Casa Inuzuka era in vista.
Era molto presto, e mi domandai se Ikaru fosse già uscito.
Sarebbe stato preferibile, ma
non ci speravo troppo. E avrebbe potuto sentire il mio odore anche dopo,
comunque. Avrei dovuto trovare una scusa, posto che Kiba-sensei non gli avesse
poi raccontato tutto senza troppi problemi.
Quando varcai l'ingresso del
giardino mi resi conto di essere circondato da quelle bestie feroci che si
ostinavano a chiamare “cani”. Avrei davvero, davvero voluto
terminare le loro inutili pelose vite con un chidori, ma poi Kiba-sensei, Ikaru
e qualche altro idiota amante di quelle cose se la sarebbero presa con me.
E comunque erano separati da
uno steccato, quindi forse non sarei stato morso. A meno che non avessero avuto
qualche bestia geniale in grado di aprire le porte, cosa che non si poteva mai
dire.
Non potevano avere gatti? I
gatti erano carini, si facevano i fattacci loro e non ti riempivano di bava e
schifezze simili, potevano graffiare, è vero, ma non con gli stessi
risultati del morso di un gigantesco essere a quattro zampe con denti come
tenaglie. I gatti erano belli e indipendenti, non appiccicosi e pulciosi e
bavosi e tutte quelle cose brutte che finivano in osi.
Insomma, mi attaccai alla
porta di casa e bussai forte, pregando che aprissero in fretta o l'avrei finita
con l'avere una crisi di nervi.
«Eisen?»
Grazie a Dio.
«Sensei, posso
entrare?» domandai sulle spine, e lui mi fece subito spazio alla porta,
chiudendola alle mie spalle. Mi guardai attorno, felice di constatare che non
ci fossero quelle cose bavose in casa.
«Cerchi Ikaru?»
«No. Mi chiedevo solo
se ci fossero cani anche dentro.» risposi, fingendomi a mio agio per
quanto possibile.
«Scherzi? Temari mi
ridurrebbe in briciole. Ma intendevo in generale, perché Ikaru è
uscito e non so quando tornerà.»
«No, volevo proprio
parlare con lei.»
«Vieni allora.»
Era stranamente tranquillo,
ero abituato ad un sensei più agitato, ma forse era così solo in
allenamento. O forse dovevo avere un'espressione terribile, dopo aver visto
tanti mostri in una volta.
Mi fece cenno di accomodarmi
sul divano, e lui si sedette sulla poltrona.
«Che succede?»
Presi un respiro profondo. Ma
in effetti, come potevo spiegargli il problema, se neppure io capivo quale
fosse?
«No, ho cambiato idea.
Forse è meglio che io me ne vada.» finì col dire,
alzandomi.
«E no, adesso non te la
cavi così! Non sei mai venuto a parlarmi, torna a sedere ora. O
devo pensare che tu sia diventato un coniglio?»
Piombai sul divano di
malavoglia, cercando ancora le parole.
«Che genere di problema
è? E' per quello che è successo a casa tua?» provò a
chiedere, e mi resi conto che se era tanto gentile era perché
probabilmente preoccupato per me. Doveva aver frainteso, e di brutto, il mio
modo di fare.
«E' un problema di
donne.»
L'avevo detto veramente
così? Ma forse era l'unico modo in cui potesse capire.
Kiba-sensei spalancò
la bocca, scioccato. «Tu hai problemi di donne?»
Cos'era quel tono? Anche per
lui ero freddo? Io non mi sentivo freddo!
«Appunto. Meglio che
vada.»
«No, no! Sono solo...
non sembrava... niente. Ah!» il suo sguardo si accese da far paura,
«A casa da solo con la piccola Hiromi, eh?»
Acc...
«Non siamo esattamente
soli.» ribattei con voce neutra, sfoderando la mia indifferenza. «E
non è nulla di scabroso, per quanto la cosa possa deluderla.»
«Oh, andiamo, mi uccidi
così. Speravo che con tutta quella tensione tra voi foste esplosi, in un
modo o nell'altro.»
Forse non avevo capito bene.
Ma era meglio attaccarmi a quest'idea che chiedere spiegazioni in più.
«A dire il vero abbiamo
iniziato a conoscerci davvero più vivendo insieme, ieri, che non durante
gli allenamenti o le missioni.»
«Non ne dubito, voi due
comunicate praticamente solo tramite Heiji, e siete entrambi due tipi
abbastanza chiusi.»
Ancora? Io non ero chiuso!
«E' lei quella
chiusa.» specificai, imbronciato.
Kiba-sensei mi guardò
stupito. «Credo tu abbia una strana visione di te stesso. Ma ancora non
capisco il problema, avete finalmente iniziato a conoscervi meglio, pregi e
difetti, no?»
«Beh, sembra più
stupita lei. Io la conoscevo già da prima, avrò fatto più
attenzione... e in effetti lei sembrava non reputarmi umano praticamente, il
che vuol dire che non è andata oltre la superficie, ma insomma, non
è una cosa carina, perché io invece sì. E mi dà
fastidio che lei non l'abbia fatto, e non capisco perché vorrei che mi
conoscesse, siamo solo compagni di squadra e malgrado ciò che dica
Naruto-san, quando anche lei sarà jonin faremo missioni per conto nostro
e ci vedremo ancora meno e addio idea di team come famiglia. Con Heiji no,
magari, ma con lei sì di sicuro, proprio perché è lei quella
che mantiene le distanze. E okay, forse un po' anche io. Ma non capisco
perché mi dia fastidio, ecco. E al contrario quando è stranamente
gentile con me mi fa più piacere di quando lo è Heiji, ma forse
è perché sono abituato a lui gentile e non a lei, però
comunque mi piacerebbe che lei lo fosse di più. E non so perché
ma mi dà fastidio tutto quello che ho appena detto, sia che mi interessi,
sia che mi dia fastidio che mi interessi cosa pensi di me. Capisce?»
Pensai che gli sarebbero
caduti gli occhi a terra, tanto li teneva aperti.
«Cos...»
boccheggiò per un momento, poi si portò le mani alle tempie.
