Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Ulissae    05/01/2010    11 recensioni
Vincitrice del contest "The chosen" indetto da Senihal
[one shot Aro X Nessie]
Poi si bloccò, sbuffando: dire a Carl cosa era successo sarebbe stato piuttosto noioso.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aro, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ideale utopistico'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
fff Sproloquiando in allegria, poiché bevo tanta sangria: amorevoli pulzelle, son tornata. Il freddo di Parigi mi ha rispedito nella mia amata Roma, pronta a postare per voi questa storia.
La coppia è assai stramba, direte voi, mai quanto la Jessica Aro che mi era capitata al primo sorteggio; infatti la storia è scritta per un contest, basato sui crack paring. Quando si dice sculati, eh? Una bella AroX Nessie, tutta per voi (L)

Guida alla lettura: la coppia è stata difficile e facile allo stesso tempo. Difficile per cercare di mantenere IC Nessie, facile, perché Aro è il mio personaggio preferito e ho sempre creduto che in qualche modo la voglia di vendicarsi, nei confronti dei Cullen, non fosse mai cessata.
Ho immaginato che Nessie volesse a tutti i costi scappare, almeno per un po' dall'ambiente di Forks. Secondo me, quello, è come una gabbia di cristallo: bellissima, ma pur sempre gabbia. Ho ipotizzato che Aro, con i suoi modi eleganti, avesse deciso, dopo circa 25 anni, di invitarla e che lei, non resistendo alla voglia di fuggire, almeno per un poco dal suo nido d'oro, avesse accettato.
Nel mio immaginario Aro ha l'odore di erba appena tagliata, non so perché, ma collego quest'immagine, a qualcosa di estremamente bello e triste. La falciatura di dell'erba , il recidere qualcosa di vivo, che produce la bellezza di un prato perfetto.
Credo sia tutto. Buona lettura.

Capitan Uncino incontrò Wendy
e rise.



Il rumore dei tacchi sul pavimento di marmo bianco la rendeva inquieta: era difficile cercare di rimanere concentrata se un tic tac fastidioso continuava a punzecchiarla.
Era una maledizione, pensò, mentre lo sguardo furbo della guardia le dava il benvenuto, accompagnato da un leggero accenno del capo ed un gesto di accoglienza poco sincero.
Deglutì e guardò intensamente le punte delle proprie scarpe. Effettivamente, in quel momento, non ticchettavano più; si era fermata e quella sensazione di nausea che l'aveva accompagnata per tutto il viaggio si era trasformata in una vera e propria necessità di vomitare.
L'agitazione gioca brutti scherzi, perfino ad una temeraria come lei.
 Renesmee Cullen quando aveva ricevuto quell'invito non avrebbe mai e poi mai pensato di poter passare momenti di tale nervosismo.
Non era rabbia, come quando i suoi genitori la obbligavano a fare cose stupide e altamente non consone ad una ragazza del suo livello; non era agitazione, come quella che la pervadeva ogni qual volta doveva inventare una scusa per evitare un'uscita con Jacob; non era neanche frustrazione, quella che provava ascoltando le mille e mille raccomandazioni dei parenti: semplice e pura ansia.
Che la stava divorando.
Avanzò, tic tac, e si fermò; avvertì lo sguardo curioso dell'uomo su di lei e, all'improvviso, ricordò.
Era così piccola a quel tempo, eppure non poteva dimenticare quegli occhi rossi che la stavano fissando, un sorriso cordiale sulle labbra.
C'era qualcosa in lui, nei suoi gesti, mentre si alzava per darle il benvenuto, nelle sue movenze, quando le sfiorò la mano per salutarla calorosamente, che la facevano tremare internamente.
-Benvenuta, cara Nessie, sono felice che tu abbia accettato il nostro invito! Ero proprio curioso di sapere che fine avesse fatto una magnifica creatura come te- per un attimo il volto, disteso in un'espressione di dolce serenità, si incupì, divenne inquietante.
Lei non disse nulla, ritraendo veloce la mano.
-Sola?- questa volta, la voce era furba, più attenta; da dietro di lui giunse uno sbuffo: Caius si stava annoiando. Senza dire nulla si alzò, scocciato, fece un gesto veloce alla moglie che lo seguì.
Prima che l'ospite potesse rendersi conto di cosa le stava succedendo intorno, sparirono tutti.
Il sorriso di Aro, questa volta, era tanto sincero da sembrare finto.
Era allegro, e la cosa, in qualche modo, scuoteva Nessie.
-Sì, signore- balbettò -mi sembrava... un insulto alla sua ospitalità recarmi qui con una...- iniziò.
-Una scorta?- scherzò lui, concludendo la frase della giovane, che si zittì, arrossendo. L'umanità che le scorreva nelle vene lo faceva impazzire: era così strana.
-Una compagnia, volevo dire- si corresse, cercando di sembrare tranquilla.
L'uomo sorrise, avvicinandosi a lei.
-Per tua scelta?- mormorò, astuto, mentre gli occhi si assottigliavano, divertiti.
Rimase interdetta: la sua fuga era già stata scoperta? Il trucco di vestire con un'autorizzazione genitoriale la voglia di poter finalmente essere libera era già stato svelato?
Non rispose, scostando lo sguardo da quelle iridi che la inchiodavano e mormorò, senza tono: -Forse-
La risata riecheggiò per tutta la sala, riempiendola di un'allegria falsa e opprimente.
-Bene... bene, che cosa divertente.-
Il cenno seguente di Aro fu fatto con tanta noncuranza da apparire superfluo, un uomo esile e alto si avvicinò a lei e le indicò la strada per uscire.
Ciò che gli interessava, il Volturo, già lo aveva avuto.

