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Autore: Sugar818    14/01/2010    27 recensioni
Alyssa Lower. James Waller.
Lei. Lui.
Loro.
-Si.-
-No.-
-Si.-
Il preside, intanto, spostava gli occhi dall’uno
all’altro, assolutamente muto.
-Ammettilo: ho vinto.- riprese James.
-No, che non hai vinto. Spari solo cazz..hem, cavolate.-
-Certo, perché tu sei un distributore di perle di
saggezza.-sbuffò lui.
-Senti, ti dispiace metterti la lingua tra i denti e masticartela?-gli
chiesi sorridendo gentile.
-Senti, tu, picc..-
-ORA BASTA!- Urlò il preside. Aveva uno strano tic
all’occhio.
Ci appiattimmo sullo schienale delle sedie, terrorizzati.
-Non siete più all’asilo, ragazzi! Avete entrambi
17 anni. Il tempo delle mele è finito, chiaro?
È ora che vi comportiate da persone civili.-
-Io sono civile!- protestai,- E' questo qui
l’analfabeta cavernicolo! Che c’entro io?-
protestai con vigore.
E che cavolo, c’era la mia dignità in gioco.
-Chi sarebbe il cavernicolo analfabetizzato?-
ringhiò irritato James.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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smile like you mean it cap 1 Capitolo 1

Punizione


-Oh, James… luce della mia vita, fuoco dei miei lombi, mio peccato, anima mia: IMPICCATI!!!- sbraitai più furiosa che mai contro quell'essere che altro non sapeva fare se non rovinarmi la vita.
Era assurdo. Ma che avevo fatto di male nella vita, per meritarmi un fratello con gli amici più idioti nel raggio di un centinaio di galassie?
 
E lo stupido rideva. Si, ridi ridi.

Gli voltai le spalle, decisa ad andarmene da quella classe infernale custode dei seguaci più assatanati di Spongebob.
Tzè. Io non avevo mica tempo da perdere con quel troglodita di James-son-bello-e-strabello-ma-stronzo. 
Io avevo di meglio da fare. Eh, già.

-Signorina Lower, dove pensa di andare?-

Ecco. Ci mancava solo quel simpaticone di Sid. Il professore di educazione artistica.

Naturalmente, Sid era un nomignolo affettuoso affibbiatogli dai suoi studenti, circa otto o nove generazioni fa.
Chissà perché, ma la somiglianza con il personaggio de L'Era Glaciale, nonostante a quel tempo chiaramente non esistesse, era impressionante.

Ancora voltata verso la porta, la mia unica ancora di salvezza da quello che si prospettava essere un pomeriggio da ricovero, sorrisi rassegnata.

-Mi scusi Professore, ma non mi sento molto bene.- risposi. La solita scusa, vecchia decenni.

-Ah. E mi dica: per motivi personali o per il fatto che il Signor Waller le ha incollato la sedia al didietro?-

Ma porc'. Avevo dimenticato quel piccolo particolare.
La sedia era ancora lì, appiccicata ai miei jeans.

-Veramente Professore, per il fatto che tra esattamente sei secondi e otto decimi sverrò dalla vergogna. Le basta come risposta?- gli chiesi sarcastica.

-No, mia cara. Quando arriverà quel momento, potrà andare. Fino al suo presunto svenimento, Lei e la sedia resterete in questa classe.- rispose tranquillo con il suo fare da deficiente otturato.

Sbuffando mi voltai senza fare attenzione all’aggeggio appiccicato al mio delicato sederino.
La conseguenza fu un urlo agghiacciante di Maddy.
La sfortunata ex cheerleader laccata di Gucci si era presa in pieno le gambe della sedia sulla sua elaborata acconciatura.
Strano. L’avevano cacciata dalla squadra perché era troppo “flessibile”.
Ma i riflessi pronti, solo ai grandi magazzini, eh?

-Ops.-sussurrai sbattendo le ciglia innocentemente, mentre una mia mano andava a coprire il sorriso di vittoria sulle mie labbra.-Scusa, Maddy, non l'avere fatto apposta.- dissi tristemente mettendo le mani sul cuore.- Tu capire? Io chiedere scusa a spasti…hmm,a sfortunata te.-dissi annuendo.

Questo la irritò maggiormente, mentre in classe sembrava essere scoppiata la terza guerra mondiale.

-Lowerf..yu..seri..iii.iio miaarrb..noonn..tuuu!- gridò rossa di rabbia. Poverina, forse era dislessica.

-Maddy, cara, attenta.-la ammonii io.-Ti si è sbavato il rossetto.-conclusi affranta.

