinuasse nella mia coscienza e mi facesse chiedere se fosse opportuno opporvisi o meno.
Abbassai lo sguardo e sventolai bandiera bianca, ma nonostante dentro mi fossi arresa, riuscì comunque a fingere di tentennare.
“Perché ti interessa tanto saperlo, Malfoy?” gli chiesi piano.
“Perché quella notte ho sentito come una scarica elettrica scendermi giù lungo la schiena” rivelò.
Come biasimarlo. Nott il più delle volte doveva sedersi. Era stato bravo Malfoy a non cedere.
“Perché dovrei fidarmi di te?” gli domandai.
“Perché non dovresti?”
“Sei Draco Malfoy. Non fai mai nulla per nulla.”
“E se ciò che voglio da te... fosse direttamente collegato alla tua risposta?”
Riflettei un attimo. Ero con le spalle al muro. Sia fisicamente che mentalmente.
“Sono malata. La magia che c’è dentro di me non riesce a placarsi. Non riesco a controllarla interamente attraverso la bacchetta. Fuoriesce nei momenti nei quali sono soggetta a forti emozioni, e potrei fare del male a qualcuno se non mi concentrassi per trattenerla. Nott mi aiuta; mi stringe come hai fatto tu l’altra notte, in modo che io mi calmi” confessai alla fine con un sospiro.
“Non c’è rimedio?” mi domandò stranamente interessato.
“Al San Mungo dicono che è una malattia psicologica. Devo curarla con il tempo... e da sola. Non esiste nessun farmaco, perchè sarebbe come impedire ad un bambino di non far capitare cose strane prima di entrare a Hogwarts."
Draco mi guardò per quale minuto, poi mi baciò innocentemente. Un unico bacio stampato. Sorrisi aspettandomi quella reazione e lo fermai prima di essere usata.
“Non funziona col sesso, Malfoy.”
“Povera, piccola, illusa” mi sussurrò suadente.
Bastarono questi tre aggettivi per farmi incazzare e di conseguenza far fluire la magia fuori dal mio corpo.
Malfoy aveva ottenuto ciò che voleva. Mi intrappolò le braccia sopra la testa con una mano e con l’altra mi spinse verso di lui, sino a che i nostri corpi non furono incollati permanentemente.
Si godette la sensazione dell’elettricità che gli scorreva sul corpo facendogli accapponare la pelle. I suoi occhi erano due pozze ghiacciate di adrenalina.
Non osai proferir parola troppo spaventata dalla sua reazione.
Nott si limitava ad abbracciarmi. Malfoy invece sembrava invece sul punto di schiacciarmi col suo peso. Non riuscivo a calmarmi e non dovevo superare quel limite.
“Malfoy… “
“Si?” biascicò.
“Se la magia nel mio corpo… “
Una nuova scarica ci fece sussultare entrambi. Strinsi e i denti e continuai: “ …si accumula, io muoio… e anche tu” mentii.
Il biondino si stacco riluttante e barcollò all’indietro tanto che dovette appoggiarsi al banco vicino per non cadere.
“Dovremo farlo più spesso, Lovett. E' quasi meglio del sesso” disse ansimante e soddisfatto.
Io intanto ero scivolata per terra e tenevo le ginocchia al petto e la testa appoggiata al muro.
Riportai lo sguardo alla sua altezza.
“Mi fai schifo.”
“Non dicevi così prima” sogghignò.
“Prima non ho detto nulla.”
“E’ un modo di dire, Lovett! Perché devi sempre essere così puntigliosa?”
“Perché mi stai sulle palle, Malfoy. Ecco perché.”
“Però ti piaccio.”
“Quello è relativo.”
Sorrise trionfante; si riassettò la camicia e i capelli e uscì senza un’altra parola.

