Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: BigMistake    13/01/2010    3 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell'autrice: Ragazze il secondo capitolo più bello dell'opera a mio avviso. C'è di tutto disperazione, eccitazione e naturalmente azione!

sinead: allora spero che il mio Jacob rispetti comunque i tuoi canoni! pure perchè loro due sono sia amici che compagni per come li vedo io.

rossy87: salutami il tuo pinguino! invece il mio è in sciopero e ha deciso che la seconda parte della mia storia la devo scrivere da sola.

never leave me: si però devo prima finire Gray day in darkness, oppure la lascio incompleta? bhuhahahaha! me crudelissima!

 

CAPITOLO XIII: Io e l’imprinting!

“Ness, mi sto preparando del thè ne vuoi una tazza?” avevo passato quasi l’intera giornata nel letto a fissare il soffitto, cercando di schiarirmi le idee. Jake stava alla sua piccola officina, e mi aveva lasciata per tutto il giorno. All’inizio la cosa mi infastidiva, ma troppo spesso aveva rinunciato al lavoro per me, quindi non volevo farglielo pesare. C'erano sicuramente delle faccende importanti da sbrigare. E comunque non ero completamente sola. Con me c’era Rachel che mi guardava sorridente sul limitare della camera. Per quasi tutta la mattina aveva evitato di disturbarmi, capiva perfettamente il mio bisogno d’intimità.

“Grazie Rachel, una tazza la bevo volentieri!” in realtà più che del cibo umano avevo bisogno di andare a caccia. La sete cominciava a farsi sentire, ma cercavo di limitarla visto che avevo delle restrizioni anche in quel campo. Era frustrante per una persona come me, vedersi costretta in quattro mura al riparo. D’altronde, per quanto sconsiderata io sia, non volendo esporre la mia famiglia e la famiglia di Jake a rischi inutili, stavo buona. Cominciai ad avere voglia di andare a scuola.

< Ecco ora sono veramente uscita fuori di testa! >

Rachel aveva sistemato due tazze fumanti su delle tovagliette all’americana, con un piccolo piatto con dei biscotti al centro.

“Accomodati!” le risposi con un sorriso e mi portai alla sedia di fronte alla sua. Presi un biscottino e cominciai a mangiarlo svogliatamente. Sono sicura che fosse delizioso, ma a causa della sete il mio gusto era totalmente alterato. Lo posai con ancora l'impronta dei miei denti, sul tovagliolo.

“Non ti piacciono? Hai fatto una faccia!”

“Non ho molto appetito…” presi la tazza e sorseggiai il thè per pulire la bocca, ma anche quello risultò strano. Cercai di far finta di niente, mostrandomi soddisfatta, non volevo deludere Rachel che era stata così carina.

“Sai mia madre, quando c’era qualche problema, preparava il thè e i biscotti. Si sedeva e lasciava che ci confidassimo…” guardava all’interno della sua tazza, mentre ripensava alla madre.

< Deve essere stata una donna speciale, chissà perché Jacob non ne parla. >

“Volevi fare la stessa cosa con me?” portai nuovamente la tazza alle mie labbra, facendo finta di bere.

“È una tua scelta. Non sei obbligata a fare nulla. Però penso che parlare ti farebbe bene! Soprattutto ora che quel rompiscatole di Jacob non ti sta addosso!” sorrisi, non pensavo che Jacob fosse un rompiscatole, ma effettivamente mi stava parecchio accanto.

“Sai, io non mai amato essere considerata la bambina fragile che deve essere protetta ad ogni costo. E questa situazione mi  soffoca. Mi sento assolutamente impotente… ”

“Tesoro, tu sarai sempre la piccolina, abituatici. Sai quanto mi risulta strano che il mio fratellino si sposi? Io lo vedo come un bambino anche se ormai è un uomo!”

“…e che uomo!”mi tappai la bocca percependo che il mio pensiero era scivolato fuori. Guardavo Rachel che se la sghignazzava divertita. Maledetti ormoni che avevano deciso di diventare gli imperatori di Nessie. Me li immaginavo lì a complottare contro i quattro neuroni rimasti per conquistare la povera Renesmee. Ed ora avevo appena rivelato quanto Jacob mi facesse impazzire, a chi? Alla sorella che aveva detto di vedere il fratello come un bambino?

< Complimenti Nessie, Emmett sarebbe fiero di te! >

“Nessie è normale che tu abbia una notevole attrazione fisica con lui! Se non fosse così non vi sareste fidanzati! E poi non sono cieca…” magari lo fossi stata io. Non che Jacob non mi piacesse come persona. Amavo molto il suo carattere solare, il suo coraggio, la sua profonda bontà d’animo. Ma il buon Dio lo aveva dotato di quelle caratteristiche fisiche che lo rendevano ancora più drammaticamente attrattivo. Non contando che io ero un’adolescente! Ma perché avevo fatto quella promessa a mio padre?

< Ah, ah! Destino ma non avevamo fatto pace io e te? Perché mi sono dovuta ritrovare con un padre iperprotettivo e centenario, che sa leggere nel pensiero e che, su certi argomenti, è rimasto un po’ indietro, ancorato a quella assurda mentalità antica? E poi come se non bastasse mi hai regalato il più bello e sensuale lupo come fidanzato, che gira mezzo svestito sempre e comunque? Questa è guerra caro mio! >

“Scusa Rachel!” dissi cercando di mascherare il mio imbarazzo nato dalla natura di quella conversazione “È  che questa attrazione fisica sta diventando un vero problema … comincio a perdere le mie facoltà mentali! Poi ora che ci troviamo sotto lo stesso tetto, è da morire!”

