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Autore: theSwamp    17/01/2010    1 recensioni
Renesmee è cresciuta, e della bambina deliziosa che incantava chiunque è rimasto davvero poco, rimane solo una ragazza costretta a vivere una vita sul filo di due mondi totalmente diversi. E arriverà il momento in cui dovrà capire quale sia il vero significato dell'amore.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-C’era una cosa che volevo sapere-, attaccai subito- Jacob-

Se faceva parte del mio passato, era giusto che anche Benjamin sapesse tutto. Nel bene e nel male.

Non avevo mai creduto che i segreti aiutassero a vivere una vita più serena, ma solo più opprimente. Lo sapevo bene perché per me era sempre stato così, come quando, l’anno precedente, ero venuta a conoscenza del fatto che Jake e mia madre, prima che io nascessi, e che lei si trasformasse, erano stati molto vicini ad avere una relazione. Più tardi, pochi giorni dopo la mia partenza, piena di dubbi, e di domande inespresse, scrissi una e mail a mia madre, per chiederle di raccontarmi per bene come erano andate le cose. Lei preferì telefonarmi, e mi spiegò minuziosamente la loro storia. Mi raccontò di quando mio padre la lasciò, dell’amicizia che Jacob le seppe offrire, del suo bisogno di lui, del loro legame strano, forte. Che di certo sarebbe stato amore, se solo forze ben più potenti non fossero già in gioco. Non sapevo niente di tutto questo, sapevo solo che Jake aveva avuto il suo imprinting con me, dal primo istante in cui mi aveva vista: quando seppi che Jake aveva amato mia madre, e che lo aveva fatto intensamente, e disperatamente, sentii che il peso della colpa mi schiacciava. Per lui la storia si ripeteva, due volte, e il destino non gli aveva offerto nessuna ricompensa per le sue sofferenze. Rimasi attonita e frastornata dalla brutalità del caso. Riuscii a non farmene una colpa, di tutto ciò che era successo, e fu proprio questo che mi fece stare male. Avrei dovuto pentirmi di quello che avevo fatto, ma ogni volta che mi trovavo di fronte a Benjamin, sapevo di aver fatto la scelta giusta. Dentro di me, lo ammettevo in silenzio, per non turbare la memoria di Jacob.

-Non è ancora tornato, vero?- domandai, con poca curiosità, perché già sapevo la risposta.

-No-, ammise mia madre.

-E non tornerà più?-

Mia madre brontolò qualcosa di incomprensibile.

-Come?-

-Non so se è giusto che tu sappia…- disse, scambiandosi un paio di occhiate eloquenti con mio padre. Sbuffai, tesa, -Avanti, sono qui che ascolto-.

-Ecco, Seth ci ha detto- cominciò lei, indecisa –che in realtà avrebbe voluto tornare…una volta che tu fossi ritornata. Per parlarti, ha detto, e basta. Seth ci ha detto così-

Trasalii. Cercai di non sembrare entusiasta quanto ero, per non ferire Benjamin, che ascoltava sospettoso la novità. Non era ostile, ma come di tutte le cose che potevano ferirlo, era solamente diffidente. Non riuscii a non sorridere: la possibilità di rivederlo, di potergli spiegare a freddo, lucidamente, le mie ragioni, di potergli augurare ogni bene, e soprattutto di potermi scusare ancora, mi sembrò il più grande regalo che mai mi fosse stato fatto. Era semplicemente meraviglioso.

-Sono molto felice-

-Bene-, sorrise mia madre. Era entusiasta: sapevo quanto per lei fosse difficile assistere al dolore del suo amico.

-Seth non vi ha detto quando tornerà?-

-No- intervenne mio padre –Seth gli ha parlato dieci mesi fa. Da allora non si sono più sentiti. Il branco lo aveva seguito, dopo che lui se ne andò. Seth era riuscito a raggiungerlo, a parlargli, ma oltre a quello che tua madre ti ha già detto, Jacob non ha aggiunto altro. Li ha solo pregati di farsi gli affari loro e di non seguirlo. Non abbiamo più avuto sue notizie-.

