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Autore: Dira_    06/01/2010    12 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Postaggio anticipato per augurarvi Buona Befana! ;) Sì, beh, dopotutto è una festa che sento davvero, essendo una befana io stessa. Spero anche di poter aggiornare domenica, cause esami *finger crossed*
@ElseW: No, mai scagliare un pc attraverso la stanza! Non rimbalza XD Grazie per il supporto emotivo però! :P Sì, sono d’accordo sul fatto che Rosie abbia una fortuna sfacciata, ma che ci vuoi fare, almeno nelle fic mettiamoceli ‘sti uomini quasi perfetti! Che poi, ad eccezione di Rosie, Sy si comporta come uno stronzetto con il resto del creato femminile. Ah, l’amour… Teddy è un coglione, ma dopotutto dai, è un caro ragazzo un po’ (tanto) confuso. XD No, Duil non si è suicidato. E per la Prynn… non giudicare un libro dalla sua copertina! Grazie per la recensione! Davvero!
@Ron1111: Beh, se mi dici che sono IC personaggi tu, che sei riuscita a mischiare generazioni facendo sembrare tutti PERFETTI, lo prendo come un super-complimento! Purtroppo non si può lasciar stare Tom, altrimenti che gusto ci sarebbe (Tommy non concorda). Sy assomiglia a Sirius, ma in una certa misura no. Dopotutto Sirius era un arrogante cazzoncello, molto più simile a Jamie che al buon Sy. Ho pensato che Scorpius, con il fardello di un genitore e dei nonni così, sia dovuto crescere per forza arrivando a compromessi, e quindi non ha le stesse deliranti e razzistoidi convinzioni che aveva Draco, e in buona misura, pure Sirius (che odiava tutta la sua famiglia e chiunque fosse implicato nelle Arti Oscure) Teddy lo so, non si sta comportando bene, ma dopotutto è un appena ventiquattrenne, confuso e con geni che lo portano inevitabilmente a scappare se le cose si fanno troppo dolorose (guarda Remus). Vedrai che riuscirò a fartelo rivalutare… oh, beh, almeno spero! X)
@Trixina: Davvero? ^^ Mi fa piacere che questo capitolo ti abbia preso tanto, e vedrai I prossimi! Jamie e Sy in effetti potrebbero diventare buoni amici, perché, come ha detto Al, sono più simili di quanto non sembri, dietro i loro cognomi. E mi piaceva l’idea che diventassero loro amici, invece che il classico sodalizio Al-Scorpius, anche se certo, il nuovo trio ufficiale è Al-Rose-Scorpius XD La storia dell’alchimia mi è venuta in mente beh… perché era l’unico modo di inserire anche Tom! Senza alchimia Tommy non sarebbe mai potuto esistere! XD
@Altovoltaggio: Ottimo! Allora avevo letto la cosa di Astoria a Corvonero anche su Wikipedia evidentemente, anche se su HP Wiki non c’è niente. Comunque. La storia del religioso… sempre su wikipedia, ho scoperto che in realtà nel Potteverse la religione c’è, i maghi possono essere credenti, solo che la cosa non salta fuori nei libri. C’è liberta totale di culto. Per quanto riguarda la religione di Parva Duil… è inglese, ma di origini indiane (come le gemelle Patil, se ricordi) e quindi non è difficile pensare che possa essere protestante o persino cattolico. Non tutti gli indiani sono di religione induista, se le loro radici si limitano a nome e cognome. ;) La storia non è proprio a metà, diciamo che è ad un tre quarti, salvo inghippi narrativi. L’ho allungata così soprattutto per dare più risalto alla vicenda romantica. XP
@MissyMary: Ahaahah, evangelizzare i macachi! XD Mitica! Teddy è attualmente il personaggio con la minima classifica di gradimento, mentre Jamie, a sorpresa, è risalito (bella forza, è l’eroe tragico del capitolo! XD) Mi sa che userò un espediente narrativo simile, alla festa di Halloween. Perché, sinceramente potevo farmi mancare una festa? XD S.Zabini colpirà!
@Lilin: Ciao! XD Quanto tempo, è un piacere rivederti! Tommy-boy è un gran bravo ragazzo, con ottimi gusti musicali e la tendenza ad essere un eroe tragico. Come si può non adorarlo? XD Apparte gli scherzi, e gli auto-incensamenti (che poi, non mi ritengo questa gran scrittrice, semplicemente adoro una certa tipologia di personaggi e cerco di renderli al meglio, sotto l’egida di Mamma Row) Teddy ormai è diventato l’odiato della fic, e spero davvero che ri-guadagni punti, perché altrimenti dovrò farlo tornare con Vic *Ted scuote forsennatamente la testa*… ecco, bravo. Loki e Mike purtroppo sono personaggi secondari, ma avranno un pochino più di spazio nei prossimi capitoli, specie Mike. ;) Grazie per i super complimenti… e guarda di che tratta questo capitolo? ;) Manco ci fossimo messe d’accordo!
 
****
 
Capitolo XXVII
 


 

I'm not crazy, I'm just a little unwell /
I know, right now you can't tell
But stay awhile and maybe then you'll see / A different side of me
(Unwell, Matchbox 20)
 
 
30 Ottobre 2022
Hogwarts, Sotterranei di Serpeverde, Dormitorio Maschile.
Prima mattina.

 
L’eco di umidi baci si sommava a respiri mozzati, mentre passava i polpastrelli sulla pelle bollente e leggermente sudata della schiena di Albus.
Lo sentiva gemere contro il suo orecchio, una specie di mugolio indistinto, privo di verbo, ma solo di intenzione. Sentiva un calore cocente al basso ventre, incredibilmente teso.
Al era sotto di lui, lo sentiva, lo percepiva. Si era staccato per poterlo guardare. Gli occhi, liquide pozze verdi in cui sarebbe annegato. Sempre. Per sempre.
Gli aveva passato le dita sul collo, percependo il battito del cuore.
Poi la scena era cambiata.
Un pavimento di pietra, freddo, duro, impietoso. Erano in una caverna.   
Le mani attorno al collo, gli occhi di Al, quegli occhi meravigliosi, aperti in un feroce spavento.

