Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: depy91    15/01/2010    1 recensioni
Il primo torneo si è ormai concluso, le strade dei due wrestler mascherati si sono separate. Due anni dopo viene annunciato il secondo Tekken, King dovrà superare ostacoli apparentemente insormontabili, primo fra tutti la frustrazione, per risorgere più determinato che mai. Ne sarà capace? Sta a voi scoprirlo!;) "Gocce di sudore sgorgavano dalla pelle, evaporando al semplice contatto con la sua schiena bollente per la tensione..."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Armor King, King
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Ruggito del Giaguaro'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Armour King infilò una mano nella giacca e la ritirò subito fuori, stringendo tra le dita un foglio di carta e lo consegnò alla vecchia conoscenza, che diede una veloce occhiata prima di chiedere di cosa si trattasse. Il giaguaro nero allora spiegò che il secondo Iron Fist era alle porte ed il biglietto costituiva un invito ufficiale a parteciparvi, sarebbe stata l’occasione perfetta per ricominciare da zero e saldare il conto tra i due rivali. King percepì una sensazione sopita ormai da molto tempo, il suo cuore prese a battere più in fretta, come colto da un’inconscia eccitazione, il suo spirito provato rinverdiva d’un tratto, finalmente era riuscito a scovare in sé stesso la forza di voltare pagina e ad imporre una nuova direzione alla propria esistenza. Il torneo gli avrebbe restituito la tempra, la personalità e il prestigio del passato, cosicché sarebbe potuto tornare a testa alta tra le accoglienti mura dell’orfanotrofio, mai dimenticato e per il quale avrebbe dato ogni cosa. Lo sguardo di Armour King si fece serio, la sua voce ombrosa: “Sia chiaro, non intendo accettare un rifiuto da parte tua. Mi devi una rivincita e stavolta non ti andrà tanto bene, dovrai impegnare ogni tua fibra per starmi dietro, per cui preparati, il grande giorno si avvicina”. Sul viso segnato dall’incuria del wrestler appena uscito da una grave crisi personale comparve un abbozzato sorriso, il primo dopo una lunga astinenza da gioie e soddisfazioni. Quelle parole avevano ridestato la sua voglia di combattere per uno scopo e non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di assecondarla. Un’altra stretta di mano e infine l’antagonista si congedò da King, che dopo un breve istante di disorientamento, volle meglio osservare l’invito al Tekken. Dischiuse allora il foglio piegato quattro volte che gli era stato affidato, ma sorprendentemente da quel risvolto cartaceo cadde un mazzetto di banconote, evidentemente l’ultima forma di aiuto offerta dal rivale, segno del rispetto reciproco che per molti aspetti poteva essere confuso per un legame d’amicizia. Da allora la vita di King mutò radicalmente: riprese il suo regime di allenamento, rimise in sesto il suo fisico e con enorme fatica e forza di volontà fu in grado di disintossicarsi dalla sua dipendenza dall’alcol. Quando fu lieto di accettarsi di nuovo come individuo cosciente e dignitoso, il lottatore fece il suo tanto atteso ritorno nella casa d’accoglienza per fanciulli soli al mondo. Tutti i frequentatori dell’istituzione riabbracciarono il fondatore con intenso trasporto emotivo, poiché ognuno aveva pregato affinché nulla di male gli fosse capitato. Intanto i giorni passavano e l’inizio del grande torneo d’arti marziali si avvicinava. Entrambi i combattenti mascherati preparavano con cura il loro momento alla competizione indetta dal giovane Mishima, con ragioni molto differenti, ma carichi della stessa frenesia di scontrarsi per contendersi la vittoria del duello. Come loro tutti gli altri partecipanti al torneo si apprestavano a scendere in campo con i propri obiettivi e sogni di gloria.

