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Autore: whateverhappened    18/01/2010    3 recensioni
« Parkinson. » la salutò. Istintivamente lei si morse la lingua, e così aveva scoperto chi era.
« Weasley. - rispose lei con lo stesso tono. - E così ci sei arrivato. »
« Per la verità no, me l'ha detto Fred. » rispose sinceramente, facendole scuotere la testa. Ora che la osservava con cognizione di causa George non poté fare a meno di darsi del cretino per non averla riconosciuta. [...]
« Complimenti per l'intelligenza, eh. C'è da chiedersi come hai fatto a trovarmi. »
« É utile avere come cognato Harry Potter. » rispose lui alzando le spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
« Ah certo, come ho fatto a non pensarci? » fece lei ironica, alzando gli occhi al cielo.
« Piuttosto, Parkinson, tu mi devi qualcosa. »
« Io cosa?! - il tono di Pansy era gelido, ma il leggero tremore della mano destra poteva far intuire la rabbia che stava per impossessarsi di lei. Quel Weasley la stava forse prendendo in giro? - Io non ti devo assolutamente, inequivocabilmente niente. »
Inaspettatamente, George sorrise. « Sei carina quando ti arrabbi. »

[George/Pansy]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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A mio nonno.
Ti voglio bene.













Struggle for Pleasure.