«Aspetta. Aspetta, vuoi? Allora, Hiromi è state gentile con te, e
la cosa ti ha fatto più piacere di quanto ti aspettassi.»
annuì, «E ti sei accorto che lei ti conosce meno di quanto tu
conosci lei, e vorresti che lei ti conoscesse di più. E vorresti
piacerle.»
Annuì ancora. Poi ci
pensai. «Beh, piacerle non in quel senso.»
E ovviamente lui scoppiò
a ridere, sguaiato come sempre, «Certo, e in quale senso? Di sorella ne
hai già una, no? Dovresti sapere che il tuo non è amore
fraterno...»
Eh?
No, eh?
«Che c'entra,
io...» mi interruppi.
Oh, merda.
Allora era quello.
Mi piaceva Hiromi.
Oh, merda.
Kiba-sensei ricominciò
a ridere.
«Ahh, ti ci vorrebbe un
allenamento amoroso alla Gai-sensei! Oh, Eisen, sei entrato nella fase
migliore della tua vita!»
Rideva a morte, e io mi
alzai.
«No, ti prego, non
andartene! E' fantastico tutto questo! Ora, sai cosa devi fare? Sii gentile e
disponibile, ma non fare il tappetino, devi mantenere un modo di fare sicuro di
te come il mio! Noi belli dobbiamo far vedere che sappiamo di esserlo,
così le donne sanno con chi hanno a che fare...»
Oh mio Dio.
«Grazie, Kiba-sensei,
ma...»
«E mi raccomando, se
vuoi soltanto divertirti non farlo con la piccola Hiromi, è una ragazza
seria, Eisen.»
«Non intendo
“solo divertirmi” con nessuna, io!»
«Oh, non comportarti da
idiota come tuo padre, hai del potenziale tu! Miho è molto carina, ad
esempio!»
«Grazie
dell'aiuto.» mormorai sconsolato, cercando di guadagnare la porta.
«Ehi, e Ikaru è
innamorato?»
«A parte che non glielo
direi se lo fosse, ma Ikaru è dell'idea che l'amore sia una cosa
stupida.»
«L'amore è una
cosa stupida!» confermò. Ma allora...? «E' stupida e ti fa
comportare in modo stupido, ed è fantastico per chi ti sta a guardare,
vedrai di cosa sarai capace!»
Già.
Alberi alberosi.
«Grande.»
«Cosa stai dicendo a
quel povero ragazzo, Inuzuka?»
Temari-san, per fortuna.
Forse lo avrebbe ucciso.
La guardai meglio, era in
t-shirt e pantaloncini corti, ed era uno schianto.
«Ciao amore, è
meglio se ti copri, il ragazzo è entrato nella stagione degli
amori.»
«KIBA-SENSEI! Potrebbe
rimanere privata la nostra chiacchierata?»
L'avrei ucciso per farla
restare tale.
«Ma perché, non
hai intenzione di dirglielo? E dire che discendi da persone piuttosto dirette e
non mi sembri timido.» considerò riluttante.
«Sei un idiota.»
commentò Temari-san, rivolta a lui. Poi guardò me, con quegli
occhi che mettevano paura, «E tu fa come ti senti, semplicemente. Ignora
Kiba, è un idiota.»
«Grazie amore.»
rise lui, come se gli avesse appena fatto un complimento. «Ehi, Eisen,
salutami calorosamente Tenten e Sakura.»
ANCHE DI FRONTE A SUA
MOGLIE?!
Guardai lei, che sembrava
indifferente, e lei se ne accorse.
«Lo fa solo per dare
fastidio a Hyuga, a tuo padre e, quando capita, a quell'altro cretino di
Shikamaru. Non direbbe mai sul serio, sa benissimo che lo farei a
brandelli.»
Quell'altro cretino di
Shikamaru. Era quindi il suo modo di
essere amichevole?
«Mia madre farebbe a
brandelli mio padre se anche solo scherzasse sopra queste cose.» mi
ritrovai a dire.
Temari ghignò, ed ebbi
un brivido.
«Ma anche io sono molto
gentile con Shikamaru, cosa credi? E' un modo di fare di entrambi.»
«Che cosa?!»
esclamò Kiba-sensei.
«Tutto chiaro. Io...
vado, eh?»
Mi ignorarono e io uscii
velocemente.
«Una cosa è se
scherzo io. L' ho sempre fatto. Ma tu con quello lì, no! Con tutte le
voci che c'erano tra voi...»
«Tesoro, il giorno in
cui potrà importarmi di cosa ne pensi ti farò un fischio. Nel
frattempo, preparami la colazione. Abbondante.»
Sentì vagamente la
risposta di Kiba-sensei, «E dopo mi ridai le palle, magari.»
«Le tengo appese al
muro insieme a quelle di Kankuro.»
Sorrisi.
Mi piaceva Temari-san.
Smisi di sorridere al
pensiero che anche Hiromi mi piaceva.
Già che ero di strada,
passai a casa.
Mia madre era stranamente
presente, forse aveva chiesto un giorno di ferie all'ospedale, e c'erano un
paio di tizi a sistemare delle assi. Probabilmente controllava che non
rubassero o mettessero un'altra bomba.
Papà doveva essere da
Naruto-san allora.
«Eisen!» mi
salutò con un gesto della mano, e mi resi conto che mi era mancata.
Me ne accorgevo sempre quando
tornavo dalle missioni, non prima, e ciò non era cambiato.
«Ciao ma'. Come sta la
casa?»
Mamma sbuffò.
«Peggio di quanto non sembrasse. C'erano danni anche al piano di
sotto.»
«Ah.»
«Beh, accompagnami,
devo lavare queste povere coperte...»
Mamma sospirò, ed io
la seguì silenziosamente. Non era affatto normale che fosse così
tranquilla, dopo che qualcuno aveva fatto esplodere parte della casa. Ci
stavano nascondendo le loro ricerche, ne ero sicuro, e se era così
allora significava che chiunque avesse causato ciò era raggiungibile sia
da me che da Mikoto.
Quindi Mikoto aveva ragione,
era qualcuno di Konoha.
