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Autore: BlackLuna    10/01/2010    2 recensioni
1991.Sono finita nel 1991. E’ per questo che non ho riconosciuto Daniel immediatamente, non l’avevo mai visto così giovane. Perché ora sono sicura che si tratti di lui. Sono in compagnia di Dani Filth , nell’epoca in cui lui aveva 18 anni.
N.B. Siccome i primi due capitoli sono introduttivi alla storia i Cradle non sono nominati, ma poco a poco arrivano anche loro :)
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Qualcosa nel naso. Devo avere qualcosa nel naso. Starnutisco un po’ di volte. Sono sveglia.

Dio  che mal di testa!

Provo ad aprire gli occhi, ma ogni minimo movimento che faccio mi fa male.

Molto lentamente riesco ad aprirli e vedo che mi trovo sdraiata su un fianco in mezzo a un prato.

Un filo d’erba! Ecco cosa avevo nel naso.

Mi sforzo con tutta me stessa di tirarmi su. Mi sollevo lentamente e rimango alcuni minuti seduta sull’erba con la testa che pulsa e tutti i segni dei postumi di una sbornia con i fiocchi. Mi sforzo di ricordarmi qualcosa di ieri sera, ma i miei ricordi sono piuttosto confusi. Ricordo che ha un certo punto sono stata accompagnata in giardino da qualcuno e poi..poi nulla, buio totale, devo essere svenuta, o addormentata..

Ma certo! Mi sono addormentata nel giardino della casa di Martin. Però che stronzi, potevano almeno portarmi dentro!

Sbuffo, sarà stato un altro stupido scherzo, oppure erano tutti così ubriachi da dimenticarsi di me. Non sarebbe la prima volta.

Mi volto per guardare la casa di Martin..e tutte le mie brillanti teorie vanno a farsi benedire.

La casa! Dove hanno nascosto la casa?!?  Il panico mi assale : dietro di me non c’è nessuna casa, solo erba e alberi.

Non so dove mi trovo, non mi sembra di riconoscere il posto : ci sono troppi alberi e poche case.

Dov’è? Dov’è la casa di Martin? Ok, Christine stai calma, probabilmente hanno deciso di farti uno scherzo  e ti hanno portata qui mentre dormivi. Probabilmente  ora sono dietro agli alberi a ridere del tuo panico. Si dev’essere così.

-Ah-a- urlo al vento, diretta a coloro che secondo la mia teoria si trovano appostati dietro agli alberi.- Molto divertente, davvero..ma non ci sono cascata neanche per un minuto!-

Silenzio. Un passerotto lancia il suo richiamo. La rabbia cresce dentro di me. Mi avvicino agli alberi davanti a me – mi prendete per una cretina?  Lo so che siete li, venite fuori!-

Niente. Comincio a sentirmi un’idiota.

E se non ci fosse nessuno li dietro?

-R-ragazzi?- la convinzione nella mia voce muore lentamente  -Dai venite fuori, per favore..-

Non ricevendo nessuna risposta il panico mi assale nuovamente e mi devo sedere con la testa che gira e in piena iperventilazione.

Non riesco a pensare a niente, mi sento persa. Cerco di ricacciare le lacrime negli occhi dove devono stare.

Poi lo vedo..è li..lo stronzo!

Qualcuno si è chiaramente mosso  tra i cespugli. Mi avvicino quatta e mi apposto, in attesa.

Niente si muove dall’altra parte, ma io sono convinta che ci sia qualcuno, e anche quel qualcuno sta attendendo. E poi eccolo, il passo falso : un bastoncino si rompe!

Mi sento come una pantera, è come se una molla scattasse dentro di me. Passo attraverso il cespuglio in un balzo tutto tranne che leggiadro e atterro pesantemente sul malcapitato artefice del crudele scherzo a mie spese.

L’ho abbattuto! Sono a cavalcioni su di lui, girato a pancia in giù sulla nuda terra.

-Ti ho preso carogna! Dimmi dove sono gli altri!- dico esultante.

Lui mugugna qualcosa. Non gli vedo il volto, ma noto qualcosa che mi fa esitare : capelli lunghi e neri. Non mi sembra di aver notato nessuno con dei capelli simili durante la serata.

-Chi sei?- chiedo, sempre fermamente.

