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Autore: AkatsukiLove    04/01/2010    1 recensioni
-oh beh- disse- non ci tengo- -scusa?- occhi marroncino chiaro, capelli del medesimo colore e pelle pallida. Era stupendo. -non ci tengo ad uscire con te, Demetri- -ma come? come diavolo sapevi che te lo avrei chiesto?- -credi che questo possa essere l'inizio di un flirt tra adolescenti?- -dipende da te, Heidi-
Genere: Romantico, Triste, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                  ...DESIDERIO DI MORTE...

L'alba cominciava appena a trasparire oltre la fine del buio quando Heidi usci' nel viale mentre si dirigeva verso casa. Non aveva ne' giacca ne' soprabito e la stoffa sottile della sua maglia era punteggiata da una pioggi di goccioline che erano rimaste sugli alberi dopo l'acquazzone della notte scorsa. Benche' fosse tutta un bravido, non si accorgeva di avere freddo.

Tre o quattro giorni prima alla riunione del college, la conversazione era scivolata sul tema degli omicidi.

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Seduta come gli altri studenti Heidi ascoltava in silenzio i loro discorsi accarenzo un gatto del custode. Qualcuno la stava osservando ma lei non se n'era accorta.

-perche' succede spesso che siano le donne ad essere uccide? non sarebbe male se per una volta fossere i maschietti a prendersi una botta e via?- disse una ragazza alzandosi in piedi.

Tutti si misero a ridere.

Salto' su un'altra ragazze, molto piu' carina.

-la probabilita' quando esci con un ragazzo c'e' sempre-

Ci furono molte proteste e "no" vari da parte degli altri.

-beh io la penso cosi', c'e' sempre il rischio-

-e tu adori il rischio vero?-

-siate seri, maledizione! secondo me le ragazze sono una specie di tentazione, dato che sono forti...i ragazzi intendo- fece una risata.

-ho la sensazione...- comincio' uno del gruppo.

-che sensazione? avanti parla!- esclamo' la ragazza carina.

e lui: ho la sensazione che la morte abbia qualcosa a che fare con il sesso-

Fu solo allora che Heidi alzo' gli occhi dal gatto e si accorse che qualcuno la osservava, Demetri. Non le era mai successo, non era abbastanza bella per quel genere di sguardi, intensi anche troppo.

Allora con rabbia grido'- no! non e' giusto!-

Cadde il silenzio.

-non e' giusto dare la colpa alla gente. Non e' che vogliano uccidersi l'un l'altro...non se sono innamorati. E' solo che a volte l'amore e la morte sembrano procedere mano nella mano. Insomma...- e improvvisamente l'ispirazione svani' velocemente. Non sapeva piu' cosa intendeva.

-che le e' preso?- sussurro' uno dei ragazzi.

-deve aver preso una gran cotta per qualcuno, ci giurerei. Guarda come accarezza il gatto-

Ma vedendola imbarazzata presero a parlare d'altro.

Lei non voleva la compassione, la loro cortesia.

E Demetri era il peggiore, la guardava. Era stato quello sguardo a farla esplodere poco prima.

A poco a poco la stanza comincio' a svuotarsi, ma Heidi se ne stava sempre li' ad accarezzare il gatto.

Dopo poco si accorse che anche Demetri e rimasto e addirittura allungava una mano per aiutarla ad alzarsi. Il gatto scappo' dal suo grembo.

-oh beh- disse- non ci tengo-

-scusa?-

occhi marroncino chiaro, capelli del medesimo colore e pelle pallida. Era stupendo.

-non ci tengo ad uscire con te, Demetri-

-ma come? come diavolo sapevi che te lo avrei chiesto?-

-credi che questo possa essere l'inizio di un flirt tra adolescenti?-

-dipende da te, Heidi-

Solo allora si accorse che le stava tenendo la mano. Era cosi' stupida.

-non e' che volessi saltarmene subito fuori con una dichiarazione vera e propria...mi hai costretto in un certo senso. Tu non sei come le altre-

Non altrettanto bella eh?