Ci aveva messo secoli per trovarla. L'aveva cercata ovunque: nel suo appartamento, al lavoro, si era persino nascosto dietro ad un albero davanti alla casa di Malfoy per vedere se fosse lì. Stava quasi per arrendersi quando gli venne in mente la soluzione più ovvia, la più banale, quella che sarebbe dovuta giungere subito; si maledisse mentalmente per non averci pensato prima, ma d'altra parte da quando aveva a che fare con lei sembrava che le cose semplici lo avessero abbandonato, sostituite da più stimolanti complicazioni.
Quando si materializzò a Villa Parkinson rimase a bocca aperta. L'edificio era immenso, interamente costituito da un materiale molto simile alla pietra ma che dava l'impressione di essere più caldo. In un primo momento pensò di essersi materializzato nel posto sbagliato, a volte capita anche ai migliori!, ma ogni dubbio scomparve quando vide il nome della celebre famiglia decorato sul cancello. Percorse volutamente con molta lentezza il vialetto che, passando attraverso il verde parco, conduceva all'entrata della grande casa, prendendosi il tempo per osservare con quale maestria i ciliegi fossero stati piantati in modo che i petali dei fiori, una volta caduti, formassero come un tappeto che conduceva il visitatore nel cuore stesso di quel maniero. Se non lo avesse saputo probabilmente George non avrebbe mai pensato che quell'abitazione fosse appartenuta a uno dei più temibili Mangiamorte, rimasto ucciso durante la Battaglia di Hogwarts mentre combatteva a fianco di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Scosse la testa non appena si rese conto di quello a cui stava pensando: non doveva pensare alla guerra, non doveva pensare ai Mangiamorte, non doveva pensare al passato.
La porta si aprì prima ancora che George potesse bussare, rivelando la figura minuta di un elfo domestico.
« Il signore desidera? » domandò immediatamente con una vocina leggermente gracchiante.
« É in casa Pansy? » chiese George senza troppi preamboli, mentre l'elfo davanti a lui storceva leggermente il naso nel sentir chiamare la sua padrona con il nome di battesimo.
« La signorina Parkinson è in giardino, signore. »
« E mi ci puoi portare? » sorrise George, guadagnandosi così un'ulteriore occhiataccia dall'elfo, che probabilmente pensò che lo stesse prendendo in giro.
« La signorina ha chiesto di non essere disturbata, signore. Rainy non può accompagnare il signore dalla signorina se la signorina non vuole. »
“Accidenti, maledetti elfi domestici!”
« Nemmeno se volessi fare una sorpresa alla signorina? » tentò George, gli occhi della creaturina di fronte a lui si illuminarono immediatamente.
« La signorina ama le sorprese, signore! Rainy accompagna subito il signore dalla signorina! »
George sorrise fra sé e sé mentre si affrettava a seguire l'elfo attraverso i corridoi di quell'immensa residenza, non avrebbe mai detto che la Parkinson fosse un tipo da sorprese, avrebbe scommesso che fosse una di quelle ragazze che amavano avere tutto sotto controllo.
« La signorina è vicino al salice, signore. » annunciò l'elfo una volta raggiunta la porta finestra che dava sul giardino posteriore, quindi si allontanò con la stessa rapidità con cui l'aveva condotto in quel luogo. George annuì appena e si avventurò in quel giardino che probabilmente da solo era grande il triplo di casa sua, raggiungendo dopo qualche minuto il salice di cui parlava l'elfo, pochi passi dietro Pansy. La ragazza non si accorse dell'arrivo di George, la sua attenzione era totalmente concentrata sul bersaglio posto parecchi metri più avanti, il suo sguardo puntato sul cerchio giallo, le mani impugnavano saldamente un arco in legno. A quella vista George rimase immobile, senza parole, colpito dalla serietà che trasudava in ogni gesto della ragazza, dalla precisione con cui compiva ogni movimento e dalla grazia con cui fece scoccare la freccia, che finì al centro esatto del bersaglio. Non appena la ragazza abbassò l'arco le mani di George si mossero ad applaudirla, era sinceramente ammirato, lui non sarebbe mai stato in grado di far centro da quella distanza.
« Weasley – sibilò Pansy – Come diavolo mi hai trovata? » da quando avevano stretto quel maledetto patto se lo era ritrovato fra i piedi tutti i giorni nei posti più disparati, al San Mungo – dove lavorava come ricercatrice – le avevano persino chiesto se non fosse il suo fidanzato. Che romantico, un fiore diverso ogni giorno!, le aveva detto una sua collega. Perché George le aveva davvero portato un fiore diverso ogni giorno un fiore differente da due settimane a quella parte, cercando inutilmente di indovinare il suo preferito, e con una certa soddisfazione ogni giorno Pansy accettava il fiore e gli diceva che non era quello che stava cercando. Era andata a Villa Parkinson proprio pensando di sfuggirgli, ritenendo che non si sarebbe mai avventurato in un posto a lui così estraneo, eppure eccolo lì, di fronte a lei, col solito sorriso entusiasta in volto.
« Un uomo sa sempre come trovare la donna a cui sta facendo la corte, anche se questa gli scappa ogni giorno. » rispose semplicemente George. Sentendo le parole del ragazzo Pansy percepì distintamente il sangue fluirle alle guance e, volendo evitare che Weasley la vedesse, andò a recuperare la freccia nel bersaglio.
« Ormai dovresti aver capito che non hai possibilità. » rispose quando fu di ritorno, e quando le sue guance ebbero riacquistato il naturale colorito.
« Nah, non mi arrendo per così poco. »
« Ma ti diverti a sentirti rifiutato giorno dopo giorno? »
« Mi diverto a litigare con te giorno dopo giorno, è ben diverso! » ridacchiò George.
« Tu sei totalmente pazzo! - rispose allibita Pansy – E comunque sono passate due settimane, Weasley, e del mio fiore preferito neanche l'ombra! »
« Non mi pare che avessimo posto limiti di tempo. »
« No, ma nemmeno l'eternità. É troppo facile tentare un fiore dopo l'altro, di questo passo potresti indovinarlo quando saremo due vecchietti! E allora cosa ne sarà della tua cenetta? » ghignò Pansy. Erano anni che non si divertiva in quel modo a provocare qualcuno, in effetti non era più capitato da quando era finita la scuola.
« Hai ragione, Parkinson – disse ad un tratto George, sorprendendo la ragazza – Quindi andiamo! » senza che Pansy potesse avere tempo e modo di reagire George la afferrò per un polso e si smaterializzò.
« Ma che diavolo ti prende, Weasley?! Sei diventato matto? » strillò lei non appena i suoi piedi toccarono terra. Come una furia si liberò dalla presa del ragazzo e cominciò a prenderlo a pugni sul petto, dato che l'altezza non le consentiva di tirargliene uno alla Rocky Balboa dritto sulla mascella, come invece avrebbe tanto desiderato fare in quel momento. Nessuno mai prima di quel momento si era permesso di smaterializzarla da qualche parte senza il suo consenso, e a lei non andava decisamente bene. George ridacchiò e la fece sfogare per qualche minuto, quindi le afferrò i polsi con delicatezza e la fissò dritta negli occhi.
« Ora calmati, Parkinson, e guardati intorno. » solo in quel momento Pansy si rese conto che non si era nemmeno posta il problema di dove l'avesse portata quel maledettissimo Weasley. Ruppe immediatamente il legame fra i suoi occhi e quelli del ragazzo, fino a quel momento legati in un gioco di resistenza, e si scoprì notevolmente sorpresa dal luogo in cui si trovavano: una serra.
« Da qualche parte qua dentro ci sarà pure il tuo maledettissimo fiore, no? » sorrise dolcemente George, mentre Pansy si allontanava da lui e faceva scorrere la mano lungo i ripiani lignei su cui erano adagiate piante di ogni tipo.
« Dove siamo? » gli chiese dopo qualche istante di silenzio.
« Ha importanza? »
« No – confermò lei, abbassandosi per sentire il profumo di una rosa tea – Non ha importanza. É un posto stupendo... »
« Sapevo che ti sarebbe piaciuto! » la interruppe George, compiaciuto di se stesso e della sua idea, che molto modestamente riteneva superba.
« ...ma non c'è quel fiore. » continuò lei apparentemente senza dar peso alle parole del ragazzo.
George dal canto suo non fece altro che avvicinarsi con baldanza alla giovane, il suo solito sorriso – se possibile più esteso del consueto – stampato in volto e un'espressione vittoriosa nello sguardo.
« Lo so. »
« C-c-cosa? » balbettò Pansy, per la prima volta lasciata realmente senza parole.
« Ho detto che lo so. Lo so che non c'è il tuo fiore preferito. »
« Ma... ma non lo conosci, come fai a dirlo? » la voce di Pansy tentennava, turbata dalla sicurezza di George.
« Sai, l'ho capito subito qual è il tuo fiore. »
« Ah sì, beh, ovvio! Per questo hai fallito miseramente per due settimane! » tentò di ironizzare Pansy, ma il tono che usava continuava a tradire la sua insicurezza. Non sapeva per quale motivo, ma con quelle due semplici parole George era riuscito a destabilizzarla.
« Non ti è venuto in mente che magari l'ho fatto per continuare a vederti? - George era ormai a venti centimetri da lei, ma Pansy rimase in silenzio – Sai, Parkinson, anche se sono passati anni tu sei sempre una Serpeverde, e voi serpi siete tremendamente egocentriche. »
Forse le parole pronunciate da George avrebbero dovuto provocarle un qualche scatto d'ira, ma la dolcezza con cui il ragazzo le pronunciò e il gesto con cui le accompagnò riuscirono non solo ad evitare una sfuriata ma anche a lasciare Pansy in un silenzio sorpreso. Le mani di George, davanti a lei, le offrivano una viola del pensiero.
« Il tuo fiore preferito è questo, Pansy. »



















