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Autore: Fuffy91    16/01/2010    2 recensioni
Quando la portiera del guidatore si spalancò e ne fuoriuscì Carlisle in persona, i capelli biondi brillanti alla luce del sole, ora oscurato da nuvole gonfie di pioggia, il viso incredulo e teso, in paradosso con l’accentuarsi del sorriso cortese del vampiro sconosciuto, che avvertii due braccia familiari e decise, scostarmi al mio fianco ed imprigionarmi protettive. Mi voltai e, se avesse potuto, il mio cuore avrebbe avuto sicuramente un tuffo... Cosa succede??? Da cosa è causato lo sgomento di Carlisle, e Bella, come mai è così tesa??? Se volete saperne di più, cliccate e vi assicuro che non ve ne pentirete!!! Baci baci, Fuffy91!!!^-*
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di donne...di vampire!^^'
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Capitolo 7

Bella.

 

“ Ma come può essere svenuto? È un vampiro!”

Esclamò tra il divertito e il meravigliato Emmett, le mani ai fianchi, scuotendo la testa sorridente ed incredulo.

“ Non è svenuto. È solo sfinito. Darius l’ha stressato per troppo tempo sia psicologicamente che fisicamente.”

Gli spiegò Edward, mentre mi aiutava ad imbevere una pezzuola di lino bianco in una bacinella di plastica azzurra, sorreggendola per poi posarla sul tavolino di vetro del salone.

Mi inginocchiai al suo capezzale, chinandomi sul suo viso accigliato e dolorante, posato sul morbido cuscino color panna del divano in pelle, su cui Jasper ed Emmett lo aveva disteso, emettendo sospiri sofferenti e, tra un soffio ed un altro, mi parve di udirlo sussurrare flebilmente il nome di Diana. Fu allora che, con un espressione di dispiacere dipinta sul volto, gli rinfrescai le guance e la fronte con la pezzuola umida, scostandogli un ciuffo ribelle color caramello, con le dita della mano sinistra.

“ Si rimetterà?”

Chiese Esme a Carlisle, le mani giunte al petto e il viso a cuore deturpato da una smorfia di pena.

Il dottor Cullen era inginocchiato al mio fianco e, di tanto in tanto, gli tastava in delicati tocchi la fronte e il collo, alla ricerca di un qualche segno di ripresa.

“ Si, credo di si. Edward?”

Si rivolse al figlio, chiedendone una conferma. Edward annuì, concentrato sul flusso di pensieri della sua mente.

“ Si, sta riprendendo contatto con la realtà a poco a poco. Anche se il suo pensiero è fisso sul volto di Diana.”

“ Aprirà gli occhi fra cinque secondi.”

Annunciò sprizzante Alice, affiancando il fratello e dondolandosi sul posto con le mani dietro la schiena, dopo aver aiutato Rose a ripulire tutto e Jasper ad applicare i nuovi vetri alle finestre, rimaste vuote ed infrante, dopo il combattimento.

“ Cinque…” cominciò ad enumerare con un sorriso a solcarle le labbra: “…quattro, tre, due…uno…”

Ed effettivamente, come aveva previsto, William aprì gli occhi lentamente, distendendo le rughe della fronte crucciata, ritornata liscia e di marmo come sempre.

“ Ora, è sveglio!”

Esclamò il folletto di casa, avvicinandosi a me e cingendomi la vita amichevole.

William ci guardò per un attimo smarrito. Riuscivo a leggere il bagliore spaesato nei suoi occhi bui, che a poco a poco si intensificò, diventando consapevolezza e ritrovo della realtà. Si massaggiò la fronte con la mano destra, gemendo lieve, per poi ravviarsi il ciuffo ribelle dei suoi capelli caramellati, che al suo gesto meccanico, ritornò al posto che aveva deciso, quasi come se avesse vita propria, autonomamente.

“ Tutto bene?”