Chissà come, io pensavo che Seth gli avesse telefonato. Molto sagace, Renesmee, davvero: uno scappa nella foresta e si porta dietro il cellulare. Molto logico, davvero. Rimasi delusa dalla notizia.

-E allora come saprà del mio ritorno?-. cercai di essere equilibrata, ma si sentiva che ero turbata.

-Non ne abbiamo assolutamente idea-

-Prima o poi tornerà. Ti cercherà. Potrai parlargli ancora, come vorrai-, mi rassicurò Benjamin. Restai a bocca aperta. Queste erano quelle cosa di lui che mi facevano restare a bocca aperta: un secondo prima se ne sta lì in silenzio, tutto intento a non occuparsi per niente di quanto gli sta intorno, e subito dopo arriva lì e con una sola battuta mette tutto a posto. E per giunta mi fa capire che anche se me no sto zitta, in ogni caso capisce tutto quello che mi passa per la testa.

Restai ancora un secondo a bocca aperta, come una deficiente. Sinceramente, più tornavo in me, più Benjamin mi irritava.

-Ma come diavolo fai?-

-A fare che?-, chiese di rimando, sorpreso e imbarazzato.

-A dire sempre la cazzo di cosa giusta!-

-Mh- mugugnò, stringendosi nelle spalle –Se ascolti bene e non perdi tempo a parlare ce la potersi fare anche tu-

-Vuoi dire che parlo a sproposito?-

-Molto spesso, sì-

Ero tutta rossa in viso. Mi vergognavo di azzuffarmi con lui davanti ai miei: non mi sarebbe spiaciuto riuscire a fare la coppia perfetta almeno per un po’, almeno davanti a loro.

-Andiamo avanti dopo- mormorai, cercando di non fare caso a  mio padre che sogghignava. –Però io…prima di partire vi avevo chiesto di prendervi cura di Jake-. Ero un po’ delusa di come si erano comportati: mi aspettavo che Jacob avrebbe fatto qualcosa di questo genere, come scappare nella foresta, trasferirsi su un altro continente o, che so io, chiudersi nel mutismo più assoluto. Ma non mi aspettavo che i miei lo lasciassero al suo destino, perché mi fidavo del legame che c’era tra lui e mia madre. Ripensando a quel legame, fui colta da un fremito.

-Non è colpa sua Nessie. Hai deciso di crescere, no? Adesso affrontane le conseguenze. Prenditi il bello e il brutto, le libertà e le colpe. Non puoi dare la colpa anche di questo a Bella-

Mio padre aveva parlato con molta calma, infondeva quasi serenità. Ma per chi lo conosceva bene, era semplice capire come in lui la rabbia fosse un sentimento molto ben aggiogato, saldamente trattenuto. Più era trattenuto, più era profondo. Non era mai stato veramente in collera con me, nemmeno quando, prima che arrivasse Benjamin, li avevo detestati.

Mi fece piacere, perché sino ad allora, non era mai potuta esistere la contrapposizione”Bella-Edward” contro Renesmee. Mi riempii di tacito orgoglio.

-No, non è colpa sua-. E nemmeno lo pensai più, fui in apprensibile. Ero decisa a cambiare, e non sarebbe stato di certo ammettere quello che avevo fatto a fermarmi: avevo avuto tutto il tempo che occorreva per rendermene conto, e altrettanto ne avevo per guarirmi. Con l’aiuto dell’unico farmaco di cui avessi bisogno. Involontariamente, strinsi la mano a Benjamin.

-Dispiace anche a noi di non avere più saputo niente. È dura per tutti, o quasi- disse Edward, facendo un leggero cenno al piano di sopra. Sapevamo tutti che Rose non era mai diventata una grande fan di Jake, nonostante gli anni. E che l’unico motivo per cui non mi aveva lanciato tra le braccia di Benji sin dall’inizio era che non gli andava molto a genio la storia del legame con i Volturi.

-Sono sicura che tornerà-, conclusi.

Me lo aveva detto Benjamin.

-Certo, certo-, fece mia madre sopra pensiero. Me lo ricordò più di quanto fosse giusto, ci fu una piccola pausa.

