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Autore: x__Koizumi    26/12/2009    2 recensioni
Una raccolta di storie tratte da sogni di vario genere. Entrate un po' nel mio inconscio, avanti!
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riti

 

Lilith

 

 

Questa è un’accademia, ma non come le altre. Un po’ stile Hogwartz, si potrebbe dire. Oltre alle materie standard, infatti, si studiano arti magiche, oggetti sacri con strani poteri... Ma la cosa strana non è solo questa. Oltre ad essere stile “Harry Potter”, ospita anche studenti non-umani. Ci sono vampiri. Tutti convivono pacificamente. I vampiri non si nutrono dagli umani, sempre che non gli si offra loro. Come ho fatto io con Thomas. Be’, ma io lo amo. Forse anche lui prova una certa attrazione nei miei confronti e da quando ha bevuto il mio sangue, sa con esattezza ogni cosa che mi passa per la testa e ogni stato d’animo, sentimento o emozione che pervade il mio corpo. Ha bevuto il mio sangue, sì, ma non ha condiviso il suo. Non me la sono presa più di tanto perché so che può essere pericoloso, per me. Potrei diventare come lui e non sono ancora pronta.

Quel giorno, come tutte le mattine, stavamo salendo le scale che ci avrebbero portato in biblioteca. Anche le scale sono stranissime. Larghe in una maniera esagerata, con un tappeto rosso che le copre quasi interamente e la ringhiera di legno antico. Cosa ci sia di strano?

1.       Sono infinite, arrivare in cima è un’impresa.

2.       Più si sale, più si stringono.

3.       Dicono che parlano, ma io non le ho mai viste spiccicare parola.

Siamo a migliaia ogni mattina a salire queste scale, per questo stiamo procedendo a passo di lumaca. Al mio fianco c’è Thomas, con la tunica nera che svolazza a ogni passo che fa. Odio le tuniche nere che la scuola costringe a indossare per coprire i nostri normali abiti. I vampiri, invece, sembrano gradire e Thomas è terribilmente sexy con quella tunica che si confonde con il nero brillante dei suoi capelli!

Saliamo l’ennesima rampa di scale e scorgo il direttore dell’accademia affiancato da una donna di mezza età in carne che incute timore.

“Dicono che la signora Rampkin ogni anno scelga tre vampiri tra gli studenti e questi siano costretti ad andare con lei chissà dove e chissà per quale motivo. Nulla di buono, comunque”, sento dire a bassa voce da una studentessa, che lo sta confessando alla sua amica.

“Li scelgono in base alle abilità. Scelgono quelli più forti, quelli da cui si può ricavare qualcosa di potente”, continua quel sussurro.

Istintivamente mi aggrappo al braccio di Thomas che, preso di sorpresa, mi guarda e sorride, non capendo il motivo di tanta agitazione da parte mia. Lui è un vampiro potentissimo, lo so bene. L’unico che riesce a spostare qualsiasi cosa con la sola forza del pensiero. Questa è la sua abilità speciale. Ogni vampiro ne ha una, i più potenti almeno.

“Sorrow!”, chiama decisa una voce maschile e il peggiore dei miei incubi si realizza. Stanno portandomi via il mio Thomas.

“Tranquilla, andrà tutto bene”, mi sussurra lui baciandomi la tempia e spostandomi dal suo braccio.

NO! No no no no no no no!, urlano i miei pensieri, disperati, mentre lui si allontana sempre più fino a sparire.

Improvvisamente mi sento sola persino nella folla chiassosa di studenti, continuando a salire le scale come un automa, mentre altri due cognomi vengono pronunciati.

Non ce la faccio. So che il mio Thomas non tornerà mai più, che non lo rivedrò mai più, che farà una brutta fine e che non voglio!

Afferro il braccio di Dan, il mio migliore amico umano, e lui mi guarda in modo strano, torvo.

“Che gli faranno?”, provo a chiedergli, zittendomi all’istante e facendomi segno di stare ad ascoltare.

“Quest’anno ci sono anche degli studenti umani con particolari capacità. Il primo della lista è Arthur”. Guardo con gli occhi ormai colmi di lacrime il mio amico. Me li stanno portando via tutti?