-e cioe'?-

-per via di quello che hai detto a proposito della gente innamorata-

-si e' quello che ho detto-

-si ma nessuno ha pensato che valesse la pena di rifletterci. Hanno semplicemente lasciato cadere l'argomento-

-beh erano solo stupidaggini-

Parlava con disprezzo. Le girava la testa e quasi gli si avvinghio' al braccio. Aveva un desiderio pazzo di toccarlo e sapeva che a lui non sarebbe dispiaciuto. E invece si ritrovo' a dire:

-non c'e' nessuno che muoia per amore-

-oh si che lo fanno-

-chi? e cosa fanno?-

-La gente. Morire d'amore-

Heidi distolse lo sguardo.

-Heidi smettila col tuo tentativo di mandarvi via da te-

-davvero lo sto facendo?-

-si- -la gente muore per amore, Heidi-

-ti credo, demetri-

-ti faro' vedere un posto devo e' successo-

.

.

.

.

Faceva un caldo terribile il pomeriggio in cui Demetri prese la macchina di suo padre e ando' con Heidi fuori paese, diretto alla chiesa sulla collina.

Il luccichio del calore faceva palpitare campi, prati lungo il pendio.

-e' difficile da credersi ma qui e' successo veramente, tanto tempo fa-

-e' questo il posto che avevano scelto, suppongo. Era il posto ideale per due amanti-

La condusse fino al sentierino che andava alla base del campanile

-e uno e' ancora qui-

Si fermarono ai piedi di una lapide.

ALEXANDRA PARGETER  1960-1977

-non e' poi cosi' tanto tempo fa- osservo' Heidi. Diciassette anni. Uno piu' di lei.

-la famiglia ha fatto mettere una croce nel punto in cui e' stata ritrovata, qui- indico' il punto con l'indice.

-si direbbe che abbiano voluto dimenticarsela-

-beh la croce e' stata abbandonata ma la si puo' ancora vedere-

S'incamminarono insieme attraverso l'erba alta, fermandosi all'inizio del roveto.

Demetri la senti' rabbrividire, malgrado il caldo.

-te lo sei voluta tu, Heidi. Non dovevi essere cosi' interessata agli assassinii-

-ma non lo sono per niente...neanche un po'-

Le tornarono i dubbi. Il vestito era troppo appariscente, troppo pretenzioso per lei, e prima o poi Demetri se ne sarebbe accorto.

-anzi io odio l'omicidio. Lo odio-

-se e' questa la verita', Heidi, perche' sei qui?-

-non lo so. Perche' sei stato tu a chidermelo, immagino-

E prima che lui potesse rispondere, torno' a guardare i rovi.

-com'e' buoi li' dentro-

Demetri schiaccio' col piede i rami esterno e si chino' a sbirciare.

-eppure c'e' ancora-

Calpesto' altri rami per aiutarla ad entrare.

-e adesso non riesco a muovermi. Sono intrappolata!-

-proprio come Alexandra..in quella nera notte di quattordici anni fa-

-quando io ne avevo due.

Heidi non vedeva altro che terra e rovi. Lacrime improvvise le scesero lungo il viso.

-com'e' morta?-

-Strangolata. Il suo amante l'ha strangolata-

-ma perche', se l'amava?-

-chi lo sa?-

-e l'hanno preso?-

-non hanno dovuto farlo. L'hanno trovato il giorno dopo impiccato in un vagone merci-

Erano morti la stessa notte, ma a miglia di distanza.

-e' proprio come dicevi tu, Heidi. Amore e morte a volte procedono mano nella mano-

-ma ancora non vedo la croce-

-il guai e' Heidi, che se voglio aiutarti dovro' tenerti fra le mie braccia-

Lei rimase immobile, senza dir nulla. Anche quello era un invito, e la timidezza le fece voltare la testa di scatto.

-oh al diavolo, Heidi. Ma tu sei bella!-

" no non lo sono io"

Gli occhi marroncini di Demetri splendevano, offuscandola. Era lui, il bello. Lui.

Demetri creo' altro spazio in modo che potesse addentrarsi ulteriormente e le si mise alle spalle.

-attenta a non cadere-

Le cinse la vita con un braccio e lei si sporse in avanti, lasciardosi sostenere.

-lo sai? la tua pancia si ritrae dalla mia mano-

-non posso impedirlo-

-sei cosi' morbida-

-perche'...non dovresti chiamara pancia-

Ecco il punto in cui era morta, un solchetto, una fossatello.

-stai tremando, Heidi-

Si mosse come se dovesse fare uno sforzo per sfugirgli, ma non ottenne altro che voltarsi fra le sue braccia.