Gli chiese con la calma e l’affabilità del dottore preferito dai grandi ed adorato dai bambini, Carlisle, protendendosi verso di lui ed esaminandone lo sguardo presente ma lontano, ad opera dei suoi pensieri.

“ Si, grazie.”

Sussurrò con voce roca, come se avesse dormito per dodici ore di fila.

“ Però, Darius ti ha proprio conciato per le feste. Eppure, a vederti all’inizio, non sembrava. Poi sei crollato come un sasso, non appena se ne sono andati.”

Gli disse Emmett, per nulla scherzoso, ma solo amichevolmente ironico, tanto da strappargli un sorriso.

“ Già.”

Ma subito dopo il sorriso scomparve, lasciando il posto all’amarezza e alla fretta, non appena si alzò di scatto, per correre verso la porta, trovando un varco tra Emmett e Jasper.

“ Diana.”

Disse, mentre Emmett lo afferrò per le spalle e Jasper lo trattenne per un braccio.

“ Diana. Devo andare a salvarla.”

Disse, con voce più forte, cercando di sfuggire alla loro presa.

“ Ma dove pensi di andare, da solo? Darius ti ributterebbe a terra dopo nemmeno un secondo.”

Cercò di farlo rinsavire, nella sua schietta constatazione, Emmett, trattenendolo nella presa delle sue grandi mani.

“ Lei starà bene, per il momento. Non devi preoccuparti, per ora. Calmati.”

Gli disse tranquillo Jasper, e subito dopo, William si rilassò tra le loro mani, sospirando e rilassando i muscoli delle spalle, fin troppo rigide e tese. Il potere di Jasper era miracoloso in certi casi.

“ Vieni, siediti tranquillo.”

Lo incitò dolce e allegra Alice, trascinandolo per un braccio, verso il divano, per poi sedersi al suo fianco.

“ Allora, che ne dici di raccontarci un paio di cose che riguardano il tuo legame fra te e Diana?”

William, a quella gentile richiesta, la guardò sospettoso ed accigliato.

“ E perché mai dovrei farlo?”

Disse alzandosi, questa volta più lentamente di prima.

“ In fondo, chi siete voi, per me? Nessuno. Vi consiglio di non immischiarvi in questa faccenda.”

Ci consigliò, con voce piatta ma per nulla rassicurante, indietreggiando dal nostro gruppo.

“ Purtroppo ci siamo già dentro fino al collo.”

Sibilò, quasi scortese Rose, che venne subito ammonita da uno sguardo di rimprovero di Esme e raddolcita da uno sorridente e carezzevole di Emmett, che si protese per accarezzarle, con le dita della mano destra, il braccio rigido e unito, in un incrocio perfetto, al suo gemello.

“ Cosa vuol dire?”

Chiese William, a quel punto confuso.

“ Che Darius aveva già intenzione di coinvolgerci in una sua brillante prospettiva di dominio. Tu sei solo un’aggiunta, un ostacolo ai suoi piani di conquista.”

Gli spiegò con tono cortese Edward, non cedendo all’intensità del suo sguardo. Dopo qualche minuto, fu William stesso ad interrompere il loro contatto visivo, abbassando lo sguardo a terra e sospirando amaro o rassegnato, non seppi definirlo con certezza.

“ Va bene.”

Aggiunse subito dopo, annuendo ed accennando ad un sorriso rivolto a tutti noi.

“ Vi credo. Non so perchè, ma mi sembrate sinceri.”

“ E lo siamo.”

Gli confermò Renesmee, avvicinandosi a lui lentamente e prendendogli la mano fra le sue, regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi.

Per un breve attimo, ebbi timore di quella vicinanza inaspettata. In fondo, non sapevo se anche William seguisse la nostra dieta, come la donna che diceva di amare. Ma fu solo un momento, visto che William sembrò rischiararsi a quello slancio di affetto di mia figlia, e si lasciò trascinare da lei, senza opporsi, al posto che Alice le aveva assegnato sul divano, accanto a lei.

“ Devi fidarti di noi. Vogliamo aiutarti.”

