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Autore: BigMistake    14/01/2010    2 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XVII: Non sono sola!

Ormai era passata quasi una settimana. O così credevo. Sentivo spesso vociferare accanto alla mia porta, un brusio quasi continuo carico di odio verso di me e la mia famiglia. Da quando avevo incontrato Aro non mi avevano fatto più uscire, cosa che inquietava alquanto. I giorni morivano nelle notti che trascorrevano lente. Fu proprio in una di queste, che successe una delle cose più terribili. Sentì urla disperate di persone che tentavano di scappare dal crudele pasto dei vampiri sadici che abitavano in quelle mura. Io mi unì a quel coro, provando ad aprire la porta: sapevo che la mia intenzione fosse folle ma volevo salvare quei poveri esseri umani innocenti dal loro triste destino. Le loro grida disperate entravano nella mia testa come spilli appuntiti, pensavo al loro dolore e iniziai a parteciparvi come se fossi lì. Non riuscendo nel mio intento di sfondare la porta bussai violentemente pregando di smettere in quel massacro. Piansi tutto quello che c’era da piangere, urlai fino a farmi grattare la gola. Cercavo di coprirmi le orecchie ma ormai era troppo tardi. Le loro grida riecheggiavano in me come un incubo. Non riuscivo più nemmeno a reggermi in piedi e mi raggomitolai come un fuco a terra, perdendo i sensi. Rimasi in quella posizione anche dopo che tutto finì. La mattina seguente Gabriel, mentre portava la colazione, mi trovò stesa ancora a terra. Tutti i giorni il mezzo sangue portava del cibo che io rifiutavo. L’appetito mi mancava e poi poteva nascondere chissà quali altre trappole.

“Sei sveglia? Hai perso i sensi!” voleva farmi rialzare, nonostante io risentissi ancora del turbamento provocatomi dagli omicidi che avevano avuto luogo. Cercava di aiutarmi e questo mi faceva paura. Una cosa certa sapevo sui Volturi: non facevano nulla per nulla. C'era sicuramente qualcosa dietro. Mi asciugai la lacrima che scese velocemente sulla mia guancia, piccolo segno di debolezza che segnava il mio viso dopo quella notte terribile. Non volevo farmi vedere fragile da lui, era pur sempre un Volturo, per di più figlio di Aro. Cercai di alzarmi da sola rifiutando quell'aiuto che poteva sembrare quasi sincero.

“Dovresti mangiare qualcosa, sei molto indebolita forse per quello sei svenuta!” magari fosse stato per il cibo. No, era ben altro. Ho sempre vissuto con vampiri che nutrivano pieno rispetto della vita umana ed io non ero da meno. Non avrei mai fatto cessare l'esistenza di nessun innocente. Mai. Piuttosto avrei lasciato che mi uccidessero o sarei morta di stenti. 

“No, non è per quello!” potevo sentire il suo sguardo incuriosito posarmisi addosso. Chissà come gli dovevo sembrare strana. Almeno lui lo risultava per me. In fin dei conti, dopo Nahuel, di cui possedevo solo un vago ricordo, era il primo ibrido che incontravo direttamente.

“Non vedo cos’altro possa averti ridotta così!” certo per lui era normale vivere nel dolore altrui. E magari cibarsene.

“Le urla, il loro dolore! Io non riesco a sopportare…”a quel punto non mi trattenni più, sbottai in un pianto liberatorio. Non potevo vivere con quel supplizio nelle orecchie senza esternare la mia più assoluta sofferenza. Incontrai i suoi occhi che sembravano colmi di domande ma che dalla mia reazione dovevano essere anche spiazzati. Arrancò cercando di alzarsi, per poi uscire forse spaventato da quello che stavo provando. O forse che stava provando. Non credevo che uno di loro potesse provare compassione. Disprezzo si, ma compassione mai. Mi dovetti ricredere. Non sapevo quanta sincerità ci fosse in quel gesto ma il giorno dopo nascosto in una salvietta, sul mio vassoio trovai un biglietto ed un i-pod:

Con questo non sentirai le loro urla.

