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Autore: kokylinda2    29/12/2009    16 recensioni
E se nella stazione di King’s Cross Harry avesse fatto un’altra scelta? Se le opzioni fossero state: ritornare, andare avanti, o ricominciare? E se lui avesse scelto quest’ultima? Harry torna indetro nel tempo nel suo corpo da ragazzino undicenne, e adesso deve rifare tutto daccapo. Riuscirà a salvare le persone che ama e rimediare ai suoi errori?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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7- Una Serata Movimentata

Ciao! Ecco qui il nuovo capitolo, spero che vi piaccia!

Risposte a:

GinnyPotter93: ti ringrazio per la recensione, non immagini quanto mi faccia piacere che ti piace la fic! Mi spiace, ma non posso proprio renderla una Draco/Harry. In realtà, al momento sto ancora decidendo con chi potrebbe avere una storia, ma adesso è troppo presto per pensarci. Tutti quanti i suoi amici hanno solo undici anni! Comunque, il rapporto con Severus Piton rimarrà sempre piuttosto complicato. Forse riuscirò a far diminuire l’odio, ma non sono certa che si potranno mai dire amiconi … devo ancora decidere, infondo, non ho programmato niente: scrivo quello che mi viene al momento. Sono felice che ti piaccia il rapporto con Remus, e presto entrerà in azione anche Sirius. In questo capitolo Harry inizierà già a spianarsi il terreno per tirarlo fuori da Azkaban. Spero che ti piaccia!

MaCcO: grazie per la recensione e per i complimenti, mi sento molto lusingata, come sempre del resto. Ogni volta che qualcuno mi dice che trova bella la storia è sempre come la prima volta, e mi appaga molto, istigandomi a scrivere! Spero che questo capitolo ti piaccia, a presto ;D

Malatadite: grazie per il tuo commento! Anche io spesso voglio tornare indietro alle elementari e ricominciare tutto d’accapo, è per questo che mi piacciono così tanto le storie sui viaggi temporali. Mi sto impegnando davvero tanto per scrivere questa e spero che ti piaccia e di non deluderti. Se hai qualche consiglio, dici pure, sono a tua disposizione! XD

Aliena: beh, prego! Sono contenta che ti piaccia. L’idea della cicatrice mi è venuta perché ho pensato: che alibi può utilizzare Harry? Cos’ha lui che gli altri non hanno? Ma una cicatrice maledetta da Avada Kadavra ovviamente! E beh, ho deciso di scriverlo. U_U spero di non deluderti e che il capitolo ti piaccia.

Sssweety: volevo solo dirti 1. Grazie per la recensione 2. Che sì, Voldemort/Raptor sta notando le somiglianze, ma crede di essere un Dio e che Harry sia comunque mediocre al suo confronto. Non sa quanto si sbaglia! Mi spiace, ma questa sarà una Harry/Ginny, anche se MOLTO più avanti nella storia, perché prima Harry farà altre esperienze. La parte in cui Harry inizia a lavorare per essere un animagus è più avanti nella storia; prima devo fare uscire Felpato da Azkaban! A presto, un bacio ;D

Scorpiusthebest: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. Potrebbe (non posso dire troppo eh!) nascere un’alleanza con Piton … comunque, per quanto riguarda il significato nascosto della frase, avevo letto una storia su fan fiction.net in cui dicevano che mescolando l’asfodelo e l’artemisia si otteneva quella frase, così ho controllato e ho scoperto come si otteneva quella frase e cosa significasse ciascun fiore, così ho deciso di aggiungerlo anche io. XD spero che ti piaccia il capitolo!

Manda: grazie per i complimenti *me arrossita* mi hanno reso incredibilmente felice! Susan avrà una parte importantissima più avanti nella storia. In questo capitolo vedrai come reagirà Silente, ma tutto diventerà meno ingarbugliato dopo che Harry metterà in atto il suo piano e dirà la verità ai suoi amici, cosa che però succederà tra molto. Fammi sapere che ne pensi del capitolo!

p.s. sono contenta che ti sia piaciuto timely errors, io l’ho adorato!

SATABANAAN: Eccomi qui col nuovo capitolo, sono riuscita a scriverlo prima di capodanno. Sono felice che ti sia piaciuto quello precedente e mi auguro di non deluderti. Se hai qualche domanda o perplessità, chiedi pure, sono tutt’orecchi! Buon Capodanno! ;D

Kia 07: grazie per avermi lasciato un commento! Le recensioni come la tua sono sempre gradite, a me basta sapere che piaccia a qualcuno. Se la gente trova la fic bella, allora scrivo più velocemente. Comunque avevo già in mente di far conoscere Cedric a Harry, e magari anche una certa Tassorosso che tutti conosciamo … ma vabbè , non posso dire troppo! Harry diventerà un animagus dopo che Sirius verrà liberato, quindi mi sa che dovrai aspettare un po’. Spero che questo capitolo ti piaccia! Buon capodanno!