-Immagino che Benjamin sappia tutto di Jacob, giusto?-, insinuò Edward rivolgendosi  a me.

-Sicuro, Cullen-, rispose senza esitazione l’interessato. La scontrosa freddezza tra di loro mi innervosiva, e se osservavo in maniera imparziale, non era solo mio padre ad esserne responsabile. Avrei proprio dovuto fare un discorso a qualcuno. “Cullen”. Di certo non sognavo che lo chiamasse “papà”, ma per lo meno con il suo nome.

-E la cosa non di disturba?-, disse l’inquisitore inarcando un sopracciglio.

-Forse. Di certo non quanto desideri, Cullen-, rispose l’inquisito, replicando con un’alzata di sopracciglio. Stavo per sbuffare e mettermi a rimproverarli, spazientita, ma mia madre mi precedette, si sfregò un po’ le mani, nervosa, e guardando a terra sibilò irritata: -Per favore Edward, ne avevamo già parlato a lungo. Non c’è nessuna ragione razionale perché tu debba fare la parte del…cattivo. Eppure è esattamente quello che stai facendo!-

-Giusto! Si può sapere perchè diavolo sei così ostile?-. rimarcai bene l’ultima parola con un gesto teatrale della mano –Gesù ce l’ha fatta Jasper, e dico Jasper, che non mi pare sia mai stato quel che si dice un tipo di compagnia, ad accettare la cosa!-

-Forse non lo hai notato, ma Jasper non è tuo padre-, grugnì acido.

-Che vuoi, che mi senta in colpa?-

-No, voglio solo che tu ti renda conto che ho dei doveri…-

-Ci risiamo-, soffiò mia madre, mettendosi la testa tra  le mani. Ma lui tirò dritto, inesorabile.

- …e sicuramente uno di questi è cercare di aiutarti a fare le scelte più corrette-. A quel punto anche io avevo appoggiato la testa al palmo della mia mano destra. Cercai lo sguardo di Benjamin, e lo vidi fissare mio padre, leggermente scioccato.

-Ti prego. Almeno tu. Speravo che fossi un po’ più duttile, Edward-. Più che irritata, o arrabbiata, o violentemente incazzata, ero piuttosto delusa. Di certo non era la sua antipatia a cambiare di una virgola i miei piani, ma di certo avrei preferito che fosse un po’ più soddisfatto delle mie decisioni. Ma d’altronde, rimuginai sospirando, come Benjamin aveva di me la mia parte migliore, a Edward era decisamente toccata la peggiore. E anche io mi ero beccata la parte peggiore di lui. Avevo sempre saputo che un giorno o l’altro ci saremmo presi a pugni.

-Perché dovrei esserlo io, duttile?- Quasi urlava. Mi sorpresi di non ricordare nessun momento in cui lo avessi visto sbraitare così sguaiatmente. –Questo sconosciuto-e indicò Benjamin –entra nella mia casa, pretende di averci ai suoi comandi per conto de Volturi, si approfitta di noi, ti porta a letto e poi te ne vai con questo energumeno per un anno intero e adesso, che se ne è tornato indietro come se niente fosse e che pretende anche di starsene qui, pretendete- e qui squadrò me e mia madre -che io lo riaccolga a casa come il figliol prodigo? Follia. Giuro che questa è pura follia-. E concluse la sua filippica con una teatrale alzata di mani al cielo.

-Be, sai Cullen, mi piace proprio come la pensi-. Quando Benjamin parlò ci rimasi un po’, non me l’aspettavo. Mia madre lo guardò con tanto d’occhi –Anche io se fossi nella situazione sarei parecchio incazzato. E mi verrebbe proprio una gran voglia di strappargli la testa, al tizio che pensa di avere dei diritti a casa mia…-

-Proprio una gran voglia-, suggerì Edward, interrompendolo.

-…però forse, d’altra parte- insinuò con delicatezza –considererei anche cosa vuole l’interessata. E magari, potrebbe anche essere, ne terrei conto. Non ho ragione?-. rimanemmo tutti zitti, in attesa che Edward dicesse qualcosa di conciliante. Se ne rimase lì muto e zitto.

