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Autore: drahen    26/12/2009    0 recensioni
….C’era una volta un orco cattivo. Le grandi fauci insanguinate luccicavano avvolte dalla luna, e il cupo sinistro gracchiare dell’ugola squarciava il silenzio della foresta incantata…
Questa è la prima storia che io e The secret abbiamo creato, quasi quattro anni fa. Ricordo che inventammo tutto una domenica pomeriggio attraversi sms. Nata come altra fandom, si sposa molto bene con Harry Potter, a detta della mia socia.
Posso dire che grazie a grida, siamo approdate a racconti sempre più complessi migliorando la stesura fino ad arrivare Jura e ora, da gennaio in vendita, al primo romanzo della saga "Lacrime di fuoco".
Introduzione modificata per doppio tag br.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Molly Weasley, Remus Lupin, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

L’auto sfrecciava veloce tra le vie strette e tortuose. Il rombo del motore straziava la quiete naturale. I rami dei cespugli si muovevano rabbiosi, al passaggio della vettura. La notte buia era illuminata dalla tenue luce lunare, che si affacciava enigmatica, tra le nubi nere. I raggi si muovevano rapidi, come a rincorrersi in un gioco ignaro ai comuni mortali.
Un fiocco candido si posò sul vetro.
La neve iniziò a scendere lentamente. Harry attivò le spazzole, senza volgere lo sguardo a Draco, che gli sedeva accanto. Le mani dischiuse, tenute in grembo, portavano ancora i segni del suo dolore.
Senza proferire parola, si lasciava scuotere dai violenti scossoni provocati dallo sterrato.
Potter, adirato per tutto ciò che era accaduto, spingeva al massimo il motore, rischiando, ad ogni curva, che l’auto si ribaltasse. La sua vicinanza, lo infastidiva. Non era avversione, ma disagio.
Accanto a lui, perdeva il controllo. L’agente speciale andava in vacanza, lasciando il posto ad un altro di cui non conosceva nulla. Mi piace guardarti. Mi piacerebbe assaporare la tua bocca. Maledizione! Questo non sono io. Non lo sono davvero.
Qualcosa in lui non gli lasciava scampo. Era intrappolato dai lineamenti angelici e dalla sua paura. Fobia del contatto umano.
Terrore del mondo.
Distolse lo sguardo dalla strada e, dominato da un potere incontrollabile, fermò l’auto.
“Che succede?” chiese il passeggero, stupito. Che vuoi farmi? Ti prego. Non ce la farei a reagire. Mi sento così debole.
Il poliziotto non rispose. “Nulla. Voglio solo…”
Avvicinò il viso al suo. Si trovò di nuovo a gustare il suo aroma.
Allungò la mano, ma si ritrasse. Avrebbe potuto toccarlo, ma non voleva rovinare il momento. Aveva solo voglia di ammirarlo.
Solo un attimo.
Solo un istante
.
Per tornare poi a fingere che nella sua esistenza, non fosse cambiato nulla.
Malfoy sbatté le lunghe ciglia. Il cuore iniziò a martellare in petto. “Harry…”. Non poteva difendersi era in trappola. Si sentiva come una cavia di laboratorio. Qualunque cosa avesse fatto il suo compagno di viaggio lui non avrebbe potuto reagire. Cercò la maniglia in un disperato tentativo di sfuggirgli.
L’altro si allungò, fino a sfiorare, con le proprie, le labbra schiuse del ragazzo.
Dovevo farlo. Dovevo proprio farlo.
Il giovane empatico non si ritrasse, catturato da quel gesto delicato. Rimase allibito. Tutto mi sarei aspettato…tranne questo.
Lo sguardo dell’agente scese ai palmi feriti. Non riesci nemmeno a chiudere i pugni.
“Ti fanno male?”
Malfoy sussultò. La sua voce era calda e roca. Non rispose subito, gustandosi il momento. Era come se vivessero in una dimensione onirica, dove esistevano soltanto loro.
Come sempre i sogni devono svanire e la realtà torna a squarciare la pace, per sputare in faccia al mondo le sue orridità.
“Non è questo il dolore”, sussurrò, scostandosi.
Potter, si riprese dal torpore, tornando al posto di guida. Riaccese la vettura. Che diavolo mi è preso? L’ho baciato. Dio mio, l’ho baciato.
