Piccola premessa: in
questa terza e ultima
parte appariranno tre personaggi... Il primo è il Fantasma
del
Natale Futuro, che verrà
impersonato da un personaggio di Axia molto, molto, molto amato dalle
fanciulle
del Semper Fidelis; non dirò il nome, ma tanto si capisce
benissimo da solo chi
è. ;)
Poi il secondo, giusto le
ultime frasi, un
simpatico vecchietto con una strana mania per le anime che ha creato (e
sta creando) parecchi problemi ai nostri amici.
E infine il terzo, un piccolo personaggio (grazie a Susy per avermi suggerito il nome) che NON esiste e probabilmente NON esisterà mai; l’ho inventato io per i fini della fic (e quanto ho riso, credetemi), quindi vedete di non andare a fare domande ad Axia, grazie.
Comunque… Buona lettura e ancora auguri a tutti!!
A Denny
“Oggi
papà è strano.” Glory passò
una pallina rossa a Faith
che, arrampicata in cima a una scala, stava finendo di addobbare
l’albero più grande
nel salone dell’ala Potter.
“Perché strano?”
“Non so, lo ha detto anche mamma. Va in giro con la testa
fra le nuvole e mi ha detto che anche stanotte non ha riposato per
niente bene.
Starà facendo degli incubi?”
“Allora Dio esiste!” trillò Lucas
posando una pila di
pacchetti ai piedi dell’abete.
“Lucas non dire cattiverie” lo reguardì
pazientemente la
sorellina prendendo dalle mani di Glory un elfo canterino.
“La settimana scorsa ha tentato di strozzarmi."
“Tu gli hai bruciato la sua camicia preferita.”
“Volevo stirargliela!”
“Con le mani?!”
Ignorando il battibecco, la piccola Malfoy fece il giro
dell’albero e cominciò a riempirlo di palline
anche sul retro. Sua madre e
Elettra avrebbero potuto addobbarlo in un istante con l’aiuto
della magia, ma
avevano deciso che i bambini, facendolo a mano, lo avrebbero reso
più bello. Se
ne erano convinte, allora...
In quel momento entrò Harry, con una strana espressione in
viso. “Qui qualcuno deve soffrire di personalità
multiple” bofonchiò andando a
sedersi su una poltrona.
“Chi, pa’?” domandò Lucas
strappando dalle mani della
sorella un angioletto che sprizzava scintille ogni volta che lo si
muoveva.
“Il Malefico, chi altri. Mi ha salutato... mi ha dato il buongiorno... e mi ha
chiesto...” Deglutì a fatica, soffiando poi sulla
tazza di caffè che aveva fra
le mani.
“Cosa, papà?” La piccola Faith gli si
avvicinò, curiosa,
mentre il faccino di Glory sbucava da dietro
l’albero.”Cosa, Harry?”
“Se avevo programmi per pranzo.”
Lucas inciampò, da
fermo, nei suoi stessi piedi e Faith guardò con
occhi spalancati il padre.
“E’ una bugia.”
“Giuro di no, piccola.”
Glorya tornò dietro l’abete, corrugando perplessa
le
sopracciglia.
Suo padre, Draco Lucius Malfoy, che invitava a pranzo...
qualcuno?
“Allora... oggi
come andiamo?” Sarah Grant si chinò sulla
collega, bisbigliando a bassissima voce la domanda.
“Oh, non so. Oggi è strano.”
“Solo oggi,
tesoro?”
“Be’, più strano del solito, ok. Almeno
il signor Duncan mi
ha dato una bella notizia.” Emily si alzò e
andò a riporre alcune carte in uno
schedario lì accanto, sorridendo sotto i baffi.
“Del genere?”
“Dopo Natale il signorino se ne starà a casa una
settimana
a...”
“Farla esplodere, sì conosco il tipo. Lui e i suoi
esperimenti.” Sarah alzò gli occhi al cielo,
posando poi un plico di documenti
sulla scrivania dell’amica. “Questi glieli dovresti
far firmare.”
