Tanti
auguri di Natale a tutti, prima di tutto.
Mi
scuso tantissimo per il ritardo assurdo con il quale sto postando ultimamente.
Spero
di riuscire a farmi perdonare con questo capitolo.
Buona
lettura, ci vediamo in fondo (leggete, please =D)
CERCASI UNA SANTA PERSONA
CHE MI INSEGNI COME METTERE UN’IMMAGINE QUI NELLA
FIC: QUESTO è IL MIO CONTATTO DI MSN à fridagr92@hotmail.it
Paure.
Non sono
mai stata brava a guidare; di solito era Michael che mi portava a scuola, agli
studi televisivi o ovunque volessi, oppure dovessi, andare.
“Sono
totalmente negata, Edward”, sospiro, togliendo la mano e ignorando la fitta di
dolore per l’assenza del freddo della sua pelle.
“Non dire sciocchezze. Quando saremo arrivati avrai già imparato”, sorride,
riprendendo la mia mano, cosi piccola fra la sua, e
rimettendola dov’era prima. Edward non ha voluto dirmi dove andremo e ormai
sono più di venti minuti che guidiamo.
Cioè, lui
guida e io cerco di limitare i miei danni.
Il primo
appuntamento con Edward. Ci sono molti aspetti che mi erano sembrati di poco
conto e che invece non fanno altro che punzecchiarmi come uno sciame di api.
Come mi
dovrei comportare? Di solito non bacio mai al primo appuntamento. Ma questa non
è propriamente la prima volta che ci incontriamo soli.
E,
soprattutto, io ho già baciato Edward. Eccome se l’ho fatto.
Posso
prendergli la mano quando passeggeremo? O forse è troppo una cosa da… “coppia”?
Edward mi ha già tenuta per mano.
Dovremmo
farci qualche domanda su di noi, per conoscerci meglio? Come potrei? Lui è un
vampiro e ogni cosa di lui mi fa sentire talmente inadeguata da buttarmi ancora
più giù.
Non ha
difetti, debolezze. Io invece sono fatta solamente di questo. Insicurezze,
paure.
Mentre lui
è talmente splendido, talmente perfetto… come può uscire con una
come me? Cos’ho io da offrirgli che Tanya non ha? Non
voglio pensare a Fiammetta ora.
Guidiamo
per altri venti minuti e ormai sono quasi le sei. Il sole si fa più debole,
tenue. La guida di Edward accelera, come se avesse fretta.
“Dove
siamo?”, mi sporgo verso avanti, tentando di captare odori
familiare. Edward mi ha messo le sue mani sugli occhi, per impedirmi di
guardare. Un odore forte, inconfondibile, sovrasta tutti gli altri. I rumori
delle creature che vi abitano arrivano prepotentemente a noi.
Questo è
un luogo che non vedo da tanto tempo. Un luogo che riporta a me i ricordi più
belli, i momenti più felici: quelli passati con la mia famiglia. Quei rarissimi
attimi in cui eravamo insieme e potevamo bearci di poche risate e discorsi
frivoli.
Il mare.
Edward mi
lascia guardare e, anche se avevo già capito dove siamo, i miei occhi si
riempiono comunque di lacrime.
Lacrime di
gioia, di commozione.
“Bella?”,
la voce allarmata di Edward arriva alle mie orecchie come ottavata.
“È… è bellissimo. Grazie”, gli dico, girandomi poi verso di lui.
Rimango interdetta. Il sole forma sulla sua pelle miliardi di piccoli
cristalli.
Vorrei
baciarlo. Vorrei vedere se è proprio vero che i vampiri non hanno bisogno di
respirare. Vorrei essere io la sua aria e poi togliergliela dalle labbra, solo
per obbligarlo a baciarmi ancora.
Lo vedo
sorridere, allungare lentamente la sua grande mano da pianista e appoggiarla
sulla mia guancia. Asciuga le due lacrime che sono scese dai miei occhi e poi
si avvicina.
Ora mia
bacia. Ora mi bacia.
Parte da
dietro l’orecchio, per passare alle tempie, giù fino al mento. Un bacio al
naso, uno sugli occhi, uno sulla fronte.
Ore mi
bacia. Ora mi bacia.
E invece
non lo fa.