Inserì la marcia e riparti. Inspirò profondamente, ripensando alle parole di Draco. Mai che mi dia una risposta coerente! Il cervellone crede di schernirmi con la sua sagacia. Piccolo bastardo intellettuale.
Curvò di scatto. Draco gli cadde addosso. Ritraendosi immediatamente, si appiccicò alla portiera.
Perché mi odi tanto? Due secondi prima mi baci e ora fai così? Non bastavano le visioni, non bastava essere obbligato a sentire il male altrui; ci volevi anche tu nella mia vita.
Si aggrappò dove poteva, per mantenere l’equilibrio. Serrò i denti per le stoccate che le ferite provocavano. Il tessuto dell’abitacolo si macchiò di sangue.
Il tutore della legge, non disse più una parola, finché la corsa giunse a termine.
Di fronte la casa, arrestò il SUV, sollevando detriti e neve.
Scese, sbattendo la portiera. Il rumore vibrò nell’aria.
Il cielo continuava imperterrito a piangere lucenti diamanti bianchi.
Malfoy lo seguì, poggiando lentamente i piedi sul terreno, come se avesse paura di affondare.
Barcollò, per un violento capogiro. Si resse alla maniglia, per evitare la caduta. Il dolore lo costrinse a lasciarla.
Harry gli fu accanto. Lo cinse alla vita, sorreggendolo. La stretta sui fianchi sottili, dove lo stendersi dei muscoli scivolava sotto le dita, lo inebriò.
“Perché mi hai baciato?”
La domanda lo spiazzò. L’ho fatto perché mi sei entrato nel sangue? Perché se non ti baciavo, davo di matto? “Mi sa che te lo sei sognato, ragazzino. Io non ti ho baciato”, biascicò.
Il giovane si scostò da lui e lo spinse lontano.
“Lasciami. Sto bene”. Decretò, cercando di dare forza alle parole. Con passo incerto, arrivò al portico.
“Dovresti curare quelle lesioni”.
“Lo farò. Non temere”.
Il poliziotto lo raggiunse, affiancandolo.
Malfoy si poggiò alla balaustra, per aiutare l’equilibrio malfermo. “E’ meglio che tu vada”.
L’agente digrignò la mascella e strinse i pugni.“Dobbiamo parlare”, sentenziò.
Draco alzò gli occhi. Di cosa vuoi parlare? Di quanto schifo ti faccia uno come me? Del fatto che mi hai baciato e ora rinneghi tutto? Di questo vuoi parlare? “Non credo ci sia altro da dirci. Hai avuto TUTTO quello che volevi”.
Si mosse per raggiungere l’uscio. Harry gli fu addosso in un attimo. Lo agguantò per un polso, obbligandolo a girarsi. Lo lasciò spingendolo contro il muro.
Malfoy si strofinò sul torace dell’uomo per porsi di lato, fissando il vuoto.
Il poliziotto abbassò la testa fino a sfiorargli il collo. Il sesso pulsava tra le cosce. Il petto del ragazzo si sollevò, affrettando la respirazione.
“Draco… che mi stai facendo?”
“Ora, mi bacerai di nuovo e poi dirai che non è vero?"
L’agente l’afferrò per il braccio, strattonandolo “ Baciarti? Ti sei guardato? Sei disgustoso”.
“Non toccarmi!” Gridò Malfoy.
Harry lo liberò. “Non ti tocco. Vattene a casa, è meglio.”
Il giovane si defilò, sbattendo la porta.
Sentì il passo pesante dell’ispettore allontanarsi e poi, il canto del motore, un’accelerata e nulla più.
Si lasciò scivolare fino a terra. Portò le ginocchia al ventre. Perché mi tratti in questo modo? Io non ho mai amato. Nessuno mi ha mai amato. Si portò le mani al viso.
Pianse per ciò di cui aveva paura.
Pianse per ciò che desiderava con tutto il cuore.

Harry si alzò, completamente nudo. Si stiracchiò, guardandosi attorno con aria annoiata. Osservò la ragazza sdraiata nel letto: una bionda, bella da mozzare il fiato.
Dormiva o fingeva di farlo.
Poco importa. Si grattò la cute. Non so neppure io perché sto qui.
Si passò la lingua sulle labbra secche. Sì che lo so. So benissimo perché l’ho fatto.
Per dimenticare.
Per non pensare a lui
.
