Domenica notte
Il vento notturno e sabbioso sbatacchiava le
persiane chiuse strettamente, lasciando penetrare nell’atmosfera buia della
camera da letto un rumore sordo e fastidioso. Yami, seduto con le gambe
accavallate ad un lato del letto, osservava con gli occhi stretti per la poca
luce gli oggetti intorno a sé. L’interesse finiva sempre per sposarsi su Yuugi,
che dormiva profondamente nel letto a fianco, con il viso affondato nel cuscino
e il lenzuolo leggermente scivolato a terra. Mancava così poco! Ancora due
giorni e sarebbero stati nuovamente assieme. «Non dormi?» Yami reclinò
leggermente la testa per individuare nel nero gli occhi viola di Miyon, che,
sveglia, teneva le braccia incrociate dietro la testa. «Non sono l’unico» rispose quindi alla domanda di lei, che si
limitò a sospirare. «Mi dispiace»
«Per cosa?» chiese debolmente Miyon.
«Se non avessi
voluto venire a tutti i costi in Egitto, adesso non saremo bloccati qui per la
tempesta di sabbia» spiegò Yami scuotendo
leggermente la testa. «E tu non
perderesti lezioni di scuola»
«Non è niente di grave…» La voce di Miyon era atona,
come se lei parlasse nel sonno. Era una sottile rassegnazione.
«Scommetto che
non sei arrabbiata solo perché Kaiba si è offerto di darti delle ripetizioni di
matematica»
sorrise provocatorio lui. «A cena non
avete smesso di parlare un attimo!»
«Forse è un po’ antipatico…» mormorò lei dolcemente.
«Ma è un ragazzo molto intelligente. Con lui puoi parlare di qualsiasi
argomento. È interessante, ecco»
«Allora, ti
piace?» Il
silenzio che ne seguì, assieme a un leggere rossore del viso visibile anche
nell’oscurità, gli fece capire come questo “piacere” fosse ben diverso dal modo
scherzoso con cui ne avevano parlato per la prima volta. Adesso si trattava di
qualcosa di più profondo, più autentico. «Sai,
non l’avevo mai visto così… loquace»
aggiunse, per incoraggiarla. «Credo che
tu non gli sia completamente indifferente»
Miyon voltò il viso, nascondendo la guancia destra
nel cuscino. «Malik e la sua famiglia sono stati molto gentili ad ospitarci…»
Sorrise leggermente, pensando a quello che era successo…
«Insomma, Malik!» Finalmente, Isis li raggiunse
nella stanza. «Cosa stai combinando questa volta?!»
«Assolutamente nulla…» Il ragazzo biondo sbuffò.
«Vorrei proprio sapere perché, quando succede qualcosa, dev’essere
automaticamente colpa mia!»
«Uhm…» Yami, nel corpo di Miyon, finse di pensarci
mentre si osservava le unghie ordinate. «Forse perché eri il capo dei Ghouls e
hai tradito tutti i segreti della tua famiglia, rubando le carte delle divinità
egizie?»
Malik gli scoccò un’occhiata furente, ma prima che
potesse ribattere, intervenne Isis. «E tu chi saresti? Oh, Yuugi, ti sei
ripreso!» aggiunse poi, allegra.
«Ehm, si…» mormorò lui spostando lo sguardo da Miyon
a Malik.
«Spirito d’osservazione di un bradipo…» mormorò
sottovoce quest’ultimo.
«Scusa, non ho sentito bene…» disse polemica la
sorella. «Mi spieghi perché non mi hai avvertito prima che Yuugi si era
ripreso?»
Malik alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Se
aspettavi…»
«Secondo me,
ora lo sculaccia»
sorrise Miyon.
«Sarebbe divertente» rise leggermente Yami,
mettendosi due dita sulla bocca carnosa.
«Ora, lasciami parlare…» Malik scoccò un’occhiata
traversa a Miyon. «Ho una buona notizia e una cattiva»
«Chissà perché, ma me l’aspettavo…» commentò
imperterrita Isis, rischiando di farlo irritare ancora di più.
«Quella buona è che abbiamo ritrovato il Faraone…»
Esitò un poco a proseguire. «La cattiva è che ora la sua anima è dentro questa
ragazza!» disse l’ultima frase talmente veloce che Yami e Yuugi si domandarono
cosa Isis avesse potuto capirci.
La donna mora, infatti, all’inizio rimase immobile.