“Cosa intendi? Insomma, siamo nel XXI sec, nessuno si scandalizza se fate l’amore!” era stata così naturalmente diretta che mi fece venire la pelle d’oca.  Certo noi siamo del XXI sec, ma mio padre no. Prima che partissi la mamma si era raccomandata in mille modi tra cui: ‘Renesmee, ti prego qualsiasi cosa il tuo corpo ti dice di fare cerca di controllarti. Sai quanto tuo padre ci tenga a queste cose, evita di deluderlo potresti fargli venire un infarto! ’ ‘Mamma, papà non può avere un infarto!’ ‘Se deludessi la promessa te lo assicuro che gli verrebbe ugualmente’. Quanto ci tenga a queste cose. Queste cose. Mi sembrò così sciocco ora che qualcuno mi aveva detto palesemente il vero significato di quelle solo alludenti parole. Amore. Perché in fin dei conti era quello. Fare l’amore. Niente di così terribilmente peccaminoso o scabroso. Noi ci amavamo e non avremmo fatto niente di male. Ma avevo dei doveri nei confronti del mio antichissimo giovane padre, e non potevo deluderlo.

“Abbiamo promesso ai miei che avremmo aspettato il matrimonio … So come la pensano, soprattutto mio padre e già è stato difficile per loro accettare che sposerò Jacob almeno li voglio accontentare in questo. Ma ogni volta che siamo vicini sento vacillare la mia volontà di mantenere valida la mia parola …” a quel punto Rachel cominciò a ridere.

“Nessie cara è normale. Tu sai perché esiste l’imprinting? O per lo meno perché si pensi esista …” scossi la testa, già sapere cosa significasse, era un miracolo, figuriamoci sapere il perché della sua esistenza “L’imprinting dovrebbe servire a garantire la continuazione della specie. Se la vostra attrazione fisica fosse stata, diciamo, umana, l’avreste contenuta senza problemi ma dato che fra di voi di umano c'è ben poco … Avete fatto una promessa davvero azzardata! Io e Paul non abbiamo di certo aspettato!” a quel punto fu lei a colorarsi. Era appena percettibile sulla sua pelle olivastra, ma la mia vista è difficile che s’inganni. Finalmente si era imbarazzata anche lei. Divertente. Almeno non ero l'unica in difficoltà, ad affrontare quel tipo di discorso.

“Mi mancavano gl’ormoni impazziti e dopati dall’imprinting ad incasinarmi la vita! Quando finisce l’adolescenza? No sai, perché comincio seriamente a pensare di trasferirmi in un’abbazia di suore di clausura finché non finisce tutto questo!” finalmente tornò il sarcasmo, il mio amico fidato.

< Ci sei allora! >

“Mai tesoro, soprattutto se hai un bel ragazzone muscoloso che gira mezzo nudo in tutte le stagioni e con tutti i climi possibili ed immaginabili!” non ci trattenemmo più. Scoppiammo a ridere fragorosamente, anche se la mia era una risata convulsa, involontariamente forzata. Quanto diavolo aveva ragione! “Nessie posso confidarti una cosa?” disse mentre si asciugava una lacrima gioiosa che le segnava la guancia.

“Ti ascolto …” confidenze. Mi sentivo come quelle signorine pettegole delle soap di Rose. Appena mi aveva detto di volermi dire qualcosa subito mi ero rizzata sulla sedia, impettita pronta all’ascolto. Joyce deve aver avuto cattive influenze sul mio comportamento.

“Credo di essere incinta!” non potevo crederci. Finalmente stava per arrivare un nuovo lupacchiotto in casa Black. Da tempo Paul e Rachel stavano provando ad avere figli, ma tardavano ad arrivare. Ed ora dopo cinque anni di matrimonio ce l’avevano fatta.

“Ne sei certa?”

“Per ora ho fatto solo il test della farmacia. In realtà sto aspettando una risposta sicura dal medico! Per questo i Black non sanno ancora nulla! Voglio essere certa prima di farli impazzire!” si accarezzò la pancia. Nel suo volto leggevo la speranza ma anche la felicità di esaudire un sogno. Un sogno che avevo anch’io e che molto probabilmente non avrei potuto avverare.

“Sono felicissima per voi! Ve lo meritate davvero!” ero davvero contenta ma il mio cuore aveva avuto lo stesso strano tumulto di quando avevo incontrato Renèe.

“Guardate che presto voglio un nipotino anch’io!” un fulmine. Era lì quella sensazione di vuoto che avevo ricacciato promettendomi che non  sarebbe più tornata a galla. La consapevolezza che forse in quella casa nessun bambino avrebbe portato il nome Black, la quasi certezza che non avrei trovato i nostri lineamenti in un dolce bambino dalla pelle olivastra, l’infinito senso claustrofobico di essere costretta in un corpo dall’aspetto angelico ma imperfetto perché non avrebbe portato un suo figlio. Un nostro figlio.

< Dio quanto ti sei divertito quando mi hai creata? Hai deciso che dovevo essere bella, intelligente, dalla crescita repentina. Poi hai fatto innamorare di me una delle persone più meravigliose dell’universo per cosa? Per poi non riconoscerlo in un erede? > schifoso cervello che pensa troppo.  

