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Autore: BigMistake    15/01/2010    2 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XX: Battaglia? No, guerra!

< Ma cosa diamine ho fatto?! >

Questa frase risuonava nel mio cervello continuamente. Mi avevano rinchiusa in camera vicina alla sala principale dopo che avevo parlato con Aro. Non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi. Il mio senno cominciava a vacillare, mentre la mia sanità mentale era completamente andata. Mi stavo praticamente servendo su un piatto d’argento ai Volturi con tanto di contorno! E di mezzo ci sarebbe andato il povero Gabriel! Me restavo rannicchiata in un angolo in quella stanza così vuota ed asettica da sembrare irreale.

“Ragazzina muoviti!” un vocione baritonale arrivò al mio udito ipersensibile quasi distruggendo i miei timpani. Nuovo sintomo. Più la sete peggiorava più i miei sensi si sviluppavano, rendendomi sempre più simile ad un vampiro in piena regola.

“Demetri non mi sembra che sia in grado di camminare!”

“Ci credo Felix! Non tocca nulla da settimane! E poi è solo una mezza vampira!”

“Grazie per la considerazione!” io ho sempre l’ultima parola. Almeno ancora non  ero del tutto pazza.

“Ce l’hai fatta finalmente! Alzati”

“Ce la fai?” quello che si chiamava Felix era decisamente più gentile. Si era inchinato cercando di capire se ce la facessi a camminare. Risposi con un timido e  non del tutto convinto si. Appena provai ad alzarmi mi diede una mano cercando di farmi trovare l’equilibrio necessario per sorreggermi sulle mie gambe. Inciampai al primo passo finendo praticamente addosso a quello sgarbato.

“Ehy! Sta attenta!”

“Demetri, imparerai mai a comportarti da persona educata?! Siamo vampiri non bestie! Vieni ti aiuto!” in quel momento sembrava di stare a sentire zia Rose che rimproverava Emmett ma non prestai molta attenzione a quella mia riflessione e poi avrei avuto qualcosa da obbiettare sul fatto che non fossero bestie. Felix mi aveva preso in braccio e potei sentirlo respirare a pieni polmoni il mio odore. “Heidi aveva ragione! Il suo profumo è allettante più di quello di Gabriel!”

“Ricorda quello di sua madre da umana ma ha quel tocco di dolciastro che lo rende dannatamente succulento! Pensavo che non esistesse un odore più buono di quello di Isabella Cullen, ma questo lo batte!” parlavano di me come se fossero due somelier alla ricerca del vino perfetto. Io sicuramente sarei stata bene con una pietanza agrodolce: due sapori che si fondono insieme in un mix assoluto di sensazioni. Mi rappresentava alla perfezione.

< Ok, sto proprio fuori! Renesmee riprendi tutte le tue facoltà mentali e smetti di pensare a te come ad una pietanza o a un vino! >

Una luce artificiosa penetrava da una porta. La sala era gremita da molti vampiri. Ne percepivo il brusio di sottofondo e gli odori così vari da confondermi. Ma fu uno in particolare che mi colpì. Sapeva di bosco, di sole, di salsedine. Racchiudeva tutto il mondo che avevo perduto. Era lì. Mi era venuto a prendere.

“Jacob…”

< Renesmee, cosa ti hanno fatto? >

C’era anche mio padre. Come avevo fatto a non distinguere il suo odore? Dovevano essere veramente in tanti.

“Caro Edward, mi sorprende che tu sia venuto da solo!”

“Non è da solo!” solo Jacob di fronte ad un esercito di vampiri poteva affrontare il loro capo con quella sfacciataggine che tanto amavo.

“Scusa mi ero dimenticato il cagnolino!” sentivo solo delle voci lontane nulla a che vedere con quello che mio padre riusciva a comunicarmi con il pensiero.

“Non chiamarlo cane!” cercai di difenderlo, nessuno di loro doveva permettersi di canzonare il mio Jacob. Felix mi posò a terra accanto ai piedi di Caius. Solo allora alzai gli occhi e li vidi. I loro sguardi persi cercando di capire cosa mi stesse succedendo. Mi vergognavo a farmi vedere ridotta in quello stato, completamente in balia della mia natura selvaggia. Tremavo ancorata a terra perché i miei muscoli stavano definitivamente abbandonando le forze. Dovevo essere dimagrita di molto perché gli abiti che avevo addosso mi si erano allentati e li vestivo come una stampella. Le mie mani erano ormai diventate ossute  e le guancie scavate.

