Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Double Trouble    08/01/2010    3 recensioni
A Konoha sembra essere tornata la pace dopo La Grande Guerra, in cui l'ex traditore Sasuke Uchiha ha eliminato il precedente e corrotto consiglio degli anziani. Ma una nuova minaccia ha allungato i suoi artigli verso i figli dei nostri eroi, che ben presto conosceranno il dolore, la paura e la perdita, ma anche il coraggio di combattere al fianco dei propri amici, la speranza, e soprattutto i veri legami.
Dalle autrici di io e te, Eleanor89 e Recchan. Godetevi il seguito.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Casa Inuzuka era in vista

Casa Inuzuka era in vista. Era molto presto, e mi domandai se Ikaru fosse già uscito.

Sarebbe stato preferibile, ma non ci speravo troppo. E avrebbe potuto sentire il mio odore anche dopo, comunque. Avrei dovuto trovare una scusa, posto che Kiba-sensei non gli avesse poi raccontato tutto senza troppi problemi.

Quando varcai l'ingresso del giardino mi resi conto di essere circondato da quelle bestie feroci che si ostinavano a chiamare “cani”. Avrei davvero, davvero voluto terminare le loro inutili pelose vite con un chidori, ma poi Kiba-sensei, Ikaru e qualche altro idiota amante di quelle cose se la sarebbero presa con me.

E comunque erano separati da uno steccato, quindi forse non sarei stato morso. A meno che non avessero avuto qualche bestia geniale in grado di aprire le porte, cosa che non si poteva mai dire.

Non potevano avere gatti? I gatti erano carini, si facevano i fattacci loro e non ti riempivano di bava e schifezze simili, potevano graffiare, è vero, ma non con gli stessi risultati del morso di un gigantesco essere a quattro zampe con denti come tenaglie. I gatti erano belli e indipendenti, non appiccicosi e pulciosi e bavosi e tutte quelle cose brutte che finivano in osi.

Insomma, mi attaccai alla porta di casa e bussai forte, pregando che aprissero in fretta o l'avrei finita con l'avere una crisi di nervi.

«Eisen?»

Grazie a Dio.

«Sensei, posso entrare?» domandai sulle spine, e lui mi fece subito spazio alla porta, chiudendola alle mie spalle. Mi guardai attorno, felice di constatare che non ci fossero quelle cose bavose in casa.

«Cerchi Ikaru?»

«No. Mi chiedevo solo se ci fossero cani anche dentro.» risposi, fingendomi a mio agio per quanto possibile.

«Scherzi? Temari mi ridurrebbe in briciole. Ma intendevo in generale, perché Ikaru è uscito e non so quando tornerà.»

«No, volevo proprio parlare con lei.»

«Vieni allora.»

Era stranamente tranquillo, ero abituato ad un sensei più agitato, ma forse era così solo in allenamento. O forse dovevo avere un'espressione terribile, dopo aver visto tanti mostri in una volta.

Mi fece cenno di accomodarmi sul divano, e lui si sedette sulla poltrona.

«Che succede?»

Presi un respiro profondo. Ma in effetti, come potevo spiegargli il problema, se neppure io capivo quale fosse?

«No, ho cambiato idea. Forse è meglio che io me ne vada.» finì col dire, alzandomi.

«E no, adesso non te la cavi così! Non sei mai venuto a parlarmi, torna a sedere ora. O devo pensare che tu sia diventato un coniglio?»

Piombai sul divano di malavoglia, cercando ancora le parole.

«Che genere di problema è? E' per quello che è successo a casa tua?» provò a chiedere, e mi resi conto che se era tanto gentile era perché probabilmente preoccupato per me. Doveva aver frainteso, e di brutto, il mio modo di fare.

«E' un problema di donne.»

L'avevo detto veramente così? Ma forse era l'unico modo in cui potesse capire.

Kiba-sensei spalancò la bocca, scioccato. «Tu hai problemi di donne?»

Cos'era quel tono? Anche per lui ero freddo? Io non mi sentivo freddo!

«Appunto. Meglio che vada.»

«No, no! Sono solo... non sembrava... niente. Ah!» il suo sguardo si accese da far paura, «A casa da solo con la piccola Hiromi, eh?»

Acc...

«Non siamo esattamente soli.» ribattei con voce neutra, sfoderando la mia indifferenza. «E non è nulla di scabroso, per quanto la cosa possa deluderla.»

«Oh, andiamo, mi uccidi così. Speravo che con tutta quella tensione tra voi foste esplosi, in un modo o nell'altro.»

Forse non avevo capito bene. Ma era meglio attaccarmi a quest'idea che chiedere spiegazioni in più.

«A dire il vero abbiamo iniziato a conoscerci davvero più vivendo insieme, ieri, che non durante gli allenamenti o le missioni.»

«Non ne dubito, voi due comunicate praticamente solo tramite Heiji, e siete entrambi due tipi abbastanza chiusi.»

Ancora? Io non ero chiuso!

«E' lei quella chiusa.» specificai, imbronciato.

Kiba-sensei mi guardò stupito. «Credo tu abbia una strana visione di te stesso. Ma ancora non capisco il problema, avete finalmente iniziato a conoscervi meglio, pregi e difetti, no?»

«Beh, sembra più stupita lei. Io la conoscevo già da prima, avrò fatto più attenzione... e in effetti lei sembrava non reputarmi umano praticamente, il che vuol dire che non è andata oltre la superficie, ma insomma, non è una cosa carina, perché io invece sì. E mi dà fastidio che lei non l'abbia fatto, e non capisco perché vorrei che mi conoscesse, siamo solo compagni di squadra e malgrado ciò che dica Naruto-san, quando anche lei sarà jonin faremo missioni per conto nostro e ci vedremo ancora meno e addio idea di team come famiglia. Con Heiji no, magari, ma con lei sì di sicuro, proprio perché è lei quella che mantiene le distanze. E okay, forse un po' anche io. Ma non capisco perché mi dia fastidio, ecco. E al contrario quando è stranamente gentile con me mi fa più piacere di quando lo è Heiji, ma forse è perché sono abituato a lui gentile e non a lei, però comunque mi piacerebbe che lei lo fosse di più. E non so perché ma mi dà fastidio tutto quello che ho appena detto, sia che mi interessi, sia che mi dia fastidio che mi interessi cosa pensi di me. Capisce?»

