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Autore: LyhyEllesmere    12/01/2010    4 recensioni
Rose è una ragazza dolce e solare, pronta ad aiutare il prossimo, ma anche ironica e un po' troppo saccente. Scorpius è cresciuto nell'amore dei suoi genitori, da un padre diverso, un Draco che nessuno immagina. Ma su di lui aleggia un male sconosciuto.
Una ragazza fugge dall'Europa, per dimenticare un passato che, indelebile, la fa annegare nel dolore. Molti cercano di aiutarla, ma nessuno ci riesce; perché solo un paio d'occhi verdi le permetteranno di dimenticare quelli neri impressi nella sua mente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1 – Lettere

 

“Mamma, mamma! È arrivata, è arrivata!!!” Una bambina con una voce acuta correva nel soggiorno di quella villetta di paese. I morbidi boccoli castano-ramati balzellavano da tutte le parti.

“Tesoro, che succede?” Hermione Granger uscì dal suo studio al primo piano e si affacciò dalla ringhiera in legno delle scale che dava sul soggiorno con aria preoccupata. Nonostante fossero passati diciannove anni, era rimasta sempre la stessa, ad eccezione di qualche sottile ruga. In mano stringeva un libro: Gli Elfi Domestici, Una Magia Più Antica Di Tutto Il Mondo Magico. “È successo qualcosa? Ti…”

“Ho fentito un rumore. Ose, ti fei fatta male?” Ron Weasley uscì dalla cucina, che confinava col soggiorno, con in mano un panino.

“Ron, per l’amor del cielo!” Hermione alzò gli occhi al cielo, “Abbiamo finito di pranzare mezz’ora fa!”

“Ma io fo fame…” Anche Ron non era cambiato molto. Era rimasto lo stesso spilungone con la fame di un gigante e il metabolismo più veloce di un Gorgosprizzo. I capelli rosso scuro contrastavano con la pelle lattea e gli occhi di ghiaccio. Si era fatto crescere la barba, lo rendeva più misterioso, continuava a ripetere.

“È arrivata, non capite?” si ostinava a ripetere Rose. Gli occhi azzurro cupo osservavano i genitori con entusiasmo.

“Cosa, tesoro?” chiese paziente Hermione. Delle volte la figlia era esasperante: aveva il brutto vizio di dimenticare il soggetto della frase, confondendo sempre tutti.

“Ma la lettera, mamma! La lettera di Hogwarts!”

Hermione spalancò gli occhi nocciola ed abbracciò Rose. Naturalmente se lo aspettavano da qualche tempo, ma vedere la propria figlia crescere e partire era comunque allo stesso tempo un orgoglio ed una stretta al cuore. Cominciarono a ballare per tutto il soggiorno. “Devo cominciare assolutamente a ripassare!” esordì Rose. “Dunque, Incantesimi l’ho già finito ed ho fatto anche gli esercizi in più…Storia della Magia l’ho ripetuta, con particolare attenzione all’ultima Guerra Magica” sorrise ai suoi genitori, “Trasfigurazione ho letto il libro che mi ha regalato mamma, ed anche quello di zio Neville per Erbologia…Pozioni! Ho dimenticato Pozioni! Dove sarà il mio kit adesso?”

Cominciò a cercare come una forsennata per tutta casa. Mentre si infilava sotto il tappeto, Ron tossicchiò. “Cosa ti fa pensare che lascerò il mio fiorellino abbandonare casa e me? Potresti istruirti privatamente…”

“Ed io, poi, con chi giocherò?” chiese il piccolo Hugo entrando in soggiorno. Rappresentava il perfetto incrocio tra Ron ed Hermione. Aveva il fisico da Weasley, ciò significa che sarebbe diventato molto alto, capelli rosso fiamma, la pelle chiara –anche se non lattea- e grandi occhi nocciola. In quel momento sfoggiava il suo miglior broncio lacrimoso.