Al ritorno da Haddinton, si era fermato in un bar che solitamente frequentava. La donna che aveva abbordato era una sua vecchia conoscenza. Avevano già trascorso alcune serate insieme. Nulla d’importante. Solo un po’ di divertimento, condito da una buona dose di sesso.
Le aveva offerto da bere.
Senza preamboli o frasi di circostanza si erano rifugiati nell’appartamento della ragazza. Ancora prima di entrare, aveva iniziato a baciarla e toccarla con bramosia, accecato dalla lussuria e dalla voglia di sfogare l’ira.
Erano finiti sul letto. L’aveva spogliata, lambendo ogni centimetro di quel corpo perfetto, assaporandone la pelle salata.
L’aveva morsa e succhiata, fino a farla godere con la bocca. Le quattro mura si erano riempite d’ansiti. Eppure, c’era qualcosa che non andava.
La sua eccitazione, pronta ad essere brandita al momento opportuno, non era per lei. Si bloccò, preoccupato.
La situazione assunse dei toni cupi. Il pensiero di Malfoy tornò a rumoreggiare nella sua anima: il gusto delle sue labbra, il corpo sottile e al contempo tanto forte.
Si era scansato dalla compagna, inventando una scusa banale. Per colpa di quel figlio di puttana.

In bagno, si guardò allo specchio. Hai fatto cilecca, grande conquistatore? Stavi per scoparti una troia come quella e tu, che fai? Pensi a quel finocchio!?.
Si diede dell’idiota almeno un centinaio di volte. S’infilò nel box doccia. Sperò che riuscisse a cancellare quei pensieri peccaminosi.
Lo scroscio bollente gli colpì le spalle, scese lungo la schiena e scivolò tra le natiche sode.
Si rilassò, cullato dal tepore. Poggiò le mani contro le mattonelle umide e ficcò la testa sotto il getto. Chiuse gli occhi.
“Draco…” Senza neppure rendersene conto, aveva pronunciato il suo nome. Non posso credere che sei davvero innocente. Non è reale tanta bellezza e purezza.
Afferrò il bagnoschiuma. Ne versò un poco tra le mani. S'inebriò del profumo fiorato. Insaponò la testa, scese lungo il collo. Portò la nuca indietro, stendendo i muscoli.
Il vapore saturò l’ambiente.
Perché ti stavi ferendo? Com’ è possibile che tu senta il dolore delle vittime?
Non trovò una spiegazione razionale. Quelle cose sono solo cretinate. Sei un pazzo. L’ho detto e continuerò a pensarlo. Ma il tuo sguardo…non è quello di un folle, né di un visionario.
Scese sul ventre, sfiorandolo in grandi cerchi. La schiuma gli invase il pube e si sciolse lungo le gambe.
I suoi sensi erano tutto protesi a ricordare il bacio. Quel bacio che aveva cercato di dimenticare subito dopo.
Giocherellò con la peluria attorno all’ombelico, fino all’inguine.
Draco, Draco, Draco.
Le tue labbra.
I tuoi occhi.
Non ho mai visto nulla di più bello
.
Le palpebre, orlate dalle folte ciglia, racchiudevano due pietre preziose, strappate al cielo.
Forte, virile, eppure femmineo e delicato.
Avvinto da tutto ciò, si accorse di essere eccitato come non mai. Afferrò il membro, con rabbia. Il desiderio, che al posto della sua, ci fosse la mano del giovane eremita, lo fece avvampare. Iniziò a muovere il palmo su tutta la lunghezza.
Serrò la mascella e provò a calmarsi. Non devo. Non posso farlo. Ma la voce calda e avvolgente tornò ad avvilupparlo. “Perché mi hai baciato?”
Perché non ho mai conosciuto un angelo come te.
Perché ti voglio.
Perché ti scoperei fino a farti gridare
.
Le dita continuarono a danzare sul sesso turgido.
Il getto d’acqua avvolgeva i muscoli tesi. Il respiro irregolare avvampò nella stretta cabina.
Raggiunse l’apice, sussurrando il suo nome. Emise un ultimo rantolio sommesso.
Il seme scivolò, disfacendosi sotto lo scroscio.
Sgranò gli occhi. Doveva uscire, andarsene velocemente. La stanza gli diede un senso di soffocamento. Dio mio! Mi sono fatto una sega pensando a Malfoy. Non è possibile.
Chiuse l’acqua. Si asciugò frettolosamente. La pelle era ancora umida, quando si rivestì.