“Nessie cosa ho detto? Perché piangi?” piangevo. Jacob sapeva della quasi sicurezza della mia sterilita, eppure lo aveva accettato. Io invece no. Non avevo il coraggio di dirlo a parole. Presi il suo volto spaesato tra le mie mani trasmettendo il mio pensiero nella sua mente. “Cosa…” sospirò appena mentre riapriva gli occhi “…cosa è successo?” lei non sapeva del mio dono. Mi ero completamente dimenticata che conosceva in parte quello che riguardava noi vampiri troppo preoccupata di quello che stavo vivendo.

< Egoista, l’hai spaventata! >

“Rachel, non posso spiegarti ma sappi che quello che hai visto è la verità…”  non riuscivamo più a parlare. La cosa probabilmente l’aveva sconvolta. Sapevo quanto tutti contassero sulla discendenza della famiglia Black, in quel momento ebbi il terrore di non essere più accettata da loro. Sentì la sua mano tiepida accarezzarmi il viso alzando il mio sguardo all’altezza del suo.

“Quello che conta è che siate insieme, qualsiasi cosa il destino abbia in serbo per voi l’importante è che vi amiate! Jacob non sarebbe felice se non con te!” probabilmente se Rachel fosse trasformata in vampiro avrebbe un dono simile a quello di mio padre. L’abbracciai nuovamente e lei ricambiò amorevolmente.

 

Rachel era tornata a casa da Paul. Purtroppo non poteva restare troppo a lungo con noi, ma si era raccomandata di chiamarla per qualsiasi necessità. Ero rimasta completamente sola in quella casa così terribilmente sua. Jake sarebbe arrivato a breve, dovevamo andare da Sam come si era raccomandata Leah. Dovevo togliermi quel senso di inutilità che si era impossessato della mia testa, Jacob non doveva vedermi straziata perché mi sentivo imperfetta, ne avrebbe sofferto a sua volta e questo non dovevo permetterlo.  Raccolsi i miei capelli per non bagnarli sotto il getto della doccia; l’acqua scorreva sul mio corpo nudo togliendo le tracce della stanchezza dovuta a tutto quello che mi stava accadendo, lavando anche le mie paure più recondite. Le mie lacrime dolenti si mischiavano all’acqua lasciando che il mio viso rimanesse rilassato. Cominciai a stringere la mia pelle sul ventre quasi volessi strapparla:

< Perché dovevi divertirti così tanto con me? Dio prenditi la mia eternità e dammi la possibilità di avere un figlio! >

Continuai per poco a contorcermi nel mio patimento per poi calmarmi sapendo che Jake  non doveva sentire i miei singhiozzi. L’acqua aveva cominciato a raffreddarsi. Chiusi i rubinetti e mi avvolsi nell’asciugamano profumato di detersivo. Rimasi a rimirarmi allo specchio appannato per qualche secondo, eccola lì l’immagine distorta di me. Forse l’unica rappresentazione reale.  Aprì la porta del bagno sicura di essere ancora sola, ma davanti a me, trovai il mio Jacob. Indossava solo i suoi soliti jeans strappati con il torso nudo. Così infinitamente bello. Quell’incarnato scuro lontano dal mio, che emanava tutti gli odori del bosco e della spiaggia. Muschio, salsedine, resina si mischiavano in un’armonia perfetta di sensazioni. Muscoli torniti e fiorenti che disegnavano le pieghe di un corpo perfetto ed ardente come un fuoco eterno. I suoi capelli scuri portati corti solo per una questione di comodità ma che se si allungavano rivelavano la loro splendida lucentezza. Occhi caldi in cui c’erano scritte mille parole silenziose. E quelle labbra carnose e vellutate che temevano anche solo di sfiorarmi. Ero inadatta a stare di fronte ad un tale spettacolo in quelle condizioni. Mi sbrigai a sciogliere i capelli cercando di rendermi più presentabile, cosa sciocca visto che ero coperta solo dall’asciugamano che arrivava a metà coscia. Poi in quello sguardo nero e penetrante arrivò quel lampo che tanto temevo di incontrare e subire. Il lampo che segnava un punto di non ritorno. Lo stesso lampo che forse stava cogliendo i miei occhi. Fu un attimo. I nostri corpi calamitati l’uno all’altro non riuscirono a controllarsi, le nostre labbra erano saldamente ancorate in uno di quei baci premessa di tutt’altro. Non eravamo riusciti neanche a salutarci, non avevamo neanche detto una parola. La passione ci aveva completamente accecato ed ogni inibizione era scomparsa. Le sue braccia mi avvolgevano la vita, accostando sempre più i nostri corpi poco vestiti. Al contatto con quel petto percepivo il suo cuore aumentare la velocità così come la sua pelle diventava sempre più rovente. I nostri respiri erano carichi dell’eccitazione che si era venuta a creare e danzavano all’unisono, lasciando che tutto quello avvenisse al di fuori del nostro controllo. Tutto diventava sempre più  intenso e vorace. L’aria ormai era diventata piena dell’ elettricità sprigionata dai nostri istinti. Tanto era la bramosia che la sua mole aveva costretto il mio esile corpo assecondante al muro. Avevo la schiena schiacciata contro la parete ma non sentivo dolore; sentivo solo le sue mani esplorare delicatamente il mio corpo in maniera nuova e piacevole. Volevo diventare sua, fine dei giochi. Non esisteva famiglia o antiche convinzioni che potessero fermare quel pensiero. Presi un leggero slancio e aggrovigliai le gambe attorno alla sua vita mentre mi aiutava tenendo tenacemente i miei fianchi con un  tale ardore da scottare. Le nostre labbra sembravano non  poter più contenersi data l’eccessiva passione con cui continuavano a muoversi. Con me ancora avvinghiata si mosse verso la sua camera, senza mai staccarci da quella danza sinuosa che ci aveva coinvolto. Chiuse la porta con un veloce gesto della mano, lasciando che sbattesse così forte da far crollare piccoli pezzi d’intonaco. Poteva crollare tutta la casa non ce ne saremmo accorti. Mi adagiò delicatamente sul letto, stendendosi sopra di me. Cominciò a baciarmi il mento scendendo al collo e poi al petto continuando così l’eccitante esplorazione di quel frutto proibito che rappresentava le mie nudità celate dall’asciugamano. Era di troppo, e sembrava dividerci come l’oceano. La sua mano accarezzò il mio viso, percorrendo lo stesso sentiero che le labbra avevano da poco affrontato per poi arrivare al nodo che lo sosteneva al centro del seno. Tremavo: tremavo dalla paura, dall’impazienza e dalla bramosia del mio uomo, lo volevo con tutta me stessa. Stavamo diventando nuovamente un’unica entità governata dall’amore e dall’istinto, forse anche dalla disperazione. Aveva sciolto il lembo dell’asciugamano scostandolo lentamente, in una crudele tortura. Ma proprio mentre tutti i nostri più arditi desideri stavano per concretizzarsi bussarono alla porta destandoci da quello che stava diventando inevitabile. Ci bloccammo di colpo, ancora ansimanti non del tutto coscienti di quello che stavamo per fare. Il volto di mio padre deluso affranto, che suona il piano senza anima prese posto nel mio pensiero. E proprio mentre avevo avuto quella rivelazione Jake si scostò velocemente indietreggiando fino ad incontrare la parete. Mi affrettai anch’io a legarmi nuovamente quel maledetto asciugamano al seno.