Demetri la bacio', ma lei si strinse le mani sotto il mento e non rispose al bacio.

-non avrai paura di me, Heidi, vero?-

-no-piego' la faccia di lato- si.

-non ti ho mai fatto del male-

-lo so-

-ma hai paura. Non sara' per quello che e' successo qui?-

-non lo so-

Invece lo sapeva. Era il bel volto di Demetri a far male.

Non era abbastanza bella per reggere il confronto. Non sarebbe mai riuscita a tenerselo.

-e adesso stai piangendo-

-stai piangendo per Alexandra-

-no, piango per me e per te, insomma per noi-

Si baciarono cosi' furiosamente da non poter respirare e alla fine quando Demetri cerco' di parlare, lei gli mise una mano sulla bocca.

- non chiedermi nulla. So di una ragazza che e' stata uccisa qui, ma non me ne importa niente!-

Decisero di intrare nella chiesa, sempre insieme, mano nella mano.

All'interno, con gli spessi muri di pietra che l'isolavano dal sole, la chiesa era come un immenso pugno di freddo. Demetri vi era abituato e non vi parve notarlo, cosi' come nella sacrestia rimase impassibile davanti ad una fila di paramenti che penzolavano flosci contro la parete, ne' bado' alle polverose pile di innari ormai sotto un arco gotico.

-un bel posto per leggere-

Sbucarono in una stanza dal soffitto altissimo e, notando che Heidi di stringeva le braccia come a ripararsi dal gelo, Demetri le indico' un angolo dove da un finestrone spiovava un triangolo di luce polverosa.

-io mi siedo li', e' piu' caldo-

-e' tranquillo-

-una volta era molto rumoroso, finche' non fecero questo. Vieni ti faccio vedere-

La condusse lungo una rampa di scale ancor piu' angusta e cosi' ripida che salendo uno dietro l'altro, lei si trovava i piedi di lui all'altezza della testa. Emersero in una stanza da sassi nudi, talmente buia che a malapena si dintinguevano le pareti.

-la stanza degli impiccati, e' cosi' che la chiamo-

Heidi ci vide degli uomini impiccati.

-sono morti-

-gia'-

Heidi si sporse su una finestra ma si ritrasse rapidamente.

-piccioni, sono morti-

-certo che sono morti-

-ma come?-

-beh moriresti anche tu se ti trovassi rinchiusa qua senza cibo-

Demetri indico' un angolo, probabilmente una via d'uscita.

-quello era un buco ma l'hanno chiuso-

-con i piccioni dentro?-

Demetri annui'.

-ma di sicuro non sono stati i propietari- disse Heidi.

-no?-

Demetri tocco' uno dei piccioni morti.

-adorabili creature, non lo diresti che sono morti da anni vero?-

Heidi scosse la testa.

-e invece si, e' successo tanto tempo fa, quando era piccolo, subito dopo la morte di mia madre. Venivo spesso qua e un giorno li ho trovati e li ho messi in fila, sono soltanto pelle, ossa vedi? e piume-

-io non ci riuscirei proprio. Non ce la faccio neppure a guardarli.

Heidi usci' dalla stanza seguita da Demetri.

Fuori pioveva ed era buio.

Entrarono nella casa del padre di Demetri. Si sedettero sul una sedia.

Ad un certo punto si sentirono dei rumori che veniva da fuori.

-sono i fantasmi dei piccioni, che dici papa' li facciamo entrare?-

Demetri riprese a parlare.

-sai che alcuni operai hanno trovato un gatto rinchiuso la' sotto e dimenticato?-

-era un gatto bellissimo. aggiunse.

-era il gatto di Alexandra- - e lo e' ancora-

Heidi abbasso' la testa.

-piove ancora, sta aumentando, sara' meglio che mi affretti a tornare-

Demetri non insisti' perche' restasse.

Il tempo non era dalla sua parte quel giorno, infatti la macchina non voleva accendersi. Le officine erano chiuse e il padre di Heidi era fuori per lavoro.

Demetri sembrava diverito.

-bene, mi sa che ti tocchera' rimanere qui-

-non preoccuparti l'unica cosa qui che non manca e' lo spazio. Chiamero' io tua madre- disse il padre.

-qui starai comodissima- aggiunse Demetri

-dove e' la tua stanza?-

-lontanissima-

Lo aiuto' a preparare il letto.