Continuò Nessie, sciogliendo delicatamente la presa dalla sua mano pallida quanto l’avorio.

“ E come?”

Le chiese, con voce quasi incantata dalla sua forza e dalla sua fiducia.

Nessie gli sorrise, posando, in un tocco leggero, la sua mano destra sulla sua guancia e capii che le stesse trasmettendo i suoi pensieri, grazie anche alla sua espressione stupita e dallo sbattere di ciglia frenetico. Spaventato, cercò di allontanarsi dalla sua presa, reazione istintiva giustificabile, ma Renesmee gli imprigionò il volto tra le sue mani prima che potesse allontanarsi.

“ Fidati. Insieme li sconfiggeremo.”

Gli sussurrò decisa, e dopo un’iniziale sorpresa, William annuì convinto sorridendole e scostando in un gesto lento le sue mani dal suo volto, mentre Nessie ricambiava il suo sorriso a fior di labbra con uno abbagliante.

“ Sei una creatura molto dolce e gentile.”

Le disse sincero e con un tono di voce profondo ma modulato, facendola arrossire di piacere a quel complimento, come sempre.

“ Grazie.”

“ Peccato che Darius non la pensi come te. La teme molto e la considera contro natura.”

Disse con voce dura Edward, accostandosi al mio fianco, mentre emettevo un sibilo irato a quelle parole. Quel mostro! Se solo osava toccarla…

Non fui l’unica a risentirmi di quella notizia, visto che William ringhiò furioso, stringendo i pugni sulle ginocchia divaricate, quasi ad impedirsi di rompere qualcosa.

“ Quel maledetto. Mi ha rovinato l’esistenza, ha trafugato il mio cuore trascinandolo nel suo buio eterno ed ora prova piacere a distruggere la vita degli altri. Vorrei tanto averlo qui ed ucciderlo con queste mani.”

Disse guardandosi le mani e stringendole tremante per la furia che bruciava come fuoco ardente nei suoi occhi color pece.

Poi si calmò inaspettatamente, sospirando e sorreggendosi il capo con una mano fra i capelli.

“ Purtroppo non sono in grado di sconfiggere il suo potere. È troppo forte, me ne rendo conto perfettamente. Ma non posso.”

Sussurrò tenebroso e con voce tenace, stringendo nel suo pugno il ciuffo caramellato, imprigionandolo fra le sue dita, quasi come se volesse strapparselo.

“ Non posso abbandonarla così. Io devo portarla via dalle sue grinfie, a costo di perdere la mia vita immortale. Cosa me ne faccio di un’esistenza eterna, se non posso averla al mio fianco? Sarebbe quello il vero inferno.”

Disse accorato, quasi meditando fra sé. Lo ammirai. Era disposto a tutto pur di salvare la sua amata Diana. In quel momento, decisi definitivamente che lo avrei affiancato nella sua battaglia.

“ Ti aiuteremo, William. Tutti noi. Da solo non hai speranze di vittoria, ma se uniamo le nostre forze…”

Iniziò Carlisle, seguita da Alice, che lo guardò sorridente, chiedendogli fiducia.

“ …non avranno scampo.”

William le sorrise.

“ Chissà perché Diana non si ricorda di lui?”

Chiese, quasi fra sé, Rosalie, facendolo sprofondare inconsapevolmente nell’amarezza.

Alice, stringendo la mano destra stretta a pugno, gli sussurrò delicata.

“ Non preoccuparti. Risolveremo anche questo problema.”

Lui sospiri, scuotendo la testa, accigliato dal dolore che rompeva la sua voce profonda.

“ Non capisco. Perché? Cosa le ha fatto quel dannato, cosa?”

“ Nulla.”

Disse Edward, in un soffio rammaricato. William lo guardò sconvolto.

“ Come?”

“ Diana ti ha dimenticato di sua spontanea volontà, non perché le era stato imposto da Darius.”

“ E’ vero.”