«Come sta
papà?» azzardai, e mia madre rispose un “bene” poco
convinto. «Certo. Immagino che sia tutto rose e fiori.»
«Eisen...» disse
soltanto lei, minacciosa, ed io lasciai cadere.
Per circa tre secondi.
«Come pretendi che io
tenga a bada Mikoto se non mi dite ciò che sapete?»
«Ripensandoci, penso di
poter lavare i vestiti da sola. Va da zio Naruto, eh?»
La mamma non lo chiamava con
l'appellativo “zio” da quando ero piccolo, quindi ero riuscito a
metterla in difficoltà. Un punto a mio favore.
«Mamma, perché
non ti fidi di me?»
La mamma sbuffò.
«Se è per questo neanche tu ti fidi abbastanza di me da dirmi che
sei innamorato.»
No! Non mi sarei lasciato
sviare da volgari illazioni! Che donna bugiarda e calcolatrice sapeva essere!
«E sì che io e
tuo padre approviamo persino, essendo una Hyuga non può che farci
piacere...»
Eh?
«Scusami?»
soffiai, col tono più calmo che riuscii a trovare.
«Hiromi-chan. State
insieme, no?» e lo disse con tono tanto carico di offesa che capii che ne
era davvero convinta.
Qualcosa, nel mondo, stava
andando veramente storto.
«Bloccati. Chi ti ha
detto una cosa simile?»
E poi ci arrivai.
Il demonio.
Quel pettegolo mostro dai
capelli rosa.
«Mikoto... è
venuta qui a parlare ieri... ha parlato di me... e non del suo amore
segreto?»
VENDETTA! VENDETTA!!! Quella
disgraziata mi aveva appena segnato a vita parlando con la mamma, che non era
tipa da tenersi le cose per sé, e con papà, di cui tenevo ad
avere il rispetto, per sport? E se lo avesse detto in giro per Konoha? Cosa
avrei fatto quando la voce fosse arrivata a Hiromi stessa?
Vendetta.
«Amore segreto?»
ripeté la mamma, cogliendo l'esca.
«Di chi si
parla?»
Papà non era da
Naruto-san.
Papà era qui,
ad aiutare.
Ottimo.
Fissai entrambi con falsa
sorpresa, e dissi innocente: «Ma parlo di Mikoto e Ram-Ryo, no?
È palese che stiano insieme, per questo ero stupito che papà
avesse acconsentito a farla andare a palazzo. Beh, se non altro saremo uniti a
vita con la famiglia di Naruto-san. Io vado, ciao.»
Giusto in tempo per vedere
l'espressione accesa di mia madre passare ad una sconvolta per via della parte “con
Naruto a vita” e mio padre gelare, semplicemente.
Corsi via, fiero di me.
Ma la rabbia non scompariva.
Avevo incontrato Tenten-san
quella mattina, e l'avevo avvisata che avrei pranzato a casa, quindi non mi
feci problemi a trasferirmi momentaneamente da Ayame-san e Choji-san, il
ristorante era più o meno pieno ma c'era sempre un posto per noi
ragazzi. Ero semplicemente furioso e non potevo tornare a casa Hyuga, mi
avrebbero beccato subito, e come spiegare?
Sbattei le bacchette contro
il bancone, facendo ballare anche la ciotola di ramen. Un momento:
perché diamine stavo mangiando ramen? Io odiavo il ramen, e per
associazione mi veniva in mente Ryo e quindi quel mostro di mia sorella! Per
non parlare di Hiromi che era ramen-dipendente! Che educazione aveva ricevuto
per esserlo? Perché Neji-san non l'aveva chiusa nel sottoscala fino a
farla riprendere? E perché mi innervosivo sempre di più? Dovevo
sfogarmi, maledizione!
«Eisen, sei proprio tu?
Da quando mangi ramen?» la voce di Ikaru mi fece riprendere.
Mi voltai verso di lui di
scatto: «Pensa ai fatti tuoi. Vengo a chiederti perché bevi birra
appena puoi? No, allora sta zitto.»
Lui fece un passo indietro,
spalancando gli occhi.
Tutti erano convinti che da
arrabbiato mi bastasse essere gelido, ma la verità era che non mi ero
mai arrabbiato veramente con Heiji, anche se era stupido. Molto stupido. La
verità era che mi ero arrabbiato solo contro Mikoto, ed Ikaru era stato
presente due volte, e ci aveva visto all'opera, scoprendo che no, non ero
freddo. Al contrario, le nostre tecniche di elemento fuoco ci rispecchiavano
bene, e l'avevano scioccato abbastanza da permettergli di riconoscere i segni
da lontano.
«Bene, io vado. Gli
altri mi aspettano, è stato un piacere.» accennò, parlando
più velocemente del solito.
Gli altri? Ma non mi dire...
«Ikaru. Fermo.»
gracchiai. Che fine aveva fatto la mia voce melodiosa? Comunque, Ikaru si
bloccò sul posto. «Dove stai andando e da chi?»
«Beh, al solito prato,
pensavamo di mangiare assieme. Heiji stamattina mi ha detto che avresti
mangiato dai tuoi, e noi abbiamo pensato di vederci per conto nostro, NON che
ti volessimo escludere! Solo che anche Mikoto sarebbe stata a pranzo a casa
vostra, quindi noi saremmo rimasti per-»
Lo bloccai, alzando la mano.
Mikoto avrebbe pranzato a
casa? Significava che ora era a conoscenza delle mie paroline di troppo... e
questa era la guerra. Ero sicuro che mi avrebbe raggiunto dagli altri, sicura
di trovarmi da loro.
Cominciai a ridacchiare di
gusto, traumatizzando Ikaru ancora di più. «Al prato, eh? Mikoto
ci andrà. Vengo anche io. Avvisa pure gli altri, oggi morirà
qualcuno.»
«Cos... Eisen, ti prego,
non facciamo sciocchezze. Non so che succede, ma...»
«Già, non lo
sai. Sparisci ora.»