-Gesù, papà dì qualcosa!-, sbottai alla fine.

-Edward questa non volevo dirtela. Sei peggio di Charlie. Qual è il problema?-

-Charlie non era a conoscenza del problema, e se lo fosse stato sicuramente per lui non sarebbe stato semplice accettare la cosa-

-Ma per te dovrebbe esserlo un po’ di più, no? Visto che per lo meno il ragazzo di tua figlia è della tua stessa specie-. Era bello avere mia madre da parte mia. Mi risparmiava un sacco d fiato, e c’erano molte probabilità in più che le mie ragioni venissero ascoltate. E infatti, anche quella volta lo zittì.

-Per favore papà, piantala con questa messinscena del padre geloso. Non è proprio il caso di andare per il sottile. Io e Ben stiamo insieme, ma voi siete la mia famiglia, e ci tengo a vivere con voi. Perciò non farmi scegliere tra la persona che amo e la mia famiglia, perché sai bene cosa sceglierei. Lo hai fatto anche tu una volta-. Non mi rispose, sapeva che avevo ragione. Quando aveva scelto Bella, aveva allo stesso tempo allontanato la famiglia, era naturale. E sapevo che, sotto la maschera di intransigenza e durezza, mi capiva benissimo: era solo preoccupato, niente di più. Aspettai che mi desse una qualche risposta acida, ma non lo fece.

-Grazie papà. Sono contenta di essere a casa-, e gli sorrisi. Pensavo davvero quello che avevo detto, e anche lui tentò di abbozzare un sorriso. Chissà perché, ma da quando c’era Benjamin anche i loro sorrisi non mi sembravano più falsi e costruiti come un tempo. Anche se il sorriso più bello rimaneva quello di Ben, ovviamente.

- Però ci sono delle regole!-, disse interrompendo il mio idillio.

-Perché dobbiamo proprio essere patetici?-, gemette mia madre, al limite della sopportazione. Feci segno con la mano di procedere, già irritata. Visto che potevo ben immaginare  quali fossero le regole che intendeva mio padre, ritornare a casa mi sembrava già un po’ meno esaltante, e già pianificavo quanto ci avrei messo a trasferire tutte le mie cose a casa di Ben. Forse, se prendevo la Jeep, con tre viaggi avrei trasferito tutto il necessario.

-Primo: in questa casa solo le persone sposate…-. Non lo lasciai nemmeno finire, me lo immaginavo già.

-Possono fare sesso. Il garage è compreso nella casa o devo considerare come “casa” tutta l’area compresa sul mappale della proprietà?-

-Renesmee, per favore-, supplicò mia madre. Povera mamma matta. Sapevo che da un momento all’altro le sarebbe scoppiata la testa.

-Considera il mappale-, borbottò Edward.

-Oppure ci sposiamo!- mi disse Benjamin, divertito.

-NO!-, ruggì mio madre. Rimanemmo tutti un po’ sconvolti.

-Mamma, stava scherzando-, la rassicurai dolcemente.

-Perfetto-. Aveva ancora un’aria vagamente minacciosa.

-Potrebbero anche farlo-, insinuò mio padre. Rimasi a bocca aperta: altroché all’antica, quello era un fondamentalista.

-Stai scherzando anche tu, vero?-. Povera, povera mamma matta. Non sapevo che fosse possibile, ma mi sembrava di vederle una vena gonfiarsi sul collo.

-Ovviamente se lo desiderano non sarebbe una cattiva idea-, si azzardò lui.

-NON -lo –desiderano -, scandì lei con chiarezza e precisione.

-Vuoi passare alla seconda regola o preferisci disquisire ancora un po’ sulla mia ipotetica virtù?-. Ero annoiata: visto che ormai il problema non c’era più, tanto valeva che facessimo sesso dove preferivamo.

-Secondo- fece lui, visibilmente stizzito a causa dei miei pensieri impuri -pretendo un po’ di rispetto da parte di Benjamin. Nei confronti di tutta la famiglia-

-Giusto- fece lui.