“È combattiva la tua piccola Renesmee, ti somiglia molto, sai?” Aro si avvicinò con quel suo sguardo che di amichevole aveva solo l’apparenza. Carezzò delicatamente il mio mento costringendo a guardarlo nel volto, ma io sono una Cullen: mi scansai, disprezzando il suo gesto “Somiglia molto anche alla madre devo dirlo!” rise in quella sua farsa isterica e agghiacciante ilarità. Riportai lo sguardo a Jacob che era stato fermato da mio padre. Probabilmente voleva venire da me, voleva portarmi via. Ma come avrebbe potuto?

“Aro non è un tuo diritto tenere prigioniera Renesmee!”

“E chi lo dice voi? Solo perché siete il Clan più numeroso dopo il nostro non potete dettare legge; comunque siete arrivati tardi Renesmee ha stretto un patto con me!”

< Renesmee cosa hai promesso? >

< Era l’unico modo per avere una speranza! Ti prego perdonami! >

“Si batterà in un corpo a corpo con la nostra Jane, senza l’uso dei poteri deve essere un combattimento alla pari, o quasi.” Rimarcò quest’ultima parola lasciando sottointendere quanto io non fossi all’altezza di nessun Volturo. Sentivo il sangue ribollire dalla rabbia. Non poteva prendersi gioco di me “Se vincerà lei la lasceremo andare!”

“E se dovesse perdere?”

“Si unirà a noi, sposando il mio Gabriel! In ogni caso lasceremo stare la sua famiglia! ”

“Padre non può combattere in quelle condizioni!”

“A questo rimedieremo ora!” un rumore di tacchetti sul pavimento dietro le mie spalle mi colse di sorpresa. Alzai lo sguardo e vidi quel Felix di prima, porgere un vassoio a Caius con quella che sembrava un’ampolla di cristallo scuro, con un calice probabilmente dello stesso materiale. Aprì la bottiglia rivelando il suo contenuto. Diventai una macchina in folle, gettata lungo una discesa: il cuore aveva accelerato il suo ritmo diventando padrone dei miei pensieri mentre lo stomaco si attorcigliò su se stesso. Ma la gola che non smetteva di bruciare da giorni, sembrava essere diventata lei stessa il fuoco. La testa mi scoppiava e i miei muscoli tremavano. Non volevo bere sangue umano. Non volevo dargliela vinta. L’albino s’inginocchio porgendomi la coppa. Il suo aroma mi investì come una dolce brezza estiva, ne inspirai profondamente ogni sfumatura deliziosamente aromatica di quel nettare. Bramavo il contenuto di quel boccale pieno quasi fino all’orlo.

< Sono per metà umana! Non devo berlo! Non devo farlo! >

Tardai così tanto a prendere la coppa che fu la pazienza di Caius a cedere. Mi sentì afferrare per i capelli e spostarmi la testa all’indietro.  Posò il calice sulla mie labbra e delle piccole gocce di sangue cominciarono a colare nella mia bocca. Cercai di dibattermi, di divincolarmi ma fu tutto inutile. Il sangue cominciava a sortire il suo effetto. Riempiva i vuoti fisici, mentre lasciavo che la mia bocca risucchiasse avida quel dolce succo. Mai avevo provato una sensazione tanto meravigliosa: un nuovo vigore si era impadronito di me e diventava sempre più potente. Il suo percorso dalla mia bocca alle mie vene placava tutto quello che il mio corpo chiedeva da giorni. I muscoli si erano inturgiditi, mi sentivo rinvigorita, forte come non mai. Mi avevano sempre raccontato di come il sangue umano fosse capace di potenziare il fisico, ma non credevo che ne bastasse così poco per farmi sentire praticamente un’altra. Per permettere di raggiungere ogni misero centimetro della mia epidermide mi alzai in piedi. Quel godimento finì presto e nella coppa non ne era rimasta nemmeno una goccia. La lasciai cadere a terra per la sua inutilità. In quel momento mi chiesi cosa potesse esserci del male nell’avere quella forza che solo il plasma poteva darci. Le melliflue parole di Aro entrarono nuovamente nella mia testa. In tutto quello che stava succedendo non avevo sentito il vampiro avvicinarsi:

“So che ne vuoi altro! Vallo a prendere!”