Poi scoppiò in una grossa risata. «Tra tutte le scuse per portarti in casa una
ragazza, questa è la più assurda!» Yami sbattè le palpebre. Non poteva credere
che uno come Malik si portasse delle donne a casa, visto e considerato che
nessuna sarebbe mai andata con lui. Neanche Miyon, o almeno così sperava.
«Ma… Veramente…» balbettò Malik.
«Guarda che è vero, Isis» disse deciso Yami.
«Si, come no» Isis lo afferrò per un braccio e
iniziò a trascinarlo verso le scale. «Questo non è proprio il momento per avere
un appuntamento. Con te Malik, farò i conti dopo!»
«Ma… Ma…» rispose lui, depresso.
«Aspetta, Isis!!» cercò di fermarla Yuugi. «Per una
volta, Malik ha ragione!»
«Come, per una volta?» domandò il diretto
interessato, offeso nell’orgoglio.
«Adesso basta!» esclamò Yami, irritato. Puntò i
piedi per terra, serio, facendo brillare l’occhio dorato sulla fronte di Miyon,
agitando nell’aria i suoi lunghi capelli luce e ombra. Quindi, si staccò dalla
donna, ristabilendo la tranquillità.
«Fa… Faraone?!» esalò sconvolta Isis. Malik, dietro
di lei, fece un gesto non proprio elegante per indicare che era anche l’ora di
capire come stavano veramente le cose.
«Sono io» affermò, quindi si scambiò di posto con la
ragazza. Lei si chinò leggermente. «Il mio nome è Miyon Minaguchi» Si indicò.
«Il vostro Faraone è dentro di me. Fortuna che avete detto che c’è un modo per
levarmelo, sono venuta in Egitto apposta per riportarlo da Yuugi…»
«Si, bè…» Isis non si era ancora ripresa totalmente.
«Gentile da parte tua…»
«Non ne posso più di averlo dentro…» continuò Miyon
drammatica. «E’ sempre a fare cose sconce con il mio corpo…»
«Eh?!» esclamarono gli altri tre.
«Ma non è vero!!» gridò Yami riprendendo il
controllo. «Non datele ascolto!»
«Scherzetto!» sorrise divertita Miyon.
«Non è divertente…» protestò lui, specialmente
notando le occhiate maliziose che gli stava scoccando Malik in quel momento.
«Non so chi ci sia in controllo adesso…» disse
pericolosamente una voce da dietro Isis. «Ma non fa differenza! Due cretini,
ecco cosa siete! Come cavolo avete fatto a perdervi per Il Cairo?! Bastava andare
al museo!!»
«Scusami…» disse Yami grattandosi il naso,
imbarazzato.
«Scusa un cavolo!» replicò arrabbiato Kaiba. «Sono
circondato da imbecilli…» aggiunse poi, lasciando scorrere lo sguardo anche
sugli altri.
«Tengo a precisare che è tutta colpa di Yami…»
commentò Miyon tornando in possesso del corpo.
«Non avevo dubbi in proposito…» scosse la testa
Seto, ormai esasperato. Cosa gli era preso, quando aveva deciso di
accompagnarli fin in Egitto?
«Perché non
prende un po’ di camomilla, la mattina?» chiese contrariato Yami, sospirando.
Yami sorrise, ricordando. «D’altronde, sono il loro Faraone» disse scherzosamente. «Ma credo che tu gli abbia fatto una buona
impressione. Forse non avrebbero mai pensato che una persona nella tua
situazione decidesse di venire addirittura fino in Egitto solo per aiutarmi…
Sei la ragazza migliore che potesse capitarmi»
«Davvero?» Miyon fece una risatina ironica.
«Commettono tutti degli sbagli… E io non sono da meno» Liberò la guancia sinistra
dalle ciocche nere e bionde che la nascondevano. «Solo i tuoi amici sono stati
antipatici…» disse tristemente. La sincerità, innanzitutto, era stata la chiave
del rapporto che avevano instaurato. Ironico, no?
