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Autore: candidalametta    31/12/2009    1 recensioni
Tre racconti di natale. uno per ogni componente, come la più classica delle tradizioni, uno volto al passato, uno al presente, uno al futuro...
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La nota il più

Sulla porta un enorme fiocco verde, poco sotto una ghirlanda di vischio e agrifoglio, le bacche rosse lucide nascoste sotto le foglie. Mia sorella apre la porta sorridendomi con le guance sporche di farina, “ma per i maschietti non era previsto l'azzurro?” chiedo stringendola un attimo a me, “la moda impone il verde per entrambi” risponde lei ridendo, come a ricordarmi che lei nella moda ha fondato la sua vita. Avanzo oltre la soglia lasciando il cappotto appena coperto da un po' di neve su una delle poltrone dell'ingresso, nella vecchia casa dei miei genitori regna ancora il senso di protezione che ci accolse arrivando in America.
Mi passo una mano sul viso, ricordi…
Mamma arriva quasi di corsa a salutarmi seguita da Filip con il suo solito furbo, mi abbracciano contemporaneamente, costringendomi a fare un passo indietro.
“Tomislav! Sei arrivato finalmente! Preparati per la cena …Filip, porta di sopra la sua roba”, mio fratello approfitta delle spalle di mamma per farmi una linguaccia.
Non riesco a trattenere il sorriso mentre chiedo alla figura di mia madre già in corridoio, “dov’è Papà?”, mi risponde prima di sparire nella cucina, “in soggiorno, credo che stia litigando con le luci dell'albero”. Filip si lancia al suo inseguimento sperando di rimediare un anticipo sulla cena mentre cerco di farmi strada nella stanza stracolma di simboli natalizi, la testa bianca di mio padre china su una grossa matassa di fili colorati.
Poggiandogli una mano sulla spalla si volta sorridendomi giovanile sul volto segnato dal tempo. “Tomislav, c'è l'hai fatta ad arrivare per la cena, dove sono i fratelli?”.
È ovvio che non si riferisse a Ivana e Filip ma ai Leto.
Abbiamo passato tanto di quel tempo insieme che mio padre ha accettato Jared e Shannon come altri due membri in più della famiglia. “preferiscono passare la vigilia con loro madre ... ma saranno qui a giorni”. Sbuffa perplesso allacciando qualche cavo, “avrebbero potuto portare anche lei …”. I fili tra le sue mani si accesendono improvvisamente, guardandomi felice, “hai visto? il tuo vecchio è ancora capace di risolvere un paio di problemi tecnici”, “certo papà, dopo la costruzione di Arianna non credo ci sia niente di così difficile per te”. Sorride pensieroso alla fedele chitarra che costruimmo insieme prima di chinare nuovamente la testa verso il suo lavoro incompiuto. “perchè non vai a sistemarti prima della cena Tomislav? Annuisco oltre le sue spalle e tornando alla porta. Com’era prevedibile mio fratello non aveva eseguito l'ordine della mamma, afferrai il borsone e la custodia imbottita e mi avviai su per le scale, ogni gradino era solcato dagli anni della mia vita.