Aggiunse Carlisle, camminando come un modello in passerella, affiancandosi al figlio, come per giustificarlo o dargli man forte.

“ Quello che dice Edward è vero, William. Darius non ha nessun altro potere, che non sia quello che hai subito tu stesso sulla tua pelle.”

William roteò i suoi occhi dalle iridi assetate ma luccicanti di smarrimento, prima sulla figura di Edward e poi su quella di Carlisle.

“ No, non è possibile. Lei…Diana non può avermi…averci dimenticato. E’ impossibile!”

Si nascose il volto fra le mani, disperato.

“ No, non ci credo. No!”

Esclamò con voce nutrita di sofferenza.

“ Eppure è così.”

Disse Edward, strofinando il palmo della sua mano sulla mia spalla, mentre io gli accarezzavo il viso addolorato per la verità delle sue parole. Sapevo quanto il suo potere potesse avere ripercussioni negative negli animi di coloro che interessano i pensieri dei suoi soggetti. Ed esserne il portavoce, in un certo senso, lo coinvolgevo nella loro stessa delusione.

Ma la reazione di William fu imprevista. Con uno scatto, si alzò dal divano e con un movimento invisibile, mentre venivo spinta lontana dal petto di Edward, dalle sue stesse mani, lo vidi trascinarlo contro la parete, provocando una crepa per l’urto violento, stringendo il colletto della sua camicia.

“ Come fai a dirlo? Solo perché le leggi nel pensiero? Si, l’ho capito, cosa credi? Sono ore che mi stai sondando la testa, in cerca di qualcosa che non riesco a capire. Già, è questa la mia capacità. Riesco a percepire con più chiarezza i poteri psichici degli altri vampiri. Ti lascio immaginare l’effetto devastante del potere che quel verme mi ha inflitto.”

“ Terribile.”

Disse Edward, con tono incolore, per nulla intenzionato a reagire. William annuì.

“ Esatto. Ora mi spieghi con che diritto, affermi con così tanta convinzione che Diana non si rammenta di me?”

Disse, strattonandolo leggermente.

“ Perché ho letto il vuoto nella sua mente, nel momento in cui ha cercato di ricordare il tuo viso, nei suoi ricordi passati. Ma nulla, il nero assoluto, segno che non trova un appiglio su cui aggrapparsi per ricordarsi di te.”

William allentò la presa ad ogni sua parola, lo sguardo chino sul pavimento. Edward, a quel punto, facendo segno ad Emmett di non intervenire, scostò da solo la mano di William dal tessuto della sua camicia.

“ Ti chiedo scusa se ho violato i tuoi pensieri, ma desideravo solamente trovare, attraverso i tuoi ricordi, sicuramente più vividi di Diana, la causa che la spinge a non ricordarsi del vostro legame.”

A quel punto, un brillio di speranza apparve negli occhi stanchi ed assetati di William, che lo osservò pendendo dalle sue labbra.

“ Credi, dunque, che sia stato qualcosa che le è successo nella sua vita umana ad aver ingenerato il suo totale oblio nei miei confronti, dopo la trasformazione?”

Sembrò aver centrato il punto, visto che Edward annuì sorridendogli. Sorriso cordiale che William non mancò di ricambiare. In seguito, quasi imbarazzato, allontanandosi da lui, non opprimendolo più con la su figura, gli disse, dispiaciuto:

“ Scusami. L’istinto.”

Edward sogghignò.

“ Non importa. Ti capisco. Piuttosto…”

Lo incitò, cambiando tono, passando da uno scherzoso ad uno serio, attirando l’attenzione di William e di tutti noi.

“ Ti pregherei di concentrarti sui tuoi ricordi di Diana.”

William annuì, aggiungendo.

“ Va bene. Ci proverò. Anche se alcuni, risultano sfocati.”

Edward scosse la testa, invitandolo a sedersi tranquillo accanto ad Alice, mentre lui si sedeva ricurvo, di fronte a lui, lo sguardo felino concentrato su ogni sua sfumatura della sua lontana memoria.