Il respiro simile ad un rantolo.
E sangue. Sangue ovunque.
 
Tom si svegliò, soffocando un urlo tra le labbra, stringendolo trai denti ed infine, inghiottendolo.
Si rese conto che era stato un incubo non appena focalizzò il letto, le coperte attorcigliate attorno ai piedi e la luce del candelabro che pendeva al centro della stanza.
Era in camera sua, era un sabato mattina ed era ad Hogwarts.
Inspirò lentamente, riprendendo fiato. Sentendo lo scroscio dell’acqua e vedendo il letto vuoto di Michel capì che si stava facendo la doccia.  
Al…
Si liberò delle coperte con un gesto rabbioso, e si diresse verso il letto del ragazzo.
Albus dormiva, ovviamente. La pendola accanto alla porta segnava a malapena la sette del mattino. Senza indugio scostò le tende e si inginocchiò sul letto. La fortezza di cuscini si ergeva maestosa ma, sapeva, penetrabile.
Ne tolse alcuni, svelando Al, che dormiva abbracciato ad uno piuttosto grosso, a forma di boccino, dono dei fratelli qualche anno prima. Non se ne separava neppure in vacanza.
Tom sorrise, mentre il sollievo gli si scioglieva letteralmente nelle vene: una sensazione stupida, perché era stato solo un incubo. Terrificante, che gli stava tutt’ora serrando la bocca dello stomaco. Ma solo un incubo.
Non era il primo che faceva con protagonista Albus. Tutto iniziava da una situazione decisamente piacevole, e poi…
Serrò la mascella, furioso con sé stesso e con il suo subconscio.
Era già il quarto dall’inizio del mese.
Si distese accanto ad Al ed ascoltò il ritmo quieto del suo respiro, finché non si fu tranquillizzato.
Hogwarts aveva ripreso i suoi ritmi, lasciandosi alle spalle il mese di paura che aveva patito. I professori erano entrati in pieno regime, assegnando loro chili di compiti.
Thomas ne era felice, perché tra quelli e il libro della Professoressa Prynn aveva poco tempo per pensare. E non voleva pensare.
Il ragazzo biondo, o meglio, il finto-ragazzo biondo, aveva di nuovo tranciato le comunicazioni e lui si sentiva sempre più confuso e angosciato. E arrabbiato. Incessantemente arrabbiato.
Continuava ad indossare il medaglione però. Non si fidava, comunque, a lasciarlo in giro.
Ci sono troppi curiosi ultimamente…
Al si voltò istintivamente verso di lui, incastrando il braccio sotto il suo e appiccicandoglisi addosso.
Tom sogghignò. Per quanto riguardava il loro rapporto… non c’era molto da dire. Era l’unica cosa bella di quel periodo.
C’era una parte di sé che sapeva, intuiva, che il suo bisogno non derivava solo da uno scoppio ormonale tardivo, quanto piuttosto un tentativo, spesso maldestro, di cancellare tutti i pensieri cupi che gli affollavano la mente.
Maldestro perché, appunto, poi arrivavano gli incubi.
Io non ti farei mai del male… mai.
Si chinò su di lui strofinandogli le labbra contro l’orecchio. Aveva scoperto che lì, Al, era dannatamente sensibile. Infatti lo sentì scattare leggermente, mentre rabbrividiva tutto.
“…Joey…”
…Joey?
Sentì Al sogghignare contro la sua maglietta. “Ci sei cascato…” Sussurrò, con il tono ancora impastato dal sonno. “Non puoi svegliarmi come le persone normali?”

Si limitò a scostarsi con un gesto brusco, raddrizzarsi a sedere. “Chi è Joey?
Al batté le palpebre, stropicciandosi un occhio. Gli squadernò davanti il cuscino a forma di boccino. “Lui. Si chiama come Joey Jenkis, il famoso battitore dei Canons.”

Tom lo graziò di un’occhiata che premeditava omicidio. “Ti pare il caso di scherzare?”
“Sì, se mi svegli leccandomi un orecchio. Ringrazia che non ti ho buttato giù dal letto.” Replicò sbadigliando e puntellandosi su un gomito per guardarlo.

Tom non aveva una bella cera. Di nuovo.
“… Hai fatto un incubo?” Chiese, tornando serio. Tom fece una smorfia, senza rispondere.
Albus sapeva dei suoi incubi. Non che fosse difficile: due delle quattro volte aveva urlato tanto forte da svegliarlo. Entrambe le volte Al gli si era infilato nel letto ignorando le proteste, e gli aveva tenuto la mano finché non si era riaddormentato.
“Perché non ne parli con papà? Degli incubi, intendo…”
Tom si frenò dal rispondergli male. Erano giorni che insisteva con quella storia.

“Non voglio farlo preoccupare. Li ho sempre avuti.” Tagliò corto. “Cosa potrebbe fare poi? Consolarmi?”
“Per quello basto io.” Replicò Al, pacatamente. “Ma ne hai molti di più ultimamente…”
“È per la storia dei Naga, lo sai.” Mentì sbrigativo. Ormai era diventato un autentico asso.

Al ogni volta gli lanciava uno sguardo strano. Per un attimo sembrava volergli dire qualcosa, ma poi rinunciava. Tom spesso si chiedeva fino a che punto intuisse che gli stava mentendo.
Non certo al punto di sapere quello che faccio veramente…
“Che ore sono?”  
“Quasi le sette.”
“Pensavo peggio… Mike ha di nuovo colonizzato il bagno?” Chiese, nascondendo uno sbadiglio nella mano. Tom si limitò ad assentire.

Non aveva mandato un gufo al padrino, né aveva parlato con Mike.
Non stava attendendo a nessuna delle promesse che aveva fatto ad Al…
 
Albus gli lanciò un’occhiata. Ormai aveva rinunciato a mettere bocca nella faida tra lui e Michel.
Non posso preoccuparmi anche di questo… Alla fine fanno sempre pace. Succederà anche stavolta.
Tom intanto sembrava intento a schiacciare il più possibile il suo cuscino a forma di boccino.
“Non maltrattare Joey.” Lo redarguì. “Lo stropicci tutto.”
Tom emise un grugnito poco comunicativo, ignorandolo; era dimagrito in quel periodo. Non che fosse mai stato un tipo florido, ma le guance gli si erano leggermente incavate, così come i capelli più lunghi contribuivano a dargli un’aria ancor più emaciata.