“Ha vari antenati vampiri veramente portentosi”, continua il direttore.

Io neanche sapevo che Dan avesse sangue vampiro in sé. La cosa non mi piace per niente!

“La seconda è Saintcrow”.

Mi fermo in mezzo alla folla, facendo cadere l’enorme libro che ho in mano. Comincio a tremare. Da quando io sono portentosa? Io non ho antenati vampiri, sono umana al cento per cento.

“Un suo avo era un guerriero ed è riuscito a uccidere il re Valentino II di Svevia”.

“Ma non era un vampiro?”, domanda la donna, incuriosita ed esterrefatta.

“Esatto. Il primo umano che è riuscito a uccidere un vampiro, da solo, senza le armi moderne”.

Oh, sia maledetto il mio trisavolo che neanche sapevo di avere!

Ma come diamine faceva il direttore a sapere ogni minima cosa di ognuno di noi?

Dan dilata gli occhi continuando a fissarmi.

“Ho paura”, gli dico, mostrando tutta la mia debolezza.

Lui annuisce, come se avesse in mente qualcosa, come un piano. Mi fido di lui. Dopotutto, è discendente di vampiri portentosi!

 

 

Dan

 

 

Finalmente arriviamo in cima alle scale, impiegando metà mattina solo a salirle. Il lato positivo è che mantiene in allenamento! Lo spazio angusto della fine ci permette di passare a due e di raggiungere il pianerottolo dove ci sono le due famose porte. Una, minuta, dietro la qualche c’è la biblioteca veramente immensa. In questa scuola, nulla è come sembra. La prima dimostrazione sono gli stessi studenti.

Lilith continua a stringermi spasmodicamente il braccio, sento quasi formarsi i lividi sotto le sue dita sottili. Per qualche strano motivo, tutti gli altri studenti sono scomparsi lasciando solo i tre prescelti con il professor Kiernan, un uomo bassino e tarchiato simile a un elfo in carne, con un paio di occhiali spessi sul naso a patata.

“Aspettate qui, voi tre”, ci ordina.

Il terzo membro dei prescelti umani è Roland Devlin, un ragazzo moro, alto, dagli occhi magnetici. Somiglia un po’ a Thomas, tranne che per il fatto lampante che Thomas sia un vampiro e che, appunto per la sua natura, abbia gli occhi verdi più scuri che a volte diventano grigi ed emana fascino e testosterone da ogni poro.

Io, invece, sono piuttosto basso rispetto a loro, castano per capelli e occhi. Be’, non mi faccio grossi problemi con l’altezza, Lilith è più bassina di me, con quei capelli neri ondulati e quegli occhi azzurri che mi fanno impazzire. La carnagione bianca, poi, potrebbe far concorrenza a quella di un vampiro.

Il professor Kiernan apre la porta massiccia color oro vicino a quella piccola della biblioteca con una chiave grande d’ottone. Entra nella stanza misteriosa e quando esce, lascia la porta aperta.

Subito m’intrufolo al suo interno, benché sia proibito, seguito da una Lilith agitata che non fa altro che ripetermi di uscire.

“Vuoi o non vuoi rivedere il tuo Thomas?”. So che è l’unica soluzione per convincerla a tacere, così prendo una grande croce d’oro incastonata di varie pietre preziose, la alzo in aria con decisione e pronuncio due parole in latino.

“La Croce della Regina non si usa così. Le parole sono sbagliate. Devi dire ‘Cupidus allevat malum’ e poi ‘Mostrati’”, fa la saputella lei.

“A che mi serve dire ‘Mostra’ se non voglio vedere niente?”, le chiedo, irritato.

“Allora non sai proprio come usarla! Sarai intelligente, ma non sfrutti le tue capacità se non studi la teoria, mio caro”, mi fa la ramanzina.

La nostra discussione viene troncata dalla voce di Roland che ci avverte del ritorno del professore.

Sgusciamo fuori e ci sediamo sul divanetto antico del pianerottolo. Lilith è tesissima e si schiaccia contro il mio braccio, riscaldandomi il lato destro del corpo. Il professore chiude la porta e si gira verso le scale.