“Scusa Renesmee, non so cosa mi è preso …”balbettava cose per me senza senso, aveva lo sguardo colpevolmente spaesato. Ma non so se quello che stava per avvenire sarebbe stato sbagliato. Ripresero a bussare quando noi ci guardavamo ancora ansimanti e annebbiati da quel desiderio. Non potevo parlare, ma contro ogni mio volere mi alzai andando verso la porta. Dovevo vestirmi perché Quil aveva cominciato a chiedere di entrare. Quando mi chiusi in camera sentì che Jacob era andato alla porta per porre fine all’attesa del licantropo che ci richiamava ai nostri doveri.

 “Jacob perché c’hai messo tanto? Che bello biscotti!”

“Non ti riguarda …”

“Era solo una domanda!”probabilmente stava parlando con la bocca piena. Non ascoltai oltre.

 

 

Era la prima volta che rivedevo Sam da quando ero bambina. Una volta mi regalò un piccolo ciondolo, con un simbolo che raffigurava lo stesso tatuaggio al braccio di Jacob. Solo dopo parecchio tempo compresi il significato di quel gesto:  per lui ero parte del branco.

“Jacob come stai?” cominciarono virilmente a darsi pacche sulle spalle come farebbero solo due capibranchi. Non so perché ma notavo una certa somiglianza fra i due.

“Come al solito. Ti ricordi di Renesmee?” Jake mi allungò una mano che io afferrai prontamente.

“Sei diventata grande! E bravo il piccolo Jacob!” mi squadrava studiandomi. Diede altre due forti pacche sulla spalla di Jacob che forse preso alla sprovvista si spostò.

“E tu sei diventato vecchio!” tutto quel fare allusioni al fatto di quanto era bravo Jacob, come se avesse conquistato un oggetto mi infastidiva parecchio. Jacob mi fulminò con lo sguardo, ed io feci una smorfia di risposta. Sam invece cominciò a ridere di gusto.

“Si vedeva anche da bambina che avevi un bel caratterino!Quil benvenuto!Claire sta giocando dentro con Emily!” neanche aveva finito di parlare che Quil era già entrato “Entriamo ragazzi vi voglio parlare…”

La casa di Sam era piccolina ma infinitamente accogliente. Entrando trovavi sulla sinistra l’angolo cottura che si divideva dal resto dell’ambiente con un isola. Superando si accedeva ad una piccola camera, credo un salottino dove c’era una tv con il divano su cui era appoggiata una coperta scomposta e diversi dvd di cartoni animati. Un piano a parete era poggiato sul muro di fondo accanto alle scale da cui si accedeva al piano di sopra dove probabilmente si trovavano le camere da letto.

“Di cosa volevi parlare Sam?” di nuovo quel tono austero che discordava con il mio Jacob.

“Ho saputo di quello che sta accadendo ai Cullen, la cosa mi preoccupa parecchio.  Sono praticamente dieci anni che non venivano a farci visita vampiri oltre loro. Renesmee mi sai dire qualcosa di più?” ero appoggiata all’isola mentre i tre licantropi si trovavano intorno al tavolo. Quella domanda mi aveva colto di sorpresa.