“Non si
bacia al primo appuntamento, tesoro”, sussurra al mio orecchio, prima di
mordicchiarne il lobo. Non si bacia al
primo appuntamento? E quale maschio lo dice?
“Mi stai prendendo in giro, vero? Noi ci siamo già baciati,
Edward”. Cerco di appianare l’espressione del mio viso, perché Edward ne sembra
divertito. Sono confusa e sconcertata.
“Ed è
anche stato fantastico, aggiungerei”.
“Mi prendi
in giro, vero?”, ripeto. L’istinto di saltargli addosso è forte. In tutti e due
i sensi. Ho baciato pochissimi ragazzi in vita mia: la maggior parte delle
volte poi, era a causa di una parte in un film, o per un servizio fotografico.
Queste cose qui, nulla di più.
Il sole
sta tramontando. Edward ha portato con sé una coperta e un piccolo cestino da
picnic. Piccolo perché lui non mangia, ovviamente. Tsè, vampiri.
La
tovaglia è a scacchi rossi e bianchi, tremendamente simile a quei film per
teenager in cui lei passa un bellissimo pomeriggio con il ragazzo che le piace
da una vita.
Sono una
ragazza fortunata. La vita non mi ha mai negato niente. E io invece continuo
sempre a compatire me stessa, buttando via momenti preziosi della mia vita.
C’è una
torta al cioccolato, una bottiglia di succo all’arancia, una di latte fresco,
dei biscotti cocco e nutella e tantissimo altro… sembra quasi che Edward abbia
spiato la mia merenda da sempre. Tutto ciò di cui sono golosa è qui davanti a
me.
“Non ti ho
mai presa in giro, Bella”. Lo dice con cosi tanta
serietà, cosi convinto, da costringermi ad abbassare
lo sguardo e farmi chiedere: e io sono
sempre stata sincera?
No, non lo
sono stata.
Gli ho
mentito per tante, tantissime cose. Sui miei sentimenti contrastanti per
Michael, sulle mie indecisioni.
Seduti
sulla tovaglia, appoggio la testa sul suo petto. È freddo e duro, come una
statua di ghiaccio: una bellissima e perfetta statua di ghiaccio.
Vorrei che
mi baciasse.
Vorrei che
lo facesse ora.
Invece, il sole cala, portandosi via con se i rumori forti dei
gabbiani e lasciando solamente un orizzonte scuro e misterioso. Faccio fatica a
vedere l’espressione di Edward, i suoi lineamenti, perché l’oscurità me li
cela.
“Andiamo”,
dice, prendendomi la mano. Eravamo rimasti in silenzio e lui aveva continuato
ad accarezzarmi i capelli e il volto, mentre io mangiucchiavo i dolci che avevo
davanti.
Edward
aveva preso una fragola, frutto totalmente fuori stagione, ma inspiegabilmente
buonissimo, coperta di cioccolato e l’aveva portata alla mia bocca.
Aveva
osservato le mie labbra chiudersi sul frutto e non ne aveva staccato gli occhi
per un bel po’.
Ero convinta che mi
avrebbe baciata.
Invece,
sono ancora qui, e non l’ha ancora fatto.
Accetto la
sua mano, tesa verso di me per aiutarmi ad alzarmi, e insieme riponiamo gli
avanzi e la tovaglia nel cestino.
Le sue
dita si intrecciano alle mie e, quando faccio per lasciarle, non fanno altro
che rafforzare di più la presa.
Non mi
bacia, ma è già qualcosa.
“Non
capisco perché tu mi abbia bendata per tornare a casa”, mi lamento ancora, “non
vuoi che veda quanto stai andando veloce, cosi non
criticherò ancora la tua guida da pazzo?”, lo prendo in giro.
Una spessa benda rosso scura mi impedisce di guardare dove stiamo andando.
A casa,
suppongo.
Ma se non
fosse cosi? Beh, un po’ spero che l’appuntamento sia finito. Il picnic è stato
bellissimo, vedere il mare anche, ma… Edward ha preso le distanze. Il giorno
prima quasi mi ha mangiato
con baci roventi, mentre oggi sembra quasi un’altra persona.
Cosi
pensieroso, taciturno.
Edward si
lascia andare in una risata sommessa e nervosa.
