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Autore: Mewpower    22/01/2010    1 recensioni
C'era una volta in un regno dai mille colori, una principessa. Tanta era la sua felicità da quando il Buon Padre le aveva dato in dono un magnifico passerotto a cui lei era si era davvero affezionata. Un nero giorno,però, l'animaletto scompare e la vita della giovane si fa scura e impregnata d'angoscia... Basterà la nascita di un nuovo sentimento a rincuorarla...? Come la purezza può fondersi con lo sporco più infimo... Storia di una principessa, di un passerotto e di un lupo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si voltò diverse volte, si guardò intorno a lungo. Forse credeva che in tal modo lo avrebbe senz’altro trovato per quell’infausta vegetazione, in tutto quel verde che però in quel momento non era altro che nero. Una gigantesca e lugubre macchia di pece che dipingeva lo sfondo dietro alla fanciulla ansimante, ma che a brevi tratti era rischiarata dalla luce lunare, lieve e dolce per gli occhi, la quale donava a quell’impressionante chiazza scura svariate sfumature di tonalità smeraldo. Quasi brillavano le margheritine ai piedi di quegli altissimi arbusti, lanciando tanti sprizzi di lucentezza e di calore. Parevano delle perle, tante piccole perle perdute nei più profondi degli abissi, raccolte dalle mani degli animali e chissà se un giorno sarebbero state colte da mani umane...
La giovane Hyuga, però, non fece caso ai bellissimi fiori, né all’aura di profondo terrore che il paesaggio circostante emetteva. Era impegnata a cercarlo con la vista, ad individuarlo in quello spazio eccessivamente vasto, a pregare affinché non se ne fosse andato veramente, affinché non le avesse mentito o si fosse arrabbiato. Smise poco dopo di girare il capo da una parte all’altra come un’esasperata, credendo che non ci fosse più nulla da fare. La loro storia si era conclusa il giorno prima e non si sarebbero più rivisti. Era dispiaciuta. Voleva almeno dirgli addio. Sposto una piccola ciocca di capelli intorno all’orecchio e mirò per un ultimo istante il terreno incolto prima di girare i tacchi. Ma poi vi fu un fruscio proveniente da un cespuglio là vicino. Fu così che intravide un contorno umano, una figura che si fece a mano a mano maggiormente nitida.
-Ti ho fatto paura?- lo riconobbe appena udì la prima nota di quella domanda. Oramai aveva fissato tutto di lui nella sua testa.
 Lui l’aveva vista piuttosto agitata e persa, si sentiva in dovere di chiedere come stava.
-No, no, affatto- rispose con la voce un po’ tremolante, ma allo stesso tempo convincente. Era felice in cuor suo di aver sbagliato ancora e di vederlo di fronte a se. Avrebbe tanto voluto mostrargli il suo sorriso di gioia e di esprimergli la sua contentezza per il solo averlo incontrarlo un’altra volta... Ma crebbe che quella reazione sarebbe stata esagerata e alla fine si convinse pure lei che le sue emozioni fossero eccessivamente ingigantite...Perché tutta quell’esultanza? Beh, non seppe darsi una risposta, se non “...perché devo essermi affezionata!”
 Le piaceva la sua presenza... la faceva sentire al sicuro... – Mi dispiace, Itachi...- e si accorse definitivamente che il suo nome le piaceva -...se ho fatto tardi. –
Il ragazzo era sempre di più meravigliato da come quella ninja era in grado di trasmettere in così poche parole tutta la miriade di sensazioni che aveva nel cuore in quel momento: dispiacere, tristezza, come anche una strana felicità; e ne rimaneva sbalordito, ragionando su quale fosse la sua vera natura o se fosse una sua particolare abilità...
