I’ll Keep Holdin’ On
Sequel I Will Never Give Up
Prologo – Welcome Home
Anthony non era venuto a
prenderli alla stazione, il che fu solo un motivo in più di ansia per Brian che
era stato nervoso e inavvicinabile per tutto il viaggio.
Jordi aveva tentato di
calmarlo semplicemente stringendogli la mano posata sulla coscia. Il fatto che
il suo ragazzo muovesse in continuazione, e in modo quasi spasmodico, le dita
sulla stoffa dei jeans, innervosiva anche lui e questo non era un bene. Qualcuno
doveva pur mantenere la calma, no?
Non avevano parlato per
tutta la durata del viaggio. Aveva lasciato che Brian si calmasse con la sua
musica e lui aveva passato il suo tempo a leggere un libro che si era portato
proprio in una eventualità del genere.
Quando però Brian era
stato costretto a tornare con i piedi per terra, lontano dalla sua musica, e a
scendere dal treno capì che le sue paure non erano poi così
infondate.
- Mio padre non è venuto a
prenderci. – disse infatti, con un sussurro, guardandosi intorno nel caso si
sbagliasse.
- Avrà avuto un
contrattempo. Non è un problema, prenderemo un taxi. – rispose Jordi, un po’
distratto, scaricando la valigia del suo ragazzo e poi la sua.
Brian sbuffò – Non era
quello il problema. Il fatto è che non è un buon segno. Forse non ha accettato
questa cosa come aveva detto mia madre. –
Il biondo si fermò,
accanto alla sua valigia, ma si spostò dall’entrata del treno per far passare
anche gli altri passeggeri.
- Forse farei meglio a
tornare a casa…- disse, pensieroso mentre Brian si metteva vicino a lui,
tirandosi dietro il trolley.
- Non dire idiozie. Siamo
qui e quello che ho detto in precedenza non è cambiato Jordi. O tutti e due, o
nessuno. – rispose con tono autoritario il moro.
Il biondo sbuffò – Allora
smettila con questo comportamento, perché mi metti l’ansia Brian. – ribatté e lì
capì che il suo ragazzo aveva detto apposta quella frase per fargli tornare in
mente quello che aveva detto quella sera, quando gli aveva chiesto di andare con
lui a Lafayette per conoscere i suoi.
Infatti annuì, sconfitto –
Hai ragione. Ma sono molto nervoso. – si giustificò.
Jordi gli mise una mano
sulla spalla, sorridendogli leggermente.
Avrebbe voluto baciarlo,
per calmarlo, ma capiva che non era esattamente un posto opportuno, tra tutte
quelle persone che salivano o scendevano dai treni.
- Sta tranquillo, okay? Se
tu sei tranquillo, lo sono anche io. Se non lo sei, fai innervosire anche me. –
gli spiegò, sfregando un po’ la mano sulla spalla, sul tessuto di cotone della
sua t-shirt nera.
Brian annuì, deglutì e poi
ricambiò il sorriso.
- Andiamo a cercare un
taxi…- disse subito dopo, prendendo nuovamente l’impugnatura del suo
trolley.
°°°
Fermi davanti alla casa
dei suoi genitori, a Brian sembrò quasi di essere tornato a qualche mese prima
quando era arrivata l’ora per lui di conoscere il padre di
Jordi.
Avevano infatti lo stesso
problema nel suonare quel maledetto campanello.
Il più piccolo non cercò
di mettergli fretta, ma iniziò a guardarsi intorno affascinato da quella
bellissima casa e dal bel giardino curato con il prato
inglese.
Come quelle dei film. A
New Orleans se ne vedevano poche del genere.
Sapete, quelle classiche
case americane, con lo steccato bianco che divide la propria proprietà da quella
del vicino.
La porta di legno massello
con un ovale al centro composto da vetri colorati che disegnano una
fantasia.
Grandi vetrate sui lati,
come se per quella casa la semplice finestra fosse uno
spreco.
Muri esterni composti da
mattoni rossicci e una serie di timpani bianchi sul tetto.
In seguito avrebbe
scoperto che dietro alla casa c’era un altro giardino ed un garage per due
macchine.
Si era frenato dal dire
“Ma i tuoi hanno davvero un casino di soldi, vero?”.
Si rese conto che l’intero
quartiere era costituito da case come quella dei genitori di Brian. Sapeva che
una di quelle era stata la casa di Christian.
Decise di non pensarci.
- Vuoi che lo faccia io? –
chiese, voltandosi verso il suo ragazzo non appena quel pensiero lo aveva
sfiorato.
Il moro lo guardò e, dopo
un lungo sospiro, annuì.
Jordi allora lo imitò e
allungò lentamente il dito verso il campanello.
Abbassando lo sguardo si accorse del tappeto sotto di loro che citava “Welcome Home”