La stanza che le avevano appena mostrato era sontuosa, carica di drappi, colori che evocavano altre epoche, il porpora la avvolgeva tra le sue spire e le dava il senso di essere sbagliata, lì.
Troppo ingenua.
Gli intagli delle colonne del letto al baldacchino mostravano figure di donne nude, antiche ninfee, che la guardavano. Gli sguardi, i gesti, ogni singolo punto il cui il legno era stato lavorato rigettava lussuria, la rendeva palpabile.
Renesmee rabbrividì, non appena la porta si chiuse dietro di lei.
Rimanendo perfettamente al centro della camera, sopra un prezioso tappeto rosso, si chiese cosa diamine ci facesse lei lì.
E non ci fu risposta.
Lo sguardo di Aro ancora la penetrava, lo sentiva dentro di lei, ferirla, sezionarla, come un attento medico fa su un cadavere.
Perché lei era un cadavere: un relitto di personalità, che era stata sepolta, ogni anno che passava, sotto le volontà della propria famiglia, del pretendente amico, delle loro attenzioni, delle loro aspettative.
Nessie non esisteva più. Nessie era solo la pallida ombra di quello che voleva essere. Nessie, forse, ora voleva sentire di nuovo l'indipendenza scorrergli nelle vene.
E, almeno per lei, quel profumo di libertà sapeva di una giornata d'estate, con l'erba appena tagliata, quell'odore di freschezza, forte, deciso, ma, allo stesso tempo, dolce.
Sapeva di lui.
Continuava a rimanere lì, Renesmee, al centro della stanza; continuava a domandarsi sempre la solita cosa: cosa ci faceva là?
Stava cercando la libertà.
Stava cercando lui.

Mentre Aro percorreva i corridoi bui sorrise, solo avvertendo l'odore che proveniva dalla stanza della sua ospite già sapeva di aver vinto.
Entrò nella sua camera, guardò con tranquillità la moglie -troppo furiosa per parlare- e si avvicinò all'enorme armadio che ricopriva un'intera parete, l'unica, tra tanto sfarzo, a non possedere un quadro ad adornarla.
Aprì l'anta e si tolse la tunica nera, riposandola su una stampella, poi, sempre con lentezza calcolata, prese la giacca elegante e la indossò. Dopo che le spalle calzarono perfettamente iniziò ad abbottonarla. Come il condottiero sicuro di sé già pregusta la vittoria in battaglia, così Aro sorrideva al riflesso nello specchio davanti a lui, ignorando completamente gli occhi neri di Sulpicia, scrutarlo con rabbia ed indignazione.
Era impotenza la sua, lei non poteva far nulla, mai l'aveva potuto fare.
Era potenza la sua, lui poteva tutto, sempre l'aveva potuto fare.
Uscì baciandola sulla fronte, mentre lei si scansava, sibilandogli contro; chiuse la porta sogghignando vittorioso, poi, lento, pregustando ogni singolo passo che lo divideva da quella piccola stanza, si incamminò.

