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Autore: Mea    17/01/2010    5 recensioni
La vita di Draco Malfoy in seguito alle vicende de "I Doni Della Morte", tra paure, incertezze e un mondo che non potrà mai più essere quello di una volta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusatemi, questa volta ho impiegato un po' più di tempo per l'aggiornamento! Ma, tra un Machiavelli e un cromosoma, ecco a voi il penultimo capitolo.  Il prossimo sarà molto corto, quindi godetevi questo!
Per  zamby88: Draco ha confessato ad Astoria tutto riguardo al proprio ruolo nella guerra, la missione affidatagli da Voldemort, le proprie sofferenze, il marchio, il destino della famiglia, il tradimento di Narcissa. Le ha detto cose di cui la maggior parte dei maghi non è a conoscenza, le ha rivelato tutto riguardo ai suoi sentimenti. Si è fidato, completamente, di lei, ha sentito di poterlo fare. E questo, per me, è amore. Per questo stesso motivo ho deciso di non scrivere nulla, oltre al lato pratico di un noioso riassunto delle vicende potteriane. E' qualcosa di intimo tra i due, qualcosa che forse è anche meglio solo immaginare. Per quanto possiamo considerarci a conoscenza dei contenuti, le parole rimangono un segreto tra i due innamorati.
Spero di soddisfare la tua curiosità, ora i ruoli si invertiranno e dovrà essere Astoria a fidarsi di Draco!
Per whatsername84: temo di averlo già detto un milione di volte, mettere parole in bocca a Lucius o Narcissa è uno dei miei piaceri più grandi. Ho una strana fissa per i personaggi secondari, io, anche nelle mie stesse storie. Il protagonista è uno solo, e lo amo, certo, ma di tutte le altre figure mi affascina quanto poco sappiamo di loro. Sono un universo aperto. I due Malfoy lo sono nei libri della Rowling e mi piace l'idea di lasciarli così, anche se non nego di poter essere attratta dall'idea di scrivere una long-fic dedicata a loro. Comunque in questo capitolo avremo ancora un po' di Lucius, visto in un'ottica diversa, un po' meno sentimentale e un po' più malfoyesca! Quando si rilassa il nostro amico torna alla sua tradizionale perfidia...
Per 979: per rileggere per l'ennesima volta il mio amore sconfinato per i Malfoy senior, leggere sopra, ihih. Narcissa è una donna, e le donne, in questo, dimostrano sempre una marcia in più. Purtroppo devo annunciare che quella dello scorso capitolo è stata l'ultima, breve, comparsa della signora Malfoy. Ma ho già scritto una one-shot sui Black che ce la mostra un po' di più, in un momento difficile della sua vita. Ora pongo fine alla pubblicità occulta e ti auguro una buona lettura!
Per Hayley_Gin91: tutta la famiglia era combattuta tra il desiderio di andare via e quello, più rassicurante, di rimanere, e Lucius più di tutti. Sapeva che non ci sarebbe stato un futuro brillante, lì, per il figlio ed era pronto a sacrificarsi per questo motivo. Ma il suo tono calmo davanti all'annuncio di Draco fa intuire quanto in realtà fosse in un certo senso sollevato, anche se spiazzato. Alla prossima!






Capitolo XXI - Il signor Greengrass





Era passato un anno da quando io e Astoria avevamo ricominciato ad uscire. Sebbene la mia famiglia non si potesse dire ricca, era riuscita a mantenere una facciata rispettabile, almeno agli occhi dei Suoi ex-seguaci. Le finanze si stavano anche lentamente riprendendo, i maghi con un minimo senso degli affari, ora, non indietreggiavano più davanti al nostro passato. Si sa, pecunia non olet. Io e mio padre avevamo dovuto vendere alcuni nostri terreni, ma ormai stavo cominciando a coltivare la segreta speranza di poterli un giorno ricomprare. Oltre a ciò, la prospettiva di una parentela con la famiglia Greengrass e con la dote che essi avrebbero dato alla figlia, non poteva che far piacere.
Persino Timon si era dovuto arrendere all'evidenza dell'amore che legava me e Astoria. Così, alla cena a cui avevo partecipato presso la sua famiglia, si era limitato a stare zitto. Il signor Greengrass, invece, Hyperion, pareva bramoso di porgermi quante più domande possibili. Nonostante fosse già l'ennesima cena insieme, sembrava che le sue curiosità non si potessero mai esaurire.
- Dimmi, Draco, come sta Lucius? E' da un po' di tempo che non lo sento, sarebbe bello pranzare tutti insieme una volta.-
- Bene, grazie. Sicuramente lui sarà d'accordo per organizzare, glielo riferirò...-
- Sì, certo. E i suoi affari?-
 
- Tuo padre sembra molto interessato alle mie possibilità economiche.-
Io e Astoria ci trovavamo nel gazebo. Il freddo di febbraio faceva condensare il nostro respiro in nuvole aeree, che sfumavano lentamente nel buio. Mi piaceva osservarle.
- Devi scusarlo. Penso che sia più che altro interessato al mio futuro, soprattutto dopo che Daphne... In teoria lei non vorrebbe che te lo dicessi.-
- Non sta più con Zabini?-
- Ha scoperto che lui la stava tradendo da più di un anno con una strega italiana.-
- Quindi ora lei non è malata in camera sua.-
- Io la chiamerei comunque malata. Per me però è un sollievo, sai quanto poco io abbia mai sopportato Zabini. E' un bene per Daphne, anche se lei mi manda a quel paese ogni volta che tento di dirglielo. E' convinta di aver smesso di cercare di essere attraente per lui.-
- Tu invece non smetti mai di essere attraente.- La presi tra le braccia, il suo volto a pochi centimetri dal mio. - Sono solo preoccupato. Tuo padre non sembra essere molto contento della nostra relazione.-
- Non ti odia.-
- Questo lo so. Odia solo la condizione della mia famiglia.-
- Non ti devi preoccupare, Draco. Sta andando sempre meglio, se è vero quello che mi dici. Adesso non potrei chiedere di essere più felice.-
 