Pensai che gli sarebbero caduti gli occhi a terra, tanto li teneva aperti.

«Cos...» boccheggiò per un momento, poi si portò le mani alle tempie. «Aspetta. Aspetta, vuoi? Allora, Hiromi è state gentile con te, e la cosa ti ha fatto più piacere di quanto ti aspettassi.» annuì, «E ti sei accorto che lei ti conosce meno di quanto tu conosci lei, e vorresti che lei ti conoscesse di più. E vorresti piacerle.»

Annuì ancora. Poi ci pensai. «Beh, piacerle non in quel senso.»

E ovviamente lui scoppiò a ridere, sguaiato come sempre, «Certo, e in quale senso? Di sorella ne hai già una, no? Dovresti sapere che il tuo non è amore fraterno...»

Eh?

No, eh?

«Che c'entra, io...» mi interruppi.

Oh, merda.

Allora era quello.

Mi piaceva Hiromi.

Oh, merda.

Kiba-sensei ricominciò a ridere.

«Ahh, ti ci vorrebbe un allenamento amoroso alla Gai-sensei! Oh, Eisen, sei entrato nella fase migliore della tua vita

Rideva a morte, e io mi alzai.

«No, ti prego, non andartene! E' fantastico tutto questo! Ora, sai cosa devi fare? Sii gentile e disponibile, ma non fare il tappetino, devi mantenere un modo di fare sicuro di te come il mio! Noi belli dobbiamo far vedere che sappiamo di esserlo, così le donne sanno con chi hanno a che fare...»

Oh mio Dio.

«Grazie, Kiba-sensei, ma...»

«E mi raccomando, se vuoi soltanto divertirti non farlo con la piccola Hiromi, è una ragazza seria, Eisen.»

«Non intendo “solo divertirmi” con nessuna, io!»

«Oh, non comportarti da idiota come tuo padre, hai del potenziale tu! Miho è molto carina, ad esempio!»

«Grazie dell'aiuto.» mormorai sconsolato, cercando di guadagnare la porta.

«Ehi, e Ikaru è innamorato?»

«A parte che non glielo direi se lo fosse, ma Ikaru è dell'idea che l'amore sia una cosa stupida.»

«L'amore è una cosa stupida!» confermò. Ma allora...? «E' stupida e ti fa comportare in modo stupido, ed è fantastico per chi ti sta a guardare, vedrai di cosa sarai capace!»

Già.

Alberi alberosi.

«Grande.»

«Cosa stai dicendo a quel povero ragazzo, Inuzuka?»

Temari-san, per fortuna. Forse lo avrebbe ucciso.

La guardai meglio, era in t-shirt e pantaloncini corti, ed era uno schianto.

«Ciao amore, è meglio se ti copri, il ragazzo è entrato nella stagione degli amori.»

«KIBA-SENSEI! Potrebbe rimanere privata la nostra chiacchierata?»

L'avrei ucciso per farla restare tale.

«Ma perché, non hai intenzione di dirglielo? E dire che discendi da persone piuttosto dirette e non mi sembri timido.» considerò riluttante.

«Sei un idiota.» commentò Temari-san, rivolta a lui. Poi guardò me, con quegli occhi che mettevano paura, «E tu fa come ti senti, semplicemente. Ignora Kiba, è un idiota.»

«Grazie amore.» rise lui, come se gli avesse appena fatto un complimento. «Ehi, Eisen, salutami calorosamente Tenten e Sakura.»

ANCHE DI FRONTE A SUA MOGLIE?!

Guardai lei, che sembrava indifferente, e lei se ne accorse.

«Lo fa solo per dare fastidio a Hyuga, a tuo padre e, quando capita, a quell'altro cretino di Shikamaru. Non direbbe mai sul serio, sa benissimo che lo farei a brandelli.»

Quell'altro cretino di Shikamaru. Era quindi il suo modo di essere amichevole?

«Mia madre farebbe a brandelli mio padre se anche solo scherzasse sopra queste cose.» mi ritrovai a dire.

Temari ghignò, ed ebbi un brivido.

«Ma anche io sono molto gentile con Shikamaru, cosa credi? E' un modo di fare di entrambi.»

«Che cosa?!» esclamò Kiba-sensei.

«Tutto chiaro. Io... vado, eh?»

Mi ignorarono e io uscii velocemente.

«Una cosa è se scherzo io. L' ho sempre fatto. Ma tu con quello lì, no! Con tutte le voci che c'erano tra voi...»

«Tesoro, il giorno in cui potrà importarmi di cosa ne pensi ti farò un fischio. Nel frattempo, preparami la colazione. Abbondante.»

Sentì vagamente la risposta di Kiba-sensei, «E dopo mi ridai le palle, magari.»

«Le tengo appese al muro insieme a quelle di Kankuro.»

Sorrisi.

Mi piaceva Temari-san.

Smisi di sorridere al pensiero che anche Hiromi mi piaceva.

 

Già che ero di strada, passai a casa.

Mia madre era stranamente presente, forse aveva chiesto un giorno di ferie all'ospedale, e c'erano un paio di tizi a sistemare delle assi. Probabilmente controllava che non rubassero o mettessero un'altra bomba.

Papà doveva essere da Naruto-san allora.

«Eisen!» mi salutò con un gesto della mano, e mi resi conto che mi era mancata.

Me ne accorgevo sempre quando tornavo dalle missioni, non prima, e ciò non era cambiato.

«Ciao ma'. Come sta la casa?»

Mamma sbuffò. «Peggio di quanto non sembrasse. C'erano danni anche al piano di sotto.»

«Ah.»