L’altra sorrise e tornò alla scrivania, dove
riprese a
copiare delle lettere. “Almeno non lo vedrò per un
po’ di tempo.”
“Con la fortuna che hai verrà in ufficio solo per
torturarti.”
“Probabile. Comunque ho deciso di dargli un mese, se entro
questo lasso di tempo mi tratterà meglio resterò,
altrimenti, nonostante mi
pianga il cuore all’idea della perdita del mio attuale
stipendio, me ne andrò.
Jenny è tristissima per domani e a me non piace vederla
triste.”
“Be’, immagino. Sei sempre andata alle sue recite e
quest’anno sei costretta a saltarla.”
“SIGNORA RUPERT! I DOCUMENTI, GRAZIE!”
Emily alzò gli occhi al cielo. “Come non
detto.”
“Tesoro, almeno ha detto grazie.”
Quella stessa sera Emily,
invece di raccogliere le sue cose
e andarsene subito come faceva sempre, prese coraggio e
bussò alla porta
dell’ufficio di Draco, entrandovi senza aspettare il permesso.
“Cosa vuole, signora Grant? Ho ancora delle carte da firmare
se non se n’è accorta. Comunque lei può
andare.”
“Lo farò, ma prima le devo dare questa.”
Si avvicinò alla
scrivania di Malfoy e vi posò sopra una lettera chiusa.
Gli occhi grigi di Draco si sollevarono a guardarla. “Cosa
sarebbe?”
“Mi aspettavo di meglio da lei, devo dire. Qui mi sento...
sfruttata.”
L’uomo alzò un sopracciglio.
“L’ho già sentita questa
frase.” Poi tornò ai documenti. “Se non
le vado bene può tranquillamente
andarsene, anche se in effetti lei è la migliore segretaria
che io abbia mai
avuto. Non sarei contento di dovermene cercare
un’altra.”
Emily rimase senza parole per un lungo momento prima di
continuare con il piccolo discorsetto che si era preparata.
“Be’, io... io...
Insomma, mia figlia, Jenny... Cioè, nemmeno la Vigilia di
Natale posso stare
con lei. Per noi questa festività è molto
importante e...”
“Per voi, appunto. Il lavoro è pur sempre lavoro,
e in
questi giorni ne abbiamo molto se non se n’è
accorta. Se non le va bene può
andarsene, come le ho detto. Ora, se non le dispiace, dovrei davvero
finire
qui. Anche io ho una famiglia a casa.”
“Purtroppo” disse Emily girandosi e uscendo in
fretta
dall’ufficio, seguita dallo sguardo sorpreso del suo capo.
Sciocchezze, il Natale
è... Un forte quanto improvviso mal di testa lo
costrinse a chiudere gli
occhi e per un attimo la sua vista fu appannata da un lampo dorato e
uno
argenteo. Che diavolo...?
*
“Draco alla fine
sono andata io a comprare i regali insieme
ad Elettra, ma non può sempre finire
così.” Hermione posò le mani sui
fianchi,
piazzandosi davanti al marito seduto sul bordo del letto. “Mi
hai sentita?”
“Ho mal di testa” borbottò lui
lasciandosi cadere sul
cuscino.
“Sì, ho capito.” La donna fece il giro
del letto e si
accomodò fra le coperte. “Un giorno rovinerai il
Natale a tutti noi, compresi i
bambini, con il tuo dannato odio verso questa festa.”
“Non è odio, semplicemente non mi piace. Trovo
insulsa la
cosa del: tutti più buoni se no Babbo Natale non vi porta i
regali. Ma va.”
Lei non gli rispose e poco dopo lo raggiunse il debole suono
del suo respiro.
Così, non gli restò altro da fare che chiudere
gli occhi e
cercare di scacciare il pulsante mal di testa che lo stava tormentando
da un
paio d’ore, da quando aveva visto quelle due luci brillargli
dietro le palpebre
chiuse.
