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Autore: KH4    22/01/2010    6 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon venerdì a tutti quanti!per festeggiare la riuscita di ben due esami mi sono detta "perchè non anticipare l'uscita del tredicismo capitolo a oggi?".Sono così felice,mi sono tolta un peso immondo!!Ringrazio per l'ennesima volta chi recensisce e vi auguro buona lettura!!
 
Beatrix:Dal tuo urlo non avevo capito che ti piacesse Shanks!effettivamente come personaggio è fantastico ma niente potrà sostituire Nico Robin,Sanji e Ace (finalmente Rufy è riuscito a liberarlo dalle manette e a farlo scendere dal patibolo,SIII!YUPPIIIII!alla faccia tua Sengoku!scusa,ora sono io quella con sta dando i numeri e sta saltando sul soffitto,ho sprizzato gioia da tutti i pori al vedere quella bella scena,che mi ha invogliato anche a anticipare l’uscita del tredicesimo capitolo!!).Volevo dirti che Rockstar non l’ho inventato io:è la recluta che viene mandata a consegnare una lettera importante a Barbabianca e che viene rispedita alla base con un “NO” formato maiuscolo.Prima di trattare dell’argomento sono andata velocemente a informarmi e visto che aveva la faccia simpatica mi è sembrato giusto metterlo con tutti gli altri.Ti dico che sarà una cosetta tranquilla,anche perché tra le due ciurme non saprei dare un vincitore,anche se statisticamente Sahnks stravincerebbe senza nemmeno sforzarsi…Ora che mi hai anche spiegato la questione della fict tua e di Yuki aspetto con ansia la sua uscita!ora sono davvero curiosa!!!

Yuki689:Se trattavo del passato dei pirati di picche,Shanks era doveroso metterlo anche perché serviva a me per una particolare scena!Lo so,probabilmente adesso mi lancerai addosso maledizioni ma ti prego aspetta a farlo!Ho aggiornato oggi perché visto il buon esito del mio esame mi ha spinta a scrivere,con la speranza che il mio computer resista ancora fino a mercoledì;se dovesse succedere qualcosa aggiornerò prima ma di una cosa mi sono ripromessa;se devo sopportare la mancanza del  mio amatissimo computer,mio unico sfogo al mondo,allora voglio interrompere la mia momentanea vena creativa con un capitolo che lascerà il segno!Oh,lo farò,eccome se lo farò!(a meno che non lo portino via mentre sono fuori in quel caso sarei ultrafregata…).Ormai che sono nel vivo della fict non posso certo tornare indietro,tanto che continui a ballare!

Maya90:mia cara,detto da te è un complimento ma non credo di potermi definire ai livelli del sommo Oda!(anche se negli ultimi scans mi ha fatto quasi morire di infarto…).Shanks è un parte importante sia nel fumetto che nella mia personale versione e ho cercato di renderla il più accettabile posibile.Non ci sono scontri (quelli verranno a breve) però visto che nei flashback era presente,come potevo non metterlo?mi sono un attimino scervellata per riuscire a render degno omaggio a capelli rossi e speriamo di aver fatto un buon lavoro!!!

MBP:carissima MBP,per rispondere ai suggerimenti di Key chan,Sayuri da prima ti ringrazia e si congratula per il dirompente dinamismo;l’argomento ragazzi è forse uno dei problemi più ostici per ragazze come le nostre protagoniste,che preferirebbero ritrovarsi accerchiate dalla marina con le mani legate dietro alla schiena piuttosto che trovarsi in imbarazzanti situazione a stretto contatto con chi sappiamo noi.L’idea di fare a botte con loro non è cattiva ma visto che l’esito dell’ultima battaglia è stato quello di venire trascinata su una nave per essere nominata automaticamente nuovo membro della ciurma credo sia meglio lavorarci  ancora su.Al posto della sfida a braccio di ferro,li farei volare contro il muro se solo osano mettere le mani dove non devono e come hai detto tu,per le questioni di cuore……ci vorrebbero una serie di miracoli,visto che uno non sembra mai bastare.Passando al capitolo…la litigata tra i due cugini è stata messa durante la correzione.E’ stato un momento di pura ispirazione e l’ho messo senza rifletterci due volte.
 