Sentì una voce fastidiosa uscire da una delle tante porte di accesso alla sala. Ormai della vecchia Nessie ne era rimasta solo una piccolissima parte, la mia umanità era stata completamente accantonata per far posto alla bestia. Ero come un leone affamato in un villaggio di umani dopo aver assaggiato la loro carne. Il mostro che giaceva nel mio inconscio si era finalmente mostrato.

< Eccolo, il piccolo infame doppiogiochista! >

 “Avete mai pensate di arredare nuovamente questo palazzo ma dico, siete italiani possibile che non abbiate il buon gusto di modernizzavi…oh salve signor Cullen e Ciao bel Quileutte” Joyce si era fermato di fronte a mio padre e a Jacob che erano rimasti allibiti. Aveva sempre quel suo modo di fare che fino a poco tempo fa trovavo divertente, ma ora mi sembrava gretto e volgare.

< Aro! Maledetto bastardo! Te la farò pagare per quello che stai facendo a mia figlia! > sentì il pensiero di mio padre e presi a ridere istericamente.  Jacob iniziò a ringhiare unendosi al coro di mio padre. Gli davo ancora le spalle ma ogni loro movimento era percepito dai miei sensi come se li stessi guardando.

 “Oh lo so, lo so, sono spregevole! Ho consegnato la vostra Nessie ai cattivoni! Ma non guardatemi così, io mi sono sentito tradito almeno quanto voi. Nessie poteva donarmi la cosa che desidero di più al mondo ovvero l’immortalità, l’eterna giovinezza! Sapete cosa significa sapere che un giorno sarò orribilmente vecchio e che prima o poi lascerò questo mondo? Io non voglio farlo! Voglio essere giovane per sempre”.

< Ora basta! >

Mi avventai su di lui e gli strattonai indietro la testa, proprio come avevano fatto con me poco prima, esponendo il collo ai miei denti digrignati in una smorfia animalesca. Ogni tanto guardavo Jacob allibito da quello che stavo facendo; non l’avevo mai visto così immobile.

“Ciao Joy!”sussurrai al suo orecchio con la voce più suadente che avessi mai avuto, quanti profondi cambiamenti in quelle poche gocce di sangue umano “Cosa ti hanno promesso?Che io ti avrei trasformato? Che mi avrebbero staccato giusto il tempo per il veleno di entrare in circolo?” lui annuì ed io continuai la mia risata isterica “Sono molto furbi!Le loro mezze verità ti hanno tratto in inganno!Ma sai, sotto il mio morso potrai trovare solo la morte!Io non posso trasformarti!” il piccolo fragile umano cominciò a sussultare come una foglia autunnale compromessa dal vento, posai una mano sul suo cuore che ormai aveva raggiunto una velocità che rasentava la sincope.

< Renesmee, ricorda chi sei non cedere alla tentazione! Si forte come lo sei sempre stata! >

Il pensiero di mio padre penetrò in quel turbinio di emozioni dettate solo dalla mia voglia di avere altro sangue. Scossi la testa cercando di farlo uscire, ma l’unica cosa che vidi fu la mia immagine riflessa nel suo sguardo. Mi stavo osservando dal suo punto di vista. Guardai i miei occhi. Quelle screziature color dell’onice avevano lasciato il posto ad un tremendo rosso vivo. Ormai era troppo tardi. Bramavo il suo sangue, lo volevo. Non mi interessava chi fosse. Per me il suo corpo era solo la custodia di un bene più prezioso. Lasciai scivolare le dita lungo il suo collo, sfiorandolo. Stavo giocando con lui. Volevo terrorizzarlo. Piangeva.

“Shhh, piano piccolo Joy! Non devi piangere, perché sai anche loro non hanno fatto i conti con le mie mezze verità” mi avvicinai ancora di più al suo orecchio cercando di farmi udire soltanto da lui e da mio padre“Non hanno fatto i conti …” strattonai ancora la sua testa avvicinando la mia bocca alla candida e sottile pelle che copriva la giugolare, e proprio prima di addentarlo pronunciai “… con la mia parte umana …” ero riuscita a combattere il mio mostro, non ero come loro i miei occhi sarebbero tornati presto normali, il mio animo era puro e sincero.  Lo spinsi fra le braccia di Edward, che dopo la sorpresa iniziale, mi guardava soddisfatto e realmente fiero di me.

