A casa mia, per quanto mi
ricordassi, c’era sempre stato un odore strano. Sebbene la casa fosse sempre
asetticamente pulita, e tutti i suoi abitanti avessero
un delizioso e irresistibile aroma, c’era sempre uno strano odore. Che forse,
tra l’altro, sentivo solo io, visto che nessuno se ne era
mai lamentato. C’era un odore di negozio: tipo colla e carta da pacchi. Mi
aveva sempre dato un po’ fastidio. Forse era dato dall’accumulo di cose
nuovissime che avevamo in casa, fatto sta che questo
odore mi dava proprio sui nervi. E quando entrai,
l’odore c’era ancora, proprio come ricordavo. Arricciai il naso.
Ma l’odore di muschio, e
foglie e terra fresca che portava sempre con sé Jake era scomparso. Questa sì che era una cosa
strana.
Non era cambiato pressoché nulla,
a parte qualche nuovo prezioso vaso e un gigantesco
albero di Natale sui toni del blu e dell’argento che troneggiava di fronte
all’ampia vetrata, in fondo sulla destra. Ogni cosa era, come al solito, straordinariamente perfetta. Anche
la voce di mia madre che, dal pianerottolo, richiamava la mia attenzione.
-Renesmee!-, mi disse sorridendo, e salutandomi con la mano,
come se fossimo troppo lontane.
-Ciao mamma-, risposi
cautamente.
-Ti aspettavamo tanto-
-Eggià. Guarda che puoi anche scendere, mamma-
La cosa la colse un po’ di
sorpresa e stette un po’ a guardarsi attorno, giusto per farmi ricordare di che
razza di stronza ero stata ad andarmene per così tanto tempo, giusto per ricordarmi che ero piuttosto
un’incapace. La mia cara mamma matta. Era proprio tutta matta, altrochè. La mia
cara mammina matta scese le scale e mi venne ad
abbracciare, e io non ci volevo pensare, almeno per trenta secondi, giusto il
tempo di essere felice di rivederla, ma non ci pensavo
da un po’ e mi venne proprio da farlo: e ci pensai di nuovo, al fatto che
proprio per me non era una mamma vera. L’avrei tanto voluta
una mamma vera, di quelle che a un certo punto ti fanno un fratellino o una
sorellina, oppure che ti vengono a vedere alla recita delle elementari, o che
vanno ai colloqui con i professori, o che semplicemente quando le fai
incontrare ai tuoi amici non hai bisogno di dire “Questa è mia sorella” invece
di “Questa è mia madre”. Ero proprio noiosa, e ripetitiva, e Ben aveva proprio
ragione a dirmelo. A un tratto mia madre sciolse
l’abbraccio e andò ad abbracciare anche Benjamin. E allora sì che pensai che fosse proprio tutta matta. Quando ero partita lo detestava, proprio dal profondo. Anche Ben fece una faccia strana, un po’ idiota perché si
vedeva troppo che non si aspettava di essere abbracciato da mia madre. Mia
guardava fisso e mi sembrava di vedere un enorme punto di domanda luminoso
stampato sulla sua fronte.
Questo sì
che era un ritorno da telenovela.
Sorrisi tra me e cercai di ricordarmi la battuta per dopo, per dirla a Ben.
Poi dal pianerottolo
cominciarono a scendere tutti, uno a uno, e io cominciai a sentirmi parecchio male. E poi ero
anche parecchio sotto pressione perché sapevo che dovevo fare una faccia del
tipo “Scusate se vi ho procurato solo casini da quando
sono al mondo”. Che pena.
Papà fu l’ultimo a scendere,
e aveva una fantastica faccia incazzosa che mi fece
sentire davvero meglio. Grazie papà per essere incazzato,
pensai intensamente. Almeno una reazione normale, finalmente. Mi venne ad
abbracciare, anche se non fece alcun riferimento ai miei pensieri, e mi rivolse
un lieve sorriso. Non abbracciò Benjamin, e tutti e
tre ne fummo sollevati.
-Sei molto cambiata Nessie-, disse Rosalie osservandomi attentamente. O meglio esaminandomi.
-Eggià-. Non trovavo risposta migliore a quella, qualsiasi fosse stata la domanda.
-E’ proprio cambiato il tuo…aspetto-, disse Jasper, sorpreso. Doveva essere dura da mandare giù, che potesse cambiare il mio aspetto. Forse come quei ragazzi che
dopo gli studi si prendono un anno sabbatico e tornano a casa
pieni di tatuaggi e piercing e i genitori e i
parenti se li ritrovano davanti e si chiedono che diavolo hanno fatto, ma
soprattutto perché diavolo li hanno lasciati partire per quello
stramaledettissimo anno sabbatico.