Il primo vero gesto di umanità che avevo ricevuto. Non poté che insospettirmi. Cosa aveva mosso il Volturo a compassione? Perché mi stava aiutando? È un altro mezzo di Aro per farmi cadere in qualche tranello? Domande a cui solo una persona poteva rispondere: Gabriel. Solitamente entrava quatto quatto nella mia stanza cercando di sfruttare i momenti in cui ero sopita. Ma un pomeriggio mi sistemai nel letto cercando di calmare il mio cuore e il mio respiro per farmi sembrare dormiente.

“Perché fai questo per me?” l’avevo bloccato con la mia domanda. Lui rimase fermo ai piedi del letto su cui ero poggiata. Mi scrutava con quello sguardo stranamente magnetico. Chissà se Aro da umano aveva i suoi stessi occhi?

“Perché lo vuoi sapere?” una domanda. No. Non era questo il gioco.

“È da maleducato rispondere ad una domanda con una domanda!” il mio tono perentorio lo fece arretrare. Si stava facendo intimidire, solo per aver pronunciato una frase. Se fino ad allora potevo riconoscere quel farabutto figlio di una cagna di Aro in quei lineamenti del viso, ora era completamente andato. Arretrava quasi impaurito dal mio atteggiamento.

“Scusa io non volevo…” mi ricordò Jake sempre pronto a scusarsi per un non nulla.

< No Renesmee, Jacob non è il figlio del principe delle tenebre! >

“Scuse accettate, ma rispondi!” incalzai cercando nei suoi occhi la menzogna.

“In realtà non c’è una risposta, io non sopporto che mio padre ci tratti come oggetti! Tutto qui!” avevo avuto l’impressione giusta, il primo giorno. Forse quel Gabriel non era così simile al padre. Forse assomigliava più alla madre, magari era di animo buono, gentile.

< Renesmee, vai cauta! Non lasciarti ingannare, qui sei al di là dello specchio! È tutta un’illusione > ( Rif. Attraverso lo specchio quel che Alice vi trovò/ continuo di Alice nel paese delle meraviglie Carroll Lewis )

“Sei la prima mezzosangue che conosco! Quanti anni effettivi hai?”si sedette sul letto accanto a me. Io indietreggiai prontamente. Non volevo farmi cogliere impreparata ed ero pronta a colpire se necessario. Adesso sembrava incuriosito, ma non potevo fargli avere la conversazione in mano.

“Tu quanti ne hai?”

“Non avevi detto che rispondere ad una domanda con una domanda è maleducato?” sorrise mentre mi guardava con quella benevolenza che io non volevo da un Volturo.

“Si, ma io sono prigioniera in casa tua, posso anche trattarti male! Quindi rispondi alla mia domanda!” cominciava veramente ad irritarmi, anche perché odiavo quando si rigirava la frittata prima che me ne accorgesti.

“Se puoi trattarmi male perché ci tieni a sapere della mia età?” avrei proprio togliere quel perfido ghigno soddisfatto da quel viso che ricordava uno degli acerrimi nemici della mia famiglia.

“No, aspetta!Qui le domande le faccio io! O nemici come prima!” stavo facendo la capricciosa con il figlio di Aro?

“Certo, che hai un bel carattere!”

“Certo che tu hai una bella faccia da schiaffi! Allora quanti anni hai?” sospirai profondamente quella conversazione mi stava stancando.

“Otto, quasi Nove!”sembrava un bambino che teneva a precisare ogni giorno che lo avvicinava a diventare più grande “Sai come funziona la nostra crescita?”

“Perché tuo padre ha detto che ce ne sono altri?” ignorai completamente il quesito che mi era stato posto.

“Non hai risposto alla mia domanda!” mi rimangiai quello che avevo detto. Mi innervosiva al pari di Aro.

“Dopo che ti ho fatto la lezione di anatomia degl’ibridi risponderai alle mie domande senza farne altre?”

“Affare fatto!” mi porse la mano per suggellare il nostro patto. Magari da quella conversazione ne sarei riuscita a ricavare qualche informazione interessante.

“Che io sappia la nostra crescita si ferma intorno ai sette anni, dopo di che smettiamo di crescere ed invecchiare. Diventiamo immortali.”

