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Autore: kiku77    05/01/2010    3 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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( Intanto qualche ora prima….)

Una volta arrivata a casa, Sanae si trovò di fronte Yukari e Yayoi, appoggiate alla porta e molto scocciate.

“oh cavolo” disse lei fra sé e sé…….

Si era dimenticata che aveva invitato le ragazze a vedere la casa nuova. Il tempo con Kumiko volava sempre e Sanae si perdeva facilmente in quei giorni. Cioè…lei si perdeva sempre….

“Scusate…..” disse cercando la chiave per farle entrare

“Stavamo per andarcene…sei in ritardo di mezz’ora…..” disse Yukari. Ryo le aveva spiegato che era stato lui ad andare a prendere Sanae e non aveva ancora ingoiato il rospo. Era abbastanza risentita anche perché aveva visto benissimo quanto a Ryo avesse fatto piacere.

“Ero da Kumiko e…non mi sono accorta dell’ora….”

“Kumiko, sempre Kumiko…..” disse Yayoi “sono proprio curiosa di rivederla quella lì….”

I rapporti fra loro erano cambiati. L’assenza di Sanae aveva rafforzato il legame tra Yayoi e Yukari e il susseguirsi degli eventi aveva fatto sì che si fossero un po’ inacidite nei confronti della moglie del capitano. La vedevano cambiata, strana, assente. E poi a loro non andava assolutamente giù che Kumiko avesse preso tutta questa importanza nella sua vita.

Yukari non l’aveva mai sopportata. Yayoi non poteva dire di conoscerla bene ma a pelle non riusciva a provare simpatia.

Entrarono e Sanae, sempre con la piccola in braccio, ( i gemelli erano dai nonni Ozora), mostrò le stanze e gli arredi, che naturalmente erano stati messi dall’agenzia immobiliare. In due giorni Sanae non avrebbe trovato né il tempo né il modo di arredare una casa vuota, quindi tra quelle ammobiliate che le avevano fatto vedere, aveva scelto la più “vicina” ai  gusti suoi e di Tsubasa.

“Carina…” disse Yukari

“Un po’ troppo semplice ..Sanae, potresti mettere delle tende un po’ più di qualità e dei bei vasi cinesi. Conosco un negozio dove ne hanno di bellissimi….” Fece Yayoi, con un tono un po’ da prima donna. Alla fine, lei e Jun, avevano deciso di aspettare per il matrimonio. Proprio lei, che con la sua reazione alle parole di Sanae, aveva contribuito a “far scoppiare il tumulto” , aveva alla fine fatto tesoro dei suoi consigli e aveva optato per terminare gli studi. Sfoggiava sempre il suo diamante e avevano già comprato la casa dove sarebbero andati ad abitare. Ma l’esperienza di Sanae l’aveva fatta riflettere e ora, lei si sentiva una spanna sopra l’amica: si sentiva  la “vincente” fra le due . C’era un sentimento aspro nei suoi confronti e le sembrò il momento giusto per poterglielo riversare addosso.

“Alla fine….tanto rumore per nulla……..” disse Yayoi guardando Sanae.

Sanae a sua volta la fissò con tono interrogativo.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire….guardati: tu, che volevi insegnare a me come vivere, che sei scappata e sembrava che dovessi sconvolgere il mondo…alla fine da brava mogliettina sei tornata all’ovile e per giunta hai sfornato un altro pargoletto….sei al punto di partenza….per questo ti dico che hai fatto tanto rumore per nulla…..hai fatto soffrire i tuoi amici, la tua famiglia, il tuo grande amore…..per cosa?”

Yayoi era una ragazza molto insicura, insicura di tutto; l’insicurezza però aveva una sorta di compensazione in altri lati del suo carattere: per esempio, se doveva ferire qualcuno, lo sapeva fare benissimo. Sapeva essere crudele nel modo in cui diceva le cose.

Yukari la fissò in malo modo:” …vi ricordate dov’eravamo tempo fa e i toni con cui parlavamo erano più o meno questi?...sappiamo bene cos’è successo dopo….non vogliamo mica ripetere ancora tutto quel casino, eh? Avanti cerchiamo di stare calme”

“Perché? Ho detto qualcosa di sbagliato? Mi sembra un’analisi abbastanza realistica di come stanno le cose….” disse Yayoi per giustificarsi.

Sanae intanto aveva messo Michiko nella culla e aveva preparato il bollitore per il tè.

Quelle parole lì per lì le avevano procurato un senso di dispiacere.

Ma si rendeva conto, che sarebbe stato inutile spiegare a Yayoi quello che sentiva dentro. Lei ormai era lontanissima dal loro mondo “dorato”. Lei aveva attraversato in treno il paese con i suoi bambini ed ogni secondo della sua vita era stato un tempo infinito in cui era andata al fondo di sé per comprendere cosa ci fosse di sbagliato nel suo cuore e nella sua mente. Non le era mai importato niente di fare l’università o di avere un lavoro, in fondo. Non era mai stato quello “il problema”. Lei stava cercando se stessa: aveva provato a capire chi fosse “Sanae” e aveva provato a salvare suo marito. A riaverlo. L’aveva anche scritto nella lettera a Tsubasa : ” rivoglio mio marito”.

Andare via, era servito a riavere il suo mondo. E i bambini…i bambini erano la cosa che sapeva fare meglio. Ma come spiegarlo a quelle due che la fissavano e scavavano dentro perché anche loro, non riuscivano più a interpretarla?

