Cap. 2 Il Big Bad al
tappeto
Ancora
immobile davanti a quella “visione”, Sarah non riusciva a muovere nemmeno un
muscolo, le gambe erano ormai intorpidite dall’assenza di movimento.
Spike, dal
canto suo, sembrava stupito quanto lei nel sentir pronunciare il suo nome da
quella ragazza; chi era? Come faceva a conoscerlo? Che l’avesse già aggredita
in passato?
Erano tutte
domande che avrebbe voluto rivolgerle, ma non gli fu
possibile; dopo essersi ripresa dal momentaneo shock, la giovane lo mise al
tappeto con un’abile mossa di arti marziali.
Con il fiato
corto e lo stupore ancora evidente sul suo bel viso, rimase ad
osservare il vampiro che, dopo un primo momento di sbigottimento per quella
reazione, si era rialzato, tornando al suo volto umano.
- Ci conosciamo?-
le chiese il biondo, osservandola piegando la testa da un lato.
La guardò
attentamente mentre si sistemava lo spolverino: era davvero carina con i
capelli biondi che le cadevano sulle spalle e quegli occhi azzurri, così penetranti,
ma era sicuro quasi al cento per cento di non averla mai vista.
- Si… cioè no…
cioè, io conosco te, ma tu non conosci me…-
Spike continuò
a fissarla, con un sopracciglio alzato, per poi riprendere la sua aria
strafottente.
- Bè, sono
molto famoso…- commentò lui, avanzando verso di lei; senza pensarci due volte,
Sarah girò sui tacchi e si allontanò correndo.
Lui non la
fermò, e non sentì nemmeno che la stesse seguendo; raggiunse
la fermata del tram più vicina e vi salì appena passò.
Si appoggiò ad uno dei finestrini ansimando e cercando di riprendere
fiato dopo la corsa; non sapeva perché fosse scappata, sentiva che Spike non
aveva brutte intenzione… da quando aveva avuto la storia con Buffy lui…
Ma che razza di discorsi sono? Sto delirando. Eppure non mi sembra di avere la febbre. penso,
posandosi una mano sulla fronte.
Si voltò,
guardando fuori dal finestrino e osservando il traffico di Los Angeles che
scorreva davanti a lei, mentre ascoltava i battiti del suo cuore tornare
regolari; aveva subito troppe pressioni tutte in una
volta.
Ma ciò che le
aveva fatto rischiare l’infarto era stato ritrovarselo lì davanti, in carne ed ossa; non era possibile che avesse incontrato Spike.
Lui era un
personaggio inventato, così come i vampiri…
Eppure quelle zanne erano così reali. si ritrovò a
pensare.
Finalmente
arrivò a casa: salutò distrattamente la madre e salì in camera sua, buttandosi
sul letto a riflettere.
Come poteva
aver incontrato Spike, William il Sanguinario, il vampiro?
Mille domande
le riempivano la mente, ma non aveva una risposta razionale a nessuna di
queste.
Le sue
riflessioni furono interrotto dalla stanchezza, che
prepotente la invase, facendola crollare con ancora i vestiti addosso.
La mattina seguente
si svegliò stranamente riposata; si sentiva bene, era una vita che non riusciva
a farsi una dormita decente.
Si vestì
velocemente e dopo una rapida colazione, uscì di casa
avviandosi verso la fermata del tram.
Non aveva
dimenticato gli avvenimenti della sera precedente e se il suo era stato solo un
sintomo dalla crisi imminente, voleva scoprirlo.
Continuò a
riflettere sull’accaduto tutto il giorno, tanto che quasi non si accorse delle
lezioni a cui si spingeva come un automa
Finalmente
arrivarono le sei e trenta, così lasciò velocemente la facoltà, dirigendosi
verso casa e percorrendo le stesse strade della sera prima, sperando con tutto
il cuore che Spike, o chiunque fosse, spinto dalla curiosità o dalla fame,
notasse la sua presenza.
Si
inoltrò in un
vicolo buio, forse lo stesso, forse un altro, non lo sapeva, ma camminò
tranquillamente, come se stesse facendo una semplice passeggiata.
Finalmente
sentì l’atteso un fruscio alle sue spalle, fin troppo rumoroso per trattarsi di qualcuno che non voleva farsi scoprire.
- Fatti vedere, Spike. Non mi spaventi più, mi spiace.-
Il diretto
interessato uscì da dietro l’angolo, con il suo solito sorriso strafottente e
lo spolverino che si muoveva al vento.
- Sembri quasi
un vampiro.- la prese in giro lui, avvicinandosi alla ragazza.
- Semplicemente
ero preparata.- disse incrociando le braccia.
Spike rimase
impietrito per una frazione di secondo: quel gesto… così simile a…
Anche Buffy
incrociava le braccia al petto con lo stesso movimento fluido.