Una volta dateci le spalle, guardo Lilith togliersi il ferretto che le manteneva una ciocca di capelli. Lei annuisce e capisco che stiamo pensando la stessa cosa. Prendo il ferretto e stacco con i denti l’estremità arrotondata per renderlo appuntito. Sono un esperto nell’aprire le serrature con i ferretti.

Riesco a infilarlo in tasca, ma il prof si accorge di movimenti sospetti, avvertito dallo sguardo curioso della scala nella nostra direzione – eh sì, la scala ha anche gli occhi!

“Che state facendo?”, ci chiede sospettoso.

“Nulla”, riesce a rispondere Lilith ferma e sicura.

Trattengo il fiato fino a che il professore non ci dà di nuovo le spalle.

“Stasera ci sarà la cerimonia d’investitura. Presentatevi in aula magna alle sette precise in abiti formali. Ribadisco, abiti formali”, sottolinea.

Abiti formali, ok!

Inizia a scendere le scale e noi rimaniamo ancora lì seduti.

“Possiamo fare delle ricerche in biblioteca. Nessuno sa la sorte che ci spetta, giusto?”, domanda Lilith.

Sia io sia Roland scuotiamo la testa.

“In biblioteca non troverai nulla. Cosa cerchi, rito di iniziazione?”.

Gli occhi di Lilith si spengono di ogni speranza e toccano il pavimento. Ha paura, e non è la sola.

 

Salgo quelle stramaledettissime scale per la seconda volta questa giornata. Salirle una volta, dovendo, è già uno strazio, ma salirle per “piacere” è il colmo! E’ vero che ne va delle nostre vite, ma non avrei mai pensato di poterle salire di mia spontanea volontà.

Arrivo dopo una buona mezz’ora al pianerottolo. Prendo il ferretto messo nella tasca quella mattina e mi avvicino alla porta maestosa. Mi giro e vedo gli occhi della scala puntati su di me. Non mi fissano severi, solo pieni di aspettativa. E’ vero che è una scala parlante, ma non l’ho mai vista portare la spia.

E se quegli occhi fungessero anche da telecamere?

Non oso neanche immaginare la mia sorte se scoprono quello che sto per fare. Così mi arrendo e mi giro definitivamente verso la scala. Il solo pensiero di riscendere mi dà la nausea.

“Tu stai ancora qui?”, mi chiede Lilith, apparendo improvvisamente sulle scale, con il fiatone e un vestito blu scuro a balze, da sera. E’ bellissima. L’abito le fascia il corpo come una seconda pelle, lasciandole le spalle scoperte, toccate solo dai capelli scuri che si poggiano in delicate onde su di esse.

“Dan?”, mi richiama alla realtà. “E’ tardi, la cerimonia comincia tra un quarto d’ora e tu non sei ancora pronto!”.

Cominciamo a correre per le scale. Indosso una camicia bianca, un jeans scuro e una cravatta a strisce rosse.

“Ho solo bisogno di una giacca”, le dico continuando a scendere le scale.

Arriviamo davanti all’aula magna e Roland è lì ad aspettarci.

“Ehi, amico, hai una giacca in più?”, gli chiedo speranzoso.

“Certo”, mi sorride porgendomi una giacca. Cos’è? Si erano messi d’accordo?

Apriamo la porta ciclopica e il buio s’impadronisce di noi.

 

 

Lilith

 

 

Sto alla destra di Dan e non vedo nulla. Qui dentro c’è così tanto buio da non permetterci di vedere a un palmo dal nostro naso. Ho una paura mai provata prima. Sento le gambe tremare. Non capisco come mai il professore ci abbia detto di vestirci in maniera formale. E’ forse una sorta di festa? Pagherei affinché lo fosse.

Delle fiaccole appoggiate alle pareti si accendono all’improvviso, illuminando la pietra. Mi aggrappo al braccio di Dan. Ormai il suo braccio è diventato una mia proprietà. Non lo lascerò per nulla al mondo.