“Con Lily, mi pare ovvio…” rispose prontamente Rose, emergendo da sotto il divano con la polvere attorcigliata tra i capelli. “E papà” continuò mentre cercava di districarseli invano “Non lo pensare nemmeno. Io andrò ad Hogwarts, anche con la macchina volante di nonno Arthur se necessario”. Non sapeva che molti anni prima, qualcuno di sua conoscenza l’aveva già fatto. Proseguì nel tentativo di sistemarsi i ricci, col risultato di incastrarsi le mani nel cespuglio.

“Ecco tesoro…” Hermione la risistemò con un colpo affettuoso di bacchetta.

“Grazie, mamma…”Si illuminò il viso. “Posso andare da Al? Devo assolutamente dirglielo, anche lui l’avrà ricevuta…”

I Potter abitavano nel loro stesso paese – Godric’s Hollow – anche se dall’altra parte, vicino alla vecchia casa distrutta dalla maledizione.

“In realtà, credo che Harry sia già andato alla Tana oggi” intervenne Ron “C’è il raduno, no?”

“E quando pensavamo di andare?” chiese Rose con un misto tra l’esasperato e il minaccioso nella voce. Delle volte era tale e quale a sua madre.

“Aspettavamo che finissi di ripassare Incantesimi, no?” ribatté Hugo con voce petulante.

La bambina volse gli occhi al cielo. “Beh, ora ho finito, andiamo?” guardò suo padre con sguardo scongiurante. Dimenticavo l’altro cambiamento di Ron. Davanti al broncio di Hugo e al sorriso di Rose si scioglieva come burro al sole. “D’accordo…” sospirò, sconfitto. “Andate a vestirvi, l’ultimo che entra nel camino è un furetto nervosetto!”

I figli corsero al piano di sopra, a vestirsi. Hermione sbuffò. “Alla fine, l’hanno sempre vinta loro…”

 

 

Le fiamme smeraldine illuminarono il soggiorno accogliente e rivelarono una famiglia sorridente, anche se sporca di fuliggine. Ron uscì dal camino, mentre si spolverava la camicia, seguito da Hugo, che continuava a starnutire. Hermione si era già ripulita con un colpo di bacchetta e stava facendo la stessa cosa con Rose, per poi passare al figlio minore.

Entrarono nella cucina stipata di adulti. Era un vero e proprio raduno. Angelina e Ginny discutevano di Quidditch assieme a Charlie, l’unico Weasley che non si era sposato. George stava mostrando al padre Arthur alcuni trucchi di carte Babbane; il vecchio capofamiglia lo ascoltava entusiasta, gli occhi brillanti dietro gli occhiali cerchiati di corno. Molly, nonostante fossero passati molti anni, cercava ancora di convincere Bill a togliersi l’orecchino. Fleur, trentanovenne e bellissima, sosteneva il marito e gli faceva le fusa. Harry stava seriamente pensando di suicidarsi mentre ascoltava Percy e la moglie Audrey riferirgli le ultime decisioni di Kingsley. Avrebbe piuttosto preferito affrontare Lord Voldemort, una schiera di Dissennatori e un Ungaro Spinato tutti insieme.

“Ron, sei arrivato!” esclamò con voce sollevata. “Vieni qui, dimmi dell’ultimo caso Blytherbar!”

Ron sembrava confuso. “Il caso cosa?””

“Ti prego, salvami…” gli sussurrò all’orecchio Harry.

L’amico si portò una mano alla fronte. “Oh, quel caso Blytherbar!...beh, allora…” Cominciò ad elencare una serie di termini tecnici che né Percy, né sua moglie potevano comprendere.

“Hermione cara!” la chiamò Molly. “Come stai? È andato bene il viaggio? Di’ anche tu a Bill che è troppo vecchio per portare l’’orecchino! E lo dico io che sono sua madre e che lo vedo ancora come un bambino…”

“Un bambino con una figlia maggiorenne…” borbottò Bill.

“Nonna, nonna!” intervenne Rose. “Dov’è Al?”

“Oh, sono tutti in giardino cara…”

“Vieni, Hugo!” I due bambini corsero fuori.

 

 

“Passa, Jamie!” urlava Lily, ma nessuno l’ascoltava.

James, dodici anni di pura adrenalina, lanciò la Pluffa a Fred, che la buttò in porta.

