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Autore: Caillean    01/07/2005    2 recensioni
Attorno al fuoco, attorno a me, sorrisi risate...tepore...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Anime attorno al fuoco

 

Oddio, siamo davvero quasi alla fine.

Questa ff per me è stata davvero un viaggio onirico, sapete?

Il fatto che sia piaciuta anche singolarmente a ciascuno di voi è il dono più grande.

Spero che anche questo…inizio di conclusione possa continuare a farvi dire: E’ valsa la pena di leggerla.

Ma soprattutto spero che possa aver avvicinato anche solo una persona in più alla meravigliosa creatività di Tolkien.

Grazie a tutti: Dama Gilraen, Lothiriel, Hobbit, Mel, Estel21, Eowyn 2110, Jenny76, Elfa, Sara, Stormy.

Spero di non aver dimenticato nessuno! 

Elen silumenn omentielvo, Mellon!

Con il cuore!

Caillie

 

 

Anime attorno al fuoco

 

“ Voltato l’angolo forse ancor si trova

Un ignoto portale, una strada nuova;

spesso ho tirato oltre, ma chissà…

Finalmente il giorno giungerà…

E sarò condotto dalla fortuna

A est del Sole, a ovest della Luna. ”

                

             Da “ Il Ritorno del Re ”

                                     J.R.R.Tolkien

 

 

Capitolo otto

 

 

 

“ Avresti ragione ad essere deluso…o arrabbiato. ”

Frodo si girò verso Gimli con un’espressione di assoluto stupore. “ Perché…perchè dovrei essere arrabbiato con qualcuno? Certo non lo sono con voi…”

Il nano e Legolas lo guardavano come se si aspettassero una sfuriata da un momento all’altro.

“ C’è qualcosa che dovrei sapere? ” chiese allora l’Hobbit.

“ Non abbiamo segreti, Frodo…” rispose Legolas. “ Ma ci siamo resi conto della tua delusione, quando hai saputo della partenza di Sam. ”

“ Non penso siate stati voi ad impedirgli con la forza di venire qui. Nessuno glielo ha impedito. ”

Legolas fissava la notte calata sulla stradina, voltando le spalle alla porta della casa che si erano chiusi dietro. Frodo aveva seguito lui e Gimli senza riuscire a immaginare di cosa volessero parlargli. Ora più che mai sospettava che sapessero molto più di quanto sostenessero, riguardo il mancato arrivo di Sam a Tol Eressea.

“ Siamo stati gli ultimi a parlare con Sam, Frodo. E siamo rimasti sorpresi quanto te di non vederlo al nostro arrivo…Stiamo solo cercando di immaginare come devi sentirti, e vorremmo aiutarti.

“ Non ce n’è alcun bisogno, davvero. Comincio ad avere un’idea del perché lui non sia arrivato nello stesso luogo. E comunque continuare a fare supposizioni sarebbe solo più doloroso.

Gimli si incupì.

“ Non puoi negare di stare male per questo, Frodo ” si intromise la voce di Gandalf.

Lo stregone uscì come loro nell’aria fresca della sera, reggendo la sua amata pipa colma di erba di Pianilungone. “ Ti devo le mie scuse, per non averti detto subito tutta la verità su Fealen. Le sue origini non sono quelle che credevi di conoscere. ”

“ Immagino il motivo per cui non hai detto subito tutta la verità, Gandalf…Non devi preoccuparti per avermi taciuto le origini di Fealen. Non sono comunque la cosa più importante. ”

“ Già…” Gandalf aspirò un’ampia boccata di erba-pipa. “ Io continuo ad essere ottimista ” dichiarò dopo attimi di silenzio.

Riguardo a cosa? – fu sul punto di chiedergli Frodo.

Era ancora tremante per le terribili immagini che le parole di quell’elfo avevano evocato. Era ancora sconvolto dal significato di quella scoperta: quello che avevano dovuto subire Fealen e i suoi genitori era ignobile. E il destino del padre…

E’ ancora…Risulta tutto così incredibile! ” commentò a mezza voce Legolas, facendo concludere a Frodo che l’elfo stesse pensando le sue stesse cose.

