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Autore: iceriel    09/01/2010    17 recensioni
Merlin non è più il servitore di Arthur. Al sol sentirne il nome il giovane Pendragon alza un muro invalicabile per chiunque. Ma dietro quelle mura il principe si perde nei ricordi. Perchè Merlin non è più al suo fianco? Cosa erano l'uno per l'altro prima che qualcosa li dividesse?
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Come promesso aggiorno in fretta! X3

Sono contenta che la storia abbia incuriosito, veramente! E spero che andando avanti la cosa continui.

Grazie mille per la marea di commenti, sono sinceramente commossa! Grazie!



@ Cassandra: lol, povero Uther... quell'uomo non è cattivo... è solo... bigotto, vendicativo, ottuso e un po' bastardello... ma suvvia, è Giles!XD

@ Bury_Chan: dai, sono stata brava?XDXD Lo so che la curiosità uccide però spero vivamente ne valga la pena, sul serio! Grazie mille per i complimenti, mi fanno molto piacere!:3

@ Eye7: Grazie mille per i complimenti! Ohh non me lo ricordare!!! Ho guardato le ultime puntate straziata dal dolore! Ero lì: dai diglielo, dai diglieloooo!!>_< e tutto quello che è successo... sant'iddio, povero Merlin! Ma i momenti slashosi nelle ultime due puntate sono valsi l'intera serie! Come cavolo fanno veramente a pensare che ci possa essere qualcosa tra Arthur e Gwen! Ma suvvia! C'è più alchimia tra Merlin e il principe in due battute assieme che in qualsiasi disgustoso e forzato bacio tra la futura regina e quel somaro... Bah... si vede che proprio dovevano ma non ne sono convinti nemmeno loro!

Spero vivamente che il secondo capitolo ti piaccia^^

@ Little Fanny; Sir Leon!T_T Non ci potevo credere, sul serio! Era eccezionale! E me l'hanno ucciso così, tanto per, giusto perché Merlin non avesse testimoni! Non li perdonerò mai per questo!T_T

Grazie mille ancora per i complimenti^^

@Selene89: e invece non ci avevi azzeccato!XD lol!

@Cry_chan: prometto che quello che è successo a Merlin verrà reso intuibile quanto prima!:3 Grazie mille del commento!^^

@Ramiza: Grazie mille, veramente! Mi fa veramente piacere il tuo commento!:3

@Wale:Grazie mille! I personaggi sono già di per sé, nel telefilm, resi così bene che mi viene spontaneo immaginare come si comporterebbero! Ma sapere che risultino IC mi fa veramente piacere!:3

@Arwen Woodbane: XD aggiorno il prima possibile, promesso! Cercherò di andare velocemente, esami permettendo! (6 tra gennaio e febbraio.. mi viene male...=S)! La scena del fango ha divertito molto anche me nel scriverla!XD povero Arthur, gli faccio fare sempre delle figure...XD sì, povero servitore... è spiaciuto anche a me ma il suo sacrificio non sarà vano! Promesso!

@Ichigo_85:Grazie mille per il commento! Ohhh mi odierai! Vi terrò col fiato sospeso ancora per un po'! Sono crudele! XDXD



Dunque, ecco qui il secondo capitolo che spero vi sia gradito quanto il primo^^

Oh un'ultima cosa. Visto che in Merlin uccidono cavalieri come uccidono mosche, mi sono avvalsa di Wikipedia e mi arrogo il diritto assoluto di fregare i nomi dei cavalieri della leggenda. Sei poi gli autori me li hanno uccisi... beh... mi chiedo perché la distrazione riguardo ai membri effettivi della tavola rotonda non li abbia colpiti anche su Gwen...>_> comunque...

Altra mia personale interpretazione, Morgana c'è ancora.

