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Autore: fabiomason    05/01/2010    0 recensioni
Hikari, è una ragazza di 15 che abita a Tokyo, mezza città la stima pe Mizuumi, il suo antico antenato che uccise migliaia di vampiri per proteggere il Giappone, anche se lei non crede per niente ai vampiri. Ma si dovrà ricredere quando scoprirà che lei è la prescelta per continuare il lavoro del suo antenato, e cosi, hikari inizierà una avventura per sconfiggere i vampiri con una misteriosa falce cattura-demoni. Ambientato nel Giappone contemporaneo, una storia che mescola, amore e azione.
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 3

 

 

Ritornai a casa fradicia , la pioggia non cessava, abito al terzo piano di un condominio, o meglio, abitavo.

Mia madre mi soccorse subito con aria preoccupata, mia madre, l’unica persona in grado ci capirmi, anche se devo ammettere, certe volte mi fa impazzire.

“Tesoro mio, oggi ti sei dimenticata l’ombrello!”iniziò ad asciugarmi con un asciugamano, “Va tutto bene mamma, ora vado a farmi un bagno caldo” andai verso il  corridoio mentre mamma mi parlava ancora.

“Tesoro, oggi puoi anche mangiare in camera tua, io sono a lavoro, magari questo pomeriggio vai a trovare tuo fratello all’ospedale, Otano dovrebbe essere già là, ora vado, tornerò tardi perciò non aspettarmi, ci vediamo domani tesoro”.

La salutai e così andai verso il bagno e chiusi la porta a chiare, finalmente la pace, presi uno dei giornaletti di gossip dal comodino vicino al gabinetto e scaldai l’acqua.

Mi immersi in quella calda acqua che per me era il paradiso, ero completamente rilassata, finalmente.

Continuai a leggere il giornalino con interesse, il concerto di Miyavi, tra 3 settimane, sapevo già la risposta di mia madre quindi con un sospiro voltai pagina, non trovai più nulla di interessante, intere pagine dedicate ai Tokio Hotel, rimasi con gli occhi spalancati quando poi vidi la copertina che non avevo nemmeno guardato, “Tokio Hotel Magazine”venti pagine su di loro, una di queste, la prima, parlava dei concerti degli altri artisti, questo magazine non era mia, lo avrà dimenticato Risa.

Chiusi gli occhi e mi rilassai, l’acqua calda mi rigenerava, rimasi per circa mezz’oretta, erano le 2:00 del pomeriggio.

Alla fine, decisi di uscire dalla vasca, corsi verso il forno a microonde ancora con l’accappatoio, andai verso il telefono e composi il numero.

“Pronto” una voce calda ed allegra mi rispose.

“Ciao Shin, ascolta, io questo pomeriggio vado all’ospedale a trovare mio fratello per…beh sai cosa, ti va di venire con me? Posso chiedere ad Otano di chiamare Risa”

Sentivo la felicità nella sua voce, Shin aveva un debole per mia cugina Risa.

“Certo che vengo! Ci vediamo per le 4:00 sotto casa tua?” rispose felice.

“Ehm certo” Risposi, lo salutai e riattaccai, presi dalla mensola le pizze da fare al forno, ne misi due nel forno a microonde ed aspettai, pensando.

La faccia di quel ragazzo mi ritornò in mente, il suo occhio castano scuro, che stupida, non gli avevo nemmeno chiesto come si chiamava.

Iniziai a divorare le pizzette appena scongelate dal forno a microonde, poi, corsi verso la mia camera alzando il volume dello stereo che avevo appena acceso, “Cassis” dei The GazettE mi fece rilassare come quando ero nella vasca.

Mi buttai nel letto, muta, tra i miei pensieri, non avevo nulla da fare, e quando non avevo nulla da fare di solito andavo nella stanza chiusa a chiave dove la mamma teneva tutti i nostri vecchi oggetti e cimeli di famiglia, la stanza non era grande, ma non ero mai riuscita a guardarla tutta, c’erano troppe cose, forse oggi, finalmente, sarei riuscita ad esplorarla completamente.

Presi la chiave sotto il materasso della stanza da letto di Mamma, se c’era una cosa che non sapeva fare mia madre, era quella di nascondere le cose.

Mi avvicinai ed aprii la porta, il buio e le ragnatele incombevano in tutta la stanza, grandi scatoloni erano davanti a me e  sbarravano la strada verso gli scatoloni mai aperti, decisi di far uscire tutta la mia forza e cercai di spostare i pacchi che erano posizionati uno sopra l’altro.

Continuai a farmi strada tra i pacchi cercando di aprirmi un varco, mi sentii come Indiana Jones , “Hikari Itomi e i tesori dei pacchi” pensai, poteva diventare un film cult.

Dopo molti sforzi, la via era libera,  mi avvicinai ai tre pacchi che non avevo ancora aperto, mi avvicinai all’ultimo a destra, dentro vi erano i giochi di quando io e Toma eravamo piccoli, la mia mente iniziò a viaggiare verso ricordi lontani, dopo il momento “Ricordi Gioiosi” mi avvicinai al Pacco al centro, dentro vi erano foto di quando eravamo piccoli.

Guardai il secondo album fotografico, dove c’era anche papà, era esattamente prima che morisse nell’incidente.

Nella mia guancia scese una lacrima, iniziai a strofinarmi la guancia con l’accappatoio, papà mi diceva sempre che dovevo sorridere, anche nei suoi ultimi istanti di vita all’ospedale, non voleva morire con impresso nella memoria il mio volto triste, non voleva ricordarmi così.

Chiusi il pacco, troppi ricordi, ma al contrario del primo pacco erano ricordi spiacevoli.

Iniziai ad esaminare il terzo ed ultimo pacco, quello a sinistra, e finalmente trovai il tesoro, i cimeli di famiglia che tanto desideravo vedere, erano davanti a me.

Quei cimeli potevano essere anche vecchi di Centro anni fa, e probabilmente, lo erano.

Mi avvicinai verso un oggetto che attirò la mia attenzione, non perché lo trovavo interessante, ma perché non sapevo che cosa era, se qualcuno mi avesse chiesto che cosa era, io potevo dirgli che era una sfera color oro, grossa quanto il pugno di una mano, con quattro buchi di cui nei bordi vi erano delle decorazioni raffiguranti un lungo drago.

Iniziai a toccarla con interesse, cianfrusaglia inutile?

Tuttavia aveva un nonsoche di intrigante, guardai i quattro buchi e notai dopo che non erano esattamente buchi, qualcosa li tappava, certo ma era in profondita, come se fossero  tasti schiacciati.

Presi la sfera e la misi nella tasca grossa dell’accappatoio, rivolsi la mia attenzione sui manoscritti legati con cura ad un elastico, guardai il primo manoscritto, raffigurava un uomo in armatura, con aria spavalda sopra un cadavere, una falce a croce, era puntata sulla testa del cadavere, sotto si poteva vedere una piccola scritta: “Mizuumi Itomi, Giappone”.

Oh, finalmente lo potevo vedere, il nostro ammazza succhiasangue, la persona che la mia professoressa stima così tanto, ecco cosa stima, un semplice uomo di latta con manie di protagonismo, patetico, stavo per chiudere il pacco quando vidi un piccolo libretto sotto tutti i manoscritti, “Memoria dei vampiri, uno studio approfondito sulla loro cultura, le loro origini e le loro varie specie”.

E così l’uomo di latta scriveva anche un libro, interessante, presi anche questo insieme alla sfera e tornai nella mia stanza per cambiarmi, ormai i miei capelli che avevo lasciato bagnati  erano asciutti, ed avevano un leggero effetto mosso che mi piaceva.

Guardai l’orologio, erano le 3:30 spaccate.

Dato che mancava ancora mezz’ora, potevo sbirciare nel libretto dell’uomo di latta, giusto per curiosità e per ammazzare il tempo.

Capitolo 1, Introduzione ai vampiri.

I vampiri sono la specie più vicina al demonio, il clero, li ha sempre considerati i soldati del demonio, venuti sulla terra per portare il male.

Sembrava una storia da tipico videogame fantasy.

Pochi sono i modi per riuscire a distruggere queste creature del demonio, una di queste è l’acqua santa, l’acqua della purificazione dell’anima è in grado di bruciare la creatura, un altro modo per sconfiggere queste creature è utilizzare armi a forma di croce, questo simbolo, non si sa come faccia, ma riesce a indebolire la creatura in modo da renderla più vulnerabile agli attacchi.

Strano, nessun riferimento alla luce del sole, probabilmente, il Dracula di Hollywood aveva creato un altro metodo per uccidere i vampiri.

Continuai a legger il librettino dalla copertina nera.

Capitolo 2, tratti essenziali del vampiro.

Per scoprire se una persona è effettivamente un vampiro, bisogna osservare le sue abitudini, il suo comportamento e le varie azioni che esegue.

I vampiri possono essere riconosciuti per la loro pelle pallida e il loro corpo gracile, tuttavia vi possono essere anche delle eccezioni alla regola.

Il vampiro evita assolutamente l’acqua, gli causa disagio, poiché gli ricorda l’acqua purificatrice.

Il vampiro può camminare alla luce del sole, ma non può fissarlo per più di cinque secondi.

Continuavo a leggere quel librettino, quando squillò il citofono di casa, Shin era arrivato, presi il librettino e la sfera e li misi nella borsa gigante che mi aveva regalato la nonna e corsi verso il citofono.

Subito dopo corsi verso le scale.

 

  
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