«Beh, accompagnami, devo lavare queste povere coperte...»

Mamma sospirò, ed io la seguì silenziosamente. Non era affatto normale che fosse così tranquilla, dopo che qualcuno aveva fatto esplodere parte della casa. Ci stavano nascondendo le loro ricerche, ne ero sicuro, e se era così allora significava che chiunque avesse causato ciò era raggiungibile sia da me che da Mikoto.

Quindi Mikoto aveva ragione, era qualcuno di Konoha.

«Come sta papà?» azzardai, e mia madre rispose un “bene” poco convinto. «Certo. Immagino che sia tutto rose e fiori.»

«Eisen...» disse soltanto lei, minacciosa, ed io lasciai cadere.

Per circa tre secondi.

«Come pretendi che io tenga a bada Mikoto se non mi dite ciò che sapete?»

«Ripensandoci, penso di poter lavare i vestiti da sola. Va da zio Naruto, eh?»

La mamma non lo chiamava con l'appellativo “zio” da quando ero piccolo, quindi ero riuscito a metterla in difficoltà. Un punto a mio favore.

«Mamma, perché non ti fidi di me?»

La mamma sbuffò. «Se è per questo neanche tu ti fidi abbastanza di me da dirmi che sei innamorato.»

No! Non mi sarei lasciato sviare da volgari illazioni! Che donna bugiarda e calcolatrice sapeva essere!

«E sì che io e tuo padre approviamo persino, essendo una Hyuga non può che farci piacere...»

Eh?

«Scusami?» soffiai, col tono più calmo che riuscii a trovare.

«Hiromi-chan. State insieme, no?» e lo disse con tono tanto carico di offesa che capii che ne era davvero convinta.

Qualcosa, nel mondo, stava andando veramente storto.

«Bloccati. Chi ti ha detto una cosa simile?»

E poi ci arrivai.

Il demonio.

Quel pettegolo mostro dai capelli rosa.

«Mikoto... è venuta qui a parlare ieri... ha parlato di me... e non del suo amore segreto?»

VENDETTA! VENDETTA!!! Quella disgraziata mi aveva appena segnato a vita parlando con la mamma, che non era tipa da tenersi le cose per sé, e con papà, di cui tenevo ad avere il rispetto, per sport? E se lo avesse detto in giro per Konoha? Cosa avrei fatto quando la voce fosse arrivata a Hiromi stessa?

Vendetta.

«Amore segreto?» ripeté la mamma, cogliendo l'esca.

«Di chi si parla?»

Papà non era da Naruto-san.

Papà era qui, ad aiutare.

Ottimo.

Fissai entrambi con falsa sorpresa, e dissi innocente: «Ma parlo di Mikoto e Ram-Ryo, no? È palese che stiano insieme, per questo ero stupito che papà avesse acconsentito a farla andare a palazzo. Beh, se non altro saremo uniti a vita con la famiglia di Naruto-san. Io vado, ciao.»

Giusto in tempo per vedere l'espressione accesa di mia madre passare ad una sconvolta per via della parte “con Naruto a vita” e mio padre gelare, semplicemente.

Corsi via, fiero di me.

Ma la rabbia non scompariva.

 

Avevo incontrato Tenten-san quella mattina, e l'avevo avvisata che avrei pranzato a casa, quindi non mi feci problemi a trasferirmi momentaneamente da Ayame-san e Choji-san, il ristorante era più o meno pieno ma c'era sempre un posto per noi ragazzi. Ero semplicemente furioso e non potevo tornare a casa Hyuga, mi avrebbero beccato subito, e come spiegare?

Sbattei le bacchette contro il bancone, facendo ballare anche la ciotola di ramen. Un momento: perché diamine stavo mangiando ramen? Io odiavo il ramen, e per associazione mi veniva in mente Ryo e quindi quel mostro di mia sorella! Per non parlare di Hiromi che era ramen-dipendente! Che educazione aveva ricevuto per esserlo? Perché Neji-san non l'aveva chiusa nel sottoscala fino a farla riprendere? E perché mi innervosivo sempre di più? Dovevo sfogarmi, maledizione!

«Eisen, sei proprio tu? Da quando mangi ramen?» la voce di Ikaru mi fece riprendere.

Mi voltai verso di lui di scatto: «Pensa ai fatti tuoi. Vengo a chiederti perché bevi birra appena puoi? No, allora sta zitto.»

Lui fece un passo indietro, spalancando gli occhi.

Tutti erano convinti che da arrabbiato mi bastasse essere gelido, ma la verità era che non mi ero mai arrabbiato veramente con Heiji, anche se era stupido. Molto stupido. La verità era che mi ero arrabbiato solo contro Mikoto, ed Ikaru era stato presente due volte, e ci aveva visto all'opera, scoprendo che no, non ero freddo. Al contrario, le nostre tecniche di elemento fuoco ci rispecchiavano bene, e l'avevano scioccato abbastanza da permettergli di riconoscere i segni da lontano.

«Bene, io vado. Gli altri mi aspettano, è stato un piacere.» accennò, parlando più velocemente del solito.

Gli altri? Ma non mi dire...

«Ikaru. Fermo.» gracchiai. Che fine aveva fatto la mia voce melodiosa? Comunque, Ikaru si bloccò sul posto. «Dove stai andando e da chi?»

«Beh, al solito prato, pensavamo di mangiare assieme. Heiji stamattina mi ha detto che avresti mangiato dai tuoi, e noi abbiamo pensato di vederci per conto nostro, NON che ti volessimo escludere! Solo che anche Mikoto sarebbe stata a pranzo a casa vostra, quindi noi saremmo rimasti per-»

Lo bloccai, alzando la mano.

Mikoto avrebbe pranzato a casa? Significava che ora era a conoscenza delle mie paroline di troppo... e questa era la guerra. Ero sicuro che mi avrebbe raggiunto dagli altri, sicura di trovarmi da loro.