Samirina: grazie per avermi fatto sapere che ne pensi e per i complimenti sulla fic! *me onorata* spero che anche questo capitolo ti piaccia e di non deluderti. Buon capodanno e felice anno nuovo! ;D XD

Briciolina: ciao cara! Grazie per la recensione e per i complimenti. Sono contenta che la lezione con Piton sia stata all’altezza delle tue aspettative! Si, hai ragione, mi serve un antagonista all’interno della scuola. Ma Lestrange, beh … lui sarà … mi spiace, ma non posso proprio anticipare niente. Diciamo che sarà sì e no il cattivo. Spero ti piaccia, Buon capodanno! ;D

Finleyna 4 Ever: grazie per la recensione, mi fa sempre piacere sentire che a qualcuno piace. Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo e Buon Capodanno!! XD

Millyray: beh, che dire? Sono contenta che non ti importi troppo che ho aggiunto Jeremiah e grazie per aver lasciato una recensione, mi ha fatto piacere! Spero che ti piaccia anche questo capitolo, a presto! Buon capodanno! ;D

Nan96: ti ringrazio per i complimenti ^^ sei molto gentile! L’idea della lotta col cibo mi è venuta sul momento. Cercavo qualcosa che avrebbe coinvolto tutta la scuola e l’avrebbe fatta divertire senza esclusioni. Per quanto riguarda la tua domanda con Daphne, non lo so. Sicuramente diventeranno amici, e forse qualcosa di più, ma non ne sono certa. La storia la scrivo al momento, non ho pianificato niente, a parte il piano di Harry. Spero che ti piaccia comunque, a presto e buon capodanno!

Pecky: oddio! Non so cosa dire! Troppi complimenti, davvero. Mi fa piacere che ti piaccia la fic (a chi non farebbe piacere?) volevo dirti grazie di tutto! Per quanto riguarda il rapporto con Piton, non so, forse, vedrò come mi gira. Penso che sarà pieno di alti e bassi. Spero che il capitolo ti piaccia, buon capodanno!

Rowan Mayfeir: ciaoooo! Non ti preoccupare se pensavi che fosse una traduzione, non fa niente, basta che ti piaccia. In questo capitolo inizierò a mettere in atto il piano di Harry per liberare Sirius: quel poveretto è rimasto escluso dalla storia per troppo tempo. Spero che ti piaccia, buon capodanno!

Era87: grazie per aver lasciato un commento. Sono contenta che ti sia piaciuta la battaglia col cibo e la reazione di Piton. Ho cercato di fare il più presto possibile e vedrò di aggiornare entro la prossima settimana. Un bacio, buon capodanno!!

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Capitolo 7

Una Serata Movimentata

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Albus Silente era seduto nel suo ufficio. Era fiero del fatto che di solito era sempre a conoscenza di tutto, e niente oramai poteva scioccarlo. Erano gli altri che venivano da lui, perché lui sapeva tutto, aveva sempre una soluzione, sempre una risposta.

Ebbene, quel giorno non ne aveva.

Severus gli aveva comunicato la notizia che più lo aveva scioccato nell’ultimo decennio. I Goblin avevano giurato lealtà a qualcuno per la prima volta in cinquecento anni! La curiosità e la preoccupazione lo avevano assalito e aveva subito domandato altre informazioni. Ma quando aveva chiesto al maestro di pozioni con chi era stato stipulato il patto, l’uomo aveva esitato e aveva risposto che non lo sapeva.

Albus aveva deciso di credergli; Severus non avrebbe mai osato mentirgli, si fidava di lui.

Così il vecchio preside aveva cominciato a fare ricerche sulla Gringott ed aveva scoperto che quell’estate la banca aveva chiuso per due ore: un evento più unico che raro. Aveva la sensazione che qualcosa di grande stesse accadendo nel mondo magico, qualcosa che neanche lui riusciva a comprendere.

Qualunque cosa fosse, stava coinvolgendo anche i Goblin.

Albus si mise in bocca una goccia di limone e la succhio, lasciando che il sapore acido e dolce gli solleticasse il palato. Ebbe la certezza che di qualunque cosa si trattasse, doveva farsi coinvolgere anche lui.

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Harry si sentiva uno schifo. Aveva appena iniziato a mettere in atto il suo piano e Piton, e probabilmente anche Silente, già sapevano che aveva stretto un’alleanza con i Goblin. Doveva raddoppiare i suoi sforzi in Occlumanzia. A pranzo diede appuntamento ai suoi amici Grifondoro alla tre meno un quarto nella Sala d’Ingresso e poi si diresse verso il tavolo dei Serpeverde.

Draco non si stava dimostrando troppo male, a parte le occasionali battute acide in stile purosangue. Nott aveva preso le distanze; probabilmente i suoi genitori gli avevano ordinato di stare alla larga da Harry. Zabini invece era piuttosto socievole quando non faceva l’arrogante e Daphne continuava a comportarsi in modo stranamente gentile.

Mentre mangiava della torta alla melassa, Harry sentì addosso uno sguardo piuttosto arrabbiato. Alzò lo sguardo e incrociò quello verde di Derek Lawns, accanto a Jeremiah Lestrange. Entrambi lo stavano guardando malissimo.

Abbassò subito lo sguardo sul suo cibo. Diamine! Non poteva farsi piacere dagli anni più piccoli e lasciarsi escludere da quelli più grandi. Erano quelli più grandi che avrebbero partecipato alla guerra in caso fosse ricominciata.

Sospirando, salutò i suoi compagni Serpeverde, lanciando un’occhiata eloquente a Draco, per ricordargli del loro appuntamento. Il biondo annuì e poi tornò al suo cibo.