“ Non importa. Proverò a decifrarli io, per te.”

Gli sorrise rassicurante, mentre William chiudeva gli occhi sospirando, lasciando che la memoria prevalesse sulla realtà e così fece Edward, che gli permise di riempire con i suoi ricordi la sua mente brillante. Riuscivo quasi a sentirne il rumore, nel silenzio carico di attesa che noi Cullen aveva creato intorno a loro, come uno sfondo opaco, dall’acustica spenta.

Edward.

 

Chiusi gli occhi, annullando ogni contatto con la realtà, violentando il mio olfatto a non inebriarsi del profumo della mia Bella, tesa e rigida accanto a me, che mi stringeva la mano, con il respiro agitato per l’ansia del momento sospeso.

I ricordi della vita umana di William fluirono nella mia mente, svuotata da ogni affanno o da preoccupazione, abbagliandomi in un caleidoscopio di coloro accesi o tenui, a seconda dei sentimenti che il suo custode provava nel rivangarli, che fossero essi di tenerezza o passione amorosa ardente.

Fu così che vidi il volto di Diana, le guance inondate di un rossore timido, i capelli raccolti e biondo ceneri, resi quasi bianchi dalla luce del sole caldo d’estate.

“ Per me? Vi ringrazio, Signor Jacksons. Sono…sono meravigliose.”

William, sorridendole, in abiti di fine Ottocento, i capelli scossi dal vento estivo, che lasciava fluttuare in larghe pieghe la gonna ampia del vestito azzurro di Diana, che sorreggeva fra le mani un mazzo di rose bianche.

“ Sono solo per voi.”

Diana, arrossendo ancora di più ed abbassando lo sguardo ai fili d’erba, di quello che doveva essere il giardino di una ricca tenuta.

“ Vi…Vi ringrazio infinitamente. Sono le mie preferite.”

William, con voce carezzevole, sollevandole il mento con due dita della mano destra, accarezzandole le labbra con la punta dell’indice e scostandole una ciocca ribelle dalla fronte e portandola dietro l’orecchio, le sussurrò:

“ L’innocenza di una rosa bianca è pari alla bellezza degli occhi di un angelo”

Diana arrossì ancora di più a quelle parole, ma gli regalò un sorriso tremulo che lui ricambio con una carezza sulla guancia arrossata.

Un vortice di colori turbinò nella mia mente, aprendo lo scenario su una nuova scena.

Diana tra le braccia di William, mentre danzavano un valzer in una sala lussuosa, con altre coppie raffinate e ridenti. Ma l’espressione di Diana era sofferente,al contrario di quella del suo cavaliere, seria e compita.

“ Ti prego, non insistere, William. Non possiamo più vederci.”

Avvertii l’irritazione di William e la ferita che gli avevano provocato quelle parole,  pronunciate con voce falsamente dura. La strinse maggiormente a sé, sempre mantenendo una certa compostezza.

“ Perché? A causa di tuo padre?”

“ Mio padre vuole solo il meglio per me.”

Gli disse, incapace di guardarlo negli occhi, i capelli sempre raccolti alla sommità del capo, gli orecchini di diamanti luccicanti sotto le luci del lampadario stile liberty, dondolavano dolcemente ad ogni loro volteggio.

William sbuffò, ridendo senza allegria.

“ Certo. Perché io sono solo un umile giornalista, incapace di soddisfare il benessere della sua unica figlia. Ma un marchese sarà perfetto al tuo fianco, come anche il suo patrimonio, che potrà sicuramente alleggerire i debiti che il tuo amato padre ha contratto nella sua fabbrica.”

Diana lo guardò accigliata e risentita, un rossore di collera ad imporporare, ora, le sue guance leggermente piene. Gli occhi azzurri accesi di un blu tempestoso, che emozionò William.

“ Non osare parlare di mio padre con così tanta leggerezza.  Farò qualsiasi cosa per non deludere le sue aspettative.”