<< Vieni con me al ballo? >> mi chiese Nott una settimana prima di Halloween.
<< Può darsi. >>
<< Izzie, falla finita, ti prego >> disse stizzito.
<< Non capisco >> gli dissi alzando lo sguardo dal libro che stavo leggendo.
<< Sei sfuggevole, cinica, indifferente del mondo che ti circonda. >> << Hai ripetuto lo stesso concetto in parole diverse. >>
<< Sei impossibile. >>
<< Se non ti piace come sono allora non stare con me. >>
<< Non ho detto questo. >>
<< Io si. >>
<< Sei sempre stata così... sprezzante? >>
<< Si, e mi stai seccando, Nott, piantala. >>
<< Vaffanculo >> mi disse infuriato.
Continuai a leggere il mio libro, incurante che se ne fosse andato, mentre pescavo distrattamente dalla tazza i cereali della colazione.
Non passò molto tempo che qualcun altro si sedesse di fronte a me.
<< Hai litigato con il tuo ragazzo, Lovett? >> chiese maligna una voce.
<< Ciao Malfoy >> lo salutai alzando gli occhi e mettendo un dito in mezzo alle pagine del libro per tenere il segno. Quando la guerra era imminente meglio essere preparati.
<< Non hai risposto alla mia domanda. >>
<< Si, ho litigato con Nott >> dissi noncurante.
<< Per quale motivo? >>
<< Dice che sono cinica e sprezzante >> risi sarcastica.
<< Ha ragione >> ammise per punzecchiarmi.
<< Nessuno ha chiesto il tuo parere. >>
<< Nessuno ti ha costretta a parlare. >>
<< Io rispondo sempre alle domande che mi vengono poste. >>
<< Davvero? Allora rispondi alla mia: verresti al ballo con me? >>
Se solo non avessi avuto, legata al viso con un elastico, la mia maschera di indifferenza allora avrei spalancato gli occhi e lo avrei guardato sbalordita. Ma per fortuna era ancora ben salda, perciò mi limitai a fissarlo qualche minuto in più del necessario.
<< D’accordo>> gli risposi poi, temendo un pò che mi stesse prendendo in giro.
<< Perfetto >> sorrise invece compiaciuto.
<< Perché ti abbassi a tanto, Malfoy? >>
<< Prego? >>
<< Non occorre che mi porti al ballo per inebriarti della mia malattia >> gli spiegai nel mio tono più sprezzante.
<< Sei una povera, piccola, illusa, Lovett, se credi che lo faccia per quello >> mi rispose scuotendo la testa.
<< Perché allora? >>
<< Voglio portarti a letto. Credevo fosse sottinteso. >>
<< Ci vediamo alle otto, Malfoy. >>
Mi alzai lentamente e uscii dalla Sala Grande sotto il suo sguardo indagatore.

<< Mi dispiace. Non devi cambiare per me. >>
<< Non mi hai chiesto di farlo, Nott. >>
<< Si invece, almeno non direttamente. >>
<< Non importa. È passato. >>
<< Allora >> disse abbozzando un sorriso << vieni al ballo con me o no? >>
<< Ho già dato la parola a Malfoy >> gli risposi calma. Il suo volto fu attraversato da una serie di espressioni che mutarono dallo sbalordimento, al vittimismo, alla rabbia pura e incontrollata. Mi tirò uno schiaffo.
Mi aveva toccata senza il mio consenso.
Mi aveva fatto del male senza il mio consenso.
Dopo essersi messo con me, forse era stato lo sbaglio più grande della sua vita.
Non mi curai di toccarmi la guancia schiaffeggiata, né mi importò di sentirlo supplicante chiedere perdono. Non mi interessava che stesse avendo un attacco di panico sotto i miei occhi, o che si sentisse un mostro per quello che aveva fatto. Aveva sbagliato e questo bastava ad assicurargli un posto nella mia lista nera.
Mi voltai come se nulla fosse e uscii dalla sua stanza. Un optional direi, dato che non avevo mai voluto metterci piede.
Povero Nott. Povero, povero, Nott.
<< Avrai bisogno di me, Izzie >> lo sentì dire in un ultimo gesto disperato. << Senza di me, non puoi controllarti >> continuò, sperando di ricattarmi.
Qualcuno stava parlando? Io non avevo sentito nulla.