Cominciai a ridacchiare di gusto, traumatizzando Ikaru ancora di più. «Al prato, eh? Mikoto ci andrà. Vengo anche io. Avvisa pure gli altri, oggi morirà qualcuno.»

«Cos... Eisen, ti prego, non facciamo sciocchezze. Non so che succede, ma...»

«Già, non lo sai. Sparisci ora.»

E mentre Ikaru correva, io sbattei sul bancone un mazzo di banconote senza contarle e lo seguii, infilando il mantello nero preso da mio padre. In testa avevo solo la splendida immagine di un me stesso che puniva Mikoto a botte. Il sangue non sarebbe mancato, in quel pomeriggio maledetto.

 

«Okay, dovete scappare. Eisen è incazzato nero.» era la voce concitata di Ikaru. Ma che modi di avvertire erano?!

«E allora? Eisen è sempre arrabbiato con me. Con chi ce l'ha?»

«No, Heiji! Eisen non è MAI arrabbiato con te! Tu non sai com'è! Dio, dobbiamo andarcene, dobbiamo andarcene veramente prima che arrivino!»

«Ma chi? Bakaru, ti calmi? Sei isterico!»

La voce di Hiromi mi bloccò per mezzo di secondo. Ecco, tra Kiba-sensei e le sue scemenze e Mikoto e le sue cattiverie, ora non ero neppure libero di vederla normalmente!

E poi notai una chioma rosa arrivare dal punto opposto, risalendo il terreno in pendenza. Camminava a passo di marcia, e mi diede la spinta per riprendere a camminare, calciando via un cestino della spazzatura che andò a fracassarsi contro il tronco. Il vento mi scompigliò i capelli appena uscì allo scoperto e il mantello volò alle mie spalle, mentre fissavo truce gli occhi verdi di mia sorella, che brillavano da lontano di rabbia selvaggia.

Beh, eravamo pari.

«Oh.» accennò Miho.

«Bene, ci vediamo.» salutò a bassa voce Ryo, che sentii perché i miei sensi si erano affinati come prima di una battaglia.

«TU! STRAMALEDETTO STRONZO!» urlò Mikoto, e sentì tutti sobbalzare, poiché non l'avevano neppure vista.

«IO? TU, CAROGNA BASTARDA!» urlai a mia volta, come diavolo osava? «Come ti permetti di andare a dire a mamma e papà le mie cose in giro...!» e poi cominciammo entrambi a inveire.

«COME TI PERMETTI TU! Hai sparato solo cazzate senza senso, come se io potessi...»

«... e poi se è per questo hai iniziato tu...!»

«...Traditore di merda! Almeno le mie non erano menzogne e...»

«... e vedere la mamma con quella faccia che-NON ERANO MENZOGNE? Ma brutta...»

Cominciammo a urlare qualsiasi cosa ci venisse in mente, ma non scordai di fare attenzione a non nominare Hiromi, così come lei evitò di nominare Ryo, essendoci spettatori presenti. Spettatori sconvolti presenti che notai con la coda dell‘occhio prima di spostare indietro i capelli che mi erano scivolati sul viso.

«Vuoi che ti pesti a sangue? Se lo vuoi devi solo dirlo!»

«Come se io potessi avere paura di una mocciosa coi capelli rosa!»

«Ah, certo, tu e le tue palle da uomo vissuto e moro, come se non fossi il cocco di mamma!»

«Parla la figlia prediletta di paparino! Ma ora vedrai come ti passerà!»

«Ehm, ragazzi... non diciamo cose di cui potremmo pentirci, eh?» tentò di dire Heiji, e noi gli abbaiammo contro: «FATTI NOSTRI!». In quel momento potei guardare meglio gli altri e notai Hiromi annichilita, Miho che tentava di non ridere, Ryo a bocca aperta, Ikaru con le mani sugli occhi, Shizuru imperscrutabile come sempre e Haru con una mano sulla testa.

«Sei un pezzente e sempre lo sarai.» concluse Mikoto.

«E tu non avrai mai una vita tua né l'hai mai avuta, ecco perché ti disturbi a sparare cazzate sulla mia.»

Vidi distintamente il bagliore negli occhi di lei.

«Ecco, tipo questo. Tipico.» sussurrò Heiji, un secondo prima che Mikoto spiccasse il balzo in avanti per spintonarmi, e capitombolassimo entrambi giù per la discesa, rotolando.

Le urla degli altri che chiamavano i nostri i nomi si fusero nel caos, e parecchie pietre rischiarono di ferirmi la schiena e i fianchi, ma strinsi i denti e le tirai i capelli con forza, mentre lei mi riempiva di pugni contro il petto con violenza assurda. Io le strappai una ciocca e le morsi un braccio, liberandomi e dandole un pugno contro la spalla, attento sempre e comunque a non esagerare, dato che il demonio era sempre una femmina del cavolo. Lei naturalmente cercò di colpirmi con un calcio tra le gambe, ma parai e la colpì all'altra spalla, mentre lei mi artigliava la faccia.

Sentì improvvisamente parecchie mani tirarmi indietro, e vidi Ikaru e Haru tirare lei via, sollevandola di peso con l'aiuto di Miho. Mikoto riuscì comunque ad assestarmi un calcio al ginocchio, mentre io mi agitavo violentemente, sfuggendo alla presa di Heiji e colpendola quasi con una manata.

«BUONI! ANIMALI!» gridò Hiromi ad un mio orecchio.

«MUORI! BASTARDO!» mi gridò Mikoto, a cui Miho tappò la bocca subito.

Io mi divincolai, mandandola all'inferno.

«Ei-chan!» si lamentò Ryo disperato.

«Non ci posso credere...» borbottò Heiji, che si massaggiava il braccio.

«Cuccia!» esclamò Ikaru, rivolto invece a mia sorella, che lo fissò con profondo astio.

«Siete completamente fuori di testa.» commentò Shizuru, che stava a fissarci a braccia incrociate dall'alto. «Era questo che intendevi con “arrabbiato”, Ikaru?»

«Sì, a casa son sempre così.» confermò lui.