 
 
“Si sono divisi ancora una volta. La ragazza è rimasta nei pressi del castello mentre il ragazzo si sta dirigendo verso la montagna”

Con gli occhi incollati al cannocchiale, Rockstar continuava ad inviare le informazioni che Yasop gli passava con velocità e ottima sintesi. La concentrazione del cecchino non lasciava vuoto neppure il più piccolo degli spazi ma la stragrande parte di questa però era rivolta al primo dei tre che aveva lasciato il gruppo per appostarsi in una zona poco distante dal palazzo. Era salito in alto per poi mimetizzarsi così bene che adesso non riusciva più a vederlo; solo la sua certezza e l’istinto innato del grande cecchino che era il lui gli stavano suggerendo che il suo simile era nascosto lì e che anche lui li stava cercando.
Vicino a lui, la recluta dalla bizzarra capigliatura rossastra stava ricevendo le ultime direttive prima che la comunicazione si chiudesse.

“Che ha detto Benn?” gli domandò senza staccare gli occhi dal cannocchiale.
“Stiamo sul classico” si limitò a dire l’altro.

Yasop sorrise. Era esattamente quello che il capitano faceva in ogni situazione che non comportava un scontro bellico. Se le cose stavano così, ben presto non si sarebbero più ritrovati sotto la neve a fare le belle statuine.
 
 


Laddove Don si era appostato a pancia in giù, camuffato e col fucile in mano, cominciava a fare un po’ troppo freddo per i suoi gusti. La gelida neve gli pungeva lo stomaco, il vento era leggermente sfavorevole e come se non bastasse, la nebbia sembrava avesse deciso di diventare più fitta a quell’altezza. Nella sua personale tabella del giudizio su cui appuntava, analizzava e infine giudicava il tutto, quello era uno schifo con la “S” maiuscola. Benchè la pazienza fosse il suo forte e che grazie all'esperienza guadagnatasi fosse capace di sopportare qualsiasi terreno gli si presentasse, il nervoso continua a punzecchiarlo fastidiosamente come un bastone invisibile. Non erano tanto le condizioni climatiche a renderlo nervoso ma la consapevolezza di essere osservato da qualcuno senza che quest’ultimo si scoprisse.

Aveva gli occhi di un estraneo puntati addosso e se i suoi calcoli erano esatti, quel qualcuno doveva essere un bravo cecchino se riusciva a fargli salire il nervosismo tanto da rizzargli i peli delle braccia. Anche se giocava nel suo territorio, Don era certo che non sapesse di preciso dove si trovasse e questo gli permetteva di recuperare punti. L’intera zona ormai era stampata nella sua mente come un mappa che veniva sondata mnemonicamente, alla continua ricerca di un qualche elemento che nella realtà fosse cambiato ma a parte il clima e la neve che continuava a scendere, pareva non ci fosse nessuna novità e questo non poteva che significare una cosa nella sua personale tabella del giudizio: doppio schifo.

Che accidenti! Datemi un cenno di vita, vi costa così tanto?! Finirò per mettere le radici! Pensò.

E gli stava venendo pure fame. Non gli sarebbe dispiaciuto avere tra le mani una quelle belle lucertole allo spiedo che si era mangiato l’altro giorno. Forse con la pancia piena il suo umore sarebbe staro meno incline a sbottare contro sè stesso.

Improvvisamente, dopo tanto silenzio, avvertì qualcosa.

Un rumore. Secco, rapido, appena udibile. Un ramoscello spezzato? Poteva essere ma Don non ne era convinto a sufficienza. Stavolta anche gli occhi lo aiutarono; qualcosa appena sotto di lui si era mosso. Da dov’era non riusciva a vedere altro che gli alberi muoversi e lui, se solo compiva il benchè minimo passo sbagliato,era spacciato. Silenziosamente, scivolò giù dalla sporgenza per passarne a una più coperta.
Udì di nuovo quel rumore.

No, ora ne era sicuro: non era il rumore di un ramoscello che si spezzava. Quello, anzi quelli, erano passi, passi che scricchiolavano sotto la neve e la comprimevano ma c’era di più: un secondo rumore che era stato coperto da quei passi. Capì che la sua presenza era stata accertata al 100% ma intuì anche che chi stava arrivando da sotto, non era che una semplice esca. Sorrise e nel chiudere gli occhi si concentrò al massimo delle sue capacità. Poi, finalmente pronto, aprì li velocemente e con agilità felina si girò indietro puntando il fucile sopra di lui. Sulla sporgenza dove aveva sostato per la maggior parte del tempo, c’era un altro fucile che lo teneva sotto tiro, esattamente come lui stava facendo con chi si trovava più in alto.

“Mi hai scoperto. Complimenti” si congratulò l’uomo in alto.
Don sorrise beffardo “Non mi va di ammetterlo ma se non ci fosse stata la nebbia mi avresti ucciso all’istante”
“Anche tu avresti potuto ma ritieniti fortunato a non avermi come nemico, per ora”replicò l’uomo abbassando il fucile.
 