“ Ho detestato quell’essere, la Bocca di Sauron, con tutto me stesso ” disse Gimli, “ e non provo vergogna nel dirlo. ”  Dopo un’occhiata furtiva a Gandalf – quello che forse avrebbe potuto rimproverarlo per questo suo sfogo, ma che in realtà era ben lontano dal volerlo fare – il nano si rivolse a Frodo. “ Davanti ai cancelli di Moria ha giocato con il nostro dolore…con l’affetto che provavamo per te, e questo…non potrò mai dimenticarlo… ” Trasse un lungo sospiro. “ Dovevi vedere gli occhi di Aragorn, quando ha mostrato i tuoi vestiti…quando ci ha detto che ti trovavi a Minas Morgul. Ha combattuto come in preda ad un demonio, fino al crollo del Nero Cancello. ”

Frodo avrebbe voluto dire qualcosa, ma il tono di Gimli lo stava letteralmente spiazzando. Non aveva mai visto il nano ammettere in quel modo le paure vissute.

“ Neanche quando abbiamo scoperto che tu e Sam eravate vivi…neanche allora l’angoscia di quei momenti si è dissolta. Quell’essere ci aveva fatto troppo male. Ed ora…scopriamo quello che era stato fatto a lui, quello che l’ha portato ad essere così…Non so cosa pensare, davvero.    

      Frodo aveva sempre percepito l’affetto enorme di cui era capace il nano, soprattutto verso lui e gli altri amici hobbit, che Gimli aveva protetto quasi con fare paterno per tutta la durata del viaggio, fino alla separazione della compagnia. Davanti alla disarmante sincerità di quelle confidenze, non riuscì a fare altro che stringere il braccio dell’amico.

      “ Credo che Sauron abbia trovato il modo di dannare le nostre vite anche dopo la sua fine. ”

Gandalf gli batté una mano sulla schiena: “ Hai tenuto tutto dentro di te per troppo tempo, piccolo amico ” disse, “ e sappiamo perché e soprattutto per chi lo hai fatto. Adesso è venuto il momento di pensare anche un po’ a te stesso. ”

“ Ho pensato fin troppo a me stesso, Gandalf…forse è per questo che non meritavo più l’amicizia di Sam…e che non sono riuscito ad aiutare Fealen come avrei voluto. ”

Alla fine lo aveva fatto: lo sfogo era uscito dalle sue labbra con tutta l’intensità che lo aveva fatto crescere dentro di lui.

“ Adesso basta, Frodo ” si fece avanti Legolas. “ Ricordo bene il nostro ultimo dialogo con Sam, e ti posso assicurare che non c’era in lui neppure un briciolo di rancore verso di te. Non sono un Valar e non posso dirti perché lui non sia arrivato su queste sponde, ma…Guardami, Frodo, lui non ti colpevolizzava di nulla. ”

“ Non ne avrebbe avuto motivo ” aggiunse Gimli. “ La tua scelta di salpare dai Porti Grigi è stata sicuramente dolorosa, per lui…ma l’ha capita fin dall’inizio. E certamente è partito con il desiderio di riunirsi a te. Ha lasciato il Libro Rosso a Cioccadoro e ha visitato per l’ultima volta le tombe di Merry, Pipino e Grampasso. 

“ Ben detto, Mastro nano! ” disse Gandalf.

E ha salutato noi…con il sorriso ” aggiunse Legolas. 

“ Ma non è venuto qui. ”

Ho una proposta, Frodo ” riprese Gimli, dopo un istante di riflessione: “ Cammina per un po’ da solo, resta un po’ con te stesso. Accetta gli errori che hai commesso, ma non condannarti senza appello. Tu non sai quanti errori – e molto gravi – ho commesso io come nuovo Signore di Moria. E quanti ho l’impressione che non mi siano stati fatti notare. ”

“ Non giudicarti, Frodo ” lo rimproverò bonariamente Gandalf, come se gli avesse letto nel pensiero ancora una volta.

“ Seguirai il mio consiglio? ” indagò Gimli.

Frodo annuì silenziosamente.

“ Bene, staremo noi con Fealen ed Aniron, per un po’. Torna quando ti sentirai di farlo, solo così potrai restare accanto a loro e aiutarli davvero. ”

Frodo si allontanò dagli altri, anche se mantenere la promessa appena fatta risultò penoso sin dal primo istante.

All’inizio di quella camminata dovette dominarsi diverse volte per non mandare tutto all’aria e tornare subito dentro. Non riusciva a non pensare a Fealen. Se non avesse ripreso conoscenza, se non avesse potuto salutarlo un’ultima volta…non se lo sarebbe mai perdonato.

