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Autore: Leyla Malfoy    06/01/2010    0 recensioni
Hogwarts...all'epoca dei malandrini... sogni, conquiste, speranze e avventure dei Serpeverde e dei Grifondoro all'epoca dei Malandrini
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un livello incresciosamente basso

Dawnrose socchiuse gli occhi.

Tante piccole lame di sole filtravano dalle tende di broccato scuro, illuminandole i capelli biondo-argento e il viso. Si stiracchiò pigramente e si diresse verso la finestra, tirando le tende e lasciando che la luce riempisse la camera. Lanciò un’occhiata distratta al pendolo che ticchettava, già sapendo che era la prima a svegliarsi dei tre fratelli. Le sette e sette. Sospirò stancamente: non era mai riuscita a dormire fino a tardi come Leyla e Lucius, e non ci sarebbe riuscita mai.

Aprì l’armadio, e scelse un lungo vestito pesante ma comodo, che usava per viaggiare. Quel giorno ne avrebbe avuto decisamente bisogno. Spazzolò i capelli lisci che le arrivano ormai alla fine della schiena, si mise un filo di trucco e fece per uscire dalla stanza, quando un oggetto volante non identificato entrò a razzo dalla finestra e si schiantò con un debole gemito contro la parete. Dopo essersi ripresa dal piccolo infarto che quella cosa le aveva causato, Dawn si avvicinò lentamente. Il mucchietto di piume si raddrizzò leggermente e le porse una lettera che portava legata ad una zampa. La calligrafia di Rabastan era inconfondibile. Dawn sorrise ed aprì velocemente la lettera:

Cara Dawn,

se questa lettera dovesse avere un titolo, sarebbe probabilmente “Il livello incresciosamente basso che le nostre menti stanno toccando questa settimana”, ma lasciami spiegare.

So che avete ricevuto delle lettere da Rose, e non ho idea di che immane catastrofe vi abbia descritto. Qualunque cosa abbia detto, ha pienamente ragione. Qui le cose non potrebbero andare peggio. Rodolphus ormai si diverte come un bambino a giocare al Figlio Perfetto, e naturalmente nostra madre lo venera come un piccolo dio in terra. Declama poesie, continua a ripetere che la tenuta è la sua vita e idiozie correlate.

Rosnake invece non parla a mamma da quando siamo qui, poco più di una settimana. Continua a lanciare occhiate malvagie a qualsiasi cosa le stia attorno, da me a un cespuglio. Tutte le sere dice a Rod che è un cretino, e che finché lui dice che ama la Scozia continueranno a portarci lì. Ovviamente sa che tutti gli anni ci tocca questa piccola tortura, Rodolphus o meno, ma è talmente nervosa che passa le giornate nella stalla con la sua cavallina. Stasera mi ha ripetuto circa quarantotto volte (contate!) “Ma a che ora arrivano domani gli altri?”. Vi prego, partite il più presto possibile e salvatemi. Mi sembra di essere il meno andato di tutti, ma probabilmente sono talmente pazzo da non rendermene conto. È una possibilità che non mi sento di scartare.

Ian è arrivato da poche ore, e sta riempiendo mia madre di complimenti e fa continui apprezzamenti su quanto sia bello il castello, su quanto sia meraviglioso il giardino eccetera. È talmente donnaiolo che ci proverebbe con sua nonna. Mi auguro che Lucius li ridimensioni, perché l’arrivo di un altro malato sarebbe decisamente troppo. Più che una tenuta per le vacanze, questo posto sembra il reparto “Malattie mentali gravi e/o incurabili” del St Mungo.

Ora vado a letto, sono quasi le due e non mi reggo in piedi. Un abbraccio,

Rab

P.S. Voi tutto bene?

P.P.S. Rosnake mi ha DI NUOVO chiesto quando arrivate. Correte, o potreste trovarvi con un’amica in meno…    

 

Dawn trattenne a stento una risata, perché le pareva che ridere da soli nella propria camera non fosse una cosa del tutto normale. Con la lettera in mano, uscì di corsa dalla stanza.

Attraversò il corridoio e aprì silenziosamente la porta della camera della sorella. Leyla dormiva tranquilla e serena nel suo letto, senza ricordarsi cosa dovevano fare quel giorno. I boccoli dorati, il particolare che la differenziava di più dalla sorella, le ricadevano sulle spalle dandole un’aria falsamente angelica. Fin da piccola, Leyla amava farsi i codini con quei ricci d’oro, mentre Dawn lasciava sempre sciolti i capelli argentei e lisci. Vedendola così assorta nei sogni si disse che non avrebbe avuto cuore di svegliarla (o meglio, il cuore ce l’aveva eccome, forse non era pronta a farsi riempire di botte alle sette e mezzo di mattina), così uscì e si diresse da Lucius.