< Proteggetelo! >

“Aro, non ucciderò mai un innocente! Hai fallito nel tuo intento di farmi diventare un mostro!” la mia voce riecheggiò nella sala in cui tutti erano rimasti ammutoliti. Per la prima volta vidi la sicurezza del vampiro vacillare di fronte ad una volontà possente come la mia, una volontà che non aveva visto in nessun altro probabilmente. Digrignò i denti, prima di riassumere la solita espressione rilassata di chi ha sempre il piano di riserva.

“Lo dicevo che sei molto combattiva! Devo ammettere che questo tuo lato mi intriga moltissimo piccola cara Renesmee! Comunque dimentichi il nostro patto …” Gabriel si avvicinò ad Aro posando una mano sulla sua spalla:

“Padre, non mi sembra giusto che …” lo zittì con un cenno allargando uno spaventoso ghigno.

“Vi batterete ora! Jane!” Aro tornò seduto mentre la vampira con un gesto elegante sciolse il nodo del mantello e lo diede al fratello.

Cominciammo a scrutarci camminando in cerchio aspettando che una delle due facesse la prima mossa. Aveva un sorrisetto malefico stampato sul viso, mi ricordava molto quello del fratello, facendomi venire uno smodato impulso di toglierlo con qualcosa di molto doloroso. Cominciai a ripassare tutte le lezioni degli zii e di mio padre.

< Devo essere paziente e calcolatrice. Se capisco le sue mosse posso anticiparla! >

Era iniziata. Si era accucciata appena per partire di slancio verso di me, con la velocità che solo un vampiro può utilizzare. Io mi abbassai altrettanto rapidamente spazzando con le gambe le sue caviglie; si levò in un salto superandomi mentre ancora ero inchinata.

“Sei veloce te lo concedo! Ma lo sei abbastanza?” non avevo nemmeno scalfito quell’espressione strafottente.

“E tu?” cominciai a ripagarla con le stesse provocazioni. Ci studiammo per qualche secondo prima di metterci nuovamente nella posizione di attacco. Avrei dovuto spiazzarla cercare un modo di sorprenderla con qualcosa che non aveva mai visto.

< La sorpresa è importante Renesmee, soprattutto se il tuo avversario è più forte! Non gli darai il tempo di rispondere, lo sconvolgerai e mentre tu rimarrai lucida lui sarà confuso >

Ripetevo le parole di Jasper come se fossero la più santa delle preghiere. Mi guardavo attorno ma la stanza oltre ad essere sovraffollata, non aveva oggetti utili per distrarre. I muri dietro di noi erano liberi, non vi era nessuno ad occuparli. Avevo trovato una via di fuga! Cominciai a correre verso quello alle mie spalle, sapendo che non si sarebbe persa un occasione simile di colpirmi vilmente, ma proprio mentre stava per raggiungermi  spiccai un balzo verso il muro per poi spingermi dietro la sua schiena. La afferrai per la maglietta senza darle il tempo di voltarsi e con tutta la forza la spinsi addosso alla parete. L’impatto provocò un fortissimo tonfo, come di rocce che cozzano l’una con l’altra. Mi ricordò molto Scilla e Cariddi descritte da Omero. I due enormi scogli che venivano mossi dalle onde visti come dei mostri.

“1 a 0 per me carina!Sono alla tua altezza?” le tenevo la faccia compressa al muro, immobilizzandole il braccio dietro la schiena.

“Direi di no!” per parlarle avevo avvicinato troppo il viso alla sua nuca. In un movimento fortissimo riuscì a liberarla e darmi una testata sul naso. Provai un dolore lancinante che arrivò diretto al cervello, facendomi vacillare con la vista che si annebbiava. Ma mentre ancora non riprendevo la lucidità che mi era vitale, arrivò una pesante gomitata alla base del collo. Mi trovai stesa a terra, riuscendo solo a girarmi. Jane iniziò a premermi con il piede sul petto.

