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Autore: kokylinda2    19/01/2010    16 recensioni
E se gli eventi in New Moon fossero andati diversamente? Se dopo che Edward se ne fosse andato Bella avesse ricevuto una visita inaspettata da parte di sua 'cugina' e lei le avesse svelato che il mondo non era come lo credeva? Edward diceva che lei non apparteneva al mondo del sovrannaturale. E se ne entrasse a far parte? È un New Moon un po’ diverso. Parte da subito dopo che Edward la lascia.
Tratto dal primo capitolo:
'Fece il punto della situazione: era appena stata lasciata dal vampiro che amava, poi trovata in mezzo alla foresta da sua cugina Gabriella, che aveva solo recentemente conosciuto, portata in California in un nanosecondo, e adesso si stava dirigendo verso una certa 'Antica Signora' con il dono del ‘Risveglio’, scortata da dei Cinghiali Mannari.
La sua vita poteva essere più strana di così?' - Edward/Bella
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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5- Smettere di Esistere

Perdonatemi per il colossale/madornale ritardo, ma ho avuto troppo da fare con altre storie e non ho potuto aggiornare! Mi dispiace tantissimo! Ringrazio vivamente per le recensioni, userò i vostri consigli. Spero vi piaccia il capitolo! (p.s. è solo una fic, così ho deciso di inventarmi un paio di cosette)

Mitika81: grazie per il consiglio, vedrò si usarlo in qualche modo, cercando di farlo combaciare con la storia! Mi fa piacere che ti piaccia, un bacio, fammi sapere che ne pensi!

Vale_Tvb: grazie per il commento, l’ho davvero apprezzato. Mi spiace, ma non so con che frequenza aggiornerò. Ho tante di quelle storie da scrivere, dipende da quando mi viene l’ispirazione! Penso una volta ogni una o due settimane. XD mi dispiace, ma spero che ti piaccia il capitolo!

Rodney: grazie per la recensione, mi ha fatto piacere sapere che ti piace la fic. Perdonami per il ritardo, ma non ho potuto scrivere prima. Spero che il capitolo ti piaccia!

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Capitolo 4

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Autoritratto ( pov Bella )

Questo è tutto quello che so per certo:

Io salto giù dalle cose. Salto anche sopra le cose (a volta) e dentro le cose (spesso). Mi capita di sbucciarmi le ginocchia.

Mi piace il succo d’arancia fresco a colazione. In mia madre c’è una vena di infelicità che non se ne va mai. Questo mi rattrista. Detesto il fatto di non riuscire a superare queste sensazioni, ma è così.

Il mio ex è un vampiro. Non ne ho mai avuto paura. Anche la sua famiglia è di vampiri. Qualche volta sono rimasta intimorita.

Odio aspettare e odio avere paura. Ho deluso un sacco di persone ma, quando riesco finalmente a smettere di pensarci, scopro di amarle ancora con tutto il cuore.

Piaccio ai gatti.

Sto bene con il blu, cosa che mi hanno detto spesso, e anche quando sono in preda al panico di solito riesco a pensare. Mi dicono che da piccola ero gentile con i bambini che gli altri prendevano in giro. Io non me lo ricordo, ma so che i miei insegnanti mi hanno sempre messa accanto agli studenti stranieri.

Mi chiamo Isabella Swan e da bambina ho provato a mangiare un pennarello rosso perché era un colore bellissimo. Se chiudo gli occhi, ricordo ancora il sapore che immaginavo potesse avere.

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Brutta notte e sogni da schifo

(Ora dei Sogni d’Oro)

Bella era nella sua camera, sdraiata sul letto di legno, persa nei suoi pensieri. Era ormai notte fonda.

Poche ore prima, a cena, le era stata finalmente detta la verità; adesso sapeva. Si rigirò nelle pellicce e cercò di prendere sonno, ma non ci riusciva. Chiuse gli occhi e si impose di dormire, ma stranamente non sentiva il bisogno di riposarsi.

Era convinta che Gabriella avesse solo cercato di spaventarla quando l’aveva riaccompagnata nella stanza.

Flashback

Avevano appena finito di discutere e Gabriella la stava guidando attraverso il labirinto di corridoi dell’albero, le cui pareti di legno variavano da tonalità di marrone scuro a più chiaro. Arrivarono sull’uscio della porta e Gabriella fece un passo di lato per farla entrare.