Fanculo. Nott, aveva maledettamente ragione.
Rannicchiata in un angolo della Sala Comune cercavo di stringermi addosso le braccia per calmarmi. Ma la pressione non era abbastanza forte. Era come cercare di placare un attacco di panico. All’inizio avevo l’impressione di soffocare, il battito del cuore aumentava, sentivo pulsare il sangue nelle vene, ma poi pian piano tutto diventava rassicurante. Mi arrendevo all’impossibilità di fuggire dalle eventuali braccia che mi stringevano e tutto passava.
Il respiro tornava regolare e la magia si ritirava dentro il mio corpo nascondendosi da qualche parte.
Ora mi occorreva aiuto. Non potevo muovermi dal mio cantuccio nella poltrona e se non avessi trovato subito qualcuno, be allora avrei detto addio al quel giorno e a quelli che sarebbero venuti.
Il mio problema era la forza di volontà. Non mi occorreva realmente qualcuno che mi stringesse sino allo sfinimento. Al San Mungo erano stati chiari: potevo farcela anche da sola. Ero stata io a trovare un metodo alternativo allo strizza cervelli autonomo.
<< Lovett, tutto bene? >>
Fu la prima volta in cui fui contenta di vedere Draco Malfoy.
Lo guardai tremante, poi come una bambina, facendo un enorme sforzo, aprì un poco le braccia nella sua direzione. Da perfetto approfittatore qual era, mi prese fra le sue di braccia tenendomi in grembo, mentre si sedeva sulla poltrona.
<< Dov’è Nott? >> cercò di distrarmi, beandosi della sensazione di benessere che lo avvolgeva.
<< L’ho… mo-mollato >> balbettai.
Mi concentrai e cercai qualcosa a cui pensare.
Aveva un buon profumo. Non pino, muschio o acqua di colonia, tutte schifezze che potevano essere adatte a un ricco figlio di papà. Sapeva di buono; sapeva di se stesso. Non era una fragranza artificiale, era l’autentico profumo della sua pelle.
Immersi il viso nel suo collo e lo respirai a pieno, godendomi il contrasto fra la punta ghiacciata del mio naso e il calore del suo corpo.
<< Hai i capelli che sanno di pesca, Lovett >> mi sussurrò all’orecchio.
Risi. Non mi ero resa conto di essermi calmata.
Quando fui in grado di ritornare nel mondo reale e uscire dalla dimensione Malfoy, tentai di sciogliermi dal suo abbraccio, ma lui me lo impedì.
Lo fissai strana. L’effetto della magia era finito, perché continuava ad abbracciarmi?
Il suo sguardo era privo di espressione e delicatamente riportò il mio viso nell’incavo del suo collo.
Sfiorai la sua pelle con le labbra, e lì deposi piccoli baci sino a giungere al mento. Malfoy reclinò la testa, salì su di lui a cavalcioni e gli appoggiai le mani sulle spalle. I miei lunghi capelli castani ci coprirono entrambi quando mi baciò e quando mi passò una mano dietro la schiena spingendomi verso di sé. .. poi bastò soltanto che mi spostassi leggermente le mutandine e che lui si slacciasse i pantaloni, per farlo lì, su quella poltrona di velluto nero.
Respirai più volte le variazioni del suo profumo, misto a quello del sesso, che da troppo tempo non sentivo così rassicurante e bello. Stretta fra le sue braccia, incastrati su quella poltrona, non avemmo bisogno di dire nulla riguardo a ciò che stava accadendo, né cercare di capire cosa desiderasse l’altro. Non gridammo nessun nome quando raggiungemmo il limite e restammo così, immobili, beandoci di quel momento. Solo quando la necessità ci l’obbligò, ci ricomponemmo.
<< Non occorre più che mi porti al ballo, Malfoy >> gli dissi riordinandomi i capelli con le dita. Lui, che si stava riabbottonando i pantaloni, scosse la testa divertito.
<< Ci vediamo alle otto, Isobel. >>
Non lo corressi per avermi chiamato per nome... adesso andava bene così.


Grazie a chi ha messo la ff tra le seguite, e grazie a KissyKikka che mi fa davvero felice con le sue recensioni *.* come vedi qui è spiegata la "malattia" di Izzie :) nulla di preoccupante, almeno per il momento XD al prossimo capitolo:*

  
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