E mentre Ikaru correva, io
sbattei sul bancone un mazzo di banconote senza contarle e lo seguii, infilando
il mantello nero preso da mio padre. In testa avevo solo la splendida immagine
di un me stesso che puniva Mikoto a botte. Il sangue non sarebbe mancato, in
quel pomeriggio maledetto.
«Okay, dovete scappare.
Eisen è incazzato nero.» era la voce concitata di Ikaru. Ma che
modi di avvertire erano?!
«E allora? Eisen
è sempre arrabbiato con me. Con chi ce l'ha?»
«No, Heiji! Eisen non
è MAI arrabbiato con te! Tu non sai com'è! Dio, dobbiamo
andarcene, dobbiamo andarcene veramente prima che arrivino!»
«Ma chi? Bakaru, ti
calmi? Sei isterico!»
La voce di Hiromi mi
bloccò per mezzo di secondo. Ecco, tra Kiba-sensei e le sue scemenze e
Mikoto e le sue cattiverie, ora non ero neppure libero di vederla normalmente!
E poi notai una chioma rosa
arrivare dal punto opposto, risalendo il terreno in pendenza. Camminava a passo
di marcia, e mi diede la spinta per riprendere a camminare, calciando via un
cestino della spazzatura che andò a fracassarsi contro il tronco. Il
vento mi scompigliò i capelli appena uscì allo scoperto e il
mantello volò alle mie spalle, mentre fissavo truce gli occhi verdi di
mia sorella, che brillavano da lontano di rabbia selvaggia.
Beh, eravamo pari.
«Oh.»
accennò Miho.
«Bene, ci
vediamo.» salutò a bassa voce Ryo, che sentii perché i miei
sensi si erano affinati come prima di una battaglia.
«TU! STRAMALEDETTO
STRONZO!» urlò Mikoto, e sentì tutti sobbalzare,
poiché non l'avevano neppure vista.
«IO? TU, CAROGNA
BASTARDA!» urlai a mia volta, come diavolo osava? «Come ti permetti
di andare a dire a mamma e papà le mie cose in giro...!» e poi
cominciammo entrambi a inveire.
«COME TI PERMETTI TU!
Hai sparato solo cazzate senza senso, come se io potessi...»
«... e poi se è
per questo hai iniziato tu...!»
«...Traditore di merda!
Almeno le mie non erano menzogne e...»
«... e vedere la mamma
con quella faccia che-NON ERANO MENZOGNE? Ma brutta...»
Cominciammo a urlare
qualsiasi cosa ci venisse in mente, ma non scordai di fare attenzione a non
nominare Hiromi, così come lei evitò di nominare Ryo, essendoci
spettatori presenti. Spettatori sconvolti presenti che notai con la coda
dell‘occhio prima di spostare indietro i capelli che mi erano scivolati
sul viso.
«Vuoi che ti pesti a
sangue? Se lo vuoi devi solo dirlo!»
«Come se io potessi
avere paura di una mocciosa coi capelli rosa!»
«Ah, certo, tu e le tue
palle da uomo vissuto e moro, come se non fossi il cocco di
mamma!»
«Parla la figlia
prediletta di paparino! Ma ora vedrai come ti passerà!»
«Ehm, ragazzi... non
diciamo cose di cui potremmo pentirci, eh?» tentò di dire Heiji, e
noi gli abbaiammo contro: «FATTI NOSTRI!». In quel momento potei
guardare meglio gli altri e notai Hiromi annichilita, Miho che tentava di non
ridere, Ryo a bocca aperta, Ikaru con le mani sugli occhi, Shizuru
imperscrutabile come sempre e Haru con una mano sulla testa.
«Sei un pezzente e
sempre lo sarai.» concluse Mikoto.
«E tu non avrai mai una
vita tua né l'hai mai avuta, ecco perché ti disturbi a sparare
cazzate sulla mia.»
Vidi distintamente il
bagliore negli occhi di lei.
«Ecco, tipo questo.
Tipico.» sussurrò Heiji, un secondo prima che Mikoto spiccasse il
balzo in avanti per spintonarmi, e capitombolassimo entrambi giù per la
discesa, rotolando.
Le urla degli altri che
chiamavano i nostri i nomi si fusero nel caos, e parecchie pietre rischiarono
di ferirmi la schiena e i fianchi, ma strinsi i denti e le tirai i capelli con
forza, mentre lei mi riempiva di pugni contro il petto con violenza assurda. Io
le strappai una ciocca e le morsi un braccio, liberandomi e dandole un pugno
contro la spalla, attento sempre e comunque a non esagerare, dato che il
demonio era sempre una femmina del cavolo. Lei naturalmente cercò di
colpirmi con un calcio tra le gambe, ma parai e la colpì all'altra
spalla, mentre lei mi artigliava la faccia.
Sentì improvvisamente
parecchie mani tirarmi indietro, e vidi Ikaru e Haru tirare lei via,
sollevandola di peso con l'aiuto di Miho. Mikoto riuscì comunque ad
assestarmi un calcio al ginocchio, mentre io mi agitavo violentemente,
sfuggendo alla presa di Heiji e colpendola quasi con una manata.
«BUONI! ANIMALI!»
gridò Hiromi ad un mio orecchio.
«MUORI!
BASTARDO!» mi gridò Mikoto, a cui Miho tappò la bocca
subito.
Io mi divincolai, mandandola
all'inferno.
«Ei-chan!» si
lamentò Ryo disperato.
«Non ci posso
credere...» borbottò Heiji, che si massaggiava il braccio.
«Cuccia!» esclamò
Ikaru, rivolto invece a mia sorella, che lo fissò con profondo astio.
«Siete completamente
fuori di testa.» commentò Shizuru, che stava a fissarci a braccia
incrociate dall'alto. «Era questo che intendevi con
“arrabbiato”, Ikaru?»
«Sì, a casa son
sempre così.» confermò lui.
«CHE COSA?» si
sconvolsero gli altri.
«Mi lasciate
andare?» ringhiai, e tutte le mani magicamente sparirono. Come avevano osato
bloccarmi?«Ikaru, Haru, Miho, voi venite con me.» ordinai, con
tono offeso.