Nonna Molly avrebbe gridato alla consunzione, ma bisognava ammettere che quell’aspetto gli donava. Terribilmente. Le sue fan ormai avevano raggiunto anche lidi Grifondoro, di solito intoccati dal fascino tenebroso di Serpeverde.
Cosa piuttosto seccante… Lily si fa certe risate…
“Tom? Perché non stropicci qualcos’altro, eh?” Gli tolse il cuscino dalle mani, non senza qualche difficoltà.
“Per esempio?” Indagò quello, lanciandogli un’occhiata che riassumeva perfettamente le sue intenzioni.
Al si sentì arrossire come una scolaretta: era quasi passato un mese e ancora si sentiva stupido quando stavano per baciarsi. Aveva ancora paura di tirargli una nasata.
Probabilmente non mi passerà mai…
“Per esempio non Joey.” Borbottò evasivo. “Guarda l’ala destra… Non farebbe neanche dieci me…”
Non riuscì a finire, prevedibilmente, visto che Tom lo baciò. C’erano due tipi di baci nel loro rapporto: uno lento, gentile e languido, persino un po’ impacciato a volte. Erano quelli iniziali, o quelli che Tom gli rubava quando non c’era nessuno in Sala Comune. E poi c’erano gli altri. Quelli che gli lasciavano la mascella indolenzita, le labbra secche e la testa piena d’ovatta. Quello era uno della seconda specie.

Si sentì schiacciare contro il materasso. Era un peso piacevole, Tom, non gli si buttava mai addosso, ma si puntellava sui gomiti. Gli lasciava spazio per aggrapparsi a lui, in modo persino un po’ disperato.
Adorava quei baci: gli facevano sentire lo stomaco contratto e un piacevole languore al basso ventre.
A volte doveva trattenersi per non strillare al povero Mike di levarsi dai piedi, quando la mattina Tom scattava via dal suo letto non appena sentiva la chiave girare nella toppa del bagno.
Statuto di segretezza…
Nessuno sapeva ancora niente.  Si sentiva un po’ in colpa, per via di Rose.
Sono un pessimo amicoForse oggi… forse oggi glielo dirò. - Pensò nebulosamente, mentre sentiva le labbra di Tom scendergli lungo la gola.
Gemette senza il minimo ritegno, facendolo ridacchiare. Sentiva le labbra vibrargli contro la pelle e Merlino, era terribilmente imbarazzante, ma…
Oddio.
“Smettila di ridere!”
Devo prendere la cosa sul ridere…” Borbottò Tom, infilandogli, au contraire, le mani sotto la stoffa del pigiama. “Hai idea di quanto tu sia…” Pausa. “… eccitante?”

Al sentì il calore esplodergli tra collo e guance. “Devo smettere?” Si informò.
Tom fece una smorfia, incredibilmente simile ad un ringhio. “Non ti azzardare.”

Poi si irrigidì. E si voltò verso il bagno, con espressione indecifrabile. Comunque, non allegra.
Si voltò anche lui.
Che idioti, ci siamo dimenticati di Mike!

Michel infatti li stava fissando. Sembrava sbalordito. Per un attimo sembrò anche… arrabbiato?
Oh, per tutte le sottane viola di Merlino…è perché non gliel’ho detto?
Alla fine, per fortuna, sogghignò. Uno dei suoi rassicuranti ghigni da pervertito.
“Ma guarda che abbiamo qui…” Cinguettò. “Bel modo di iniziare la giornata!”
Al sentì le guance diventare roventi, mentre tirava uno spintone a Tom, che si spostò senza opporre resistenza. Lanciandogli un’occhiata vide che sembrava imbarazzato quanto lui.
“Non… noi… Stavamo… solo…” Balbettò miseramente. Tom, ovviamente, si era chiuso in uno dei suoi silenzi sociopatici. “… lottando.” Pigolò, sentendosi profondamente demente.
Michel lo guardò con aria divertita. “Al, sei delizioso, ma sappi che sei un po’ ridicolo quando neghi l’evidenza.”
“Grazie.”
“Di niente, pulcino.” Soffiò, assottigliando gli occhi. “Sei stato cattivo con il tuo Michel… mi avevi promesso che mi avresti raccontato la tua prima, timida, volta. Sto ancora aspettando.”
“Non l’abbiamo fatto!” Uggiolò, lanciando un’occhiata disperata a Tom, che finalmente sembrò riscuotersi.

“Fatti gli affari tuoi, Zabini.” Disse gelido. Al trattenne il respiro, maledicendolo.
Mike sta solo facendo lo scemo! Perché non cerca di essere più gentile?
Così non farete mai pace! Non voglio dividermi tra voi due!

Il sorriso di Michel infatti si spense, e venne sostituito da una smorfia, elaborata ma altrettanto gelida. “Non stavo parlando con te, Dursley.”
“Ragazzi…” Certe volte avrebbe voluto che Loki non fosse un salta-letti impenitente, ma un amico supportivo. O uno stato cuscinetto.

Tom non disse nulla. Si alzò, limitandosi a sbattersi la porta del bagno dietro.
Michel tirò un lieve sospiro. In qualche modo, sembrava ferito.
Al si sentì in dovere di alzarsi dal letto e avvicinarglisi. “Mi dispiace… lo sai com’è fatto.”
“Fin troppo bene.” Replicò con un mezzo sorriso. “La sua isteria mattutina è un classico che apprezzo sempre.”
Al ricambiò il sorriso. “Io…” Iniziò incerto. Non aveva paura di un giudizio. Ma era pur sempre la prima persona che sapeva.  

“State assieme?” Lo aiutò Michel.
Non poté far altro che annuire. “Tu lo sapevi, vero?” Gli chiese poi, curioso.
Michel fece spallucce. “Era una possibilità. E lo sai che mi piace scommettere.”
Al ridacchiò. “Ed hai vinto?”
Michel sorrise, ma non rispose.