«Devi capirli» Yami non negò questo loro
atteggiamento, ma cercò ugualmente di difenderli, perché li conosceva. «Non sono cattivi, ma non hanno una vita
facile. Anzu vuole andare a studiare danza in America, perciò lavora di
nascosto dove le capita pur di racimolare dei soldi, mentre Jono-Uchi è
costretto a lavorare per coprire i debiti del padre, che passa le giornate a
bere. Forse, vedendo te alla Sasaki…»
«Perché io non lavoro, invece» Miyon affondò la
testa nel cuscino. Il tono non era polemico, eppure faceva trasparire il
risentimento che provava. Certo, lei andava alla Sasaki, ma non era ricca. Non
lo era mai stata. Per questo, l’avevano sempre guardata tutti dall’alto in
basso, con commiserazione. La stima degli altri non era cresciuta nemmeno dopo
i suoi risultati eccellenti in quasi tutte le materie scolastiche, frutto di
giornate passate sui libri, mentre fuori il sole scaldava le pietre quasi fino
a fonderle. I poveri, alla Sasaki, non potevano essere bravi. Era fortunati,
oppure erano stati aiutati per pietà. E quando tornava a casa, stanca, le
uniche persone che la chiamavano erano i suoi genitori, ai quali doveva sempre
chiedere soldi, perché non era in grado di mantenersi da sola. E adesso, doveva
anche essere umiliata da persone come lei?
«Tu lavori. E
tanto» Yami
stesso l’aveva vista passare l’intera nottata sul libro di matematica, gli
occhi viola che non si alzavano dal foglio nemmeno per un secondo, come se
lontano da quegli esercizi e da quei calcoli rischiassero di bruciare. Si
trattava di un lavoro diverso, ma non per questo da non rispettare perché non
era qualcosa di pratico e manuale. Non era cosa da farsi, solo perché nella
società capitalista contava solo ciò che di utile facevi al mondo. «Solo che loro non lo sanno. Sono stati
superficiali. Lascia che ti conoscano meglio…»
«Dosi bene le parole» disse Miyon, con la voce
soffocata da cuscino. «Si vede quanto sei affezionato a loro»
Yami sorrise. Poi, riflettendo, si ricordò che non
aveva mai sentito da Miyon la parola “amici”. Per lei erano tutti compagni,
dalle ragazze nella sua casa ai membri del club di basket. «Tu hai degli amici? In questo caso puoi capirmi»
«Avevo» corresse Miyon. «Poi, non sono più riuscita
a incontrarli, per via della mia decisione di andare alla Sasaki. E loro,
probabilmente, non vorranno più vedermi»
«Perché dici
così?» Yami
aprì la bocca per iniziare un discorso sull’amicizia, ma lei lo interruppe
subito.
«Ogni tanto, cercavo di chiamarli, quand’ero in
prima» spiegò velocemente, anche se mentiva a sé stessa. «Non erano mai in
casa. Non mi hanno mai richiamato» La sua voce non era triste, era rassegnata.
E faceva ancora più male.
«Allora non
erano veri amici»
commentò arrabbiato lui. «Non devi
preoccuparti, perché adesso ci siamo noi»
Miyon si tirò su e piegò le gambe, circondandole con
le braccia e appoggiando il mento sulle ginocchia. La stessa posizione con cui
si erano parlati per la prima volta. «Mi mancherai» sorrise tristemente.
Yami si morse un labbro. «Anche tu» Poi cercò di sorridere, con scarsi risultati. «Però, potremo continuare a vederci…»
«Non sarà più la stessa cosa…» Lui sapeva che lei si
stava riferendo agli studi. Fra soli cinque mesi sarebbe andata all’università,
perciò avrebbe dovuto preparasi per gli esami d’ammissione e poi… Aveva un
sogno da realizzare, un sogno di cui lui, povera anima persa, non faceva parte.
In quel momento, Yami si rese conto che non voleva lasciarla, ma che non poteva
nemmeno restare dentro di lei per sempre. «Era bello condividere tutto, anche
il corpo, con te…» finì Miyon prima che lui potesse dire qualcosa.
Un leggero singhiozzo proveniente dal letto accanto
al loro interruppe la loro conversazione. «Yuugi?» chiamò leggermente lei. «Sei
sveglio?» Attese alcuni minuti una risposta che non arrivò. All’improvviso,
però, Yuugi si alzò, di scatto, gettando scompostamente le coperte fuori del
letto, e, aperta la porta, corse in corridoio.
«Aibou!» Yami non riflettè un minuto prima di
decidere di seguirlo. Fortunatamente, le gambe di Miyon che utilizzava erano
allenate nella corsa per via del basket, perciò riuscì a raggiungerlo
all’altezza delle scale, che si trovavano a metà corridoio. Lo bloccò
poggiandogli una mano sulla spalla e stringendo con forza. «Aibou… Cosa ti
succede?»
