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Autore: lyrapotter    31/12/2009    7 recensioni
Ecco a voi una nuova raccolta, lunga un anno intero, di shot più o meno lunghe su come i personaggi di Harry Potter vivano le ricorrenze, le feste, i compleanni, giorni speciali insomma! Leggete, apprezzate e commentate numerosi, mi raccomando!!!!!
1/01 Capodanno (i Malandrini); 9/01 Severus Piton; 30/01 Lily Potter; 6/02 Arthur Weasley; 14/02 San Valentino (flashfic); 1/03 Ron Weasley; 10/03 Remus Lupin; 19/03 Festa del papà (flashfic); 27/03 James Potter; 01/04 Fred e George Weasley; 02/05 Battaglia di Hogwarts; 10/05 Festa della mamma (flashfic); 04/06 Draco Malfoy; 17/06 Battaglia dell'Ufficio Misteri; 27/06 Dobby; 30/07 Neville Paciock; 31/07 Harry Potter; 11/08 Ginny Weasley; 22/08 Percy Weasley; 19/09 Hermione Granger; 04/10 Minerva McGranitt; 30/10 Molly Weasley; 31/10 Halloween; 29/11 Bill Weasley; 12/12 Charlie Weasley; 25/12 Natale (postHP7); 31/12 Tom Riddle.
La one-shot dedicata a Harry Potter, ha partecipato al Contest Give it a Second Chance, indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP, classificandosi al secondo posto
La one-shot dedicata a Minerva McGranitt ha partecipato al Contest "Piume di Gallina" indetto da Fabi_, Vogue e LoveChild sul forum di EFP, classificandosi diciassettesima (su trentaquattro!)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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SPECIAL DAYS

Tom Riddle

31 dicembre 1937

Orfanotrofio

15.30

Di norma e regola, non c’erano grandi festeggiamenti quando un bambino dell’orfanotrofio compiva gli anni: i soldi non bastavano mai e perciò la signora Cole di rado si sentiva disposta a spendere per le cose futili che avrebbero reso divertente una festa di compleanno. Al più, se la situazione era favorevole, c’era una bella ed economica torta che i bambini facevano sparire nell’arco di dieci minuti netti.

Per questo motivo, la maggior parte degli orfani riteneva che Tom Riddle fosse incredibilmente fortunato: non solo il suo compleanno cadeva pochi giorni dopo natale, periodo in cui in genere tutto lo staff dell’orfanotrofio era più allegro e incline a concessioni di vario tipo, ma risultava essere proprio un giorno festivo, l’ultimo dell’anno, per cui la possibilità di festeggiare in qualche modo era comunque assicurata.

L’unico che la pensava diversamente a tal proposito, in effetti, era proprio il piccolo Tom. A lui questa cosa del compleanno/ultimo dell’anno non andava proprio giù, perché, in fondo, era vero che all’orfanotrofio si faceva festa e i bambini potevano stare svegli fino a mezzanotte e tutto il resto, ma non era mica per festeggiare lui! Tutte quelle concessioni derivavano dal fatto che con il 31 dicembre, per ironia del destino, terminava un anno e cominciava quello nuovo…

Gli altri bambini non se ne rendevano evidentemente conto, troppo presi dal considerare i lati positivi, ma Tom invece sì:

tutti gli altri, ma proprio tutti, avevano un loro giorno speciale che potevano dire solo loro, in cui potevano sentirsi a buon diritto dei piccoli re (poco importava se magari veniva celebrato miseramente), lui, invece, il suo giorno speciale doveva di fatto dividerlo con il resto del mondo!

Ancor peggio, per aggiungere beffa al danno, spesso e volentieri, il caos e la confusione che accompagnavano la notte di San Silvestro mettevano il suo compleanno in secondo piano… Tom ricordava ancora con rabbia quando aveva compiuto otto anni: quella volta, con la scusa dell’epidemia di orecchioni, perfino la signora Cole si era dimenticata di lui!

Questo era in sostanza il motivo per cui, il freddo pomeriggio del suo undicesimo compleanno, se ne stava da solo nella sua stanza, a fissare con aria ingrugnata la neve ammantare Londra di bianco.

Non che fosse una novità, per lui, stare da solo: la maggior parte dei bambini tendeva ad evitarlo, specie dall’incidente della caverna, l’estate precedente. Tom ridacchiò quasi involontariamente al ricordo: certo che alcuni bambini erano proprio impressionabili, si lasciavano spaventare dal nulla!