Sì, effettivamente comincio a chiedermi perché ho detto che può essere ambientata dopo la fine della seconda serie...XDXD no beh, qualche motivo c'è.... Morgana è una donna con le contropalle, e in questa storia me ne serve una, o comunque qualcuno con una tale confidenza da potergli dire determinate cose e, per quanto lo adori, Sir Leon non è uno di questi. Prenderò quindi Morgana in prestito!

Quel che è successo a Merlin, ve lo dico subito, verrà rivelato abbastanza avanti. Tuttavia qualcosa sarà facilmente intuibile nella storia, fino a quel momento.

Solo un favore vi chiedo: fidatevi!Può sembrare una cavolata ma, sul serio, fidatevi di me e farò del mio meglio per non deludervi.



Ancora un enorme grazie alla mia beta che ha reso questa storia leggibile: moony90. Grazie ancora.



How you remind me


Capitolo II- Pride


Il fuoco scoppiettava di fronte ai suoi occhi. Alcuni dei suoi cavalieri tornarono con un po' di cibo donato dai contadini che avevano aiutato. Sir Bedwyr gli porse una coscia di coniglio che accettò ringraziando con un cenno del capo.

Il silenzio calò su di loro, non vi era lo spirito goliardico che aveva sempre animato le serate passate in accampamento.

Cosa è questo silenzio, miei signori? Il troppo lavoro nei campi vi ha privato delle energie necessarie per un po' di meritato svago?”commentò il giovane Pendragon scrutando ognuno dei suoi uomini.

No...no certo che no.” Tuttavia nessuno dei presenti parve convinto dell'invito di Arthur e continuarono a lanciarsi occhiate dubbiose.

Il principe tacque per qualche minuto.

Sir Cador- cominciò il futuro sovrano – ho sentito dire che la sguattera delle lavanderie è entrata nelle vostre simpatie, di recente.” Arthur dovette scavare nelle memorie di discorsi futili e poco interessanti per trovare un pretesto per rianimare quella serata funerea. Egli era conscio che era lui stesso il motivo di tale atmosfera.

I cavalieri risero sollevati: quello era il loro principe.

Arrogante e strafottente, goliardico e capace di divertirsi con i suoi uomini.

Oh Sire, non dite così!- rise imbarazzato Sir Cador - Credevo che la cosa non fosse così evidente!”

Arthur rise.

Evidente? Per l'amor del cielo, la madre della fanciulla già sta tessendo l'abito nuziale!”

Uno scroscio di risate investì il povero cavaliere.

Anche il principe rise.

Io non riderei con troppo trasporto, mio caro Sir Gaheris!- lo incalzò Sir Cador – vorrei rammentare ai presenti la vostra avventura ben poco segreta con la figlia della sarta!”

E con la figlia della cuoca, e con la sguattera, la fiorista...” aggiunse tra le risate sir Owain.

Mio Dio Sir Gaheris!- intervenne sir Elyan ridendo – non avete orgoglio!”

E fu in quel momento che avvenne ciò che Sir Leon temeva.

Ciò che accadeva sempre più spesso.

Vide il principe Arthur sorridere e poi il suo sguardo si perse.

Si perse, di nuovo, lontano.

La sua mente rapita da qualcosa che, il cavaliere sapeva, nulla avrebbe potuto ostacolare.

Perché era più forte, devastante e totalizzante.

Sir Leon guardò impotente ciò che gli altri cavalieri ormai presi dalla goliardica conversazione non notarono: le memorie del passato che, nuovamente, portavano via con sé il giovane Pendragon.

E sospirò, rassegnato.

Perché egli sapeva che nessun cavaliere poteva competere con Merlin né con il suo ricordo.







È per Cedric, vero?” esordì sospirando il principe quando Merlin gli porse con decisamente poca grazia la colazione.

Non era così stupido da non capire che quello che era successo con il ladro non poteva essersi seriamente risolto con un'armatura da lucidare.

Merlin era sempre stato un servo più che fedele, a volte imbranato e irriverente, ma il principe sapeva meglio di chiunque altro che avrebbe dato la vita per lui.