- Non temere, non ho fretta – la rincuorò così e a lei infatti bastava quel poco per sentirsi subito più sollevata – Mettiamoci alla luce, sarà più facile per entrambi...- e le indicò a pochi passi da loro un piccolo spazio privo di erba sul suolo, ma comunque circondato da una serie di abeti oramai privi di vera bellezza. Si sedettero entrambi: lui appoggiato di schiena ad uno di quegli alberi e lei di fronte con tutto l’occorrente. Disfece con cura la benda che portava solo intorno ad un occhio, cercando di non sfiorargli mai i capelli, di toccarlo il meno possibile, ne aveva sempre vergogna. Poi gli sorrise dolcemente non appena osservò quella pezza sfilata:
-Non hai perso più sangue, per fortuna- e sospirò fortemente per poi cadere di nuovo nell’imbarazzo accorgendosi che aveva ancora agito forse in maniera troppo accentuata...
- Certo che tu...- iniziò a parlare il bel moro fissandola -...non ce la fai proprio a nascondere i tuoi sentimenti...- la Hyuga rimase in bilico su quell’affermazione non sapendo se esserne compiaciuta o meno – Sei diversa...- e a quel punto si sentì ancora più confusa -...non sembri neanche umana...-
- I...io?- era un po’ intimorita da quelle parole e non capiva proprio a cosa volesse arrivare
- Sei come una creatura di un altro mondo che vuole portare il bene qua, tra noi umani...- continuava a fissarla nei suoi occhioni chiarissimi che brillavano ancor più sotto il chiarore lunare – Potresti essere un angelo, chissà...- giunse così un complimento che la fece sussultare e arrossire lievemente, ma non con eccessività. Si sentiva stranamente addolcita, rasserenata dopo quell’affermazione, vagamente soddisfatta dopo aver udito quelle parole non da un uomo qualunque, ma da Itachi Uchiha.
- Tu...esageri...- abbassò il capo mentre si adoperava a ripiegare il panno leggermente sporco
- Eppure...- riprese il discorso subito, spingendo la ragazza ad innalzare gli occhi verso i suoi -...gli angeli non dovrebbero piangere...- Si sentì colpire il cuore e il viso coprirsi di calore. Non sapeva neppure lei quel che le succedeva e si sentiva veramente immersa in un lago di vergogna, nel quale rischiava di affogare; ma arrivò subito lui che le porse una mano mettendola in salvo:
- Continui a soffrire e a piangere...- lui la guardava con intensità, sopraelevato a tutto e a tutti, mentre lei persisteva nel rimanere con lo sguardo saldo a terra come se fosse terribilmente attenta al suo lavoro con la benda medica, tutta piegata in se stessa e in progressivo rimpicciolimento. Tentennò prima di accennare pure lei qualche parolina:
- Non ce la faccio a smettere...c’è sempre qualcosa che grava sopra di me...- lui non poteva ribattere nulla, dopotutto sembrava davvero che i problemi si concentrassero tutti verso la poverina, come fanno le farfalle una volta trovato il polline.
- Sei stata male pure questa sera...- non suonava affatto come domanda, bensì come una vera e propria constatazione
- Sì...- alzò a quel punto la testolina, ma cercando di deviare lo sguardo la maggior parte della volte che le fu possibile fino a che lui non si protese verso di lei e le tocco la fronte con una mano:
- Hai sudato freddo...- come era riuscito a notarlo? -...ma sei stata forte e non hai pianto...- fece così allontanare la mano dalla fonte solo appena inumidita, sfiorandole la leggera frangetta.
- Sei...tu ora quello particolare...- iniziò a commentare la ragazza spostando dopo tanta indecisione lo sguardo verso di lui –Riesci sempre a stupirmi in qualche modo...- accennò un sorriso che l’altro non poté far a meno di ricevere e ne avvertì tutta la simpatia che lei aveva nei suoi confronti.
Un rapido soffio di vento permise a qualche fronda più alta di spostarsi, permettendo alla luna di rischiarare ancor più i loro visi e di illuminare la selvaggia boscaglia.