“ Anche rinunciando alla tua felicità?”

Le chiese, facendola volteggiare su sé stessa al centro della sala, e con quel movimento la gonna dorata del suo vestito ruotò in un elegante fruscio.

Quando incrociò nuovamente il suo sguardo, vi lesse solo rassegnazione.

“ Non ho scelta.”

“ C’è sempre una scelta.”

Si fermarono, incatenando i loro occhi. L’uno deciso e speranzosa, l’altra trepidante.

“ William.”

Sussurrò lei, mentre lui si avvicinava per bisbigliarle emozionato, con una mano ancora  a cingerle il fianco e l’altra ad imprigionare la sua mano inguantata  fra la sua.

“ Ti amo, Diana. Vuoi sposarmi e lasciare che ti renda felice, cedendoti tutto il mio amore, la mia adorazione e la mia totale devozione verso te, anima mia?”

Diana trasalì, chiudendo gli occhi per un istante, per poi fuggire dalla sala con le lacrime agli occhi, emettendo a mezza voce un debole:

“ Non posso.”

Altra vortice, altra scena, altro ricordo.

Diana era seduta sul legno sottile di un’altalena, mentre si dondolava con sguardo spento ed immerso nei suoi pensieri, i capelli sciolti e ricadenti lungo le spalle, scoperte dallo scollo a barca del vestito rosato, dalle maniche lunghe, che indossava.

Un vento gelido ed autunnale venne spirato dai rami parzialmente spogli di un  pioppo, che la sovrastava e  le cui foglie gialle e rosse vorticarono in un ammasso ai suoi piedi.

Uno scricchiolio dietro di lei, la costrinse a voltarsi e fu allora che il cuore di William si riempì di amore, mentre il suo sorriso felice riscaldò la sua anima turbata, dopo la discussione con il padre di lei, Richard Morrison, che acconsentì a concedergli la sua benedizione e lasciare che divenisse suo marito.

Diana corse verso di lui, abbracciandolo stretto e da lui ampiamente ricambiato.

“ Ti amo.”

Gli sussurrò adorante, e questo bastò per rendere William l’uomo più felice del mondo. Catturò i suoi occhi inondati di lacrime di gioia, per poi chinarsi e baciarla appassionato.

Un nuovo vortice di mille colori, una nuova sfumatura e un vento gelido dell’inverno gelò i miei pensieri.

William camminava in una stradina di quei tipici quartieri di Londra, gelato dalla neve cadente, seppur avvolto nel suo cappotto lungo e nero.

All’improvviso, un urlo di donna sovrastò i suoi pensieri rosati, sul giorno dopo, il cui si sarebbe celebrato il suo matrimonio. Corse a perdifiato, svoltando nel vicolo buio dove due uomini, Jiulian ed Hector, stavano assalendo una donna vestita di rosso, Valentine.

William afferrò una stanga di ferro, minacciando i due vampiri, che falsamente spaventati, lasciarono che Valentine cadesse tra i cumuli di neve, mentre loro scappavano via, lontano fra i sentieri di una Londra notturna.

William si chinò su Valentine, scostandole i lunghi capelli lisci, lunghi fino alla schiena, dal volto, che gli apparve splendido, illuminato dalla luce debole di un lampione, unita a quella pallida della luna nascente.

“ Tutto bene, signorina?”

Valentine sbattè le palpebre, tamponandosi la testa, inscenandosi confusa e ferita.

“ Si, ma , la testa, mi pulsa.”

Gli disse, in un sussurro ammaliatore. Per nulla toccato dalla sua opera di seduzione, ma piuttosto preoccupato per il suo stato di salute, cercò di scostarle la mano dalla fronte, ma proprio nel momento in cui scoprì il collo dal colletto del cappotto e della giacca nera del vestito grigio fumo, Valentine, vi affondò i denti affilati, non dandogli il tempo nemmeno di emettere un lamento di dolore.