Luci? No, un attimo!
Si alzò a sedere di scatto e provò a svegliare la
moglie
scrollandola per una spalla, invano.
“Sta dormendo, come le due sere precedenti, Draco.”
Oh, Merlino, ancora.
Sospirando esasperato, Draco si voltò verso la poltroncina
accanto alla specchiera, su cui stava seduto l’ennesimo
fantasma; sembrava
giovane, nonostante fosse avvolto da una cupa aura grigio scuro, quasi
nera.
Aveva profondi occhi argentei e capelli castani, e anche lui gli
sembrava
familiare nonostante non lo conoscesse. “Di nuovo? Non avete
proprio fantasia,
voi.”
Il fantasma sorrise leggermente, alzandosi e avvicinandosi
al letto. “Questa è l’ultima notte, la
più importante. Io sono il Fantasma del
Natale Futuro. O, almeno, di quel Natale che potrebbe essere.”
“Come non detto, mancate proprio di fantasia. Potter me la
pagherà.”
“Non ricorderai niente, mai. Rimarrà solo una
sorta di...
conoscenza nel tuo spirito. Una conoscenza che ti aiuterà ad
essere migliore.
Se supererai la prova.” Una pallida mano si
allungò verso Draco e l’uomo sul
polso notò uno strano tatuaggio.
“Noi due ci conosciamo?”
Il ragazzo-fantasma scrollò le spalle. “Potremmo, nonno, chi lo sa.”
“Eh, senti, non sono così vecchio da poter essere
chiamato
‘nonno’, moccioso.”
L’altro si limitò a sghignazzare e a sollevarsi
dal terreno,
trascinandosi dietro un depresso Malfoy. “Non capite un
cazzo, voi stupidi
fantasmi. Il Natale non mi piace e non mi piacerà mai, stop.
Finita qui.”
“Le persone possono sempre cambiare idea, nonno.”
“Senti, se vuoi che andiamo d’accordo non chiamarmi
‘nonno’.”
“Certo, nonno.”
Questa volta Draco fu avvolto da una pesante nebbia nera,
che quasi gli chiuse i polmoni, rendendogli difficile respirare.
“Cosa...?”
“E’ il futuro, Draco. Un possibile futuro, ma pur
sempre un
tuo futuro, un futuro che ti sei creato tu, con le tue
azioni.”
“Il mio futuro è una nebbia nera?”
chiese Malfoy tossendo.
“Chissà.”
Dopo pochi attimi si ritrovarono nel salone principale della
Lucky House, dove solitamente Hermione ed Elettra organizzavano le
feste più
importanti.
Era uguale a come Draco se lo ricordava; le decorazioni
erano le stesse, il grande caminetto acceso spandeva un piacevole
tepore. Lì
davanti, seduta a gambe incrociate, una bambina stava giocando con un
pelouche
che galleggiava a mezz’aria.
“Siamo tornati indietro. Quella è Glory qualche
anno fa”
borbottò Draco riconoscendo in un lampo i lunghi riccioli
biondo chiaro della
bimba.
Il fantasma sorrise e si avvicinò alla piccola,
inginocchiandolesi di fianco. “Eh, no, nonnetto,
non è tua figlia.”
Draco alzò sorpreso un sopracciglio e si
avvicinò,
accucciandosi accanto al fantasma. Proprio in quel momento la bambina
alzò la
testa, affascinata dalle scintille del fuoco nel camino, mostrando un
paio di
splendidi occhi azzurri.
“No, non è Glory...” mormorò
sbattendo le palpebre più
volte, stupefatto da quella straordinaria somiglianza.
“Eh, no.”
“Sophia! Dove sei?”
Nel salone entrò una graziosa donna di circa
vent’anni, con
lunghi capelli scuri e un paio di bellissimi occhi color zaffiro.