- Hai
intenzione di rimanere lì a fissarmi tutta la sera?- lo risvegliò la giovane,
mentre Spike la rimetteva a fuoco.
- No. Pensavo
solo che è un peccato tu non sia un vampiro. Avremmo
potuto divertirci insieme. Ieri sera ho visto che ti sai muovere bene; è
passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho lottato come si deve. Dopo un
po’ i muscoli cominciano ad indolenzirsi. - le propose
riprendendosi.
Stranamente
quella ragazza non sembrava avere paura di lui: chi era, in realtà?
- E perché non
potremmo combattere, di grazia? Credi non sia all’altezza?-
- Dolcezza,
sono un vampiro.-
Dolcezza?
- Ma dai? Sul serio? In effetti le
zanne mi avevano suggerito una cosa del genere.- lo prese in giro Sarah.
- Come preferisci.
Sei pronta?-.
- Io sono nata
pronta.- gli rispose sorridendo.
Spike l’attaccò, rapidissimo, ma lei schivò il colpo, cercando poi
di colpirlo a sua volta.
Lottarono per
qualche minuto, mentre nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro; Spike
rimase stupito dalla sua abilità.
Grazie al cielo le mie fatiche sono
state premiate, si
disse Sarah, cercando di non distrarsi; adorava le arti marziali fin da quando
era piccola e almeno tre volte alla settimana non
mancava il suo appuntamento in palestra.
Quale occasione migliore per provare le
mie capacità? pensò divertita la giovane.
Con un rapido
calcio, lo mandò a terra, e dopo aver afferrato un pezzo di legno, si mise a
cavalcioni sopra di lui, puntandogli il paletto ad un
centimetro dal punto in cui, più di cent’anni prima, batteva il suo cuore.
- Ehi, ehi, ehi! Buona
gattina. Hai vinto. Ma butta via quel coso.-
Sarah non si
mosse, ma sorrise.
- Il vampiro
cattivo mi sta supplicando o sbaglio?- domandò divertita, tuttavia rialzandosi
e buttando da un lato il pezzo di legno: meglio non provocarlo troppo.
Spike trasse
un sospiro di cui non aveva effettivamente bisogno, poi si rialzò.
- Uff…
accidenti, me la sono vista brutta.-
- Tranquillo.
Non sono una cacciatrice.- lo canzonò, per poi portarsi una mano alla bocca,
cercando di nascondere quello che aveva detto.
- Però
potresti esserlo…- rispose, prima di realizzare ciò
che Sarah aveva detto.
Si
immobilizzò, voltandosi
di scatto verso la ragazza, convinto di aver capito male le sue parole.
- Come fai a
sapere delle cacciatrici?- chiese con gli occhi sbarrati.
- Oh, guarda
com’è tardi. Mi piacerebbe giocare ancora un po’ con te, ma non posso. Ciao.- e si dileguò.
- Ehi, aspetta.-
le urlò dietro lui, ma non la seguì.
Raggiunse ansimando
la fermata del tram ancora una volta; quella volta se
l’era vista proprio brutta.
Era riuscita
ad evitare le spiegazioni, ma sapeva di avergli messo la pulce nell’orecchio e
che prima o poi avrebbe dovuto rispondere a quella
domanda che il vampiro le aveva posto.
Quando arrivò
a casa che erano quasi le undici.
- Mamma, sono
a casa.-
- Sarah! Ti
sembra questa l’ora di rientrare?- le chiese lei, un po’ preoccupata.
Pensò
attentamente a cosa rispondere: certo non poteva dirle che aveva appena
combattuto contro un vampiro. Il vampiro dei suoi sogni,
per essere più precisi.
- Hai ragione, mamma, scusami. Sono uscita con alcuni amici
dell’università e mi sono dimenticata di avvisarti.-
- D’accordo tesoro, ma cerca di avvertirmi, altrimenti sto in pensiero.-
- La prossima
volta lo farò, mamma, promesso.- le disse, dandole un bacio.
Andò
direttamente in bagno, gettandosi subito sotto l’acqua calda della doccia: il
combattimento con Spike l’aveva sfinita.
Tornata in
camera, si stese sul letto a riflettere: Spike esisteva veramente, non era solo
frutto della sua immaginazione, e nemmeno una prima avvisaglia di un esaurimento
nervoso.
Lui era vivo e
vegeto; bè, non proprio vivo, ma reale.
Sorrise,
ripensando alla lotta; ora era sicura che non aveva alcuna
intenzione di ucciderla.
Anche perché,
se solo ci avesse provato, l’avrebbe messo al tappeto con facilità, pensò,
ridendo al pensiero del Big Bad messo alle strette.
Come la sera
prima, si addormentò senza difficoltà, mentre una nota testa bionda, popolava i
suoi sogni.