«CHE COSA?» si sconvolsero gli altri.

«Mi lasciate andare?» ringhiai, e tutte le mani magicamente sparirono. Come avevano osato bloccarmi?«Ikaru, Haru, Miho, voi venite con me.» ordinai, con tono offeso.

Mikoto si liberò del tutto, e prima che me ne rendessi conto stava già lanciando il primo ninjutsu di fuoco che le passava per la testa. Parai con la sua stessa katana, lanciandole dietro una pietra che avevo ancora stretta tra le mani e che evitò per un soffio di spaccarle la testa, quando un urlo terribile ci piantò sul posto.

Mamma.

«Usare un jutsu contro tuo fratello, come hai potuto? Lo dirò a tuo padre!»

Che ovviamente se la prese con Mikoto, perché ero davvero il suo cocco.

«E certo, sempre io ci devo passare! Sei di parte!»

E perché ovviamente Mikoto le rispondeva male.

Guardai i miei due compagni di squadra e Ryo con profondo sdegno, mentre le due donne della mia vita, con ovvio sarcasmo dicendo, si scannavano a parole. A quel che capii Mikoto se l'era svignata appena nostro padre aveva aperto il discorso “fidanzato”, capendo subito cos'era accaduto, e già questo a mamma non era andato giù.

«Che c'è, che abbiamo fatto?» mormorò Heiji già colpevole.

«Avete bloccato me, non lei. Traditori.»

«Ma Eisen...» cominciò Hiromi, ed io mi voltai di scatto, non potendo affrontare LEI, afferrando Ikaru per le spalle, che rise istericamente, e Miho per il braccio, con più delicatezza. Haru, ricordando che era stato nominato insieme a loro, ci seguì tranquillamente, e nonostante lui e Ikaru fossero come cane e gatto, nessuno di loro protestò per la convivenza forzata.

Si erano impressionati?

«Dove andiamo?» cinguettò Miho, un po' nervosamente.

«Appartamento di Ikaru.» proclamai solennemente. E per appartamento di Ikaru si intendeva quello in cui aveva vissuto Temari-san da ragazza, quando era venuta a stare a Konoha per lavoro e poi aveva conosciuto Kiba-sensei, un appartamento con un piano bar meraviglioso, dove Ikaru passava gran parte delle serate con le sue conquiste.

Forse bere un bicchierino mi avrebbe aiutato a sfogarmi del tutto.

 

«Che problema ti affligge, amico?» tentò con una certa dose di coraggio Ikaru.

Io per tutta risposta scolai un bicchiere di saké.

«Problemi di cuore.» rispose per me Miho, rischiando di farmi soffocare.

«No.»

«Oh, sì invece. Eisen, non puoi cadermi così in basso.» cominciò Ikaru, pronto per uno dei suoi discorsi contro l'amore. Ikaru era per il sesso, per l'amore libero, per tutto ciò che non comportasse legami.

«Devi solo divertirti alla tua età, per l'amore c'è tempo.» recitò con aria saputa Miho.

«Guarda me, io passo da una ragazza all'altra e restiamo anche amici, senza problemi.» si aggiunse Haru, che palesemente se ne beffava.

«Ehi! Miho-chan, mi fa ovviamente piacere che tu conosca il mio pensiero, ma tu, Uzumaki, devi proprio tapparti la bocca o te la chiudo io a calci.»

Ecco, appunto. Ikaru e Haru si detestavano. Non che di Haru sapessi molto, soltanto che era il figlio di Sai-san, che gli aveva dato il nome in onore della mamma e il cognome Uzumaki in onore di Naruto-san. Ma per ciò che riguardava la sua sola esistenza: zero. Ikaru lo nominava ben poco.

«Muori, Inuzuka. Vorrei proprio vedertici provare.» rispose Haru con un sorriso insopportabile in quel momento. Ah già, sapevo anche che sorrideva come Sai-san da ragazzo, secondo la mamma.

«Siamo qui per bere.» ricordai poco convinto, mentre Miho versava dell'altro saké a tutti.

«Comunque, Eisen, non farti paranoie per l'amore, non ne vale la pena. Cercati una con cui divertirti e dimenticati di Hi-di chiunque tu stia pensando.»

«Non ho problemi di cuore, ma ho una sorella di troppo.» sibilai, bevendo un altro bicchiere.

«Ma sì, approfittiamone...» accennò Miho, bevendo direttamente dalla bottiglia.

«Mal che vada ci ubriachiamo un po', no? Che vuoi che succeda?» approvò Ikaru con un sorriso accattivante, già praticamente rivolto alle altre bottiglie.

 

«Oh mio Dio.»

Non era la voce della mia fantastica compagna di squadra?

«Che c'è? Ah! Mi-Miho-chan, che fai?»

E del mio fantastico compagno di squadra!

«Sono sbronzi.» comunicò una persona coperta da un giaccone. Com'è che si chiamava? Shimu? Shirizu?

«Heiji, ti voglio tanto bene!» squittì Miho, che era veramente, veramente simpatica. Notai una farfalla, poi mi resi conto che doveva essere una foglia, e cominciai a ridere. Ah, la vita era divertente!

Sentì un coro estasiato, e notai le compagne di accademia che mi fissavano. In qualche modo decisi di andare verso i miei fantastici compagni, sentendo la testa leggera come una palla di elio.

«Altro alcol in arrivo!» proclamò Ikaru, volando dall'altra parte del bancone e cadendo a terra.

«Sei un idiota. Ora ti pesto a sangue!» gridò Haru moltomoltomoltomolto-arrabbiato. Il mio amico Ramen lo bloccò per le braccia. Ramen, che strano nome.

«Dov'è Eisen?»

Ah, la mia fantastica compagna di squadra aveva bisogno di me!

Li abbracciai entrambi alle spalle, braccia intorno al collo, e li salutai con entusiasmo.

«Oh mio Dio.» la sentì ripetere.

«Voi... voi siete i migliori compagni che abbia mai avuto!» esclamai felice.