Harry lasciò la Sala Grande con passo sicuro, incurante degli sguardi di tutti sul grande Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto. Camminò casualmente per i corridoi, conoscendoli meglio di chiunque, persino dei Malandrini e dei gemelli Weasley. Arrivò al quarto piano: doveva controllare quel passaggio della quale gli aveva parlato Remus e le sue condizioni. Dietro lo specchio c’era un enorme atrio che conduceva poi a un corridoio; alla fine di questo c’era una porta che portava a Hogsmeade.

Il giovane viaggiatore temporale lo trovava un buon posto per fare delle riunioni con i suoi compagni o per sgattaiolare al villaggio ed oltre i confini del castello. Sicuramente era più comodo del passaggio della strega gobba. E soprattutto era meno segreto della Stanza delle Necessità: meno persone erano a conoscenza di quella stanza e meglio era. Non si sentiva pronto per dirlo a Ron e Hermione: sarebbero sgattaiolati nel bel mezzo della notte per utilizzarla per dei capricci o scopi futili.

Un cigolio dietro di lui lo avvertì della presenza di qualcun altro. Si girò di scatto, mentre la sua mente lavorava a mille in cerca di una scusa. Non fu molto sorpreso quando vide che dall’altra parte dello specchio c’erano i gemelli Weasley e Lee Jordan. Il trio entrò nel passaggio e lo guardò sbigottito.

“Che cosa ci fai tu qui?” chiese Fred sorpreso. Harry aveva imparato a distinguerli. Fred aveva una lentiggine sotto l’occhio sinistro, mentre George ne aveva una sotto l’occhio destro.

Harry scrollò le spalle, “Potrei farvi la stessa domanda.”

Lee lo guardò sospettoso, “Come hai fatto a trovare questo passaggio? Sei qui da meno di una settimana!” lo accusò.

Harry sorrise furbo, “Me l’ha detto la mia cicatrice,” rispose semplicemente.

George alzò gli occhi al cielo, “Dovevamo aspettarcelo,” disse divertito.

Harry alzò un sopracciglio, “Che altro vi potevate aspettare da Ramoso Junior?”

Gli occhi dei gemelli si fecero enormi. Lee li guardò confuso, non essendo a conoscenza dei Malandrini.

“R-Ramoso? J-Junior? Intendi dire c-che t-tu sei …?” farfugliò George scioccato.

“Pieno di sorprese? Sì, lo sono,” affermò Harry soddisfatto dell’impatto delle sue parole sui due Weasley.

Fred e George si scambiarono un’occhiata prima di gettarsi in ginocchio d’innanzi a lui.

“Non siamo degni! Non siamo degni!” iniziarono a cantare all’unisono lodandolo. Lee trattenne una risata.

“Te l’ha detto la tua cicatrice?” domandò George in soggezione, tenendo il capo chino.

“No, me l’ha detto Lunastorta,” replicò Harry come se niente fosse, ma con il sorrisetto di chi la sa lunga.

La reazione fu immediata. I gemelli gridarono e indietreggiarono sotto l’ondata di puro shock con un’espressione gioiosa.

“Ce lo presenti?!?!” urlarono euforici.

Harry ridacchiò, “Certo, ho ricevuto un gufo da parte sua proprio ieri. Lo conoscerete molto presto,” rispose misterioso.

“Ma di che cosa state parlando?” intervenne Jordan piccato, alternando lo sguardo tra Harry e i gemelli. Non gli piaceva essere escluso.

“Lee, vedi quel ragazzino, Harry Potter? È il figlio di uno dei quattro più grandi portatori di misfatti della storia di Hogwarts!” spiegò Fred come se fosse ovvio.

La comprensione comparve sul volto di Lee, “Quelli della quale parlate sempre e alla quale vi siete ispirati?”

Quando i due gemelli annuirono, Lee guardò Harry per un attimo, prima di gettarsi ai suoi piedi accanto ai Weasley.

“Non siamo degni! Non siamo degni!” ripresero in coro, “Cosa possiamo fare per te?!”

Harry si concesse una fragorosa risata, “Non dovete lodarmi come Merlino! Però avrei da chiedervi una cosa …”

Loro lo guardarono, pronti ad esaudire le sue richieste.

“La Mappa di mio padre,” affermò Harry.

I gemelli esitarono, “Te ne ha parlato Lunastorta?” chiesero con una smorfia.

Harry annuì, “Mi ha detto che era stata confiscata da Gazza, così sono entrato nel suo ufficio, ma non l’ho trovata,” mentì.

I gemelli annuirono, comprendendo, “Beh, Harry, noi …” abbassarono lo sguardo, mortificati.

Harry sapeva cosa stava succedendo. I gemelli non si sentivano pronti a dar via la mappa; era ancora troppo utile per loro. Sospirò.

“E va bene. Non fa niente. Vedrò di portare misfatti senza,” disse con falsa delusione; in realtà poteva attendere.

Le teste dei gemelli scattarono nella sua direzione, “Portare misfatti? È per questo che vuoi la mappa?”

Non soltanto, pensò il primino,“Sì, per infrangere le regole,” chiarì Harry.

“Potevi dirlo subito! Allora te la daremo: pensavamo che volevi consegnarla agli insegnanti. Ma se è per i misfatti e continuare la tradizione, allora saremo onorati di dartela!” disse Fred fiero e solenne.