Suo fratello era considerato uno dei ragazzi più belli di Hogwarts (insieme a Rod, Sirius Black e James Potter), e mentre dormiva era ancora più perfetto. L’espressione beata che può solo avere chi è ignaro del fatto che sta per essere svegliato, i capelli biondo chiarissimo, quel sorriso appena abbozzato… Dawn pensò che si sarebbe servita di Jacques per far alzare i due fratelli maggiori. Jacques era lo storico maggiordomo tuttofare dei Malfoy, e insieme a Jean (maggiordomo dei Nott) e a Jean-Jacques (maggiordomo dei Lestrange), era parte del più Antico Ordine Di Maggiordomi Del Mondo Magico. Dawnrose lo trovò in cucina, intento a preparare la loro colazione.

 “Buon mattino, Jacques.” Nonostante il maggiordomo fosse lì da prima della nascita dei giovani Malfoy, tutti gli davano del Lei.

 “Buon mattino a lei, signorina Dawnrose. Ha già preparato la valigia?” Era l’apoteosi della cortesia.

“Sì, è quasi finita. Potrebbe andare a svegliare i miei fratelli?” Jacques esitò per un attimo, sapendo che di tutti i compiti, Dawn gli stava affidando il più ingrato.

“Certamente.” E sparì su per lo scalone.

Sapendo che non sarebbe stata una cosa breve, la ragazza uscì dalla veranda e si incamminò nel giardino. Immediatamente la raggiunse la sua fenice, Edwyn. Come tutti gli animali dei Malfoy, la fenice artica proveniva dall’Islanda, terra d’origine della famiglia. Per loro era tradizione che, all’inizio del primo anno ad Hogwarts, il padre regalasse ai figli un animale a loro scelta. Quando Lucius e Leyla compirono undici anni, chiesero rispettivamente un lupo e un leopardo delle nevi, e questi arrivarono come richiesto. E ancora adesso, sei anni dopo, Jack e Xerse si picchiavano come due cuccioli, e il lupo di Lucius ne usciva sempre massacrato. Dawnrose, invece, aveva chiesto una fenice artica. Non fu facile per Abraxas Malfoy trovarla e ottenerla, ma alla fine la ragazzina riuscì ad avere il suo amato Edwyn. I due si erano adorati da subito: Edwyn era a dir poco meraviglioso. Pareva quasi che le sue penne emanassero la lucentezza del ghiaccio puro e trasparente; le ali sembravano schegge di vetro, e la coda era formata di strisce luminose e bianchissime. L’animale stava quasi sempre sulla spalla di Dawn, o le volava intorno.

I due camminarono per un po’ in silenzio nei giardini, osservando gli ultimi frammenti dell’estate volare via come foglie. La loro ultima settimana di vacanza era tradizione passarla a Scarburough Castle, la residenza scozzese dei Lestrange. A Dawnrose piaceva un sacco quel posto, e non riusciva a capire come Ros facesse a detestarlo così tanto: anche i Malfoy possedevano un grosso castello in Islanda, e per lei era un piacere giocare alla principessa per qualche settimana. Ma sapeva bene che Rosnake era molto diversa da lei e Leyla, e forse era per questo che le tre erano amiche da così tanto tempo.

A pensarci bene, nei suoi ricordi di bambina, Dawn vedeva Rosnake quanto Leyla, ed in ogni momento importante della sua vita, c’erano entrambe: sua sorella e la sua migliore amica. L’arrivo a Hogwarts, lo smistamento, Natale, il primo bacio… Vedeva Ros e Lelly, sempre.