“1 a 1 anzi 1 a 2” aumentò la pressione e sentì un sospetto crack all’altezza dello sterno. La sofferenza fu indescrivibile ma non emisi nessun suono. Avevo capito che Jane amava sentire le urla di dolore da lei provocato. Il fiato stava facendosi corto mentre la costola s'insinuava nei miei organi, forando il polmone. Per un attimo mi voltai verso Jacob incontrando quegl’occhi pieni di terrore di fronte a quello a cui stava assistendo. In lui trovai il coraggio e la forza di reagire. Presi il piede e lo contorsi fino a farla cadere a terra. Con uno slancio mi portai in piedi mentre con un calcio colpì la sua faccia stramazzandola al suolo.

“Va bene! Fino ad ora abbiamo scherzato, da adesso in poi si fa sul serio!”  scomparve dalla mia vista.

< Attenta alle tue spalle! >

Mi voltai proprio mentre stava per sferrarmi un pugno, schivai il colpo e provai a colpirla io. Ogni movimento sembrava squarciarmi il costato, sapevo che non avrei resistito ancora a lungo. Continuammo quella letale danza per molto tempo. Diventava sempre più intensa nonostante io cominciavo a perdere colpi. La stanchezza, la paura per me, per i miei cari, la voglia di riabbracciare Jacob. Volevo con tutto il mio cuore vincere, ma mentre la mia mente ancora lottava il mio corpo cominciava a cedere. Mio padre mia aiutava leggendo le intenzioni di Jane riportandole con il pensiero. Ma non bastava più. Dovevo sconfiggerla ma non sapevo come.  Perdere una torre per poter muovere un alfiere. Mollai la presa e venni sopraffatta dalla sua forza. Dopo una serie di colpi molto ben assestati, caddi a terra. La spalla destra uscì fuori provocandomi un dolore che unito agl’altri risultò ancora più intenso. Simulai di perdere i sensi cercando di rallentare il mio battito, annullando il mio respiro. Una volta avevo letto che grazie all’imposizione della mente alcuni uomini riescono a morire per qualche minuto senza subirne conseguenze, e se ci riusciva un uomo avrebbe potuto anche una mezza vampira come me.

“Jane fermati!” gridò Aro quasi raggelato. Ci ero riuscita, avevo annullato ogni segno vitale. Rimasi ancora immobile con la testa rivolta verso Jacob. Jane si voltò e si inchinò verso i suoi padroni.

“Scusate mio signore, non avrei mai voluto disubbidire ma non è stato facile!”mi dava le spalle. Feci l’occhiolino a mio padre e a Jacob rassicurandoli prima di rialzarmi e calciare violentemente la testa di Jane con tutta la forza rimasta. Lo diedi con una tale veemenza che sulla pelle del suo viso comparvero piccoli segni violacei. Sistemai la spalla lasciando che un piccolo gemito mi morisse fra le labbra. Quasi immediatamente presi la testa della vampira tra le mani stringendola intensamente. Un lento applauso partì da Aro che si alzò in piedi mostrando quel suo sorriso compiaciuto a cui avrei voluto riservare lo stesso trattamento che avevo appena usato con Jane.

“Renesmee hai vinto! Incredibile! Sei molto astuta! Ma come potrebbe essere altrimenti?” lasciai la testa della vampira che si rivoltò furibonda. Voleva usare il suo potere ed io mi preparai al peggio.

“Impara a perdere!” cominciavo ad abituarmi alla mia lingua incontrollata, serpeggiante di parole che mi avrebbero solo provocato guai. Ma se proprio dovevo uscire di scena lo avrei fatto con stile e con l’ultima parola!

“Ma non credo di poterti lasciare andare!”

“Maledetto succhiasangue! Tu devi rispettare il patto! Devi lasciare in pace i Cullen e soprattutto Nessie!” Sentivo il suo corpo tremare anche se era lontano.

“Non sono stato io ad infrangere il nostro accordo non è vero Edward?” Aro mosse alcuni passi verso di me portandosi praticamente parallelo alle mie spalle “Devo dire che vi avevo sottovalutato, ma dovevo immaginarlo che entrambi avevate delle carte da giocare. Mi ci voluto un po’ a capirlo!” sibilò un riso maligno decisamente spaventoso “Non pensavo che tu sapessi leggere nel pensiero Renesmee! Complimenti per averlo tenuto nascosto al tuo arrivo! Ti sei rivelata una vera e propria piacevole sorpresa!” la sua eccitazione era palpabile, un bambino contento di aver scoperto il tesoro indicato dalla sua mappa.