Entrai nella camera, piccola, rettangolare, terminava con una finestra piuttosto stretta ma molto alta, sul davanzale continuava ad ammassarsi la neve che cadeva lentamente.
Sulle pareti i trofei che mi avevano visto crescere si susseguivano intervallate da foto forse ora un po' sfocate, amici persi durante l'arduo cammino del crescere, ombre che continuavano a resistere negli angoli della mia vita. Lasciai cadere i bagagli vicino lo stipite della porta e mi avvicinai ad una delle foto poggiate su una mensola di legno scuro, un bambino molto magro appena sorridente suonava un violino con gli occhi chiusi, poco più in la un’adolescente provava i primi accordi di una chitarra elettrica artigianale, la stessa che ora riposava in un angolo nella sua custodia. Sorrisi tra me, quanto tempo era passato? mi sfiorai la fronte confuso.
Aprii un anta dell'armadio sopra il letto, nella parte interna erano sovrapposti tutti gli adesivi dei gruppi che avevo amato e che poi erano diventati la mia vita, in fondo alla scaffa, una volta piena dei miei vestiti trovai una vecchia custodia consunta. La poggiai sul letto e l'aprii dubbioso, tra la federa di broccato un po' logoro il violino riposava perfetto, dal manico lucido alle corde perfettamente tese. Con un gesto ancora naturale lo portai sotto il mento mente l'archetto scivolava tra le note.
Sorrisi, il violino ricordava ancora il mio tocco, ogni suono strappatogli e reso schiavo dall'armonia della musica. Attaccai senza accorgermene “a modern myth”, come suonava strano da un altro strumento che non fosse la mia Arianna, eppure era come se il passato mi volesse aiutare, una fusione completa, mi avvicinai alla finestra, i fiocchi si attaccavano ogni tanto al vetro creando strani disegni.
Una nota strappata ad un altro strumento mi fece voltare stranito, Nicholas, accucciato accanto alla chitarra era riuscito ad aprire la custodia quel tanto che bastava per arrivare alle corde.
Il bambino sorrise mentre con il ditino faceva muovere ancora la corda felice di provocare un suono. “vuoi suonare anche tu?” chiesi guardando il cucciolo d’uomo vestito di un pigiamino di pile accucciato ai miei piedi. Le guance del piccolo Milicevic diventarono rosse come se si fosse accorto di aver fatto qualcosa di inusuale e allargò la boccuccia sdentata in un sorriso tendendomi un braccio.
Scossi la testa rassegnato, mi chinai per prendere il piccolo ma quello non lasciò andare lo strumento con l'altra manina e dovetti prendere la chitarra, il mio piccolo nipotino ha davvero la stessa testardaggine di Ivana, ma anche quella di Filip … Guardai per un attimo la sua espressione concentrata mentre provava a stringere lo strumento … anche la mia.
“ho capito…” sospirai rassegnato.
Mi sedetti sul letto con bambino poggiato tra il petto e la chitarra, proseguendo la canzone da dove ero stato interrotto.
Era quella la realtà, la mia fedele Ariannaa tra le braccia e la costruzione di un mito moderno che ormai era stato inevitabilmente spezzato, non era più in quello che credevo, un futuro confuso ma pur sempre accompagnato dalla musica.
Il bambino mi sorrise mentre accarezzava il manico lucido.
Quando Ivana entrò per invitarmi a scendere mi trovò ancora intento a suonare, gli occhi persi sul paesaggio incredibilmente bianco del giardino e il bambino addormentato abbracciato allo strumento.


Nda. Ho scritto questa storia davvero senza pretese, solo un flash delle mie vacanze natalizie dell’anno scorso. Ovviamente non so se se la sorella di Tomo, Ivana, che da notizie varie sembra fare la modella, abbia un bambino … o se l’abbia chiamato Nicholas (che secondo me è un gran bel nome). È tutto frutto della mia insana fantasia, anche se spero davvero che a casa Milicevic regni la serenità di una famiglia… una piccola annotazione, la chitarra elettrica che Tomo e suo padre hanno costruito quando quest’ultimo aveva 18 anni dalle mie informazioni non sembra avere nome, io l’ho chiamata Arianna perché si ricollega ad un’altra ff che posterò dopo le vacanze di fine anno. I dubbi sul nome verranno quindi risolti prossimamente ;)

Shanna, davvero io non so mai come ringraziarti per la dolcezza con cui tratti i miei parti mentali, ormai non so più come sdebitarmi di tanto affetto

Bluemoon, voglio ringraziare qui Nicole per essere tanto accondiscendente alle mie nottate in bianco (in riferimento a sogni e nebbia) … io inciampo nelle parole in modo un po’ maldestro … ma a volte, cadendo, riesco a prenderne un paio decenti. Un grande bacio.

E un buon anno a tutti voi.

  
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