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Autore: Poetessa    30/12/2009    6 recensioni
Chuck. Chuck e Blair. Il diavolo e l'angelo. Amore e odio. Semplicemente opposti, semplicemente perfetti.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice:

L’ultimo capitolo. Eccoci alla fine. Non volevo concludere questo anno lasciando questa ff senza il suo finale. Sperato o deludente? Scontato? Non lo so. Ditemelo voi.

Io lo vedo così. Ma potrei vederlo in mille altri modi.

Chuck e Blair e il loro infinito desiderio di confrontarsi per una volta di fronte all’evidenza. Si può finire ovunque. Potrebbe andare diversamente la prossima volta. Potrebbe non finire mai.

Infiniti modi di ritrovarsi, di conoscersi, di innamorarsi, come nella realtà. Quella realtà che ogni giorno ci stupisce e ci delude. Che ci rende inaspettatamente… dolci e diabolici.

Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito in questa fanfiction, chi ha commentato e chi semplicemente si è lasciato trasportare dalle mie parole.

Perché in fondo le parole, a volte, fanno stare bene (un grazie particolare a chi lo ha pensato).

Un saluto e alla prossima storia.

XOXO Poetessa;)

 

…sulle note di With me (Sum41)…

 

~ Dolce e diabolico ~

 

Quando entro nella mia suite vorrei solo prendere le mie cose, prenotare un volo e sparire. Sparire per sempre. Da New York, da questa vita, da te. Posso ricominciare, da capo. Una nuova città, nuove conoscenze, gli stessi soldi. Non serve molto. Posso farlo.

Apro il l’armadio. Una fila di camicie e giacche monotone e costose, questo sono. I risvolti perfettamente stirati e i gemelli nascosti in qualche cassetto. Dettagli, dettagli insignificanti che fanno parte di me. Di quello che appaio ogni giorno,  di quello che questa società anela. Un mare di inutili, infiniti, dettagli.

Ma non sono solo questo.

Sono un fuoco che brucia, che in silenzio si consuma. Sono parole non dette e sentimenti nascosti. Sono paure e indecisioni. Sono quello che la mia maschera nasconde, dietro i completi firmati e le conversazioni pesate. Sono quello che non ho mai mostrato a nessuno, che gelosamente nascondo al mondo. Era così facile, un drink offerto, un accordo preso, una stretta di mano. Così poco per essere un altro. Poi sei arrivata tu. Una bambina che giocava con le mie tentazioni, un gioco che tirava un altro, una provocazione che accendeva la mia attrazione. Così, lentamente e continuamente mi sei entrata dentro.

Forse era solo un gioco, ma ora non lo è più. Ho visto il riflesso della mia anima sul tuo viso, ho visto la mia paura nei tuoi occhi. E’ un sentimento che sappiamo di provare, ma non vogliamo rivelare. Sei dentro di me, eppure crediamo che due semplici parole possano annientarci. Che il nostro gioco finisca con quella frase, così come è cominciato, in un istante.

Ma ora so che non è più così, che se fossi qui ora non avrei più paura. E per una volta rischierei l’anima per averti.

Mi avvicino alla cassettiera, nascondo sempre una bottiglia di scotch nell’ultimo cassetto. L’alcol non spegnerà il mio dolore, non mi darà le risposte che sto cercando, semplicemente cancellerà la domanda che mi tormenta. Quella domanda che ogni mattina mi accompagna come una sveglia.

E se…

E se fossi me stesso? Se la smettessi di fingere? Se mi togliessi quella maschera che mi protegge?

Se semplicemente ti dicessi che ti amo?

Se solo avessi il coraggio…

Un sorso, un solo sorso per annullare ogni pensiero. La mia domanda, le tue labbra sulle sue, il mio infinito e incontrollabile desiderio. Il divano antico, la mente che si perde fuori da una finestra spenta. Leggero, un sorso dietro l’altro. Leggero, mi perdo.

Il suono dell’interfono mi rimbomba nelle orecchie. Quanto è passato? Un secondo o l’eternità, non saprei dirlo. So che ho un forte, penetrante, mal di testa. Mi avvicino alla porta con passo vacillante, non ho voglia di aprire, ma istintivamente controllo chi è.

Inciampo diverse volte prima di raggiungere lo schermo che proietta l’immagine della videocamera esterna. Dà sul corridoio, si vede l’anta verde dell’entrata e una figura scurita da un cappotto di lana. Mi sforzo di metterla a fuoco.

Quando capisco chi è sto già aprendo la porta.

Blair mi osserva con i suoi occhioni dolci. I capelli spettinati, la camicia slacciata, i pantaloni stropicciati, le calze rosse che poggiano sulla moquette. Questo sono, senza maschera, senza inganni. Indifeso, davanti a te.

Non voglio una scusa, non una giustificazione, dimmi perché sei venuta. Dimmi perché mi guardi in questo modo, dimmi perché mi lasci senza fiato…

Fallo, ora. Fallo. Smettiamola di prenderci in giro, smettiamola di giocare!

Vieni qui. Vieni da me.

La tua mano si posa sulla mia guancia. Una carezza, dolce, delicata. Chiudo gli occhi. Il tuo tocco sulla mia pelle, l’estasi di sentirti finalmente vicina. Un istante per sciogliermi. La mia mano si poggia sulla tua, l’altra scivola sul tuo fianco. La porta si trascina silenziosa sulla moquette chiudendosi alle nostre spalle. Quando riapro gli occhi le nostre labbra sono così vicine che il tuo rossetto sbavato sta per sciogliersi completamente sulle mie. Un istante e nessuna parola. Sensuale, dolce come non lo era mai stato. Questo è il nostro bacio. Un istante e quella frase, sussurrata tra le tue labbra. Senza paura, carica di desiderio.

“Cinque lettere, due parole, dille e sarò tua.”

Un istante. La maschera che cade e il coraggio di essere me stesso.

“Ti amo.” sussurro.

Solo questo.

Poi il diavolo cattura l’angelo e tutto diventa maledettamente dolce e diabolico.

 

THE END

 

   
 
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