«Ne ha mai avuti altri?» domandò quello spassoso di Heiji, dopo una breve pausa.

«No. Eisen, senti...» cominciò Hiromi.

«Heiji! Sei così freddo con Miho-chan!» esclamò Miho, con un dito sulle labbra.

Sentì chiaramente la pelle di Heiji scottare contro il mio braccio, e scoppiai a ridere incontrollabilmente, e ancora di più vedendo Ikaru riemergere dal bancone con la bottiglia in mano. Era veramente buffo, anche Ikaru.

«N-No... I-io non sono...» balbettò il mio migliore amico con grande carisma. Io mi guardai attorno.

«C'è UN KARAOKE!» esclamai estasiato, correndo via.

«CANTO IO! IO IO IO!» ululò Miho che mi aveva seguito subito, e fu afferrata per vita da Ikaru e sollevata per aria, tra le risate.

«No, sentirvi stonare da ubriachi non è nelle mie corde.» sentenziò improvvisamente quella strana donna... SHIZURU! Ecco chi era!

«Stonare?» ripeté Ikaru, ed io mi portai le mani al cuore mimando una ferita profonda, per poi ricominciare a ridere.

«Ragazzi...» ci chiamò Choji-san.

«Lei è un buon uomo, Choji-san. Ci lasci fare. Ci ricorderemo di lei, lei... si ricordi di noi!»

«Che cosa?»

Ops, avevo perso il punto del discorso.

Ikaru attaccò con la prima canzone che trovava, e ci lanciamo in un fantasticissimo duetto. Gli altri ci guardavano a bocca aperta, e notai che le ragazze dell'accademia si stavano scalmanando, mentre Choji-san e Ayame-san ricevevano decine di ordinazioni in una volta sola.

«E ti pareva che non sapessero pure cantare!»

Certo, la mia Hiromi sembrava un attimino esasperata, ma il calore del pubblico era tutto ciò che contava. Ah, il mio pezzo preferito! Aprì la cerniera della giacca, e cominciai a cantare il ritornello:

«E... le mie mani sul tuo corpo... le mie labbra sulle tue... FACCIAMOLO ORA! FACCIAMOLO SEMPRE!»

Le ragazze esplosero semplicemente in grida inumane, mentre il prode Ikaru partiva con la sua strofa.

E Hiromi era arrossita.

Stavolta l'avevo vista, beccata in pieno.

Saltai già dalla pedana e mi accolsero anche coriandoli, e io salutai mandando baci e levandomi la giacca.

«Oddio, adesso lo violentano...» sbottò Ryo. E mi accorsi che c'era anche la mia sorellina, perché avevamo litigato? Beh, poco importante.

«Miko-neechan! Pace!» esclamai con allegria, e lei mi guardò con gli occhi spalancati che prima rivolgeva ad Ikaru, ancora a cantare, e Miho che duettava con lui. Heiji sembrava sul punto di saltare sul palco.

«Cos... quanto accidenti hai bevuto? Ah!» l'abbracciai e feci una giravolta con lei ancora stretta a me.

«Pace! Anche tu sei una brava ragazza! Voglio che sia scritto!»

«Certo.» confermò lei, che era appunto una brava ragazza.

«Noi chiudiamo e vi lasciamo il locale. Meglio evitare che tornino a casa così, e le ragazze potrebbero distruggere il locale dopo aver ordinato.» sospirò Choji-san, che guardava Miho in particolare. Ah, giusto, era amico coi suoi genitori. Team 10 e tante belle cose.

«Sì, meglio.» confermò Hiromi.

«E poi abbiamo fatto più soldi in questi dieci minuti che in una settimana intera.» continuò lui, ridendo mentre si allontanava.

Io mi diressi verso Hiromi, e le presi le mani di scatto, facendola voltare. 

«Ei-»

«Avevo ragione.»

«Su cosa?» domandò lei, troppo stupita per tirar via le mani... o forse le stava bene?

Io scossi la testa, sorridendo. Stava tornando ad essere rossa, ed era terribilmente carina.

«L'amore è una merda.»

Ecco, ciò non potevo condividerlo. Mi voltai verso Ikaru, che si era seduto sulla pedana con la testa tra le braccia.

«Ikaru?» chiamò Heiji, che aveva di nuovo Miho tra le braccia e sembrava sul punto di esplodere.

«Si sta troppo male per amore, troppo male...» continuò come se non l'avesse sentito.

«Pensavo che tu odiassi l'amore, non che ti facesse soffrire.» accennò la mia adorabile sorellina.

«E' che lei non mi ama!» inveì improvvisamente Ikaru, sollevando la testa e guardandomi. «Come farai tu, se quando sarai innamorato lei non ricambierà? Tu sai sempre cosa fare, dimmelo allora! Perché io non ce la faccio più!»

Sentì l'allegria scemare, rendendomi conto che stava andando alla sbronza triste, e che non stava dicendo cose senza senso. E poi aveva ragione, Hiromi non... Hiromi cosa?! Kiba-sensei mi aveva messo cose strane in testa.

«Mi ucciderò. Con la katana. Arakiri

«EISEN!» strillarono tutte e tre le ragazze rimaste. Cioè, anche Heiji. Tutte e quattro le ragazze rimaste.

«Vi ucciderò tutti, un giorno.» commentò Haru da sotto il tavolo.

«Ne siamo lieti.» confermai.

«Ikaru, tu stai decisamente male. Ryo, aiutalo.» ordinò Shizuru.

Ikaru la guardò, con un espressione così sofferente che per qualche secondo mi sentì sobrio e nauseato. Poi sentì l'elio gonfiarmi la testa di nuovo.

«Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, voglio stare solo.» accennò, alzandosi barcollante. «...In effetti sto per vomitare però. Bagno?»

«Ci penso io!» Ryo, in un fulmine arancione, si precipitò ad accompagnarlo.