“E questo cosa centra?” Jacob era visibilmente sorpreso.

“Il nostro patto prevedeva l’esclusione di poteri ma la cara piccola Renesmee ed Edward hanno barato. Eppure Edward dovresti sapere che suggerire è sbagliato!” il ghigno si trasformò in una risata che sembrava provenire dal più cupo ed oscuro baratro dell’inferno. L’acustica della sala amplificò le sue tonalità rendendola ancora più inquietante.

“No!” il mio Jacob riprese a tremare a quel punto io non potei fare a meno di avvicinarmi a lui. Sprofondai in quella oscurità limpida che altro non erano i suoi occhi, ripercorsi le linee del suo viso che non mostravano alcuna imperfezione. Mi era mancato e soprattutto sapevo che quello che gli stavo per dire era un addio. Non di quelli che prevedevano un mio ritorno, dettati dalla rabbia o dall’ondata di emozioni a cui ero spesso sottoposta. Non era un addio voluto da me.

“Jacob, ti prego calmati! Non fare così, se ti trasformi ti uccideranno!” le labbra si contorcevano nelle parole lasciando che l’angoscia morisse in gola “Ti amo Jacob, vorrei che le cose andassero diversamente ma pur salvare te e la mia famiglia, sono disposta a sacrificare la mia vita, che spero si ridurrà a pochi istanti! Ti prego perdonami!” continuava a tremare. Non riusciva a calmarsi.  

“Nessuno si sacrificherà per nessuno! Aro questa volta hai superato ogni limite!” Marcus si era alzato in piedi puntando il dito contro il millenario vampiro.

“Marcus, cosa succede?” rimase impassibile come se quella reazione fosse già aspettata da tempo. Ma cosa spinse Marcus a rivoltarsi in quel modo?

“Questo è l’ultimo crimine di cui ti macchi ed io non permetterò più i tuoi soprusi!”

“Di cosa parli fratello mio?”

“Non chiamarmi fratello, Aro. Hai rapito un membro di un’altra famiglia, e questo va contro ogni nostra legge!” ciò che stava avvenendo si realizzava sempre più come uno scontro tra due titani. Marcus restava costantemente imperturbabile, in quella sua espressione alienata che lo allontanava dalla realtà, risvegliandosi solo quando aveva bisogno di nutrirsi. Ora invece aveva tirato fuori la sua personalità perduta nel tempo, lasciata all’unica donna che aveva mai amato. Ma perché ora si ergeva in mia difesa?

< Ha saputo! > la verità si palesò ai miei occhi come ad un cieco si presenta la luce per la prima volta. Gabriel in uno dei pomeriggio passati insieme, aveva confessato che durante un litigio con Sulpicia, gli aveva sputato in faccia come il marito non fosse nuovo ad uccidere i propri parenti e se non si era fatto scrupoli con la sorella non ne avrebbe avuti per un bastardo, figlio di una cagna umana, come lui! Quella frase lo aveva insospettito. Sulpicia odiava Gabriel per ciò che rappresentava, ovvero l’evidente tradimento di Aro. Per una donna orgogliosa ed altezzosa rappresentava la più grande umiliazione vederlo gironzolare per casa indisturbato, se non adirittura protetto senza potergli nuocere in alcun modo. All’inizio pensava fosse solo una bugia per colpirlo, ma poi a seguito di indagini aveva scoperto che tutto quello rivelato in un impeto di rabbia, era vero.

“Marcus calmati per favore, io non ho fatto rapire nessuno! Il suo amico l’ha portata da noi come un trofeo di caccia ed io l’ho accolta dandole una stanza ed un posto dove restare fino alla venuta dei suoi parenti, è stata lei a rifiutare il cibo e  a proporre la battaglia con Jane!” la storia non stava in piedi ma tutti sembravano credere ad ogni parola pronunciata da quella serpe dalla lingua biforcuta. Chelsea.

“Sta mentendo!” tra la folla una ragazza si era scostata il cappuccio palesando il suo volto. Avanzava attraverso la folla fino a giungere accanto a mio padre con cui si lanciarono sguardi di intesa. Aveva un non so che di familiare, forse era qualcuno che già conoscevo.