“Riposati,” le ordinò Gabriella severa, guardandola con i suoi occhi verde erba mentre Bella si sedeva sul letto. “E rimani in questa stanza,” aggiunse pensandoci, “Potresti sentire degli strani suoni: ignorali. Sei assolutamente al sicuro finché rimani tra queste mura.”

“Che genere di suoni?” chiese Bella, un po’ spaventata.

Gabriella si fermò un attimo a riflettere, “Grida, forse. Ululati di animali. Oh, e risate,” poi la vampira sorrise, “Credimi, non ti piacerebbe scoprire che cosa sta ridendo,” disse, e aggiunse con una punta di ironia: “Sogni d’oro.”

Fine Flashback

Si, l’aveva detto solo per spaventarla. Insomma, cosa ci poteva essere di tanto pericoloso?

In un’ora, scivolò in uno stato di dormiveglia: si stava riposando, ma allo stesso tempo i suoi sensi erano in stato di allerta, ormai risvegliati. Sentiva tutto ed era cosciente di ciò che succedeva intorno a lei. Era anche in grado di formulare pensieri coerenti.

E realizzò con una strana morsa allo stomaco che ora che i suoi sensi erano risvegliati, non sarebbe mai più riuscita a dormire. O sognare.

Aprì gli occhi di scatto e si portò a sedere sul letto. Forse avrebbe fatto meglio a fare due passi.

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Animali del Cretaceo

(Ora della creatura venuta per mangiarmi)

L’albero era immerso nel buio, tranne per un paio di cristalli sparsi che emettevano luce bianca. Bella attraversò le diverse stanze circolari, con calma, senza mai farsi vedere. Si fermava ogni volta che stralci di conversazione in lingue irriconoscibili o musiche suonate da strumenti imprecisabili aleggiavano in un corridoio.

Poi, udendo avvicinarsi una risata stridula e folle, simile a un ululato, s’infiltrò nella prima stanza aperta. La risata si spense poco dopo. Quando si affacciò di nuovo in corridoio, notò che tutti i cristalli di luce si erano offuscati ed emettevano un bagliore rosso sangue.

“Sono felice di non aver visto quello che è passato,” mormorò.

La prima volta che era entrata aveva notato che i pavimenti e le pareti erano più scure, ma man mano che si saliva si facevano più chiare. Si mise a seguire il corridoio che portava al legno scuro.

Poco dopo trovò la porta d’ingresso ed uscì fuori, cominciando a passeggiare. Quel posto era pazzesco. Anche se era calata la notte, grazie ai suoi sensi risvegliati ci vedeva benissimo. La luna splendeva bassa all’orizzonte in compagnia di un numero straordinario di stelle che, insieme alla scia di pulviscolo d’argento avviluppato nelle profondità del cielo, conferivano alla notte una curiosa luminescenza grigiastra. Solo le ombre erano nere come la pece.

Non faceva freddo, ma Bella rabbrividì lo stesso: la notte aveva qualcosa di sbagliato.

“Le stelle sono diverse,” sussurrò. Allungando il collo e osservandole meglio, non riuscì a vedere l’Orsa Maggiore o la Stella Polare. E in più, la notte prima, la notte in cui Edward l’aveva lasciata, era stata una notte di luna nuova. Ma la notte precedente, in quel regno, lei l’aveva chiaramente vista.

Puntò la mano verso il cielo, tremante, accorgendosi che quella non era la sua luna. La superficie era diversa, più liscia. Non c’erano crateri: non vedeva Keplero, Copernico o Tycho.

In quel momento si rese conto che stava guardando il cielo notturno di migliaia, forse centinaia di migliaia di anni prima. Se era stata Ecate a creare quel mondo, allora doveva essere modellato così come se lo ricordava la dea.

In quel momento, un ombra guizzò davanti alla luna, simile a una macchia. Forse era un uccello … solo che l’apertura alare era troppo grande e nessun uccello, poi, aveva un collo e una coda del genere, da serpente.