Draco la scrutò a lungo prima di riconoscere in lei la
piccola Faith. “Oddio, mi hai davvero portato nel
futuro.”
“Te ne sei convinto, finalmente.”
Sempre seduti sul pavimento, i due esseri evanescenti
osservarono la giovane donna sorridere e prendere in braccio la bimba
bionda,
che le ritornò il sorriso e le sfiorò le guance
con le manine paffute. “La
mamma tornerà presto, che ne dici di andare a mangiarci
qualche biscottino in
cucina mentre la aspettiamo?”
“Papà?”
“Torna anche il papà, andiamo.”
Il Fantasma del Natale Futuro si alzò e tese una mano a
Draco. “Andiamo anche noi.”
Docile, Malfoy accettò la mano e, stringendola come non
aveva mai potuto fare con gli altri due fantasmi, seguì
donna e bambina verso
la cucina dell’ala Potter della Lucky House. Lì,
Faith posò Sophia su un
seggiolone posto accanto al tavolo e poco dopo le servì un
bicchiere di latte e
alcuni biscottini rotondi.
“Paaaapà!” esclamò la piccola
dopo aver sgranocchiato un
dolcetto.
“Torna subito, tesoro.”
La bimba sorrise e prese a canticchiare.
“E’ carina” disse il fantasma passando la
mano a pochi centimetri
dai riccioli biondi.
Draco lo guardò sospettoso.
“Sì...”
Improvvisamente qualcuno entrò nella cucina, gridando a
pieni polmoni: “Dov’è il mio
biscottino?”
La bimba lanciò un urletto di gioia e si voltò di
scatto
verso la porta, porgendo le braccine all’alto, giovane uomo
che si avvicinò a
lunghi passi al seggiolone per poi prenderla in braccio e farla volare
in aria.
“Come sta il mio pasticcino?”
“Paaaapà!” urlò la bimba
ridendo con la tipica gioia
irresistibile dei più piccoli.
Faith si avvicinò sorridendo ai due, accarezzando i capelli
alla bambina. “Benissimo, e si è comportata ancora
meglio anche se sentiva la
vostra mancanza.”
“Oh, ogni tanto un viaggetto ci vuole” rispose il
giovane
dando un bacio umido alla guanciotta della figlia.
Draco, alla fine di quella scenetta, sgranò gli occhi e si
sporse in avanti, stentando a credere a ciò che vedeva.
“Scusa, ma... quello è
mica Lucas?”
Il suo accompagnatore sorrise e annuì.
“Infatti.”
“Lucas ha una figlia?” Malfoy perse
l’equilibrio e si
dovette appoggiare alle spalle dell’altro per evitare di
finire a terra.
“Quello? Quel dannato moccioso avrà una
figlia...”
“... con bellissimi riccioli biondi, eh
sì” terminò il
fantasma sorridendo sotto i baffi.
Draco cominciò a sudare freddo e gli ci vollero parecchi
secondi per riuscire a girarsi verso l’entrata della cucina.
Lì, una bellissima donna con i capelli raccolti in un
elegante chignon, aveva appena fatto scendere dolcemente a terra una
valigia.
“Sophia?” disse sorridendo dolcemente verso la
bambina.
“Mamma!”
Allora Draco cadde a terra, svenuto.
Lentamente, Draco
tornò alla coscienza. Aprì gli occhi e si
ritrovò a guardare i sorridenti occhi grigi del suo
accompagnatore, seduto
accanto a lui. “Sei rinvenuto, finalmente.”
“Cosa... è successo?”
“Sei svenuto!”
Draco corrugò le sopracciglia, alzandosi a sedere con
grazia. “Impossibile.”
“Sei svenuto, nonno.”
Il fantasma fu fulminato con gli occhi. “Ti ho detto...
impossibile.”
L’altro allora scrollò le spalle. “Come
vuoi. Ora
continuiamo il giro.”
La nebbia nera li riavvolse per poi farli ricomparire nel
salone di prima, dove era in corso una cena.