“Da quello che ho capito è un attacco mirato alla mia famiglia.” Cercai di restare calma. Il loro ricordo ancora mi faceva stare male e rischiavo di scoppiare a piangere di punto in bianco.

“Si, cercano di colpirli in ciò che hanno di più caro. Sanno che Nessie è molto importante per tutti loro …”intervenne Jacob

“In quanti sono venuti?”

“Nessie è stata attaccata solo da un vampiro.”

“Quella maledetta l’avevamo presa ma ha incantato Paul con qualche abracadabra, ed è riuscita a fuggire!” disse Quil.

“Nessie, ti spiace lasciarci soli?”posò le sue grandi mani sulle spalle, io annuì ma prima di dirigermi in salotto guardai Jake che mi fece un occhiolino rassicurante. Anche Sam mi aveva confinato lontana per non ascoltare ma avevo troppo a cui pensare per potermi mettere a discutere. Per esempio dovevo fermare quei maledetti ormoni che avevano ridotto in prigionia gli ormai tre neuroni rimasti (uno era caduto in battaglia!). Poi una leggera musica elementare che galleggiava nell’aria del salottino mi aveva attirata. Al piano una bambina stava seduta, suonando una melodia di base scritta su di uno spartito. I suoi capelli erano raccolti in una pesante traccia nera che spiccava sulla camicetta bianca, con le maniche a palloncino. La porta scivolò sbattendo provocando un rumore sommesso. La piccola catturata dal mio chiasso, si voltò verso di me. Aveva un viso splendido. Lineamenti dolci, occhi grandi e scuri.

“Shh…” portò un dito alla bocca intimandomi al silenzio. Poi indicò il divano dove un bambino di circa cinque anni dormiva. Io mi avvicinai al pianoforte silenziosamente, sperando che i geni maldestri di mia madre fossero distratti o magari che stessero aiutando i neuroni a scappare. Mentre mi avvicinavo la ragazzina allargò gli angoli della bocca in un dolce sorriso.

“Ciao come ti chiami?” parlava con un filo di voce attenta a non disturbare il sonno dell’altro bimbo.

“Io sono Renesmee, ma se vuoi puoi chiamarmi Nessie. Tu chi sei invece?” le chiesi imitando i suoi toni.

“Io mi chiamo Claire” la Claire di Quil? Ecco la mia grande diversità. Quella bambina aveva due anni in più rispetto a me ed invece io sembravo una donna. Quanto potevo vedere di me in lei?

“Cosa stavi suonando?”

“Provavo una ninna nanna, per aiutare il mio cuginetto, ma non sono così brava!” le sorrisi.

“Ci vuole tanto esercizio per suonare bene, non devi spaventarti se non riesci subito!”lei mi guardava quasi incantata. Sembrava come se avesse visto la sua bambola preferita prendere vita.

“Tu suoni?” annuì e lei mi fece posto sullo sgabello “Conosci qualche ninna nanna da suonare?” i suoi occhi man mano che continuavo ad osservarli mi sembravano immensi e sconfinati. Forse perché gli occhi dei bambini sono animati solo dalla verità e la gioia di vivere. Guardai la tastiera del piano. Sembrava consunta, vecchia ma infinitamente vera. Diversa dall’idea di pianoforte che avevo io. Quello di mio padre sembrava uscito da un film degl’anni 50, lucido, intonso, anche se veniva suonato regolarmente. Posizionai le mie dita sui tasti e comincia a suonare la melodia che mio padre aveva dedicato alla mia mamma. Questa volta il loro ricordo accompagnato dalla musica non risultò struggente come al solito, bensì piacevole e nostalgico. Sentivo il cuoricino di Claire aumentare il suo battito emozionato, e per la prima volta in vita mia mi sentì pienamente soddisfatta di quello che stavo facendo. Mi sentivo completa, libravo nell’aria come le note della melodia che veniva plasmata attraverso le mie mani.

“È bellissima Nessie! Me la insegni?”

“Non ora tesoro, devi andare a dormire!” Emily ci aveva raggiunto e ci guardava chissà da quanto. Accarezzava il pancione in stato avanzato di gravidanza, infatti riuscivo a percepire i battiti del piccolo all’interno del suo grembo.

“Zia, ti prego!” la piccola la guardava supplicante mentre Emily copriva con la coperta il bimbo sul divano.

“Claire, sai non è facile imparare una melodia se si è stanchi! Ti prometto che te la insegnerò, magari un pomeriggio!”le dissi con un  tono dolcissimo cercando di convincerla. Lei mi schioccò un bacio sulla guancia per poi andare dalla zia e fare lo stesso.

“Me lo giuri?” disse tornando da me

“Croce sul cuore!” disegnai una croce all’altezza del cuore e poi le accarezzai il volto. Lei mi sorrise e corse per le scale.

“Tu sei Renesmee?” ci eravamo già incontrate una volta molto tempo fa, io la ricordavo nitidamente, le sue cicatrici non si scordano facilmente ma lei probabilmente non aveva una memoria dettagliata del nostro incontro. Annuì alla sua domanda, lei si avvicinò a me. Pose le sue mani tiepide sulle mie e le prese.

“Le descrizioni di Jacob non ti rendono decisamente giustizia! Ma lui mi aveva avvertita!” sorrisi a quella affermazione abbassando lo sguardo. Lei prese il mio mento costringendomi a trovare i suoi occhi “Hai ereditato una bella caratteristica di tua madre, anche se nei tuoi occhi la luce è diversa … ” a quel punto la mia naturale curiosità non poteva più essere messa a tacere.

