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Autore: Bellis    13/01/2010    2 recensioni
Il dottor Watson ha ritrovato il suo caro amico Holmes, dopo ben più di tre anni, e l'ultimo frammento mancante della sua vita si è ricollocato al suo posto - l'ultimo, sì, perchè la sua dolce Mary è ancora al suo fianco, insieme ai suoi due figli.
Racconti brevi ispirati alla one-shot "La gioia di un fanciullo" ("A Childlike Happiness") di PoeticMaiden.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bebbe! Grazie di aver letto e commentato il capitolo precedente - questo lo conosci già, e si è avvalso del tuo prezioso betaggio, oltretutto. Spero che questa raccolta continui ad essere di tuo gradimento, collega *__*

Grazie DaTaLoRe dei tuoi complimenti; a dire il vero, sono stata un po' dispiaciuta di averti ispirato tristezza - ma non temere, la giovane Patience ormai è guarita. :) Spero di non deluderti ora, il capitolo è molto meno emotivo del solito. Buona lettura!

Disclaimer: Liberamente ispirate all'opera di poeticmaiden (account EFP QUI), "A Childlike Happiness" (testo originale qui, traduzione italiana qui). Nessuna violazione di copyright è intesa, i personaggi Patience Marie Watson e Sherlock Watson non mi appartengono affatto. No copyright infringement intended, the characters Patience Marie Watson and Sherlock Watson belong to PoeticMaiden.


Sorpresa

Il signor Mycroft Holmes non era avvezzo a turbare la propria rigida routine quotidiana; abitava nella trafficata Pall Mall, di fronte al Diogenes Club, sua unica fonte di - intellettuale - svago, a poche centinaia di metri dal suo ufficio a Whitehall. Nell'intero arco della sua esistenza, non aveva mai lasciato il suo isolato di residenza, se non in occasioni di indiscutibile importanza.

Il rientro della famiglia Watson a Kensington Road dopo il passato pericolo di una guerra che aveva straziato l'intera Europa era, a tutti gli effetti, un evento straordinario, e l'ormai anziano funzionario governativo aveva deciso - dopo quasi un mese di profonda riflessione - di vincere la propria stanchezza e di commemorarlo con un gesto altrettanto inaspettato: una sua visita.

La prima sorpresa, tuttavia, fu sua; e dipese certamente dal vedersi aprire la porta da un tale giovanotto la cui dipartita era stata data per assodata, e gli era stata comunicata da una insopportabilmente emotiva - nonchè evidentemente errata - lettera del suo fratello minore alla disperata ricerca di un consiglio.

Lo sbalordimento di Mycroft crebbe quando, introdotto cortesemente nel salotto dalla raggiante padrona di casa, non fu solo il dottore, ma anche Patience Marie Watson a salutarlo, pallida quanto gioiosa, levando lo sguardo dal pianoforte sul quale stava suonando un prolungato la.

Il sentimento raggiunse un punto decisamente critico quando potè constatare che la fanciulla non era l'unico esponente presente della nobile - e deplorevolmente irritante - arte dei musicisti: Sherlock Holmes, in piedi di fianco a lei, sventolò distrattamente l'archetto del suo violino nella sua direzione, nella foggia d'uno stravagante benvenuto, sorridendo appena - sì, stava veramente sorridendo - mentre accordava l'infernale marchingegno che troppo spesso, nei tempi della gioventù, aveva colmato l'avita dimora di stridii inquietanti.

Ma questa sensazione, per quanto genuina, non fu nulla in confronto allo stupore che invase l'animo di tutti i presenti, quando l'austero rappresentante della Corona britannica scoppiò in una bassa, rombante risata, che colmò l'ambiente con le sue vibrazioni allegre.

Bene, bene - lo sconcerto ora apparteneva più a Sherlock che a lui; ma il signor Holmes decise di ricomporsi immediatamente: dopotutto, se avesse continuato a fissarlo in quel modo, incredulo e momentaneamente inetto, il manico dello Stradivari avrebbe anche potuto sfuggirgli.

Qualcuno potrebbe insinuare che fu solo cordialità, o educazione, a suggerirgli di informarsi sugli accadimenti dei passati anni: in realtà era un sincero interesse nei confronti di quella che pareva essere naturalmente diventata la famiglia del fratello minore. Non che lui avesse rinunciato alla parentela; ma era un compito troppo faticoso, mantenerla nel senso stretto della parola, e si riteneva oggettivamente un soggetto inadatto - benchè non temesse di ammettere che la propria conoscenza del celebre detective fosse la più completa ed accurata che esistesse.

