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Autore: Evilcassy    02/01/2010    5 recensioni
I versi di un canzone storica, i cui si intrecciano i mille volti e le mille storie della notte, fanno da cornice ad alcuni momenti vissuti dopo il calar del sole. ***** 10-EPILOGO: Un giorno importante: Il traguardo di una coppia. Ma anche una tregua, una notizia inaspettata e devastante, una telefonata. E un RITORNO.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CERTE NOTTI

 

 

3 – … e locali a cui dai del Tu.

 

Steve Fox & Julia Chang.

 

“Hey, Hey Julia, Ciao!”

“Ciao Steve! Che ci fai qui?”

“Mi serviva una bottiglia d’acqua così sono venuto al supermarket. Che coincidenza trovarti”

Già… Come mai sei a Phoenix?”

“Disputo un incontro questa sera, nulla di veramente importante, ma giusto per tenermi in allenamento…

“Oh, capisco…

“Se ti va, visto che sei di queste parti, potremmo andare a prendere una birra insieme dopo, che ne dici? Cioè… se non ti piace la birra, puoi prendere pure quello che vuoi… prendere una birra è solo un modo di dire… anche se credo che io la prenderò.”

Ehm… non lo so… io… dovrei studiare… ho gli esami tra poco.” Lo sguardo della ragazza vagò tra gli scaffali del supermarket, incontrando un altro paio di occhi castani  femminili che la fissavano minacciosi da dietro una pila di detersivi, mentre il cenno della mano le suggeriva eloquentemente di fare poche storie e di accettare l’invito.

“Oh, beh, è un peccato. Vabbè, sarà per la prossima volta.” Il ragazzo sembrava davvero esserci rimasto male.

Cioè… magari, se non facciamo tardi…

Steve si illuminò improvvisamente “Perfetto! Ti passo a prendere se vuoi…

 

 

“Quindi lui era...?” Appena Steve era sparito verso le casse – quasi trotterellando baldanzoso – sua madre Michelle era uscita dalla pila di detersivi e le era scivolata a fianco. “Ha un’aria familiare”

“E’ Steve Fox, il pugile. Ci siamo conosciuti al torneo di Tekken. Niente di più, non fare quella faccia interessata.”

“Oh, andiamo, Julia, sei la solita. Tutto il giorno tra libri e laboratori e mai un po’ di divertimento. Se non fosse stato per me avresti mandato all’aria anche questo appuntamento.”

“Chissà che gran appuntamento: è un inglese borioso, si darà un sacco di arie per la sua carriera da pugile e farà battute idiote, senza senso e stupide, mamma.”

“Mamma un corno.  Sei giovane e carina, non fare come la tua sciocca mamma e restare single. Ad una certa età inizia a pesare, sai?”

…Mamma, tu non sei single.”

“Io e King siamo solo amici, quante volte te lo devo dire?”

Certo” ridacchiò la ragazza. “Un amico che lascia vestiti e spazzolino da denti in giro per casa…

Michelle Chang arrossì violentemente, gettandosi poi con la testa tra i succhi di frutta, fingendo di cercarne uno biologico di dubbia esistenza.

 

Imprecando il più silenziosamente possibile Steve si sfiorò nuovamente il labbro tagliato. Dannazione a quell’attimo di distrazione che gli aveva fatto abbassare la guardia. Si era lasciato colpire come un allocco da quel pivello di avversario che si era ritrovato contro.

“Proprio quando ho un appuntamento con una ragazza…” ringhiò alla sua immagine allo specchio. Pazienza. Ormai si trovava davanti a casa sua, nella periferia di Tempe, e non poteva di certo dar buca. Recuperò dal sedile posteriore della Chevrolet una rosa comprata quel pomeriggio, appena uscito al supermarket, imprecando quando una spina gli aveva perforato il polpastrello. Aveva ragione Paul quando lo accusava di diventare un gigantesco idiota non appena aveva a che fare con il gentil sesso. Un ultimo sospiro, simile a quello che emetteva prima di salire sul ring, per poi uscire dalla macchina, salire quasi saltellando i quattro gradini del portico di legno della casa e suonò il campanello, ridendo tra sé e sé nel constatare come quell’abitazione di legno sembrasse uscita da un film.