Tom inspirò profondamente, posando le mani sul ripiano di marmo del lavabo.
Sentiva il sangue rombargli nelle orecchie. Si sentiva ridicolo.
Michel aveva guardato Al, confermandogli che tutte quelle battutine e quei sogghigni non erano che una farsa. E si era trattenuto dall’afferrare la bacchetta e…
Chiuse gli occhi, inspirando lentamente.  
Mike era interessato ad Al, su questo ormai non c’era dubbio. Prima delle partita non aveva dato fiato alla bocca con il nobile intento di farli riavvicinare.
Mio caro Michel… non sei bravo a fingere che non ti interessi mangiare nel mio piatto…
Si guardò allo specchio. Sembrava un invasato. Avrebbe dovuto tagliarsi i capelli, mangiare di più e smetterla di pensare.
Per il lampo rosso che gli era apparso negli occhi, invece, temeva di non poter far niente…
 
 
****
 
Hogwarts, Cortile.
Dopopranzo, verso Hogsmeade.

 
Rose guardava incredula davanti a sé, ben imbacuccata nel proprio giubbotto, attendendo che la piccola comitiva si muovesse verso Hogsmeade per la prima gita della stagione.
Nel cortile c’erano già parecchie persone: lei, Lily, Hugo, e poco distante l’oggetto del suo stupore. La coppietta del mese. Scorpius Hyperion Malfoy e James Sirius Potter. Cioè il suo ragazzo e suo cugino.
Erano diventati la notizia di quelle tre settimane. La loro amicizia, improvvisa ma platealmente ostentata, aveva sconvolto più di una persona in una scuola dove i cognomi facevano ancora la differenza.
Le loro fans erano nel caos, i gemelli Scamandro li studiavano guardinghi e persino Bobby Jordan non riusciva a farsene una ragione, sebbene fosse sovente inserito nelle loro conversazioni.
Deve essere successo qualcosa di grave. Un trauma cranico congiunto, forse. Si sono schiantati a vicenda e questo è il risultato…
In quel quasi - mese, tra l’altro, il comportamento di James era cambiato; Gazza aveva notato una sospensione di tiri mancini al suo indirizzo e Pix, per motivi misteriosi, aveva cominciato a girare con una fascia nera al braccio.
Che stia maturando finalmente?
Rose non sapeva se fosse un bene o un male però. James in quel momento chiacchierava tranquillo con Scorpius, le mani indolentemente infilate nelle tasche del giubbotto di pelle, ma c’era qualcosa nella sua postura, nel modo in cui curvava le spalle…
… Che puzza di depressione.
Si morse un labbro: Scorpius non aveva voluto dirle nulla della loro chiacchierata, né del motivo per cui il cugino aveva distrutto un’intera stanza. Sapeva qualcosa, ma non si lasciava sfuggire nulla.
Che diavolo sarà successo tra quei due?
Si sentì battere la spalla. Si voltò: Al le stava davanti, con uno di quei suoi sorrisi soffici e una sciarpa troppo lunga. Fu contenta di vederlo solo.
Ho proprio bisogno di due chiacchiere con un maschio non fallocrate.
“Ciao Rosie…” Lanciò uno sguardo verso la coppietta. “Merlino, sono quasi inquietanti.”
“E tu li vedi solo ogni tanto. Io ce li ho davanti tutti i giorni, e credimi, ancora faccio fatica ad abituarmi.”
Albus sorrise. “Jamie finalmente ha tirato fuori la testa dal sedere e si è accorto che un cognome non dice nulla sulla simpatia di una persona? Sono fiero di lui.” Sorrise, facendola suo malgrado ridacchiare.

Albus è forse l’unico essere sulla terra capace di sputare veleno con un sorriso dolcissimo…
“I tuoi amici non vengono ad Hogsmeade?”
Il ragazzo scosse la testa. “Mike sta aspettando un Gufo dal padre.” Fece una smorfia divertita. “Loki credo stia aspettando dozzine di gufi invece… ma sono certo che non vuoi sapere per quale motivo.”
“In veste di prefetto, no.” Si affrettò ad assicurargli. Gli lanciò un’occhiata attenta. “E Thomas?” Chiese volutamente noncurante.

Sapeva. Sapeva che Al le stava nascondendo qualcosa sul cugino. E qualcosa di grosso.
Al fece un sorriso impacciato, sistemandosi con cura la sciarpa grigio-verde al collo. “Voleva venire, ma ha dovuto tornare in Dormitorio a prendere un libro per la Pince. L’ha bloccato all’ingresso sbraitando di ritardi di consegna… Verrà dopo, con i ragazzini del Terzo.”
Rose fece un vago cenno di assenso, calamitata dalla risata di Scorpius, che si stava avviando con James e gli altri Grifondoro verso il sentiero sterrato che conduceva ad Hogsmeade.
Scorpius rideva di una risata bellissima, e non stava ridendo con lei.
Al le lanciò uno sguardo curioso, prima di prenderla sottobraccio. “Penso che sia una bella cosa che Malfoy abbia fatto amicizia con il nostro Jamie. Non deve avere molti amici…” Lasciò cadere.   
“Non sono gelosa.” Bofonchiò.  
“Certo.” La assecondò infatti, gentile, rischiando seriamente un calcio negli stinchi.
Rimasero in silenzio per un po’, passando davanti al campo di zucche di Hagrid.  
Quando passarono i cancelli della scuola, Rose piegò il sorriso in un sogghignetto. Lui poteva prenderla in giro per la sua ridicola gelosia? Benissimo. Lei aveva frecce migliori al suo arco. “A proposito di amicizia virile… che sta succedendo tra te e Tom?”
Al la guardò incerto. Di fronte ad una domanda diretta non riusciva mai a mentire. “Niente… Il solito, direi.”
“Un paio di palle. Ha smesso di ignorarti, e ti ronza sempre attorno. Molto più di prima.”