E non gli aveva creduto.

Come uno sciocco aveva preferito le melliflue parole di stima di un perfetto sconosciuto agli avvertimenti, ben poco gentili ma immensamente più sinceri, di Merlin.

L'aveva umiliato, gettato in prigione, aveva dubitato delle sue parole.

E nemmeno si era scusato.

Ora, si rendeva conto, doveva pagarne le conseguenze.

L'orgoglio di Merlin era stato ferito ma quello di Arthur Pendragon era un ego troppo grande per potersi piegare a chiedere scusa.

Aveva confidato che il servo avrebbe preso le sue parole, molto poco umili e molto poco vicine ad un pentimento, come una più che accettabile ammissione di colpa ma ovviamente non era stato così.

Merlin non rispose riassettando il letto con movimenti bruschi e nervosi.

Il principe si massaggiò gli occhi con la mano.

Va bene, lo ammetto, avevi ragione su Cedric, pienamente ragione.” capitolò esasperato.

Detestava sentirsi in colpa.

Tuttavia sembrava che questa volta Merlin non avesse alcuna intenzione di soprassedere.

Eppure egli era convinto di aver fatto un enorme sforzo nell'ammettere di aver sbagliato, o meglio, che Merlin aveva intuito in quel servo ciò che lui non era stato capace di vedere.

Il giovane servo sistemò il cuscino e poi si diresse a passo spedito verso la porta.

La sbatté alle sue spalle senza rispondere.

Arthur sospirò: questa volta non sarebbe stato facile.



Si diresse verso l'armeria convinto di trovare il suo servo intento a lucidare la sua armatura, ma quando varcò la soglia trovò ogni singolo pezzo perfettamente lucidato e riposto con cura.

Di Merlin nemmeno l'ombra.

Scagliò con rabbia uno schiniero a terra, colpevole solo di essersi trovato nelle sue mani.

Arthur non poteva tollerare un tale affronto, non da lui!

Aveva ammesso di aver sbagliato ed egli ancora si permetteva di essere furioso.

Qualsiasi altro sarebbe stato onorato, felice e lieto che un principe come lui si fosse abbassato a tanto.

Ma qualsiasi altro non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli ciò che Merlin aveva l'ardore di proferire.

A Merlin non importava che lui fosse il principe, né che la sua parola fosse legge. Aveva sempre avuto il coraggio di affrontarlo, avvertirlo, consigliarlo, contrastarlo e rischiare la vita per lui.

Ma mai l'avrebbe ammesso.

Merlin era stato irriverente e per questo doveva essere punito.

Varcò la soglia delle stanze di Gaius con la ferma intenzione di trovare il servo e far sparire i sensi di colpa con l'autorevolezza.

Lo trovò seduto a terra a spazzolare i suoi stivali.

Alzò appena lo sguardo.

L'armatura è nell'armeria. Gli stivali saranno pronti per il banchetto di oggi.”

Non ti permetto di essere arrabbiato con me!” sbottò.

Lo sguattero lo guardò senza emozione negli occhi, poi riprese diligentemente a pulire.

Credevo non vi importasse cosa penso o come mi sento.” commentò.

Ho ammesso che avevi ragione su Cedric, è molto più di ciò che meriteresti.-

Aveva visto il tremito che aveva colto la mano artigliata allo stivale.

Aveva visto quel sussulto ma il suo orgoglio, si disse, contava di più.

Merlin avrebbe capito perché doveva farlo.

-Che tu abbia intuito la realtà dei fatti non ti pone al di sopra di quello che sei: un servo.”

Si rese conto della mostruosità delle sue parole appena lasciarono le sue labbra.

Se ne pentì ancora prima.

Merlin non meritava quelle cattiverie.

Ma l'orgoglio di un Pendragon era troppo grande perché potesse tornare indietro e rimangiarsi ciò che era stato detto.

