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Autore: depy91    04/01/2010    1 recensioni
Il primo torneo si è ormai concluso, le strade dei due wrestler mascherati si sono separate. Due anni dopo viene annunciato il secondo Tekken, King dovrà superare ostacoli apparentemente insormontabili, primo fra tutti la frustrazione, per risorgere più determinato che mai. Ne sarà capace? Sta a voi scoprirlo!;) "Gocce di sudore sgorgavano dalla pelle, evaporando al semplice contatto con la sua schiena bollente per la tensione..."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Armor King, King
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
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Intanto, dall’altra parte del mondo, in Giappone, si stava svolgendo un match fondamentale della Pro Wrestling World, la federazione internazionale di wrestling. Il clamore del pubblico esplodeva tra le pareti dello stadio per incitare i propri beniamini, mentre una voce dagli altoparlanti stava annunciando alla platea gli sfidanti. Ad un angolo del ring sbraitava il campione locale, consapevole di avere dalla sua la maggior parte degli spettatori, un gioco di luci, proiettate dai grandi fari posti al di sopra dello spazio riservato ai lottatori, ed un magniloquente jingle musicale facevano da sfondo alla sua parata di presentazione. All’angolo opposto il combattente ospite osservava con aria di sufficienza la sceneggiata, rimanendo a braccia conserte a bordo ring. Il suo torace era coperto da un’armatura metallica, a cui corrispondevano su spalle, avambracci e caviglie, protezioni dello stesso materiale, luccicanti di bianchi riflessi. La sua pelle mulatta presagiva una provenienza latinoamericana ed il suo volto era nascosto dietro una splendida maschera di giaguaro nero, il cui occhio sinistro presentava una profonda cicatrice. La voce di presentazione annunciò: “Dal lontano Messico, nelle sue vene scorre il sangue di un felino, attorno alla sua vera identità regna il mistero, ecco a voi… Armour King!”. Egli salutò il pubblico battendo un pugno sul pettorale di metallo, alzandolo poi sopra la testa, infine si mise in guardia, in attesa del via dell’arbitro. Il segnale fu dato e l’incontro ebbe inizio. Il Giapponese attaccò per primo ed ogni suo gesto veniva accompagnato dai cori dei suoi sostenitori, ma i suoi colpi furono facilmente evitati dal rivale, che con fulminea prontezza rispose agli affondi con una tecnica che stordì l’avversario. Con un balzo Armour King salì su uno dei sostegni d’angolo e da lì si tuffò addosso al Nipponico, infliggendogli una dolorosa gomitata. Entrambi finirono al tappeto, ma il giaguaro nero si rimise subito in piedi, seguito dopo qualche secondo dal wrestler locale, che, in preda al rabbia per aver dato sinora una misera prova di sé, si lanciò in una disordinata aggressione, riuscendo anche ad affondare qualche pugno. Tuttavia Armour King rimase lucido e dandosi lo slancio sfruttando l’elasticità delle corde, si fiondò sull’avversario, mandandolo nuovamente disteso. Armour King si rivolse allora verso il pubblico ed alzò le braccia per ringraziarlo, ma la distrazione servì al Giapponese per rimettersi in piedi ed imprigionare il Messicano con una delle prese che lo avevano reso noto nel suo paese. Il guerriero-giaguaro rimaneva stretto nella morsa del rivale, ma ad un tratto fu in grado di liberarsene, correndo all’indietro verso un angolo del ring e sbattendo ripetutamente la schiena, alla quale si era avvinghiato l’avversario, contro il sostegno delle corde. Il Nipponico cedette e Armour King ne approfittò per infliggere il colpo di grazia: afferrò la testa dell’Asiatico e la spinse violentemente contro il proprio ginocchio, per poi far rotolare via l’avversario tramortito. L’arbitro passò al conteggio dei secondi, ma il campione giapponese non fu in grado di risollevarsi entro il tempo stabilito. La vittoria fu allora attribuita al wrestler ospite, che rimase per qualche minuto a ricevere gli applausi del pubblico e a firmare autografi. Quello era l’ultimo di una lunga serie di successi, che avevano reso una celebrità nel mondo della lotta professionistica, ma che aveva avuto un’unica battuta d’arresto. Armour King era stato sconfitto durante il grande torneo del Pugno di Ferro, proprio da colui contro il quale non avrebbe mai voluto perdere, il suo acerrimo rivale King. Da allora non lo aveva più rivisto, ma nonostante i successivi incontri si conclusero sempre a suo favore, egli non aveva mai dimenticato quella disfatta e avrebbe dato qualsiasi cosa per incontrare ancora una volta quell’individuo ed ottenere la rivincita. Dopo aver assaggiato la polvere dell’arena del Tekken, King gli aveva teso la mano e lo aveva aiutato a rialzarsi, ma dopo averlo ringraziato dell’esaltante sfida, si augurò di rinnovarla in futuro, per poi sparire.