“Sai se come noi ce ne sono altri?”

< Certo Gabriel che sei duro di comprendonio! >

“Hai già avuto le tue risposte ora tocca a me! Aro che ne ha fatto degl’altri ibridi?” sbottai lasciandomi sfuggire un piccolo ringhio.

“Sei sicura che vuoi che ti risponda, sembri molto sensibile su certi argomenti!” ora era decisamente troppo. Stava facendo anche la mammina protettiva con me. Stavo diventando verde dalla rabbia. Mi stava prendendo in giro come fossi il suo giocattolo.

“Ora tu mi rispondi oppure ti faccio vedere quanto sono fruttuosi gli allenamenti di un padre e due zii gelosi! Chiaro?”

“Scusa … Non volevo farti arrabbiare … ” di nuovo il bambino impacciato.

< A che gioco stai giocando? >

“Allora?” incalzai io ancor più adirata. Per quella occasione pensai che una buona posizione stile Bella Cullen in piena collera non poteva essere più opportuna. Così, nonostante non fossi  in piedi, incrociai le braccia ed alzai il sopracciglio. Non potendo picchiettare con il piede a terra, iniziai a tamburellare freneticamente le mie dita sul gomito. Mai fare arrabbiare una Cullen che sa utilizzare torture psicologiche perfette.

“Non sono stato l’unico purtroppo, come hai facilmente intuito. Non solo Aro ha provato ad avere figli, anche Caius. Esattamente ci sono state tre gravidanze totali” aveva assunto un tono malinconico. Perché?

 “Dove sono ora gli altri?” temevo la risposta a quella domanda ma dovevo porla.

“Li hanno uccisi.”che essere meschino e crudele. Prendersela con delle poveri innocenti creature  indifese, l’avrebbe pagata anche per questo.

“Perché l’hanno fatto?” mi sorpresi di come ero riuscita a mantenere la lucidità. La cosa mi turbava alquanto, mi aveva realmente scossa. Eppure nonostante il mio sangue fosse affluito al cervello, ero riuscita ad essere calma. Non era una mia caratteristica, quella di rimanere paziente quando una cosa mi faceva imbestialire. O avrei dato in escandescenza cercando una bella tortura medievale da infliggere a quel pazzo maniaco di Aro, o avrei cominciato a piangere tutto quello che avevo in corpo come la sera precedente. Invece stavo lì, guardando Gabriel, senza muovere un ciglio.

“L’unico ad aver mostrato poteri alla nascita sono stato io, quindi ero l’unico che poteva rimanere in vita. Gli altri erano solo esperimenti riusciti male! Dopo un po’ si sono stancati di andare a cercare umane per creare ibridi … ”

“Sai perché tuo padre mi ha voluta qui?”

“Non mi ha parlato di nulla, sa che io ho molte debolezze, sentimenti. L’unica cosa che ha comunicato dopo il vostro incontro, è stata che ci vorrebbe sposare per vedere che tipo di figli ne potrebbero uscire fuori! Credo che voglia creare un piccolo esercito di mezzo sangue”

< Se scoprisse che forse sono sterile, che ne sarà di me? > probabilmente nei miei pensieri, non aveva letto quel dubbio o mi avrebbe già uccisa. Oppure era solo una scusa per sviare Gabriel dalla sua personale vendetta? E perché dire queste cose ad un figlio che dovrebbe essere fidato?

“ Perché secondo te vuole un esercito di mezzo sangue?”

“Noi possiamo stare alla luce del sole, mangiamo normalmente, dormiamo. Ci confondiamo bene con gli umani! Con i nostri poteri e la nostra forza possiamo arrivare quasi al livello di un qualsiasi vampiro. Pensa alle possibilità che si potrebbero aprire se un Clan o una famiglia avesse più esemplari di noi da mandare in giro, senza che diano nell’occhio. Né agli ignari umani né agl’altri vampiri!” parlava di quelli come noi come un vanto, come se fossimo migliori rispetto ai vampiri veri e propri. E pensare che io, fino ad allora avevo convissuto con la sensazione completamente opposta, sentendomi inferiore sia a l’una che all’altra specie. Mi fece strano sentire parlare di noi come una vera e propria forza militare.