Yuugi si premette le maniche del pigiama verdino sul
viso, singhiozzando forte. «N-nulla…»
«Le tue azioni contraddicono le tue parole» Yami si
chinò alla sua altezza e lo costrinse a guardalo. «Non me lo vuoi dire? Non lo
vuoi dire A ME?»
«Mou hitori no boku…» Yuugi tolse la mani dalla
faccia, rivelando sottili ruscelli di lacrime azzurrine che colavano lungo le
dolci guance e si infrangevano contro il pavimento di legno. «Mi dispiace…»
«Per cosa…?» Yami la guardo stupito.
«Tu… Mi manchi moltissimo!» Non riusciva quasi a
parlare per via del pianto. La saliva gli usciva lentamente sulle labbra,
costringendolo ad interrompersi per asciugarsi con la manica del pigiama.
«Però… Però… Sembri così felice con… Con lei…» Si morse un labbro, mentre lo
guardava con gli occhi di un cagnolino abbandonato sull’autostrada. «I-Io… Non
mi arrabbierò se tu… Se tu decidessi…» I singhiozzi gli impedirono di
continuare.
Yami scosse la testa, come una madre davanti alle
inutili preoccupazioni di un bravo bambino. «Sei proprio uno sciocchino»
Afferrò un lembo del pigiama azzurrino e lo usò per asciugargli le lacrime.
«Miyon è una ragazza molto simpatica. Mi mancherà sicuramente» Lo abbracciò,
lasciando che i capelli lunghi gli solleticassero il viso, ondeggiando. «Ma la
persona con cui voglio stare sei tu» In quel momento, tuttavia, Yami stava
dicendo quelle parole con una passione quasi drammatica. Questo perché si
sentiva in colpa. Proprio un attimo prima aveva pensato quanto sarebbe stato
bello restare con Miyon, aiutarla nei compiti in classe, giocare a basket
assieme a lei… Vivere la sua vita. Loro due, poi, avevano così tanto in
comune…! Quasi come se fossero parenti! In realtà, avrebbe voluto avere tutti e
due, sia Yuugi che Miyon, ben sapendo che era impossibile. Un altro dei suoi
irrealizzabili desideri. Il primo, però, gli aveva dimostrato quanto ci
tenesse. La seconda, non lo avrebbe mai fermato in questo modo. Non avrebbe mai
pianto per lui. Era orgogliosa.
«Yuugi…» mormorò lentamente Miyon. All’instante,
riconoscendo la persona che stava controllando il corpo in quel momento, lui si
staccò con forza. «Tu… mi disprezzi?»
Lui scosse la testa. «Ti invidio…» Cercò di
controllare i singhiozzi, almeno davanti a lei. «Perché lui, adesso…»
«Guarda che sono io che invidio te» Yuugi la guardò
sorpreso, lasciando che le lacrime scorressero da sole, senza alcun motivo.
«Nessuno può capirti meglio di me, perché ho provato le tue stesse sensazioni.
Ho avuto Yami dentro di me» Sospirò profondamente. «Se dicessi che non mi
dispiace restituirtelo, mentirei» Il Faraone, da dentro di lei, ascoltava
queste cose con amara soddisfazione. Non la fermò neppure per dire quanto la
parola “restituire” lo facesse sembrare un oggetto. Sapeva che lei non lo
considerava certo tale. Miyon appoggiò le sue mani affusolate sulle guance
bagnante di Yuugi. «Lui, però, ha scelto te. E’ venuto qui per cercarti,
perché… Sei tu il suo partner. Solo tu, e nessun altro»
Detto ciò, aspettò. Questa volta fu Yuugi ad
abbracciarla, singhiozzando. Capiva il dolore di lei, anche se non era espresso.
Lo capiva talmente bene che gli faceva male, un dolore sordo al petto che non
voleva allontanarsi. Pianse profondamente, finchè il sonno per le troppe
emozioni della giornata non vinse le sue ultime resistenza.
«E adesso?» si chiese Miyon, stringendolo forte per
non farlo cadere a terra. «Riuscirò a portarlo fino in camera con le mie sole
forze?»