Immediatamente, Bella cominciò ad indietreggiare. Davanti a lei atterrò una creatura che non era né un uccello, né un rettile, ma qualcosa nel mezzo. Si accovacciò: era alta più o meno quanto un bambino. La luce della luna rifletteva sul corpo screziato e sinuoso, simile a quello di un serpente, e riluceva debolmente sulle ali da pipistrello spiegate, mettendo in evidenza l’ossatura e le vene sottili. Le zampe artigliate si conficcavano nel terreno soffice e una lunga coda sferzava l’aria, dimenandosi avanti e indietro. Ma fu la testa ad attirare la sua attenzione. Il cranio era lungo e stretto, gli occhi molto grandi e rotondi, la bocca aperta e piena di centinaia di piccoli denti bianchi.

La guardò piegando la testa di lato, aprendo e chiudendo la bocca. Con un saltello la creatura si avvicinò a lei. Sentì un rumore alle spalle e una seconda creatura, perfino più grossa della prima, spuntò dal cielo notturno.

Forse sono vegetariani, pensò Bella. Ma osservando i denti, capì che si sbagliava. Erano pterosauri. Un terzo pterosauro spuntò e in poco tempo, la ragazza si trovò circondata. Le tornarono in mente le parole di Gabriella e si pentì di esser uscita. Per la miseria, stava fronteggiando una creatura del Cretaceo!

Cercò di concentrarsi, di utilizzare un po’ di magia.

“Indietro! O … o sarò costretta a farvi del male,” li minacciò Bella a vuoto, cercando di non far tremare la voce.

E perché vorresti fare una cosa simile?” le parole erano pronunciate con uno strano accento, tutt’altro che fluido, “Non siamo tuoi nemici.

Bella ci mise un po’ per capire che a parlare era stato lo pterosauro di fronte a lei.

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Ritorno all’Albero

(Ora del can che abbaia ma non morde)

Gabriella stava aspettando di fronte alle enormi porte aperte dell’albero quando Bella ritornò. Uno pterosauro la seguiva a saltelli, mentre altri volteggiavano in cerchi così bassi che il battito d’ali alzava mulinelli di polvere intorno alla ragazza. Bella non aveva detto niente, ma sapeva, in un modo o nell’altro, che le creature la stavano riportando dentro.

Nella penombra, il volto di Gabriella era di un pallore innaturale. Le sue labbra avevano una piega torva, ma quando le parlò, la voce era studiatamente neutra.

“Vuoi davvero che ti dica quanto sia stato stupido e pericoloso?”

“Volevo solo fare due passi,” si difese Bella mortificata.

“Non puoi farlo,” decretò Gabriella, “Sei stata fortunata ad essere ritrovata da loro.” Poi la vampira scomparve all’interno dell’albero.

Io non mi preoccuperei per Gabriella; can che abbaia non morde,” la creatura aprì la bocca, mostrando i denti, in quella che doveva essere un sorriso, “Era senza dubbio preoccupata per te.” Poi con una breve rincorsa e un saltello, lo pterosauro spiccò il volo.

Entrando dentro, Bella trovò la giovane (se si può dire) vampira ad attenderla. La seguì fino in una stanza circolare vuota, dove Nicholas Flamel la stava aspettando. Era in piedi e le dava le spalle, le mani intrecciate dietro la schiena, lo sguardo fisso fuori, nelle tenebre. La luna stava calando all’orizzonte. Gabriella si portò al fianco dell’Alchimista, incrociò le braccia al petto e si girò verso Bella, il volto una maschera inespressiva.

“Potevi restare uccisa,” disse Flamel in tono sommesso, senza girarsi, “O peggio.” Sospirò, “Beh, possiamo dire che sei stata fortunata, se credi alle coincidenze e al caso.”

“Io non ci credo,” borbottò Gabriella.

“Nemmeno io,” concordò Nick, “Domani, o meglio, tra poche ore, inizierai il tuo addestramento. Gabriella ti insegnerà i principi del combattimento e le basi della magia. Poi ti porteremo dai Maestri degli Elementi,” spiegò in direzione di Bella.

“Gabriella ne è capace?” chiese Bella titubante. Nick scoppiò a ridere mentre la diretta interessata sorrise divertita.