-Chi diavolo sei tu?!- dice lui adirato – E cosa ci fai sulla mia schiena?!- si solleva e io cado all’indietro. Si è liberato di me. Nel momento in cui si alza, pulendosi via la terra dai pantaloni, noto che è un ragazzo moro con gli occhi di un bellissimo azzurro e un piercing al naso. Mi dice qualcosa..devo averlo già visto da qualche parte..

Ma certo! E’ venuto alla festa, è li che devo averlo visto (anche se non focalizzo il momento esatto). Quindi è stato lui a farmi lo scherzo!!

Mi calmo, decido di giocare bene le mie carte e farlo confessare con l’astuzia.

-Mi dispiace.- dico in un falso tono pentito – credevo fossi un altro.-

Mi rendo subito conto di quanto stupida suoni questa frase. Normalmente non salto addosso a nessuno urlante come un’ossessa, spuntando da dietro un cespuglio, a prescindere da chi ho davanti.

-A, bhe..non importa, non ti preoccupare.- dice lui guardandomi con aria preoccupata. Non è moto convincente.Probabilmente crede che sia una psicopatica.

-Allora, eri anche tu alla festa di Martin, ieri sera?- chiedo innocentemente, come per fare conversazione.

Lui mi scruta per un po’ come per valutare la risposta giusta da darmi e poi mi risponde –Si..-

-A-ah!- esclamo puntandogli l’indice contro.

Il ragazzo mi guarda perplesso.

Mi sento un’idiota.

-Tu..ti senti bene?- mi chiede indietreggiando.

No, tesoro, non mi intenerisci con quel tuo bel visino d’angelo e lo sguardo innocente. Io SO.

Mi ricompongo. –Quindi ti è piaciuta la festa? Conosci bene Martin?- chiedo ancora, per perdere tempo.

-Si..bhe..è mio cugino.-

Non sopporto quel suo sguardo spaventato. Entrambe sappiamo che è stato lui a farmi lo scherzo,e lui continua a prendermi in giro. Scoppio :- Confessa! Mi avete portato qui tu e i tuoi amici dopo che mi sono addormentata, non è così? Parla, non ha senso mentire!-

Lui sembra irritato dalla mia insistenza. – Portata qui?! Ma non so nemmeno chi diavolo sei!-

Lo scruto. Se mente, recita molto bene.

Ma c’è ancora un particolare che non mi spiego. – E allora perché mi spiavi da dietro il cespuglio?- dico come se fossi un avvocato dell’accusa che ha trovato il modo per mettere nel sacco l’imputato.

-Abito nella casa laggiù- risponde prontamente lui, indicando una casa oltre gli alberi.

Sembra tutto talmente logico. Merda.

-Ho sentito qualcuno che urlava- continua, approfittando del fatto che sono senza parole.- Sono venuto qui e ti ho vista urlare nel prato. Oh e poi mi sei saltata addosso.-

Guardo lui, guardo la casa. Non sta mentendo.

Mi butto su un ceppo sospirando. Non è stato lui. Quindi il colpevole è ancora a piede libero. Ammesso che esista un colpevole.

Nemmeno noto che mi è venuto vicino. – Va tutto bene?- mi chiede, si avvicina con cautela  come se temesse che lo attaccassi da un momento all’altro.

-Si, è tutto ok- rispondo con voce tremante.

Se nessuno mi ha portato qui, perchè mi sono svegliata in un posto che non conosco? Le lacrime minacciano nuovamente di sgorgare.

-Non credo di averti notata ieri alla festa, come ti chiami?- mi chiede gentilmente. Deve aver notato la mia confusione.

-Christine. Christine Fog – dico allungando la mano e stringendo la sua. – Mi dispiace di esserti saltata addosso urlando come una matta, è che..ho bevuto un po’ troppo ieri. Sono mortificata.- Sono confusa, imbarazzata e non so come scusarmi. O almeno come convincerlo che non sono una squilibrata pericolosa.

-Oh, non fa niente, capita anche a  me..intendo alzare un po’ il gomito, non di svegliarmi in mezzo a un prato e assalire il primo che mi passa vicino.- precisa velocemente.

Il rossore sulle mie guance si fa ancora più acceso e lui mi sorride. Ha un sorriso bellissimo.

-Il mio nome è Daniel- restituisce la stretta di mano. Io annuisco e lo scruto. Eppure lo conosco, o almeno so di averlo già visto. Eppure sono sicura di  non averlo visto alla festa. Anche se probabilmente mi sbaglio.