Non è lo
stesso che mi ha travolto con la sua passione ieri sera. Non è quello a cui ho
rivelato gran parte di me, quello con cui ho passato tantissimi bei momenti.
“Siamo
arrivati, Bella”, dice. Un attimo dopo sento la portiera aprirsi e l’aria
fredda scuotermi un poco. Mi stringo di più nel giubbotto di Edward, decisamente
troppo grande per me, ma unica mia fonte di calore, e
allungo le mani per riuscire a scendere.
Edward le
afferra e mi tira leggermente verso di sé, come a dirmi di non avere paura, che
lui c’è.
Inizio a
stufarmi di quello stupido gioco: tutta la felicità, proprio quella che mi ha
tenuta sveglia questa notte, quella che mi ha fatto immaginare mille romantiche
scene sul nostro primo appuntamento, ora mi rende irascibile e acida.
Edward non
mi ha baciato: inoltre, quando lo stavo per fare io, mi ha allontanata. Con
garbo, scherzandoci sopra, ma mi ha comunque allontanata.
E ora sono
ferita. Si, il mio ego ne è ferito.
Non perché
sono una modella. Non perché mi credo bella e per questo nessuno mi possa
rifiutare. Non sono cosi stupida da pensare ciò.
Ma perché
mai, mai avrei pensato che l’Edward
Cullen che ogni notte sogno, potesse fare una cosa del genere. Proprio quel
Cullen che con l’inganno aveva trovato un modo per uscire con me, i primi
giorni di scuola.
Ora, le
cause potrebbero essere due.
O Edward ha
finto fino ad oggi.
Oppure è
successo qualcosa di grave.
Non so
quale sia peggio delle due.
L’aria è
fredda.
Dove
siamo? Voglio tornare a casa. Questo non è il mio Edward.
Edward è
dietro di me. Lo so perché, ora che ci siamo fermati, sento perfettamente il
suo respiro, ancora più gelido dell’aria, sul mio collo.
Non ho
paura che mi morda. O forse, non avrei dovuto averne paura prima, con il mio Edward.
Ma questo
è ancora il mio Edward, il vampiro che io conosco, che io… di cui io sono innamorata?
Edward mi
bacia il collo e poi, dopo avermi accarezzato i capelli, slega la benda che mi
impediva di vedere.
Davanti a
noi, tanto ghiaccio. Ovunque solamente ghiaccio.
Una pista
da pattinaggio.
Mi giro
verso Edward, scordandomi per qualche secondo tutte le mie preoccupazioni, le
mie domande, i miei dubbi, e perdendomi nell’oro, oggi più chiaro del solito,
dei suoi occhi.
Sorrido
raggiante, contenta di vedere in lui, finalmente, uno sprizzo del ragazzo che
conosco.
“Pattiniamo?”,
mi chiede, porgendomi un paio di bellissimi pattini da ghiaccio, bianchi e
nuovissimi. Sicuramente non un paio di quelli che si possono noleggiare.
Gli ha
comprati per me?
Lui in
mano ne ha un altro paio, neri ed eleganti.
Gli
indossiamo velocemente, non interrompendo mai il contatto dei nostri occhi.
Mi alzo,
titubante, e mi aggrappo alla balaustra. Non sono bravissima a pattinare. So
stare in piedi, muovermi, ma non sono di certo una pattinatrice.
Edward
procede con sicurezza, con gli occhi chiusi e le mani dietro la schiena,
roteando su se stesso lentamente e procedendo contemporaneamente verso avanti.
Sembra un
angelo.
Io,
invece, una buffa ragazzina che non sa come muoversi.
Un passo
dopo l’altro, inizio a scivolare, non nel senso lato della parola, sul
pavimento ghiacciato.
Ho paura
di avvicinarmi a lui, prendergli la mano.
Ho paura
che possa respingermi ancora.
Perciò,
sto a qualche metro di distanza da lui, continuando semplicemente a contemplare
la sua bellezza da lontano.
Con una
mezza giravolta, Edward si gira verso di me, guardandomi dubbioso e tendendomi
la mano.
“Vieni”, sussurra, ammaliatore come una creatura del mare.
Aumentando
un poco il ritmo dei movimenti, mi avvicino a lui, afferrando la sua mano quasi
fosse un’ancora di salvezza.