-Eggià-
-Sei dimagrita-. Caspita, quello sì che era un commento da mamma. Mia madre
mi studiava con apprensione, e io proprio non riuscivo a starla a guardare. Ci
fu un attimo di silenzio.
-Possiamo andare a sederci e
parlare, adesso?-, suggerì mio padre, spazientito. Se
ne stava ai lati della scena, in silenzio, lo sguardo impenetrabile. Era più
facile avere un avversario piuttosto che uno stuolo di individui
che cercano di percepire i minimi mutamenti della tua faccia. Si diresse in
salotto e ci limitammo a seguire.
Dopo esserci tutti messi
comodi, rimanevano pochi posti liberi. Di fianco a me, avevo
sempre un silenzioso Ben, seduto sul bracciolo della poltrona bianca su cui mi
ero appollaiata, in allerta. Loro non erano proprio cambiati. Chissà
perché, ma mi ero immaginata che avrei trovato qualche particolare diverso, al
mio ritorno. E invece no.
-Posso dire una parola?-. saltai praticamente sulla poltrona quando sentii che a
parlare era stato Benjamin. Mi percorse un brivido di
freddo, mi succedeva sempre quando mi agitavo. Mio
padre strabuzzò gli occhi, colto alla sprovvista, mentre reazioni simili
coinvolgevano tutti i presenti, me compresa. Senza stare tanto a osservare i particolari, si vedeva subito che Ben non era
proprio quel che si chiama un oratore. Ci sorprese tanto che nessuno si ricordò
di rispondere.
-Nessun problema-, dissi alla
fine, rivolgendogli uno sguardo interrogativo. Alzò un sopracciglio, scettico:
probabilmente avrebbe preferito che a rispondergli fosse stato un membro della
famiglia, piuttosto che giocarcela tra di noi. Quasi quasi mi mettevo a ridere.
Si schiarì la voce brevemente, raddrizzò la schiena, si schiarì la voce di
nuovo.
-Dunque. Per prima cosa, buonasera.- Si guardò attorno, in
cerca di consenso. Feci un cenno d’assenso. Proprio non era un oratore. –per
seconda cosa…salve. No, per seconda cosa, voglio dire, grazie per avermi
permesso di unirmi a voi, oggi. So che siete alquanto…dubbiosi, riguardo il fatto che io e Nessie siamo,
come dire, compagni, no? Per diversi motivi, come per esempio
il fatto che ero qui per conto di Caius-. Fece
una breve pausa: era molto divertente, assistere al suo tentativo di non risultare ostile. Ma i suoi modi
erano sempre pessimi.
-E vi ringrazio anche per aver dato modo a Renesmee di fare di testa sua, riguardo all’allontanarsi da
casa. Mi sembra giusto che ognuno segua la sua strada, no? E
quindi, grazie per averci dato queste possibilità. Vi devo molto.-
La conclusione del suo breve
discorso mi fece restare di sasso, perché da lui non me lo aspettavo. Da come
aveva pronunciato quelle parole, sentivo che davvero lui era riconoscente alla
mia famiglia, e anche se non sapevo per quale motivo lo fosse, ne ero felice. Estremamente felice,
perché nella realtà, per la prima volta, mi appariva la possibilità di
conciliare lui a tutto il resto. Sapevo che la parte peggiore sarebbe venuta
solo dopo, quando avrei dovuto affrontare il vero problema. Ma dovevo pur
iniziare a rimettere le cose a posto, e forse era più logico cominciare dalla più piccole. Ero un po’ su di giri.
-Averci dato questa possibilità. Da quando è
sottinteso che abbiamo permesso tutto questo per il tuo personale diletto, Benjamin?-. Mio padre era seduto esattamente davanti
a noi, le mani intrecciate, osservava Ben con uno sguardo che poteva solo
aggiungere alle sue parole una sfumatura ulteriormente sarcastica.
-Edward, ne abbiamo parlato tutti.
Non c’è ragione, davvero non c’è ragione per alterarsi-, disse mia madre,
inaspettatamente pacata. Eppure, quando ero partita
era lei ad essere più contrariata. Continuavo ad
essere un po’ stranita dal ribaltamento di posizione.
-A me la storia continua a
puzzare-, mugugnò Emmett.
-E io continuerò a non vedere niente, un tubo di niente!
Bene!- sbraitò Alice, stravaccandosi sul divano in una posa sgraziata che le si addiceva poco. Ce l’aveva
ancora con me per storia delle visioni sbiadite, pensai tra me, con un sorriso.
Quella sì che era proprio matta, forse più di mia madre.
Proprio matta sciroccata completa.