Lei sbarrò gli occhi e cominciò ad ondeggiare come un’alga, portando la sua adorabile boccuccia in avanti per constatare il livello del danno.

Patetica. Ogni volta la stessa identica stupida storia.

-Lower! La vuole smettere di prendersi gioco della sua compagna?!-sbottò furioso il professore.

-Hemm…no.-

-Come, prego?- Era evidentemente sorpreso, non era da me dare in escandescenza mancando di rispetto ai professori. Ma c'è sempre una prima volta. E per me fu questa.

-No.-

-Come dice, prego?-

-Enne Oooo!! N-O!! Quando Dio ha distribuito l‘udito, lei stava al cesso?!?- Sbottai furibonda, alzando il tono della voce. Forse, avevo esagerato, si. Ma mi sarei scusata in seguito. Colpa delle emozioni adolescenziali.

Ero in debito di una vendetta con Maddy-Maddy-Bubble-Gum.

Motivo: mi aveva rubato il ragazzo. O meglio, il quasi ragazzo.

Eric Woshood. Biondo. Bello. Simpatico. Intelligente.
Cosa rara: gentile e studioso.

Dopo mesi di sfrenato corteggiamento, avevo finalmente deciso di accettare un suo invito.
Cosa assai strana, data la mia fama di anti-relazionista con l’altro sesso. In questa scuola, per lo meno.

Dopo avermi salvato da un ladro di borse formato bassotto, vidi in lui il mio nuovo eroe.
Cosa assai normale: la scuola mi seguì a ruota.

Raddoppiata la sua popolarità, divenne più insistente e più sfacciato in pubblico, ma non con me.
Cosa sbagliata: non si accorse che il salvataggio lo avesse messo sotto una nuova luce, una migliore.

Quindi ero propensa dall’accettarlo, onorarlo, amarlo e sposarlo... ma ahimè.
Cosa assolutamente orripilante: a mensa fu baciato in pubblico da Maddy-quanto-sono-fica-yeah.

Conclusione: perché insistere tanto con una che non te la da, se c’hai la bambola più “flessibile” dell’intera Greenwood High School ai tuoi piedi?

E tanti cari saluti al mio eroe.
Non che mi dispiacesse più di tanto. Non mi era mai piaciuto particolarmente, e dopo l’incidente aveva assunto un atteggiamento alla Paris Hilton... ma il mio orgoglio era ferito!

-Si sta divertendo Signor Waller?-

Il minaccioso sibilo di Sid - hem, pardon, del professor Ma-quanto-somiglio-al-caro-Sid -, mi costrinse a tornare coi piedi per terra.

Guardai quella fonte di genialità che era il miglior amico di mio fratello, il mio nemico number one, il furfante che mi svegliava urlando ogni maledettissima domenica e che si fregava i CD dei The Killers senza restituirli.

Si stava di fatto strozzando dal ridere. Letteralmente strozzando.

Vai, vai, vai! Che stavolta mi va bene!! Crepa, CREPA!

Mi piegai in avanti incrociando le dita e chiudendo gli occhi, ma l’unica cosa che sentii crepare fu il didietro dei  miei pantaloni.

-Oh, cazzo.- Stavo diventando decisamente volgare. Già.

Aprii lentamente l’occhio destro, quando mi resi conto di averlo detto ad alta voce.

Tutti gli occhi puntati su di me. Mi ricordava tanto quella volta in cui quell'amore di James mi aveva interamente coperta di vernice color escrementi. Memorabile.

Ridacchiai istericamente, per poi puntare gli occhi sul responsabile di tutte le mie piacevolissime disgrazie.

Lui aveva sentito il CRAC.
Non c’erano dubbi, dato che era a circa 20 cm di distanza da me, essendo il mio vicino di banco.

Non c’erano dubbi, perché era per terra, che stava soffocando dal ridere.

Digrignai i denti, mi voltai completamente verso di lui, dando le spalle a quel broccolo di Sid, e presi la prima cosa che trovai sul banco.

Una bottiglietta di un bruttissimo verde marcio acrilico. Piena.

Perfetto. Qualcuno lassù mi amava.

Merda.

Qualcuno lassù certamente mi odiava.

Avevo appena alzato il braccio urlando istericamente alla Io-ti-ammaaaaaaaaaaaaazzo!, ma non mi ero accorta del dettaglio che come sempre faceva secca ogni mia occasione nella vita.

Il dettaglio questa volta era il tappo aperto della bottiglia, che, chiaramente, era caduto.