“Ti
ringrazio per avermi portata qui”, gli dico, abbassando gli occhi.
Vorrei
sorridere per mostrargli la mia gratitudine.
Vorrei
piangere perché non so che cosa gli stia succedendo.
Vorrei
scappare perché ho paura di non voler davvero sapere la verità.
“Sono io che devo ringraziare te. Anzi, forse dovrei… scusarmi”,
mi risponde, abbassando gli occhi e fermandosi improvvisamente.
Per poco
non rischio di cadere.
“Ecco,
Bella… io ho parlato con Michael, oggi”.
È facile
guardare in faccia una persona quando questa ha gli occhi chini.
Ma è
quando Edward rialza lo sguardo e vedo i suoi occhi, che sono costretta a
voltarmi.
Sono occhi
dispiaciuti, amareggiati.
Occhi
pieni di sofferenza.
Sono io ad
avergliela causata? Che cosa avrà detto Michael di cosi tanto grave?
“Mi ha parlato di quando lui si è appena trasformato. Di come tu
gli sia stata vicina, delle telefonate alla finestra, dei vostri discorsi. Mi
ha detto quanto tu non sopportassi quella situazione,
di stargli lontano”, continua. Non è propriamente ciò che dice a gelarmi il
sangue nelle vene, ma come lo fa.
Continuo a
non parlare e a guardare da un’altra parte. Sento il suo sguardo, tanto pesante
da sembrare un macigno, davvero troppo grande da sopportare, perforarmi
l’anima.
“Dimmi, Bella. È lui che vuoi?”.
La domanda
è schietta. Semplice.
Un colpo
secco, senza tanti giri di parole.
Non sono
mai stata una persona con le idee chiare. Una di quelle che sa cosa vuole, che è sicura nelle sue decisioni.
Anzi, sono
tutto il contrario. Insicura, tremendamente indecisa.
“Edward,
io… per me Michael è solamente un amico. Un grande, grandissimo amico. Mentre tu…”.
Tu sei il
ragazzo di cui sono innamorata.
Quella che
mi fa battere tremendamente il cuore anche solo quando mi guardi.
Arrossisco,
voltando lentamente la testa verso di lui.
Si
avvicina a me, aprendo la braccia e accogliendomi. Mi
abbraccia, facendomi appoggiare la testa sul suo petto, ancora.
“Sei l’unica persona che mi abbia mai fatto sentire davvero vivo, Bella. Non posso neanche pensare di
perderti. Capisci che sapere di doverti dividere con un altro
ragazzo mi distrugga?”, mi spiega, accarezzandomi una guancia.
“Tu non mi
devi dividere con nessuno”, sussurro, talmente piano da dubitare che mi abbia
sentito.
Invece, la
sua presa si rafforza e, finalmente, si sporge verso di me.
È come se
tutto andasse a rallentatore, troppo piano per impedire al mio cuore di provare
a saltarmi fuori dal petto.
Edward mi
bacerà.
E,
finalmente, mi bacia.
Ehm, forse non è il primo
appuntamento che vi aspettavate. Forse questo capitolo fa un po’ schifo. xD
Non mi dilungo troppo
perché vorrei parlarvi di una cosa.
Ci sono almeno 190 persone, tra preferiti e
seguite, che seguono questa fic. Ora, io dico.
Possibile che dalle 20 persone iniziali, siano sempre le solite (grazie, vi
amo) 6 o 7 che recensiscono? Io penso che una recensione non costi tanto!
Quindi, vi chiedo
gentilmente, di lasciarne una.
Magari scrivetemi che
cosa c’è che non va, cosa non vi piace e che non vi ha spinte a recensire
prima. Ve lo chiedo per favore.
Ora, passiamo alle
procedure solite.
Sono
tra le preferite di: 122
persone
Sono
tra le seguite di: 68
persone
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Le mie Fic:
In
corso:
Fuga dal
successo (cap. 12, raiting
arancione)
Amore e odio
( cap. 5, raiting
arancione)
Evermore
( cap 2. raiting verde)
Attimi
d’amore (3 drabble. Raiting verde)
Conculuse:
Ombre (One Shot, raiting
giallo)
Amore e
Passione ( cap. 25, raiting arancione)
Recensite, mi raccomaaando!!!!!!
A
presto, baci. Greta.