“Padre basta con le bugie, non riesci a sentire il peso della tua coscienza ora che sei messo di fronte alle tue misfatte?” un lampo gelido e poi vidi Gabriel fermato da Alec che altro non aspettava la sua vendetta per quello che era riuscito a stabilire con me. Mostrava minaccioso i suoi canini cercando di puntare al suo collo. Era giunto il momento in cui schierarsi, mi gettai con foga su Alec colpendolo al fianco. Lui sorpreso staccò la sua presa da Gabriel rivolgendo la sua rabbia verso di me. Per la prima volta ebbi la seria sensazione di aver provocato l’animale che risiedeva nel suo cuore. Indietreggiai di un passo alla vista di quei occhi rossi carichi di frustrazione e di crudeltà. Inciampai. Sapevo che sarebbe venuta nuovamente fuori quella insulsa peculiarità di mia madre proprio nel momento meno opportuno. Parai il mio viso prima che potesse colpirmi ma un’enorme mole rossiccia si parò a mia protezione respingendo il vampiro.

“Questa è una dichiarazione di guerra!” Caius si alzò in piedi compiaciuto come se non aspettasse altro.

“E che guerra sia!” da in fondo la sala udì quella voce che tante volte mi aveva cullata da bambina. Carlisle si era tolto la mantella avanzando anch’egli verso di noi e subito dopo tutti i membri della mia famiglia fecero lo stesso.

“I Cullen al completo, quale onore!” disse Aro scimmiottando un inchino.

“Non solo loro!” altri si tolsero il cappuccio ripetendo esattamente la scena. Riconoscevo Carmen, Garret e tutti i componenti del Clan di Denali nostri alleati e fratelli, Zafrina l’amazzone che mi era tanto affezionata e altri volti che prendevano man mano forma nei miei ricordi a cui purtroppo non riuscivo ad associare un nome. Cercai di rialzarmi e la vidi. Mia madre si era chinata per aiutarmi. Era come in un sogno.

“Stai bene tesoro?” annuivo senza capire bene cosa stesse succedendo. Marcus e Gabriel si erano schierati dalla nostra parte mentre tutta la guardia dei Volturi ci circondava. Lo scontro fu quasi immediato ed io mi trovai racchiusa in una cerchia di vampiri pronti a difendermi. Zio Jasper mi trascinò in un piccolo anfratto della sala che aveva tutta l’aria di un passaggio segreto, mentre tra gli altri si stava scatenando il finimondo. Terremoti, uragani, gente che si contorceva dal dolore. Ogni colpo era scandito da rumore sordo del marmo contro il marmo. Lamiere che si scontravano e stridevano le une contro le altre.

“Gli angeli dell’apocalisse!” una risata nervosa mi colse incespicando in piccoli colpi di tosse. Notai solo allora di essere all’interno di un corridoio oscurato.

“Nessie stai bene?” disse mio zio guardandomi negl’occhi.

“Si sto bene ripensavo… Ahi!” la costola non riusciva a tornare al suo posto tanto era scomposta; ora che potevo concentrarmi su di me potei sentire il dolore straziante che provocava sul mio polmone e a ogni respiro una stilettata mi squarciava il petto.

 “Ora ascoltami bene! Renesmee tu avrai uno dei compiti più importanti di tutti!”

“Cosa? Compito? Io? In battaglia? Stai scherzando?”

“Non fare queste domande, a cui ho già risposto a tuo padre! Ascolta tu sei l’unica in grado di penetrare gli scudi!” il mio secondo potere, non mi era mai tornato utile se non per comunicare con mia madre ed era caduto nel dimenticatoio ma ora perché avrei dovuto utilizzarlo? “Aro e Caius sono scappati in questo corridoio quasi immediatamente portandosi dietro Renata il loro scudo, ti ricordi? Te ne ho parlato durante una delle nostre lezioni!” annuì cercando di seguire il suo ragionamento “Dobbiamo distruggerli per indebolire tutta la casata! E dovrai essere tu a farlo! Li seguirai con i lupi, elimina Renata con il suo scudo e lascia che loro si occupino di Caius e Aro chiaro?”

“Io non so se sono in grado…” balbettavo. Il costato non smetteva di farmi male e la spalla ora si era aggiunta a quel dolore.