«Ti aiuto io» Dall’oscurità della parte opposta del
corridoio, si avvicinò a loro la figura di Bakura. Aveva un’espressione seria,
ma il gioco delle ombre sul viso gli davano un’aria pericolosa, simile a quella
di un fantasma, visti anche i capelli lunghi e bianchi che lo circondavano.
«Bakura…» sibilò Yami. «Il Bakura dell’anello millenario…»
Miyon lo guardava con un’espressione che cercava di
rimanere fredda, ma che somigliava di più alla paura. Si scostò appena, con un
movimento impercettibile, quando Bakura si chinò per prendere il corpo di
Yuugi. «Ti ringrazio!» disse lei con voce meccanica, alzandosi di scatto non
appena vide che Yuugi non aveva più bisogno del suo sostegno. «Devo andare al
bagno» Lo superò e scese velocemente giù per le scale buie, attaccandosi allo
corrimano per non cadere.
«Il bagno era
dall’altra parte»
gli disse Yami, un po’ preoccupato di lasciare il suo partner nelle mani di
Bakura. Però, non voleva nemmeno che Miyon sapesse tutta la vicenda…
«Mi piace di più quello al piano di sotto» spiegò
lei, quasi tornata di buon umore, scendendo l’ultimo scalino. «Vediamo se mi
ricordo dov’era…» Aprì a tentoni la prima porta che gli capitò sottomano,
accendendo l’interruttore che si trovava a fianco. Non era il bagno, bensì una
stanzina piccola piccola, con una luce fioca. Al centro, troneggiava una botola
di legno consumato, come se fosse stato esposto alle intemperie del deserto.
«Lo sapevo…» sospirò Yami. «Questa casa è stata costruita sul rifugio
dei custodi delle tombe»
Miyon gli scoccò un’occhiata traversa. «Spirito-o…»
cantilenò.
«Si, si, ho
capito»
disse lui spiccio. «Hai voglia di dare
un’occhiata» Aspettò un secondo.
«Anche io» In realtà, desiderava proprio vedere quei luoghi che, per colpa
probabilmente sua, avevano causato tanta sofferenza.
Miyon si avvicinò e aprì la botola con profonda
pazienza, quasi come si trattasse di qualcosa di sacro. In effetti, era proprio
così. Scese le strette scale, che sembravano portare al centro della terra,
sentendo sotto ai piedi nudi il dolore delle rocce aspre con cui quei cunicoli
erano costruiti. Finalmente la scalinata finì, lasciando lo spazio ad un lungo
corridoio buio, pavimentato con qualcosa di gelido, come il granito, e
polveroso, per non essere stato frequentato da tempo. Iniziò a camminare con
prudenza, dalla paura che qualcuno spuntasse da un momento all’altro. Lei,
sapeva, non avrebbe dovuto essere lì.
«Quindi, in
questi luoghi, per secoli…» Anche Yami si guardava intorno, quasi ammirato. Come avevano
davvero potuto delle persone rifiutarsi di guardare la luce del sole solo per
lui? I sensi di colpa aumentavano con l’aumentare dei passi di Miyon.
Lei trovò una porta e decise, tanto per fare, di
entrarvi. La aprì con delicatezza, quasi temendo di trovare al di là cadaveri
mummificati in decomposizione. Invece, quella porta nascondeva una stanzetta
completamente vuota e spoglia, nemmeno rivestita da geroglifici come il resto del
corridoio, da quanto era riuscita a vedere per la fioca luce che proveniva dal
piano di sotto.
«Che se ne fanno di una stanza del genere?»
«Forse prima
non era vuota»
ipotizzò Yami.
Miyon si sventolò leggermente con la mano, mentre
arrivava al centro. «Cos’è questo caldo improvviso?» Si voltò, in tempo per
vedere una sostanza rossastra fluida, apparsa da chissà quale cunicolo,
invadere la stanza dall’entrata quasi fino al luogo dove lei si trovava.
«Lava?!» esclamò Yami. «Come può… Esserci della lava qui?»
«Non lo so, ma non mi sembra il momento di porsi
domande esistenziali…» Miyon fece alcuni passi indietro, temendo la lava che si
avvicinava.
«La porta è
aperta»
indicò lui. «Se salti forse ci arrivi»
«Non ho scelta» ansimò lei, prendendo la rincorsa,
con il viso in fiamme per il gran caldo. Un passo, due passi, salto… Miyon
cadde a terra urlando.
«Che è
successo?»
Yami si inginocchiò accanto a lei.