 
 

Il palazzo di ghiaccio era di uno splendore unico: imprigionato sotto quelle lastre di ghiaccio dalle luccicanti tonalità di blu e azzurro, assomigliava in tutto e per tutto a quelli delle favole che venivano raccontate alla bambine per farle addormentare. Sayuri l’aveva osservato bene, ci aveva girato intorno più e più volte  ma senza trovare alcuna via d’accesso; il portone principale era chiuso dal ghiaccio, così come le altre entrate secondarie e le finestre anche se gran parte d’esse erano troppo piccole perché lei ci potesse passare. Cercare di usare la forza sarebbe stato pericoloso con tutta quella neve e con la montagna proprio dietro l’angolo non era il caso di provocare una valanga. Nell’abbassare il cappuccio del cappotto, scrollò i lunghi capelli, liberandoli e lasciando che prendessero un pò di aria. Se nei pressi dell'edificio non aveva trovato un solo indizio, non le restava che controllare il lago.
Scese il minuscolo pendio che conduceva alla ex
spiaggia d’erba e lì potè ammirare da più vicino quella natura immobile color perla. Non era molto grande ma suscitava comunque un'innata serenità seppur l'angoscia per il triste destino dell'isola aleggiasse come una musica malinconia e soffusa. Notò la presenza di qualche panchina di pietra sotto gli alberi sommersi dalle neve ma nel non vederci nulla di utile, prosegui con la sua ricerca: tastò il terreno in cerca di un passaggio, controllò gli alberi per vedere se ci fossero delle cavità o che alcuni rami fossero spezzati così da provare la presenza di qualcun altro, compì praticamente ogni genere di controllo che le veniva in mente ma il risultato non cambiava: non c’era niente.

Che sfortuna. Spero che Ace sia riuscito a trovare qualcosa. Pensò con lieve velo di delusione dipinto sul volto.

Non rimaneva che la montagna da controllare e il capitano era andato da solo come tutti loro.
Bonz e gli altri non avevano trovato nulla ma per sicurezza, teneva il lumacofono a portata di mano nel caso le cose si fossero smosse. Risalendo la discesa, tornò nella piazza e, decisa a non gettare la spugna, si impegnò in altra perlustrazione dei pochi ruderi rimasti lì attorno. Forse le era sfuggito qualcosa, d’altro canto non era certo infallibile ma ciò non toglieva che quella era la sua zona di perlustrazione e quindi ne era responsabile. Era quasi vicina ai resti delle case quando avvertì finalmente un cambiamento. Una presenza, che richiamò la sua attenzione. C’era qualcuno lì vicino, dentro il suo raggio d’azione. L’ambiente rimaneva immutato e non dava segno di volerla aiutare ma non ce ne era bisogno, sapeva come cavarsela. In tutta tranquillità, continuò a camminare come se niente fosse, ispezionando le rovine ghiacciate senza mai distrarsi, fingendo di non essersi accorta di lui o di qualunque cosa che in quel momento le si stava avvicinando.

Proseguì fino alla fine dell'ispezione del villaggio ma ad un certo punto, non potendo più ignorare il suo inseguitore, perchè già inoltrato nel suo campo, si fermò in mezzo alla neve, voltandosi in direzione del palazzo.

“Chiunque tu sia, vorrei che uscissi dal tuo nascondiglio e mi spiegassi il perchè del tuo pedinamento”
 
 


Vista dal basso, la montagna pareva immensa, smisuratamente larga e difficile da scalare. Ace era lì che si guardava intorno in cerca di un sentiero, qualcosa che lo aiutasse. La neve ricopriva a pezzi la pietra color marrone grigia della montagna, rendendola così scivolosa da impedire ogni tentativo di scalarla. Eliminando l'intenzione di salire sulla montagna a mani nude, si concentrò sulle basi d’essa, dove la coltre bianca si era accumulata maggiormente; c’erano enormi spaccature e tutte mostravano delle rientranze profonde ma a fondo chiuso. A vederle da lontano, parevano inutili ma non appena il moro decise di ispezionarle da più vicino, gli venne in mente un’idea: Shanks il Rosso non era così stupido da lasciare la sua nave a riva dell’isola ne tanto meno risiedere all’interno del palazzo di ghiaccio, anche perché, da quanto constatato, era inaccessibile. No, uno come lui si sarebbe cercato un posto isolato ma comunque agibile per una partenza immediata, un posto che nessuno mai sospetterebbe o proverebbe come minimo a ispezionare. Il più delle volte alcuni elementi naturali tendevano a ingannare i sensi e in quel momento Ace si trovava davanti ad una rientranza che se vista da lontano non mostrava altro che il fondo della roccia ma che, se analizzata da più vicino, mostrava un passaggio nascosto sulla destra, che portava esattamente all’interno della montagna. Sorrise soddisfatto nello scovare quell'antro segreto che si dilungava all'interno della montagna proprio come fosse una galleria.