Tuttavia, doveva riconoscere la saggezza di Gimli, che lo aveva colpito moltissimo per la semplicità con il quale era riuscito a toccare corde intime e nascoste dei suoi pensieri. Era vero, in quello stato di confusione e disorientamento in cui si trovava adesso, non sarebbe stato certo utile a Fealen ed Aniron. Ora avevano bisogno di sperare.

Le strade gli sembrarono tutte uguali, ottimamente curate e abitate da persone accoglienti e pacifiche. Sapeva ormai che era del tutto inutile sforzarsi di calcolare la distanza di quelle viuzze dalla Casetta del Gioco perduto. Sull’Isola di Tol Eressea il concetto del tempo e dello spazio era completamente diverso da quello che aveva sempre percepito nella Contea o nella bellissima Minas Tirith.

Cercò di abbandonarsi al senso di pace che cullava l’ambiente, ma si accorse di non essere nello stato d’animo giusto.

Apprezzava il consiglio degli amici, ma dubitava di poter metterlo in pratica.

Non poteva più fuggire. Era salpato dai Porti Grigi per trovare una pace che non sarebbe potuta mai arrivare, se non fosse stato capace di fare qualcosa per gli altri. Forse era solo un tentativo di sopprimere propri sensi di colpa…ma era quello che sentiva, e voleva almeno tentare di costruire qualcosa di buona, sulla propria amarezza.

Non avrebbe più potuto ottenere il perdono di Sam, ma avrebbe potuto offrire a Fealen e ad Aniron il poco di positivo che sapeva esser rimasto in lui. 

Deciso a tornare al più presto accanto ai due ragazzi, si rese conto di non sapersi orientare per quelle stradine e gli altri. Si voltò e tentò almeno di percorrere a ritroso gli ultimi passi e le svolte più recenti. 

L’immagine del ragazzino su quel letto gli offuscava la mente, trasmettendogli l’ansia di arrivare eppure intorpidendo i suoi ragionamenti.

Gli occorse diverso tempo per ritrovare l’abitazione. Quando giunse al basso muretto dell’ennesimo giardino, riconobbe la veste di Elrond e il bastone di Gandalf. I due stavano parlando con due figure esili e assai più basse – perfino più basse di lui – e i cui tratti erano celati da mantelli argentei.

Frodo attese che i due estranei si allontanassero e compì gli ultimi passi verso l’ingresso della casa.

“ E’ servito? ” chiese semplicemente Sire Elrond.

L’hobbit annuì: quella solitudine gli era servita, in fondo, a capire cosa avrebbe dovuto fare.

Fealen ha ripreso conoscenza, Frodo, ” lo avvertì Gandalf, “ anche se non so quanto potrà durare. L’elfo che lo ha soccorso sta parlando con lui ci ha chiesto di mandarti da loro, appena saresti arrivato. ”

Frodo annuì ed entrò nuovamente. Salutò con un cenno caloroso Bilbo – scoprendosi nient’affatto sorpreso che il vecchio zio fosse lì. Quando si ritrovò accanto al letto, vide che Fealen era sofferente, ma finalmente sereno. Aniron gli teneva una mano scarna, e non cercava più di nascondergli le proprie lacrime.

L’elfo che doveva essere il padrone di casa voltava le spalle alla porta, intento a versare in un calice un liquido incolore.

Quando riportò su Fealen i suoi occhi notò la presenza di Frodo e gli sorrise.

“ Il nostro amico vuole parlarti della sua decisione ” disse sedendosi e allungando il calice alle labbra esangui del malato.

Frodo guardò Aniron, e vederla così rassegnata fu per lui una pugnalata nello stomaco.