«Andiamo all'appartamento di Ikaru, Ramen. Appena puoi. Shizuru, aiutami a portare Haru, credo non abbia intenzioni omicide anche con noi. Heiji, tu porterai Miho, tanto non ti si stacca di dosso.» decise Mikoto.

«Chi? Cosa?» fece Heiji, stridulo. Io ridacchiai.

«Ad Eisen devo pensare io, lasciatemi indovinare.» borbottò Hiromi, ancora con le mani nelle mie oltretutto. Il mio sorriso si allargò.

«Non mi vuoi?» domandai, con i migliori occhioni che riuscì a sfoderare. Hiromi si bloccò.

«Molto più bravo di Heiji e Mikoto, complimenti.» mormorò, ed io sorrisi di nuovo.

«Forza cavallino! Corri!»

E come c'era finita Miho sulle spalle di Heiji?

Poco dopo eravamo per strada, io con il braccio sulle spalle di Hiromi, il cavallino con Miho davanti a noi di qualche metro, gli altri indietro per ovvie ragioni.

«Mi sta venendo sonno... abbiamo girato tutta Konoha, sai?» le raccontai, di nuovo entusiasta.

«Non oso immaginare...» accennò lei, ed io mi lanciai in un racconto delle nostre imprese, sino all'appartamento di Ikaru. Entrammo, e il gruppo di Haru ci raggiunse dopo qualche minuto. In lontananza vedevo già il padrone di casa in compagnia di Ryo.

«Avvertirò io i vostri genitori, dirò che abbiamo un lavoro da sbrigare, tutti, in vista della prossima missione.» annunciò improvvisamente Shizuru una volta giunta alla porta, ed io fui certo che nessuno avrebbe fatto domande a quella strana donna.

«Ah, quindi è qui che vi siete ubriacati.» sospirò Hiromi, notando le bottiglie sparse a terra.

«Hiromi-chan, sei davvero bella, te l'ho mai detto?»

«Per farmi arrabbiare? Parecchie volte.» rispose lei, ed io la guardai offeso, mentre mi spingeva contro il divano di Ikaru.

«Per cosa? Io non lo direi mai per farti arrabbiare!... Beh, forse qualche volta... però io lo penso davvero! Tu... Tu sei troppo insicura!»

«Quello che si è ubriacato sei tu.» mi fece notare lei, sopracciglio inarcato e cipiglio Hyuga in atto.

«E' diverso! E'... complicato! E tu sei troppo insicura! Tu sei bella, sei forte, e sei stupida perché non lo capisci, ecco.» E incrocia le braccia.

«Non ho capito se devo essere imbarazzata o offesa.»

«Neanche io. Quando lo capirò ti farò sapere.» borbottai, sentendomi improvvisamente troppo stanco. Mi lasciai scivolare contro il bracciolo del divano, stiracchiandomi.

E mi colse l'angoscia.

Hiromi fece cenno di andarsene, ma la bloccai di nuovo per un braccio, tirandola verso il basso.

«Non starai regredendo anche tu in stile Miho, vero?» domandò forse spazientita, chinandosi verso di me.

«Non lasciarmi.»

«Sto andando solo a prenderti un secchio, non si sa mai che tu...»

«No, non hai capito. Tu e Heiji non lasciatemi.» sussurrai. Lei spalancò gli occhi. «Squadra, ricordi?»

«Sì. Cioè no, Eisen, non... non ne abbiamo l'intenzione.»

«Lo so che se fossi in squadra con qualcun altro saresti già jonin, e che sareste entrambi in missioni fantastiche e grandi avventure e cose così, ma non è... non ci posso fare niente.»

«No, no, infatti.»

«Però io voglio davvero bene alla mia squadra. Non sono come era mio padre.»

«No, non lo sei.»

Sorrisi, sentendo quello strano peso che mi aveva aggredito al petto volare via.

«E sei davvero bella.»

Hiromi arrossì ancora, alzando gli occhi al cielo.

«Va bene, va bene...»

Chiusi gli occhi, ancora sorridendo.

Li riaprì dopo quello che mi parve un istante, e fuori era mattina. E che cavolo? Ah già, mi ero ubriacato e via dicendo. Com'è che io ricordavo sempre tutto dopo le sbronze?

«Sto per morire...» sentì dire, grazie al completo silenzio che regnava  nell'appartamento, a Haru.

Mi alzai, dirigendomi verso il piano di sopra, attento a non svegliare mia sorella che dormiva in un futon di fortuna.

«Credo di aver vomitato anche lo stomaco.» mi informò la voce di Ikaru, che in effetti sembrava uno spettro.

Lui era addossato al muro, Haru era seduto per terra con un cuscino premuto in testa, Miho poggiava la testa contro un tavolo, pigolando: “Abbassate la voce.”, Hiromi ed Heiji, che si erano cambiati e quindi erano tornati a casa a dormire, avevano portato qualcosa da mangiare, Shizuru e Ryo, anche lui si era cambiato, stavano ritirando dei futon che probabilmente erano stati i letti temporanei per alcuni di loro.

«Chi sa cucinare?» domandò Heiji che non sapeva ovviamente fare neanche il caffè.

«Cerchi di uccidermi?» latrò Ikaru, indicando un secchio che gli sarebbe potuto servire ancora.

«Ci penso io, il caffè è quello che ci vuole per questi poveracci. Buongiorno.» salutai, mosso a compassione.

Tutti si voltarono a guardarmi, mentre prendevo la confezione del caffè e la facevo saltare da una mano all'altra, in cerca della caffettiera. «Ah, eccola.» La presi, e accesi il gas.

«Ma stiamo scherzando? Dove sono i suoi postumi? Cos'è quell'aspetto perfetto di prima mattina poi?» domandò Miho con voce stridula.

«Io non ho mai postumi.» risposi senza guardarla.

«Lui non ha mai postumi.» confermò Ikaru che lo sapeva bene.

Il commento più gentile fu un “maledetto bastardo” a denti stretti, di Haru.