O forse sono io troppo poco impressionabile? Questo fastidioso pensiero fece contrarre il bel viso di Tom in una smorfia di riflessione, ma fu subito scacciato. Questo avrebbe implicato che era lui ad avere qualcosa di sbagliato rispetto agli altri bambini e lui non aveva proprio nulla di sbagliato…

Vabbè, c’erano quei giochetti che sapeva fare a volte, ma Tom non li considerava affatto una cosa sbagliata, al contrario, potevano davvero tornare utili qualche volta, come quando pochi giorni prima Eric Whalley gli aveva ‘regalato’ il suo yo-yo nuovo… Ok, diciamo pure sgraffignato, ma in fondo a Eric non serviva, lui ce l’aveva già, uno yo-yo, che se ne faceva di due? Proprio nulla!

In fondo si poteva quasi considerare un regalo di compleanno anticipato, giusto? Tom non aveva mai ricevuto un regalo di compleanno: l’orfanotrofio non se lo poteva permettere e Tom non aveva amici tra gli altri bambini che volessero fargliene. Non che Tom volesse degli amici, in fondo erano soltanto un peso… E lui, lo yo-yo di Eric nemmeno lo voleva, in realtà, non l’aveva più tirato fuori dall’armadio: l’aveva preso solo per far dispetto al ragazzino, che la sera prima gli aveva rovesciato addosso il puré di patate.

Forse glielo dovrei restituire a pezzi, un po’ alla volta… Così imparerebbe a tenersi il cibo nel piatto…, pensò con stizza, picchiettando annoiato il dito contro il vetro.

Forse avrebbe dovuto andare a farsi un giro, per svagarsi un po’… In fondo, ora che aveva undici anni, poteva andare e venire dall’orfanotrofio come e quando voleva, più o meno: bastava rientrare prima che facesse buio. E molti dei più grandi se ne fregavano anche di quella regola e stavano fuori finché volevano, Tom li aveva sentiti con le sue orecchie…

L’idea stava diventando sempre più attraente, lo attirava l’idea di girare un po’ per Londra per i fatti suoi, di solito c’era sempre la signora Cole a sorvegliarli come un falco, le rare volte che li portavano da qualche parte, senza contare che di certo, con tutta la gente che ci sarebbe stata in giro, nessuno avrebbe fatto molto caso a lui, un undicenne da solo per le strade della capitale…

Sarà sempre meglio che stare qui ad ammazzarsi di noia.

Si decise infine a distogliere lo sguardo dalla finestra per andare a prendere cappotto e sciarpa nell’armadio, quando notò che nella stanza c’era un secondo, non invitato e assolutamente non gradito ospite: per la precisione il coniglietto bianco e nero di Billy Stubbs stava allegramente zampettando in direzione della sua sedia, con un’audacia decisamente impropria per l’animale fifone per antonomasia.

Tomo fissò con odio la bestiola: detestava quello stupido coniglio, lo detestava proprio. Prima di tutto, Billy se lo perdeva in continuazione, perciò erano più le volte che lo si trovava nelle camere degli altri che in quella del suo padrone; secondo, aveva la pessima abitudine di camminare tra i piedi della gente facendola così inciampare (Lizzie Cartwright si era rotta un braccio cadendo dalle scale proprio per quel motivo); terzo e più importante, nemmeno due settimane dopo che Billy l’aveva preso, l’animale aveva avuto la bella idea di nascondersi e farsi il nido nell’armadio di Tom (nessuno aveva idea di come ci fosse arrivato), così non solo Tom era stato ingiustamente accusato di averlo rubato, ma aveva dovuto pure buttare via parte della sua roba, che il coniglio si era mangiucchiato in assenza di carote.

Tom fissò accigliato il coniglio che a passo sicuro si dirigeva verso di lui annusando l’aria. "Il tuo padrone ti ha perso di nuovo, eh? Certo che Billy è anche più stupido di quanto pensassi se si fa fregare perfino da te, muso peloso…".

Si inginocchiò sul pavimento, gattonando fino all’animale che lo guardò senza timore, troppo abituato ad avere intorno bambini schiamazzanti per avere paura.

"Sei coraggioso, eh?" ghignò Tom. "Lo sai che i conigli coraggiosi sono i primi a finire in pentola? Coraggio è sinonimo di stupidità… BUH!" strillò, battendo contemporaneamente le mani quanto più forte gli riuscì.