“GOAL!” urlarono i due cugini.

“L’ho preso, l’ho preso!” Un Harry in miniatura scese dalla scopa stringendo in mano un Boccino giocattolo. Un bolide rischiò di arrivargli in testa.

“Oh, scusa cherie” urlò una ragazzina bionda.

“Dominique, anche se non mi ammazzi è lo stesso…” bofonchiò Al.

“Lo sapete che non mi piacciono i Bolidi e il Quidditch!” esclamò quella.

“E allora perché giochi?” intervenne James.

“Perché mi avete costretto!” La biondina si portò le mani alle tempie ed alzò gli occhi al cielo.

“Costretto, che parolone…” Anche l’altra Battitrice, Roxanne, scese dalla scopa con in faccia stampato un ghigno birichino.

Fred e Roxanne, nonostante fossero fratelli, non si somigliavano molto. Fred, sedici anni, era lo specchio dello zio suo omonimo: piuttosto alto e smilzo, capelli rosso fiamma, occhi scuri e sorriso scherzoso. L’unica cosa che lo distingueva era la pelle color caffelatte. Roxanne, invece, quindici anni, era un po’ più bassa, ma formosa. I capelli lunghi e boccolosi, spesso legati in una coda alta, erano d’una strana tonalità castano-dorato. La pelle, più scura del fratello, contrastava coi grandissimi occhi verde acqua e la bocca piccola rosso ciliegia. Entrambi avevano un sorriso angelico, che mascherava il comportamento pestifero.

“Al!Al!” gridò Rose. Questi si voltò.

“Ciao, Rosie, finalmente siete arrivati, così puoi prendere il posto di Dominique e Hugo quello di Louis come Portiere!”

“Ma Al…ti è arrivata la lettera da Hogwarts?”

Il cugino si illuminò, i grandi occhi verde erba scintillanti alla luce del sole. “Certo, è arrivata stamattina! Papà mi ha promesso una scopa nuova…”

“Beh, tanto quelli del primo anno non posso entrare nella squadra di Quidditch…” li interruppe James con aria saputella.

“Jay, solo perché hai un anno in più di noi non significa che tu sia migliore…” rispose Rose a tono.

“No, ma almeno potrò fare il provino, e sarò sicuro di entrare nella squadra di Grifondoro…” James, come si poteva capire, era la copia spiaccicata di suo nonno. Capelli neri, occhi marroni e sorriso arrogante. Chissà, magari crescendo…E da lui aveva ereditato i geni dei leoni: audacia, fegato, cavalleria. Nello stesso momento in cui il Cappello aveva toccato la sua chioma indomabile, lo aveva proclamato un rosso-oro.

“Che vuol dire, Al?” chiese Rose confusa.

“Che non è detto finiremo a Grifondoro…” rispose quello sconfortato. Albus Severus era l’opposto di James Sirius: mite, tranquillo, il paciere della famiglia. A differenza di Jay e Lily, non si faceva guidare dall’impulsività, ma dal cuore.

“Beh, anche le altre Case non sono male. Mamma mi ha detto che aveva rischiato di finire a Corvonero, la Casa dell’intelligenza. Non mi dispiacerebbe…e i Tassorosso sono dei mollaccioni, ok, ma molto pazienti e gentili, no?”

“Si, ma se finissi a Serpeverde?” sussurrò Al.

“Al, Serpeverde non è più la Casa di un tempo, è il simbolo dell’astuzia…”

“E dell’istinto di autoconservazione!” sibilò lui in risposta. “Proprio una bella Casa…”

“Al, non devi avere questi pregiudizi…” sospirò Rose.

“È per questo che ho deciso di andare a Beauxbatons” li interruppe Dominique con aria saputa. “Lì non ci sono Case, è strutturata in maniera del tutto differente”.