Mikoto si liberò del
tutto, e prima che me ne rendessi conto stava già lanciando il primo
ninjutsu di fuoco che le passava per la testa. Parai con la sua stessa katana,
lanciandole dietro una pietra che avevo ancora stretta tra le mani e che
evitò per un soffio di spaccarle la testa, quando un urlo terribile ci
piantò sul posto.
Mamma.
«Usare un jutsu contro
tuo fratello, come hai potuto? Lo dirò a tuo padre!»
Che ovviamente se la prese
con Mikoto, perché ero davvero il suo cocco.
«E certo, sempre io ci
devo passare! Sei di parte!»
E perché ovviamente
Mikoto le rispondeva male.
Guardai i miei due compagni
di squadra e Ryo con profondo sdegno, mentre le due donne della mia vita, con
ovvio sarcasmo dicendo, si scannavano a parole. A quel che capii Mikoto se
l'era svignata appena nostro padre aveva aperto il discorso
“fidanzato”, capendo subito cos'era accaduto, e già questo a
mamma non era andato giù.
«Che c'è, che
abbiamo fatto?» mormorò Heiji già colpevole.
«Avete bloccato me, non
lei. Traditori.»
«Ma Eisen...»
cominciò Hiromi, ed io mi voltai di scatto, non potendo affrontare LEI,
afferrando Ikaru per le spalle, che rise istericamente, e Miho per il braccio,
con più delicatezza. Haru, ricordando che era stato nominato insieme a
loro, ci seguì tranquillamente, e nonostante lui e Ikaru fossero come
cane e gatto, nessuno di loro protestò per la convivenza forzata.
Si erano impressionati?
«Dove andiamo?»
cinguettò Miho, un po' nervosamente.
«Appartamento di
Ikaru.» proclamai solennemente. E per appartamento di Ikaru si intendeva
quello in cui aveva vissuto Temari-san da ragazza, quando era venuta a stare a
Konoha per lavoro e poi aveva conosciuto Kiba-sensei, un appartamento con un
piano bar meraviglioso, dove Ikaru passava gran parte delle serate con le sue
conquiste.
Forse bere un bicchierino mi
avrebbe aiutato a sfogarmi del tutto.
«Che problema ti
affligge, amico?» tentò con una certa dose di coraggio Ikaru.
Io per tutta risposta scolai
un bicchiere di saké.
«Problemi di
cuore.» rispose per me Miho, rischiando di farmi soffocare.
«No.»
«Oh, sì invece.
Eisen, non puoi cadermi così in basso.» cominciò Ikaru,
pronto per uno dei suoi discorsi contro l'amore. Ikaru era per il sesso, per
l'amore libero, per tutto ciò che non comportasse legami.
«Devi solo
divertirti alla tua età, per l'amore c'è tempo.»
recitò con aria saputa Miho.
«Guarda me, io passo
da una ragazza all'altra e restiamo anche amici, senza problemi.» si
aggiunse Haru, che palesemente se ne beffava.
«Ehi! Miho-chan, mi fa
ovviamente piacere che tu conosca il mio pensiero, ma tu, Uzumaki, devi proprio
tapparti la bocca o te la chiudo io a calci.»
Ecco, appunto. Ikaru e Haru
si detestavano. Non che di Haru sapessi molto, soltanto che era il figlio di
Sai-san, che gli aveva dato il nome in onore della mamma e il cognome Uzumaki
in onore di Naruto-san. Ma per ciò che riguardava la sua sola esistenza:
zero. Ikaru lo nominava ben poco.
«Muori, Inuzuka. Vorrei
proprio vedertici provare.» rispose Haru con un sorriso insopportabile in
quel momento. Ah già, sapevo anche che sorrideva come Sai-san da
ragazzo, secondo la mamma.
«Siamo qui per
bere.» ricordai poco convinto, mentre Miho versava dell'altro saké
a tutti.
«Comunque, Eisen, non
farti paranoie per l'amore, non ne vale la pena. Cercati una con cui divertirti
e dimenticati di Hi-di chiunque tu stia pensando.»
«Non ho problemi di
cuore, ma ho una sorella di troppo.» sibilai, bevendo un altro bicchiere.
«Ma sì,
approfittiamone...» accennò Miho, bevendo direttamente dalla
bottiglia.
«Mal che vada ci
ubriachiamo un po', no? Che vuoi che succeda?» approvò Ikaru con
un sorriso accattivante, già praticamente rivolto alle altre bottiglie.
«Oh mio Dio.»
Non era la voce della mia
fantastica compagna di squadra?
«Che c'è? Ah!
Mi-Miho-chan, che fai?»
E del mio fantastico compagno
di squadra!
«Sono sbronzi.»
comunicò una persona coperta da un giaccone. Com'è che si
chiamava? Shimu? Shirizu?
«Heiji, ti voglio tanto
bene!» squittì Miho, che era veramente, veramente simpatica. Notai
una farfalla, poi mi resi conto che doveva essere una foglia, e cominciai a
ridere. Ah, la vita era divertente!
Sentì un coro
estasiato, e notai le compagne di accademia che mi fissavano. In qualche modo
decisi di andare verso i miei fantastici compagni, sentendo la testa leggera
come una palla di elio.
«Altro alcol in arrivo!»
proclamò Ikaru, volando dall'altra parte del bancone e cadendo a terra.
«Sei un idiota. Ora ti
pesto a sangue!» gridò Haru moltomoltomoltomolto-arrabbiato. Il
mio amico Ramen lo bloccò per le braccia. Ramen, che strano nome.
«Dov'è
Eisen?»
Ah, la mia fantastica
compagna di squadra aveva bisogno di me!
Li abbracciai entrambi alle
spalle, braccia intorno al collo, e li salutai con entusiasmo.
«Oh mio Dio.» la
sentì ripetere.
«Voi... voi siete i
migliori compagni che abbia mai avuto!» esclamai felice.
«Ne ha mai avuti
altri?» domandò quello spassoso di Heiji, dopo una breve pausa.
«No. Eisen,
senti...» cominciò Hiromi.
«Heiji! Sei così
freddo con Miho-chan!» esclamò Miho, con un dito sulle labbra.