George tirò fuori il pezzo di pergamena dalla sua tasca; era esattamente come se lo ricordava. Lee lo guardava interrogativo, non avendo mai visto la mappa. Harry si mise su un ginocchio e abbassò il capo, come un uomo pronto ad essere nominato cavaliere da un re.

“Giuri tu solennemente di non avere intenzioni?” chiese il gemello.

“Lo giuro,” decretò Harry. Sentiva che quella era una specie di iniziazione.

“Allora prendi questa pergamena, oh portatore di misfatti, e onora tuo padre,” continuò Fred.

“Lo farò,” giurò Harry. Si rialzò in piedi e i gemelli gli consegnarono la pergamene con due enormi ghigni stampati in faccia.

“Ok, tutto molto affascinante. Ora però qualcuno mi spiega che sta succedendo?” intervenne Lee alzando un sopracciglio.

-

Severus Piton era nel suo ufficio, pensoso. I suoi pensieri erano tutti rivolti a Potter. C’era qualcosa in lui che gli ricordava troppo James Potter per i suoi gusti; andava in giro come se il castello gli appartenesse, faceva casino ovunque andasse, e spargeva pettegolezzi per il gusto di farlo. Senza poi contare che era la copia spiaccicata del suo nemico d’infanzia.

Ma non poteva fare a meno di vedere anche Lily in lui.

Aveva i suoi occhi: lo stesso colore e la stessa forma. Li avrebbe riconosciuti tra mille. Si sentiva ancora in colpa, ogni singolo giorno della sua esistenza, per quell’enorme errore che aveva compiuto undici anni prima.

Era brillante come sua madre e come lei stava andando oltre i pregiudizi tra le Case, legando con dei Serpeverde nonostante fosse un Grifone. Aveva un debito da saldare e lo avrebbe saldato: lo avrebbe fatto per Lily. Ma allora di chi era figlio? Potter o Lily?

E poi c’erano i suoi ricordi. Il ragazzo era esperto di Occlumanzia. La prima volta che aveva cercato di entrare nella sua mente, durante la festa, lo aveva respinto sorprendendolo. La forza delle sue barriere mentali era notevole. Per questo aveva atteso un momento in cui era distratto per riprovarci. Probabilmente il ragazzo non era cosciente di quanto fosse forte.

Quando a pozioni era entrato nella sua mente, aveva visto l’inimmaginabile.  Potter aveva stretto un’alleanza con i Goblin! Era riuscito a nascondere lo shock solo per poco, il tempo necessario per dare le istruzioni al secondo anno di Tassorosso e Corvonero, e poi si era precipitato nell’Ufficio del preside.

Gli aveva detto che i Goblin avevano stretto un alleanza con qualcuno, ma quando Albus gli aveva chiesto con chi, le parole gli erano venute meno. Si era sentito in colpa per aver svelato il segreto di Potter. Qualunque cosa avesse fatto il ragazzo, non erano affari del preside, e neanche suoi.

Peggio ancora, si era sentito come se lo stesse tradendo. Come se avesse infranto la sua fiducia, quella di Lily, tradendo suo figlio. Il figlio di Lily. Ma Severus lo sentiva; c’era James Potter in lui, non soltanto Lily. Allora era il figlio di Lily o il figlio di Potter?

Forse era il momento che ammettesse che Harry Potter era il figlio di entrambi.

-

Alle due e mezza precise, Harry si ritrovò nei sotterranei, di fronte al muro che sapeva era l’ingresso alla Sala Comune dei Serpeverde. Draco era in ritardo: gli piaceva farsi attendere. Harry era fermo e fissava la parete con mente assente, ancora vagamente soddisfatto nell’avere una familiare pergamena nella sua tasca posteriore.

“Cosa ci fai tu qui?” ruggì una voce alle sue spalle.

Harry sussultò e si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con Jeremiah Lestrange. Il prefetto lo guardava furioso. Harry si guardò intorno, sperando che ci fosse qualche testimone nel caso succedesse qualcosa di sgradevole, ma il corridoio era deserto.

“Sto aspettando il mio amico Draco,” rispose calmo, cercando di ignorare il tono dell’altro e non mostrarsi nervoso; per Morgana, aveva affrontato cose molto peggiori! Il ragazzo del quinto anno era un tipo riservato, ma intimidiva non poca gente. L’aria di importanza e potere che aleggiava intorno a lui faceva capire che dietro la sua solita maschera di freddezza si celava un nemico che era meglio non avere. Harry non sarebbe stato sorpreso nello scoprire che già praticava delle arti oscure.

La tranquillità di Harry sembrò irritare il ragazzo, “E perché proprio qui?” chiese, probabilmente per capire se Harry fosse o non a conoscenza di ciò che c’era oltre il muro.

Il viaggiatore temporale scrollò le spalle, “Così appena esce mi troverà,” rispose Harry. Poi notando l’espressione del prefetto fece una smorfia; forse avrebbe dovuto fingere di non sapere della Sala Comune dei Serpeverde, ma ormai il danno era fatto.

“Quel piccolo bastardo!” sibilò Jeremiah, sembrando sul punto di pestare qualcuno, “Verrà punito per questo! Rivelare l’ingresso a un Grifondoro!”