Dominique sapeva essere un angelo quando voleva, ma delle volte era piuttosto irritante. Aveva capelli lunghissimi e lisci, biondo grano, occhi di ghiaccio e pelle di porcellana, come quella di Rose. Sembrava una bambolina da collezione. I tre figli di Bill Weasley avevano preso ben poco da lui. Victoire, diciassette anni, che in quel momento sedeva assieme a Teddy sotto un albero, somigliava molto a Fleur, anche se non tanto come la sorella. Gli occhi erano di una tonalità più scura, simile al jeans, mentre i capelli biondi ondulati sembravano muoversi di una volontà propria anche in assenza di vento. Inutile dire che sembrasse una modella, con una figura invidiabile. Louis, il più piccolo, era forse quello che somigliava di più al padre. Aveva la sua stessa espressione, gli stessi occhi scuri e la stessa pelle leggermente abbronzata, che contrastava coi capelli chiarissimi d’un biondo quasi bianco, legati in un codino.

“Si, certo Dominique…” borbottò Rose. Prese il suo posto come Battitrice, mentre Hugo andava in porta, con gran sollievo di Louis, che era una frana. Ritornarono a giocare a Quidditch, mentre Molly e Lucy urlavano di stare attenti e non farsi del male.

 

 

Un ragazzino correva lungo le scale con un grande sorriso stampato in faccia. “Mamma, papà!”” urlava, saltando i gradini a due a due. “Tesoro, che succede?” disse una donna seduta in soggiorno a leggere.

“Dov’è papà?” chiese fremente il bambino.

“Sta lavorando in Studio, credo…” rispose la donna.

Gli occhi del bambino, d’un verde-azzurro offuscato, si illuminarono.

“Vado a chiamarlo!” Prima di raggiungere la porta dello Studio, però andò a sbattere contro una colonna.

“Scorpius, per l’amor del cielo, sta attento!” lo rimproverò Astoria.

“Ma chi ha messo qui questa colonna?” sbottò lui.

“Stai peggiorando…”

“Cos’è tutto questo baccano?” Un uomo di trentasei anni uscì da una porta incassata nella libreria e li squadrò da dietro le lenti degli occhiali.

“Ma…perché vi vedo così sfocati?!?” disse.

“Tesoro, hai gli occhiali da lettura…” rispose esasperata la moglie.

“Oh, è vero…ah, molto meglio…”

Draco Malfoy non era cambiato fisicamente. Aveva soltanto cominciato a stempiarsi. Ma il suo modo di pensare si era profondamente trasformato.

“Papà, papà!” riprese Scorpius, mentre lo trascinava vicino alla madre. “Indovina cosa è appena arrivato?” Il sorriso rischiava di sfondargli la faccia.

“Non saprei…” rispose l’uomo, facendo finta di pensarci su, “forse la scopa nuova che ti ho ordinato?”

Il bambino boccheggiò. “Mi hai ordinato una scopa nuova??” chiese sbalordito.

“Dalla tua faccia stupita, devo dedurre che non è ancora arrivata…”

“Grazie! Mamma, papà!” La madre si alzò e lo abbracciò. Il suo piccolo era perfetto…

“Beh, cos’è arrivato allora?” riprese Draco.

“Ma la lettera per Hogwarts!”

“Davvero? È fantastico! Dovremo andare a Hogsmeade a prendere tutto il materiale…”

“Oh, e anche una veste da cerimonia…” intervenne Astoria.

“Verde-argento?” chiese Draco.

“Ma per cosa?” sbottò Scorpius.

“Beh, per una festa, dobbiamo presentarti alla società!” rispose sua madre, come fosse la cosa più naturale del mondo.

“Ma io non voglio essere presentato alla società!”

“E perché no?” chiese Draco.

“Perché lo sapete che non mi piacciono questo genere di cose!”

“Va bene, però una veste nuova ti può essere utile…”

“E perché verde argento, poi?”

“Beh, erano i colori della mia Casa…e anche della tua…”

Draco aveva toccato un tasto delicato. Scorpius fissava il pavimento, privo di espressione.

“Tesoro, che c’è?” chiese sua madre.

“E…ecco…se non fossi Serpeverde?” sussurrò.

I suoi genitori si guardarono, poi Draco sospirò. Afferrò il figlio per le spalle e gli fece alzare la testa, in modo da poterlo guardare negli occhi. Grigio su verde.