«L’osso…» sussurrò lei dolorante, tenendosi il
ginocchio destro. Yami lo guardò, ma non vide nulla. Allora Miyon allungò la
gamba fino a stenderla completamente, lasciandogli sentire chiaramente il “tac”
dell’osso che ritornava al giusto posto. «Mi sono rotta un legamento giocando a
basket. Se lo sforzo troppo, mi esce la rotula»
Yami rabbrividì a quel pensiero. Vedendo che si
massaggiava il ginocchio, capì che le faceva ancora troppo male per muoversi. «Ora, qualcuno ha delle idee?» Adocchiò
la lava in avvicinamento. «Perché non mi
hai detto del legamento?»
«Non è mai entrato nei nostri argomenti di
conversazione» Miyon si spinse con le mani, riuscendo a rimettersi in piedi,
anche se con una gamba sola.
Una botola su soffitto si aprì leggermente. «Qui»
Una mano spuntò dal quel buco verso di loro.
«Ci fidiamo?» domandò quasi a se stesso
Yami, vedendo chi era il proprietario di quella mano.
«Non abbiamo altra scelta» disse Miyon, alzando il
braccio e saltando leggermente con la gamba sana per riuscire ad afferrare
quella mano. Ci riuscì, e venne sollevata senza sforzo, giusto un attimo prima
che la lava invadesse tutta la stanza. Si arrampicò con fatica oltre la botola,
che dava su una specie di sgabuzzino delle scope.
«Tutto bene?» le chiese il suo salvatore.
Yami non la lasciò rispondere. «Bakura!» esclamò
duramente. «Spiegami cosa stai tramando»
«Ti consiglio di moderare i termini, Faraone»
commentò Bakura scoccandogli un’occhiataccia. «Credo che ti convenga»
«Hai fatto qualcosa a Yuugi?» Lo sguardo di Yami era
severo e cattivo come lei non lo aveva mia visto.
«No» rispose tranquillo Bakura. «Per ora»
L’ira di Yami andava crescendo. Si voltò verso la
figura di Miyon, che cercava di distogliere gli occhi dal ragazzo coi capelli
bianchi. «Perdonami» le disse, quindi la escluse da qualunque contatto con
l’esterno, come faceva, tempo addietro, con Yuugi, quando loro due ancora non
si conoscevano. La figura di Miyon scomparve. «Bakura, parla chiaramente! Cosa
vuoi?»
«Niente» alzò le spalle l’altro. «Tu, piuttosto,
vuoi qualcosa da me»
Yami appoggiò la gamba a terra, sentendo che il
dolore si era attenuato quasi fino a sparire. «Ah, si? E che cosa?»
«Sapere chi è veramente Miyon Minaguchi, ad esempio»
Yami represse un brivido di sorpresa, che Bakura notò ugualmente. «Avanti, non
penserai che sia davvero una ragazza normale, visto che ti sta ospitando! Malik
la pensa come me, anche se non ti ha detto niente»
«Intendi… Anche Miyon potrebbe essere una
reincarnazione, come Kaiba?»
«Chissà…» disse Bakura con aria misteriosa.
Yami fece due passi avanti in quell’angusto e
soffocante sgabuzzino e si mise esattamente di fronte a lui. «Sputa il rospo,
avanti»
«Non prendo ordini da nessuno, soprattutto non da
te»
Yami aprì la bocca per dire qualcosa, quando
improvvisamente provò un dolore fortissimo all’addome, talmente forte da farlo
piegare in due. Doveva essere presente già da un po’ di tempo, ma solo ora se
n’era accorto, perchè solo ora aveva ripreso il corpo. Il dolore passava poi
sulla schiena, come se qualcuno gli avesse infilato due coltelli incandescenti
da dietro, giusto al livello dell’osso sacro. Si chinò, premendo le braccia
sulla pancia, per contenere il dolore. Sentì un liquido scendergli lentamente
lungo la gamba, macchiandogli di rosso il pigiama azzurrino.
Bakura lo osservò stupito, poiché, per una volta, era
innocente. «Mestruazioni…» capì infine, sorridendo sardonico. Lo Afferrò per il
collo e lo spinse a forza contro la parete, spingendo le labbra sulle sue.
Deglutendo per il disgusto, Yami si ricordò della mossa di Miyon e cercò, per
quando riuscisse nonostante il dolore, di tirargli un calcio, che Bakura
schivò. «Sai, lo immaginavo…» Si leccò le labbra, soddisfatto.