“Quali sono i tuoi poteri?” non riuscì a rispondere. Alec e la sorella, credo si chiamasse Jane, irruppero nella camera facendo un gran rumore. Non ero abituata a vampiri chiassosi.

“Gabriel, Aro ti vuole vedere! Ma che ci facevi qui?” la voce di Jane sembrava quella di una bambina. Aveva un viso angelico, ma si sa, anche il diavolo era un angelo.

“Stavo solo cercando di convincere Renesmee a nutrirsi, ma a quanto pare non sono riuscito nel mio intento!” si alzò in piedi dirigendosi verso la porta da cui Alec lo guardava torvo. Perché doveva riservargli quello sguardo? Li vidi scomparire da dietro le mie sbarre senza curarsi nemmeno che fossi lì. Non salutarono, non mi insultarono. Puro disinteresse. Ero insignificante e stavo comunque prigioniera di quel mondo orribile solo per le manie di grandezza di qualche vampiro schizzofrenico. Non ero abituata ad essere trattata con indifferenza. I miei genitori, i  miei zii, i miei nonni erano sempre accorti in qualsiasi gesto io facessi. Avevo album pieni di fotografie che documentavano con interesse ogni istante della mia crescita quasi a dar la parvenza che fossi una bambina normale. E poi c’era un licantropo, alto e bello che mi aveva sempre trattata come una principessa. Il mio Jacob.

< Chissà cosa sta facendo in questo momento? > mi avvicinai alla finestra e non potei fare a meno di notare che ormai era notte inoltrata e la luna splendeva alta nel cielo, in tutto il suo cerchio pallido. Strano che le leggende sui licantropi parlano di come siano vincolati a questo satellite che splende di luce riflessa. Eppure in quella luce lattiginosa cominciai a trovare conforto.

< Luna, diventa mia testimone! Porta il mio messaggio oltre l’oceano che mi separa da lui, digli quanto lo amo! Pregalo affinché mi perdoni! Non avrei mai voluto dirti certe cose… > 

“Jake io ti amo! Voglio passare la mia eternità con te! Ascolta la mia supplica! Vieni, portami via da qui per tornare a vivere la nostra splendida vita!” le lacrime cominciarono a scendere bagnando le mie guance. Qualcosa mi diceva che Jacob seppur lontano mi aveva sentita.

 

Quel pomeriggio passato in compagnia di Gabriel non fu isolato. Ad ogni pasto mi portava un vassoio con del cibo che non toccavo e passavamo il tempo parlando di tutto. Cercavo di avere la sua fiducia sperando di poter trovare un modo per scappare. Carpivo informazioni utili che forse mi avrebbero permesso la fuga. Cosa che mi sembrava sempre più lontana ogni giorno. Vedevo il lento scorrere del tempo come un’inesorabile conto alla rovescia per la mia fine.

“Cos’hanno i tuoi occhi?” mi alzai correndo verso lo specchio. Avevo cominciato a sentire i primi sintomi già da un paio di giorni ma non pensavo che potesse succedere così presto.

“La sete!” le piccole striature nere stavano lentamente tagliando i miei occhi. Era la prima volta che le vedevo così nettamente; ero digiuna di qualsiasi cosa da molto tempo e mi sostenevo solo grazie alla mia forza sovrannaturale. Stavo letteralmente morendo di fame.

“A me non è mai capitato!” certo. Lui probabilmente non aveva mai cercato di trattenersi e i nostri occhi mutano solo se la sete viene protratta a lungo. Molto a lungo. E la cosa peggiora se non  ci nutriamo di cibo normale. Quell’onice segnava la mia lenta agonia, in quella che si stava rivelando una tortura. A cosa avrebbe portato la mia esasperazione?

 

Giornata I-pod. Gabriel mi aveva avvertito che in mattinata Heidi aveva attirato una comitiva di giapponesi.