“Non è stato lui a dirmelo,” lo difese Harry. All’occhiata diffidente del prefetto aggiunse, “Sono anche stato in altre Sale Comuni, se è per questo. Come quella di Corvonero.”

“Quindi sei stato dentro la nostra Sala Comune?”

Cavolo! Pensò Harry. Doveva fare più attenzione a quello che diceva.

“Senti, non è stato Malfoy a dirmi dov’era. Me l’ha detto la mia cicatrice,” spiegò Harry, arrampicandosi sugli specchi.

Lestrange parve calmarsi un po’, credendogli, e si ricompose. Lo sondò con sguardo freddo e calcolatore, “Perché continui a restare tra le Serpi? Ci stai spiando? Infondo sei un Grifone,” sbottò con tono accusatorio.

“Non vi sto spiando. Lo faccio perché …” Harry esitò un attimo, “Perché non tutti i Grifoni odiano i Serpeverde di principio, così come non tutte le Serpi devono per forza essere devote al lato oscuro. C’è sempre un’alternativa; dobbiamo solo trovare il coraggio di sceglierla.”

Il silenzio calò nel corridoio. Jeremiah lo fissò senza dire nulla e Harry non distolse lo sguardo da quello blu elettrico del ragazzo. Poi Lestrange fece un passò indietro e si voltò, dandogli le spalle, prima di camminare via senza rivolgergli neanche un’ultima occhiata.

In quel momento, mentre il primino lo guardava allontanarsi, la parete bianca accanto a Harry mutò in una porta, che si aprì rivelando Draco.

“Ehi Harry?” lo chiamò il biondo mentre la porta si rifondeva nel muro.

“Ehm, ciao,” lo salutò Harry, con i pensieri rivolti a Lestrange. Scosse la testa e guardò il giovane Malfoy, “Andiamo, ti dovevo accompagnare alla Guferia se non mi sbaglio?”

Draco sorrise compiaciuto, “Sì, con un po’ di fortuna quella stupida voce secondo la quale io sarei il figlio di Piton passerà e mio padre non ne verrà a sapere nulla.”

Harry annuì, ghignando mentalmente, “Certo, seguimi.”

Il giovane viaggiatore temporale aveva con sé una lettera da spedire a Remus. Dato che Draco aveva fatto tardi ed erano quasi le tre, non volendo far aspettare i suoi amici nella Sala d’Ingresso un’altra mezz’ora, Harry decise di consultare la Mappa per trovare una via più breve per la Guferia.

Sapeva che Draco era presente, ma avrebbe condiviso il segreto con lui per consolidare la loro amicizia. E se il Malfoy avesse fatto la spia ai professori, beh, avrebbe sempre potuto negare tutto.

Harry svoltò a destra in un vicolo cieco, dove in realtà c’era un passaggio segreto, lontano da occhi indiscreti, e tirò fuori la pergamena. Draco lo guardò annoiato, “Questo è un vicolo cieco, sei sicuro di sapere dove sia la Guferia?”

Harry sorrise, “Certo, ma visto che Sua Maestà ha fatto tardi e ho bisogno di fare in fretta, ho deciso di utilizzare un paio di passaggi altamente segreti per arrivarci.”

Il biondo spalancò gli occhi, “E tu come faresti a conoscerli? Siamo qui da meno di una settimana!” chiaramente non gli credeva.

“Conosco tutti quelli principali e più utili, ma non puoi pretendere che io abbia memorizzato anche i più corti e intricati. Me li ha rivelati la mia cicatrice, ma adesso ho qualcosa di meglio,” Harry puntò la bacchetta sulla pergamena, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni,” pronunciò.

L’inchiostro si sparse sul foglio; le linee andarono a formare i familiari corridoi della scuola di magia. Era tutto lì: le sale, le aule, i corridoi, i passaggi, gli studenti, gli insegnati, i fantasmi …

Draco sbirciò la pergamena e trattenne il fiato, “M-ma …!” non seppe continuare e lo guardò con sguardo interrogativo e sbigottito.

“Sì, lo so. È grandiosa. Si chiama la Mappa del Malandrino ed era di mio padre. Mostra ogni singolo passaggio segreto in questo castello, anche quelli per sgattaiolare fuori dai suoi confini e sui terreni. Era stata confiscata da Gazza ed è misteriosamente arrivata a me,” spiegò Harry con un ghignò.

Draco alzò un sopracciglio divertito, “Misteriosamente?”

Harry scrollò le spalle, “Sì, beh, comunque l’importante è che è mia e gradirei che tu non lo dicessi a nessuno, a parte Ron e Hermione, dopo che li avrò messi al corrente.”

“Quindi loro ancora non lo sanno?” chiese Draco con una nota di orgoglio. Era felice che Harry avesse rivelato il suo segreto prima a lui che ai suoi due migliori amici.

Harry sospirò; era esattamente per quel motivo che aveva voluto dirlo prima a lui, “No, non lo sanno ancora, ma glielo dirò oggi stesso.”

Questo sembrò rattristare il biondo, ma comunque non parlò. Harry individuò un paio di scorciatoie che lo avrebbero portato alla Guferia in tempo record, “Seguimi, il percorso è un po’ complicato. Fatto il Misfatto” la mappa tornò ad essere bianca e inusata.