Erano trascorsi due anni da quel giorno e molto era cambiato. Come dopo ogni incontro, anche quella volta Armour King tornò piuttosto presto nell’hotel in cui alloggiava, che metteva a disposizione dei suoi clienti un’ampia palestra dotata di ogni tipo d’attrezzatura. Il giaguaro nero vi faceva spesso visita per mantenere il proprio fisico costantemente in allenamento, e quella sera non fece eccezione. Una volta sazio d’esercizio e spossato sino allo stremo, dopo una piacevole doccia calda, si abbandonò sul divanetto della sala di lettura dell’hotel e si concesse qualche ora di riposo. Gli capitò tra le mani un quotidiano, una testata molto in vista in Giappone, del quale un articolo in particolare attrasse la sua attenzione. Il giornale riportava la notizia di un annuncio da parte di Kazuya Mishima, al quale era stato ceduto dal padre, sparito alla fine del torneo senza lasciar traccia, il controllo della società di famiglia, come premio per aver meritato il titolo di Re del Pugno di Ferro. Il giovane combattente indiceva infatti pubblicamente un nuovo Tekken. Armour King sollevò lo sguardo dai fogli stampati e lo rivolse alla finestra sorridendo. Considerò la notizia davvero interessante e pensò di trovarsi di fronte all’occasione perfetta per confrontarsi nuovamente con King, ma doveva possedere la certezza assoluta che quest’ultimo avrebbe partecipato alla competizione. Stabilì dunque di lanciargli il guanto di sfida di persona, tuttavia ne aveva perso le tracce dopo l’ultimo torneo, pertanto si sarebbe messo alla sua ricerca. Il giorno seguente iniziò con la consueta seduta di allenamento intensivo. Ogni muscolo, ogni fibra, si tendeva e si contraeva al ritmo della frequenza cardiaca in aumento. Di colpo il respiro si fece grave ed i battiti sempre meno frequenti. Armour King sentì le forze abbandonarlo ed il sangue ristagnare nelle vene. Le pupille percorsero verso l’alto il globo oculare sino a sparire dietro le palpebre superiori, i suoni tutt’intorno si fecero ovattati e confusi, le gambe cedettero e l’uomo dal capo felino piombò al suolo perdendo conoscenza.

Quando il suo udito riprese a funzionare, la prima cosa che ebbe modo di captare furono il “bip” cadenzato di un elettrocardiografo. Armour King rinvenne in un letto d’ospedale, dal suo polso fasciato partiva il lungo tubicino della flebo, un silenzio confortante regnava in corsia. L’uomo portò una mano alla fronte umida, una volta raccolte le idee gli fu facile comprendere cosa fosse accaduto. Ultimamente scene del genere erano divenute sempre più probabili, il suo cuore mostrava segni di affaticamento, ma il suo orgoglio non poteva ammettere una simile debolezza e, a costo di rischiare il collasso, egli aveva proseguito le sue estenuanti esercitazioni, nonché la sua carriera di lottatore professionista. Questa volta, però, il carico di sforzo a cui aveva sottoposto il proprio muscolo cardiaco si era rivelato davvero eccessivo e poteva ritenersi fortunato di essere ancora in grado di avvedersene. Ricevette la visita di un medico, il quale gli diagnosticò un’insufficienza cardiaca ricorrente, di cui era il caso di preoccuparsi. Aggiunse inoltre che per il suo bene Armour King avrebbe fatto meglio ad abbandonare il mondo del wrestling, prima che la cosa fosse diventata ancora più seria. Gli occhi del giaguaro nero si riaccesero di nuova vitalità e con inesausta determinazione rese noto il suo  assoluto disaccordo con i consigli del medico, ai quali non avrebbe certo dato ascolto. Per di più Armour King scese dal letto, strappandosi letteralmente di dosso la flebo, e nonostante gli iniziali capogiri, afferrò con vigore il camice del dottore, che strattonò per avvicinarlo a sé, intimandogli di condurlo al luogo dove erano stati riposti i suoi indumenti, poiché non aveva la minima intenzione di restare in quell’ospedale un minuto di più.  Il medico non poté fare altro che assecondarlo.