Il titolo di questo capitolo è ispirato allo splendido brano di Wim Mertens, Struggle for Pleasure appunto. Forse sarebbe meglio dire che è l'intero capitolo ad essere ispirato, nel senso che amo il brano e tutto il capitolo è stato scritto mentre lo ascoltavo.
Una precisazione riguardo al capitolo: tutto il discorso sull'egocentrismo di Pansy gioca sul fatto che la viola del pensiero, il famigerato fiore preferito, in inglese si dice appunto Pansy. Vi ringrazio per aver recensito lo scorso capitolo, e vi invito (*occhi dolci*) a farlo anche questa volta, per favoooore! Ne approfitto per dire che questo era il penultimo, la storia si concluderà con il prossimo.

Ringrazio particolarmente
LMelissa: grazie *.* A me Pansy piace molto come personaggio, mi ci rispecchio, e George in quanto gemello-Weasley è il mio fidanzato ideale! Però sinceramente nemmeno io mi ero mai soffermata a pensarli come coppia, è stato un caso a farmeli "scoprire", eheh. Virgole saltate? O_O Sai che sei la prima a dirmelo? Sono anni che combatto con la frase "eccedi in punteggiatura, dovresti ridurre un attimo" XD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo :)
DeeplyBellatrix: *____* Grazie!!!!! Non sai che piacere leggere la tua recensione! La storia continua, tranquilla, prima di pubblicarla mi sono imposta di scriverla tutta per evitare di lasciarla incompleta, visto che per me era territorio ignoto non ero certa che sarei riuscita a finirla. E' venuta fuori corta, ma forse come primo tentativo è meglio così. Sono contenta che ti piaccia George! Io lo aaaamo! E descrivere lui è stato un po' un tormento, nel senso che cadere nell'OOC con un personaggio che in partenza è cattivello - vedi Pansy - può anche far piacere, però rovinare un personaggio che in origine è perfetto (George *_*) mi sarebbe tremendamente dispiaciuto. Quindi grazie! :)
foxfeina: non credevo che avresti mai letto questa storia, in effetti credevo ti saresti schifata soltanto vedendo il pairing. Ma d'altronde io sono la donna delle sperimentazioni, no? Quindi si tenta... e poi, come hai detto te, è pur sempre una Grifo/Serpe, e questo è mio territorio :p Sono contenta che George sia reso bene, come dicevo su mi sarebbe scocciato parecchio rovinare un personaggio perfetto come un gemello, sarebbe stata semplicemente un'eresia. Non che farlo finire con la Parkinson sia cortese nei suoi riguardi, ma per lo meno non finisce con una che sta con lui perché Fred è morto. Lei non è una serpe, lei è la serpe! E, fidati, in questa Pansy c'è veramente tanto, tanto, tanto, tanto di me. Mi manca solo un George Weasley che mi faccia la corte, poi sono a posto!
   
 
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