Bussò piano, neanche fece in tempo a poggiare le nocche sul legno che questo si aprì, mostrando l'espressione agitata di Nessie. Una ruga le solcava la fronte, sembrava indecisa.
Quando l'uomo vede il diavolo è sempre indeciso, sta sempre davanti a quel bivio, tentennando in preda alla voglia di soddisfare i propri bisogni e alla consapevolezza di poter compiere il più grande degli errori.
-Sono venuto per sapere se ti trovi bene, cara.- rimase fuori dalla porta, guardandola con curiosità.
I capelli ramati racchiusi in una lunga treccia erano spostati verso la destra, il leggero trucco ,che la mattina aveva indossato, ora era sparito, lasciando che la dolce faccia da ragazza, a forma di cuore, mostrasse, in tutta la sua naturalezza, la sua grazia.
-Oh- balbettò lei, quegli occhi vermi gli l'avevano inchiodata, stringeva le dita attorno alla maniglia, agitata -sì, va benissimo. ... È veramente magnifica; non doveva ...-
La risata di lui la investì a pieno, avvolgendola, permettendole perfino di sorridere.
-Per ospiti come te, Esme, posso vero?- domandò immediatamente, corrugando la fronte, in apparente imbarazzo.
Lei annuì, sorridendo, aprendo un poco di più la porta, quell'attimo di insicurezza l'aveva quasi convinta a farlo entrare.
-Certo, molto meglio di Nessie- rise, scherzando.
-Già, molto più adulto, credo- aggiunse lui, scrutandola furbescamente. -Comunque, dicevo che non devi preoccuparti: tutto ciò che è mio è anche tuo, sei la nipote del mio caro amico Carlisle!- si zittì, osservando come reagiva a quell'affermazione. Un altro piccolo spiraglio si aprì, la porta si spalancò un altro poco, facendo intravedere il letto e il tavolo da toletta, appena sotto la finestra.
-E poi … a una donna bella come te, lo devo ammettere, non posso resistere- rise, facendo un passo avanti, pronto a conquistare quella terra che stava ormai circumnavigando da troppo.
Ad Aro non capitava spesso di fare errori, quella volta, però, ne aveva commesso uno.
Il volto rosso e spaventato di Renesmee scomparì veloce, mentre farfugliava delle parole confuse su una doccia e chiudeva la porta dietro di sé.
Rimanendo interdetto davanti al batocchio d'oro, l'uomo si rese conto che quella salita sarebbe stata ben più ardua di quanto pensasse.
E molto più divertente sarebbe stato vedere il panorama.