-Sono contento che la cosa ti soddisfi, ma sono esattamente questi comportamenti a farmi infuriare-

Ok. Benjamin rendeva mio padre furioso. D’un tratto la convivenza mi sembrò più difficile del previsto.

-Io sono fatto così, è un bel problema, eh?-. sfoderò il suo miglior sorriso da schiaffi, strinse gli occhi, si fece avanti con il viso. Provocare la gente lo divertiva.

-Enorme-

-Se è un problema così gigantesco, vedrò di farci qualcosa. Magari, in cambio di tutto questo impegno sulla seconda regola, potrei ottenere qualche deroga sulla prima, no?-, fece lui, sempre sorridendo, sempre con un’insopportabile espressione da stronzo. Non riuscii a trattenere un risata divertita, per fortuna: Edward gli stava davvero per staccare la testa.

-Facciamo che la riunione è sciolta? Magari ti va di andarti a fare una doccia e di mangiare qualcosa-, suggerì speranzosa mia madre, conscia della strana tensione nell’aria. Dovuta soprattutto a mio padre, che se ne stava lì seduto con un’espressione da pluriomicida, aspettando che Ben ne dicesse un’altra abbastanza grossa da costituire una buona scusa per pestarlo. Io colsi l’occasione al volo.

-Sì, ho proprio bisogno di una doccia-. Volevo scaricare la tensione sotto a un getto di acqua bollente.

-Vuoi anche tu Benjamin?-

-Certo Bella, grazie-, rispose riconoscente. Mi sembravano abbastanza in sintonia, a conti fatti.

Prima di andarmene, osservai mio padre, immobile sul divano, un’espressione confusa sul volto. Era ovvio che era geloso. Mi sembrò molto dolce, l’uomo di cui mia madre si era innamorata. Andai ad abbracciarlo, prima che potesse dirmi qualcosa, contrariato dai miei pensieri.

-Grazie. Mi sei mancato-

E me ne andai a farmi la doccia, prima che potesse rispondermi qualcosa di molto paterno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Bene, capitolo un po’ più leggero per certi versi, cosa dite? Mi è uscito così, non so perché. Sono molto felice di avere qualche nuovo preferito, anche adesso che la storia è abbastanza avanti, grazie mille. Ma grazie anche ai tanti che continuano a leggere, sono molto contenta! Riguardo la soundtrack, penso proprio che la farò, anche se non so bene a quanti interesserà, alla fine dei conti XD però al momento sono un po’ presa dalla scuola, perciò rimando al prossimo capitolo. Alla prossima, un bacio

Giuls

Sinead: Ciao! J Be direi  che alla fine il problema di Renesmee è proprio quello che hai detto tu: l’essere sospesa a metà tra due mondi le permette di essere consapevole dei limiti e dei difetti di entrambi, e quindi per forza finisce per sentirsi un po’ sola, una specie di unicum, quale effettivamente è! E poi, come sicuramente avrai notato, Renesmee è non dico pessimista, però molto realista. Nella saga la Meyer ci ha coinvolti in una relazione (quella di Edward e Bella) in cui la realtà è totalmente tagliata fuori. Bella secondo me, in fin dei conti, non sente mai la mancanza della realtà, tranne che in alcuni momenti particolari, tipo quando pensa ai suoi, o quando a volte parla dell’ amicizia con Angela (vedi Eclipse). Ecco, per Nessie è esattamente il contrario: per lei il riscontro con il reale è fondamentale, è per questo che si è scelta Benjamin. Ben è esattamente come lei, è un vampiro “umano” non perché non uccide la gente, ma perché ha deciso di non voler perdere il contatto con la realtà, con la vita e con il tempo. Benjamin non uccide le persone non perché così facendo si sente migliore, un essere degno di vivere (come fa la famiglia Cullen), m perché dentro si sente molto vicino ad essere un uomo. Semplicemente non gli va. Ok dopo questo sproloquio (sorry!) ti lascio al fatidico dialogo, sperando che ti piaccia!! Un bacio e grazie!