E, chiaramente, la vernice aveva preso in pieno il caro professore d’arte.

Ops.

Silenzio.

Silenzio.

Si, ancora silenzio.

-Sa, prof.. Quel colore le dona divinamente.-sussurrò James.

-LOWEEEEEEEEEEEEER!-

Oh, cavolo. Le mie povere piccole orecchiucce.

       

                                                                                §§


-Allora? Che ne farò di voi?- chiese il preside McAllok, rassegnato.


Io e James ci guardammo.

-Ci da in pasto ai cani?-

-Ci manda in riformatorio?-

-No, purtroppo, anche se l’idea dei cani non è poi così male.-rispose lui, abbozzando un piccolo sorriso.

-Tzè! Ha scelto la mia!-mi sbeffeggiò il mio futuro compagno di prigione.

-Ha detto solo che sarebbe un’idea, non che la sceglie!-lo ripresi io, incenerendolo con lo sguardo.

-Ha scelto la mia.- insistette.

-No, invece.- ribattei io.

-Si, invece.-

-No.-

-Si.-

-No.-

-Si.-

Il preside, intanto, spostava gli occhi dall’uno all’altro, assolutamente muto.

-Ammettilo: ho vinto.- riprese James.

-No, che non hai vinto. Spari solo cazz..hem, cavolate.-

-Certo, perché tu sei un distributore di perle di saggezza.-sbuffò lui.

-Senti, ti dispiace metterti la lingua tra i denti e masticartela?-gli chiesi sorridendo gentile.

-Senti, tu, picc..-

-ORA BASTA!- Urlò il preside. Aveva uno strano tic all’occhio.

Ci appiattimmo sullo schienale delle sedie, terrorizzati.

-Non siete più all’asilo, ragazzi! Avete entrambi 17 anni. Il tempo delle mele è finito, chiaro? È ora che vi comportiate da persone civili.-

-Io sono civile!- protestai, - E' questo qui l’analfabeta cavernicolo! Che c’entro io?- protestai con vigore.
E che cavolo, c’era la mia dignità in gioco.

-Chi sarebbe il cavernicolo analfabetizzato?!?- ringhiò irritato James.

-Tu, chi altri?! Il posacenere sulla scrivania, forse?-lo rimbeccai acidamente.

-Parla la santa donna.-cominciò lui, ma il preside lo interruppe nuovamente.

-Basta, ho detto.- disse risoluto.-Ho deciso: sarete voi ad andare nell’Ohio, alla Saint Mary School.-

-COSA?- urlammo in coro io e lo scervellato alzandoci in piedi.

-Proprio così. Il programma degli scambi studenteschi dura circa tre mesi, i voti saranno gli..-

-No! Aspetti!-,lo interruppi io.

-Perché noi?-, continuò James.

-Perché collaborare vi farà bene. Rappresenterete la nostra scuola. Siete due dei migliori studenti. Scelta migliore non c’è. Ora più che mai.-

Mentre pronunciava la nostra condanna a morte, si era alzato, aveva aggirato la scrivania, ci aveva preso entrambi per le spalle e ci aveva portati fuori dal suo ufficio.

-E ora, andate a casa, fate i bagagli, preparatevi e fra quattro giorni partite. Arrivederci ragazzi.-, detto questo, ci aveva sbattuto la porta in faccia ignorando le nostre facce da ebeti.

Nemmeno un secondo che la porta era stata riaperta.

-Ah, dimenticavo. Se mi fate fare una brutta figura con Richard Greyson, mio fratello adottivo, nonché preside di suddetta scuola… siete morti.-sibilò in modo terribilmente inquietante.

-Buona fortuna!-, aggiunse con un enorme sorriso, prima di sbatterci nuovamente la porta in faccia.




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Mah, che dire, come cavolo mi è venuta in mente non lo so. Sta di fatto che m’è venuta.
E quando mi vengono di queste idee, mi vengono alquanto strane.
Beh, l’unica speranza è che vi sia piaciuto il primo capitolo.
Non sono sicura di volerla continuare, data la scuola, il greco e quel amore di latino, che casualmente mi aspettano stasera per studiare.
Infatti prima mi faccio un bicchierino di cianuro.

Richiesta importante..supplica, più che altro: fatemi sapere se vi piace, altrimenti va a finire al cesso.
E mi dispiacerebbe.^^ma oltre a pazza e schizzata, sono anche un po’ realista, perciò…

Quindi, ora che ho detto tutto, vi lascio ai vostri giudizi…
Tanti saluti!!!! XDXD

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