Senza esitazione, ci si addentrò, facendosi luce con una piccola fiammella prodotta dal suo stesso dito indice; l'umidità lì era molto forte, con tanto di pareti gocciolanti che rimbombavano per via dell'eco. Più avanzava, più il sentiero si faceva largo: continuò così per un pò,fino a quando non si trovò di fronte ad un bivio.

“Grandioso. Da che parte?” si domandò sollevando il cappello per vedere meglio.

Doveva immaginarselo che trovare il nascondiglio dell’imperatore rosso non sarebbe stato facile. Fin lì gli era andata bene ma adesso che strada doveva scegliere?
Osservò per un po’le possibili vie, poi quando stette per andare a sinistra, notò qualcosa di insolito: sulla parete di destra c’era un segno a forma di freccia inciso nella pietra. Con sguardo accigliato,Ace si avvicinò. Che fosse una trappola? Possibile, lui era un estraneo lì ma d’altronde quella freccia poteva indicare sia la via giusta che quella sbagliata e considerando che il suo senso dell'orientamento era molto scarso,imboccò la strada consigliata. Una trentina di metri più avanti, si trovò nuovamente a dover scegliere fra tre vie e seguì la freccia stampata al centro.

Uhm, è troppo facile...meglio stare attenti.

Era impossibile che fosse arrivato fino a lì senza essersi imbattuto in qualcuno. Con gli occhi puntati in più direzione, Ace proseguì tenendo la testa dritta davanti a sé ma con più prudenza di prima. La sua mente lavorava su un ipotesi piuttosto plausibile ma gran parte del suo io era concentrato a seguire le indicazioni; in principio non le avrebbe prese in considerazione ma se ciò che pensava era corretto, allora non aveva altra scelta se non quella di camminare in quella via per alla fine arrivare nel posto designato.
Proseguì dritto per almeno una decina di minuti, quando, nel dirigersi verso il prossimo bivio scorse qualcosa di nuovo che lo spinse a fermarsi e a indurire il suo sguardo: una figura umana lo stava aspettando con la schiena appoggiata al muro e le braccia conserte. Come accortosi della sua presenza, si voltò verso di lui e l'opzione di tornare indietro fu definitivamente cancellata ma anche se non ci fosse stato nessuno, di certo Ace non sarebbe tornato sui suoi passi. Da come era messo,sembrava che quell’individuo stesse aspettando proprio lui e non appena gli fu abbastanza vicino da illuminarne il volto con la sua piccola fiamma ne ebbe la conferma.

Era un uomo sulla trentina, incredibilmente alto e con lunghi capelli scuri legati in una coda bassa, fatta eccezione per un sottilissimo ciuffo che gli ricadeva sul viso. Da come sorrideva,non pareva affatto avere cattive intenzioni.

“Vedo che hai trovato il passaggio, complimenti” gli disse staccandosi dalla parete “I tuoi amici sono più avanti insieme a noi. Ci stanno aspettando”

Ace lo guardò dubbioso ma volle comunque dire il perché della sua presenza lì.

“Voglio solamente parlare con Shanks il Rosso. Nient’altro”
“Ah, ma sappiamo che non volete attaccarci” lo assicurò tranquillamente “Lo abbiamo capito subito non appena siete arrivati”

Benn Beckman era un uomo estremamente intelligente e non a caso era il vice capitano. Appariva come un uomo calmo, pronto a divertirsi e a combattere quando la situazione lo richiedeva ma il più delle volte preferiva un buon boccale di birra ad una spada o una scazzottata. Ace gli camminava a pochi passi di distanza sempre facendo luce e si chiedeva se davvero i suoi amici si trovassero lì come gli aveva appena detto l’uomo. Benn si era limitato a dirgli l'indispensabile e nel condurlo alla base, si divertiva a giocherellare con lo stuzzicadenti di legno che masticava nell'angolo della bocca.
Si inoltrarono ancor di più nelle viscere della montagna, in canali dalle svariate dimensioni e il moro potè vedere con i suoi stessi occhi la presenza di altri passaggi da cui spiravano leggere correnti fredde. Evidentemente quello che aveva scoperto, non era l’unico accesso al covo.