-certo che e' una casa enorme per due uomini- disse Heidi.

-gia'-

-cosa c'e' in tutte le altre camere?-

-la maggiorparte sono vuote-

Mio padre dorme da solo giu', e noi siamo da soli quassu'.

La vide imbarazzarsi.

-tranquilla non verro' a bussare alla tua porta nel cuore della notte-

-e cosi' siamo solo noi, sta notte- disse imbarazzata, sempre di piu'.

-proprio cosi'-

Non si ritrasse quando Demetri la bacio'. Erano ancora abbracciati quando, piu' tardi, la pioggia accenno' a diminuire e comincio' a scendere il buio.

-mi piace la pioggia-

Mormoro' Demetri disteso sul letto con la testa di lei adagiata sulla spalla.

-potremmo uscire insieme-

-e' cosi' buio e freddo la' fuori-

-buio e freddo- ripete' lui. - allora usciamo?-

- si sta meglio qui-

-no- Demetri alzo' la testa, scostandosi da lei.

-loro sapevano dove andare. Sapevano dove trovarsi quella notte-

-loro chi?-

-sono andati fino al confine. Ci vedevano benissimo-

-e' cosi' solitario laggiu'-

-non solitario, Heidi-

-dovremmo essere con loro- aggiunse lui.

Amare significava morire, arrendersi alla notte. Heidi tremava.

-non e' che hai ancora paura di me, vero?- Le domando' Demetri sottovoce.

-no non di te, e adesso lasciami-

-non posso. Non voglio-

-ti prego-

Erano parole troppo deboli per reprimere la passione e Demetri le si avvinghio' furiosamente finche' lei tiro' via la testa. Demetri apri' le braccia di colpo, lasciandola andare. E se ne ando'.

Heidi resto' distesa dove era finche' dalla finestra non venne piu' alcun barlume di luce. Si spoglio' e si mise sotto le lenzuola. Per un lungo periodo rimase ad occhi aperti., poi le palpebre si abbassarono e si addormento'.

Si sveglio' nel buio. Era nottte fonda, ma avvertiva intorno a se' un calore da farle pensare di non essere sola. Ancora semi-addormento' si riaggrappo al sogno che aveva fatto.

Aveva fatto un sogno in cui Demetri veniva da lei. Perfino dormendo riusciva ad attirarlo a se'.

Si stiracchio' allungando le braccia dall'altra parte del letto. Era vuoto pero' sentiva la presenza di qualcuno. Tese le orecchie, nessun rumore. La pioggia era cessata. Ma lei sentiva che al di la' della porta il silenzio si era gia' dato una forma: Demetri.

Si mise una vestaglia e ando' ad aprire la porta.

-sei tu?-

Nessuna risposta

-sei tu qui?-

Qualcosa le sfioro' l'orlo della vestaglia e lei la respinse allarmata.

Ancora una cosa le sfioro' il polpaccio. Heidi si giro' di scatto, in un momento di distrazione cadde a terra.

-sei tu? di qualcosa? Demetri?-

E di nuovo in tocco.

Aveva toccato qualcosa di non umano secondo lei.

Poco dopo scorse il profilo di un gatto.

Ando' alla camera di Demetri. Era sul letto. Sveglio, seduto contro la spalliera. Sorrideva.

La invito' ad entrare. Stava per entrare quando si accorse che il sorriso non era per lei. I suoi occhi erano concentrati sul gatto che stava per entrare.

" che stupida ad avere cosi' paura" Le venne d'inpulso sorridere. Ma il sorriso non si materializzo'. C'era qualcosa in quel gatto che non quadrava.

Era troppo sgraziato, con dei movimenti rigidi, cosi' magro e sottile.

E poi quando Demetri lo sollevo' da terra, si accorse che i fianchi erano ben peggio che incavati.

Si vedeva chiaramente la spiana dorsale accarezzata dalle mani di Demetri. Passava le dita tra le costole, da costola a costola. Era solo scheletro, quando il gatto giro' la testa in direzione di Heidi, vide le orbite cieche del suo teschio.

La notte era silenziosa, e tale rimase.

Nulla venne a disturbare Heidi mentre rapidamente si rivestiva e poi usciva nell'alba.

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NOTE: ok finito, spero che vi piaccia quasta one-shot.

fatemi sapere.

ciao, baci.

  
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