“Cosa  vuoi dire?”

“Sembri una stella che ancora deve raggiungere il pieno del suo splendore! Non sei completamente sbocciata come se fossi ferma ad un punto e non riesci ad andare avanti …” che strano nessuno mi aveva detto una cosa del genere.

“Cosa state facendo?” giunse Quil allegro.

“Solo chiacchiere tra donne!” Emily mi fece l’occhiolino complice.

“E Claire?”

“È andata a dormire Quil mi spiace. Domani pomeriggio però puoi tornare a trovarla!” vidi la faccia di Quil totalmente abbattuta. Era la stessa di quando da bambina i miei dicevano a Jacob che non potevo andare con lui a caccia.

“Peccato le volevo dare la Buonanotte! Nessie dovete andare Jake ti sta aspettando!”

 

Da quella sera spesso andavo a trovare la nipotina di Emily con la scusa delle lezioni di piano. In realtà, oltre ad essere un piacevole diversivo dalle mie giornate ormai monotone, avevo stabilito un vera e splendida amicizia con quella ragazzina. Come poteva essere altrimenti, il nostro destino scorreva parallelamente anche se il suo aveva un percorso rallentato.

“Nessie!” mi corse incontro con le braccia protese in un abbraccio, cosa che non mi lasciai sfuggire. Capisco perché Quil ha avuto l’imprinting con lei. Era veramente speciale. Brillante, allegra, spiritosa e si notava che da adulta sarebbe stata splendida. Mi rispecchiavo molto in lei ed è per questo che ci trovammo subito.

“Ciao cucciolo, perché non vieni a salutarmi?” il piccolo Nathan si nascondeva dietro le gonne della mamma.

“Sai credo che si sia preso una cotta per te!” sussurrò Emily in mia direzione per poi volgersi al bimbo, che ancora si nascondeva “Nate perché non dai il tuo regalo a Nessie?” le guanciotte del piccolo si colorarono di un rosso più intenso del suo incarnato e solo dopo una lievissima spinta della mamma prese un piccolo mazzetto di fiorellini selvatici ed una pergamena. Con lo sguardo basso me li porse ed io mi abbassai  rubandogli un piccolo bacio sulla guancia. A quel punto scappò nuovamente dietro la madre, lasciando i doni nelle mie mani. Aprì il foglio dove vi era rappresentato una ragazza con i capelli ricci rossicci che teneva per la mano un bambino. Sopra con una scrittura abbastanza ordinata c’era impresso Nessie e Nathan.

“Quello l’ho scritto io!” mi confidò Claire in un filo di voce.

“Grazie piccoli lo conserverò per sempre!” portai il disegno sul cuore, inchinando la testa da un lato “Però voglio almeno un abbraccio dall’artista!” allargai le braccia inchinandomi alla sua altezza; Nate incoraggiato dalla madre si lanciò verso di me e finalmente mi salutò. Quei bambini si rivelarono la mia vera e propria ancora di salvezza. Scoprì perché alle mie zie piaceva giocare al salone di bellezza. Adoravo pettinare quei lunghi e setosi capelli, intrecciarli, acconciarli. E poi Claire a differenza di me, trovava piacevole quel gioco, anzi. La faceva sentire una vera e propria signorina che, in fondo era.

“Sai piccola, che fra un po’ mi sposerò?” avevo colto l’occasione del riposino pomeridiano di Nathan. Non avrei mai voluto turbarlo.

“Davvero?” il suo sguardo sognante in quello che era il mio desiderio realizzato “Con Jacob?”

“Già, ti piace Jacob?” continuavo a spazzolarle i capelli mentre continuavamo a chiacchierare tranquillamente.

“Si mi piace, ma trovo che Quil sia più bello!” già aveva capito tutto la piccola. Mi ricordava una certa bambina di mia conoscenza.

“Vedi però ho un grande problema …” cercavo con un tono sconsolato di rendere più vere le mie affermazioni.

“Qual è Nessie?” vedevo i suoi occhi lucidi mentre aspettava la mia risposta. Non mi ricordo di aver parlato di suspense con mio padre, e poi con lei non volevo usare quei mezzucci.

“Vedi non riesco a trovare una ragazza abbastanza bella per farmi da damigella dei fiori … Vorrei che avesse dei grandi occhi neri, come i tuoi, e dei bei capelli lunghi come i tuoi. Ma aspetta! Eccoti finalmente! Piccola vuoi farmi da damigella dei fiori?” quegl’occhi che prima si stavano disperando solo perché le avevo espresso un mio disagio, diventarono entusiastici. Per la prima volta era rimasta senza parole e mi abbracciava teneramente.

“Si, si, si mille volte si!” quella ragazzina mi assomigliava parecchio.