Passò nella camera. Diede un’occhiata veloce alla compagna occasionale. Riposava beatamente.
Fu disgustato da se stesso. Trattene un conato di vomito. S’infilò il cappotto ed uscì.
La città era avvolta dal candore. Gli spazzaneve erano già al lavoro.
Il brillio dell’alba lo infastidì. Salì in auto. Chiuse lo sportello, poggiò il capo contro il volante. Dove diavolo sei finito, agente Harry Potterl. Ti prego, torna. Sollevò la testa e guardò un punto indefinito all’orizzonte.
“Basta”. Borbottò.
Decise di tornare subito al commissariato. Il lavoro avrebbe di sicuro allentato la tensione.

L’agitazione, in centrale, lo rinfrancò. In quell'ambiente familiare ritrovò se stesso. Ne aveva davvero bisogno.
Ascoltò volentieri le grida, le risa e il fragore. Gente ammassata ai banconi, agenti che correvano tra un ufficio e l’altro per sistemare, archiviare, aprire.
Camminò a passo spedito, fino all’ufficio. Sirius, nel vederlo, lo accolse con un sorriso disarmante. “Buongiorno, Harry.”.
“Buongiorno, Black”. Potter si accasciò sulla sedia. Il cappotto nero frusciò sulle gambe, cadendogli ai lati. Appoggiò il gomito alla scrivania, sorreggendo il volto con il palmo. Era stanco, aveva sonno e, nonostante i vari tentativi, il pensiero di Malfoy non accennava a diminuire. Sfogliò, non curante, le scartoffie che aveva posato davanti. I soliti indizi. Nulla di nuovo. Anima errante non lasciava tracce.
“Un'altra nottataccia, collega?”
“Peggio del solito, fratello. Uno schifo”.
“Sei andato in bianco?”
“Fosse solo quello il problema”, sbuffò.
“Vuoi parlarne?” Sirius lo scrutò preoccupato.
“Non serve. Passerà. Sai che io sono come la fenice. Risorgo sempre dalle mie ceneri”. Tirò le labbra, cercando di mostrare un sorriso, ma fu più simile ad una smorfia.
Il problema vero è che quel bastardo mi è entrato dentro. Lo sento. Non mi lascia mai. Più fuggo, più mi lega nella sua malefica morsa.
L’arrivo del capo del distretto fu anticipato dal lento scemare del vocio di sottofondo. Si udì una poliziotta chiamarlo, per consegnargli dei dossier appena giunti. Moody li afferrò nervoso, continuando ad avanzare.
Rimase fermo all’entrata della stanza. Indicò entrambi, puntandogli l’indice contro.“Voi due. Nel mio ufficio. Subito!”
I sottoposti si osservarono di soppiatto, prima di seguire il commissario.
Harry notò l’andatura sgraziata e ciondolante.
Draco, invece… quando cammini, sembra che ti muovi su un tappeto di nuvole. Non ti rendi conto di quanto sei sex...cazzo! Cazzo! Cazzo!
Entrarono nell’ufficio. L'agente più giovane chiuse la porta. Cercò di scaricare la tensione, stringendo la maniglia fino a farsi male. Prese un profondo respiro, voltandosi.
“Potter, hai qualcosa di nuovo per le indagini?”
L’uomo lo raggiunse, alzò una gamba, poggiando la coscia sul bordo della scrivania. Sirius rimase in piedi vicino alla finestra.
“Sì. Malfoy ha detto che la ragazza è stata tramortita con un pungolatore elettrico”.
I presenti rimasero in silenzio .
“Le orme che abbiamo rinvenuto non sono quelle giuste. Dobbiamo cercare tracce di pneumatici vicino alla rete, nel lato sud.”
Il capo si allungò verso di lui. “Questo ragazzo…è attendibile?”
Harry girovagò per la stanza. Le dita sfiorarono gli schedari. “Neanche un po’”. Il tono secco uscì senza che lo volesse realmente.
Moody si distese, stirandosi nella poltrona. “Quindi, mi vuoi dire che non credi ad una parola di quello che dice. Però…”
“Però, c’è qualcosa sotto. Non so come e quanto c’entra, ma so che c’è dentro fino al collo, quel dannato figlio di puttana!” Non te la faccio passare liscia. Giuro che ti farò sputare quello che sai a forza di calci in culo.
“Bene. Pedinalo. Stagli alle calcagna. Non lasciarlo neanche respirare, se tu non sei lì. Sono stato chiaro?”