Sentì chiaramente la
pelle di Heiji scottare contro il mio braccio, e scoppiai a ridere
incontrollabilmente, e ancora di più vedendo Ikaru riemergere dal
bancone con la bottiglia in mano. Era veramente buffo, anche Ikaru.
«N-No... I-io non
sono...» balbettò il mio migliore amico con grande carisma. Io mi
guardai attorno.
«C'è UN
KARAOKE!» esclamai estasiato, correndo via.
«CANTO IO! IO IO
IO!» ululò Miho che mi aveva seguito subito, e fu afferrata per
vita da Ikaru e sollevata per aria, tra le risate.
«No, sentirvi stonare
da ubriachi non è nelle mie corde.» sentenziò
improvvisamente quella strana donna... SHIZURU! Ecco chi era!
«Stonare?»
ripeté Ikaru, ed io mi portai le mani al cuore mimando una ferita
profonda, per poi ricominciare a ridere.
«Ragazzi...» ci
chiamò Choji-san.
«Lei è un buon
uomo, Choji-san. Ci lasci fare. Ci ricorderemo di lei, lei... si ricordi di
noi!»
«Che cosa?»
Ops, avevo perso il punto del
discorso.
Ikaru attaccò con la
prima canzone che trovava, e ci lanciamo in un fantasticissimo duetto. Gli
altri ci guardavano a bocca aperta, e notai che le ragazze dell'accademia si
stavano scalmanando, mentre Choji-san e Ayame-san ricevevano decine di
ordinazioni in una volta sola.
«E ti pareva che non
sapessero pure cantare!»
Certo, la mia Hiromi sembrava
un attimino esasperata, ma il calore del pubblico era tutto ciò che
contava. Ah, il mio pezzo preferito! Aprì la cerniera della giacca, e
cominciai a cantare il ritornello:
«E... le mie mani
sul tuo corpo... le mie labbra sulle tue... FACCIAMOLO ORA! FACCIAMOLO SEMPRE!»
Le ragazze esplosero
semplicemente in grida inumane, mentre il prode Ikaru partiva con la sua
strofa.
E Hiromi era arrossita.
Stavolta l'avevo vista,
beccata in pieno.
Saltai già dalla
pedana e mi accolsero anche coriandoli, e io salutai mandando baci e levandomi
la giacca.
«Oddio, adesso lo
violentano...» sbottò Ryo. E mi accorsi che c'era anche la mia
sorellina, perché avevamo litigato? Beh, poco importante.
«Miko-neechan!
Pace!» esclamai con allegria, e lei mi guardò con gli occhi
spalancati che prima rivolgeva ad Ikaru, ancora a cantare, e Miho che duettava
con lui. Heiji sembrava sul punto di saltare sul palco.
«Cos... quanto
accidenti hai bevuto? Ah!» l'abbracciai e feci una giravolta con lei
ancora stretta a me.
«Pace! Anche tu sei una
brava ragazza! Voglio che sia scritto!»
«Certo.»
confermò lei, che era appunto una brava ragazza.
«Noi chiudiamo e vi
lasciamo il locale. Meglio evitare che tornino a casa così, e le ragazze
potrebbero distruggere il locale dopo aver ordinato.» sospirò
Choji-san, che guardava Miho in particolare. Ah, giusto, era amico coi suoi
genitori. Team 10 e tante belle cose.
«Sì,
meglio.» confermò Hiromi.
«E poi abbiamo fatto
più soldi in questi dieci minuti che in una settimana intera.»
continuò lui, ridendo mentre si allontanava.
Io mi diressi verso Hiromi, e
le presi le mani di scatto, facendola voltare.
«Ei-»
«Avevo ragione.»
«Su cosa?»
domandò lei, troppo stupita per tirar via le mani... o forse le stava
bene?
Io scossi la testa,
sorridendo. Stava tornando ad essere rossa, ed era terribilmente carina.
«L'amore è una
merda.»
Ecco, ciò non potevo
condividerlo. Mi voltai verso Ikaru, che si era seduto sulla pedana con la
testa tra le braccia.
«Ikaru?»
chiamò Heiji, che aveva di nuovo Miho tra le braccia e sembrava sul
punto di esplodere.
«Si sta troppo male per
amore, troppo male...» continuò come se non l'avesse sentito.
«Pensavo che tu odiassi
l'amore, non che ti facesse soffrire.» accennò la mia adorabile
sorellina.
«E' che lei non mi
ama!» inveì improvvisamente Ikaru, sollevando la testa e
guardandomi. «Come farai tu, se quando sarai innamorato lei non
ricambierà? Tu sai sempre cosa fare, dimmelo allora! Perché io
non ce la faccio più!»
Sentì l'allegria
scemare, rendendomi conto che stava andando alla sbronza triste, e che non
stava dicendo cose senza senso. E poi aveva ragione, Hiromi non... Hiromi
cosa?! Kiba-sensei mi aveva messo cose strane in testa.
«Mi ucciderò.
Con la katana. Arakiri.»
«EISEN!»
strillarono tutte e tre le ragazze rimaste. Cioè, anche Heiji. Tutte e
quattro le ragazze rimaste.
«Vi ucciderò
tutti, un giorno.» commentò Haru da sotto il tavolo.
«Ne siamo lieti.»
confermai.
«Ikaru, tu stai
decisamente male. Ryo, aiutalo.» ordinò Shizuru.
Ikaru la guardò, con
un espressione così sofferente che per qualche secondo mi sentì
sobrio e nauseato. Poi sentì l'elio gonfiarmi la testa di nuovo.
«Non ho bisogno
dell'aiuto di nessuno, voglio stare solo.» accennò, alzandosi
barcollante. «...In effetti sto per vomitare però. Bagno?»
«Ci penso io!»
Ryo, in un fulmine arancione, si precipitò ad accompagnarlo.
«Andiamo
all'appartamento di Ikaru, Ramen. Appena puoi. Shizuru, aiutami a portare Haru,
credo non abbia intenzioni omicide anche con noi. Heiji, tu porterai Miho,
tanto non ti si stacca di dosso.» decise Mikoto.