Al boccheggiò. Sembrava decisamente in difficoltà, come preso tra due moniti interiori.
“È successo qualcosa di grave?” Si informò guardinga.  
Al scosse la testa. “Ma no! In effetti però… c’è una cosa che devo dirti.” Si morse un labbro. “Sai che lui mi piace. E non come amico. Come… come una ragazza.” Sussurrò appena udibile.
“È difficile immaginarlo ragazza, ma sì.” Lo fece ridacchiare. “Sì, lo so.”
Al sembrò quasi scomparire sotto la pesante sciarpa di serpeverde. “Stiamo assieme. Come te e Malfoy.”
Rose rifletté a lungo su come reagire. Alla fine disse semplicemente. “Oh.”
“… Già.” Commentò Al, passandosi ferocemente una mano trai capelli. “Da un mese, quasi.” Aggiunse.

“Da prima della partita?”
“Dal giorno prima.”
“Miseriaccia.” Riuscì soltanto a dire. Era… stordita. Ormai aveva digerito l’idea che Al prima o poi avrebbe avuto un ragazzo. Ma vedere quell’idea concretizzarsi era comunque un po’ strano.

Specialmente se l’idea si concretizza con Thomas
“È… okay?” Si informò cauto. “Per te è…”
“Ma certo!” Si affrettò a rassicurarlo “Solo… è Tom, sai. Non la situazione. Cioè, sì, anche. Però… tu sei felice?” In fondo era quello che contava.

Merlino, è questo che importa vero?
Al fece un mezzo sorriso. “Credo… credo di sì.” Il sorriso prese una sfumatura sognante, che l’avrebbe fatta ridere in altre situazioni. “Io… sì. Credo di essere felice.”
“Con Thomas.” Non riuscì a non tradire incredulit e Al se ne accorse.

“Sì.” Fece una pausa, mentre le lasciava il braccio. “È di lui che sono innamorato.”
Rose inspirò. “Al, i misteri su di lui restano, non è che spariscono solo perché quei Naga erano comandati da uno psicopatico che si è pure suicidato.”
Al la guardò freddamente. “Sì, ma non ci riguardano.”
“E prima non ci riguardavano?” Incalzò, parimenti dura.

Non gli avrà fatto il lavaggio del cervello? Lo capirebbe anche un idiota che Thomas ha qualcosa che non va. Si aggira per la scuola con aria tetra, spaventando a morte i primini e facendo sospirare quelle cerebrolese delle amiche della Haggins! E non è divertente come sembra!
Al scosse la testa. “Prima c’era qualcosa che minacciava la scuola e credevamo che le cose fossero connesse. Ma adesso non credo sia giusto ficcare il naso. Non lo era neanche prima, a dirla tutta.”
Rose inspirò: il ragionamento era giusto. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa che Tom fosse in qualche modo invischiato in qualcosa di pericoloso.

Forse sono solo prevenuta… del resto non mi è mai piaciuto.
“Tom non mi piace. Tanto per mettere in chiaro le cose.” Disse, guardandolo seria. Al ricambiò lo sguardo, poi annuì con un sospiro rassegnato.
“Lo so. Non ti obbligo a fartelo piacere. Ma credimi… ha dei lati buoni.”
“Con te.” Chiarificò spassionata. “Con il resto del mondo è uno stronzo, e in questo periodo non fa nulla per nasconderlo.” Fermò il suo tentativo di obiezione con una mano. “Ma… se ti rende felice, io sarò felice per te. È questo che fanno gli amici. I cugini poi, sono praticamente obbligati.”
Al le strinse la mano. “Grazie. È… molto importante per me.” Mormorò.
Rose gli sorrise. “Sappi che se ti farà soffrire mi prenoto per affatturarlo in modo grave.”

Al ridacchiò. “Glielo farò presente…”
Camminarono a braccetto, per la High Street del Villaggio, guardando le vetrine, sempre in silenzio.
“Quest’anno, oltre al banchetto di Halloween¹ quel folle di Malfoy, assieme  a Jamie e gli Scamandro ha chiesto di organizzare un Ballo…” Rose cambiò discorso, perché sentiva che entrambi ne avevano bisogno. “Verrà tenuto in Sala Grande. Già stamattina stavano sistemando le decorazioni… Tu ci vai?”
Al annuì. “Certo. Anche solo per controllare che Jamie non combini pasticci e che Lils non cerchi di imbucarsi… sono pur sempre un Prefetto.”
Rose ridacchiò, dandogli una pacchetta sulla mano. “Bravo il mio ragazzo. Lo sai che è in maschera?”
La guardò compassionevole. “Rosie, sto in camera con i due ragazzi più pettegoli di Hogwarts. Oltretutto Nott è stato coinvolto ai massimi livelli, facendo entrare l’alcohol…”

Rose sbuffò. “Non è divertente annunciarti le cose, Lily ha ragione. Tom verrà?”
Al fece un sogghignetto. “Naturale. Anche se ancora non lo sa.”

 
 
****
 
Hogsmeade, ai Tre Manici di Scopa. Ora di pranzo.
 
“Non andrò a quel ridicolo Ballo.”
“Perché?”
“Perché è ridicolo.”
“Scusa patetica. Ci vanno tutti. E poi sarà divertente. Cos’hai contro le cose divertenti?”

 
Teddy Lupin ascoltava l’alterco tra Albus e Thomas, seduto ad un angolo dei Tre Manici di Scopa. Non avrebbe dovuto, ma Al si era infervorato, e con le guance rosse dal freddo e dall’irritazione spiegava le sue ragioni facendosi sentire da mezzo locale.
 
 “… Va bene. Verrò. Ma non indosserò nessuna stupida maschera.”
“Questo lo vedremo.”

Ted soffocò una risata e si impose di concentrarsi su ciò che stava facendo prima che i due ragazzi entrassero nel locale.