Al rumore improvviso, il coniglio trasalì e corse a rintanarsi sotto il letto, suscitando la risata divertita di Tom. "Forse sei più furbo di quanto sembri, muso peloso" commentò. "Almeno sai riconoscere un nemico da evitare".

Con noncuranza, saltò sul letto, facendo scricchiolare la rete del materasso e saltellandoci sopra, creando quello che si poteva considerare un terremoto in miniatura.

Infine si sporse per sbirciare sotto di esso e notò con piacere che il coniglio tremava in un angolo. Rise di nuovo. "Bravo, muso peloso: la spavalderia è meglio perderla che trovarla, fidati di me, vivrai più a lungo".

Pensò vagamente che si stava proprio annoiando se distruggere l’autostima di un coniglio gli forniva un così piacevole diversivo.

Stava appunto considerando l’idea di tirarlo fuori da là sotto per divertirsi un altro po’, quando la porta socchiusa si aprì completamente rivelando un Billy Stubbs decisamente agitato.

"Ehi, Tom" la salutò. "Hai visto il mio coniglio?".

"Perché dovrei aver visto il tuo coniglio?" domandò l’altro, invece di rispondere.

Billy sembrò spiazzato dal quesito. "Non lo so, nella mia camera non c’è… Pensavo…".

"Pensavi che te l’avessi rubato?" continuò stizzito Tom. "Perché dovrei sapere dov’è il tuo stupido coniglio?".

"Io non ti stavo accusando proprio di nulla" protestò Billy. "Semplicemente stavo cercando il mio coniglio e volevo sapere se per caso l’avevi visto…".

"Ah, ho capito… Ci sono seduto sopra".

"Eh?". Questa dichiarazione lasciò Billy ancora più perplesso di quanto non fosse. "Che vuol dire che ci sei seduto sopra?".

Tom sbuffò, alzando gli occhi al cielo come a volerlo implorare. "Dio, quanto sei lento, Billy…".

Scese dal letto, si inginocchiò e con mala grazia stanò il coniglio tirandolo per le zampe. Dopodichè si risedette, sistemandoselo in grembo e cominciando ad accarezzarlo piuttosto rudemente. Il coniglio non sembrò particolarmente contento del trattamento: infatti cercò immediatamente di sfuggire alla presa di Tom e andare a rifugiarsi dal suo padrone. Ma Tom lo strinse più forte, impedendogli di scappare.

"Che cosa gli hai fatto?" esclamò Billy, scandalizzato al vedere l’espressione spaventata della sua bestiola.

"Chi? Io?" fece Riddle, sgranando gli occhi con aria innocente.

"C’è qualcun altro nella stanza, Riddle? Che cosa gli hai fatto? È terrorizzato…".

Tom scrollò le spalle come se le turbe psichiche del coniglio non gli importassero… e in effetti era vero. "Solo una piccola lezione di vita: dovrebbe ringraziarmi". Ridacchiò come se avesse detto qualcosa di molto divertente. "Ovvio, lo farebbe se potesse parlare… O se uno di noi sapessi il conigliese… Tu sai il conigliese, Billy?".

Billy sbatté gli occhi, confuso: Tom gli aveva fatto quella richiesta assurda in tono talmente serio che era impossibile pensare che stesse scherzando, ma non capiva davvero dove volesse andare a parare con quel discorso.

Davanti allo smarrimento dell’altro, Tom ridacchiò ancora più spudoratamente. "No, ovvio che non parli il conigliese, a malapena conosci la nostra lingua…".

Afferrò il povero coniglio per la collottola, sollevandolo a livello del proprio viso. "Eh, muso peloso, dovresti trovarti un padrone un po’ più intelligente" commentò. "Altrimenti la mia piccola dimostrazione non ti servirà a nulla nella tua breve, inutile e patetica vita…".

"Così gli fai male! Smettila!" protestò Billy.

Tom si voltò verso di lui come se si fosse ricordato solo in quel momento che lui era ancora lì. Sbuffò con indolenza. "Tieni la tua stupida bestiaccia, Billy, e prega che non rientri mai più in questa stanza!".