“Forse è meglio che io te la presenti adeguatamente,” cominciò Flamel con una punta di divertimento nella voce, “Gabriella ha istruito ogni guerriero ed eroe leggendario degli ultimi duemila anni. Nella mitologia è nota come la Vergine Guerriera, l’Ombra, l’Assassina dei Demoni, l’Artefice dei Re, la –“

“Oh, chiamami solo Gabriella,” tagliò corto lei, con le guance tinte di rosso.

“Comunque sia, è stato durante uno dei suoi viaggi in Oriente che ha posto le basi a le arti marziali. Ne è lei la creatrice. Dubito che troverai mai qualcuno in grado di tenerle testa,” spiegò Nicholas.

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 Brasile, quella mattina

(Ora del depresso per amore)

Edward Cullen era uno straccio. Solo due giorni prima aveva mentito e lasciato l’unica persona che avesse mai amato. E già se ne pentiva. Ma era stata la scelta giusta, la migliore; infondo cosa importava del suo dolore se Bella fosse stata felice? Scosse la testa dandosi una risposta da solo.

I Cullen erano a Denali. Erano andati lì subito dopo il compleanno di Bella. Lui era rimasto solo per dirle addio e poi si era messo subito sulle tracce di Victoria. Fino a quel momento non aveva avuto molta fortuna, ma le sue tracce l’avevano portato a Rio.

Era difficile rimanere nascosti, soprattutto perché il sole splendeva praticamente ogni giorno. Infatti usciva solo di notte; ma non quel giorno. Quel giorno pioveva a Rio de Janeiro.

Nonostante la dolorosa fitta che sentiva perennemente al petto da quando aveva lasciato la sua amata, fu piuttosto sollevato quando notò che il cielo era nuvoloso e non una traccia di sole era visibile.

Rimase davanti alla finestra della stanza che aveva prenotato, al terzo piano dell’hotel più costoso della città. Perso nei suoi pensieri e nel suo dolore, era a malapena cosciente dello scorrere del tempo.

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Alaska, casa del Clan di Denali. Mattina dopo il Risveglio di Bella

(Ora del Segreto di Alice)

I Cullen erano ancora una volta riuniti.

Alice e Jasper erano da poco tornati dalla loro caccia. Si erano tutti resi conto che c’era qualcosa che non andava. Lo avevano notato dallo sguardo addolorato di Alice e dall’espressione corrucciata di Jasper. Qualunque cosa fosse, però, non erano intenzionati a rivelarla.

“Cos’è successo Alice?” chiese Carlisle preoccupato e scrutandola con apprensione.

La vampira rimase in silenzio, seduta su una poltrona nel salotto della casa dei loro amici di Denali. Irinia, Kate, Carmen, Tanya ed Eleazar avevano deciso di dar loro un po’ di privacy.

Jasper tentò di utilizzare il suo potere per alleggerire le pene della sua compagna. La vide rilassare poco a poco sotto la sua influenza. Alice chiuse gli occhi e sospirò.

“Grazie Jasper,” lo ringraziò piano.

Questo non fece altro che allarmare il resto della famiglia. Adesso Esme aveva affiancato il marito, preoccupata come solo una madre poteva essere. Emmett sembrava prepararsi a una brutta notizia e probabilmente già progettava una vendetta. Rosalie invece si avvicinò soltanto un po’, incuriosita da quello che la sorella avrebbe avuto da dire.

Ma Alice scosse la testa.

“Non è il caso. Non siamo in immediato pericolo, va tutto bene,” cercò di rassicurarli con voce fioca.

Esme aggrottò la fronte preoccupata, “Non devi preoccuparti di ferirci. Noi vogliamo aiutarti,” disse dolcemente.

Jasper decise di difenderla, “No Esme, davvero, non è il caso. Come ti ha detto, va tutto bene.”

La donna si morse il labbro inferiore ma non replicò.

“Ohh, avanti,” insistette Emmett con tono quasi lamentoso, “Non può essere una notizia così cattiva!”

“Edward sta bene?” fu la domanda di Carlisle. Aveva notato che qualunque cosa fosse successa, aveva fatto soffrire quella che considerava sua figlia. Qualcuno doveva esserci andato di mezzo.

Alice esitò un attimo prima di scuotere la testa, “No, sta bene,” affermò con voce convinta.