 

 

Camminavamo l’uno fianco all’altra nella foresta. Jake aveva sentito il mio bisogno di cacciare prima che glielo chiedessi. Questa faccenda dell’imprinting comincia proprio a piacermi, talvolta non devo neanche parlare con lui di un mio desiderio che già l’ha esaudito. Il mio dolce principe azzurro.  Purtroppo, per quanto mi sforzi, il cibo umano non sopisce completamente alla sete. Rispetto ai miei riesco a stare molto di più senza bere sangue, forse anche dovuto alla mia capacità di mangiare cose normali, poi però i sapori cominciano a cambiare. Tutto diventa estremo ed assoluto. Comincio a percepire i gusti in maniera accentuata: il dolce è troppo dolce, il salato diventa eccessivo e così via finché ad un certo punto qualsiasi cosa ingerisco diviene disgustosa. Mio padre mi disse che qualche volta, quando mia madre era umana aveva provato ad assaggiare il cibo normale, e la sensazione che aveva provato era la stessa, ovvero disgusto assoluto.

“Ti senti meglio ora?” Jake aveva quel suo solito sorriso, capace di far tremare le gambe. Stavamo camminando all’interno della foresta dirigendoci verso casa. Le nostre mani si stringevano, intrecciando le dita dondolando al ritmo dei nostri passi. Se non fosse stato per il dissanguamento di due cervi, sembrava veramente un’uscita romantica come non ne facevamo da tempo.

“Ne avevo realmente bisogno. Come hai fatto a capirlo?”

“Ormai ho imparato a riconoscere i segni, per esempio a cena hai appena toccato la pizza ai funghi, la tua preferita” dovevamo superare un tronco steso a terra. Jacob mi prese per la vita sollevandomi portandomi a se. Ci trovavamo vicinissimi, i nostri occhi nonostante il buio s’incontrarono e nuovamente un brivido lungo la schiena corse fino alla nuca raggiungendo il cervello già galoppante verso fantasie poco pure “e appena l’hai messa in bocca hai fatto una smorfia, arricciando il naso. Poi osservando i tuoi occhi, si notavano delle piccolissime pagliuzze nere… anzi ho aspettato anche troppo per portarti a caccia!” sfiorò le mie labbra delicatamente carezzandomi il volto. Io mi sentì come neve al sole. Ogni qualvolta mi sfiorava il mio corpo sembrava cedere alla tentazione che mi offriva.

“Mi conosci molto bene signor Black!” sorrisi maliziosa verso di lui “Ma stai attento: ho ricevuto le avance di un altro!”

“E chi dovrei torcere il collo? Qualcuno del mio branco?” si stava innervosendo anche se tentava di mascherarlo.

“Dovresti proprio temerlo: è stato così galante, pensa mi ha regalato dei fiori e un biglietto romantico! Tu queste cose non le fai mai!” mi staccai da lui parlando con aria sognante.

“Allora Seth o Embry? A chi devo spaccare la testa?”

“Perché proprio loro?”

“Non hai risposto alla domanda precedente, chi tace acconsente. Poi gli unici rimasti sono loro due!” stava leggermente fremendo. Mi è sempre piaciuto giocare con questa sua gelosia che ancora non aveva imparato a controllare.

“Comunque non sono loro! E non so se mai farà parte del tuo branco ma sai si dice che buon sangue non mente!” vidi il suo viso rilassarsi in un dolce sorriso infarta vampiri. Scuoteva la testa portando ogni tanto lo sguardo su di me.

“Il piccolo Nate!”

“Si stupidone! Chi se no?”

“Allora dovrò stare proprio attento! Quel bambino attira le donne come le mosche sul miele!”

“E poi ci sa fare!”

Scoppiammo a ridere, ritrovandoci nuovamente l’uno nelle braccia dell’altra. In fin dei conti a parte la forte attrazione fisica, eravamo sempre gli stessi. Amici e compagni, sempre con la battuta sulle labbra, pronti a gareggiare, a mangiare schifezze di fronte ad un film, a non prenderci troppo sul serio. Cosa si può desiderare di più in un rapporto?

“Nessie ti volevo chiedere scusa per l’altro pomeriggio …” non ci potevo credere. Per l’ennesima volta si assumeva ogni responsabilità di un evento a cui avevo partecipato coscientemente e volontariamente anch’io. Sbuffai superandolo di qualche passo mentre lui rimaneva immobile nella sua posizione continuando ad osservare ogni mio movimento.

“Jacob non so se te ne sei accorto ma io ero parte attiva della quasi - cosa!” ero veramente scocciata da quel tipo di atteggiamento che tutti tendevano ad assumere in caso di un mio guaio. Generalmente si assumevano la colpa oppure l’affibbiavano a qualcun’ altro. Eppure di santità ne avevo ben poca.

“Ma non dovevo avventarmi in quella maniera su di te, ma quando ti ho vista solo l’asciugamano … poi hai scosso i capelli e il tuo profumo misto a quello del bagnoschiuma … non sono riuscito a resistere …” scuoteva la testa nervosamente come ad evitare che quei pensieri si concretizzassero nuovamente.

“Ed io avevo il diritto di avvinghiarmi mezza nuda su di te? ” incrociai le braccia al petto alzando un sopracciglio in tono di sfida. Lui cominciò a ridacchiare e l’atmosfera si rese subito meno tesa.

“Hai ragione mostriciattola!” si avvicinò scuotendo i miei boccoli ramati “Dovremmo evitarle certe situazioni, almeno fino al matrimonio. Dopo le cercheremo sempre …” con due dita sotto il mio mento avvicinò le nostre labbra lasciando che si sfiorassero nuovamente.

“Ti posso fare una domanda Jake? È molto intima e personale …” era già da un po’ che mi frullava per la testa, ma non avevo mai trovato il momento giusto per porgerla. Mi guardò accigliato, per poi annuire.

