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Autore: Cicci 12    19/01/2010    1 recensioni
Sarah King, una ragazza semplice, ma piena di vita, che si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto (o quasi), travolta da un destino che credeva non potesse mai appartenerle, il destino della prescelta, il destino della cacciatrice; William il Sanguinario, detto Spike, un vampiro, una creatura della notte, l'uccisore delle cacciatrici, ma loro amante impeccabile, alle prese con una di loro. Si incontrano per caso, tra le buie vie di Los Angeles; un incontro del destino, che li porterà sulla stessa strada.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 2 Il Big Bad al tappeto

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Cap. 2 Il Big Bad al tappeto

 

Ancora immobile davanti a quella “visione”, Sarah non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, le gambe erano ormai intorpidite dall’assenza di movimento.

Spike, dal canto suo, sembrava stupito quanto lei nel sentir pronunciare il suo nome da quella ragazza; chi era? Come faceva a conoscerlo? Che l’avesse già aggredita in passato?

Erano tutte domande che avrebbe voluto rivolgerle, ma non gli fu possibile; dopo essersi ripresa dal momentaneo shock, la giovane lo mise al tappeto con un’abile mossa di arti marziali.

Con il fiato corto e lo stupore ancora evidente sul suo bel viso, rimase ad osservare il vampiro che, dopo un primo momento di sbigottimento per quella reazione, si era rialzato, tornando al suo volto umano.

- Ci conosciamo?- le chiese il biondo, osservandola piegando la testa da un lato.

La guardò attentamente mentre si sistemava lo spolverino: era davvero carina con i capelli biondi che le cadevano sulle spalle e quegli occhi azzurri, così penetranti, ma era sicuro quasi al cento per cento di non averla  mai vista.

- Si… cioè no… cioè, io conosco te, ma tu non conosci me…-

Spike continuò a fissarla, con un sopracciglio alzato, per poi riprendere la sua aria strafottente.

- Bè, sono molto famoso…- commentò lui, avanzando verso di lei; senza pensarci due volte, Sarah girò sui tacchi e si allontanò correndo.

Lui non la fermò, e non sentì nemmeno che la stesse seguendo; raggiunse la fermata del tram più vicina e vi salì appena passò.

Si appoggiò ad uno dei finestrini ansimando e cercando di riprendere fiato dopo la corsa; non sapeva perché fosse scappata, sentiva che Spike non aveva brutte intenzione… da quando aveva avuto la storia con Buffy lui…

Ma che razza di discorsi sono? Sto delirando. Eppure non mi sembra di avere la febbre. penso, posandosi una mano sulla fronte.

Si voltò, guardando fuori dal finestrino e osservando il traffico di Los Angeles che scorreva davanti a lei, mentre ascoltava i battiti del suo cuore tornare regolari; aveva subito troppe pressioni tutte in una volta.

Ma ciò che le aveva fatto rischiare l’infarto era stato ritrovarselo lì davanti, in carne ed ossa; non era possibile che avesse incontrato Spike.

Lui era un personaggio inventato, così come i vampiri…

Eppure quelle zanne erano così reali. si ritrovò a pensare.

Finalmente arrivò a casa: salutò distrattamente la madre e salì in camera sua, buttandosi sul letto a riflettere.

Come poteva aver incontrato Spike, William il Sanguinario, il vampiro?

Mille domande le riempivano la mente, ma non aveva una risposta razionale a nessuna di queste.

Le sue riflessioni furono interrotto dalla stanchezza, che prepotente la invase, facendola crollare con ancora i vestiti addosso.

La mattina seguente si svegliò stranamente riposata; si sentiva bene, era una vita che non riusciva a farsi una dormita decente.

Si vestì velocemente e dopo una rapida colazione, uscì di casa avviandosi verso la fermata del tram.

Non aveva dimenticato gli avvenimenti della sera precedente e se il suo era stato solo un sintomo dalla crisi imminente, voleva scoprirlo.

Continuò a riflettere sull’accaduto tutto il giorno, tanto che quasi non si accorse delle lezioni a cui si spingeva come un automa

Finalmente arrivarono le sei e trenta, così lasciò velocemente la facoltà, dirigendosi verso casa e percorrendo le stesse strade della sera prima, sperando con tutto il cuore che Spike, o chiunque fosse, spinto dalla curiosità o dalla fame, notasse la sua presenza.

Si inoltrò in un vicolo buio, forse lo stesso, forse un altro, non lo sapeva, ma camminò tranquillamente, come se stesse facendo una semplice passeggiata.

Finalmente sentì l’atteso un fruscio alle sue spalle, fin troppo rumoroso per trattarsi di qualcuno che non voleva farsi scoprire.

- Fatti vedere, Spike. Non mi spaventi più, mi spiace.-

Il diretto interessato uscì da dietro l’angolo, con il suo solito sorriso strafottente e lo spolverino che si muoveva al vento.