Il servo lo guardò con occhi feriti e furibondi.

No, Sire. Io non sono un servo. Sono molto meno per voi.- sibilò alzandosi. -dicevate di fidarvi di me, eppure non avete pensato nemmeno un secondo che potessi dire la verità su Cedric. Sono bastate le lusinghe di un perfetto estraneo per trattarmi come la peggior feccia che abbia mai messo piede su questa terra. Una volta mi avreste creduto, o quanto meno non mi avreste scaraventato in cella. Non avreste veramente pensato che fossi tanto inaffidabile e sciocco da addormentarmi usando come guanciale le feci del vostro regal destriero.”

Arthur non poté che tacere mentre Merlin continuava.

Sono stato gettato nelle segrete, insultato, picchiato, schernito, sostituito con il primo che nutriva il vostro smisurato ego con la stessa abbondanza con cui riempiva il vostro piatto. ” si fermò come per riprendere fiato ed Arthur si rese conto di quale abominio era stato responsabile.

Avete picchiato me per proteggere lui.” rantolò.

Credevo di essermi guadagnato la vostra fiducia. Credevo di averla ben riposta in voi. E dopo tutto... nemmeno avete avuto il coraggio di ammettere il vostro errore, di chiedere scusa.-gettò la spazzola per terra -non mi merito questo, Arthur” e lo fissò negli occhi.

Se quello che desiderate è un servo accondiscendente, se quello che volete veramente è qualcuno che vi dia sempre ragione, che vi dica ciò che le vostre orecchie vogliono sentirsi dire, se questi sono per voi i parametri per dare e togliere fiducia ad una persona... allora io non sono il servo che fa per voi. Mi dispiace Arthur. Il mio orgoglio non sarà nobile come quello di un Pendragon, sarà quello di un umile contadino, ma come voi non riuscite a piegarlo nemmeno per delle scuse, io non posso spezzarlo per tornare a servirvi come un tempo, non sapendo come è facile per voi accantonare chi non ha mai cercato di fare altro che servirvi con fedeltà.”

Se ne andò dalla stanza lasciando il principe senza parole.

Sospirò, completamente devastato dalle parole di Merlin.

Aveva ragione, lo sapeva che aveva ragione.

Ma ammetterlo, scusarsi per la gratuita stupidità che poi si era riversata sul servo con conseguenze tutt'altro che felici, era diverso.

Era difficile.

Lo sentiva, il suo stupido orgoglio. Sì, non l'aveva mai percepito tanto insensato come in quel momento, che scalpitava pomposo e oltraggiato dentro di lui.

Era così smisurato e gonfio di tronfia che gli sembrava impossibile poterlo piegare per porgere delle più che doverose scuse.

Ma egli era Arthur Pendragon, e il suo orgoglio doveva chinarsi al cospetto di un valore più grande: la sua nobiltà d'animo.

Vi era un orgoglio buono e giusto e un orgoglio cieco e insensato.

E se quella di Merlin era una dignità personale oltraggiata, quella di Arthur non poteva essere chiamata diversamente se non boria e arroganza.

Ed Arthur comprese che non poteva permettersi di perdere il peggior servo che avesse mai avuto per una stupida questione di cieco orgoglio.



Lo trovò nelle stalle a strigliare i cavalli.

Si avvicinò conscio che Merlin era consapevole della sua presenza.

Smise di spazzolare il manto bruno del frisone per fissarlo, gli occhi colmi di orgoglio ferito.

Mi dispiace Merlin. Per tutto.”

Fu difficile dirlo, ma non si era mai sentito tanto leggero.

Sentiva il suo orgoglio, spoglio di meschinità, tornato limpido e quello di Merlin meno agonizzante.

Il servo gli sorrise sollevato ed il principe lesse nei suoi occhi quanto egli fosse fiero di lui.

E, intimamente, se ne sentì immensamente lusingato.