Detto ciò lo lasciò cadere in malo modo: provato dal pessimo trattamento, il povero coniglio schizzò fuori dalla stanza alla velocità della luce, ignorando completamente il padroncino e suscitando l’ilarità di Tom. "Quella è la porta, Billy" lo invitò, facendo per tornare alla finestra.

Ma Billy non si mosse: rimase esattamente nello stesso punto, fissando Tom con qualcosa di molto simile all’odio, mischiato a confusione e incredulità. "Ma qual è il tuo problema, Riddle?".

Tom si voltò di scatto come se Billy l’avesse colpito. "Problema?" sibilò. "Io non ho nessunissimo problema…".

"Ah no? Che ti aveva fatto di male il mio coniglio? O io? O gli altri bambini? Perché fai sempre così?".

"Attento, Billy, non ti conviene farmi arrabbiare…" lo minacciò Tom con voce rabbiosa.

"Non mi fai paura, Riddle!" dichiarò Billy con un notevole sfoggio di coraggio. "Sei solo un piccolo presuntuoso pieno di sé! L’unico modo che hai per sentirti grande è svilire e terrorizzare gli altri! In realtà sei solo patetico!".

Billy si ritrovò in terra prima ancora di rendersene conto: Tom l’aveva spinto con tanta forza da mandarlo con le spalle al muro e ora lo sovrastava, fissandolo con occhi lampeggianti di collera. "Ritira quello che hai detto, Billy, o te ne pentirai!".

"NO!". Billy scosse con fermezza il capo, non retrocedendo di un passo dalla sua posizione malgrado si trovasse in svantaggio. "È la verità, la pura e semplice verità! Sei una nullità, Riddle, una nullità che se ne va in giro impettita nemmeno fosse il figlio del re!".

Tom sentì una furia cieca sommergerlo, obnubilando la sua capacità di giudizio: per alcuni, lunghi secondi l’unica cosa che desiderò fare fu prendere la testa di Billy e sbatterla con ferocia contro il muro fino a costringerlo a rimangiarsi ogni singola parola. Non gli importava delle conseguenze, voleva solo fare a Billy più male possibile…

Il vetro della finestra alle loro spalle si frantumò all’improvviso, senza ragione apparente: il rumore e l’improvvisa ventata di gelo che lo colpì ricondussero Tom alla ragione.

Si allontanò di scatto da Billy, che lo guardava spaventato: aveva visto sul serio un bagliore rosso negli occhi di Tom mentre lo sovrastava oppure era stata tutta suggestione?

Nello stesso istante arrivò la signora Cole, tallonata da Martha e almeno una quindicina di bambini, tutti attirati dal chiasso. "In nome del cielo, che cosa è successo alla finestra?".

"Non lo so, signora Cole" rispose Tom in tono neutro.

La direttrice andò a studiare il vetro rotto e dopo un’attenta analisi poté solo concludere che non poteva essere stata davvero colpa dei bambini, visto che non erano feriti in nessuno punto e non erano certo abbastanza forti da poter spaccare a quel modo una finestra. "Che cosa stavate facendo voi due?" li interrogò, guardando alternativamente Billy e Tom.

"Stavo aiutando Billy a trovare il suo coniglio, signora" rispose prontamente Tom.

La signora Cole fissò Billy per chiedergli conferma e questi si limitò ad annuire.

"D’accordo… Immagino che dovrai spostarti in un’altra stanza finché non aggiusteremo questo vetro, Tom… Non sia mai che ti buschi un’influenza! Martha, va’ a preparare un’altra stanza".

Con pochi gesti perentori, disperse la folla di curiosi, Martha se ne andò per fare quanto ordinato e per un istante Billy e Tom si ritrovarono di nuovo soli.

Tom scrutò Billy pieno d’odio. "Questa me la pagherai, Billy… L’ho già spiegato al tuo coniglio: il coraggio porta solo ad una morte stupida!".

Lo superò e uscì dalla camera, imponendosi la calma, anche se dentro si sentiva ancora ribollire di rabbia e indignazione. Patetico? Una nullità? Gliela avrebbe fatta vedere: Billy avrebbe pagato cara quell’umiliazione.