Un rumore di catene mi fa drizzare i peli sulla nuca e stringo più forte la presa, sentendo i muscoli delle braccia di Dan irrigidirsi e indurirsi. Stiamo tutti sull’attenti, lo sento. C’è una tensione nell’aria spaventosa.

Facciamo qualche passo esitante e una fiaccola improvvisamente illumina una figura seduta in malo modo a terra, appoggiata a delle sbarre. Il ragazzo ha il capo abbassato e le braccia alzate. No, non alzate. Attaccate alle sbarre. Cerca di alzare il viso e lo scintillio dei suoi occhi mi fa perdere un battito.

Thomas...

Lascio il braccio di Dan e mi getto in ginocchio di fronte a lui. Più mi avvicino, più noto nuovi particolari. C’è un liquido nero che gli cola dai capelli e gli bagna la guancia, arrivando fino al collo. Ha vari tagli sugli zigomi e la gola.

“Noi l’avevamo avvertito”, dice una voce femminile alle nostre spalle. Ci giriamo di scatto e vediamo due ragazze, una bionda e una mora, che ci guardano altezzose. Sono due vampiri, e sono gli altri due prescelti.

“Che gli avete fatto?”, chiedo loro, con la voce in frantumi.

“Noi niente, cara. Loro...”.

“Loro chi?”, domanda Dan con voce irritata.

“I saggi”, sbuffa una di loro, ravvivandosi i capelli con un gesto stizzoso della mano. Le vampire tendono a vantarsi molto della loro bellezza innaturale.

“Vorreste spiegarvi meglio, per favore?”, interviene cortesemente Roland.

“Non sapete cosa ci spetta, vero? Bene, allora ve lo spiegheremo noi”, comincia la bionda, guardandoci con occhi da gatta. “Ogni anno i saggi scelgono tre vampiri di quest’accademia perché stanno formando un esercito di vampiri con poteri speciali”.

“Non sappiamo perché vogliano creare quest’esercito, forse solo per farci esercitare meglio i nostri poteri, ma di certo non a fin di bene”, continua la bruna.

“E noi che c’entriamo?”, domanda Roland.

Le due scrollano le spalle. “Abbiamo sentito da quella donna, Miss Rampkin, che a quanto pare anche voi avete delle abilità speciali, ma che non sapete di avere”.

Sento Dan sussurrare un “fico”, ma io interrompo ogni cosa.

“Thomas?”, domando.

“Oh, lui è solo un idiota. Ha rifiutato la proposta ed ecco come l’hanno ridotto”, risponde la bionda saccente. Le tirerei volentieri un pugno in pieno viso e se solo non fosse un vampiro lo farei.

“Quindi è un chiaro avvertimento. Non abbiamo scelta”, conclude Dan.

Nessuno aggiunge altro. Mi giro di nuovo verso Thomas, che ha gli occhi chiusi e un’espressione contrita, sofferente. Non possiamo lasciarlo soffrire lì. Dobbiamo liberarlo dalle catene.

“Ehm... Una di voi due non potrebbe liberarlo dalle catene?”, chiedo.

Mi guardano entrambe sbattendo ripetutamente le palpebre. “Sono d’argento”.

Già, non ci avevo fatto caso. Ecco perché Thomas non si era ancora liberato da solo.

“Dan? Roland?”, prego.

Si fanno più vicino e afferrano le catene con tutt’e due le mani. Fanno forza, ma non riescono a smuoverle neanche di un millimetro.

“Gli hanno tolto sangue?”, domando alle due so-tutto-io-ce-l’ho-solo-io.

“Ovvio”, rispondono in coro.

Che nervi...

Altro motivo per cui non si era ancora liberato. L’argento indebolisce, non annienta. Ma se gli avevano tolto del sangue, allora era totalmente fuori uso. Dovevo aiutarlo come solo io potevo fare. Come solo io volevo fare.

Dan e Roland si mettono a fare altre domande alle due vampire e, presi dal discorso, si allontanano da me e Thomas, lasciandoci soli nell’oscurità.

“Thomas? Mi senti?”, sussurro vicino al suo orecchio.

Annuisce impercettibilmente col capo.