...oh le garantisco Sir Leon! Quel puledro è stato un vero affare!”

Non stento a crederlo, Sir Cador! Il vostro occhio per i cavalli è pari solo al vostro buon gusto in fatto di dame.” scherzò Sir Gaheris.

Arthur spense il fuoco con un piede mentre le ultime ilarità sfumavano.

Bene miei signori, consiglio vivamente a tutti voi di coricarvi: domani ci aspetta una lunga giornata.”

Sissignore” fu la corale risposta.

Il principe sparì oltre i lembi della sua tenda e si sedette sul freddo suolo seppellendo il volto nelle sue mani abbattuto dalla stanchezza. Sentì i passi dei soldati dirigersi verso i loro giacigli e dividersi i turni di guardia fino al sorgere del sole.

Frugò nella sua bisaccia estraendone una piccola boccetta di vetro scuro.

La pozione che gli aveva dato Gaius l'avrebbe aiutato ad avere un sonno riposante.

Se la rigirò indeciso tra le mani.

Detestava quel genere di supporto, detestava sapere di averne bisogno.

Detestava il modo in cui i cavalieri lo guardavano, come le loro occhiate di chi sa lo sfioravano con rispettosa preoccupazione, detestava come Sir Leon si avvicinava e cercava di penetrare nella coltre dei suoi pensieri.

Detestava i sospiri di Morgana al suo passaggio, le sue velate prediche.

Li detestava perché sapeva che avevano ragione, eppure riteneva lo stesso che la cosa non li riguardasse.

Non gli si poteva rimproverare negligenza nello svolgere i suoi doveri, non era né incauto né azzardato, partecipava ai banchetti, alle riunioni.

Non era manchevole in nessuno dei suoi compiti, eppure tutti si ostinavano a fissarlo e a rivolgersi a lui come se preferisse l'autocommiserazione alle sue incombenze.

E ciò che lo infastidiva di più era che non vi era modo di porre fine a tutto ciò.

Non c'era battuta, fendente di spada o torneo vinto con il consueto entusiasmo che potesse spegnere quei dannati sguardi e azzittire i commenti e le prediche per più di qualche veglia.

A volte desiderava seriamente prenderli uno per uno e comunicare, una volta per tutte, che quello che loro credevano di aver capito non era la verità, che ciò che pensavano fosse la causa del suo umore non si avvicinava minimamente alla realtà dei fatti. Avrebbe voluto dire loro che non avrebbero mai potuto capire perché egli non avrebbe mai potuto veramente spiegare.

Ma non poteva farlo.

Sospirò nuovamente guardando quella boccetta alla luce della candela.

Gaius era l'unico che sapeva tutto e capiva.

Non lo guardava con pietà, ma rispettava il suo silenzio e il suo sguardo a volte lontano.

Sapeva che non c'era parola che potesse farlo sentire meglio ed evitava inutili paternalismi.

Si preoccupava di badare a questioni che i suoi preparati potessero effettivamente aiutare a sistemare, come la sua insonnia e a volte la sua inappetenza.

Lo guardava con sguardo un po' rassegnato ma senza quelle inutili pretese che tanto lo irritavano.

Forse taceva perché condivideva con lui il senso di colpa, effettivamente non poteva biasimarlo.

Non che considerasse Gaius responsabile di quello che era successo, no, quella era solo colpa sua, ma conosceva molto bene i morsi della coscienza e, che fossero sensati o meno, non vi è parola, discorso o abbraccio che possa placarli.

Bevve il contenuto della boccetta in un sol sorso e la strinse poi tra le mani.



Lo aspettava una notte nera priva di sogni.





No.”

Merlin non ti ho chiesto un parere, ti ho.. semplicemente informato dei tuoi obblighi.”

Non ci penso nemmeno, non di nuovo!”

Arthur sospirò sorridendo del broncio del servo.

È un banchetto ufficiale” gli ricordò il principe.

