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Autore: Ernil    17/01/2010    1 recensioni
A quindici anni dalla morte di Dumbledore, Harry e Draco hanno un bizzarro incontro.
« Malfoy? » disse Potter, voltandosi.
« In carne, ossa e sangue puro » rispose Draco, e sogghignò.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2) Due

 

[Will the wind ever remember,

The names it has blown in the past,

And with this crutch, its old age and its wisdom,

It whispers, “No, this will be

The last”

 

The wind cries Mary, Mina]

 

 

« Non credo nelle coincidenze » disse Harry, e la faccia di Malfoy fu un vero sollievo – come tornare ai vecchi tempi.

« Non è affar mio, Potter » strascicò. Harry quasi rise, ma si limitò a un sorriso e a continuare a tracciare con il dito le lettere che componevano il nome di Albus Dumbledore.

« No, immagino di no. Però è buffo, non è vero? »

Malfoy non rispose.

Con l’indice, Harry continuò a tracciare i contorni, distrattamente. I bambini stavano giocando in riva al lago. Li guardò, mentre tiravano sassi.

Non avevano idea del prezzo che si era dovuto pagare perché loro avessero la possibilità di giocare. Forse erano troppo piccoli – forse erano troppo ingenui.

Forse nessuno di quelli che sarebbero venuti avrebbe mai capito come si sentiva a poggiare la mano sul marmo freddo e pensare che lì sotto si sgretolava la carne del più grande uomo del ventesimo secolo. Morto da quindici anni, freddo e putrido nelle sue vesti colorate, come il fantasma che un tempo si era alzato dalla polvere, a Grimmauld Place.

« Verranno mangiati dalla piovra gigante, se continuano ad avvicinarsi tanto » disse Malfoy all’improvviso, con indolenza. Non sembrava preoccupato. Divertito, semmai.

Ovviamente, era tipico di Malfoy.

Harry guardò James e Albus che si schizzavano l’acqua addosso.

« Non c’è nessun rischio del genere » disse. « Non lo sapevi? La piovra è morta molti anni fa ».

Harry osservò con attenzione il viso di Draco. Ci fu un qualche mutamento negli occhi grigi – come se fosse stato colto di sorpresa.

Harry sapeva riconoscerlo, quel lampo. Lo aveva già visto altre volte. Per esempio, quando i Mangiamorte avevano fatto irruzione nella Torre...

Fece una smorfia. Girava tutto attorno a quello, non era vero?

« Non mi era giunta voce » disse Malfoy, con indifferenza. Harry annuì.

« In seguito alle ferite dei Giganti, nella battaglia finale... ma immagino che tu non l’abbia saputo. Avendo fatto l’ultimo anno da privato ».

Le labbra di Malfoy si chiusero in una linea dura che diceva chiaramente che non aveva voglia di parlarne. Harry ponderò per un attimo l’idea, stuzzicante, di infastidirlo di proposito.

Poi la abbandonò.

Quei tempi erano da molto passati. La piovra era morta, la capanna di Hagrid era vuota, e loro parlavano senza inflessione sulla tomba di Dumbledore.

Se solo pensava a tutto quello che era successo. Uno si aspettava che Dumbledore resuscitasse, prima o poi. Perché, dannazione, era Dumbledore.

Ma Dumbledore non era resuscitato.

A quindici anni dalla sua morte, Harry cominciava a perdere le speranze.

« Hai davvero chiamato tuo figlio Scorpius? » chiese, casuale.

Gli occhi di Draco lampeggiarono in modo pericoloso, ma rispose con la solita voce:

« Scorpius Hyperion ».

Harry sbuffò per nascondere una risata e guardò da un’altra parte.

« Bel nome » sogghignò.

« Va’ al diavolo, Potter » disse Malfoy in modo automatico.

« Sempre dopo di te, Malfoy » replicò Harry, e poi ci fu un piccolo silenzio.

Harry si rese all’improvviso conto che non avevano molto di cui parlare che non fosse tabù. Non si poteva parlare dei vecchi giorni di scuola, perché si erano odiati.

Non si poteva parlare di Quidditch, perché... beh, si erano quasi ammazzati ogni volta che fossero montati su una scopa.

Non si poteva parlare del loro lavoro o delle loro famiglie e dei loro amici in comune, perché, davvero, a nessuno interessava nulla dell’altro, non avevano amici in comune, e sarebbe stato ipocrita. Era qualcosa che lui e Malfoy avevano sempre potuto risparmiarsi, le bugie fra di loro.

Non si poteva parlare di Voldemort, né dei Mangiamorte, né della guerra, né del dolore. Perché erano stati su fronti opposti, disposti a ferirsi a vicenda... e Harry sentiva, in un qualche modo, che, anche se Dumbledore era morto, e così tutti gli altri che avevano rovinato loro la vita, dentro di loro erano ben vivi.

Vivi e vegeti.

Harry sentiva ancora la voce di Dumbledore nella sua testa, qualche volta. Chissà se Malfoy sentiva qualche voce.

Naturalmente, avere Albus nella testa non rendeva meno doloroso stare sulla sua tomba. Anzi.

« Mi manca » disse all’improvviso.

Colse lo sguardo di Malfoy, in un qualche modo imbarazzato e preso contropiede.

« Continuo a pensare che non meriti nulla da noi » disse dopo qualche attimo. Harry poteva sentire un micron di incertezza nella sua voce. « Non si merita che stiamo qua, né tutte le cerimonie come quella che gli hanno fatto prima. È morto, Potter, sveglia ».

Harry sorrise.

« Dentro non muore mai del tutto, vero? Solo poco a poco (1) ».

Malfoy lo guardò come se fosse pazzo, e Harry fu assolutamente certo che sapesse perfettamente cosa volesse dire, e quello sguardo fosse perché aveva scoperto di non essere il solo ad avere una profondità cerebrale superiore a quella di un vasetto di marmellata.

Per qualche attimo si guardarono, poi Malfoy disse:

« Beh, ora devo andare. Se ti dico che è stato un piacere, mentirei, ma non credo che a Dumbledore dessero così fastidio le bugie. Quindi... »

« È stato un piacere » lo interruppe Harry, sempre sorridendo. Pensò per un attimo di tendere la mano, poi ricordò quello che aveva pensato circa la mancanza di ipocrisia fra loro, e si limitò a continuare ad accarezzare la tomba di Dumbledore. « Ci si vede in giro » disse.

Malfoy fece una smorfia, poi un cenno e si incamminò verso i cancelli di Hogwarts. Harry lo guardò finché non si Smaterializzò.

Poi, riprese a osservare i bambini che giocavano, ascoltando la risatina di Dumbledore nella sua testa.

 

 

(1) Da “La storia di Lisey”, di Stephen King: “Nel cuore muore solo poco a poco, vero?”

 

   
 
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