In meno di due mesi capii le origini delle preoccupazioni di Hyperion Greengrass.
Era malato. I suoi capelli si stavano ingrigendo sempre di più, la pelle era tirata, lo sguardo stanco.
A riverlarmelo fu lui stesso, una sera, nello stesso gazebo in cui avevamo parlato io e la sua figlia minore. Mi disse delle sue condizioni di salute, mi fece promettere di prendermi cura di Astoria, che sembrava così felice con me. Mi disse di sapere che ero un bravo ragazzo, che l'avrei amata. Mi disse che le figlie non avevano idea della situazione, gli unici a saperlo eravamo io, la moglie e Timon.
Quella notte mi sentii male per Astoria, all'oscuro di tutto. Confessai la vicenda solo a mia madre, che si rabbuiò. Continuai per giorni a chiedermi se il signor Greengrass si sarebbe salvato. Le conversazioni con Astoria si fecero sempre più difficili, per lo meno fino a quando, circa un mese dopo, i genitori non poterono fare a meno di rivelarle la situazione.
Lei si chiuse in camera, mi spedì una lettera chiedendomi di lasciarle qualche giorno di tempo. Non la rividi più per tre settimane.
 
- Come va con Astoria?-
Io e mio padre avevamo appena finito di concludere a Diagon Alley una trattativa con un facoltoso mago di York. Al momento stavamo parlando, seduti all'aperto ad un tavolo del Caffè Casimiro, godendoci il primo calore primaverile.
- Lo sai che non la vedo da settimane.-
- Almeno ti avrà scritto?-
- No. Non più.-
- E cosa fa, sta chiusa in casa?-
- Pare di sì.-
- E come intende comportarsi allora, per quando suo padre morirà veramente?- Lo fissai, colpito dalla durezza delle sue parole. - Sto solo dicendo, Draco, che mi sembra strano che si sia allontanata in questo modo da te. Non mi pare normale che non si confidi nemmeno con il suo fidanzato.-
Rimasi in silenzio. Le parole di mio padre mi avevano fatto pensare a come io mi fossi esposto davanti a lei, senza ricevere, a quanto pareva, alcun contraccambio.
- Secondo me dovresti andare a casa sua.-
- Non so neanche chi ci sia, a casa sua. Suo padre sarà già ricoverato al San Mungo.-
- Almeno farai riferire dall'elfo che le vuoi parlare.-
- Posso provare.-
- Bene. E, invece, Nott l'hai più sentito?-
- Solo poche volte. Molto tempo fa, appena al suo ritorno dal viaggio.-
- Meglio così. Dovresti smettere di vederlo, o anche solo di contattarlo, Draco. Il tribunale ha emesso una condanna a vita per suo padre. La sua è un'amicizia che faresti meglio ad evitare.-
 
Quando aprii la porta della stanza di Astoria, la trovai in ordine perfetto. Lei si alzò immediatamente dal letto e mi corse incontro. La sofferenza non la rendeva meno bella.
- Scusami.- disse, abbracciandomi. Sentii che le sue lacrime calde stavano iniziando a bagnarmi il collo. - Scusami, non volevo... Speravo che venissi...- La strinsi ancora più forte a me e le diedi un bacio sui morbidi capelli. Iniziai ad accarezzarli.
Passai il resto del pomeriggio accanto a lei, sdraiato sul letto, il suo capo appoggiato alla mia spalla. Le dissi soltanto che non l'avrei mai lasciata sola, mai.
In quel piovoso pomeriggio di maggio le feci, senza accorgermene, la mia promessa d'amore eterno. Nei mesi successivi passammo moltissimo tempo assieme, intere giornate. Parlavamo di tutto, di cose allegre e tristi, ci confidavamo tutto. Io la capivo, e lei mi capiva ancora di più. Quando mi ero sentito offeso, durante la sua assenza, avevo dimenticato che proprio lei era stata la prima a comprendermi. In quei due mesi anche lei, senza accorgersene, fece la sua promessa d'amore eterno.
Hyperion Greengrass morì il 15 luglio. Al funerale partecipò una grande quantità di persone. Astoria non rifiutò mai il mio braccio che la cingeva, la mia protezione, nè lo fecero sua madre e sua sorella. Ignorai lo sguardo di suo fratello, che mi vedeva come un oltraggio alla morte del padre.
Nei cinque mesi che seguirono, Daphne, distrutta dal lutto, dimenticò completamente Zabini. Iniziò, verso la fine di dicembre, a frequentare un purosangue scozzese, un certo Tormod MacLean, che possedeva un castello nell'Aberdeenshire. Timon, nonostante le pressioni della madre, non sembrava aver intenzione di mettere la testa a posto e trovarsi un buon partito, asserendo che si sarebbe sposato solo quando avesse trovato una donna che non impedisse la gestione del patrimonio di famiglia, di cui, dopo la morte del padre, si doveva occupare.
Il 27 febbraio, compleanno di Astoria, le chiesi di sposarmi. Avevo ventidue anni, ed avevo completamente dimenticato le vicende di guerra.
 
  
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