Davanti a lui c’era il diario, o meglio come aveva scoperto, il Grimorio del defunto Ziel, che lui, non tanto legalmente, si era tenuto per sé.
Idea migliore non poteva aver avuto, dato che in quel mese quel libricino consunto l’aveva tenuto impegnato, senza peraltro farlo giungere a nessuna soluzione.
Il codice in cui era scritto era praticamente intraducibile. Aveva provato tutti gli incantesimi di rivelamento che conosceva, ma senza risultati.  
Ma Teddy era felice così. Anche perché impegnarsi in quel rompicapo lo distoglieva dal Problema James.
Alla fine aveva deciso di identificarlo così, visto che di problema in effetti si trattava.
I loro rapporti erano peggiorati fino all’inverosimile. James veniva alle sue lezioni, svolgeva i compiti e non dava fastidio, ma sembrava percepirlo più o meno come il professor Rüf: qualcosa che apriva bocca e cominciava a parlare, ma con cui di certo non ci si poteva rapportare.
Teddy capiva che si trattava di una difesa, e rispettava le distanze. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa l’espressione di James, quel pomeriggio in infermeria.
Era quasi diventata, anzi, era un’ossessione. Passava i pochi momenti in cui lasciava vagare la mente a pensare a come avrebbe potuto farsi perdonare. Era stupido, ma si sentiva come se avesse sbagliato tutto facendo la cosa giusta. Stava impazzendo.
Oltretutto, bisognava esser ciechi per non essersi accorti che James si comportava in modo anomalo: non combinava più disastri, era rispettoso con i professori, non si infilava in aule vuote con le ragazze e per finire dava retta all’autorità costituita. Ed era diventato grande amico di Malfoy.
In sé erano tutti cambiamenti positivi, certo. Ma se Ted pensava al motivo scatenante, non riusciva ad essere del tutto tranquillo.
Devo essere cretino. Dovrei essere contento.
Invece non ricordava di essersi mai sentito così angosciato.
Si passò una mano trai capelli, e dalle risatine di un gruppo di tassorosso dietro di lui capì che avevano cambiato colore. Si portò una ciocca davanti agli occhi: Grigio topo.
Era quasi un mese che la cromatura dei suoi capelli oscillava tra un castano spento e quel grigio desolante. Neville si era dimostrato particolarmente preoccupato, anche se non aveva capito perché.
Mi ha chiesto non so quante volte se avevo problemi con Vic… 
Sentì una sedia spostarsi davanti a lui, e, quasi l’avesse chiamato, Neville entrò nella sua visuale.  
“Problemi con Victoire?” Gli chiese premuroso. Per circa l’ottantesima volta.

Ted si sentì un po’ stupido, e un po’ stufo. “Nev, mi sono lasciato con Vic. Tre mesi fa.” Confessò, con una certa calma. Ormai non faceva più così male.
Il buon’uomo lo guardò leggermente sconvolto per una manciata di attimi. “Oh.” Disse. “Allora sai di lei e Jean-Luc, quel pittore francese…”
Ted incassò la notizia con stupefacente calma. Si stupì lui stesso di non volersi affogare nella pinta di idromele. “Sì.” Mentì. “E tu come lo sai?” Si informò però.

“Hannah. Hanno delle amiche in comune…” Spiegò con un gesto vago. “Mi dispiace Teddy…”
“Sto bene.” Sorrise, ed era vero. Non era per Vic che si sentiva come uno straccio.  

Lei è storia passata… - Gli suggeriva una vocina nella sua testa, particolarmente presente in quel periodo.
Neville lo guardò incerto. “Allora cosa c’è che non va? Perché Ted, tu assomigli a tua madre. O perlomeno, il tuoi poteri da metamorfomago sono identici ai suoi. Sai, anche lei ha avuto i capelli di questo colore.”
“Davvero?” Sua nonna non gliel’aveva mai raccontato. “E quando?”
“Quando era innamorata di tuo padre e credeva di non essere corrisposta…”

Teddy sentì il sangue nelle guance defluire in un punto imprecisato del corpo, prima di tornare, prepotente. “Ah… ma io… la cosa di Vic l’ho superata. Più o meno. Sono felice per lei, davvero.”
“Okay.” Lo rassicurò Neville. “Okay…”

Teddy bevve un lungo sorso di idromele. I capelli non mentivano. Mai.
Certo, era l’unico metamorfomago in circolazione, e non era del tutto certo della sua teoria. Ma era raro che il colore dei suoi capelli riflettesse un’emozione sbagliata.
Neville sembrò indovinare il suo imbarazzo, perché cambiò subito discorso. “Hai presente il Ballo di Halloween? Sono quasi certo che Nott troverà il modo per introdurre dell’alcool e sono un po’ preoccupato.”
Ted sorrise, grato di poter di nuovo indossare i panni del professore. “Puoi giurarci che lo farà. Dopo la storia dei Naga gli studenti hanno bisogno di divertirsi e rilassarsi, personalmente capisco perché il Preside abbia detto di sì.”
“E poi Vitious adora le feste quanto i ragazzi…” Sorrise divertito Neville. “Un Ballo è l’ideale… Anche se qualcuno dovrà monitorare la situazione. Qualcuno che non sia uno studente, ma che sia giovane.”
Teddy si sentì improvvisamente molto stretto, in quel rassicurante angolo di locale.

“Devo andare alla festa?” Sussurrò. Non che le feste non gli piacessero, ma a quanto gli era stato dato di capire la presenza dei professori sarebbe stata limitata ad incursioni sporadiche.
Neville gli fece uno dei suoi densi sorrisi rassicuranti. “Non preoccuparti. Sei una specie di idolo a scuola, non se se l’hai notato… Sei stato ufficialmente invitato.”
“Ah…” Malgrado tutto, la situazione era comica. Da adolescente non era mai stato un idolo. Anzi, semmai il contrario. “Ma… perché io? Anche la professoressa Prynn è giovane, ha solo qualche anno più di me e sono certo che si divertirebbe moltissimo.”
“Infatti si è offerta di accompagnarti.” Il sorriso prese una sfumatura di complicità maschile che lo atterrì.

“Non è il mio tipo.” Borbottò precipitoso. “Davvero, non…”
“Pensavo ti piacessero le bionde.” Il sogghigno di Neville era qualcosa di spaventoso. “Ma comunque… devi solo andarci in veste di professore. È più un pro-forma che altro.”