“Tu hai mai fatto l’amore?” potevo sentire il suo cuore smettere di battere e il suo respiro affannarsi agitato.

“I-io, vedi non… Come ti è venuta in mente una domanda del genere?”

“Lo sapevo sei già stato a letto con un’altra … ma capisco non pretendevo che fossi vergine!”

< Speriamo che non sia stata mia madre! Quello sarebbe veramente troppo! >

“Ti stai sbagliando alla grande Renesmee …” si era portato una mano sulla fronte mentre scuoteva la testa “io non ho mai fatto nulla con nessuna! Non avrei mai potuto!” anche se la sua pelle olivastra non permetteva di capirlo a pieno, sapevo che le sue guancie si erano avvampate dall’imbarazzo di quella dichiarazione.

“Non posso crederci? E come hai fatto?”

“Ho aspettato l’unica persona con cui voglio condividere questa esperienza!”

Indicai il mio viso “Intendi me?” sorrise nuovamente e la notte apparve rischiarata da quella espressione dipinta sul volto dell’uomo che amo.

“Hai sentito?” all’improvviso vidi Jacob drizzare i suoi sensi verso qualcosa d’indefinito. Io feci lo stesso e immediatamente un odore dolciastro conosciuto raggiunse il mio sviluppato olfatto.

“Un vampiro …” sospirai appena quelle parole; Jacob si era portò avanti a me facendomi scudo con il suo corpo in caso di un attacco. Osservava l’oscurità da cui aveva percepito il primo rumore.

“Non è uno della tua famiglia … Nessie qualsiasi cosa accada tu scappa! Non fare nulla di stupido o insensato!” mi strinsi alle sue spalle anche se avrei voluto ribattere alla sua affermazione. Sapevo combattere, avevo imparato fin da piccola a difendermi, con Heidi avevo avuto la peggio solo per colpa del suo potere ma l’avrei potuta benissimo sconfiggere. Sentivo un ringhio profondo proveniva dall’interno del suo torace facendo vibrare il suo petto come i muscoli del corpo. Si stava preparando a trasformarsi se fosse stato necessario. E in un attimo fu così. Un enorme lupo rossiccio si parò di fronte a me per poi inoltrarsi nel buio. Nella trasformazione mi aveva urtato facendomi cadere a terra. Un fortissimo ululato squarciò il silenzio della notte e successivamente un lupo nero altrettanto grande lo raggiunse; li sentivo combattere ma potevo vedere appena le sagome torcersi ed avventarsi contro quello che sembrava un uomo, ma sapevo che di umano non aveva un bel niente. Non riuscivo a muovermi, l’unica cosa che mi importava era sapere che Jacob stava bene. Una calda mano toccò la mia spalla obbligandomi a voltarmi di soprassalto.

“Sbrigati ti porto a casa!” Leah mi guardava dall’alto della sua statura porgendomi la mano.

“Ma Jake …”

“Se la caverà … seguimi di tua spontanea volontà o ti prendo con la forza!” mi zittì subito. Mi alzai velocemente ed iniziammo a correre fino a casa Black. Rachel e Billy dormivano per fortuna. Rimasi assieme a Leah ad aspettare il loro ritorno.  

“Leah cosa è successo?”

“Ho sentito che c’era qualcosa di strano nell’aria, ho avvertito Sam e dopo poco abbiamo sentito l’ululato di Jacob! Ti hanno seguita nel bosco e cominciano ad avvicinarsi alla riserva!”

“Mi dispiace …” sussurrai verso Leah visibilmente preoccupata.

“Non devi dispiacerti! Sposerai il nostro capobranco, è nostro dovere proteggerti!” aveva cambiato tono, come quando Jacob assumeva il suo ruolo di maschio alfa. In effetti lei era la sua beta un rango leggermente inferiore, immagino che nel momento in cui Jacob era assente fosse Leah ad assumere il controllo.

“Ho paura Leah!” cercavo di ascoltare i suoni provenienti dalla foresta ma quella notte sembrava muta. D’un tratto due sagome si distinsero tra gli alberi, accompagnate da un forte odore d’incenso. Avevano battuto il vampiro. Corsi verso Jacob e lo abbracciai stretto.

“Siete riusciti a scoprire chi era?” Leah ci aveva raggiunto.

“Da quello che abbiamo capito era solo un esploratore mandato in avanscoperta, per questo attaccava solo fuori città. Voleva evitare di farsi scoprire dai Cullen e da noi. Ma questa sera ha fatto un passo falso.” erano anni che Sam non si trasformava, da quando si è sposato  probabilmente per invecchiare assieme a sua moglie e ai suoi figli.

“Da quanto mi seguiva Sam?” chiesi titubante.

“Credo da qualche settimana! Sicuramente da prima che sei stata attaccata dall’altro vampiro … dopo quella vicenda le vittime dei loro banchetti si sono dimezzate!” affondai il mio viso nel petto di Jacob, spaventata. Possibile che nessuno di noi si fosse accorto della presenza di quel vampiro?

“Voleva me!” dissi con un filo di voce “Altrimenti Alice avrebbe visto la loro venuta!”

 

Note extra: non mi dite che vi ho deluse? il fatto che non sia andata in porto fino in fondo non vuol dire che non sia stata una scena assolutamente  calda e bollente almeno 42 gradi di lupo! Grazie a tutte e recensite!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: BigMistake