«Sei riusciti a rompermi la giacca con un morso, razza di cagnaccio.» notò Ryo solo allora, che sembrava tra l'altro anche lui uno che si era ubriacato la sera prima. La mattina aveva i capelli, già troppo lunghi, più sconvolti del solito.

«Lasciamela e te la cucio io per ripagarti il danno. Non chiedermi soldi però.»

Tipico, Ikaru era sempre a corto di soldi.

«Sai... cucire?» rantolò Heiji, colpito a morte.

«Lui non sa fare niente in casa, sai Ikaru?» feci, parlando quasi sopra di lui.

«Scherzi? Io non so cucinare, ma cucire sì. Se no come farei coi miei bellissimi vestiti in missione?»

Sorrisi, immaginando l'espressione di Heiji, e mi voltai verso Ryo. Mi sentivo un po' in colpa sapendo che ora mio padre lo odiava profondamente a causa mia e per motivi non esattamente reali.

«Io se vuoi ti posso dare una mano coi capelli.» offrì, tanto per vantarmene. «I miei li taglio io.»

Era divertente scioccare gli Hyuga.

«Così farai colpo su Mikoto.» aggiunse Ikaru, che si stava evidentemente riprendendo.

«Ritiro l'offerta.»

Miho rise: «Eisen a quel che dice Hiromi sa fare tutto. E' proprio un uomo da sposare e ora si scopre che lo è pure Ikaru.»

«Miho-chan...» protestò Heiji.

«Beh, tu almeno sei un bel ragazzo, quindi sei un uomo da una botta e via.»

Ascoltai parecchio divertito il fracasso di Heiji che si incartava in cucina e quasi uccideva il pentolame di Ikaru, assordando quei poveracci con ancora i postumi e svegliando Mikoto.

No aspetta, Hiromi diceva che sapevo fare tutto?

Mentre il profumo del caffè cominciava a riempire l'aria, e mia sorella compariva in tutta la sua pressione bassa del mattino con annesse manie omicide, io guardai Hiromi, con aria indifferente.

«Ho fatto qualcosa di stupido ieri?» domandai, consapevole che Ikaru mi ascoltava attentamente, sapendo che io non dimenticavo mai nulla. Solo le prime volte che avevo alzato il gomito i ricordi erano una nebbia indistinta, come quella in cui avevo forse baciato Miho, ma da allora ogni dettaglio mi restava attaccato alla mente.

«Non ricordi?»

«Non ricordo mai nulla.» mentì io, alzando le spalle. Mi sentivo generoso, non volevo farle pesare la conversazione della notte prima.

«Hai cantato al karaoke e sterminato le ragazzine dell'accademia con mezzo spogliarello, da Choji-san e Ayame-san.»

E lei naturalmente era d'accordo sul non tirare in ballo strane storie.

«E sono stato bravo, scommetto.»

«Hai cantato una canzone a sfondo sessuale, credo che non potrai più uscire di casa senza rischiare di essere aggredito.»

«Sono stato bravo.»

Lei sbuffò. «Ah, e mia madre spera di rivederti a casa oggi, se avete finito “il lavoro”. E anche mio padre, direi.»

«Mi amano già più di Heiji.»

«Questo senza dubbio.»

E il fatto che Heiji non protestasse, significava soltanto che il commento di Miho ce l'aveva portato via per sempre.

Ah, che brava ragazza.

Addio mio ex migliore amico.

Non potrò mai dirti quello che provo per tua sorella...

Maledizione, non riuscivo neanche più a pensare tragicamente in santa pace! Sarei diventato un frustrato!

L'unica consolazione era che Ikaru non mi avrebbe eccessivamente rotto le scatole, pena le mie domande sul suo strano discorso depresso sull'amore.

Che comunque Heiji gli avrebbe fatto con me presente.

Eh sì, alla prossima serata tra uomini ce la saremmo vista male tutti e quattro, compreso il tizio biondo che faceva gli occhi dolci a mia sorella.

Molto, molto male.

 

 

 

 

 

 

Insomma, a Eisen non piacciono molto i cani.

Poi, siccome è un perfetto Gary Stu, lui torna bello e pimpante anche dopo le sbronze.  Sbronze che tirano fuori le sue paure più profonde, tra cui quella di essere considerato alla stregua del suo paparino dai compagni di squadra. Ora ama e rispetta profondamente Sasuke, ovviamente, ma non vuole essere com'era lui alla sua età.

Andare a parlare con Kiba è stupido, ma Eisen è un ragazzino, e il suo sensei è l'unico a cui può rivolgersi vista la gente da cui è circondato.

Non ne posso fare a meno, ma la storia sembra ruotare più attorno alla sorella che a lui. Purtroppo va così da sé, dopotutto dei due è Mikoto la vendicatrice.

Passo la parola a Recchan, che risponderà ai commenti sul suo capitolo.

P.S. Sì, è colpa sua se abbiamo aggiornato in ritardo. XD

 

 

 

Certo, la colpa è sempre mia XD *passa alle recensioni prima che qualcuno la picchi*

 

Celiane4ever: ma come non ha ereditato niente da Neji? È praticamente Neji col ciclo XD il che è bruttissimo. Poi, si, Heiji è un grande(idiota), lo stimo XD *come se non scrivesse lei*. Ah, quante ne combinerà…*beve thè*. Anche io credo che non sia figlio di Neji, è un incrocio tra Rock Lee e Naruto XD terribile (peggio di Neji col ciclo)! Prima o poi avrà anche lui il suo fan club, ne sono certa.

Grazie per la recensione e continua a seguire mi raccomando! :D (anche se aggiorniamo dopo secoli ._.)

Kimly: siii *___* sono due piccioncini! XD *Hiromi imbraccia il fucile*

Mi stupisco da sola di quanto siano fantastici insieme, Eisen poi mi fa morire XD.

Grazie anche a te per la recensione! Ci fa sempre piacere :D.

 

Mi dispiace per il ritardo ma queste vacanze di natale sono state una tragedia, e non ho neanche scritto un cavolo .__.

Beh, al prossimo capitolo!

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Double Trouble