 - Vorresti tornare a sorridere almeno per un momento, questa sera?- le mormorò con un pizzico di tenerezza l’Uchiha, facendola quasi preoccupare. Ma lei aveva una strana fiducia nei suoi confronti e non esitò a fargli cenno di sì con la testa. A quel gesto, Itachi accostò due dita nei pressi della propria bocca socchiudendo gli occhi. Si stava concentrando, stava radunando parte della sua forza su due sole dita, per poi essere in grado di giungere al suo obiettivo e di vederla, sperava, sorridere. Hinata poteva avvertire il suo chakra seppur non avesse attivato il Byakugan, ne sentiva il calore e l’incredibile quantità, la strabiliante potenza di un solo individuo raggruppata tutta lì, chissà per quale motivo... Ad un certo punto il moro riaprì gli occhi e levò lentamente la mano al cielo. Un leggero soffio di vento gli fece muovere i capelli che gli scivolavano lungo il viso e dondolarono lievemente accarezzandogli le guance marcate da chiari segni di rimpianto e stanchezza. Al solo terminare di quel piacevole soffio, ebbe inizio un incantevole spettacolo naturale, diretto dal ragazzo il quale non smise mai di osservare il cielo, fino a che non le richiamò tutte...
Comparve dapprima solo una delle innumerevoli ballerine, forse lei in quanto la più graziosa o la più abile in quella danza. Portava uno splendido costumino color neve che tendeva a brillare sotto il riflettore che non emetteva altro che una flebile luce in quel momento, una luce candida come tutte loro, come tutte quelle piccole danzatrici che si fecero avanti una alla volta, solo quando, però, la prima ebbe a sufficienza volteggiato intorno alla giovane Hyuga che rimase imbambolata di fronte a tanta meraviglia, ad un’esibizione talmente incantevole. Così seguitarono le altre, tantissime e bellissime, ma che non potevano eguagliare la prima ballerina, che si fece sempre notare, sempre distinguere dal gruppo seppur assomigliasse alle altre. Infatti anche le ali delle seconde farfalle erano della stessa tonalità, anzi alcune avevano perfino delle sfumature colorate che risplendevano ancor più, in contrasto con tutto quel bianco, che però Hinata apprezzava moltissimo, forse maggiormente rispetto a quelle farfalline che avevano solamente qualche schizzo di candore sulle loro ali e nulla di più. Erano una decina, anzi no, non meno di venti farfalle, coloro che si libravano nella fresca aria selvaggia e buia, in quello spazio dove la ragazza non era altro che una semplice spettatrice, ma che godeva e si immedesimava perfettamente in tutti quei piccolissimi corpi fino ad avvertire lei stessa la loro leggerezza e l’incredibile gioia di libertà che esse vivevano. Inoltre erano belle, bellissime, tanti minuscoli cristalli che luccicavano senza alcun timore, mostrando interamente il loro fascino senza celar nulla, senza provar vergogna per quell’eccessivo esibizionismo. Anzi parevano sorridere e tentavano di far sorridere pure lei che le mirava ancora un po’ stralunata, che cercava di assorbire ogni minima piroetta aerea e di immagazzinarla nel cuore, così da aver qualcosa per cui provare gioia ed emozione, gli stessi sentimenti che anche in quel momento si stavano diffondendo nel suo animo. Alla fine, infatti, sorrise, mostrò il suo magnifico sorriso a tutti quegli animaletti sopra di lei e rise dolcemente socchiudendo pure un po’ gli occhioni lucidi, smisuratamente stupiti per quello stupendo sfoggio di bellezza dedicato tutto a lei, tutto realizzato per lei... Anche la Hyuga, seppur con timidezza alzò una mano verso il cielo come se volesse toccarne una e accarezzarla solo per dirle grazie per quella fantastica danza, per essere venute tutte per rincuorarla, per essere lì solo per farla star bene. Fu così che lei, la prima ballerina scese con eleganza verso la fanciulla, che la fissava oramai da tempo, e ancora girando su se stessa si esibì di fronte a lei e standole più vicino