Lui non era una nullità, era speciale, ne era sicuro: aveva qualcosa che gli altri bambini non avevano, che nessun altro aveva. Sarebbe arrivato il giorno in cui l’avrebbe dimostrato a tutti, avrebbe fatto vedere a Billy Stubbs di cosa era capace… Un giorno… Ma si sarebbe comunque preso la sua vendetta, oh sì: aveva già il piano perfetto. Avrebbe punito Billy per il suo coraggio sfrontato. Coraggio è sinonimo di stupidità…

La mattina successiva, Billy si svegliò trovando il suo amato coniglio a pendere impiccato alle travi del soffitto. Nessuno poté provare nulla, ma in fondo al cuore Billy era più che certo di sapere che fosse il responsabile, il quale, per contro, prima di addormentarsi si consolò pensando che, alla fine, almeno il coniglio la lezione l’avesse imparata: prima di farsi acchiappare, infatti, aveva strenuamente cercato di scappare.

31 dicembre 1943

Sotterranei

Hogwarts

22.45

Essere uno studente modello, nonché favorito del preside e di quasi tutti i professori, poteva avere i suoi svantaggi. Nel caso specifico di Tom Riddle, quella sera stava pensando che essere un prefetto poteva essere davvero una gran rottura di scatole, al di là di tutti i possibili e non trascurabili vantaggi.

Tanto per fare un esempio, quella sera si era ritrovato costretto a fare la ronda, malgrado con le vacanze natalizie ancora in corso il castello fosse pressoché disabitato. Ma il preside Dippet riteneva che con la scusa del capodanno, alcuni studenti potessero farsi prendere la mano nei festeggiamenti, così aveva reclutato i Prefetti e i Caposcuola rimasti per fare dei giri extra.

Il che aveva implicato per Tom, alcuni lunghe, tediose ore a vagabondare su e giù per il castello con la saltuaria compagnia di Minerva McGranitt, l’intransigente Caposcuola di Grifondoro, o peggio ancora di un prefetto di Tassorosso di cui nemmeno ricordava il nome: infatti, di tutti i prefetti, solo loro tre erano rimasti ad Hogwarts per le feste.

Non erano decisamente il genere di compagnia che Tom prediligeva: i Tassorosso tendeva a evitarli in partenza, quanto a Minerva, come se non bastasse il fatto che fosse Grifondoro, estremamente ligia alle regole e con uno straordinario fiuto per stanare chi le trasgrediva, era pure la cocca di Silente: un insieme di qualità che faceva sì che Tom desiderasse starle il più alla larga possibile.

Per questo era lieto di tornare, finalmente, nel suo dormitorio: forse era stata solo un’impressione, ma aveva avuto l’impressione che la ragazza non avesse fatto altro che tenerlo sotto esame tutte le volte che si erano incrociati. Probabilmente, è solo paranoia, si disse con una scrollata di spalle. Perché dovrebbe avere qualcosa contro di me? Sono uno studente modello e non ho mai fatto nulla di male… Mi lascio influenzare dal fatto che è l’ombra di Silente e la migliore amica di quel mezzo tocco di Moody.

Stava proprio diventando paranoico: era l’effetto che faceva avere la coscienza sporca? Ma lui non si sentiva affatto la coscienza sporca: tutto quello che aveva fatto, l’aveva fatto per un buon motivo e animato dalle giuste intenzioni… Ok, forse la morte dell’altro Riddle era stata più una gratifica personale, ma di certo non l’apertura della Camera l’anno precedente… Anche se dubitava che Silente o chiunque altro l’avrebbe vista allo stesso modo.

Bah, perché togliermi il sonno con questi pensieri molesti? Silente può anche andare a farsi benedire coi suoi sospetti, per quanto sia mostruosamente irritante…

Svoltò l’angolo, felice di essere quasi arrivato, ma si bloccò nello scoprire che il corridoio non era deserto: John Potter dondolava i piedi con aria indolente, appollaiato sulla statua di un vecchio gargoyle.

"Che cosa fai qua giù, Potter?" gli domandò accigliato. "Il coprifuoco è scattato da un pezzo".

"Veramente?". John mise su un’espressione esterrefatta, guardando l’orologio. "E sì, hai ragione, Tom: è proprio tardi…"

"Che cosa stai facendo?".

John saltò giù dalla statua con un movimento fluido, sistemandosi gli occhiali che gli erano scivolati sulla punta del naso, rassettandosi i vestiti e poi rivolgendogli il suo miglior sorriso strafottente. "Stavo studiando la qualità di questa statua" spiegò. "Volevo vedere se era in grado di reggere il mio peso…".