-Tappatevi la bocca, ha
diritto di fare quel che vuole!-, strillò Rosalie, coprendo la voce di Alice che stava per aggiungere qualcosa. A quel punto le
voci cominciarono ad accavallarsi, e tutti cominciarono
a dire la propria. Era una cosa molto disordinata, non ero
abituata a scene simili. Di solito le nostre riunioni di famiglia erano sempre pacate e pacifiche. Cercai comunque
di seguire il discorso.
-Ma non capisci che i Volturi
verranno comunque? Non centra niente che lui sia con Renesmee o no!- disse mia
madre, visibilmente alterata, rivolgendosi a mio padre.
-E’ del tutto irragionevole, Bella, è solo un rischio in
più…e la reazione del branco! Non
abbiamo molti alleati-
-Non ce la faremmo comunque, se lo volessero, non di nuovo-
-E non mi fido di lui. Non è prudente-
Ne avevo sentite proprio tante, compreso uno strano
riferimento ai lupi su cui avrei dovuto andare a fondo. Ma
quello era davvero troppo: quando presi la parola, mi sorpresi di come la mia
voce riuscisse ad essere così spiacevole e perentoria.
-Non venirmi a parlare di
prudenza, puoi evitare Edward, visto che sei l’ultimo
in questa casa a poter giudicare cosa sia prudente e cosa no.
Non mi pare che io sia saltata fuori da una pura
elucubrazione mentale, o mi sbaglio?-. non volevo
chiamarlo col suo nome, sapevo che gli spiaceva, ma quando mi alteravo non
potevo farne a meno.
-Era una
cosa molto differente-, sussurrò, scuro in volto.
-Nel senso che
era assolutamente più pazzesca, folle e rischiosa?-
-Nel senso
che io amo Bella-
-Al contrario di quanto io
sia in grado di fare-
-Scusami Renesmee,
ma ti conosco e non mi fido dei tuoi capricci-
Rimasi zitta per un secondo,
tutta concentrata a mordermi il labbro inferiore. I miei genitori non mi
avevano mai dato uno schiaffo in vita mia: sentii come se mio
padre, in quel momento, lo avesse fatto.
-Sta attento a quello che
dici-, gli suggerii freddamente.
-E’ solo un dato di fatto, non voglio fartene una colpa-.
Sembrava volesse scusarsi, ma non ritrattare.
-Non sei stato con me in quest’anno, non puoi sapere davvero-
-Non che io
non abbia voluto esserci. Sei tu
che hai voluto rimanere sola-
-Dacci un taglio Edward. Le cose stanno così, ed è meglio se ti ci impegnerai, ad accettarle-
Non sopportavo di non avere
l’ultima parola nelle discussioni, ed anche quella volta ci riuscii.
Tirai un lungo sospiro, e finalmente mi rilassai sulla
poltrona. Mi sentivo come il vincitore di un duello in cui l’avversario era
rimasto a terra.
-Ha ragione. Le cose stanno
così. E io mi fido abbastanza di lui-, disse Jasper facendo un cenno a Benjamin,
che mi sembrò quasi infastidito dal richiamo.
-Sono
sicura che sia un bravo ragazzo-
aggiunse Esme, dolcemente. Benjamin
le rispose con la vaga traccia di un sorriso. Mi era sempre sembrato che gli stesse simpatica.
-E ormai in ogni caso Edward e
Bella hanno permesso che le cose stessero così, quindi non ha senso essere
risentiti-, suggerì Carlisle, scambiandosi una veloce
occhiata con sua moglie. Avevamo una gerarchia piuttosto interessante,
avrebbero dovuto studiarci come i branchi di elefanti.
Mi era sempre piaciuta la gerarchia matriarcale dei
branchi di elefanti. Tornai a concentrarmi sulla
situazione, ma dovevo ricordarmi di chiedere a Ben che ne pensava della
gerarchia dei branchi di elefanti.
-Credo che allora possiamo
anche invitare Benjamin a…-. Mia madre cercava le
parole giuste, ma dopotutto era una cara vecchia mamma matta e non era portata
a fare discorsi. Nemmeno lei. Se
fosse stato per lei e Benjamin, probabilmente
saremmo rimasti lì a guardarci in faccia ancora per un bel pezzo.
-Far parte della famiglia?- cercò
di concludere Alice, un’espressione schifata sul bel
viso. Come se a lui ne importasse qualcosa, pensai fra me,
facendomi scappare una risatina nervosa. Mi guardarono un momento, prima di
concentrarsi su di lui. Aspettavano una reazione.
-Bè, molto onorato-, fu tutto
quello che disse. Come avevo immaginato, la cosa non lo esaltava più di tanto,
ma sembrava comunque soddisfatto: in ogni caso, non
sarebbe stato di certo un loro parere ad allontanarlo da me.
-Caspita che entusiasmo-,
grugnì Emmett. Chissà perché era
così circospetto. Avrei dovuto indagare.