Mentre sentiva i passi avvicinarsi alla porta si preparò, dritto e fiero con la rosa pronta per essere consegnata alla destinataria.

Ma la donna che aprì la porta, per quanto assomigliasse a Julia, non era lei. Steve rimase un attimo interdetto, restando senza parole con la rosa a mezz’aria. “Mia figlia arriva subito” ridacchiò la donna. “Oh, ma hai portato una rosa. Che pensiero gentile” disse sfilandogliela tra le dita. “Un po’ appassita, beh, è il caldo di Phoenix, che ci puoi fare. Non pensavo che voi inglesi pensaste anche ad ingraziarvi le madri…

Steve stava giusto per replicare che la rosa era per la figlia, quando Julia, in un paio di jeans a vita bassa ed un attillato top rosso comparve dal corridoio, scivolando tra la porta e Michelle, intenta ad annusare il fiore. “Ciao Steve. Sei puntualissimo…” commentò con un piccolo sorriso un po’ imbarazzato. Sembrò quasi tentennare sulla soglia, e ci pensò Michelle a darle una bella spinta e a chiudere la porta alle sue spalle.

“Bene. Dove si va?”

 

Il bar si trovava nella periferia della città, e sembrava il tipico ritrovo di cowboy, con cimeli di caccia alle pareti e musica country.

“Diamine, mi sembra di essere finito dentro ad un film!” aveva esclamato il ragazzo, sedendosi con Julia ad un tavolo libero, mentre Julia rispondeva con un risolino quasi nervoso. “Conosco questo posto da quando ero ragazzina, mia madre mi ci portava spesso a giocare a freccette con le sue amiche.” Spiegò, salutando con un cenno del capo l’uomo baffuto al bancone. Una cameriera bionda, incredibilmente somigliante a Dolly Parton, si avvicinò al tavolo. “Per me una birra. E un bicchiere di ghiaccio, per favore.” Ordinò Steve, inconsapevolmente sfiorandosi il taglio del labbro.

Hey, Julia, ha fatto a scazzottate per te il ragazzo?” gli schernì l’uomo al bancone.

“E ho vinto!” rispose Steve, divertito, alzando un braccio in segno di vittoria.

“Una birra anche per me, Wendy.” Ordinò Julia, scuotendo la testa. Forse era il posto a lei familiare, o forse il fatto che Steve sembrasse stare al gioco e avesse risposto alla battuta con spirito, ma iniziava a sentirsi a proprio agio.

“Allora, hai vinto davvero?”

“Si, anche se ho avuto un piccolo incidente di percorso.” Spiegò il ragazzo. “Ma non mi va di parlare di lavoro adesso, se non ti dispiace. Comunque, la rosa era per te. Se sapevo che piacevano anche a tua madre, ne avrei presa una in più.”

La ragazza alzò gli occhi al cielo. “A lei piace scherzare…

“Oh beh, meglio così, no? ” rise Steve, mentre la cameriera portava le birre. “Pensa se mi avesse aperto con un fucile in mano!”

“Oh, no, non preoccuparti: è pressoché pacifista.”

 

Quando Julia guardò l’orologio, si stupì di quanto velocemente fossero passate più di due ore. Era mezzanotte passata, e il locale sembrava in procinto di chiudere. E lei, sorprendentemente, si era divertita. Avevano parlato del più e del meno, l’aveva umiliato ad una partita di freccette applaudita dal proprietario del locale e da qualche avventore, e Steve l’aveva stupita con le sue battute e il suo modo di fare spontaneo.

Mentre si avviavano verso casa, le disse che si era davvero divertito con lei. “E’ stata davvero una bella serata.” Concluse, parcheggiando davanti a casa sua. C’era una punta di malinconia nel suo sguardo azzurro.

“Anche per me lo è stata.” Annuì la ragazza. “Quindi, parti domani pomeriggio?”

Il ragazzo annuì. “Purtroppo si. Mi piacerebbe rivederti, se è possibile. Tu frequenti l’Arizona State University, quindi sei sempre qui a Phoenix, giusto?”

“Si, anche se ormai ho finito il corso di studi e mi manca solo la laurea. E’ a fine semestre, se sei nelle vicinanze puoi venire.”

Steve sembrò piacevolmente stupito. “Volentieri, cercherò di esserci.” Rispose con un mezzo sorriso.