Svoltò a sinistra e premette una mattonella nella parete, rivelando un passaggio. Harry condusse Draco fino alla Guferia in tre minuti e quarantatre secondi, seguendo un intricato percorso che indusse Draco a guardarlo stupefatto, chiedendosi come facesse Harry a ricordarselo dopo averlo visto solo per tre secondi sulla mappa. Non sapeva però che il giovane Potter ne aveva già percorsi la metà negli anni. Salirono fino la torre ovest, dove i gufi attendevano pazienti. Non c’era nessuno, ma Harry preferiva che fosse così.

“Edvige!” chiamò la sua civetta e le consegnò la lettera per Remus, mentre Draco allacciava la lettera per sua padre a un gufo dall’aria regale ed arrogante.

“Fatto?” domandò al Malfoy. Quando questi annuì, iniziò a far strada verso i piani più bassi, fino ad arrivare alla Sala d’Ingresso.

“Era ora!” sbottò Ron annoiato. Il rosso scoccò un’occhiata diffidente a Draco, mentre Hermione si limitò a sbuffare infastidita dal comportamento del Weasley.

“Davvero Ronald! Non capisco di cosa ti lamenti. Ci siamo persi nel castello e siamo arrivati qui solo un minuto fa, non è che abbiamo dovuto aspettare,” disse lei con aria autoritaria.

Vedendo che Ron stava per ribattere, Harry decise di intervenire, “Dai, andiamo. Siamo già in ritardo; se restiamo troppo a lungo con Hagrid avremo problemi a tornare. È proibito uscire dopo il coprifuoco.”

Hermione rabbrividì al pensiero di infrangere le regole. Draco si limitò a ghignare; probabilmente a lui non sarebbe importato. Ron, beh, Ron era Ron. Finché i suoi compagni erano con lui poteva anche sopportare il peso dei guai.

Spalancarono il portone e lasciarono il castello, attraversando i terreni. Raggiunsero in poco tempo la piccola capanna di legno ai margini della Foresta Proibita. Il pomeriggio passò bene. Harry presentò i suoi amici al mezzogigante, che evitò di fare commenti su Draco. Harry non poté fare a meno di fare una smorfia quando fu Draco a fare commenti.

“Che posto è questo? Tu questa la chiami casa?” ed ecco che era tornato il solito purosangue arrogante e schizzinoso.

“Sì,” rispose Hagrid semplicemente. Harry poteva vedere lo sforzo che stava facendo nel non rispondergli e mimò un ‘grazie’. Il guardiacaccia gli sorrise calorosamente.

Per il resto, a parte le occasionali frecciatine di Draco, tutto andò bene. Alla fine Hermione notò la Gazzetta del Profeta con in titolo: ‘Ultimissime sulla rapina alla Gringott’.

Ne rimase preoccupata, ma Harry decise di non far commenti, o almeno, non davanti a Hagrid. Non gli serviva che il mezzogigante capisse che sapeva qualcosa e che lo comunicasse a Silente.

Come previsto, fecero più tardi della prima volta, ed era ormai notte inoltrata quando lasciarono la capanna. Hagrid si era offerto di accompagnarli, preoccupato, ma Harry aveva detto che non serviva. Ron e Hermione lo avevano guardato malissimo per quello.

I quattro ragazzini si ritrovarono fuori, alle otto e mezza di sera, sotto il cielo stellato. Il castello era molto distante e le sue luci non giungevano fino a loro. Erano immersi nel buio, troppo vicini alla Foresta Proibita per i loro gusti.

“E adesso?” sussurrò Hermione spaventata. Uno strano rumore, come di un animale in fin di vita, raggiunse le loro orecchie dalle viscere della foresta, come un eco distante. Dei corvi si alzarono in volo dalle fronde degli alberi, gracchiando. I ragazzini osservarono mentre discendevano fino alle zucche nel cortile di Hagrid. Qualcosa era appena successa là dentro. I primini, tranne Harry, sussultarono.

Il moro sbuffò, “Torniamo al castello.” Lui non aveva paura, ma sapeva che da qualche parte, nella foresta, Raptor probabilmente stava uccidendo un unicorno. Quella era una motivazione più che sufficiente per farlo allontanare.

Ron tremò ed annuì spaventato.

“Paura del buio, Weasley?” lo stuzzicò Draco, distogliendo lo sguardo dalla foresta temuta anche da lui. Ron scosse la testa vigorosamente, trovando coraggio nella rabbia, cercando di non mostrarsi debole davanti ad una Serpe.

“Io no. Tu piuttosto Malfoy? Infondo le serpi non sono note per il loro coraggio,” gli rinfacciò Ron mentre le sue orecchie si facevano scarlatte.

“Già, sono note per il loro cervello, a differenza dei Grifoni,” replicò il biondo freddo. I due non si erano resi conti che si erano avvicinati e che adesso erano l’uno di fronte all’altro; se uno dei due avesse perso le staffe lo scontro sarebbe stato inevitabile.

Ron fece un passo verso il Malfoy mentre la mano di entrambi correva alla bacchetta.

“Per le mutande in raso rosa di Merlino! Siamo qui da meno di una settimana! Come pretendete di essere in grado di duellare?” intervenne Harry, alzando gli occhi al cielo e piazzandosi tra i due. Entrambi arrossirono ed abbassarono le bacchette. Hermione ridacchiò.

Era ancora buio pesto e rischiavano di inciampare in un ramo e rompersi l’osso del collo.