Finalmente il giorno tanto atteso giunse assolato e grondante di aspettative. La grande arena del Tekken era attorniata dai valorosi combattenti, che sulla sua superficie erano pronti a dare spettacolo delle rispettive abilità. Il gong vibrò sonoramente e tutti i lottatori eseguirono un inchino verso il pubblico che era accorso numeroso ad assistere all’evento. Kazuya spiccava in posizione centrale sulla piattaforma, per dare il benvenuto agli spettatori e agli sfidanti, che si sarebbero di lì a poco contesi la finale contro di lui per l’agognato trofeo. Il premio di questa edizione consisteva in un’enorme quantità di denaro, messa in palio dalla Zaibatsu. Una prospettiva che faceva gola ai più, ma qualcuno stava per fare la sua comparsa sulla scena del Tekken, con un fine ben meno materiale dell’ingente somma. I festeggiamenti pre-gara furono infatti bruscamente interrotti dall’improvviso frastuono prodotto dagli stipiti dell’alto portale del tempio, sbattuti con violenza contro la parete in mattoni. Un brusio crescente si insinuò tra i presenti a causa dell’inaspettata apparizione: un uomo dalla sagoma offuscata dalla luce solare, copiosa alle sue spalle, sostava sulla soglia in silenzio. Il suo braccio si protese con rapido gesto verso l’organizzatore della manifestazione, l’indice teso appariva come un minaccioso segnale di avvertimento. Dalla figura dai contorni sfocati si levò un grido, il cui destinatario era messo ben in evidenza sin dall’inizio: “Kazuya, che tu sia maledetto!”. L’arrogante intruso fece un passo in avanti, liberandosi dalla prigione di luce che ne rendeva impossibile l’identificazione e mostrandosi dunque per colui, che nessuno, tantomeno Kazuya, si aspettava di incontrare. Heihachi Mishima era tornato dopo due anni dalla sua scomparsa. Quasi istantaneamente, un’orda di soldati appartenenti al gruppo scelto della Tekken Force si riversò nell’arena per difendere il loro comandante da eventuali attacchi di suo padre, ma inaspettatamente, il giovane Mishima ordinò di abbassare le armi e lasciare che l’uomo creduto defunto parlasse. Egli, per nulla spaventato dalle decine di fucili puntatigli contro, riprese il suo discorso: “Il tuo tentativo di farmi da parte per sempre è fallito miseramente, spregevole essere immondo, hai cercato di privarmi dei miei averi, dei miei piani, della mia stessa vita, ma per tua sfortuna sono venuto a riconquistare ogni cosa mi è stata sottratta. E’ giunta la tua ora, Kazuya, e non sarò clemente neppure quando verrai strisciando ad implorare il mio perdono. Affrontami se ne sei in grado, questa volta non ti sarà facile sfuggire alla mia ira!”. L’intero edificio rumoreggiò esterrefatto, ma il leader della Zaibatsu non batté ciglio, limitandosi a rispondere: “Padre, non mi aspettavo di rivederti tanto presto, ma ciò non fa che rendere la cosa ancora più interessante. Se davvero ritieni di potermi sconfiggere, allora prendi parte al torneo, come io stesso feci due anni addietro, e dimostra quanto le tue parole non siano semplici foglie nel vento. Io starò qui ad attenderti”. Heihachi ringhiò come una belva feroce, prese a camminare a passo svelto e incurante delle due guardie abbigliate da antichi samurai, poste in prossimità della zona riservata ai lottatori, le scagliò a terra con vigore e con un tremendo pugno mandò in mille pezzi una delle quattro statue lignee raffiguranti sinuosi dragoni, situate agli angoli dell’arena. Una reazione del genere sanciva di fatto la sua scelta di accettare la sfida.
Un enorme monitor fu spogliato del velo bianco che lo ricopriva da altri due figuranti dalle antiche armature. Lo schermo si accese, proiettando lo schema riassuntivo degli incontri per la conquista del trofeo. In pochi secondi, un cervello elettronico elaborò gli accoppiamenti e, uno alla volta, tutti i nomi dei sorteggiati comparvero sul grande pannello luminoso. Ogni combattente individuò il proprio avversario, così come King, il quale percepì un’ondata di calda adrenalina riversarsi nelle sue vene, quando gli fu noto chi sarebbe stato il suo primo opponente dopo la sua lunga assenza dal ring. Con un breve movimento del capo, posò lo sguardo sul designato. Egli lo stava osservando a sua volta, con gli stessi occhi infiammati di impazienza che aveva mostrato durante il loro primo appassionante scontro: Armour King aveva atteso quel momento per due interminabili anni. La sorte aveva decretato il destino dei due guerrieri-giaguaro, che ancora una volta si sarebbero affrontati per sancire la supremazia di uno soltanto tra loro. Entrambi scalpitavano come puledri imbizzarriti, l’uno spinto dal desiderio di rivalsa nei confronti del passato, l’altro guidato dalla brama di rinfrancarsi dello smacco subito. Quella stessa sera, sotto il grande occhio candido e vigile della luna, si sarebbe tenuto il primo turno di incontri, ognuno sullo sfondo di una differente e affascinante scenografia, Kazuya aveva preteso il meglio per il suo personale Iron-Fist.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: depy91