< Oggi cucina etnica, per i Volturi! > un forte senso di nausea partì dal ventre viaggiando lungo il mio esofago per tutto il tempo in cui fui costretta ad ascoltare la musica. Una mano tiepida mi scosse leggermente. Era Gabriel. Tolsi gli auricolari.

“Nessie! Ti ho portato una cosa!” mi voltai dalla mia posizione sopita puntando i gomiti, lui mostrò una boccetta con un liquido rosso scuro, molto viscoso. Capì subito cos’era. Mi alzai immediatamente in piedi come se avessi avuto davanti la cosa più spaventosa che avessi mai visto. Indietreggiai fino ad essere fermata dal vetro della finestra. Quel profumo acre, invitante e succulento, assomigliava molto all’odore del ferro bagnato. Diverso da quello che trovavo di solito negli animali, disgustoso al suo cospetto.

“Portalo via!”

“Nessie devi bere il sangue! Il cibo lo puoi rifiutare ma questo no! Rischi di morire!” si avvicinò a me ed io ringhiai. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai toccato del sangue umano. Non volevo essere come loro. Non volevo essere un mostro. Avevo passato così tanto tempo a cercare di combattere contro la mia natura, ero riuscita a ribellarmi e non avevo intenzione di tornare indietro. Sapevo che se avessi toccato anche solo una goccia di quel sangue la parte oscura che si rifletteva nello specchio del mio sogno sarebbe venuta fuori. Ma sentivo la mia gola come se fosse arsa dalle fiamme dell’inferno, lo stomaco si contorceva premendo con spasmi involontari su tutto il torace, il cuore sembrò quasi uscirmi dal petto. La mia testa pulsava mentre con la ragione cercavo di combattere l’istinto che comandava di nutrirmi, i miei muscoli cominciarono a tremare convulsamente. Mi tenevo il cranio, con le mani in un gesto disperato, temendo seriamente che scoppiasse. Il mio corpo acclamava il pasto offertomi, ma la mia mente gridava di no.

“Vai via!” trovai tutta l’aria che avevo per far vibrare le mie corde vocali in un supplica soffocata. Stavo per cedere ma Gabriel, confuso, uscì velocemente dalla camera. Da quel momento sapevo come si sentiva Jasper quando perdeva il controllo. Ero in bilico nel baratro dello sconforto ed avevo paura che la mia tentazione avrebbe ceduto alla mia volontà. I giorni successivi furono solo un lento decadere. Mi sentivo come un drogato in crisi di astinenza. Alternavo momenti in cui avevo un freddo terribile ad altri in cui mi sentivo ardere in un fuoco eterno mentre i miei muscoli tremavano quasi continuamente. Il dolore era insopportabile, non abbandonava la mia testa che sembrava dovesse  esplodere da un momento all’altro.  Il sudore scendeva dalla mia fronte bagnando il cuscino su cui ero poggiata.

< Voglio morire! Mamma, Papà perché mi succede questo? >

Non sapevo più a cosa aggrapparmi per superare tutto quello che mi stava accadendo. Ma poi successe qualcosa. Un torpore e poi i miei sensi mi abbandonarono completamente. Nulla più. Solo buio.

 

Note dell'autrice: non bastava tutta la tortura ci si doveva mettere anche Alec! Comunque tutti i tasselli si congiungeranno alla fine non temete! E comunque penso si capiscano perfettamente le loro intenzioni! Sono veramente una malata! aiuto! Certio che comunque i geni attira sfortuna sono veramene potenti!

Sinead: Spero che non stia deludendo le tue aspettative! Comunque tutto sarà più chiaro alla fine! Ogni personaggio avrà un ruolo alla fine dei giochi!

Never Leave me: Ecco vado bene con la velocità? ci ho messo un po' perchè ho dovuto dividere il capitolo. Quindi ci sarà un capitolo in più!

Grazie ai sempre più assidui lettori! E se ve ne do il tempo recensite!

Ah ragazze! entro domani potremmo aver finito la prima parte! con gli ultimi 4 capitoli. La seconda sta in altissimo mare. ho appena iniziato il terzo capitolo quindi dovrete avere pazienza! magari invece che tre facciamo 1 capitolo al giorno! poi vedremo!

   
 
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