Tom lo squadrò scettico, ben consapevole che di solito John Potter portava guai: se non aveva ancora demolito il castello era solo perché non aveva ancora trovato qualcosa di abbastanza grosso per farlo. Se stava così lontano dal suo dormitorio a quell’ora, di certo c’era qualcosa di molto sospetto sotto. "Bene, intanto venti punti in meno a Grifondoro… E poi vedremo cosa ne penserà la tua caposcuola…".

John sbadigliò come se la prospettiva lo annoiasse. "Oh, non c’è da preoccuparsi: io e Minnie siamo così ormai!".

"Sì, certo… Smamma, Potter, non ho proprio voglia di perdere tempo con te…".

Fece per superarlo, ma John gli si mise davanti. "In realtà, Tom, stavo aspettando te…".

"Non mi pare di averti dato il permesso di chiamarmi per nome, Potter… E perché non potevi aspettare domani?".

"Perché volevo averti tutto per me, signor Riddle" rispose il ragazzo, calcando ironicamente sull’ultima parte. "Sai, è piuttosto difficile beccarti senza qualcuno dei tuoi cagnolini al seguito e volevo parlarti in privato… Sai, tête à tête, solo noi due…".

"E quale sarebbe motivo, per la grazia di Morgana?".

"Beh, non volevo che uno dei tuoi fidi compari mi spaccasse la faccia…".

"No, perché volevi parlare con me" specificò Tom con aria stizzita, desideroso solo di liberarsi di quel moccioso irritante e andarsene a finalmente a dormire.

"Ah… Volevo parlarti di quello che è successo la primavera scorsa…".

"La primavera scorsa?" ripeté Tom incredulo.

"Sai, gli attentati, il mostro, la morte di Mirtilla, l’espulsione di Hagrid… Ti dice nulla?".

"Sono passati quasi sei mesi…".

"Già, te l’ho detto: è difficile beccarti da solo" commentò John senza smettere di fissarlo con quel cipiglio irritante molto da Grifondoro.

"Che cosa volevi sapere?" domandò ancora Tom, cercando di non far trasparire il suo disagio: non gli andava di parlare di quelle cose, soprattutto con il paladino dei Nati Babbani John Potter.

"Solo sapere perché hai incastrato Hagrid".

Per un attimo, il Serpeverde fu troppo sorpreso per dire alcunché: come diavolo faceva John a saperlo? Tuttavia, riacquistò in fretta il suo sangue freddo: erano solo sospetti, non poteva avere prove concrete. Ridacchiò. "Senti, so che Hagrid era tuo amico, ma…".

"Già, esatto" lo interruppe John con voce ferma. "Hagrid è mio amico… E infatti so per certo che lui non avrebbe mai fatto quello di cui è stato accusato".

"Ci sono le prove: ho visto il mostro personalmente…".

"Non me ne frega nulla di quello che hai visto!" gridò John. "Hai visto male: Hagrid non farebbe male a una mosca e lui meno di tutti avrebbe avuto motivo di uccidere Mirtilla o aggredire i Figli di Babbani… Perciò, voglio sapere per quale motivo l’hai incastrato…".

Tom scosse il capo, in una magistrale manifestazione di condiscendenza. "Senti, Potter, non dubito che il tuo amico non volesse fare del male, ma tutti qua conoscevano la sua passione per i mostri: di certo, avrà perso il controllo della creatura, che così si è messa a scorazzare per il castello aggredendo la gente…".

John per un attimo tacque, mentre il suo cervello rielaborava le informazioni: aveva già sentito quella storia, quando Hagrid era stato accusato ed espulso, e ogni volta che la risentiva gli pareva sempre più costruita a tavolino per i ben pensanti che volevano un colpevole brutto e cattivo da additare. "Puoi ripetere questa solfa finché vuoi, non significa che ti crederò: Hagrid è innocente, ci metto non una, due mani sul fuoco!".

"E allora perché gli attentati sono cessati dopo la sua espulsione?" chiocciò soavemente Tom: quella conversazione cominciava a irritarlo sul serio. John Potter non poteva provare nulla, tutta quella situazione era inutile e tediosa.

"Forse perché si sarebbe capito che non era lui il colpevole? Il vero responsabile non poteva certo rischiare di perdere il suo capro espiatorio, ti pare? Perché hai incastrato Hagrid?".