Al lungo tavolo apparecchiato sfarzosamente Draco riconobbe
gran parte dei suoi conoscenti; a capotavola erano sedute Hermione ed
Elettra,
sempre bellissime. Scorse più volte il tavolo, ma...
“E io dove diavolo sono?”
Il fantasma si alzò in piedi e si avvicinò al
seggiolone di
Sophia. “Ovviamente non partecipi alle cene di famiglia
natalizie da quasi tre
anni.”
“Ovviamente?” ripeté Draco sforzandosi
di non fissare la
bambina e la coppia che le sedeva di fianco.
“Be’, sai. Il tuo caratteraccio ha avuto la meglio.
Hai dato
un ultimatum tre anni fa, non saresti più venuto se lui
fosse rimasto.”
“Lui?”
Il fantasma indicò l’uomo accanto alla bambina.
“Lui Lucas?
Be’... andiamo...”
“Così ora ti diverti a rovinare la vita a tutti
coloro che
conosci, specialmente a tua nipote, tua figlia e tua moglie... da cui,
in effetti,
hai divorziato.”
“Cosa cazzo stai dicendo?”
“La gravidanza di tua figlia non ti è andata molto
giù, per
usare un eufemismo, se poi pensi che te l’ha anche detto un
mese esatto dopo
Natale... Tira le tue conclusioni. Ora vivi da solo in una villa vicino
al
Ministero, ma nessuno ne è felice, tua figlia in primis.
Ogni anno rovini il
Natale a tutti, anche se non è mai stato detto. Loro ti
amano, e ti vogliono
con loro, ma non possono.”
“Ma... i Bracciali...”
Il fantasma indicò con la testa Lucas, sul cui braccio
brillava quello che era il Bracciale di Draco. “Ah,
be’, allora... Ma... il
Natale bisogna passarlo in famiglia, è
un’occasione allegra, suvvia, che cazzo
avevo in testa quando...”
All’improvviso furono di nuovo circondati dalla nebbia scura
e Draco non vide più niente se non il suo accompagnatore.
“Cosa…?”
“E' questo ciò che volevamo. Dovevi dirlo tu, non
noi. Non ricorderai nulla di questa notte come delle precedenti,
solo il tuo spirito ne conserverà il ricordo.” Il
Fantasma del Natale Futuro
sorrise e lo riprese per il braccio. “Ricorda, lo hai detto
tu stesso: il
Natale bisogna passarlo in famiglia, è
un’occasione allegra. Allora perché
rovinarla a tutti coloro che ti amano?”
Pian piano gli occhi di Draco cominciarono a chiudersi, e
presto i ricordi di quella notte e delle precedenti cominciarono a
svanire.
*
“Draco, spegni
quella dannata sveglia.”
Svegliato dalla voce della moglie, l’uomo obbedì e
poi
rimase per lunghi minuti a fissare il soffitto, confuso.
“Draco” la voce arrochita dal sonno di Hermione lo
raggiunse. “Sei sveglio? Devi andare a lavoro presto oggi.
Cerca però di
arrivare in orario, stase...”
Non riuscì a finire la frase, interrotta dalle labbra del
marito che le chiusero le sue. “Ti amo.”
“Dai, Jenny,
dovresti davvero fare colazione. Devi essere in
forma per la recita!” Cercando di far sorridere sua figlia,
Emily le porse un
boccone di frittelle ricoperte di sciroppo d’acero, le
preferite della piccola,
invano.
Jenny serrò le labbra e voltò la testa da un
lato,
incrociando stizzita le braccia sul petto. “Non voglio
andarci a quella stupida
recita.”
“Ma, tesoro...”
“No, se tu non ci sei non ne vale la pena.”
Emily sospirò pesantemente. “Ti ringrazio, amore,
però...”
Un TOC TOC alla finestra attirò l’attenzione delle
due.