“Ace!”
La voce di Bonz fu la prima che udì nel giungere in un’area di ritrovo, dove tutta la sua ciurma era radunata.

“Ehi, ragazzi, è arrivato il capitano!” la ciurma si sentì ancora più sicura nel vederlo intero, sentimento che venne contraccambiato dal capitano.
“Ace, sei arrivato” si aggiunse una voce femminile.

A parlare stavolta era stata Sayuri. La vide lì davanti insieme a Bonz e a Don. Il suo volto rifletteva un espressione rincuorata. Erano stati portati tutti lì quando si erano divisi ma nessuno di loro era ferito o svenuto e questo lo rassicurò.

“A quanto ci siamo tutti” disse il medico-cecchino accertando la sua presenza.

L’intera ciurma dei pirati di picche era stata condotta in quella che doveva essere l’entrata principale del covo; si trattava di una caverna circolare, molto ampia e dal soffitto alto, dove oltre a loro sedevano altre persone: Yasop, che aveva tenuto d’occhio Don, Rockstar, che aveva pedinato Sayuri per poi essere scoperto in flagrante e infine Lucky You che si era premurato di recuperare il grosso della ciurma. Esteticamente differivano tutti e tre: il cecchino vestiva in modo semplicissimo, con pantaloni scuri e giacca pesante appositamente contro il freddo; i capelli biondo sporco arricciati bislaccamente ricadevano ai lati della testa, tranne per qualche ciuffo che copriva il suo nome stampato in testa. Rockstar, la recluta, era decisamente il più eccentrico: indossava un lungo cappotto blu scuro ricoperto da bizzarri gingilli di ferro ma nulla di quella ferraglia che portava sembrava sufficientemente bislacca come la sua pettinatura rosso fuoco e le labbra gonfie, contratte in un sorriso forzato; sembrava gli fosse esploso un petardo in testa mentre l’altro ufficiale in seconda, Lucky You come fisionomia era identico a Bonz, forse con un paio di taglie in meno; sorrideva allegramente, col sorriso che gli partiva da un orecchio e arrivava all’altro e guardava gli ospiti da dietro i suoi minuscoli occhialetti. Il verde e il bianco dei suoi abiti sembravano fondersi in un unico colore ogni volta che si muoveva.

“State tutti bene?” si accertò il moro.
“Si, non c’è nessuno ferito” rispose Sayuri a nome di tutti.

Era bello vedere che non era successo nulla, almeno fino a quel momento. La parte interessante arrivava in quel momento. I presenti morivano dalla voglia di sapere che cosa avesse spinto il loro capitano a cercare un imperatore che non fosse Barbabianca ma per loro sfortuna non l’avrebbero saputo, visto che a loro sarebbe toccato aspettare lì fino alla fine del colloquio. Don e Bonz discutevano su qualcosa a bassa voce, mentre Sayuri guardava in direzione della scala scolpita nella pietra che portava ad un piano superiore. Quando vide Benn chiamare Ace e dirgli che se voleva vedere il capo doveva seguirlo, prese un profondo respiro come per scacciare la tensione e ci riuscì. Nell'osservare il capitano dirigersi verso le scale, non provò nulla di sgradevole.
Evitò di salutarlo con frasi del tipo “buona fortuna” o “fai attenzione” perché tanto ormai era certa che Ace non corresse alcun pericolo, però... non poteva fare a meno di ignorare quella strana sensazione che si stava espandendo per la stanza: era invisibile e non provocava alcun movimento ma era lì ed era discretamente potente, come trattenuta. Non le occorse molto per riconoscere la natura di tale entità, poichè anche lei era dotata di quella forza...

“Ehi, che ti prende?!”

Voltandosi di colpo, la ragazza vide che un suo compagno era caduto a terra. Il gruppo lo accerchiò e Don gli fu subito vicino per verificare che non fosse stato colpito alle spalle ma nel non trovare alcuna ferita, tranquillizzò il resto della ciurma. Sarebbe finita lì se soltanto altri due di loro non fossero crollati come il primo.

“Ma che succede?!”
“State tranquilli, hanno solo perso i sensi. Succede se non si ha uno spirito forte” spiegò lei.
Non dobbiamo dimenticare che non ci troviamo nel covo di un qualunque pirata. 

