Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Bobby_Drake    15/01/2010    1 recensioni
Cosa pensava Michael Jackson prima di morire? Cosa pensava il dottor Conrad Murray dopo la morte del suo paziente? Tra introspezione e follia, certezze e dubbi, una fanfiction sulla fine di un re. Tante domande e nessuna risposta, come la leggenda vuole che sia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – I come back


Michael non riesce a dormire. E' da parecchi mesi che non ci riesce. Da quando ha firmato il contratto con la AEG. Da quando sa che tornerà sul palco, davanti al suo pubblico, che lo acclamerà. Lui è un animale da palcoscenico. E' felice di tornare nel suo mondo, nel suo ambiente, nel suo habitat naturale.


Ogni tanto Michael rivive mentalmente i concerti del passato. “You know I'm bad, I'm bad you know it”. Sorride ricordando i fans rispondere in coro “no, non lo sei”. “So beat it, just beat it, you better run, you better do what you can”. No, Billy Jean non è il suo amore ma lui crede nei miracoli e un miracolo è successo stanotte. Il miracolo di una folla che lo ama.


Ma Michael è anche sotto pressione. Quei bastardi della AEG lo chiamano ogni giorno per sapere come sta, come vanno le prove, che qui, che lì. Non hanno capito che lui è Michael Jackson? Sta sul palco dall'età di 5 anni. Ha venduto 750 milioni di album. Il suo Thriller è nel Guinness dei Primati. Ne saprà più di loro o no? Ma intanto non riesce a dormire.


“Dov'è Murray? Dov'è il dottor Murray?” Michael lo paga fior di quattrini per essere al suo servizio 24 ore su 24. Per fare in modo che tutto anche da punto di vista fisico vada bene.

“Sono qui, Michael” risponde il medico con quel sorriso viscido che il re del pop conosce bene. E' il sorriso di molti di quelli che lavorano e hanno lavorato per lui. Il sorriso di chi vuole i soldi e non gli interessa altro.

“Non riesco a dormire, dottore” si lamenta il cantante.

“Ti faccio preparare una tisana” risponde Murray.

“Ne ho già preso tre” ribatte Jackson.

“Ho capito, ti faccio un'iniezione” fa il medico.

“Di che?” chiede la popstar.

“Un banale sonnifero” spiega il cardiologo.


Dopo essersi allontanato per qualche minuto, Murray torna nella stanza di Michael. Ha una siringa piena di liquido. Fra qualche settimana il coroner scoprirà che è Propophol, un potente anestetico, altro che banale sonnifero. Ma Michael non lo sa. Michael vuole solo dormire. E non sa che dormirà per sempre. Che i suoi sogni degli ultimi mesi andranno in fumo, che i suoi fans non lo rivedranno mai più sul palco, che i giornalisti torneranno a sparlare di lui come gli avvoltoi che si accaniscono sui cadaveri nel deserto, che milioni di persone piangeranno per lui, mentre altri lo insulteranno e saranno felici che il “pedofilo” sia morto. Lui non saprà nulla di tutto questo, forse lo intuirà o lo vedrà da una posizione privilegiata.


La siringa entra nel braccio gracile di Michael Jackson. Il dottor Murray preme all'estremità. Il liquido entra nel corpo dell'uomo. Michael inizia ad assopirsi. Chiude gli occhi. Dorme. Murray prende un fazzoletto. Vi avvolge la siringa e la mette nella sua borsa. La siringa non verrà mai più ritrovata.


Michael inizia a dormire. Finalmente. Un sogno senza sogni. Nel mondo reale però è agitato. Il cuore risente dell'iniezione. Se ci fosse una macchina attaccata si sentirebbe il segnale acustico fisso e sul monitor ci sarebbe una linea piatta. Ci sono voluti pochi minuti per far finire una vita durata quasi 50 anni.


La morte di Michael Jackson verrà scoperta solo qualche ora più tardi.


  
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