Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Myrtle Y    16/01/2010    2 recensioni
Pare che la storia stai per ripetersi, nessuno stenta a crederci ma toccherà alla nuova generazione scoprire cosa succede.. la palla passa a loro.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Ancora quella luce verde. Ancora quell’urlo. Il suo nome gli rimbombava nella testa. Si svegliò di soprassalto. La testa gli faceva male, un dolore strano, portò la mano alla cicatrice sulla fronte e si rese conto che non era più vivida come prima. Il dolore era solo un brutto ricordo, ci pensò meglio e si accorse che la cicatrice non gli faceva più male, da circa 5 ore. Allora quel mal di testa? Sarà stata la stanchezza.
Si guardò intorno e tutto quello che vide furono le tende rosse del letto a baldacchino. Era ancora a Hogwards, l unico posto che era riuscito a chiamare casa da quando aveva un anno. Aprì le tende e vide nel letto di fronte un ammasso di capelli rossi. Ron dormiva come un sasso a bocca aperta. Quella visione lo fece sorridere. La tana. Ecco qual era stato il secondo posto che poteva chiamare casa. La famiglia Weasley era sempre stata come la sua famiglia. Molly, Arthur, Charlie, Bill, Percy, Ron, George, Fred.. Gli venne un groppo in gola. L’ultima volta che aveva visto il gemello Weasley era per terra senza vita accanto a una cinquantina di persone che avevano combattuto per la libertà. Per uccidere Voldemort. Accanto a Fred c’erano anche Lupin e Tonks. Pensò al figlio, Teddy, di appena un anno. Proprio come lui era rimasto orfano a quell’età. Sentì il cuore stringersi per suo figlioccio e per i genitori che si erano amati tantissimo. Ginny. Si ricordò di Ginny. Quante cose aveva da dirgli, gli venne da alzarsi e correre da lei ma pensò che anche lei aveva diritto a riposarsi. Quell’ultimo anno lontano da lei era stato così difficile. Ma ora si rendeva conto più che mai che la sua scelta era stata giusta. Non avrebbe potuto rischiare di metterla in pericolo. Ma ora? Ora nulla gli impediva di passare il resto della vita con lei.
Vide anche gli altri suoi compagni di stanza: Seamus, Dean, Neville.. Neville che era stato davvero coraggioso. Era stato lui che aveva ucciso Nagini, l ultimo Horcrux di Voldemort. E poi Hermione che ora sicuramente dormiva nel suo letto nei dormitori di fronte. Tutti quelli che aveva visto morire per causa di Voldemort gli corsero di fronte.. il padre, la madre, Cedric, Sirius, Silente e ora tutte quelle persone che si trovavano nel pavimento della sala grande. Ora però nessuno sarebbe più morto a causa del mago oscuro più potente che aveva diffuso terrore anche nel pronunciare il suo nome. Non c’era più. Era lui, Harry, che aveva ucciso Tom Riddle. Si sdraiò di nuovo e cadde in un profondo sonno. Era stanco.



Una luce lo fece svegliare. Si era dimenticato di tirare le tende. Sentiva delle voci, voci famigliari, provò a girarsi nel letto ma si scontrò con una figura che era seduta accanto a lui. Prese gli occhiali tondi dal comodino, li inforcò e riuscì a identificare la figura. Aveva dei capelli lunghi, rossi, occhi castani determinati come sempre e un sorriso compassionevole.
“Buon giorno, o pomeriggio dovrei dire visto che sono le tre”.
La sua voce era strana, quasi rotta dal dolore ma contemporaneamente felice per trovarsi lì.
“Ginny..”
Non vedeva l’ora di vederla e ora che era lì non gli sembrava quasi vero.
“io non.. tu.. insomma noi.. e gli altri.. Voldemort..”
“Io tu egli noi voi essi..! Ti sei dimenticato come si parla?!”
Ron si era avvicinato al letto insieme ad Hermione. Erano loro le voci familiari che aveva sentito prima. Avevano un’aria spensierata, quasi non riuscissero a convincersi di quello che era successo. Si guardarono tutti per un momento e scoppiarono a ridere. Harry non capiva come facessero a ridere ancora dopo tutto quello che era successo. Poi pensò che la vita va avanti e che gli eroi che erano morti in guerra avrebbero voluto che festeggiassero la vittoria contro il male visto che erano morti per ottenere quello.
Scesero nella sala grande, i corpi senza vita erano stati spostati, Harry non sapeva dove. Quasi gli leggesse nel pensiero Hermione gli disse che erano stati sepolti e che alle 5 ci sarebbero stati i funerali. C’erano ancora persone che gironzolavano nella sala, alcuni in silenzio, altri parlavano. Avevano già festeggiato ma Harry dormiva. A quanto pare si era svegliato troppo presto però poi quando si era riaddormentato aveva dormito parecchio.
Passarono le due ore fuori, nei giardini del castello, vicino al lago. Era l ultimo giorno di permanenza a Hogwards, la mattina del giorno dopo sarebbero tornati a casa. Sedersi nell’erba verde con i suoi amici vicino gli ricordò i momenti passati lì a ridere, scherzare , quei pomeriggi ormai così lontani.