Attirata dall’odore di una giovane fioraia, consideratasi soddisfatta, lo lasciò andare fra mille tormenti infuocati, ad opera del veleno, sulla neve, imbrattandole del sangue che fuoriusciva dalla sua ferita pulsante.

Con un sorrisino sadico, schiacciandogli una mano con il tacco delle sue carpine di velluto, si congedò:

“ Grazie mille, Signor Jackson. È stato un piacere, assaggiare il vostro sangue e…lasciarvi morire. Omaggi dal Signor Darius O’Nail. Addio.”

E con una risata irrisoria, lo abbandonò ad un oblio rosso.

Un vortice meno frenetico, forse l’ultimo ricordo del suo doloroso passato, più vivido è chiaro, dopo la trasformazione.

Era l’alba cupa di una nuova giornata invernale, fortunatamente senza neve.

William era accostato ad una finestra dai contorni di legno, verniciati di bianco, e senza tende.

Spiava una scena sofferente, appoggiato alle tegole del tetto rosso della villa in mattoni. Un uomo corpulento e dai lunghi baffi neri consolava una donna vestita di verde smeraldo, i capelli ondulati e biondo cenere, striati di bianco, ricurva su sé stessa, seduta su di una poltrona imbottita di velluto color porpora, il volto nascosto in un fazzoletto di lino bianco.

“ Mia figlia. La mia unica figlia. La mia bambina. Diana.”

Singhiozzava, con la voce rotta dal pianto.

Il padre di Diana, concluse amareggiato, mentre una lacrime scendeva lunga la sua guancia abbronzata.

“ Scomparsa.”

La madre si gettò fra le sue braccia, piangendo disperata, seguita dal marito, che scivolò sul tappeto del salotto, avvinti in un abbraccio addolorato. William sentì il corpo di pietra spaccarsi in due dal dolore e con un salto, corse lungo i margini del boschetto.

Mi sorprese la nuova, labile sfumatura, di un ricordo accennato ma recente, visto il familiare grigiore di Forks .

William camminava, intenzionato ad attraversare Forks solo per questione di confine. Ma si bloccò, alla vista di una chioma ondulata e biondo cenere, luccicante per mezzo di un debole raggio di sole, liberato dalla prigione delle nuvole.

Istintivamente, seguì quel movimento, svoltando tre arbusti robusti, per poi fermarsi ad una raduna semicircolare, fiorita di mille margherite e violette e fra queste, il fiore più bello: Diana.

Un calore che sembrava averlo dimenticato, inondò il petto vuoto di William, che trasse un sospiro profondo, come se fin a quel momento, avesse trattenuto il respiro per troppi anni.

La sorpresa fu di vedere la sua pelle luccicare di mille diamanti come la sua, alla luce debole e bianca del sole. Era una vampira.

Si nascose, alla vista di un nuovo vampiro vestito di nero, Darius, che, non appena venne scorto da lei, ridendo, corse ad abbracciarlo. Una nuova voragine si aprì nel cuore morto di William, che trasalì ferito da quell’ unione. Finché un altro sentimento prevalse. Rabbia e gelosia.

Tutto terminò, con la fugace immagine di Diana che nascondeva il volto rammaricato nel petto di Darius, dopo la sua manifestazione esplicita d’amore.

Aprii gli occhi ed incontrai quelli di William, nero nel dorato.

Lui sospirò, mentre gli sorrisi rassicurante.

Bella, il volto incorniciato di preoccupazione, mi guardò confusa.

“ Credo di aver capito.”

Bella si illuminò, sussurrando:

“ Lo sapevo.”

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve!!! Vado di fretta, quindi ringrazio tutti/e quelli che mi hanno seguito e mi hanno letto entusiasticamente.

Un saluto speciale e un bacione fortissimo a beuzz84 e Albicoccacida , con i loro immancabili commenti!!! Grazie mille, vi risponderò al più presto!! Perdonate il ritardo ed eventuali errori!

Baci baci e a prestissimo, Fuffy91!!!

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