Gli tocco il collo con la mano, cercando di evitare il sangue. So che, anche se debole, può sentire quello che provo e capire cosa desidero, dato che ha ancora del mio sangue che gli scorre nelle vene.

“Sai cosa voglio”, continuo a sussurrare mettendomi in modo che i nostri corpi aderissero quanto più possibile.

Scuote il capo.

“Thomas, non fare l’idiota! Mordimi e falla finita!”, dico alzando di poco il tono della voce. Non mi sono mai rivolta a lui in quei termini, ma quando ci vuole, ci vuole.

Piego la testa di lato in modo da scoprire bene il collo, prendendo i capelli con le mani e buttandoli indietro. Accarezzo i suoi magnifici pettorali attraverso la maglietta e mi ci aggrappo.

“Avanti, Thomas. Fallo”, lo esorto avvicinando ancora di più il collo al suo viso.

Dapprima, appoggia la fronte sulla mia spalla, sconfitto. So che non vuole farlo, perché in questo caso sarebbe necessario. Si nutrirebbe da me perché ne ha bisogno, e lui non vuole sfruttarmi. Lo conosco abbastanza da poterlo sapere. Ma io voglio donargli il mio sangue per farlo stare bene.

Con il naso freddo sfiora il mio collo, provocandomi leggeri brividi lungo la spina dorsale. Istintivamente, il mio corpo si fa ancora più vicino. L’adrenalina inizia a vorticare a mille e ad annebbiarmi il cervello.

Le sue labbra baciano delicatamente il mio collo e sospira, rendendomi conto che ha trattenuto il respiro fino a questo momento. Ormai manca poco, il suo autocontrollo non è così forte, soprattutto adesso.

Apre la bocca e sento i canini affondare nella mia pelle, quasi dolcemente, senza provocarmi alcun dolore. Il suono che produce il dolce succhiare m’inonda le orecchie e a ogni sorso mi sento indebolire.

Alla fine, mi sento così debole che la presa sulla sua maglietta si scioglie in un fruscio e lui inizia a leccarmi la ferita per richiuderla. Un rumore di catene precede il suo tenero abbraccio. Si è liberato.

“Scusa”, mi sussurra, facendomi rabbrividire. “Adesso tocca a te”.

“Cosa?”, sussurro, incapace di produrre altro suono.

“Ti darò un po’ del mio sangue per rimetterti in forze. Sei troppo debole a causa mia”.

Scuoto il capo, provocandomi un forte capogiro.

Senza nemmeno prendermi in considerazione, si morde il polso e lo avvicina alle mie labbra. Chiudo con forza la bocca e il sangue mi sporca le labbra, ma rimango immobile. Non avrei aperto la bocca per nulla al mondo.

“Sei una bambina”, dice allontanando il polso dalle mie labbra. Mi limito a guardarlo con autosufficienza.

Sospira chiudendo gli occhi e quando li riapre mi fisso intensamente. “Non uso i miei poteri perché non mi sembra giusto costringerti, se non vuoi, ma magari potrei... come dire... cercare di farti cambiare idea”.

Usa quel tono così persuasivo ed eccitante che se non fossi debole, forse, gli salterei addosso.

Non apro bocca, può ancora trarmi in inganno facilmente.

“Ok, chi tace acconsente”, sorride e avvicina pericolosamente il viso al mio. Il cuore comincia a battere freneticamente mentre chiude gli occhi e il suo naso sfiora il mio. Penso di poter sentire un’esplosione nel mio petto quando le sue labbra premono con dolcezza inimmaginabile sulle mie. Il buio più totale mi avvolge. La sua lingua tocca le mie labbra come a chiedere il permesso ed io le dischiudo. Le nostre lingue si accarezzano svariate volte, in un movimento lento delle labbra. Riesco a percepire un lieve sapore di sangue, dolce e al contempo acre. Alla fine, è riuscito nel suo intento: farmi “bere” il suo sangue.