Harry acconsentì, con un cenno del capo.
“Black?”
“Sì, commissario?”
“Ho bisogno che vai in laboratorio per quelle lettere. Spremi i periti. Devono fare in fretta.”.

I due poliziotti uscirono dall’ufficio.
Potter era a disagio. Il pensiero di tornare da Draco lo preoccupava. Doveva stargli alle costole. Non riuscirò mai a togliermelo dalla testa, così.
“Se hai problemi, lo posso seguire io, quel Malfoy. Dammi l’indirizzo”. Sirius si era accorto della tensione del compare.
“No. Grazie lo stesso, amico!”.
L’uomo si allontanò dopo avergli dato una pacca sulla spalla, per incoraggiarlo.
Harry sorrise. Il fare paterno di Black gli dava sempre uno spunto in più.
Era in grado di superare anche questa prova? Sconfiggere l’empatico e i fantasmi macabri che si portava appresso?
Quel piccoletto mi sta fottendo il cervello.
Doveva tornare a svolgere il proprio lavoro con freddezza e distacco. Come sempre.
Entrò nel suo ufficio. Sedette alla scrivania e aprì il cassetto. Trovò il fascicolo riguardante il ragazzo. Lo sfogliò alla ricerca di un cavillo, di una piccolezza. Forse, la prima volta mi è sfuggito qualcosa.
Non trovò nulla. Draco Malfoy era candido come un giglio.
Si lisciò la nuca. Non è possibile. Nessuno è così pulito. Che scheletri nascondi nell’armadio?
Richiuse l’incartamento, sbattendo le nocche sul piano. “Devo fare altre ricerche. Maledizione!”. Rifletté per alcuni istanti.
Trovò nell’agente Molly Weaslay la soluzione per scacciare i suoi dubbi. Era un drago per quanto riguardava qualsiasi tipo d’informazioni. Se qualcuno celava dei segreti lei riusciva a stanarli, fosse stata anche una piccola macchia, come una multa non pagata o una nota alle elementari.

La donna era seduta al suo posto di lavoro. Lo sguardo fisso allo schermo del computer.
Harry, in un paio di falcate, le fu accanto. “ Ho bisogno della tua maestria”.
Ebbe un sorriso, in risposta. Gli occhi grigi di Molly brillarono di luce propria. Si formarono delle piccole rughe d’espressione accanto alla piega delle labbra. “Dimmi tutto, dolcezza. Sai che non riesco mai a rifiutare un aiuto a un belloccio come te”.
Potter rise. La osservò meglio. Nonostante i cinquant’anni suonati, era ancor una donna molto affascinante.
Gettò il fascicolo sul tavolo. “Voglio che mi trovi il più possibile su di lui. Anche le briciole che ha lasciato per strada, mentre mangiava il panino tre anni fa. Mi sono spiegato?”
Weaslay sbirciò il documento e rimase incantata dalla fotografia. “Accidenti. Sembra un angelo.” Affermò, strabuzzando gli occhi. “Su questo qui, ti troverei tutto. Cavoli! È un bocconcino coi fiocchi” sghignazzò. “Peccato che è troppo giovane. Sennò le ricerche le avrei fatte direttamente in loco.” Strizzò l’occhio, divertita.
Non ne capì il motivo, ma l’ispettore fu colto da un moto di collera. Draco è solo mio, si trovò a rimuginare.
Cercò di calmarsi. Che accidenti penso!? Lui non è mio. Lui non è di nessuno. È solo un bastardo impostore.
Le battute di Molly erano conosciute in tutto il commissariato. Spregiudicata all’apparenza, dolce e materna nella realtà.
La poliziotta si accorse che il collega, d’un tratto, si era rabbuiato. Smise con le considerazioni stupide. “Farò presto. Te lo prometto. Tra poco non ci sarà niente nella vita di questo ragazzo che tu non conosca. Parola di Weaslay”. Iniziò subito la ricerca.
“Torno tra un paio d’ore, ti bastano?”
“Dolcezza, anche meno”, fu la risposta secca.
Potter abbandonò la centrale per iniziare il pedinamento.
Ripensò alle parole della donna. Era come se avesse violato la purezza di Malfoy.
Purezza? Cazzo! Sono fuso. Davvero fuso. E anche geloso. Almeno quello lo devo ammettere. Sono geloso marcio.
  
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