“Fate come me. Lumos” pronunciò Harry. La punta della sua bacchetta si illuminò. Gli altri si affrettarono a fare altrettanto.

“Però! Utile quest’incantesimo,” fece Ron, “Dove lo hai imparato?”

“E non dire che è stata la tua cicatrice,” lo procedette Hermione quando vide Harry aprir bocca.

Harry sorrise, “E va bene. L’ho letto in un libro di incantesimi. Comunque, voglio mostrarvi una cosa,” disse, cercando di cambiare argomento dalla sua conoscenza vasta di incantesimi.

Tirò fuori la pergamene apparentemente bianca dalla sua tasca. Draco si limitò a sorridere mentre Ron e Hermione si scambiavano un’occhiata perplessa.

“Una pergamena?” domandò la ragazza alzando un sopracciglio.

Harry e Draco scossero la testa con due ghigni identici stampati in faccia.

“No, è molto di più,” affermò Harry, puntando la sua bacchetta ancora illuminata sul foglio, “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

Ron e Hermione spalancarono gli occhi, scioccati.

“Ecco a voi la più grande creazione dei Malandrini: Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia. La Mappa del Malandrino. Mostra ogni passaggio, corridoio o sala del castello e tutti coloro che vi sono all’interno, cosa fanno, dove sono, ogni ora, ogni giorno,” spiegò Harry solenne.

“E tu come hai fatto a metterci le mani sopra?” chiese Ron scioccato, guardando la mappa a bocca aperta.

Harry scrollò le spalle, “Non ha importanza, ma i tuoi cari fratelli potrebbero centrarci qualcosa.”

“Quei due! Non me ne avevano mai parlato!” sbottò il rosso irritato, “Ma perché te l’hanno data a te?”

“Perché si da il caso che io ne sia il legittimo proprietario in qualità di unico figli di uno dei creatori,” spiegò Harry paziente.

“Ma certamente tu non la terrai per te. La consegnerai alla McGranitt, vero?” chiese Hermione. All’occhiata di Harry sospirò, “Non c’è modo di convincerti a consegnarla alle autorità, non è così?”

Harry ghignò, “Sapevo che avresti capito.”

“Non pensate che sia ora di tornare al castello?” s’intromise Draco, “Io ho fame.”

Ron annuì, per la prima volta d’accordo con lui, “Idem.”

I quattro primini iniziarono a risalire verso il castello, e Harry trovò che quel momento fosse l’ideale per metterli al corrente dei fatti sulla Gringott.

“Avete presente la rapina alla Gringott? Quella in cui la camera blindata che è stata derubata era stata svuotata poco prima? Beh, io c’ero quando è ciò che c’era dentro è stato prelevato. Il giorno del mio compleanno Hagrid mi ha portato a Diagon Alley ed è stato lui a ritirare qualunque cosa ci fosse stata là dentro. Non era molto grande, ma deve avere davvero molto valore,” disse ai suoi amici.

“Quindi il guardiacaccia ha l’oggetto che hanno cercato di rubare?” chiese il giovane Malfoy, intrigato da quel mistero.

Harry scosse la testa, “No, ha detto che era una faccenda di Hogwarts. L’avrà dato a Silente.”

“Questa storia non mi piace,” affermò Hermione aggrottando le sopracciglia pensosa, “Chiunque abbia cercato di rubarla alla Gringott non si farà scrupoli a venire qui a Hogwarts.”

Ron la guardò spaventato, “Allora che facciamo?”

“Niente,” rispose Harry semplicemente, attirando su di sé gli sguardi increduli degli altri, “Insomma, non sappiamo cosa sia questo oggetto, dove sia nascosto, e perché il ladro lo voglia. Che pretendete di fare?”

Nessuno gli rispose, ma non sapevano che Harry aveva una risposta a tutte quelle domande. Il moro abbassò lo sguardo sulla mappa, “Non possiamo entrare dalla Sala d’Ingresso, o ci chiederanno che ci facevamo fuori a quest’ora. Sotto a quel cespuglio ci dovrebbe essere un passaggio che conduce fino al primo piano, usiamo quello,” quando gli altri annuirono, pronunciò “Fatto il misfatto” e la mappa tornò bianca.

Si avvicinarono al cespuglio indicato da Harry, “Io vado per ultimo e richiudo il passaggio.”

E fu così che tre Grifondoro e un Serpeverde si ritrovarono a sgattaiolare di nascosto nel castello in uno dei passaggi meno conosciuti dai tempi dei quattro fondatori, ma che i Malandrini avevano trovato in una delle loro esplorazioni notturne.

Arrivati dentro, si accorsero che la cena era appena finita e il coprifuoco appena scattato.

“No,” gemette Ron, “Io ho fame!” Draco, accanto a lui, annuì vigorosamente.

Hermione sembrava contrariata, “Il coprifuoco è scattato! Ci ritroveremo in un mare di guai se non torniamo subito in Sala Comune!” li rimproverò.

“Perché non andiamo nelle cucine?” propose Harry quando il suo stomaco brontolò. Draco, Ron e Hermione lo guardarono come se stato fosse un dono mandato da Merlino in persona.

“Sai dove sono?” chiese Draco speranzoso.

Harry si passò una mano nei capelli, scompigliandoseli, “Seguitemi prego.”