I muscoli di tutto il corpo ritornano alla forma normale in pochissimo tempo e l’adrenalina ricomincia a scorrere nelle mie vene, ritmata dal battito assordante del mio cuore e dagli ansimi irregolari che escono dalle nostre bocche mentre si cercano avidamente. Le mie mani sono nei suoi capelli, un gesto che avevo sognato di fare chissà quante volte in vita mia. Finalmente stavo avendo quello che volevo: Thomas. Ma quanto sarebbe durato? Un bacio?

Lo spingo via e mi allontano da lui in modo da non sfiorarlo più.

“Sei stato sleale. Da quanto giochi con i sentimenti degli altri?”. La rabbia ha preso il posto del buonsenso.

I suoi occhi sono fissi nei miei e non accennano a smuoversi. “Adesso hai un po’ del mio sangue dentro di te. Non senti niente?”. Ancora quel tono di voce suadente, sicuro.

Guardo le sue labbra e noto che sanguinavano. E’ stata tutta una scusa, una stupida scusa per farmi assumere il suo sangue. Come ha potuto? E che vogliono dire le sue parole?

Cioè, so cosa vogliono dire. So che lo scambio di sangue permette di percepire emozioni e stati d’animo di coloro che lo scambiano. Ma come funziona?

Concentrandomi su quello che provo, noto che mi formicolano gli arti, ma quello forse è dovuto al fatto che il sangue di vampiro sta scorrendo dentro di me. Ma il cuore pompa troppo. Batte all’impazzata, e risuona doppio. E’ come se avessi due cuori nel petto.

“Perché sento due cuori che battono all’impazzata?”, gli chiedo.

Lui ride. Il suono più bello del mondo. “Uno è il mio. Adesso lo riesci a percepire, ma tra poco svanirà”.

Wow, è... forte! Posso sentire il suo cuore! E batte a ritmo strano, come il mio. Ma il motivo può non essere lo stesso. Magari è la reazione del cuore quando assimila sangue umano.

“Dovrei dedurre qualcosa da... questo?”, domando ancora.

Sorride. “Tu che dici?”.

Non ci sto più capendo niente. Da un lato, desidero disperatamente credere che anche lui provi quello che provo io, ma dall’altro mi sembra troppo strano. Troppo irreale. Thomas non può amarmi. Sarebbe troppo.

Scuoto il capo. “Mi stai prendendo in giro”, lo accuso.

Il secondo battito sparisce e sento un vuoto immenso nel petto.

“No, non lo farei mai”, sussurra al mio orecchio. Non avevo visto che si era avvicinato così tanto.

Rabbrividisco.

“Mi piaci, Lilith. Mi sei sempre piaciuta”. Pronuncia il mio nome in una maniera così dolce e incantevole che mi sciolgo. Non posso essere così fortunata. Deve essere un sogno.

Le sue braccia mi avvolgono e io mi abbandono a quell’abbraccio. “Davvero?”, sussurro, ancora incredula.

Ride al mio orecchio. “Sì, davvero”.

Mi giro e lo guardo malissimo. “E perché hai aspettato così tanto a dirmelo? Perché eri sempre restio?”.

Cioè, mi ha preso in giro per tutto questo tempo o sbaglio? C’è qualcosa che mi sfugge?

“Perché... Perché tu avresti pensato che te lo dicevo solo per sfruttarti. Non è così”.

“E tu sei andato a pensare una cosa del genere?”.

Annuisce.

“Ehi, voi due, piccioncini, non abbiamo tempo di chiacchierare. Dobbiamo organizzarci, perché da quanto si è capito qui nessuno vuole finire nelle mani dei saggi”, ci interrompe la bionda.

Ha ragione, non c’è tempo. Noi stiamo qui a confessarci i nostri sentimenti quando dovremo solo pensare a qualcosa.

“Quanto tempo abbiamo?” chiede Dan.

“Poco. Sono usciti un sacco di tempo fa, non tarderanno ad arrivare”, risponde la bruna.

“Priscilla, non possono nulla contro di noi. Siamo forti e giovani”, constata Thomas.

“Sarà, ma loro sono i saggi”. Priscilla, la bruna, si scosta un ciocca di capelli con un gesto della mano.

Sospiro. Di tutta questa faccenda non mi piace proprio nulla.