«Che cosa…?» ansimò Yami pulendosi la bocca con il
palmo della mano, quasi in preda alla nausea.
«Immaginavo che saresti tornato per rubarmela
un’altra volta» mormorò Bakura duramente.
«I-Io non so…»
«Ma vuoi sapere» Bakura si voltò. «Vuoi davvero
sapere chi è Miyon Minaguchi? Potrebbe non piacerti affatto…»
«Adesso basta!» La situazione era già abbastanza
catastrofica, visto il sangue rosso che continuava a colargli lungo la gamba.
«Dimmi quello che vuoi dirmi e finiamola!»
«Sarà una cosa lunga» asserì Bakura, divenuto
improvvisamente serio. «Devo raccontarti tutta la storia della principessa
Antares…»
Reviews:
Kelly: Non preoccuparti ^^ Conosco il blocco dello
scrittore. Vedila in questo modo, io ho più tempo per ricordarmi cosa ti dovevo
dire ^^ Si, effettivamente hai ragione, il passato deve centrarci, ma visto che
ne parlano tutti… Vedremo se questa volta sono riuscita a trovare un’idea
originale per raccontarlo ^^ E se vuoi sapere se Yuugi e Yami torneranno
insieme, non ti resta che continuare a leggere ^^ Detto così sembra quasi un
ricatto :-P
Heven89: Okay, siamo già in tre ^^ L’avevo detto che
di membri era facile trovarne ^^ Kaiba che fa un panino?! Secondo me, prima che
accada, il sole esploderà e la terra verrà inghiottita da un buco nero… XD!! Mi
fa piacere che Miyon ti stia simpatica ^^ Ho sempre un po’ di perplessità
quando creo dei nuovi personaggi, perché temo di fare della Mary Sue… Grazie
dei complimenti, alla prossima ^^
Ayu-chan: Ma no, povera Miyon! Pure il burrone
adesso? Con tutto quello che le capita, poveretta…^^ (digli pure che Miyon le
lascia Malik molto volentieri N.d.Yami Ma perché devi rispondere per lei?
N.d.Malik Rassegnati, non ti vuole N.d.Yami contento per questo) Comunque, come
ti ho detto già via chat, l’ascia in realtà è la barra… Mi ero scordata che
viene chiamata così solo nel manga ^^’’ Chiedo scusa. Ormai manca poco alla
fine degli esami, no? Quando hai l’orale? Ti auguro presto, almeno poi…
vacanza!! ^.^ A presto!
Jaly chan: Ciao ^.^ E va bene, per questa volta ti
perdono…^^ (io non lo farei N.d.Seto) Dai, sii buono… E’ una tua fan, insomma
(uhm, va bene… oggi sono buono N.d.Seto) Scherzi a parte, non c’è davvero
problema, d’altronde il computer e il tempo sono quello che sono per tutti, no?
Quindi fai quello che puoi ^_- Però mi farebbe piacere se tu recensissi
l’ultimo capitolo della storia su Conan, vorrei conoscere le tue impressioni
sulla conclusione… Anche negative, è ovvio ^^ Vorrei sentire la tua opinione,
qualunque sia. Sono contenta che ti piaccia anche la nuova storia…^^ Per la tua
domanda chiediamo ai diretti interessati… (sono sempre stata una ragazza
fortunata, prima di conoscere Yami… Non sarà che porta sfiga? N.d.Miyon Non è
vero! N.d.Yami E’ sicuramente così… N.d.Malik e Seto Ho detto di no! N.d.Yami)
Il mistero rimane…^^’’ Bisognerà vedere se alla fine il male viene solo per
nuocere… ^_-
*Lamù*: Grazie ^///^ Mi fa piacere sentirtelo dire.
Viky: Si, anch’io lo vorrei ^///^ Pensa infatti che
questa storia si ispira ad un sogno che ho fatto in cui ero la sua partner… Che
brutto svegliarsi ù_ù Kaiba è tirchio, non voleva spendere i soldi del telefono
^^ Scherzi a parte, è che Miyon aveva scordato il cellulare a casa… Però Kaiba si
è detto “vado al museo, verranno sicuramente lì dove lavora Isis, è un posto
noto”, invece i due scemi hanno continuato a girovagare senza meta per Il Cairo...^^’’