“Renesmee” prese il mio viso costringendomi a guardarlo “Renata fisicamente è la più debole e tu sei in grado di batterla! Sei una Cullen! Ora vai!” io sono una Cullen. Improvvisamente il dolore e le ferite erano passati. Intanto quattro enormi lupi ci avevano raggiunto: Jared, Leah, Seth ed Embry. Questo voleva dire che tutto il branco era venuto in mio soccorso.

“Andiamo a fargli vedere di che pasta siamo fatti!” dissi come se fossi diventata io il capobranco e loro risposero con un sonoro ululato che riecheggiò nel passaggio. Mio zio accese una torcia con uno zippo. La presi e mi diede una piccolo contenitore che emanava odore di benzina. Perfetto. Altamente infiammabile e più leggero dell’acqua.

“Grande idea Jazz!”

“Lo so! Buona fortuna!” tornò nella sala partecipando alla battaglia. Leah mi superò, sapevo che lei era la migliore nel seguire le tracce. Ci lasciammo guidare da lei fino a giungere in un punto in cui il corridoio si slargava. Dalla costruzione capivo di essere nelle vecchie condutture di scolo delle acque bianche. Infatti dopo breve ci trovammo immersi fino alle caviglie. Il rumore della sala veniva coperta dallo scrosciare dell’acqua sempre più intenso. In fondo al corridoio una tenue luce di un’altra torcia si muoveva convulsa cercando di scappare. Eccoli. Cominciammo a correre ma i lupi si fermarono nel mezzo della distanza che ci separava da loro. Lo scudo. Superai Leah con un salto. Per fortuna non aveva la stessa mole degl’altri, altrimenti non ci sarei mai passata. Arrivai in un piccolo spiazzo dove le acque di tutta Volterra si congiungevano creando piccole cascate bianche lungo le pareti. L’odore emanato sembrava quello nauseabondo di una palude, o almeno quello che immaginavo potesse essere. Al centro di quella specie di piscina si Renata in evidente difficoltà. Cercava di alzare ancora di più il suo scudo ma non sapeva che io potevo superarlo. La colpì con la torcia. Mentre cadeva a terra i lupi si avventarono su di lei squartandola. Lo spettacolo fu rivoltante e il mio stomaco ne risentì notevolmente, tanto che fui costretta a sorreggermi al muro. Leah mi venne incontro e sospingendomi con il muso mi fece riprendere. Presi la tanichetta e la cosparsi sui resti della vampira prima che si ricongiungessero. Allungai la torcia e una fiamma azzurrognola divampò in un attimo lasciando che l’odore dell’incenso delle carni si mischiassi a quello forte e pungente della benzina. I lupi festeggiarono ululando ma proprio mentre stavamo ancora gioendo Caius si avventò su di me colpendomi dietro la nuca. Avevo ricevuto troppi colpi in quel punto e persi i sensi.

Quando riaprì gli occhi mi trovavo ancora nel corridoi con Leah che si era trasformata.

“Da quanto siamo qui?”

“Da poco, siamo riusciti ad uccidere Caius ma Aro è scappato! Gli altri stanno provando a prenderlo!” aiutò ad alzarmi, ero completamente inzuppata da quell’acqua stagnante.

“Lo hai sentito anche tu?” un urlo di vittoria proveniva dalla Sala. Leah mi afferrò per il braccio stabilendomi in piedi. Mi fece cenno di andare ed io la seguì nel tunnel che ci ricondusse dove la battaglia era cominciata. Come prima il rumore dell’acqua copriva quello della sala adesso avveniva il contrario.

“Il dispotico regno di Aro è finito!” altre urla di gioia, ci scambiammo un occhiata felice accelerando il passo. Per poi trovarci nello scenario a cui avevamo assistito solo con l’udito. Marcus era salito in piedi ad uno dei troni e acclamava alla vittoria trionfante. Tutti intorno lo inneggiavano e lo incitavano. L’euforia regnava come il forte odore di incenso che proveniva dalla pira posta a l centro della sala.

“Renesmee!” i miei genitori mi abbracciarono e la cosa mi provocò un forte dolore.

“Jacob dov’è?”

“Tesoro Jacob…”

“Jacob dov’è?”

“L’hanno ferito, tuo nonno sta vedendo quanto è grave!”

   
 
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