L’intera famiglia sembrò rilassarsi e rilasciare un respiro che nessuno aveva notato di trattenere. Ma nonostante tutte le loro suppliche, Alice non parlava.

Alla fine decisero di rinunciarci. Se era importante, sarebbe stata lei a parlare.

-

Allenare la mente

(Ora di ritrovare se stessi)

Bella e Gabriella erano in uno spiazzo tra gli alberi, perfettamente circolare, l’una di fronte a l’altra. Il sole era sorto da poco e la sua luce filtrava tra le fronde delle piante verdi che le circondavano. L’erba era corta e ben tagliata, e a separarle c’erano circa undici metri.

“Bene,” cominciò Gabriella calma, “Non posso insegnarti molto sulla magia perché quella non è il mio punto più forte, e voglio che solo i più forti ti insegnino. Per questo, ti insegnerò solo l’arte del combattimento.”

Bella annuì nervosa, “Non farà male, vero?”

Gabriella sorrise, “No, o almeno, non troppo. Potresti fare qualche caduta, ma ora che i tuoi sensi si sono risvegliati e il tuo corpo si è abituato a sopportarli, sarai anche in grado di saltare dal quinto piano di un palazzo e uscirne illesa.”

Bella sospirò di sollievo, “Okay, sono pronta. Che devo fare?”

La vampira inarcò un sopracciglio, “Prima di tutto, sediamoci,” e detto quello di mise a gambe incrociate sull’erba e chiuse gli occhi.

Guardandola scettica, Bella la imitò, “E adesso?” chiese impaziente.

“La pazienza è necessaria. Il tuo corpo è pronto, ma la tua mente no,” le disse la Guerriera, sempre tenendo gli occhi chiusi, “Ti insegnerò a liberare la mente. Per te dovrebbe essere facile, considerando il tuo Dono.”

Bella la guardò sorpresa, “Ho un D-Dono?”

Gabriella annuì, “Molti umani hanno dei Doni, ma sono talmente deboli che non si mostrano. Quando diventano Luntes, spesso però si fanno vedere. Come Alice, che vede il futuro. O Edward, che legge nella mente. Il tuo Dono è semplicemente più forte e si manifestava già da prima. Infatti, se non mi sbaglio, il tuo bel vampiro non riesci ad entrarti in testa. Ora che i tuoi sensi sono risvegliati, dovresti avere un accesso più facile alla tua dote.”

Bella era arrossita, ma questo non le impedì di ribattere, “Qual è il mio Dono?”

Gabriella scoppiò a ridere e la sua risata cristallina risuonò nella radura, “Questo lo devi scoprire da sola. Dovrai trovare te stessa; io posso sola aiutarti a farlo.”

Non comprendendo bene a cosa si riferisse, Bella annuì.

“Bene. Ora basta con le ciance. Dobbiamo allenare la tua mente. Svuotala da ogni pensiero e calmati,” istruì Gabriella in tono pratico.

Bella ci provò. Per i primi secondi fu facile non pensare a nulla, ma poi cominciò, senza accorgersene, a perdersi in pensieri del tipo, ‘il sole mi sta dando fastidio’ o ‘il sedere mi si sta congelando’.

Gabriella sospirò esasperata, non riaprendo però gli occhi, “Non ci siamo. Stai pensando,” la castigò.

“Perdonami, ma non posso fare a meno di pensare. Noi esistiamo finché pensiamo,” fece Bella sarcastica, annoiata dall’essere sempre rimbeccata dalla ‘cugina’.

“E allora non esistere,” per la prima volta da quando si erano sedute, Gabriella aprì gli occhi. Le pupille e le iridi erano scomparse, lasciando i suoi occhi completamente bianchi. Leggermente spaventata, Bella richiuse gli occhi e si sforza di non pensare.

Rilassandosi, Bella ascoltò. Il suo udito sviluppato le permetteva di cogliere i suoni anche più distanti. Sentiva il rumore di un ruscello poco lontano, del vento tra gli alberi, e persino di una colonia di formiche che stava entrando in un formicaio. Una ad una, facendo attenzione a non sbilanciarsi per il peso che trasportavano, arrancavano verso il buco nel terreno, quasi ecciatate.