Un’esplosione improvvisa fa crollare il muro di fronte a noi, alzando una nuvola di polvere che ci toglie la visuale per qualche secondo.

“E così, volete ribellarvi”, conclude una voce profonda, sconosciuta. Un’ombra appare davanti a noi, con i contorni confusi nella polvere. “Non avete alcun diritto di opporvi”, continua tranquillo. Il suono della sua voce è agghiacciante.

Thomas mi stringe a sé, un gesto che ho sempre desiderato facesse e che ora non ho il tempo di assaporare. Mi tocca la mano, facendomi tante promesse con una semplice carezza. Guardo Dan, terrorizzata. Non voglio perdere nessuno. So che sarà una guerra all’ultimo sangue.

Come se avessi appena dato il via, qualcuno si butta addosso a Thomas, scaraventandolo a terra.

“NO!”, urlo fuori di me. Gli corro vicino.

“Scappa, Lilith, CORRI!”, mi urla, immobilizzato da qualcosa.

Sento varie urla soffocate. Tutti sono stati presi da dietro, immobilizzati da braccia possenti. Solo io sono libera. Devo fare qualcosa. Qualunque cosa.

Comincio a pensare a qualche formula imparata, ma la mia mente non connette. Sono immobilizzata dalla paura.

Mi inginocchio accanto a Thomas.

“Lilith, maledizione!”, impreca lui.

Un movimento alle mie spalle attira la mia attenzione.

“Lilith, la Croce della Regina!”, urla Dan, dimenandosi.

Qualcosa brilla accanto a me. Qualcosa che non ho notato fino a questo momento. La polvere copre tutto.

Prendo la croce in mano e la alzo in aria. Nello stesso istante, qualcuno mi afferra la mano, ma è troppo tardi. Ho già visualizzato tutti i volti dei miei amici. E del mio amore.

Urlo parole in latino, rimanendo concentrata nonostante mi stiano tirando in una morsa dolorosa. E’ l’ultima possibilità. O ci riesco, o sono morta. Siamo morti.

“CONDUCO!”, urlo senza fiato, e il resto è bianco.

 

Non so dove mi trovo. So solo che mi fa male ogni singolo muscolo del mio corpo e che qualcuno mi tiene la mano. Apro gli occhi a fatica e vedo che due splendidi occhi verdi mi fissano. Thomas sorride, sforzandosi.

“Ce l’hai fatta, piccola”, mi dice, e la sua mano stringe di più la mia. Le nostre guance sono appoggiate al pavimento piastrellato blu. Chissà dove ci troviamo. Ma non importa. Siamo vivi.

“Complimenti”, biascica una voce familiare, strusciandosi verso di me e accasciandosi al mio fianco. “Se stata grande”, tossisce.

“Stai bene?”, gli chiedo.

Dan annuisce.

“Gli altri?”, domando.

“Siamo qui”, gracchia una voce femminile, alzando la mano.

“Bene”. Chiudo gli occhi, sfinita. Sono così stanca che il resto non conta. Siamo vivi. Non potrebbe andare meglio di così.

“Ti amo”, sussurra la voce di Thomas. Mi correggo, adesso non potrebbe andare meglio.

 



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Rispondo alle recensioni:

ChaneyRossa: Mi dispiace deluderti, ma è una One-Shot, quindi è di un solo capitolo. Non credo di aver intenzione di continuarla, anche perché non saprei come.

Mary350: Sono felice che ti sia piaciuta. Mi hanno fatto molto piacere le tue "critiche" sul mio modo di scrivere. So di fare degli errori, e molte volte trovo difficoltà a correggerli. Grazie per avermi avvertito. Per la storia... Non ho intenzione di continuarla, anche perché la conclusione già ce l'ha, come hai potuto notare. So anche che, come trama, potrebbe essere ampliata benissimo, ma ho deciso di farne una semplice One-Shot perché è stato un sogno che ho fatto. Un sogno che mi ha così turbata da metterlo per iscritto. Ciò non implica che, magari, in futuro, non potrei continuarla. Grazie ancora per la recensione =)
  
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