“Scorpius, io sarò sicuramente felice se tu finirai a Serpeverde, la Casa dei Malfoy.” Fece una pausa. “Ma, anche se verrai Smistato da qualche altra parte, andrà bene…dopotutto tua madre” si girò a guardare la moglie che sorrideva “era Corvonero, la Casa dell’intelligenza. Se finirai a Tassorosso” storse il naso” non credo ci finirai, ma sarò comunque orgoglioso di te, perché è la casa della lealtà…”

“E se finirò a Grifondoro?” chiese Scorpius a voce così bassa che Draco dovette fare uno sforzo per sentirlo.

“Se finirai a Grifondoro sarò contento, dopotutto da quella Casa sono usciti grandi maghi, alcuni dei quali mi hanno salvato la vita. Ma ricordati sempre, porta rispetto per gli altri e loro rispetteranno te, io…”

“Tu l’hai imparato a tue spese” concluse il figlio. Quella frase gli era stata ripetuta sin da quand’era in culla.

“Appunto. Ed ora festeggiamo…”

Scorpius lo guardò allarmato. Draco rise. “Solo noi tre, e forse anche Dlot…” precisò. “Aspetta che lo chiamo. Dlot!”

Un elfo domestico apparve davanti a loro. Indossava dei minipantaloncini di flanella e un maglioncino.

“Ha chiamato, signore?” Aveva degli stratosferici occhi celesti.

“Draco, chiamami Draco” disse esasperato. “Comunque sì. Puoi portarci per favore un dolce per festeggiare?”

“Sì signore” squittì l’elfo.

“Draco”

“Sì, signor Draco” e uscì da una porta laterale. Riapparve poco dopo con una torta alla melassa.

“Vuoi fermarti con noi, Dlot?” chiese gentilmente Astoria.

“No, signora, io non può intervenire con gli affari di famiglia…”

“Ma certo che puoi” intervenne Draco. “Inoltre ti devo anche dare lo stipendio…”

“Signore, lei è troppo buono…”

“Ecco, un galeone.”

“Ma signore…” squittì l’elfo.

“Draco”

“Ma signor Draco…”

“Ci rinuncio…”

“…noi aveva pattuito uno zellino…”

“Sì, ma io ho un galeone, e tu niente resto da darmi.” Sorrise, convinto d’averlo messo nel sacco.

“Allora grazie, signore” squittì di nuovo l’elfo “ma lei non mi dovrà pagare per sei mesi…”

“Certo, certo, su, brinda con noi” gli mise in mano un calice di succo di zucca. “A Scorpius!”

 

 

A J.K. Rowling,

che ha creato una storia fantastica,

che fa sognare ancora oggi.

 

 

 

Salve a tutti! Rieccomi qui, un giorno dopo. Ho visto che c’erano state molte visite, perciò ho deciso di postare. Solo due recensioni però (finora)…Allora, avviso: questa parte che avete appena letto è un po’ di collegamento, durerà ancora tre, quattro capitoli. È un po’ noiosa, lo so, (soprattutto per me scriverla) ma vedrete che tra poco arriverà la nostra agognata protagonista (non so se l’avevate capito, ma non è tra i personaggi di questo capitolo…). Mi pare di aver detto tutto (purtroppo, come capirete se mi seguirete, ho l’alzheimer)… allora passiamo ai ringraziamenti personali:

 

ad S1a3m: ti ringrazio infinitamente, 6 stata la prima ragazza che mi ha recensito (che emozione…)!!! Ho seguito il tuo consiglio/supplica/non so come altro definirlo/ richiesta?/ok ora la smetto…ed ho aggiornato presto…grazie, davvero, sono lieta ti interessi, ci ho messa secoli a scriverlo come si doveva, anche se mooolto corto.

 

a Valkiria: sono contenta che ti intrighi, è proprio quello che voglio!! Questi che leggerai (se continuerai a leggere) saranno capitoli un po' noiosi, ma avvertitò quando comincierà il bello!! A presto spero, =D

 

PS: dimenticavo, cercherò di postare una volta alla settimana, probabilmente il lunedì.

   
 
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