«Chi? Cosa?» fece
Heiji, stridulo. Io ridacchiai.
«Ad Eisen devo pensare
io, lasciatemi indovinare.» borbottò Hiromi, ancora con le mani
nelle mie oltretutto. Il mio sorriso si allargò.
«Non mi vuoi?»
domandai, con i migliori occhioni che riuscì a sfoderare. Hiromi si
bloccò.
«Molto più bravo
di Heiji e Mikoto, complimenti.» mormorò, ed io sorrisi di nuovo.
«Forza cavallino!
Corri!»
E come c'era finita Miho
sulle spalle di Heiji?
Poco dopo eravamo per strada,
io con il braccio sulle spalle di Hiromi, il cavallino con Miho davanti a noi
di qualche metro, gli altri indietro per ovvie ragioni.
«Mi sta venendo
sonno... abbiamo girato tutta Konoha, sai?» le raccontai, di nuovo
entusiasta.
«Non oso
immaginare...» accennò lei, ed io mi lanciai in un racconto delle
nostre imprese, sino all'appartamento di Ikaru. Entrammo, e il gruppo di Haru
ci raggiunse dopo qualche minuto. In lontananza vedevo già il padrone di
casa in compagnia di Ryo.
«Avvertirò io i
vostri genitori, dirò che abbiamo un lavoro da sbrigare, tutti, in vista
della prossima missione.» annunciò improvvisamente Shizuru una
volta giunta alla porta, ed io fui certo che nessuno avrebbe fatto domande a
quella strana donna.
«Ah, quindi è
qui che vi siete ubriacati.» sospirò Hiromi, notando le bottiglie
sparse a terra.
«Hiromi-chan, sei
davvero bella, te l'ho mai detto?»
«Per farmi arrabbiare?
Parecchie volte.» rispose lei, ed io la guardai offeso, mentre mi
spingeva contro il divano di Ikaru.
«Per cosa? Io non lo
direi mai per farti arrabbiare!... Beh, forse qualche volta... però io
lo penso davvero! Tu... Tu sei troppo insicura!»
«Quello che si è
ubriacato sei tu.» mi fece notare lei, sopracciglio inarcato e cipiglio
Hyuga in atto.
«E' diverso! E'...
complicato! E tu sei troppo insicura! Tu sei bella, sei forte, e sei stupida
perché non lo capisci, ecco.» E incrocia le braccia.
«Non ho capito se devo
essere imbarazzata o offesa.»
«Neanche io. Quando lo
capirò ti farò sapere.» borbottai, sentendomi
improvvisamente troppo stanco. Mi lasciai scivolare contro il bracciolo del
divano, stiracchiandomi.
E mi colse l'angoscia.
Hiromi fece cenno di
andarsene, ma la bloccai di nuovo per un braccio, tirandola verso il basso.
«Non starai regredendo
anche tu in stile Miho, vero?» domandò forse spazientita,
chinandosi verso di me.
«Non lasciarmi.»
«Sto andando solo a
prenderti un secchio, non si sa mai che tu...»
«No, non hai capito. Tu
e Heiji non lasciatemi.» sussurrai. Lei spalancò gli occhi.
«Squadra, ricordi?»
«Sì. Cioè
no, Eisen, non... non ne abbiamo l'intenzione.»
«Lo so che se fossi in
squadra con qualcun altro saresti già jonin, e che sareste entrambi in
missioni fantastiche e grandi avventure e cose così, ma non è...
non ci posso fare niente.»
«No, no,
infatti.»
«Però io voglio
davvero bene alla mia squadra. Non sono come era mio padre.»
«No, non lo sei.»
Sorrisi, sentendo quello
strano peso che mi aveva aggredito al petto volare via.
«E sei davvero
bella.»
Hiromi arrossì ancora,
alzando gli occhi al cielo.
«Va bene, va
bene...»
Chiusi gli occhi, ancora
sorridendo.
Li riaprì dopo quello
che mi parve un istante, e fuori era mattina. E che cavolo? Ah già, mi
ero ubriacato e via dicendo. Com'è che io ricordavo sempre tutto dopo le
sbronze?
«Sto per
morire...» sentì dire, grazie al completo silenzio che
regnava nell'appartamento, a Haru.
Mi alzai, dirigendomi verso
il piano di sopra, attento a non svegliare mia sorella che dormiva in un futon
di fortuna.
«Credo di aver vomitato
anche lo stomaco.» mi informò la voce di Ikaru, che in effetti
sembrava uno spettro.
Lui era addossato al muro,
Haru era seduto per terra con un cuscino premuto in testa, Miho poggiava la
testa contro un tavolo, pigolando: “Abbassate la voce.”, Hiromi ed
Heiji, che si erano cambiati e quindi erano tornati a casa a dormire, avevano
portato qualcosa da mangiare, Shizuru e Ryo, anche lui si era cambiato, stavano
ritirando dei futon che probabilmente erano stati i letti temporanei per alcuni
di loro.
«Chi sa
cucinare?» domandò Heiji che non sapeva ovviamente fare neanche il
caffè.
«Cerchi di
uccidermi?» latrò Ikaru, indicando un secchio che gli sarebbe
potuto servire ancora.
«Ci penso io, il
caffè è quello che ci vuole per questi poveracci.
Buongiorno.» salutai, mosso a compassione.
Tutti si voltarono a
guardarmi, mentre prendevo la confezione del caffè e la facevo saltare
da una mano all'altra, in cerca della caffettiera. «Ah, eccola.» La
presi, e accesi il gas.
«Ma stiamo scherzando?
Dove sono i suoi postumi? Cos'è quell'aspetto perfetto di prima mattina
poi?» domandò Miho con voce stridula.
«Io non ho mai
postumi.» risposi senza guardarla.
«Lui non ha mai
postumi.» confermò Ikaru che lo sapeva bene.
Il commento più
gentile fu un “maledetto bastardo” a denti stretti, di Haru.