-Perché mi fissi?- mi chiede Daniel. Io arrossisco per l’ennesima volta in dieci minuti.

-No, niente..è che hai un aria familiare. E io..ora non so bene dove sono- lo dico più a me che a lui e sono assalita nuovamente dal panico. Sono stata abbandonata da tutti, perfino dalle mie amiche.

-Su, dai non preoccuparti, vedrai che tra un po’ ti si schiariranno le idee.-

Sorrido poco convinta e annuisco. Ho già avuto delle ciucche secche, ma per nessuna di queste mi è mai capitato nulla di simile.

Solo ora, dopo che la situazione si è relativamente calmata e io sto piombando in uno stato catatonico mi rendo conto di essere vestita di sola mini e corsetto e di avere quindi un freddo cane.

Comincio a tremare senza poterci fare niente.

-Hai un po’ freddo vero?- mi chiede Daniel, notando il mio tremito. Annuisco.

-Lo credo!- esclama lui alludendo alla mia mise – Se è vero che hai passato fuori tutta la notte mi stupisco che tu non sia ricoperta da una patina di ghiaccio.-

Battuta semplicemente penosa, ma io rido lo stesso per farlo contento.

-Senti, io abito la, perché non vieni con me? Ti offro qualcosa di caldo-

Spalanco gli occhi : mi sta invitando a casa sua? Una ragazza appena conosciuta che l’ha assaltato urlante? Io lo ammiro, questo Daniel.

-Non preoccuparti, non ho cattive intenzioni!- dice velocemente, notando la mia perplessità. –In fin dei conti siamo stati tutti e due alla festa di Martin, quindi è quasi come se ci conoscessimo.-

Non ci credo, mi sta rassicurando. Dovrei essere io a rassicurarlo ,io sono la psicopatica, non lui. Comunque non mi va di stare da sola, quindi accetto il suo invito.

-Hai dei documenti con te? Sai, per essere sicuro.- mi dice seriamente mentre mi alzo. Io scuoto la testa : i documenti sono nella borsa che si trova nella casa di Martin che al momento è sparita.

Lui mi guarda severamente, poi scoppia a ridere. – Scherzavo, dai! Vieni con me.-

-Non hai un po’ paura?- gli chiedo mentre camminiamo tra gli alberi. – Voglio dire, devo essere sembrata una matta.-

Daniel mi scruta. –Non credo che tu sia una matta. Eri soltanto spaventata.- mi sorride dolcemente guardandomi con quegli occhi azzurri tanto familiari.

Che bel ragazzo! Tutto sommato mi è andata bene, pensa se atterravo su uno scorfano!

In poco tempo raggiungiamo la casa bianca, tipicamente inglese in cui mi dice di entrare.

-I miei stanno lavorando e le mie sorelle sono a scuola. Per fortuna le tue grida non hanno svegliato il più piccolo, dorme ancora della grossa..cosa vuoi? Del tè ti va bene?- chiede Daniel levandosi di dosso il chiodo e rivelando una maglia dei Bad Religion più grossa di almeno una o due taglie, che lo fa sembrare terribilmente esile e piccolo, già che non è una stanga.

-Si, grazie. Quanti anni hai detto di avere?- gli chiedo sedendomi al tavolo, mentre lui mette su l’acqua per il tè.

-Diciotto, fatti a luglio, tu?-

-Idem, però sono di maggio. Sono più vecchia.- rispondo.

-si, in effetti ho notato delle ciocche bianche tra i capelli.- scherza lui indicando il groviglio di capelli rossi che probabilmente andrebbero pettinati per bene.

Il tè è pronto, Daniel me ne versa una tazzona su cui mi avvento. La bevanda calda mi scende per la gola scaldandomi fino alle ossa. E’ bellissimo.

Mentre bevo mi guardo in giro e noto un orologio che indica le 10:30.

-Dorme parecchio tuo fratello.- commento giusto per fare conversazione.

Daniel ridacchia. –Si, passerà alla storia come Phillip Davey Gran Ghiro di Inghilterra.-

Per poco il te mi va per traverso. Che cognome ha detto?

-Scusa com’è che ti chiami di cognome?- chiedo, le idee che cominciano lentamente a schiarirsi sulla strana familiarità di Daniel.

-Davey- mi risponde tranquillamente – Il mio nome completo è Daniel Lloyd Davey, ma se vuoi puoi chiamarmi Dani.-

  
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