Presto dovette riprendersi, perché Fealen si raschiò debolmente la voce e richiese la sua attenzione. “ Avevo paura di non svegliarmi più…di non potervi salutare. ”

Frodo cercò di rassicurarlo. “ Siamo tutti qui. Vorrei solo poterti togliere il dolore…”

Gli occhi profondamente infossati recuperarono barlumi dell’antiva vitalità. “ Ma non c’è più dolore, Frodo…adesso che ho deciso. ”

Cosa, Fealen? Cosa hai deciso? ”

“ Ho deciso di accettare la proposta dei Valar. ”

Confuso, Frodo implorò all’elfo una spiegazione. “ Adesso i Valar hanno a cuore quello che gli sta succedendo? ”

“ Non lo hanno mai trascurato, Frodo, per quanto possa non sembrarti così…”

Frodo stava per dire qualcosa, ma Fealen lo interruppe: “ Lui non è un nemico, Frodo…” disse con estrema fatica, ma deciso a placare una tensione crescente. “ Ci ho messo del tempo, per capirlo, ma ora so chi è, e so che mi è sempre stato vicino…come lo siete stati tu ed Aniron…e Dama Celebrian, Gandalf…tutti voi. ”

L’elfo era ora lo specchio della tristezza e della più sincera compassione, e quando parlò a Frodo lo fece con una profondità di tono mai udita. “ Sì, vi sono stato vicino. Vi ho incontrati nel mio peregrinare sulla Terra di Mezzo, e da allora le vostre anime non mi hanno mai del tutto ignorato. 

“ Non posso aiutare Fealen come tutti vorremmo. Non posso promettergli che non dovrà più soffrire…ma sono venuto ad offrirgli un dono che i Valar non fanno a tutti: la possibilità di custodire quanto di più bello c’è dentro di lui, e di donarlo agli altri. ”

Frodo spalancò gli occhi, tornando a sperare. “ Quando? Vuoi dire che lui può…? ”

Aniron stava a testa china, le labbra che sfioravano la mano di Fealen…l’amico che avrebbe voluto accanto a sé in molti altri giorni sulla spiaggia…e che invece doveva affrontare ricordi orribili e dolori che lei non poteva nemmeno immaginare.

“ No…io non voglio più stare male, Frodo…ti prego. ”

Frodo si sentì lo stomaco annodato.

“ Non voglio più perdere conoscenza…chiedendomi se mi risveglierò mai. No, non voglio…”

Era il ricordo della prigionia a Barad-Dur, che Fealen non voleva più dover affrontare. Frodo – che pure l’aveva vissuta sicuramente per meno tempo – comprendeva perfettamente.

Ma quale libertà dal dolore potevano offrire i Valar, se non guarirlo, o…

“ Qual è la soluzione che lui ha accettato? ”

“ Un’altra vita, piccolo amico ” gli rispose l’elfo.

E in quegli istanti, i suoi tratti si rivelarono pienamente. Il padrone di quella casa non era esattamente un elfo. Era un Valar.

“ Ho ascoltato le preghiere che Fealen ha espresso ai Valar, quando si è trovato sulla spiaggia insieme alla sua amica…Ho sofferto per la pace che non gli riusciva più di trovare…così come ho vissuto le pene di molte altre anime che varcano la mia Aula, l’infinito Oceano…anche se solo con il pensiero, anche se non lo ricordano. ”

Frodo lo fissò, sconcertato. “ T-Tu…Voi siete un…”

Ulmo…” rispose per lui Fealen. Sul suo volto di ragazzino, percorso da gocce di sudore e segnato dalla sofferenza, spuntò un sorriso birichino. “ Il ricordo delle tue letture mi ha aiutato a riconoscerlo. ”

Se siete un Valar, perché non volete aiutarlo? ” proruppe Aniron, “ Lui non ha colpe, e non ne aveva neanche suo padre…perché hanno dovuto soffrire così tanto?! ”

Frodo si sentiva dilaniare dall’impossibilità di trovare una risposta a questa domanda, sempre presente anche in lui.

Aniron…” provò a parlarle Fealen.

Ma lei si scansò, ferita. “ Mi dispiace, Fealen…Ho cercato di…Io vorrei, ma non posso accettarlo! ” Se ne andò in lacrime fuori dalla stanza, e Frodo capì dai rumori e dai gemiti che seguirono che la corsa della ragazzina si era fermata contro qualcuno, un altro abitante od ospite di quella casa a lui ancora così estranea.

“ Vieni, Aniron, ” sentì dire dalla voce di Bilbo, “ prendi un bicchiere di acqua fresca e portala al tuo amico. ”

Bilbo…Era impagabile il tatto con il quale gli riusciva di trattare i bambini, anche se a volte si dichiarava irritato dalla loro irruenza. Era sempre stato così anche nella Contea, ricordò pensando ad una ormai lontana festa di compleanno.