-La seduta è chiusa? Abbiamo il benestare dell’alta corte?- chiesi, con un
sarcasmo il più amaro possibile. –Dovrei parlare un secondo con loro-,
proseguii indicando i miei genitori, di fronte a me. In un secondo tutti si alzarono, pronti a lasciarci soli. Anche
Benjamin, al mio fianco, se ne stava per andare.
-No-, dissi tenendolo saldamente fermo per il braccio
–Resta qui. Parliamo di cose nostre-
Lo guardai e capii che in
quel momento stava provando una gioia molto più
intensa, e sincera, di quando poco prima tutta la famiglia aveva accettato la
sua presenza.
Erano quelle le cose che mi
ricordavano sempre il motivo per cui per lui avrei
rinunciato a tutto.
Ciao
a tutti! Ho deciso di cambiare la location dell’angolo
commento/ringraziamenti. Beh, direi che questo
capitolo ha già un po’ più di sostanza, cosa ne dite? Finalmente Renesmee è tornata e comincia ad essere fatta
più di azioni e decisioni e meno di pensieri. Ho cercato di dare questa sfumatura
(e spero di esserci riuscita anche se non ne sono
proprio sicura…) perché sento che ormai la storia debba avviarsi verso la
conclusione, per vostra fortuna XD.
Quindi grazie ancora a tutti i lettori, a tutte le buone anime
che hanno aggiunto Starlight ai preferiti di recente
(ma anche in passato, sia chiaro!) e ovviamente a tutti i gentilissimi
commentatori.
I vostri commenti sono davvero motivanti, mi fa
davvero tanto piacere riceverli, leggerli e sviscerarli per bene alla ricerca
di significati nascosti…(l’ultimo concetto è un po’ inquietante -.-). Lancio
una proposta che mi è venuta in mente oggi: vi interesserebbe avere una specie
di soundtrack della storia? Be
tanto io la metterò lo stesso XD
Allora,
i ringraziamenti:
LadyEl: Ciao!!
Se tutti i tuoi commenti “in ritardo” (che poi erano passati solo un paio di
giorni dal postaggio!) sono così interessanti e stimolanti, sono pronta a ricevere commenti in ritardo senza
nessun problema, anzi! (*ç*àsbavo al solo pensiero). Seriamente,
grazie mille, sia per i tanti complimenti con mia conseguente “ansia da
prestazione”, ma soprattutto mi fa molto piacere che tu nella tua analisi dei
personaggi abbia ragione. Sono contenta perché vuol dire che allora attraverso le parole qualcosa è davvero
passato! E direi che hai proprio ragione, quando dici
che Benjamin viveva tanto per vivere, prima di
incontrare Nessie. Ed è esattamente così, il suo
vivere distaccato da tutto e tutti non è un modo di
difendersi (banalotto come concetto, da telefilm per
ragazzini), ma è semplicemente “altro
non è che una diversa visione della vita”. Mi hai stupita
perché era proprio quello che intendevo. Così come hai ragione classificando il
rapporto tra Nessie e Ben come simbiotica: una
convivenza silenziosa ma indispensabile per mantenere un equilibrio precario
come le loro nature, inquiete e nervose. Invece per Thomas,
purtroppo non posso dirti bene se hai ragione o meno, perchè, dal basso della
mia super ignoranza, non ho ancora letto Il ritratto di Dorian
Gray. Lo so, lo devo fare! Però potresti avere capito bene anche qui (strano! J), e te ne renderai conto quando inserirò il
racconto del passato e della trasformazione di Thomas.
Bene, spero che tu non ti sia addormentata nella lettura, ma
tranqui, ti capirei XD Grazie mille per i bellissimi
commenti, sono davvero…appaganti! Sapere che qualcuno legge quello che scrivi
con tanta attenzione è davvero stupendo. Ciao, spero a presto! Ps: anche a me piace molto la letteratura, e la poesia, ma
purtroppo non posso dire lo stesso della filosofia, che devo studiare con una
canna di fucile puntata alla tempia! XD
Sinead: Ciao! Che bello
risentirti, sono contenta che tu segua ancora! Be,
alla fine ho postato relativamente presto, rispetto ai miei standard (mesi
senza postare XD) e spero che il capitolo sia di tuo gradimento…un bacio, a
presto!
Sily85: Ciao!! Bene, eccoti qua non uno, ma due (c’è la seconda parte, che devo ancora inserire)
capitoli sull’incontro tra Ness e l’inquietante
family…non so a me personalmente inquieta O.o E il
senso di possesso è come la gelosia, tutti che se ne lamentano, e tutti che in
silenzio ne sentono il bisogno…bah, l’amour. Un bacio anche te, fammi sapere cosa ne pensi del
famigerato incontro!