Fu solo allora che Julia che notò un pick up parcheggiato a fianco dell’abitazione, seminascosto dal buio. “Ma quello è la macchina di King…Oh no… “ borbotto ridendo. “Mamma è in compagnia…” sorrise, guardando il ragazzo. “Mi dispiace disturbarla.”

“Se vuoi ti faccio compagnia.”

 

Al mattino, dopo un giro a vuoto nel deserto e un passaggio al fast food per uno spuntino notturno, Julia si sentì in vena di farlo inerpicare per un sentiero di montagna, per fargli ammirare l’alba che illuminava la Sun Valley di Phoenix.

Nonostante la fatica e qualche imprecazione malcelata durante il tragitto a piedi, il ragazzo apprezzò con un “UAU” molto sentito il panorama, sedendosi a suo fianco. “E’ davvero bellissimo, da mozzare il fiato!”

Guardarono il sorgere del sole in silenzio, prima che le dita di Steve si intrecciassero con le sue. Accorgendosene, la ragazza si sentì arrossire leggermente, ma non si ritrasse.

Sentì il ragazzo avvicinarsi a lei e si voltò verso di lui, meravigliarsi nel trovare il suo volto a pochi centimetri da lei.

“C’è una cosa che vorrei fare da tutta la notte…” sussurrò, ad un millimetro dalle sue labbra. “E il fatto che tu non mi abbia ancora fatto un occhio nero lo prendo come permesso per andare avanti.” Julia rise, prima che il ragazzo la baciasse.

 

 

Le loro mani erano ancora l’una nell’altra mentre si trovavano davanti al terminal dell’aeroporto.

“Mi sa che da qui in poi dovrò andare da solo” sospirò con rammarico Steve. “A meno che tu non voglia attaccar briga con quelli della sicurezza – e in tal caso ti spalleggerei, puoi starne certa.”

Julia rise ancora, per l’ennesima volta da 14 ore a quella parte, in cui era stata sorpresa da una persona eccezionale.  Lo baciò di nuovo, prima di riferirgli di essere pressoché pacifista. “Per quanto tempo starai a New York?” gli domandò.

“Un paio di settimane, poi dovrò tornare in Inghilterra. Anche perché mi scade il Visto Turistico, e a meno che tu non voglia correre a Las Vegas a sposarmi…

…sono sobria…

“Hai ragione. La prossima volta di offrirò due birre. Così forse…

“Smettila sciocco.” Lo rimbeccò lei. Anche se si sentiva triste per la sua partenza, non riusciva a smettere di sorridergli. Steve la faceva sentire troppo bene per farla diventare triste. “Piuttosto, non sono mai stata a New York in questa stagione, sai?”

Questa volta fu il ragazzo a sorridere. “Oh, è bellissima, sai?Sarei lieto di farti da guida turistica.”

“Affare fatto.”

…la prossima settimana?”

“Ok. Ho giusto bisogno di qualche giorno di svago.”

“Ma non dovevi studiare per degli esami?”

Julia picchiettò il tacco per terra. “Di un po’, non avevi capito che era una scusa perché non sapevo se uscire o no con te?” disse, raccontandogli poi dell’episodio del supermarket. Steve ne rise di gusto, mentre l’altoparlante annunciava l’imbarco per il suo volo.

“La prossima volta mi presenterò a tua madre con un intero mazzo di rose…

 

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BUON ANNO A TUTTE!!!!

Sono tornata oggi dalla settimana bianca in Val di Fassa… AAAHHHHHHHHH il capodanno più bello che abbia mai fatto!!!

Ringrazio le ragazze che hanno commentato il capitolo precedente!

Questo vi lascerà un po’ deluse, temo. In effetti non è granché, ma sono ancora in fase di ripresa dalla settimana appena trascorsa, quindi non posso fare di più, mi dispiace.

Julia e Steve temo che sia una coppia di mia sola invenzione!

Peccato, ce li vedo insieme…

Ho ambientato la storia e Phoenix, e grazie a Wikipedia sono riuscita a raccapezzarmi con i vari luoghi della città.

Dolly Parton è una cantante, attrice e una delle donne più rifatte d’America…

A la prochaine!!!!

 

   
 
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