“Quello è il gufo reale del signor
Malfoy” mormorò Emily andando ad aprirgli.
Curiosa, Jenny seguì la madre, che stava srotolando la
pergamena che le aveva consegnato il gufo.
Quattrocento galeoni
sono stati versati alla sua cassetta di sicurezza alla Gringrott, ci
faccia
quello che le pare.
“Ehm... mamma
è arrivato un gufo.”
Una donna vestita con abiti da cameriera si avvicinò ad una
sedia a dondolo posta accanto a un caminetto acceso, porgendo una
pergamena
all’anziana che vi era seduta.
Una mano tremante si sollevò e prese la lettera.
Non le chiederò scusa,
non ho scusanti, accetti solo questo dono.
La signora McAddams piegò accuratamente la pergamena e la
gettò nel fuoco.
“No, mamma, che fai?”
“Portami carta e penna” mormorò la
signora, “ci sono da
chiamare Jeremy e John e gli altri. E porta qui quelle palline che
lasciano
cadere caramelle quando le si prendono in mano. Se non ti ricordi ho
sei
nipotini.”
“La stavo
cercando.”
Un’anziana megera con un porro sul naso si fermò
di scatto
in mezzo al marciapiede, osservando circospetta l’uomo che le
si era parato
davanti. “Ah, sì?”
L’altro non rispose, limitandosi a consegnarle un borsellino
pieno di monete. “Per i suoi orfani. Quando
tornerà indietro troverà anche un
sacco pieno di regali. Sa... il pelouche dell’altro giorno le
era piaciuto...
Arrivederci.” L’uomo si toccò il
cappello in gesto di commiato e girò sui
tacchi, allontanandosi lentamente.
Per un lungo minuto la vecchia tenne lo sguardo puntato
sulla borsa che teneva fra le mani, poi sorrise. “Hai vinto
tu.”
Un altro uomo si fece avanti, circondandole le spalle con un
braccio mentre con la mano libera si accarezzava amorevolmente le
boccettine
colme di fumo colorato che teneva intorno al collo. “No, ha
vinto di nuovo lui”
rispose sorridendo amabilmente.
*
Fischiettando
allegramente, Draco roteò più volte il suo
bastone da passeggio, rischiando di falciare le gambe ai passanti.
“Ehi, idiota, sta’ attento!” gli
gridò dietro un nano.
“Mi scusi, e buon Natale!”
Maglia di cachemire,
maglia di cachemire...
Si fermò davanti ad un negozio di vestiti, osservando con
cura la vetrina. Stava per entrare quando andò a sbattere
contro la coppia che
ne stava uscendo. “Oh, scusate e buon Natale! Ah, siete voi,
buongiorno.”
I due lo osservarono a lungo con occhi talmente sgranati che
rischiarono di cadere fuori dalle orbite. Mai e poi mai Milos Morrigan
e
Beatrix Vaughn avevano sentito Draco Malfoy chiedere scusa.
Rimasero impalati all’entrata del negozio fin quando lui non
ne riuscì con un pacco sotto il braccio. Vennero prontamente
ignorati, fino a
che, qualche passo dopo, lui non si voltò e li
fissò.
“Be’? Che cazzo avete da guardare?”
FINE
A Denny
perché...
Ok, calma, prendi un grande respiro e cerca di non venire a
Udine per ammazzarmi, te ne sarò molto grata.
Ti sei calmata? Hai smesso di ridere? Hai messo via l’ascia?
E il cianuro? E’ tornato dentro il suo cassetto? Ok, calmati.
Ti è venuto il diabete? Benissimo. u.u
... perché sei una persona magnifica [con tendenze slash
(mio
marito è etero, grazie. Ah, e grazie per averlo inventato,
ovvio)] che mi
sopporta anche se a volte sono un po’... asfissiante. Ti
voglio
bene e sempre
te ne vorrò, non cambiare mai ché mi piaci
esattamente
così.
Auguri di Buon Natale!