Tre amiche, tre caratteri diversi: Leyla era certamente la più teatrale, megalomane, psicotica di tutte; Ros era il contrario, dolce, sensibile, consolatrice e con una strana forma di razionalità che si incastrava con la fantasia; lei, Dawn, era razionale sul serio. Lei riusciva a tenere a bada la follia momentanea di Leyla e il suo pessimismo drastico nelle situazioni più terrificanti, e allo stesso tempo controllava la sfrenata fantasia di Rosnake e il suo ottimismo quasi ingenuo. Aveva un po’ di tutte e due: era perlopiù silenziosa e introversa, come Ros, ma era fredda, sarcastica e distaccata, come Leyla. Era Dawnrose, le diceva la memoria, e niente di più. Ma la diversità delle tre amiche non riguardava solo il carattere. Rosnake veniva detta la Bambola: era piccola, poco più di un metro e cinquanta, magra e con una massa di capelli nerissimi e riccissimi. Gli occhi scuri erano grandi e innocenti, come quelli di un cerbiatto, ma Dawnrose sapeva bene che sotto le apparenze, Rosnake poteva diventare davvero temibile. Leyla e sua sorella si assomigliavano moltissimo, ma c’erano diversi particolari che le differenziavano. Prima di tutto, Dawn era alta otto o nove centimetri più della sorella maggiore, e solo due meno di Lucius. L’altra differenza più evidente erano i capelli: Lelly aveva dei perfetti boccoli d’oro, lucenti e lunghi fino alle spalle; i capelli di Dawnrose, invece, le arrivavano fino alla vita, ed erano di un biondo talmente chiaro da sembrare argento, liscissimi e setosi, e assomigliavano di più a quelli di Lucius. Tutte e due avevano gli stessi occhi grigi, gli stessi di tutti i Malfoy. Leyla era l’Affascinante, con quella bocca carnosa e il viso pallido e gli occhi magnetici. Dawn era la Bella, con gli zigomi alti e le labbra sottili. I ragazzi facevano la corte a tutte e tre, anche se di solito notavano meno la piccola Ros, più silenziosa e piccolina, con quell’aria da bambina che ancora deve capire la vita. Ma tutte e tre, erano “Noi”.

“Ehi, Dawn, buon mattino!” Prima di voltarsi verso la sorella, la ragazza in giardino guardò l’ora: Jacques li aveva svegliati in poco più di venti minuti. Lo dicevano tutti che quell’uomo era un santo. “Buon mattino, Lelly. Il signorino si è svegliato?”

“Credo di sì, ma sai com’è la mattina…” Leyla e Dawn rientrarono in casa e si diressero verso le camere.

“Leyla… il tuo bagaglio è piccolo, vero?” la sorella minore si fermò, chiedendosi perché sperare.

“Certo, è delle dimensioni giuste per una settimana! Per chi mi hai preso?!” L’espressione della ragazza pareva quasi offesa. Dawn fece per rispondere ma, per la seconda volta nell’arco della mattinata, un gufo che pareva uno shuttle entrò dalla finestra. Leyla si tuffò con un bizzarro salto a parabola verso l’animale, lo afferrò e se lo mise dietro la schiena. Quando si voltò, era rossa come un peperone, e tentò un sorriso imbarazzato.

“Ecco, sai, è Margie, la mia amica delle Fiandre… eh... io e lei abbiamo una… ehm… fitta corrispondenza e…”

“Ciao, Leyla.” Dawn alzò un sopracciglio e preferì non indagare e tornarsene in camera. Certamente a Scarburough Castle non sarebbero mancati gli argomenti di conversazione. Finito di preparare la valigia di pelle scura, Dawnrose uscì dalla stanza ed andò in cerca di suo fratello. Lo trovò in bagno, con il rasoio in mano intento a farsi la barba.

“Ehi fratellone. Che cerchi?” Lucius si voltò verso di lei, con lo spazzolino in bocca. Era decisamente in ritardo, ma fare due cose insieme per gli uomini è davvero troppo.
“Ciao Dawn. Non trovo il tubetto del dentifricio, diavolo. Lo vedi?” La ragazza alzò gli occhi al cielo. Suo fratello era sempre pieno di problemi, la mattina.

“Lucius? Ce l’hai nell’altra mano.”

Mezz’ora dopo, i tre Malfoy erano davanti alla porta di casa, ciascuno con una valigia. O meglio, pareva che Leyla avesse trasferito l’intero guardaroba in una povera borsa.

“Leyla!” sbottò Dawn appena la vide “Il tuo bagaglio non è piccolo!” La sorella maggiore la fissò per un attimo, poi tornò ad occuparsi del suo piccolo armadio.

“È l’ideale per una settimana di vacanza!” Dawnrose decise di non continuare la conversazione, o sarebbero andate avanti per anni. Continuò comunque a squadrare con diffidenza la valigia della sorella, e a toccarla il meno possibile.

“Avanti, sbrighiamoci.” Lucius prese la sua borsa e, con un sordo crack sparì alla vista. Leyla tese la mano alla sorella, con l’altra impugnò la valigia, e si smaterializzò anche lei, trascinando via Dawnrose. Smaterializzarsi non era tra le cose più piacevoli del mondo: era come se qualcuno ti prendesse l’ombelico con delle pinze e giocasse insensatamente a tirarlo sempre più lontano da te. Come se non bastasse, quando il vortice finì, Dawn si trovò sdraiata sull’erba intenta a soffocare: il “bagaglio” di Leyla le era finito sullo stomaco. Con qualche imprecazione, la sorella la liberò.

“Non voglio mai più vedere quella mostruosità.” sibilò Dawnrose, trattenendo l’impulso di scioglierla nell’acido (la valigia, naturalmente, non la sorella).

 

  

  
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