Ho un orgoglio Arthur! E soprattutto ho gusto nel vestire. Non indosserò di nuovo quel copricapo.” Fu categorico.

È la divisa ufficiale dei servi della corte di Camelot.”

Se è come dici tu, perché sono l'unico che lo deve portare?”

Perché sei l'unico su cui è divertente vederlo!” ammise con sfacciata e malcelata ilarità il principe.

Lo sguardo mortalmente oltraggiato che il servo gli lanciò ebbe come unico effetto di allargare il suo ghigno.

Benché fosse a tutti gli effetti il principe, trovare qualcosa che gli permettesse di avere effettivo potere su Merlin era decisamente cosa rara e non aveva alcuna intenzione di non godersela fino in fondo.

Cosa ne dici se ti propongo un accordo?” lo stuzzicò ulteriormente rigirandosi con finta ammirazione il copricapo piumato tra le mani.

Che genere di accordo?” definire il tono di Merlin sospettoso sminuiva la sua malcelata sfiducia in quel compromesso.

Ti concederò di sottrarti all'obbligo di indossare questo magnifico copricapo se, a voce alta, dirai: Arthur è il più valoroso dei principi, il più forte e prestante, la sua nobiltà non ha eguali e io sono estremamente lusingato e orgoglioso di essere il suo...” prima ancora che potesse concludere, Merlin aveva strappato dalle mani del giovane Pendragon il terribile cappello e se l'era calcato sulla testa.

Arthur rise di cuore.

Mi dispiace Arthur, ho giurato che non ti avrei più mentito!” commentò con un ghigno soffiando via una piuma.

Rise di nuovo ed insieme si diressero all'ennesimo banchetto di corte.







Si svegliò aprendo piano le palpebre.

Aveva sognato di nuovo.

Raramente gli capitava quando prendeva la pozione di Gaius e in genere non erano mai sogni piacevoli, ma quella volta il ricordo che aveva bussato alle porte del suo sonno era stato malinconicamente nostalgico e morbido.

Merlin e il suo orgoglio.

Non era mai riuscito a piegarlo e mai l'aveva visto lordato di arroganza come spesso, invece, era capitato a lui.

Si massaggiò gli occhi cercando di liberarsi del leggero e vischioso velo di sonno che pesava sulle sue palpebre.

Il sole stava pigramente sorgendo a est e Arthur si alzò pronto ad adempiere ai suoi doveri.

Come sempre, come ogni giorno.

Calzò gli stivali, infilò i guanti, uscì dalla rustica tenda.

I campi attorno a lui sembravano un mare sconfinato giallo pallido che si accendevano d'oro quando i raggi del sole si stendevano su di loro.

Gli altri cavalieri si radunarono attorno a lui in attesa di disposizioni per la giornata. Egli ordinò che una parte di loro continuasse il lavoro di riparazione del granaio e delle case danneggiate, un'altra, composta da due cavalieri, l'avrebbe accompagnato nella ronda sul confine che divideva i campi dalla foresta per prevenire eventuali attacchi.

Consumarono una frugale colazione e poi si separarono.

Arthur vide ancora quegli sguardi di rispettosa preoccupazione.

Sospirò spronando il suo destriero.

Li avrebbe sopportati.

Come sempre, come ogni giorno.



Capitolo II- Pride- continua...


Finito anche il secondo.

Spero vi piaccia.

Rinnovo la preghiera di fidarvi di me. Vi assicuro che qualsiasi cosa vi sia risultata magari strana in questo capitolo non è stata fatta per sbaglio. Ve lo dico perché magari avrete questa impressione anche più avanti e, visto che non godo di tutta questa fama, il mio stile non è così inconfondibile e non ho mai adottato una struttura simile, non vorrei che pensaste che faccio le cose con poco scrupolo!:3 Quindi, anche se effettivamente è poco professionale, preferisco avvisarvi prima che smettiate di leggere!XD







  
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