Ciò che aveva fatto svenire i suoi amici, non era altresì che l’haki emanato da una persona così influente e decisa che Sayuri riusciva a percepire come Shanks il Rosso: anche se lei si destreggiava nel suo utilizzo, non poteva non provare fatica nel mantenersi calma e ferma. Don accusava un leggero mal di testa mentre Bonz era seduto a terra con occhi lunatici,quasi fuori dalle orbite. Non c’era ombra di dubbio: esisteva solo un haki capace di far perdere i sensi in quella maniera ed era quello appartenente alla tipologia del re, la più rara, forse la più temibile al mondo, perché il solo sguardo - o la voce- della persona o che ne era dotata poteva scatenare un potere tanto devastante da distruggere un intera nave. Non c’era confronto con il suo, era già tanto che non accusasse alcun malessere.

E’ incredibile. Non credevo che la sua ambizione fosse così potente e dire che non è nemmeno presente su questo piano...

Rivolse ancora un volta gli occhi alla scalinata. Probabilmente anche Ace doveva essersi accorto di quella forte emanazione ma se era andato avanti significava che stava andando tutto bene. Il dubbio insito in lei la spingeva a chiedersi perché il ragazzo aveva voluto a tutti i costi incontrarlo; c’erano tante risposte al riguardo ma quasi tutte erano scontate, senza contare che fin dall’inizio la loro presenza lì non era a scopo bellico.

“Mi domando cosa voglia chiedergli...” mormorò lei.
“Non lo so, a me basta che quel dannato di un Rosso la smetta di sprigionare il suo haki prima che la testa mi scoppi!” sbottò Don nel massaggiarsi le tempie. 
 
 


Parte della montagna era stata scavata tempo addietro dagli abitanti dell’isola per scampare al gelo calato senza preavviso sul loro territorio ma non essendo capaci di sopravvivere senza gli adeguati mezzi, avevano lasciato quel progetto e deciso di cercare una nuova casa altrove, dove il clima non fosse così tremendamente rigido. Pochissimi lo sapevano e Shanks il Rosso rientrava tra quelli, tanto che aveva approfittato della situazione per trasformare Yukiryu nel suo Quartier Generale. Suonava assurdo come Ace fosse riuscito a trovare l’entrata così facilmente mentre altri invece avevano dovuto sudare sette camice solo per tornare a casa a mani vuote.

“Non credere che sia così facile da trovarci. La Marina potrà anche impiegare tutte le forze a sua disposizione ma non è abbastanza armata di pazienza per trovarci. Controlliamo l’isola ventiquattrore su ventiquattro e inoltre la montagna è un autentico labirinto da cui è impossibile uscire se non si conosce mnemonicamente il percorso. Le frecce che hai seguito le ho tracciate io. Abbiamo capito subito che non eravate nemici e se mai lo fosse stati, non sareste qui, credimi” gli aveva spiegato il vice.

La scelta di un posto isolatissimo era perfetta se non si voleva rogne dai piedi e il fatto che controllassero così minuziosamente il posto, era un’ulteriore prova di quanto l’imperatore ci tenesse a essere lasciato in pace. Ora che ci pensava attentamente, lui aveva si seguito le frecce ma non aveva ignorato gli innumerevoli cunicoli che aveva sorpassato come niente fosse. Se Benn non lo avesse guidato, a quest’ora starebbe ancora girovagando senza meta all’interno del labirinto di pietra. L’ultimo piano della montagna non si trovava in cima ad essa ma poco più in alto del mezzo; per arrivarci bisognava fare un tratto all’esterno della montagna. Quando Ace raggiunse la caverna, con alle spalle la neve che aveva ripreso a scendere,avanzò di qualche passo prima di fermarsi definitivamente. Alcuni uomini erano seduti ai lati della caverna,con le gambe e le mani incrociate e gli occhi chiusi.
Shanks il Rosso era seduto in fondo nella medesima posizione ma col mantello nero che gli copriva le spalle e in modo particolare la parte sinistra del corpo, dove mancava il braccio.
Ace non provò nulla nel vederlo, era esattamente come gli era stato descritto tante volte da Rufy: un uomo sui trentasette anni, di media altezza,dai capelli scarlatti quanto il sangue e con una tripla cicatrice a sfregiargli l’occhio sinistro. Al suo fianco, vicino al braccio rimasto, c'era la sua spada. A vederlo così, chiunque avrebbe dubitato del suo titolo eppure lui era uno dei quattro imperatori e quando levò gli occhi verso di lui,Ace riuscì ad avvertire il suo potere, il suo carisma trapassargli il corpo. Anche nel salire aveva avvertito il suo haki e se non fosse stata per la sua determinazione, come minimo sarebbe rotolato già dalle scale investito da quella potente corrente priva di calore.

“E così...”cominciò con voce bassa, quasi stanca “Volevi vedermi”

I suoi occhi non tralasciavano alcuna incertezza.