"Così non andiamo da nessuna parte, Potter: tu non vuoi credere all’evidenza e io non posso dirti una menzogna consolatoria… Perciò, se non ti dispiace, è tardi e voglio andare a letto: ti conviene fare lo stesso se non vuoi che faccia rapporto al preside…".

John lo scrutò alcuni istanti in silenzio, come a volerlo sondare, infine sospirò profondamente, gli occhi luccicanti di disprezzo. "Che bravo, te la sei studiata bene, eh, la parte del buon samaritano! In realtà, sei più falso tu di una moneta da due galeoni! Alastor ha sempre avuto ragione su di te…".

"Non mi importa un accidente di quello che pensate tu e quello svitato di Moody!" ribatté Tom, stizzito. "Vogliamo andare da Dippet per vedere a chi vorrà credere?".

"Quanto sei patetico: subito a nasconderti dietro la sottana di Dippet, eh? Te lo sei lisciato per bene, il preside, non avevo dubbi, ma io non ci casco: potrai anche brillare in superficie, ma la tua anima è più nera della pece!".

"Mi hai stufato, Potter, non ho voglia di stare qua a sentire i tuoi discorsi deliranti!".

Lo superò con tutta l’intenzione di proseguire dritto fino al suo dormitorio e dimenticarsi di quella conversazione, ma la risposta di John lo raggiunse comunque: "Scappa, scappa pure, piccolo codardo!".

"Come mi hai chiamato!?" soffiò Tom, voltandosi.

"Codardo" ripeté senza esitazioni John. "E potrei aggiungere altro, ma non importa: credo tu sappia già cosa penso esattamente di te, Riddle…".

"Attento Potter, potrei farti pentire amaramente di queste parole…".

"Non mi fanno paura le tue minacce, Riddle" lo liquidò John con una scrollata di spalle. "Ma ascoltami bene: non potrai indossare in eterno quella bella maschera dorata che ti sei costruito e il giorno che in cui farai un passo falso, io sarò là ad aspettarti. Scoprirò la verità sul tuo conto, anche a costo di metterci cinquanta anni, e quel giorno sarò io a ridere!".

"Pagherai la tua sfrontatezza, Potter".

"Aspetterò con impazienza quel momento, Riddle" ribatté John. Fece per andarsene, ma all’ultimo sembrò ripensarci e si voltò di nuovo. "Ah, quasi mi dimenticavo: buon compleanno, Tom".

Gli rivolse un’ultima volta il suo sorrisetto, prima di svoltare l’angolo e sparire alla vista.

Tom non seppe dire quanto ancora rimase in quel corridoio: si sentiva ribollire di rabbia come raramente gli era capitato in passato. Quel piccolo moccioso arrogante… Una parte di lui bramava più di ogni altra cosa andare ad acciuffarlo, trascinarlo fino nella Camera dei Segreti e darlo in pasto la Basilisco: il suono delle sue urla di dolore e terrore gli avrebbe di certo calmato i nervi.

Ma non era tempo di essere impulsivi: nessuno avrebbe gradito se uno studente fosse sparito nel nulla. Ci sarebbe stato anche il momento per John Potter di pagare, si disse.

Lord Voldemort non dimentica, si ripromise, riferendosi a sé stesso con il suo nuovo nome. Il coraggio porta solo a una morte stupida: quando verrà il tempo giusto, sarà un vero piacere insegnarlo anche a te, Potter!

LYRAPOTTER’S CORNER

Ebbene, eccomi qua, ultimo capitolo, ultima corsa… So che non è il massimo dell’allegria (avevo pure considerato l’idea di scrivere un’altra shot per capodanno, ma ho lasciato perdere per assenza di tempo), ma considerato che mi sono dovuta calare nei panni di Tom Riddle (e vi assicuro, non è stato facile, considerato che per tutto tempo avrei voluto prendere il bambino malefico a mazzate!), non poteva uscirne nulla di allegro… Spero che nessuno si aspettasse di vedere Voldemort in versione adulta: già è stata tosta così, voi sinceramente ce l’ho vedete Voldemort che festeggia il suo compleanno? Piuttosto, spero di non essere uscita di personaggio, a me il risultato finale piace abbastanza… Poi, come sempre a voi la parola!