LadyEl: Ciao!! Wow questi commenti mi galvanizzano troppo o.o Grazie grazie grazie, davvero! E se, come scrivi, pensi che lo scambio di opinioni sia utile anche a te, sono soddisfatta il triplo J alla fine sono così poche le occasioni per scambiarsi opinioni disinteressate sulla scrittura. Anche a scuola (anche io sono in quarta…in questo momento mi sto disperando su Michelangelo, infatti la risposta forse sarà un po’ cortina perché devo correte a studiare Il Giudizio Universale XD) non si fa praticamente mai: io faccio il classico e di italiano, filosofia, letteratura greca e latina ne faccio parecchia, ma mai un volta che si possa parlare un po’ liberamente, bisogna solo memorizzare e fare la verifica, punto. Che tristezza. A parte questa critica estemporanea, adesso che mi hai illuminata sul personaggio di Henry, penso che sia veramente molto simile a Thomas. Forse non direi che Thomas voglia “plagiare” Benjamin, però sicuramente lo vuole, come dire, “proteggere”. Benjamin, aldilà della sua forza, della sua marcata indipendenza e della sua tendenza a vivere in una dimensione totalmente indipendente dagli altri, è fondamentalmente semplice. Come nota Nessie (notare che descrivo i personaggi immedesimandomi in altri personaggi. Come vedi anche io sono vittima di una specie di “follia idiota” O.o), a volte Ben si comporta come un bambino, o ha degli atteggiamenti da bambino. Questo perché, quando tende ad avere fiducia in qualcuno, è molto sincero e diretto, al contrario di Thomas, che come vedrai (il suo ruolo nella storia non si è ancora esaurito J ) è molto controverso e calcolatore, in qualche modo. Thomas non è buono. Uccide le persone, sta dalla parte dei Volturi. Ma riconosce che Benjamin è buono in maniera totalmente disinteressata: non ha bisogno di essere riconosciuto come tale (vedi l’atteggiamento quasi irritato che ha nei confronti della famiglia di Nessie, a dargli fastidio è il sentirsi scoperto e giudicato, e non importa che il giudizio sia positivo!). è per questo che lo aiuta, e che gli è vicino. Thomas sa che Benjamin è sincero, e per questo lo reputa degno di tutta la sua fiducia e di tutte le sue attenzioni. Insomma, è la classica storia dell’amico vero. Invece, riguardo a Nessie “tesoro” di Benjamin, che dire, non penso di poter aggiungere molto, perché il concetto è esattamente quello :) Come ho scritto a Sinead, Benjamin è umano perché si sente ancora un essere umano, per alcuni aspetti. Nessie è stato ciò che lo ha riportato a vivere, e adesso è parte di lui, del Benjamin cambiato. E la stessa cosa è per Nessie: ora che ha trovato Ben, tutto è piò ordinato, può prepararsi ad affrontare il tempo.

Ok, vado! XD Scusa ma la spiegazione mi ha presa un po’! spero di non essere troppo in ritardo col capitolo…be, addirittura dipendente? Stupendo!! J  Presto manderò anche la soundtrack, e grazie per i supporto anche riguardo a questa! A presto e un bacione, spero di non verti fatta scappare con il commento XD

Sily85: Ciao!! No dai, non esageriamo, la conclusione arriverà RELATIVAMENTE  presto, sai conoscendo i miei tempi! XD Diciamo solo che adesso ho le idee chiare e devo solo capire come seguirle…non preoccuparti, fornirò ai lettori i miei viaggi mentali ancora per un po’ ;) E comunque sì, è un ricovero di pazzi!! Però sai cosa avevo pensato? Che non mi piaceva che i personaggi restassero troppo “intrappolati” dietro la loro maschera. E così ho pensato “Bene, perché adesso Edward non potrebbe piantarla di fare capitan Perfettino e non potrebbe decidere di essersi rotto di essere trattato da sua figlia come una pezza da piede?”. E così più o meno con tutti i personaggi. Mi è sembrato un po’ più vitale! Spero solo che l’effetto non sia stato troppo straniante O.o Come ho scritto sopra, la soundtrack la farò presto, sto già studiando un po’ cosa si potrebbe inserire! Un bacio anche a te e a presto!

 

 

  
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