Quello stesso giorno, incurante di aver rischiato la vita e di essere ancora fortemente a rischio, il wrestler mascherato si avviò verso il luogo convenuto per l’iscrizione al secondo grande torneo di arti marziali di Tekken, in onore del quale erano stati organizzati degli spettacoli, tra cui alcuni combattimenti dimostrativi. Sullo sfondo dell’ampio cortile di un’enorme pagoda, adorna di statue e legni pregiati, una folla numerosa assisteva all’elaborato kata eseguito in sincrono da una ventina di monaci. Attorno al pavimento lapideo dell’arena, fiaccole accese offrivano una suggestiva scenografia. A breve distanza, seduto su un alto trono, il giovane Mishima ammirava la piacevole dimostrazione, fiancheggiato a destra e a sinistra dalle sue due guardie del corpo. La prima era un uomo di colore dal fiero portamento, la cui capigliatura era acconciata secondo l’usanza tailandese, nell’altra Armour King riconobbe il più giovane campione di sumo della storia, una vera leggenda da quelle parti, dalla mole imponente e la particolare cicatrice al centro della fronte. Il giaguaro nero completò la propria iscrizione al torneo, mentre una voce annunciava il primo degli scontri che sarebbero stati disputati per il diletto dei presenti, invitando uno qualsiasi tra gli spettatori a salire sulla piattaforma per misurarsi con l’ultimo degli esperimenti di bioingegneria genetica sviluppato dalla Mishima Zaibatsu. Una gabbia fu calata in arena da una piccola gru, dal suo interno fu liberato, con somma sorpresa del pubblico, un canguro fornito di guantoni da box, che riscosse l’ilarità dei presenti, uno dei quali accettò la sfida, sottovalutando il singolare avversario. Quando il gong diede inizio al duello, tutti gli spettatori rimasero esterrefatti dall’abilità del marsupiale nello schivare, incassare e restituire i colpi infertigli. L’incontro terminò con l’inaspettata vittoria dell’animale, con il visibile compiacimento di Kazuya Mishima dall’alto della sua postazione. Il secondo incontro organizzato per la giornata sarebbe stato combattuto proprio dalle sue guardie del corpo. I due lottatori stavano già dando prova della loro grande esperienza nelle rispettive arti marziali, la muay thai ed il sumo, quando Armour King, impegnato ad assistere allo scontro, udì per caso la conversazione del trio di addetti alle iscrizioni che sedevano dietro un banco ligneo, davanti al quale si dipanava la fila di combattenti in attesa. Uno dei tre uomini si mostrava stupito dell’assenza del wrestler che nella precedente edizione del Tekken si era classificato in terza posizione, poiché a lui spettava il diritto di accedere alle fasi avanzate del torneo, senza dover partecipare agli incontri delle selezioni. Gli altri due ascoltatori informarono il collega che la persona in questione era sparita dal mondo della lotta ormai da un bel po’ di tempo e ritenevano piuttosto improbabile una sua iscrizione, pertanto suggerivano di eliminare dalla lista dei partecipanti il suo nome. Tuttavia proprio in quel momento, Armour King interruppe la loro discussione, avendo perfettamente intuito di chi stessero parlando. Ricevette in consegna l’invito al torneo, promettendo che avrebbe rintracciato e condotto in Giappone il suo destinatario. 

  
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