Teddy annuì, annientato. Non aveva voglia di andare a quella festa. Non era decisamente in vena.
“Spesso ti dimentichi che hai solo ventiquattro anni, Ted…” Gli sorrise Neville, sempre più vicino a leggergli nel pensiero. “È una festa e tu sei un ragazzo. Ti divertirai.”
“Devo andare in bagno.” Bofonchiò per tutta risposta, alzandosi.
Mentre si lavava le mani si guardò allo specchio. Neville aveva ragione: spesso dimenticava che ventiquattro anni erano più vicini ai venti, che ai trenta.
Certo, aveva passato metà della sua esistenza rintanato trai libri a bersi litri di the come un vecchietto, e sembrava che da professore riscuotesse più successo che da studente…però…  
Però non sono davvero un vecchietto. Forse dovrei semplicemente prenderla come un’occasione per rilassarmi un po’.
Guardò i propri capelli, flosci e grigi. Chiuse gli occhi e si concentrò. Quando li riaprì, perlomeno erano castano cenere. Sospirò.
Rilassarti un po’ ad una festa dove Jamie farà il re? Illuso.
Aprì la porta del bagno. E, come nella peggiore delle sit-com babbane, si trovò davanti James.
Indossava una giacca di pelle e aveva un’ombra di barba. Serio e assorto nei suoi pensieri, riflettè Ted, sembrava più adulto. Si squadrarono, prima che il ragazzo facesse una smorfia, evitando di guardarlo. “Scusi professore, dovrei andare in bagno.” Sussurrò, con cortesia terrificante.
Ted si spostò, quel tanto che bastava per farlo passare, sentendo un peso in fondo allo stomaco.
Poteva aver letto tutti i libri della biblioteca di suo padre e avere una cultura da ottantenne, ma davanti ai rapporti interpersonali si era sempre sentito un bambino idiota. E probabilmente lo era.
Visti i risultati…
James gli passò affianco, senza una parola. Poi, a sorpresa, gli afferrò il polso con forza, dopo un mese di distanza forzata. “Vieni alla festa?” Si informò lentamente. “Ci vieni?”
“Sì…” Non potè fare a meno di rispondere, colto completamente di sorpresa. “Sì, ci vengo.”

James si limitò ad assentire, per poi entrare in bagno.
Teddy tornò al proprio posto e alle chiacchiere con Neville avendo l’impressione che fosse molto, molto sbagliato, professionalmente parlando, sentirsi così felice.
 
****
 
“Tassorosso. Che ti dicevo?” Sghignazzò allegramente Scorpius, seduto su una panchina davanti alla fontana, sorseggiando burrobirra bollente. “L’effetto sorpresa li rende inermi!”
James fece una smorfia, accendendosi una sigaretta. “Ha solo detto che verrà.”

“Sì, ma ha sussultato e sussurrato.” Batté le ciglia con aria sognante. “Te l’avevo detto, Potty-Poo, che il mio piano avrebbe funzionato. L’hai ignorato per quasi un mese e…”
“… E non chiamarmi in quel modo ridicolo.” Brontolò, quasi addentando il filtro della sigaretta.
Scorpius non diede segno di averlo sentito. “Dicevo, l’hai ignorato e poi hai sferrato il tuo attacco. E lui c’è cascato con tutte le scarpe. Ergo, ha funzionato.”

“E c’era bisogno di organizzare un Ballo?”
“Perché, Potty, non ti piacciono le feste?” Inarcò un sopracciglio. “Che ragazzo triste…”
“Certo che mi piacciono!” Si inalberò. Poi tirò un sospiro, guardando verso la locanda. “Tu sei pazzo.”

“Sì, deve essere il sangue Black…” Scrollò le spalle, noncurante. “Senti, non hai mai visto un telefilm babbano? Il Ballo scolastico è sempre l’evento clou!”
James gli scoccò un’occhiataccia, passandosi una mano sulla gola leggermente ispida. “Già, ma solitamente i protagonisti non sono un professore e un suo studente, coglione di un Malfuretto.”
“Dettagli. Fidati, Lupin è ancora un tardo-adolescente. Cripto-gay.”
James sbuffò: Malfoy, per quanto potesse sembrare assurdo a tutti, lui compreso, era davvero un amico. In quel mese non l’aveva lasciato a crogiolarsi nel dolore neppure per un attimo, architettando quel piano folle.  Era certo che non avrebbe funzionato, ma se non altro ignorare Ted era molto più semplice che dovercisi rapportare.

“Come fai a sapere con certezza che Tedd-… il professor Lupin è gay?” Indagò.
“Lo so e basta.” Bevve un altro sorso di burrobirra. “Ah, e poi me l’ha confermato Zabini.”
James dovette trattenere un sogghigno. “Ah sì? E Zabini ci prende?”

Con me ci ha preso alla grande. Ed io me lo sono preso, alla grande…
“Di solito sì. E comunque … capelli lunghi, viso pulito, mette le copertine ai libri di testo ed è stato cresciuto da una figura matriarcarle? Deve essere gay.”
James fece uno sghignazzo, che ingoiò quando vide Rose incedere verso di loro, carica di sacchetti e dall’aria minacciosa. Scorpius, da bravo squilibrato qual’era, si illuminò.
“Zucchettina!” Cinguettò eroico.
“Va’ a farti divorare da un Thestral, Malfoy.” Sibilò, piantando le mani sui fianchi. “Avevamo un appuntamento mezz’ora fa da Scrivenshaft². E, curioso, ti trovo qui a tracannare alcolici in compagnia di quel suino di mio cugino.”
“Ehi!” Si inalberò James. “Lascialo frequentare dei veri maschi! Guardalo, poveretto, ne ha bisogno!”
“Se il maschio sei tu, Jamie, ci tengo a tenertelo lontano. E fatti la barba, per amor di Morgana. Sembri uno straccione.”
Scorpius li guardò con aria deliziata.  “Zucchettina…” Cominciò, dopo un momento denso di elettricità statica. “Scusa per il ritardo. Stavamo chiacchierando.”
“Lo vedo. Continuate pure, io vado all’Ufficio Postale.” Ringhiò, voltando loro le spalle e allontanandosi a passo di marcia.

“Mia cugina è un troll…” Sospirò James. Scorpius gli sorrise, e gli strappò la sigaretta di mano, buttandola a terra. “Ehi!
“Non offenderla mai più davanti a me.” Disse, perdendo il sorriso. Lo riacquisò immediatamente, neanche se lo fosse spalmato addosso. “Ci si vede in giro, Potty-Poo!” Si voltò e le trotterellò dietro.