Mi sta scrutando, pensò Ace. In quel momento, si sentì più osservato come non mai, da uno sguardo che avrebbe potuto farlo volare giù dalla montagna se soltanto avesse impresso più potere alla sua volontà. Anche Sayuri nel loro primo scontro l’aveva fatto ma non così incisivamente. Lei e Shanks stavano su due piani totalmente diversi, ma questo non significava che non avrebbe spicciato parola.
Alzò le mani in segno di resa ma solo per cercare di fargli capire che la ragione per cui era venuto non era ostile.

“Aspetta, non sono qui per combattere contro di te. Voglio solo porgerti i miei ringraziamenti” s’affrettò a dire.
Il Rosso parve smuoversi dal suo torpore “Ringraziarmi? E per che cosa?”

Era logico che non sapesse chi fosse visto che non si erano mai incontrati prima, nemmeno quando lui era rimasto per un anno intero sull’isola di Foosha. La ragione personale che aveva tenuto nascosto ai suoi compagni riguardava un fatto risalente a quando il rosso si trovava proprio sull’isola: man mano che Ace glielo raccontava, lo sguardo di Shanks recuperava vigore e vivacità, fino a farlo sorridere per la felicità.

“Non ci posso credere! Allora tu devi essere Ace!” esclamò ora del tutto sveglio “Rufy mi parlava spesso di te!”
“Lo stesso faceva come me nei suoi confronti. Ci tenevo a ringraziarla personalmente per aver salvato la vita a mio fratello”

Shanks scoppiò a ridere, destando anche i suoi compagni mezzi addormentati.

“Non immaginavo che un giorno avrei incontrato il fratello maggiore di Rufy!” esclamò nell’alzarsi in piedi “Qui bisogna festeggiare!”
 
 


Tra le tante caverne a disposizione, la Grande Sala di ghiaccio era la più adatta per tenere una festa. Di forma circolare, come tutte le altre,si differenziava dalle altre per le parete azzurrognole brillanti e si innalzavano fino in cima,dove si era creato un lampadario di stalagmiti trasparenti che illuminavano l'antro con fasci blu e bianchi. Appena era stata pronunciata la parola “Festa”, i calici di birra erano stati levati in aria insieme ad altri alcolici e a cibarie sbucate fuori dal nulla, come l’intera ciurma di Shanks il Rosso. Entrambi gli equipaggi festeggiavano come se fossero amici di vecchia data, cantando e improvvisando sulle note. Seduti su delle casse vicino all’entrata, Don e Sayuri erano gli unici che si astenevano a non cimentarsi in gare di bevute o altre competizioni tipiche di chi voleva festeggiare fino a sentirsi male. Bonz nemmeno ci aveva provato a resistere; si era gettato nella mischia insieme a Lucky You e poi non si era più visto.

“Pazzesco, chi se lo aspettava che Ace avesse un fratello a cui Shanks ha salvato la vita” disse Don buttando giù il dodicesimo boccale di birra.
“Ti aspettavi qualcos'altro, non è così?" gli domandò Sayuri con in mano un semplice bicchiere d’acqua.
L’amico dal berretto grigio bevve un sorso e poi rispose: “Si. Pensavo gli avrebbe estorto informazioni su Barbabianca, qualcosa del genere. Insomma.....” e buttò già ancora un sorso di birra “Ci siamo sorbiti questo freddo assiderante, abbiamo girato per quest’isola come dei pazzi solo perché lui doveva semplicemente ringraziare un imperatore per aver salvato la vita al fratello! Dimmi se non è strano questo!” esclamò. L'effetto della birra stava già agendo sulla sua personalità
“A me non sembra così grave. Non vedo cosa ci sia di strano nel ringraziare una persona e poi da quel che vedo, la faccenda si è bene: stiamo festeggiando e se devo essere sincera, non ricordo di aver girato come una pazza per l’intera isola e nemmeno tu” precisò.
“Era per rendere l’idea! Possibile che non trovi la cosa un po’ assurda?! Oh, già dimenticavo con chi sto parlando, con santa Sayuri! E’ umanamente impossibile rimanere calmi è impassibili davanti a tutto quello che c’è di strano a questo mondo, non ha senso!! Tu non hai senso!” esclamò con denti aguzzi. A quanto pareva, la birra doveva già essere entrata in circolo più di quanto la castana pensasse, se Don si stava scaldando tanto.
“Scusami, ma sono fatta così, non posso farci nulla” si giustificò calma sorridendo con tutta la sincerità di cui disponeva.
“Scusa un corno!” brontolò lui. E buttò già il tredicesimo boccale di birra.