Sperò che Yayoi diventasse più forte e più sicura di sé.

Sperò che Yukari imparasse ad amare Ryo così come lui voleva essere amato: senza compromessi, senza gelosie ossessive. Lei conosceva così bene Ishizaki….

Ormai Sanae dentro era così forte che per provocare una reazione cattiva ci voleva ben altro….

Non rispose con una frase elaborata o con un’arringa difensiva per poter dare a Yayoi motivo di controbattere di nuovo. Lei aveva da fare….doveva andare a prendere i bambini e poi andare a cena dai suoi.

“Hai proprio ragione Yayoi…” disse” ho fatto tanto rumore per nulla….sono di nuovo al punto di partenza…..sono proprio un disastro, vero apina?” chiese alla sua Michiko, sorridendole e accarezzandole la fronte.

 

Presero il tè e come sempre parlarono di fesserie. Sanae ascoltò i loro consigli per rendere la casa più bella e poi il discorso cadde sui loro ultimi acquisti, gli esami all’università, qualche screzio coi fidanzati. A lei non chiesero nulla.

Dopo un po’, uscirono tutte insieme e Yayoi , prima di portare Yukari a casa, accompagnò Sanae dagli Ozora.

“Ci vediamo alla festa, allora” disse Sanae, salutandole.

Appena entrò in casa, fu praticamente travolta dai bambini e per un pelo non si ritrovò a terra.

“Lasciati aiutare Sanae” disse la signora Ozora prendendo Michiko fra le braccia.

Allora lei lasciò fare i gemelli e  si lasciò cadere e sommergere dai loro abbracci. La toccavano dappertutto mentre le parlavano sovrapponendo le loro voci e i loro discorsi e le premevano soprattutto il petto, la loro  nota dolente : il fatto che l’apina succhiasse il nettare e loro no, proprio non andava a genio a quei due…….

Sanae faceva finta di niente, cercava di assecondarli e ricambiava gli abbracci così come i baci, per fare in modo che la gelosia verso la sorella non diventasse ancora più evidente.

Anche i signori Ozora la guardavano e non sapevano più chi fosse: lei, sempre così schiva e silente, sempre così timida e di poche parole, coi suoi figli era la persona più disinibita del mondo. Le avevano slacciato la camicetta e alzato la gonna, ma lei non se n’era neanche accorta.

Il Signor Ozora allora tossì, come per riportarla sulla terra e lei, imbarazzata, si ricompose.

Aveva sempre avuto un buon rapporto con i suoi suoceri, specialmente con la madre di Tsubasa, perché sapeva che, a parte Kumiko, era stata l’unica donna che avesse provato un po’ di comprensione nei suoi confronti. Le era profondamente grata.

Si era già fatto molto tardi e così si offrirono di accompagnarla a casa dei suoi per guadagnare un po’ di tempo.

 

 

A casa Nakazawa, c’era sempre la solita aria seria e severa. Sanae cominciava a sentirsi soffocare lì dentro….era felice di aver trovato finalmente un posto tutto suo per la sua famiglia.

Sua madre fece molta festa ai bambini, ma, come al solito a lei per niente. Non erano mai andate molto d’accordo: troppo diverse nel carattere, troppo distanti nel modo di pensare e prendere la vita. Inoltre da quando era successo tutto il casino, a parte la felicità iniziale ( sempre comunque molto contenuta nella manifestazione esteriore) di riaverla a casa, si erano allontanate definitivamente.

La signora Nakazawa non aveva affatto perdonato sua figlia per essere scappata, per aver lasciato suo marito per tutto quel tempo. Non aveva sopportato i pettegolezzi della gente del posto, tanto meno le favole che erano state raccontate sui giornali. Per lei era solo una ragazza ingrata ed incosciente.

Suo padre uscì dopo una buona decina di minuti dal suo studio e insieme a lui anche una nuvola di fumo. Il suo ufficio era una ciminiera piena di scartoffie e libri di diritto.

La prima cosa che fece fu accarezzare la testa di Hayate e Daibu e poi andò dritto da sua moglie per prenderle la bambina. A tutti gli uomini faceva lo stesso effetto: avevano bisogno di vederla, tenerla e osservarla. Sanae pensava che la dolcezza di quella bambina, dalle bambine in generale, rendesse  i maschi un po’ più “morbidi”, un po’ meno “duri” e questa cosa l’affascinava molto.

Guardava suo padre e subito il pensiero andava alle loro conversazioni prima che se ne andasse, e a tutti i rimproveri, le incomprensioni. Avrebbe voluto abbracciarlo perché le faceva tenerezza…. Ma non lo fece…”probabilmente se lo abbraccio, sviene!” pensò.

Mangiarono e l’atmosfera, grazie alla confusione dei gemelli, sembrava un po’ più reale e meno austera. Sanae mangiava meccanicamente senza dare molto peso a quello che deglutiva: era stata una giornata molto intensa e dentro il suo corpo, si sentiva come vibrare….come quando sul letto nel suo appartamento nascosto, la primavera la trafiggesse di nuovo con i suoi frutti colorati e i suoi semi nuovi.

Mangiava e pensava a Tsubasa, a quanto lo amasse, a quanto avesse bisogno di stare con lui, adesso……Chiuse gli occhi mentre  qualche chicco di riso cadde sulle sue ginocchia scoperte e immaginò il suo corpo accanto a quello di suo marito.

   
 
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