«Sei riusciti a
rompermi la giacca con un morso, razza di cagnaccio.» notò Ryo
solo allora, che sembrava tra l'altro anche lui uno che si era ubriacato la
sera prima. La mattina aveva i capelli, già troppo lunghi, più
sconvolti del solito.
«Lasciamela e te la
cucio io per ripagarti il danno. Non chiedermi soldi però.»
Tipico, Ikaru era sempre a
corto di soldi.
«Sai... cucire?»
rantolò Heiji, colpito a morte.
«Lui non sa fare niente
in casa, sai Ikaru?» feci, parlando quasi sopra di lui.
«Scherzi? Io non so
cucinare, ma cucire sì. Se no come farei coi miei bellissimi vestiti in
missione?»
Sorrisi, immaginando l'espressione
di Heiji, e mi voltai verso Ryo. Mi sentivo un po' in colpa sapendo che ora mio
padre lo odiava profondamente a causa mia e per motivi non esattamente reali.
«Io se vuoi ti posso
dare una mano coi capelli.» offrì, tanto per vantarmene. «I
miei li taglio io.»
Era divertente scioccare gli
Hyuga.
«Così farai
colpo su Mikoto.» aggiunse Ikaru, che si stava evidentemente riprendendo.
«Ritiro
l'offerta.»
Miho rise: «Eisen a
quel che dice Hiromi sa fare tutto. E' proprio un uomo da sposare e ora
si scopre che lo è pure Ikaru.»
«Miho-chan...»
protestò Heiji.
«Beh, tu almeno sei un
bel ragazzo, quindi sei un uomo da una botta e via.»
Ascoltai parecchio divertito
il fracasso di Heiji che si incartava in cucina e quasi uccideva il pentolame
di Ikaru, assordando quei poveracci con ancora i postumi e svegliando Mikoto.
No aspetta, Hiromi diceva che
sapevo fare tutto?
Mentre il profumo del
caffè cominciava a riempire l'aria, e mia sorella compariva in tutta la
sua pressione bassa del mattino con annesse manie omicide, io guardai Hiromi,
con aria indifferente.
«Ho fatto qualcosa di
stupido ieri?» domandai, consapevole che Ikaru mi ascoltava attentamente,
sapendo che io non dimenticavo mai nulla. Solo le prime volte che avevo alzato
il gomito i ricordi erano una nebbia indistinta, come quella in cui avevo forse
baciato Miho, ma da allora ogni dettaglio mi restava attaccato alla mente.
«Non ricordi?»
«Non ricordo mai
nulla.» mentì io, alzando le spalle. Mi sentivo generoso, non
volevo farle pesare la conversazione della notte prima.
«Hai cantato al karaoke
e sterminato le ragazzine dell'accademia con mezzo spogliarello, da Choji-san e
Ayame-san.»
E lei naturalmente era
d'accordo sul non tirare in ballo strane storie.
«E sono stato bravo,
scommetto.»
«Hai cantato una canzone
a sfondo sessuale, credo che non potrai più uscire di casa senza
rischiare di essere aggredito.»
«Sono stato
bravo.»
Lei sbuffò. «Ah,
e mia madre spera di rivederti a casa oggi, se avete finito “il
lavoro”. E anche mio padre, direi.»
«Mi amano già
più di Heiji.»
«Questo senza
dubbio.»
E il fatto che Heiji non
protestasse, significava soltanto che il commento di Miho ce l'aveva portato
via per sempre.
Ah, che brava ragazza.
Addio mio ex migliore
amico.
Non potrò mai dirti
quello che provo per tua sorella...
Maledizione, non riuscivo
neanche più a pensare tragicamente in santa pace! Sarei diventato un
frustrato!
L'unica consolazione era che
Ikaru non mi avrebbe eccessivamente rotto le scatole, pena le mie domande sul
suo strano discorso depresso sull'amore.
Che comunque Heiji gli
avrebbe fatto con me presente.
Eh sì, alla prossima
serata tra uomini ce la saremmo vista male tutti e quattro, compreso il tizio
biondo che faceva gli occhi dolci a mia sorella.
Molto, molto male.
Insomma, a Eisen non piacciono
molto i cani.
Poi, siccome è un
perfetto Gary Stu, lui torna bello e pimpante anche dopo le sbronze. Sbronze che tirano fuori le sue paure
più profonde, tra cui quella di essere considerato alla stregua del suo
paparino dai compagni di squadra. Ora ama e rispetta profondamente Sasuke,
ovviamente, ma non vuole essere com'era lui alla sua età.
Andare a parlare con Kiba
è stupido, ma Eisen è un ragazzino, e il suo sensei è
l'unico a cui può rivolgersi vista la gente da cui è circondato.
Non ne posso fare a meno, ma
la storia sembra ruotare più attorno alla sorella che a lui. Purtroppo
va così da sé, dopotutto dei due è Mikoto la vendicatrice.
Passo la parola a Recchan,
che risponderà ai commenti sul suo capitolo.
P.S. Sì, è
colpa sua se abbiamo aggiornato in ritardo. XD
Certo, la colpa è
sempre mia XD *passa alle recensioni prima che qualcuno la picchi*
Celiane4ever: ma
come non ha ereditato niente da Neji? È praticamente Neji col ciclo XD
il che è bruttissimo. Poi, si, Heiji è un grande(idiota), lo stimo
XD *come se non scrivesse lei*. Ah, quante ne combinerà…*beve
thè*. Anche io credo che non sia figlio di Neji, è un incrocio
tra Rock Lee e Naruto XD terribile (peggio di Neji col ciclo)! Prima o poi
avrà anche lui il suo fan club, ne sono certa.
Grazie per la recensione e
continua a seguire mi raccomando! :D (anche se aggiorniamo dopo secoli ._.)
Kimly: siii
*___* sono due piccioncini! XD *Hiromi imbraccia il fucile*
Mi stupisco da sola di quanto
siano fantastici insieme, Eisen poi mi fa morire XD.
Grazie anche a te per la
recensione! Ci fa sempre piacere :D.
Mi dispiace per il ritardo ma
queste vacanze di natale sono state una tragedia, e non ho neanche scritto un
cavolo .__.
Beh, al prossimo capitolo!