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Autore: Dark Sider    31/12/2009    2 recensioni
Cap 1: Naruto Uzumaki amava la Vigilia di Natale non perché riceveva doni, come gli altri, o perché era un’occasione per stare insieme alla propria famiglia; ma perché nessuno stava con lui. Perché era solo. Perché nessuno lo avrebbe rimproverato, deriso, o additato come fallito. Fallito… Lui era un fallito. [SasuNaru]
Cap 2: Doveva essere il giorno di Natale. Sasuke non ne era del tutto sicuro: era da parecchio tempo che non teneva più il conto dei giorni. [SasuNaru]
Cap 3: «Nii-san, mi aiuti a finire l’albero?» chiese Sasuke, ad un tratto. Itachi si voltò e vide che negli occhi del suo fratellino c’era dipinta quella speranza che solo i bambini sanno avere. «Mi dispiace, otouto, ma oggi non ho tempo. Sarà per un'altra volta» gli dispiacque quasi rispondere così, soprattutto quando il sorriso di Sasuke si spense e i suoi occhi si inumidirono. [ItaSasu]
[terza classificata al contest natalizio indetto da Pazza io e vincitrice del Premio Stile e del Premio Yaoi]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: REVENGE HAS NO A MEANING AT CHRISTMAS

 

 

 

 

Doveva essere il giorno di Natale. Sasuke non ne era del tutto sicuro: era da parecchio tempo che non teneva più il conto dei giorni.

Sapere quanto tempo era che era lontano da Naruto lo poteva solo far stare peggio.

Nel covo di Orochimaru ogni cosa era uguale al giorno prima e al giorno dopo. Eppure, lui riusciva a coglierci, ogni volta, un sottile, infimo cambiamento: gli pareva, soprattutto, che le pareti della sua stanza gli si stringessero addosso sempre di più. Temeva che un giorno si sarebbe risvegliato con i muri in pietra che lo schiacciavano dolorosamente.

E quel senso di soffocamento aumentava ogni giorno di più, senza che l’Uchiha riuscisse a controllarlo.

Mentre camminava nei freddi corridoi del covo di Orochimaru, in lui cominciò a nascere uno strano desiderio, bizzarro per un Uchiha e, soprattutto per lui.

E, mentre quel desiderio reclamava una piccola parte di attenzione, a Sasuke parve che la sua vendetta non avesse poi molto senso. O almeno, non più.

Non sentiva più quella cocente voglia di vendicare il suo clan; quell’irrefrenabile istinto di stringere alla gola suo fratello e vederlo agonizzare, come il suo cuore.

Non aveva più senso perché quel bizzarro desiderio serpeggiava sinistro nella sua mente, soffocando la ragione.

Sasuke provò ad ignorarlo, a respingerlo, a ripetersi nella testa che non era quello ciò che voleva. Eppure quel desiderio respinto con forza, appariva ad intervalli sempre più frequenti nella sua testa e, per poco, non riuscì a sfuggire dalle sue labbra.

L’Uchiha si trattenne: sussurrare quelle parole sarebbe stato un segno di debolezza, di ripensamento.

E lui non aveva ripensamenti. Non li aveva mai avuti e non li avrebbe avuti mai.

Eppure quel desiderio urlava e bruciava dentro di lui; lo soffocava, togliendosi quasi il respiro.

Pochi passi, ancora pochi passi e sarebbe arrivato da Orochimaru. E allora la sua vendetta avrebbe di nuovo avuto un senso: avrebbe avuto un senso tra le spire di quel viscido serpente.

Ma mentre i suoi passi lenti gli riecheggiavano nella mente, accompagnati dal lento colare delle gocce di pioggia, quel desiderio urlava sempre più forte, come se invece di perdere forza, la guadagnasse.

Plic, plic, plic.

La sua vendetta non poteva aver perso importanza così velocemente. Era impossibile.

Era stata l’unica cosa che lo aveva spinto a continuare a vivere, giorno dopo giorno, per quanto facesse male.

Eppure di fronte a quel desiderio sembrava una cosa stupida, idiota, tipica di quelle persone che rimpiangono il passato e, per vivere, si aggrappano ad esso.

Tipica dei codardi.

Plic, plic, plic.

Non sono un codardo: gli Uchiha non sono codardi!

Plic, plic, plic.

Tornare indietro?

Lo sapeva benissimo anche lui che ormai si era spinto troppo avanti per poter anche solo contemplare l’idea di voltarsi e scappare.

Ma, poi, scappare dove? E da cosa?

Plic, plic, plic.

Urlava, quel soffocante desiderio. Chiedeva di essere liberato, di essere lasciato andare.

E vinse.

Vinceva sempre lui, alla fine.

«Buon Natale, dobe».

Plic, plic, plic.

E le lacrime scorrevano e cadevano sul freddo pavimento.

 

 

[504 parole]

 

 

 

 

 

***

La giudice mi ha fatto notare che qui Sasuke è un po’ OOC.

In effetti, è vero: qui Sasuke appare molto sentimentale e lascivo. Ma comunque spero non sia eccessivamente OOC… Io ho il terrore dell’OOC O_O

 

 

ryanforever: grazie!! Come vedi, hai indovinato: questo chappy è dal punto di vista di Sasuke XD Buon ano anche a te ^_^

 

 

Grazie anche a chi ha aggiunto ai preferiti e alle seguite.

 

 

Buon anno a tutti e buon compleanno a EFP (in anticipo XD)

 

 

  
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