Con un sospiro Frodo tornò a rivolgersi all’elfo, e comprese che non sarebbe mai più stato semplice pensare a lui come aveva fatto fino a qualche istante prima.

“ Di quale dono stava parlando? ” gli chiese, intimorito.

“ Il dono che Fealen ha sempre desiderato di possedere, e che ha trovato in te e in chi adesso gli sta attorno. ”

“ Io non ho doni che Fealen possa invidiarmi…”

“ Ti sbagli, e lo sai bene. ”

La parte insofferente e ribelle di Frodo trovava assurdo essere lì, impotente e per di più incapace di interpretare quelle parole. Avrebbe voluto poter rendere speciali gli ultimi istanti di vita di quel ragazzino. Guardandolo, però, vide che Fealen aveva chiuso le palpebre, tremendamente affaticato, forse in procinto di perdere nuovamente conoscenza.

Aniron sarebbe tornata in tempo, prima che…?

Frodo non voleva che i due dovessero separarsi in quel clima di dolore assoluto, senza speranza.

“ Tutto si compirà, Frodo. Gli ultimi brandelli di oscurità stanno abbandonando le vostre vite. ”

Aniron stava rientrando in quel momento nella stanza, portando con sé acqua fresca e limpida con la quale bagnò le labbra di Fealen. La figura che la accompagnava si era fermata sulla soglia. Con mani tremanti la ragazzina appoggiò il calice e si liberò il collo sudato dalla lunga coda di capelli corvini. “ Scsami…” sussurrò all’amico.

Fealen non rispose, ma le sorrise.

Le loro mani si riunirono, come erano state sulla spiaggia…l’una nell’altra.

Improvvisamente Frodo sentì di dover fare qualcosa, per i due compagni di giochi ma anche per se stesso.

Con le lacrime agli occhi prese a guardarsi intorno, alla ricerca di un libro da leggere ad alta voce.

L’elfo…no, il Valar se ne era andato.

Frodo si fermò davanti ad una libreria.

 

Il tempo si era cristallizzato nelle emozioni delle amate leggende.

Mentre proseguiva la lettura della storia di Beren e Luthien, Frodo si accorse del respiro sempre più flebile di Fealen…dei singhiozzi di Aniron…di come i caratteri del libro risultassero sempre più incomprensibili al di là delle proprie lacrime…della figura rimasta immobile sulla porta.

Non riuscì a terminare.

Chiuse il libro e lo pose accanto alla mano di Fealen, che si spostò lentamente per arrivare a sfiorarlo.

Si sedette accanto al morente e davvero ogni parola gli divenne insensata, inutile, nell’attimo in cui affiorava alle labbra.

Alla fine rinunciò a dirgli addio con altre parole, e si affidò al tocco della mano.

Vinse l’agghiacciante sensazione di tenere strette pure ossa, sorrise tra le lacrime della gratitudine che gli occhi di Fealen ed Aniron esprimevano.

Nell’istante in cui Fealen chiudeva per sempre le palpebre, Frodo fu avvolto da un’ombra.

Ancora prima di scrutarne il volto, seppe che la persona che gli si era avvicinata avrebbe accolto il suo dolore. Pensò confusamente che doveva trattarsi di Gimli…No, l’altezza non era quella giusto. Forse era di nuovo Bilbo, forse dopo aver accompagnato Aniron era tornato nella stanza…Anche lui si era affezionato a Fealen…Nella Casetta di Lindo tutti avevano imparato a conoscere Fealen…e le sue insaziabili richieste di racconti e leggende.

Frodo si ritrovò a piangere contro il giustacuore di quella rassicurante e calorosa presenza, che riusciva a infondergli la convinzione che le lacrime avrebbero un giorno lasciato il posto a nuovi sorrisi.

E allora sentì di potere andare oltre a quelle lacrime, sentì di poterci provare da subito.

Un paio di occhi nocciola, circondati da rughe di saggezza, rifletterono la sua incredulità.

Sam…”

Il calore di quelle mani…l’ondata di sentimenti che erano sempre stati capaci di esprimere, convinsero Frodo che la Speranza lo aveva sempre atteso…Aveva sempre atteso che lui trovasse la forza di perdonare se stesso…di sentirsi degno di correrle incontro.

 

Continua…

 

 

 

 

 

    

  

 

 

     

   
 
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