Note dell’autrice:
L’ultimo capitolo. Eccoci alla fine.
Non volevo concludere questo anno lasciando questa ff
senza il suo finale. Sperato o deludente? Scontato? Non lo so. Ditemelo voi.
Io lo vedo così. Ma potrei vederlo in
mille altri modi.
Chuck e Blair e il loro infinito desiderio
di confrontarsi per una volta di fronte all’evidenza. Si può finire ovunque.
Potrebbe andare diversamente la prossima volta. Potrebbe non finire mai.
Infiniti modi di ritrovarsi, di
conoscersi, di innamorarsi, come nella realtà. Quella realtà che ogni giorno ci
stupisce e ci delude. Che ci rende inaspettatamente…
dolci e diabolici.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno
seguito in questa fanfiction, chi ha commentato e chi
semplicemente si è lasciato trasportare dalle mie parole.
Perché in fondo le parole, a volte,
fanno stare bene (un grazie particolare a chi lo ha pensato).
Un saluto e alla prossima storia.
XOXO Poetessa;)
…sulle note di With
me (Sum41)…
~ Dolce e diabolico ~
Quando entro nella mia suite vorrei solo
prendere le mie cose, prenotare un volo e sparire. Sparire per sempre. Da New
York, da questa vita, da te. Posso ricominciare, da capo. Una nuova città,
nuove conoscenze, gli stessi soldi. Non serve molto. Posso farlo.
Apro il l’armadio. Una fila di camicie
e giacche monotone e costose, questo sono. I risvolti perfettamente stirati e i
gemelli nascosti in qualche cassetto. Dettagli, dettagli insignificanti che
fanno parte di me. Di quello che appaio ogni giorno, di quello che questa società anela. Un mare
di inutili, infiniti, dettagli.
Ma non sono solo questo.
Sono un fuoco che brucia, che in
silenzio si consuma. Sono parole non dette e sentimenti nascosti. Sono paure e
indecisioni. Sono quello che la mia maschera nasconde, dietro i completi firmati
e le conversazioni pesate. Sono quello che non ho mai mostrato a nessuno, che
gelosamente nascondo al mondo. Era così facile, un drink offerto, un accordo
preso, una stretta di mano. Così poco per essere un altro. Poi sei arrivata tu.
Una bambina che giocava con le mie tentazioni, un gioco che tirava un altro,
una provocazione che accendeva la mia attrazione. Così, lentamente e
continuamente mi sei entrata dentro.
Forse era solo un gioco, ma ora non lo
è più. Ho visto il riflesso della mia anima sul tuo viso, ho visto la mia paura
nei tuoi occhi. E’ un sentimento che sappiamo di provare, ma non vogliamo
rivelare. Sei dentro di me, eppure crediamo che due semplici parole possano
annientarci. Che il nostro gioco finisca con quella frase, così come è cominciato,
in un istante.
Ma ora so che non è più così, che se
fossi qui ora non avrei più paura. E per una volta rischierei l’anima per
averti.
Mi avvicino alla cassettiera, nascondo
sempre una bottiglia di scotch nell’ultimo cassetto. L’alcol non spegnerà il
mio dolore, non mi darà le risposte che sto cercando, semplicemente cancellerà
la domanda che mi tormenta. Quella domanda che ogni mattina mi accompagna come
una sveglia.
E se…
E se fossi me stesso? Se la smettessi
di fingere? Se mi togliessi quella maschera che mi protegge?
Se semplicemente ti dicessi che ti amo?
Se solo avessi il coraggio…
Un sorso, un solo sorso per annullare
ogni pensiero. La mia domanda, le tue labbra sulle sue, il mio infinito e
incontrollabile desiderio. Il divano antico, la mente che si perde fuori da una
finestra spenta. Leggero, un sorso dietro l’altro. Leggero, mi perdo.
Il suono dell’interfono mi rimbomba
nelle orecchie. Quanto è passato? Un secondo o l’eternità, non saprei dirlo. So
che ho un forte, penetrante, mal di testa. Mi avvicino alla porta con passo
vacillante, non ho voglia di aprire, ma istintivamente controllo chi è.
Inciampo diverse volte prima di
raggiungere lo schermo che proietta l’immagine della videocamera esterna. Dà
sul corridoio, si vede l’anta verde dell’entrata e una figura scurita da un
cappotto di lana. Mi sforzo di metterla a fuoco.
Quando capisco chi è sto già aprendo la
porta.
Blair mi osserva con i suoi occhioni dolci. I capelli spettinati, la camicia slacciata,
i pantaloni stropicciati, le calze rosse che poggiano sulla moquette. Questo
sono, senza maschera, senza inganni. Indifeso, davanti a te.
Non voglio una scusa, non una
giustificazione, dimmi perché sei venuta. Dimmi perché mi guardi in questo
modo, dimmi perché mi lasci senza fiato…
Fallo, ora. Fallo. Smettiamola di
prenderci in giro, smettiamola di giocare!
Vieni qui. Vieni da me.
La tua mano si posa sulla mia guancia.
Una carezza, dolce, delicata. Chiudo gli occhi. Il tuo tocco sulla mia pelle,
l’estasi di sentirti finalmente vicina. Un istante per sciogliermi. La mia mano
si poggia sulla tua, l’altra scivola sul tuo fianco. La porta si trascina
silenziosa sulla moquette chiudendosi alle nostre spalle. Quando riapro gli
occhi le nostre labbra sono così vicine che il tuo rossetto sbavato sta per
sciogliersi completamente sulle mie. Un istante e nessuna parola. Sensuale,
dolce come non lo era mai stato. Questo è il nostro bacio. Un istante e quella
frase, sussurrata tra le tue labbra. Senza paura, carica di desiderio.
“Cinque lettere, due parole, dille e
sarò tua.”
Un istante. La maschera che cade e il
coraggio di essere me stesso.
“Ti amo.” sussurro.
Solo questo.
Poi il diavolo cattura l’angelo e tutto
diventa maledettamente dolce e diabolico.
THE END