Mentre i giorni passarono l'insistenza di Aro non venne meno, anzi, attraverso piccoli gesti, regali minuscoli -ma preziosi!-, aveva falciato le erbacce che invadevano il sentiero tra lui e la giovane.
Quando il diavolo nota che, di fronte al bivio, l'uomo non lo sceglie, decide di pulirne l'entrata, renderla brillante, luccicante, accattivante. Fa di tutto affinché questi cada nella sua trappola.
E, inevitabilmente, questo accade.
In una sera d'inverno,  mentre un temporale imperversava al di fuori delle grandi vetrate del palazzo, Aro decise di tornare a trovare Nessie.
Bussò nuovamente, come tante altre volte, gli anelli d'oro accentuarono il rumore; si accorse che lei stava venendo ad aprirgli ascoltando lo scampanellio sottile del piccolo bracciale che le aveva regalato.
Notando, mentre faceva scattare la serratura e spalancava la porta, che lo indossava anche, non poté trattenere un sorriso vittorioso e soddisfatto: era fatta! Ci era riuscito!
I piccoli pendenti, pietre lavorate finemente, scendevano dalla sottile filo di metallo prezioso.
-Buonasera, Renesmee. Spero che i tuoni non ti spaventino- scherzò, entrando, con passo deciso.
Lei si fece da parte, sorridendo timidamente. Non poteva non farlo entrare, non poteva proprio.
Aveva maturato, dopo ore, minuti, secondi, passati a rimuginare, che lui era l'unico e solo modo per raggiungerla, la libertà.
Era lui la corda che pendeva in fondo al baratro opprimente nel quale era caduta; solo lui poteva tirarla fuori.
-No- rispose lei, scompigliandosi i ricci, che ricaddero fluenti dietro la sua schiena, cercando di apparire più calma possibile -a Forks sono la perfetta colonna sonora di una giornata comune- rise, avvicinandosi a lui, già arrivato davanti all'enorme finestra.
Fuori era scuro, la campagna Toscana, con i suoi campi precisi e ben arati, appariva cupa e tetra; luci sporadiche illuminavano i casolari, che sembravano lucciole perse in mezzo ad una tempesta.
-Vero. Un particolare che scordo sempre, questo- si voltò, guardandola.
Un vestito di lana leggera le cingeva il corpo minuto e perfetto; delle calze colorate spezzavano il nero del capo, donandole un'aria di giovinezza e vitalità, che lo investì.
Una volta tanto, Aro, si ritrovò seriamente stupito dalla diversità di lei, la poté palpare veramente.
Si misi di fronte a lui, osservandolo divertita: aveva capito come giocare con lui, quali carte svelare e quali no o, per lo meno, aveva voglia di giocare, aveva voglia di buttarsi. 
Ci fu silenzio, si guardarono negli occhi. Quelli neri di lei, affamati; rossi di lui, già sazi.
-Inizi a sentire la mancanza di casa?- mormorò l'uomo, scostando un attimo lo sguardo, spostandolo nuovamente verso l'esterno.
Poteva sentire il calore del corpo di lei trapelare dai vestiti e ne era attratto, dannatamente attratto.
Non giunse una risposta immediata, per un po' il ticchettio della pioggia fu l'unico rumore che abitò nella stanza, poi lei prese fiato e sospirò, seguendo il suo sguardo.
-No- fu atona, cercando di sotterrare tutti i sentimenti che quella piccola e insignificante parola aveva provocato in lei, uno scombussolamento che la fece barcollare per un attimo.
Il bivio era così scuro. Quale strada scegliere?
Un passo all'indietro, poteva ancora scappare da lui.
Ma lo voleva veramente?
Le mani di Aro, affusolate ed eleganti, presero quelle di Nessie, stringendole con grazia. Il freddo di lui avvolse il calore di lei. Sorrise, questa volta più dolcemente, avvicinandosi, lasciando uno spazio infimo tra loro due.
-Sarebbe troppo chiederti il perché?- domandò, sussurrando; i capelli corvini erano tirati all'indietro, un piccolo laccio li teneva.
La ragazza si morse un labbro, tanto era agitata, tanto si sentiva in colpa che non si rese conto di essersi tagliata, il dolore, lei, non lo percepiva in quel momento.
Una goccia scese per il collo, una sola singola goccia bastò a lui per avvicinarsi, per sfiorarle le labbra leggermente, un sorriso ancora a solcargli il volto.
Chinò leggermente la testa, mentre con l'indice e il pollice le fermava il mento sottile, un ciuffo nero scappò dal laccio, cadendogli davanti agli occhi, quasi socchiusi.
Renesmee boccheggiò, fuori di sé: quell'attimo non andava avanti, si era fermato, proprio davanti a lei, rimase immobile e lasciò che continuasse a parlare sulle sue labbra.
-Penso di sì- concluse Aro, dopo aver assorbito tutta la frustrazione che risiedeva nell'animo di lei. Le lasciò la mano e la portò sul suo collo, sfiorandolo, accarezzandolo.
La sua dolcezza, per quanto falsa poteva essere, a Nessie risultava sincera, sentita. Vera.
Non avvertiva nel sorriso un ghigno di vittoria, nei gesti la preparazione a un qualcosa di pericoloso, nelle parole carezzevoli una graffiante voglia di rivincita.
-Grazie- mormorò lei, sospirando sulla bocca di lui.
-Ricordo ancora quando eri una bambina... così piccola- soffiò, passando ad accarezzarle i capelli, morbidi.
-Già, una bambina- mugugnò lei, un'ondata di rabbia la invase; ma, prima che tanta indisposizione la raggiungesse, Aro decise di agire.
La baciò, conquistando quelle labbra rosate, succhiando via, avido, quella piccola goccia di linfa umana, pregustando sulla sua lingua, che ora giocava virtuosa con quella di lei, il sapore della vittoria.
Rimase interdetta, Renesmee, si immobilizzò per un attimo, giusto il tempo di rendersi conto di cosa stesse accadendo e appena realizzò la cosa non poté far a meno di ricambiare.
Tra gli ansimi eccitati, vogliosi dei due i vestiti si lasciarono sfilare, mentre due corpi non volevano altro che congiungersi.
Chi per ottenere la libertà, chi per liberarsi dalla voglia di vendetta che per anni lo aveva eroso.
Il piccolo uccello voleva uscire dal suo nido e, finalmente, ci era riuscito, solo che non aveva pensato all'avvoltoio rapace, che lo aveva osservato dal di fuori della sua gabbia, ed ora era pronto a mangiarlo, a gustare la morbida e succulenta carne del giovane passerotto.
Perciò, quando la schiena di Nessie si inarcò, mostrando il collo candido e liscio, Aro non poté che sorridere e spalancare le fauci mortali. Affondò i denti nella pelle di lei con rapidità e voglia, voglia di vincere.
Iniziò a bere, mentre le urla della ragazza si affievolivano, mischiandosi a grida di terrore; la stretta delle sue mani sui capelli di lui si faceva sempre più debole, finché, quando l'uomo si staccò, pulendosi rapido il sangue con la lingua, il braccio inerme di Renesmee sporse dalle braccia di lui, che ancora stringevano a sé il corpo.
Lo lasciò cadere con noncuranza, superandolo con una falcata più lunga. Andò a riprendere la camicia bianca, facendo attenzione a non sporcarla, e la indossò. Stessa cosa fece con gli altri vestiti. Abbottonò i polsini della camicia e dopo aver donato un'ultima occhiata al cadavere della dolce Nessie Cullen, uscì, chiudendosi la porta dietro di sé.
Camminando per i corridoi iniziò a canticchiare una vecchia cantilena, allegro.
Poi si bloccò, sbuffando: dire a Carl cosa era successo sarebbe stato piuttosto noioso.