James sospirò: Malfoy era uno spostato, e sua cugina un’isterica.
Ha ragione mamma, l’adolescenza è un carrozzone di folli.
 
 
****
 
“Lo sapevo.”
Al guardò con cipiglio cupo la vetrina di Zonko che esibiva un cartello in viola con scritto ‘maschere per halloween, esaurite’.  
Tom ebbe il buonsenso di non gongolare. “Era prevedibile. Probabile che Nott le abbia comprate tutte stamattina, per poi rivenderle ad Hogwarts a prezzo maggiorato. Sarebbe nel suo stile…”
“Tutti quei gufi …” Mormorò, colto da un’intuizione. “Venivano da Hogsmeade!”
Tom annuì, compunto. “Così pare.”

Al fece una smorfia. “Loki è uno strozzino. Se solo l’avessi saputo avrei chiesto a zio George di lasciarmene da parte qualcuna.” Borbottò scornato. Il negozio era infatti una filiale dei Tiri Vispi Weasley.
“Temo che non si sarebbe fatto commuovere dai tuoi occhi dolci.” Fece un mezzo sorriso. “Sta’ tranquillo, Loki probabilmente ti farò uno sconto.”
Al gli tirò una gomitata nelle costole. “Sei contento, ammettilo!” Poi fece un sogghignetto. “Ma sappi che andrai comunque alla festa.”
“È obbligatoria la maschera. E temo, anche un costume.” Gli fece notare, osservandosi le unghie.
“Troveremo entrambi.” Annunciò deciso. Si incamminò per la High Street, rimuginando. Era felice però. Non era stato certo fino all’ultimo, di poterlo convincere a venire alla festa.
A quanto pare però ci sono riuscito… Su di te gli occhi dolci fanno effetto, eh Tom? – Non potè fare a meno di pensare, compiaciuto.

 
“Ci andiamo assieme?” Chiese, mentre rovistavano in un negozio di vestiti usati, alla ricerca di qualcosa di vagamente simile ad un costume di Halloween. “Al Ballo, dico.”
Tom inarcò le sopracciglia, prima di capire cosa davvero intendesse. “Come coppia?”
Al si morse un labbro, spiando la sua reazione. “Credo di sì. È quello che siamo, no?”
“Quindi intendi dirlo a tutti?” Fece una pausa calibrata. “Perché se ci andremo come coppia lo sapranno tutti. Fuori e dentro Hogwarts.”
“Non proprio tutti. La festa è solo per quelli dal Quinto in su…”
Tom fece un sorrisetto sarcastico. “Pensi davvero che tuo fratello non scriverebbe un Gufo a tutta la famiglia? Per non parlare di Rose.”
“Non dobbiamo mica mettere i manifesti.” Obbiettò ragionevole. “E poi Rosie lo sa.” Buttò fuori, seppellendo la testa tra una fila di polverose vestaglie da notte. Non era sicuro che la cosa avrebbe fatto piacere a Tom. Ci fu un lungo silenzio, infatti.  

“Ero… certo… che ne sarebbe venuta a conoscenza in tempi brevi.” Stimò l’altro, lentamente. Sembrava assorto nella contemplazione di una fila di mantelli logori.
“Sei arrabbiato?” Spiò, raddrizzandosi. “Perché sul serio, non dovresti. Rose è la mia migliore amica, non solo mia cugina. Non potevo non dirglielo. E poi, non voglio nascondermi.”
“Stai dicendo che ti obbligo al segreto?” Strinse le labbra in una linea sottile. Ultimamente era facilissimo indisporlo. A volte ad Al sembrava di camminare su gusci d’uovo.

“No.” Disse, piantandogli gli occhi nei suoi. Di solito bastava per quietarlo. “Voglio solo sapere se ci vieni con me. Tutto qui.”
 
Tom rifletté. Avrebbe voluto dire di sì, a dirla tutta. Era una persona riservata, ma andare con Al al ballo avrebbe significato far capire a tutti che il giovane Potter non era più un trofeo ambito. Per nessuno e specialmente per Michel.
Ma vorrebbe anche dire finire sotto le luci del gossip scolastico. Al non c’è abituato, dato che c’è sempre stato James a prendersi tutta la fama. E poi, la cosa arriverebbe sicuramente alle orecchie di Harry.
E va bene che non è mai stato molto… acuto… in certe cose, ma comunque…  
Fece per rispondere, ma poi lo vide. Era lui: il ragazzo biondo, fuori dalla vetrina. Stava mangiando una manciata di castagne da un cartoccio, camminando tra la gente, come se nulla fosse.  
“Tom…?” Sentì a malapena la voce di Al chiamarlo, perplessa.
“Mi sono dimenticato di fare una cosa. Ci vediamo dopo.” Doveva seguirlo. Seguirlo e capire cosa diavolo ci faceva ad Hogsmeade. In mezzo agli studenti. Vicino ad Al.

“Tom!” Lo richiamò quasi urlando. Voltò lo sguardo per vedere Al, che lo guardava preoccupato. “Che succede?”
“Niente, te l’ho detto. Ho dimenticato di comprare delle cose…”

Non si fermò neanche a guardare se Albus ci fosse cascato o meno. In quel momento non gli interessava.
Uscì, prima di perderlo di vista.
 
Al rimase fermo giusto il tempo di capire che doveva inseguirlo. Si gettò letteralmente fuori dal negozio, ma quando si guardò attorno, Tom era già scomparso.
 
 
****
 
Note:
1-Cena di Halloween: ad Hogwarts ogni anno si tiene un banchetto, dove sopra la volta della Sala Grande volteggiano le zucche giganti di Hagrid. Non c’è nessun ballo, anche se non è esclusa qualche forma di intrattenimento.  Halloween nel Mondo Magico è una festa molto sentita.
2-Scrivenshaft: Cartoleria magica ad Hogsmeade. Si vende tutto il necessario per la scuola.
Qualcuno mi aveva chiesto Halloween? XD Apparte gli scherzi, la storia ha fatto un saltino di un mese per esigenze di trama, come spesso ha fatto la Row. Spero di essere riuscita a non creare una gran confusione. ;)
  
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