Sentiva che c’erano tante cose da dire ma non sapeva da dove cominciare. Prima voleva parlare con Ginny chiarire la situazione, voleva sapere se lei provava ancora per lui quello che lui provava per lei. Ma non gli sembrava il momento. Voleva godersi quegli attimi e poi ci sarebbe stato tutto il tempo per parlare.
Ron e Hermione finalmente stavano insieme, Harry vedeva quanto avevano aspettato quel momento dal loro sguardo, eppure l aveva sempre saputo visto che gli era stato accanto per 7 anni. Notava la tristezza che c era nell’aria e lui se la sentiva dentro. Restarono sdraiati nel prato senza parlare, solo ascoltando i battiti del cuore, i respiri, della persona accanto e gli uccellini che cantavano sui rami degli alberi. Quel canticchiare ricordava a Harry Fanny, la fenice di Silente,sparita con lui il giorno del funerale.
“Dobbiamo andare”.
La voce di Ginny lo riscosse dai pensieri. Era ora di andare ai funerali.
Seduto in quelle sedie si sentiva come il giorno soleggiato d’estate quando davanti a lui si trovava una sola bara bianca. Come quella volta una persona si alzò a parlare, Harry vedeva quelli seduti in lacrime, la famiglia Weasley meno forte che mai, sconvolti dal primo all’ultimo. Non ci faceva nulla quel signore a parlare. Cosa ne sapeva? Cosa ne sapeva di quelle persone? Le aveva mai conosciute davvero? Aveva mai visto i loro sorrisi, sentito le loro voci, guardato i loro occhi? Non sapeva niente. Sentì di doversi alzare, di dover fare lui il discorso. E così fece. Gli tremavano le gambe ma lo sguardo era deciso e gli occhi erano puntati sul palchetto. In fondo erano morti anche per lui, se fosse andato subito da Voldemort molti sarebbero stati ancora vivi. Fu una sorpresa per tutti, non capivano perché lo stesse facendo e non lo capiva nemmeno lui. Sapeva che doveva farlo, basta. Arrivato sul palco guardò i visi di quelle persone rigate da lacrime calde che non erano altro che carezze delle persone ormai lontane. Vide la McGranitt.. l’aveva conosciuta sempre forte e determinata ma era già la seconda volta che la vedeva in quel modo, distrutta.
“Vi starete chiedendo perché sono salito qui. La verità è che non lo so. Credo solo di dover ringraziare tutti, dal primo all’ultimo, voi ora che siete seduti lì davanti a me e loro che stanno alle mie spalle.”
Sentiva un groppo alla gola ma voleva continuare a parlare. Si fece forza, inghiottì il nodo e riprese.
“So come vi sentite perché io mi sento così da 16 anni ormai. Molte persone sono morte per proteggermi da quando avevo un anno. I miei genitori, mio padrino, il preside di questa scuola e tutte le persone che sono state uccise ieri. Vi devo ringraziare perché senza tutti quanti ora non sarei qui a parlare e probabilmente ci sarebbero state ancora morti a causa di Tom Riddle.”
Quel nome risuonò nel giardino e ebbe lo stesse effetto di una freccia atterrata nel campo nemico.
“Voglio che sappiate che siete degli eroi, che queste persone non sono morte invano, che si sono sacrificate per un futuro migliore per i propri cari e una vita di rimpianti non servirebbe a niente. Ora bisogna andare avanti e dobbiamo farlo in onore delle persone che non ci sono più. Non mi resta che sperare che ricordiate sempre il motivo per cui loro sono morti, perché si sono sacrificate. Tenetelo bene in mente e saprete andare avanti.”
Harry non sapeva se aveva utilizzato le parole giuste ma capì che avevano avuto un buon effetto sulle persone sedute, lo vide dai loro sguardi. Tornò a sedersi vicino a Ginny che gli prese la mano.



I bagagli erano pronti e sentiva il rumore del vapore del treno. Era ora di andare. Doveva salutare la scuola nel quale sarebbe tornato a settembre per frequentare l ultimo anno. Tutte le lezioni, gli esami, l anno intero appena passato era stato annullato e si sarebbe ripetuto l anno dopo. Harry non sarebbe tornato a Privet Drive quest’estate, gli zii erano andati altrove e quell’ anno non gli avrebbe rivisti. La sua destinazione era la Tana insieme alla famiglia Weasley al completo meno uno. Sapeva sarebbe stato difficile ma il suo obbiettivo era far tornare il sorriso a quella famiglia e cercare di tenere vivo il ricordo di Fred, del suo sorriso, della sua pazzia, della sua simpatia. E poi c era Teddy, sarebbe andato a vivere dai nonni ma per qualche giorno sarebbe restato alla tana. Era l inizio di una nuova vita, sarebbe stata strana, da sempre la sua vita era incentrata nel rischio, ora sapeva di poter stare tranquillo. Ancora una volta si toccò la cicatrice ormai spenta. Si ricordò di sua madre e della protezione enorme che gli aveva dato. Sentiva di aver utilizzato bene ciò che gli aveva lasciato, non era morta invano, così come tutti gli altri.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Myrtle Y