No, non stava ascoltando le formiche. Le stava sentendo. Non solo col l’udito, ma anche con … la mente. Poteva sentirle mentre vivevano, le loro preoccupazioni, i loro pensieri, le loro emozioni …

Aprì gli occhi di scatto, terrorizzata. Entrata dentro le formiche! Ansimò per un paio di attimi, sentendo le forze venirle meno. Alzando lo sguardo, incrociò quello nuovamente verde di sua cugina. Stava sorridendo.

“Hai smesso di esistere,” affermò compiaciuta prima di alzarsi in piedi.

-

Quel pomeriggio in Brasile

(Ora del cocktail con l’ombrellino)

Charlie Swan era nella sua lussuosa suite al settimo piano con vista sul mare, e guardava tristemente la spiaggia sulla quale quel giorno non si sarebbe potuto abbronzare. Era seduto su un divano morbido sorseggiando un cocktail con dentro un ombrellino di carta.

E pensare che era lì solo da un giorno! Era tutto successo in fretta e faceva ancora fatica a crederci. Il giorno prima, mentre era alla stazione di polizia, aveva ricevuto una chiamata da Bella. Non gli aveva detto molto, solo che voleva che lui si riposasse e si prendesse un periodo di pausa dal lavoro. Le aveva detto che c’era troppo da fare in centrale; lui lì era il boss. Bella lo aveva rassicurato dicendogli che non doveva preoccuparsi, che avrebbe pensato a tutti lei.

E poi aveva sganciato la bomba.

Gli aveva detto di aver già prenotato da un paio di mesi un viaggio di prima classe su un aereo diretto per Rio. Una sorta di regalo di compleanno in anticipo e a sorpresa. Quando gli aveva spiegato i dettagli, inclusi l’hotel a cinque stelle e una carta di credito ben rifornita, aveva pensato che sarebbe stato … scortese mandare tutto all’aria quando lei aveva già preparato tutto con tanta cura.

Così era tornato a casa, prima che lei tornasse da scuola, per fare le valige. Poco dopo Bella lo aveva chiamato dicendo che sarebbe andata a dormire a casa di Angela Weber e che gli augurava un buon viaggio. Era rimasto un po’ deluso dal fatto che non avrebbe potuto salutarla, ma lei aveva già fatto abbastanza per lui, così decise di non disturbarla.

Il volo era stato gradevole, considerando che era di prima classe. Dove Bella avesse trovato tutti quei soldi non lo sapeva, ma era certo che da brava ragazza com’era doveva esserseli guadagnati.

Era arrivato in tempo per ricevere un caloroso benvenuto da parte degli abitanti del posto. A quanto pareva, una donatrice di nome Gabriella aveva fatto organizzare una festa in città, e tra le strade tutti danzavano e celebravano contenti, ricevendo in omaggio regalini e sombreri, per la delizia dei turisti.

E adesso lui era lì, in quella stanza più grande di casa sua, sorseggiando un cocktail a Rio! Scosse la testa e decise che stare chiuso là dentro non sarebbe servito a nulla. In fondo poteva goderselo quel tempo di riposo.

Decise di scendere alla reception e prendere un depliant delle attività che c’erano. Magari poteva fare qualche escursione.

Prese l’ascensore e premette il pulsante per il piano terra. Era al settimo piano. Il pulsante del terzo piano era illuminato; voleva dire che qualcuno al terzo paino aveva chiamato l’ascensore. Charlie attese pazientemente mentre l’ascensore scendeva, pensando alla bella escursione che lo attendeva.

Arrivato al terzo piano, le porte dell’ascensore si aprirono per fare entrare colui che aveva chiamato l’ascensore.

Un ragazzo, bello come un Dio greco, dai capelli ramati e gli occhi dorati. In mano teneva un telefono.

-

 

Il capitolo è un po’ cortino, lo so. Perdonatemi ancora per il ritardo, spero non abbiate tutti perso interesse nella storia! Mi dispiace di lasciarla proprio adesso, sul più bello, ma ahimè, già è tanto se sono riuscita ad aggiornare, perché prima non ho potuto! Fatemi sapere se vi è piaciuto, anche se non è poi successo niente di che.

Mi basta anche un ‘sì, mi piace’ o un ‘no, non mi piace’.

  
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