E ora tempo di tirare le somme, sperando di non scordare nessuno (mettetevi comodi, ci vorrà un po’):

Grazie a Agnese_san, BlackFra92, Christy 94, Clady, Dafny, DANINO, Deidara, Dogma, erigre, fairy_lullaby, Finleyna 4 Ever, Gaea, genny 63, Half Blood, HermioneCH, HermioneForever92, hp4e, jadina94, Joey Potter, Julia Weasley, kla, leloale, Lily Evans 93, lucia_hp, Lunastortalupin, mielina, millyray, nayla, niettolina, NinfaDellaTerra, Nymphy Lupin, Pan_Tere94, pometina94, PrincessMarauders, riddikulus, Simphony, SkAnNeRiZzAtA, sweeteri, tanna, whatsername84 e zmarz per aver inserito questa raccolta tra le preferite.

Grazie a Anthymea, BlackFra92, Clady, Deidara, domaris72, giuliabaron, glumbumble, HelenaDB, Hermy4ever, HoneyBlack90, Jayne, kamy, kiry95, LadyMorgan, lally88, mar, nayla, nefertari83, Piccola_Ginevra, ron84, sbadata93, scarlet witch, shiratori_chan, Stabuck e _Lety_  per averla inserita tra le seguite.

Grazie a Lyan, HermioneForever92, alida, Lady Patfood, Deidara, Pan_Tere94, nefertari83, Mizar, Moony3, Dogma, Finleyna 4 Ever, hermy101, dirkfelpy89, HermioneCH, erigre, salkmania22, Gaea, NinfaDellaTerra, pometina94, Half Blood, Julia Weasley e LadyMorgan per aver commentato.

Infine, grazie a chi ha recensito l’ultimo capitolo, ossia:

dirkfelpy89, non ti preoccupare, pure io in questi giorni mi sto dannando l’anima per un esame, perciò so che vuol dire… Grazie per il tuo fedele sostegno!!!!!!

Deidara, povero Ron, chissà perché ce l’hanno sempre tutti con lui!!!!!! Buon anno anche a te e anche a te grazie per sostegno che mi hai regalato nel corso dell’ultimo anno!

Erigre, in effetti, tutti i vostri commenti entusiastici mi hanno fatto ricredere: evidentemente dovrei avere più autostima!!!!!! Per quanto mi piaccia la generazione di Harry, io invece per assurdo preferisco la old generation! Grazie per il commento!!!!!!!!!

Half Blood, James, Albus e la pluffa hanno riscosso successo e pensare che l’avevo scritta tanto per… Lieta che ti sia piaciuta la comparsata di Charlie, anche a me piace come personaggio (sarà che tengo a farmi piacere tutti i personaggi che l’autrice non si fila!). James è diventato rosso perché mi serviva per intavolare la conversazione, in realtà, quanto a Teddy, avrei voluto inserire dei riferimento a Remus, ma proprio non mi è riuscito (sarà che non volevo intristire la cosa!). A presto!

nefertari83, beh, il canon è il canon, anch’io le preferisco di gran lunga alle coppie fanon (poi per carità, dipende molto da coppia e storia…). Grazie per i tuoi commenti!!!!!!!!!

Julia Weasley, in fondo ci siamo persi il pranzo, che ne sai che dopo la filippica non è continuata coinvolgendo anche Charlie (non ce li vedi Harry e le brave consorti che scuotono il capo rassegnati sopra il dolce di Molly?)? A me, in tutta onestà, non è che non piaccia la next generation o che la trovi troppo quotata, semplicemente sono tutti personaggi che mi dicono poco o nulla: Teddy è l’unica eccezione e anche così non credo che riuscirei a scrivere una fanfiction incentrata totalmente su di lui… Beh, immagino ci sia gente che fa lo stesso discorso sulla generazione dei malandrini, il mondo è bello perché è vario!!!!!

LadyMorgan, no, Silvia Beta, non ti devi intristire, non ti devi intristire! Devo essere sincera, io ho evitato, non dico di proposito ma quasi, di inserire troppi riferimenti ai tre grandi assenti (Fred, Remus e Dora) appunto perché avrei finito con l’intristire me e tutto il pubblico, mentre a natale si deve essere allegri! Grazie per la mail, risponderò quanto prima, ma solo dopo aver finito il dannatissimo capitolo di BxC: anche a costo di mettermi a piangere in giapponese lo voglio pubblicare prima della befana! In ogni caso, a presto, Silvia Alfa // la speranza è l’ultima a morire!

E in ultimo, un grazie di cuore a chi ha semplicemente letto!!!!!!

BUON 2010 A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!

   
 
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