- Sembri quasi un vampiro.- la prese in giro lui, avvicinandosi alla ragazza.

- Semplicemente ero preparata.- disse incrociando le braccia.

Spike rimase impietrito per una frazione di secondo: quel gesto… così simile a

Anche Buffy incrociava le braccia al petto con lo stesso movimento fluido.

- Hai intenzione di rimanere lì a fissarmi tutta la sera?- lo risvegliò la giovane, mentre Spike la rimetteva a fuoco.

- No. Pensavo solo che è un peccato tu non sia un vampiro. Avremmo potuto divertirci insieme. Ieri sera ho visto che ti sai muovere bene; è passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho lottato come si deve. Dopo un po’ i muscoli cominciano ad indolenzirsi. - le propose riprendendosi.

Stranamente quella ragazza non sembrava avere paura di lui: chi era, in realtà?

- E perché non potremmo combattere, di grazia? Credi non sia all’altezza?-

- Dolcezza, sono un vampiro.-

Dolcezza?

- Ma dai? Sul serio? In effetti le zanne mi avevano suggerito una cosa del genere.- lo prese in giro Sarah.

- Come preferisci. Sei pronta?-.

- Io sono nata pronta.- gli rispose sorridendo.

Spike l’attaccò, rapidissimo, ma lei schivò il colpo, cercando poi di colpirlo a sua volta.

Lottarono per qualche minuto, mentre nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro; Spike rimase stupito dalla sua abilità.

Grazie al cielo le mie fatiche sono state premiate, si disse Sarah, cercando di non distrarsi; adorava le arti marziali fin da quando era piccola e almeno tre volte alla settimana non mancava il suo appuntamento in palestra.

Quale occasione migliore per provare le mie capacità? pensò divertita la giovane.

Con un rapido calcio, lo mandò a terra, e dopo aver afferrato un pezzo di legno, si mise a cavalcioni sopra di lui, puntandogli il paletto ad un centimetro dal punto in cui, più di cent’anni prima, batteva il suo cuore.

- Ehi, ehi, ehi! Buona gattina. Hai vinto. Ma butta via quel coso.-

Sarah non si mosse, ma sorrise.

- Il vampiro cattivo mi sta supplicando o sbaglio?- domandò divertita, tuttavia rialzandosi e buttando da un lato il pezzo di legno: meglio non provocarlo troppo.

Spike trasse un sospiro di cui non aveva effettivamente bisogno, poi si rialzò.

- Uff… accidenti, me la sono vista brutta.-

- Tranquillo. Non sono una cacciatrice.- lo canzonò, per poi portarsi una mano alla bocca, cercando di nascondere quello che aveva detto.

- Però potresti esserlo…- rispose, prima di realizzare ciò che Sarah aveva detto.

Si immobilizzò, voltandosi di scatto verso la ragazza, convinto di aver capito male le sue parole.

- Come fai a sapere delle cacciatrici?- chiese con gli occhi sbarrati.

- Oh, guarda com’è tardi. Mi piacerebbe giocare ancora un po’ con te, ma non posso. Ciao.- e si dileguò.

- Ehi, aspetta.- le urlò dietro lui, ma non la seguì.

Raggiunse ansimando la fermata del tram ancora una volta; quella volta se l’era vista proprio brutta.

Era riuscita ad evitare le spiegazioni, ma sapeva di avergli messo la pulce nell’orecchio e che prima o poi avrebbe dovuto rispondere a quella domanda che il vampiro le aveva posto.

Quando arrivò a casa che erano quasi le undici.

- Mamma, sono a casa.-

- Sarah! Ti sembra questa l’ora di rientrare?- le chiese lei, un po’ preoccupata.

Pensò attentamente a cosa rispondere: certo non poteva dirle che aveva appena combattuto contro un vampiro. Il vampiro dei suoi sogni, per essere più precisi.

- Hai ragione, mamma, scusami. Sono uscita con alcuni amici dell’università e mi sono dimenticata di avvisarti.-

- D’accordo tesoro, ma cerca di avvertirmi, altrimenti sto in pensiero.-

- La prossima volta lo farò, mamma, promesso.- le disse, dandole un bacio.

Andò direttamente in bagno, gettandosi subito sotto l’acqua calda della doccia: il combattimento con Spike l’aveva sfinita.

Tornata in camera, si stese sul letto a riflettere: Spike esisteva veramente, non era solo frutto della sua immaginazione, e nemmeno una prima avvisaglia di un esaurimento nervoso.

Lui era vivo e vegeto; bè, non proprio vivo, ma reale.

Sorrise, ripensando alla lotta; ora era sicura che non aveva alcuna intenzione di ucciderla.

Anche perché, se solo ci avesse provato, l’avrebbe messo al tappeto con facilità, pensò, ridendo al pensiero del Big Bad messo alle strette.

Come la sera prima, si addormentò senza difficoltà, mentre una nota testa bionda, popolava i suoi sogni.

  
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