Angolo autrice:
quante soddisfazioni in una sola fanfiction, oibò.
Poter far mettere le corna a Sulpicia.
Uccidere Nessie -w-
Inneggiare al potere di Aro.
Distruggere ed annientare psicologicamente i Cullen.
Vincere il concorso a cui si era iscritta la storia. ùù"
Difatti, la fanfiction ha partecipato al contest The chosen, indetto da Senihal, piazzandosi prima.
Sinceramente non so cosa dire se non awww -w-, sono molto soddisfatta, la storia mi piace e mi soddisfa.
Lascio qui di seguito i giudizi:
Grammatica: 9.75/10 
Originalità: 10/10 
IC: 5/5 
Attinenza al tema: 15/15 
Giudizio del giudice: 5/5 
Stile: 5/5 
Tot: 49.75/50 
Una storia davvero impressionante, complimenti. La grammatica è perfetta, eccetto alcuni punti saltati, ma per il resto è davvero ottima. Il tuo lessico è vario, anche elevato e non cade nel banale o nello scontato. E’ la storia più originale che abbia mai letto di Twilight, la voglia di evadere da parte di Nessie ed Aro che “l’aspetta al varco” come si suole dire. Ho apprezzato davvero tutto di questa storia, dalla trattazione dei personaggi a quella della coppia, dalle continue metafore e similitudini fino allo scioglimento, a mio parere, perfetto. Davvero, davvero bravissima! 


Au revoir



Notizia inutile: Aro sa di cannabis XD
   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae