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Autore: Bebbe5    06/01/2010    8 recensioni
Piccola shot senza pretese su un'unica, grande amicizia tra due individui straordinari: Sherlock Holmes e John Watson.
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Between friends'
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Note dell’autrice: salve a tutti. Tempo fa, mi è venuta l’idea di scrivere una one shot su Sherlock Holmes e John Watson che parlasse della loro amicizia., unico problema, non sapevo da dove partire. Con l’avvicinarsi  dell’uscita del film Sherlock Holmes nei cinema e, soprattutto, di quella che, secondo gli studiosi, è la data di nascita del detective, ossia oggi, ho ripreso il testo di queste canzoni ed ho scritto di getto quello che mi facevano venire nel cuore pensando ad una splendida, meravigliosa, unica amicizia tra due individui straordinari. Non prendete questo appunto come segnale di omofobia, non la condivido per nulla, però non riesco a vedere diversamente il rapporto tra Holmes e Watson. In amore, spesso, capita di cambiare per l’altro. Quando si è amici invece, non si cambia, si resta quello che si è, perché questo è il bello ed Holmes e Watson restano sé stessi fino alla fine.

Scusatemi per questa introduzione chilometrica, ma avevo bisogno di scriverla.

Buona lettura, fatemi sapere cosa ne pensate.

 

 

Watson POV (la cura)

 

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza

Supererò le correnti gravitazionali,

lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te



Ho passato tanti anni a fianco a te, amico mio, anni in cui umilmente e fedelmente  ti ho accompagnato nei casi più disparati, alzandomi nel cuore della notte o correndo nel caldo più torrido.  

 

Incurante dei dolori alla gamba e delle frecciatine di scherno che ogni tanto mi lanciavi quando non riuscivo a raggiungere le vette intellettuali su cui la tua mente aveva già conficcato la sua bandiera da conquistatrice.

 

Incurante di dover abbandonare la mia casa ed il mio studio anche per settimane, per seguirti chissà dove, in Inghilterra o sul Continente.

 

Inizialmente pensavo che fosse per ammirazione e per avere l’onore di stare accanto ad un uomo così speciale, così unico al mondo.

Con il passare degli anni, però, mi sono accorto di provare qualcos’altro. Volevo seguirti sì per poter raccontare le tue meravigliose avventure al mondo, ma anche per proteggerti nei momenti in cui avresti avuto maggior bisogno di qualcuno con te, nei momenti in cui avresti vacillato, spinto a dedicarti a cose che ti avrebbero solo danneggiato, come quella maledetta cocaina., ma soprattutto da te stesso, dalle tue paure e paranoie e dai turbamenti che avresti incontrato.

Volevo essere lì quando tu fossi stato male, quando ti fossi trovato davanti alle ingiustizie di questo mondo ed ai fallimenti che prima o poi ti sarebbero capitati, perché sei un essere speciale sì, ma pur sempre un umano e la tua mente non è infallibile come molti credono.

Ti avrei aiutato a pazientare quando i pesci, a cui avevi lanciato le tue esche, tardavano ad abboccare.

 

Era qualcosa di strano, simile all’affetto, ma molto diverso da ciò che provavo per mia moglie. Mi ci è voluto un po’ prima di capire che era amicizia.  Se lei era l’ossigeno che respiravo, tu eri la roccia a cui mi aggrappavo quando questo veniva a mancarmi.  

Se c’erano dei giorni in cui io sentivo tremendamente la sua mancanza, tu eri colui con cui riuscivo a pensare ad altro, a cose che prendevano totalmente la mia mente senza farmi provare troppa malinconia. Al tempo stesso, mi rendevo anche conto di valere qualcosa per te, la conferma mi è stata data quando ci siamo scontrati contro quel maledetto Evans (*) ed io sono stato ferito. Ti sei preoccupato per me, ti sei abbandonato al tuo cuore e non alla tua mente, dimostrandomi che anche tu sai provare dei sentimenti per coloro che li meritano. L’onore e la gioia sono stati così forti da farmi scordare il dolore. Allora, frugando nella mia memoria, ho trovato anche tanti altri piccoli indizi ad indicarmi che tu riponevi in me la tua più totale fiducia e che mi eri sempre stato accanto in mille occasioni, anche quelle che potevano causarti più fastidi, come quando ti chiesi di testimoniare alle mie nozze e tu accettasti quasi senza far trapelare il tuo disagio.

 

Mi sono accorto di aver fatto un tacito giuramento con me stesso: ti sarei sempre stato vicino, sollevandoti dai tuoi momenti di apatia più totale per ridarti nuova vita, avrei raccontato al mondo della tua unicità, superando i secoli con le parole, rendendoti eternamente giovane.

 

E l’avrei fatto perché tu sei speciale ed io ho deciso di avere cura di te.