I resoconti, per quanto caotici e tutt'altro che esaustivi, che narravano l'arrivo del secondogenito Watson presso Coventry suggerirono a Mycroft il ricordo di un altro ritorno, di un altro incontro a lungo atteso, dopo un'assenza il cui vuoto non fu mai veramente colmato - e come poteva esserlo?

"Sherlock ha sempre avuto un debole per la teatralità." affermò, e, benchè due persone in quella stanza rispondessero allo stesso nome, nessuno ebbe dubbi su quale fosse il diretto interpellato; l'uomo in questione si agitò leggermente sulla poltrona dove sedeva - forse l'età gli aveva conferito un po' di buon senso, e prevedeva ciò che sarebbe seguito?
"Sin da piccolo ha dimostrato questa sua predilezione; più precisamente, dal giorno in cui partì improvvisamente a cavallo da casa nostra, poco prima di un temporale, portando con sè solamente il suo grande aquilone."

John Watson sollevò le sopracciglia, stranito.
"E perchè mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?"

Il funzionario di Whitehall tacque, e, dato che non una voce intervenne per sviare il discorso, anzi, rimasero tutti in attento ascolto, il suo fastidiosamente attivo fratello minore si sentì in dovere di far luce sulla verità - impegno che pareva avere assorbito ogni sua energia nei passati quarant'anni.

"Per verificare le teorie di Benjamin Franklin [1]." borbottò, in tono stridente e distaccato.

Fortunatamente, il medico aveva pressochè deglutito il sorso di the che stava bevendo, altrimenti quel convulso ed improvviso attacco di tosse gli avrebbe potuto causare dei danni.

"Già." rincarò il più anziano, "Rammento bene lo spavento di nostra madre - oltre alla non indifferente preoccupazione di nostro padre - quando vide il pezzato rientrare senza di te, nella notte burrascosa."

Due iridi grigie molto simili alle sue gli scoccarono uno sguardo d'avvertimento, "La colpa non fu mia, Mycroft. Lo stupido animale si spaventò quando un fulmine più possente degli altri tagliò il cielo, e non riuscii a fermarlo prima che oltrepassasse il crinale della collina."

"Lo stupido animale, Sherlock," ribattè l'altro Holmes - e la sua voce conteneva un indefinibile accento di fermezza e di gravità, "ritornò asciutto, al contrario del suo disarcionato cavaliere."

Alcuni istanti di completo silenzio seguirono quell'affermazione. Patience si era chinata sul suo ricamo a tal punto che pareva volervisi nascondere dietro - e alla mente acuta di Mycroft, questa spiegazione del suo comportamento sembrò la più ragionevole.

Il notoriamente talentuoso maestro della deduzione, per una volta a disagio ed incapace di mantenere quell'aria di sicurezza che lo contraddistingueva, si limitò a rivolgere il suo affilato volto altrove, dopo aver favorito il congiunto con una insofferente occhiata d'indignazione.

Per puro caso, il primo oggetto di osservazione che il suo sdegnoso contegno incontrò fu il dottor Watson, che sotto i baffi tentava invano di celare un sorriso divertito; la sua ilarità avrebbe potuto risultare banalmente accertabile anche da uno Yarder, o da un polveroso ministro del Parlamento inglese - Mycroft non stette a domandarsi se suo fratello l'avesse notato; si chiese invece come avrebbe reagito.

Ciò che colpì il vetusto funzionario, fu che una seconda risata esplose quel giorno, in una Londra prima troppo cupa e triste, ora già più lieta e protesa verso un futuro degno di maggiore fiducia. Egli non seppe stabilire chi dei due l'avesse iniziata, se Sherlock o il suo leale Boswell, ma presto contagiò tutti gli astanti - e sembrava che che quei sobri lineamenti avessero effettivamente bisogno di essere distesi.

I due Holmes si scambiarono un'occhiata, e il più vecchio fu certo che l'altro avesse annoverato la presente situazione nel pagamento di un debito di tre anni; fino alla fine dei suoi giorni, Mycroft non gli avrebbe mai perdonato di aver mantenuto la sua famiglia all'oscuro, nell'ignoranza, nel dolore del lutto e della perdita.


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[1] : Famoso politico e scienziato statunitense famoso per i suoi esperimenti sulle cariche elettrostatiche. Per maggiori informazioni clicca QUI. -- Torna SU

Note dell'Autrice
Spero di averTi fatto sorridere con questa spudorata fluff, caro Lettore.
A presto!


   
 
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