-

A mezzanotte, dopo aver finito di mangiare, parlare, e schivare insegnanti insegnanti lungo il tragitto, i Grifondoro scortarono Draco alla sua Sala Comune prima di proseguire verso la propria. Senza il Mantello dell’Invisibilità era difficile, ma con l’aiuto della mappa e la mente strategica di Ron, riuscirono a pianificare il percorso ed arrivare a destinazione senza essere visti.

“Come hai fatto a calcolare i tempi e le distanze così precisamente?” chiese Hermione meravigliata una volta che furono al sicuro nella loro Sala Comune, rigorosamente vuota. Erano tutti sfiniti dopo la prima settimana di lezioni.

Ron arrossì, “Scacchi,” rispose imbarazzato.

“Beh, è stato piuttosto eccitante, no, infrangere le regole?” disse Hermione elettrizzata.

Lo shock di Ron era nulla in confronto a quello di Harry. Possibile che fosse già riuscito a cambiarla così radicalmente? E chi se l’aspettava che tutto ciò che doveva fare per portarla sulla cattiva strada era accettarla nella sua cerchia d’amici, sgattaiolare attraverso degli intricati passaggi segreti dai terreni al castello, condurla nelle cucine e farle infrangere una valanga di altre regole entro la prima settimana di scuola?

“Uh-uh,” risposero i due ragazzi all’unisono, studiandola attentamente, aspettando che si rimangiasse le sue parole. Ma non avvenne.

“Beh, io vado a letto. È stata una bella esperienza, ma è meglio non ripeterla. Notte,” li salutò e risalì su le scale del dormitorio delle ragazze, ancora sorridente.

Harry sorrise: era proprio come la vecchia Hermione. Ligia al dovere e alle regole, ma pronta a infrangerle se ce n’era davvero bisogno. Non sarebbe mai arrivata a farlo per sfizio, solo per necessità.

“Beh amico, penso sia ora di andare a letto. Fortuna che domani non ci sono lezioni,” disse Ron sbadigliando.

Harry annuì, “Tu va avanti Ron. Io avrei una commissione da fare.”

Il rosso annuì; ora che l’adrenalina se n’era andata era sul punto di crollare dal sonno. Infondo aveva solo undici anni. Ron risalì le scale del dormitorio maschile, lasciando Harry da solo nella Sala Comune.

Il giovane viaggiatore temporale tirò di nuovo fuori la mappa e si diresse verso la Guferia.

-

Amelia Bones, Direttrice dell’Ufficio dell’Applicazione della Legge sulla Magia e membro onorario del Wizengamot, era seduta alla sua scrivania intenta a leggere dei documenti, accompagnata dalla sola luce di una candela quasi completamente consumata, stanca dopo un’intera giornata di lavoro.

Una civetta delle nevi bussò alla sua finestra.

La donna alzò lo sguardo e si tolse gli occhiali che utilizzava per leggere. Chi mai poteva essere a quell’ora di notte? Spalancò la finestra, facendo entrare l’aggraziata civetta, che depositò una lettera dall’aria ufficiale tra alcuni suoi documenti. Poi l’animale riprese il volo e lasciò l’ufficio, lasciandola di nuovo da sola.

Amelia Bones era una persona di alto calibro, direttrice del dipartimento forse più importante del Ministero, a parte quello degli Auror. Aveva una certa influenza nel mondo magico e pochi avevano il potere di metterla a tacere. Era una donna sui quarant’anni, con un forte senso di giustizia, e con una grande compassione e tolleranza nei confronti dei più sfortunati e delle creature magiche incomprese. Onesta e giusta. Quando si imponeva un obbiettivo, lo raggiungeva sempre.

Prese in mano la lettera che le era stata recapitata. Ad Amelia Susan Bones era indirizzata. La donna la esaminò con i suoi profondi occhi blu prima di decidersi ad aprirla.

Egregia signora Bones,

le invio questa lettera nell’interesse del mondo magico. Mi è giunta voce che il sistema giudiziario del Ministero della Magia potrebbe non essere infallibile quanto pensiamo. Le scrivo per avvertirla di una mia prossima visita; mi presenterò da lei per discutere riguardo una notizia scandalosa: un innocente è stato spedito ad Azkaban senza alcun processo dieci anni fa. Penso che sia nell’interesse di ogni libero mago fare il possibile per aiutarlo. Che ne dice di vederci domenica mattina alle dieci nel suo ufficio?

Saluti                                                                                                                                                                           
James Evans

Amelia era scioccata. Un milione di domande continuavano a ripetersi nella sua mente. Un innocente ad Azkaban? Com’era possibile? Certamente non sarebbe potuto accadere. Ma il dubbio si insinuò dentro di lei. E se fosse stato vero? Se un uomo innocente fosse stato davvero rinchiuso ad Azkaban per ben dieci anni? Rabbrividì al pensiero. E poi, chi era questo James Evans?

Non lo sapeva, ma aveva intenzione di scoprirlo. E in quel momento, il suo senso di giustizia tornò a farsi a sentire. Se davvero qualcuno era stato punito ingiustamente, allora avrebbe fatto tutto il necessario per aiutarlo.

-

 

Allora? Vi è piaciuto? Spero di sì! Vi auguro un buon capodanno, aggiornerò il prima possibile.

Tanti auguri e felice anno nuovo! ;D

  
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