 

Holmes POV (there you’ll be)

 

When I think back on these times
And the dreams we left behind
I'll be glad 'cause I was blessed to get
To have you in my life
When I look back on these days
I'll look and see your face
You were right there for me
In my dreams I'll always see you soar
Above the sky
In my heart there will always be a place
For you for all my life
I'll keep a part of you with me
And everywhere I am there you'll be
Well you showed me how it feels
To feel the sky within my reach
And I always will remember all
The strength you gave to me
Your love made me make it through
Oh, I owe so much to you
You were right there for me
'Cause I always saw in you
My light, my strength
And I want to thank you
Now for all the ways
You were right there for me
You were right there for me
For always

 

Non sono mai stato un tipo sentimentale, e questo tu lo sai bene, caro vecchio amico mio. Ho sempre cercato di estraniarmi da quella sfera della mente e del cuore che  può portare l’uomo a non dare giudizi obiettivi su quanto lo circonda e, tu lo sai, se questo accadesse, sarebbe un bel problema, visto il lavoro che svolgo. Eppure, fin da quando ci incontrammo in quel seminterrato dove mi dedicavo ad i miei esperimenti, ho capito che avevate qualcosa di diverso. Non ci sono certo arrivato grazie al mio cuore, no, ma utilizzando i miei classici metodi deduttivi: le gente che mi vedeva all’opera, inizialmente mi guardava come se fossi un pazzo poi, quando giungevo alle conclusioni, mi guardava strabiliata, percependomi come un essere superiore e quindi inarrivabile. Tu invece non hai provato nessuna di queste cose: eri semplicemente curioso, quasi come un matematico che si trova davanti ad un enigma di cui ha i risultati, ma non la spiegazione.

 

Osai dunque fare una cosa che non avevo mai fatto con alcuno prima di allora: ti chiesi di assistermi nei miei casi.

Non mi sono mai pentito di quella scelta.

 

Nonostante ti trattassi con superiorità, ti schernissi, tu eri sempre lì, pronto a farmi vedere cos’avevi imparato e ad accompagnarmi nelle mie avventure.

Senza che te lo chiedessi, hai cominciato a scrivere la mia biografia, diventando il mio Boswell.

 

Riflettendo ora sul nostro rapporto, sugli anni che abbiamo passato insieme, mi rendo conto, non senza un certo stupore, che è diverso da qualsiasi altra relazione io abbia mai avuto con un altro essere umano, compresi mio fratello e Lei.

Mi fido di mio fratello e mi sento legato a lui, ma quello è semplicemente amore fraterno e, in quanto amore, pregiudica alcuni dei miei comportamenti.

Per quanto riguarda Lei, beh, posso dirmi ammirato, potrei anche arrivare a dire di provare qualcosa di più.

 

Con te, però, è tutto diverso.

 

Ogni giorno che passa non riesco a non considerarti come una benedizione.

Sei sempre con me, sia nei giorni felici, che in quelli tristi. Non riesco a pensare ad un momento, da quando ci siamo incontrati, in cui tu non sia presente, ad “illuminarmi” con le tue assurde deduzioni, oppure a rimproverarmi sul fatto che io mi dedichi alla cocaina.

 

Pensi che io ti tenga sempre all’oscuro dei miei piani e non credo che tu mi abbia perdonato l’episodio alle cascate Reichenbach. 

La gente che legge i tuoi racconti, ti vede come un cagnolino fedele dietro al suo padrone. Vorrei tanto che riuscissero a dirmelo in faccia, così che  gliela potrei rovesciare con un buon gancio destro.

Vedi? Vedi cosa mi fai pensare? Riesco ad arrabbiarmi solo pensando che qualcuno possa ferirti, che possa insultarti.

Perché amico mio, tu non sei il mio cane, ma la persona più preziosa di questo modo. Mi sei sempre vicino, pronto a darmi la tua opinione su qualcosa senza mai essere incoerente.

Se mi succede qualcosa di brutto, il mio primo pensiero corre a te, a come potresti reagire, a cosa posso fare per proteggerti.

Il fatto che ti tenga all’oscuro dei miei piani non corrisponde ad una mancanza di fiducia nei tuoi confronti, ma all’unico modo non troppo esplicito sentimentalmente che io conosca per salvarti.

Sei troppo emotivo e, anche alle Reichenbach, avresti rischiato di rimanere ucciso se avessi saputo che io ero vivo, perché non avresti potuto trattenere la tua gioia.

Moran era certamente appollaiato sopra di te, pronto a far fuoco quando meno te lo saresti e me lo sarei aspettato. Ho aspettato che te ne andassi con il cuore a pezzi prima di farmi vedere e fuggire.

Tu di certo non mi hai perdonato ed anche io, pur sapendo di aver agito con buone intenzioni, ho ancora qualche rimorso.

Come ho già detto, non sei il mio umile cane, ma la forza che mi fa andare avanti, che mi fa sentire davvero importante in un mondo in cui ormai sono uno strumento di giustizia e non più un essere umano.

Non posso che esserti grato per questo e per tutte le volte in cui mi sei stato vicino.

Mi alzo sereno ogni mattina, sapendo che, dovunque io sarò, qualunque cosa io farò, voi sarete sempre lì con me.

 

FINE  

 

 

 

 

Note:

 

(*) L’avventura dei Tre Garrideb.

 

E allora? Vi è piaciuta? Spero davvero di sì. Vi chiedo perdono se magari i due pezzi di cui questa shot è composta hanno lunghezze un po’ diverse, ma mi premeva, dato che il compleanno è pur sempre del signor  Sherlock Holmes, analizzare meglio il suo punto di vista.

Le canzoni a cui mi sono ispirata sono:

La cura, di Franco Battiato;

There you’ll be, di Faith Hill.

 

Un ringraziamento particolare va a Bellis, che mi ha gentilmente fatto da beta e che mi sostiene sempre, qualunque cosa io faccia. Grazie, grazie davvero tanto.

Fatemi sapere se vi è piaciuta.

A presto

Bebbe5

 

P.S. AUGURI SIGNOR SHERLOCK HOLMES.

 

 

  
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