Era inutile. Una partita persa fin dall’inizio! Come si poteva essere così...così....passivi?!

Esclusi gli innominabili dalle otto zampe, Sayuri era sempre così calma, ponderata, gentile,disponibile....una santa! Era praticamente impossibile che un essere umano non si scomponesse nemmeno una volta nella sua vita; lui lo faceva sempre con Bonz ma solo perché quello era capace di portarlo all’esasperazione. E poi parlava con un tono così sottile ed era così buona, che ogni volta che si mostrava felice per qualcosa le si illuminava il viso facendo sentire chi aveva di fronte un verme immeritevole, lasciandolo scioccato e col morale in uno stato caotico
No, non poteva vincere contro di lei, nemmeno riempiendola di insulti anche perché era pur sempre una sua amica.

“Eh eh! certo che quando ti ubriachi cambi proprio personalità. Ma non è un po’ avventato bere tutta quella birra?” gli chiese nel guardare la piccola piramide di calici di legno che si era eretta di fianco all’amico.
“Non rompesce!!” biascicò “Sciono un medico, scindi scio come gescire la sciuazione!” boffocchiò poi con la lingua impastata.(trad: Non rompere! Sono un medico, quindi so come gestire la situazione!)

Se aveva iniziato a mordere le parole significava una sola cosa: era pronto per passare ai super alcolici. Quando Don beveva, mostrava quel lato di sé che teneva nascosto, insieme a tutte le domande, le affermazioni e le opinioni varie che fino a quel momento si era limitato a spargere sotto forma di briciole con la sua indole da svogliato pessimista. Era uno spasso vederlo cambiare faccia, non si poteva non ridere anche se a fine della sbronza tornava il solito di prima, forse quell'attimino più brontolone.

“Comunque, devo dire che inizialmente la pensavo come te” gli confessò lei tornando al discorso di prima “Anche io ero propensa a pensare che volesse chiedergli qualche informazione su Barbabianca”

Non si era scordata del reale obbiettivo del suo capitano. Trovare Shanks il Rosso era stato piuttosto difficile ma andare a scovare il re dei mari in persona sarebbe stato ancora più estenuante. Fece roteare tra le mani il bicchiere, facendo oscillare l’acqua che conteneva. Il freddo dell’isola l’aveva indolenzita nonostante si fosse adeguatamente coperta e lì, per quanto fosse strano, la temperatura era mite, tanto da poter stare anche senza cappotto, guanti o cuffie.

“Va bene, direi che ora poscio ansce ubriacarmi a dovesce….(Trad: Va bene, direi che ora posso anche ubriacarmi a dovere..)” decise Don balzando già dalle casse “ Chiscià com’è il rhum..” si chiese mentre si infilava tra la folla. Evidentemente era così preso a scegliere la prossima bottiglia che nemmeno l'aveva ascoltata.

Sayuri scosse la testa sorridendo. Don sembrava meno pessimista quando si ubriacava ma forse dipendeva da cosa beveva. L’ultima volta si era concentrato unicamente sulle birre e il risultato era stato un continuo borbottio di parole incomprensibili e biascicate, ma almeno aveva dimostrato di saper mettere da parte quel suo caratteraccio per fare baldoria in grande stile. A volte non lo capiva, davvero gli appariva così impassibile? Chissà...

Bene, credo sia arrivato il momento di unirmi alla mischia. Quasi quasi, provo anche...uh?

Stava per scendere dalle casse, quando notò qualcosa su una di esse; tra le tante cose portate lì c’era un pila di giornali che fungevano da informazioni alla ciurma per venire a conoscenza di quello che accadeva all’esterno. Sayuri si chiese come facessero a procurarseli. Si avvicinò ad essi e, nell’allungare il braccio, afferrò il primo della pila e lo sfogliò incuriosita. Era vecchio di una settimana ma poteva esserci qualcosa di interessante. Nel guardare velocemente gli articoli,girò l’ennesima pagina, ma poi.......non fece più niente. Le mani che reggevano il giornale si irrigidirono e dopo qualche secondo poggiarono il mucchio di fogli da dove l’avevano preso. Nel bloccarsi, aveva sentito il proprio cuore venire trafitto da infiniti paletti di ferro e stringere la presa fino a fargli sgorgare tutto il sangue che aveva. Gli occhi, che solo qualche istante prima lo guardavano incuriosita,ora erano pietrificati. Meccanicamente, si girò su sé stessa e si diresse all’uscita come fosse un automa muto. Qualcuno provò anche a chiamarla ma lei non sentì nulla, se non il leggero e affrettato rumore dei suoi stessi passi.
  
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