Hinata si accorse che non era neppure lei completamente bianca, anche lei aveva dei punti, non era completamente pura, non era perfetta. Però quelle che qualcuno poteva definire imperfezioni erano in realtà ciò che la rendevano ancora più bella, poiché differente dalle altre e comunque unica per quella proprietà, anche se nel resto del gruppo poteva essercene qualcun’altra con quella stessa caratteristica. Quella farfallina aveva delle sfumature scure lungo i bordi delle sue ali che ad una prima occhiata fecero star male la giovane spettatrice, in quanto parevano rovinare il suo vestitino, ma istantaneamente cancellò quel brutto pensiero dalla testa: le era piaciuta fin dall’inizio, ne aveva apprezzato i movimenti e la grazia, non doveva importarle un particolare del genere, anzi sentiva che quella particolarità forse era ciò che più apprezzava di lei e fu così che ne sorrise e tentò di sfiorarla; però lei aveva paura che quella mano potesse rovinale le ali, che si sarebbe fatta male e non volle rischiare, non volle rinunciare a poter volare per sempre, avrebbe tanto voluto allo stesso tempo carezzare la pelle umana, saggiare un qualcosa di così nuovo e affascinante, ma l’istinto e il terrore la fecero indietreggiare e ritornò verso l’alto insieme alle altre compagne che ora volavano a cerchio scintillando come mai avevano fatto, quella sera volevano proprio esibire tutta la loro bellezza. E fu così che il riflettore lunare emanò un chiarore più forte rispetto all’atto precedente, dopo che le pesanti nubi si discostarono da esso e in tale maniera fu in grado di illuminarle tutte, di permettere che i loro abiti sfoggiassero i loro colori, uniformati dal candore del tessuto di base, ma diversificati poi dalle minuscole sfumature e dettagli che li ornavano: strisce, puntini e piccole macchie dipingevano quelle vesti apparentemente uguali e in questa maniera Hinata si rese conto del loro vero charme e di quanto un piccolissimo animale potesse rivelare così multiformi qualità. Improvvisamente una scia brillante segno il cielo scuro, a mala pena illuminato dalle stelle: era ancora la prima danzatrice, la più gentile e graziosa che sfilava di fronte a tutte lasciando una polverina innocua per il corpo umano, e visibile solo in notti tetre come quelle, ma di un effetto strabiliante per il cuore, per la felicità di un animo angosciato, e tutto dedicato a lei, all’unica che applaudiva, la sola lì presente, ma in quel frangente non più triste. Senza che lei se ne accorgesse, Itachi le si accostò strisciando a terra, cercando di far il meno rumore possibile per non disturbare le giovani ballerine e per non rovinare il loro spettacolo. Doveva chiederle come stava, voleva sapere se finalmente fosse riuscito a risollevarla...ancora una volta...come anche lei aveva fatto più di un’occasione con lui...e dunque le si mise accanto e le mormorò:
- Ti piace ?- lei non volle distogliere lo sguardo da quella meravigliosa pioggia argentata, ma solo guardandolo negli occhi avrebbe potuto veramente esprimergli ciò che provava:
- Non ho parole...è bellissimo...- lo mirò intensamente e per la prima volta, dopo tutti i loro incontri, si sentì lui in imbarazzo.
- Adesso, l’ultimo atto...- le prese una mano e la fanciulla si voltò di scatto su di lui, presa dall’agitazione – Ora concentra più che puoi il chakra sulla tua mano...- lo fissò ancora un po’ perplessa, ma il suo sguardo rassicurante le diede un motivo in più per farlo. Si concentrò, spostò il suo chakra lì, come le aveva detto. Non fu difficile per lei, non poteva esserlo per uno Hyuga, e mantenne gli occhi chiusi e il capo abbassato fino a quando...fino a quando non si sentì accarezzare la mano, un bacino lasciato correndo, anzi no, volando. Hinata riaprì gli occhi e alzò nuovamente la testa, lassù dove il moro le aveva portato la mano; vide lei, quella bellissima ballerina dal tutù semi argentato che lei adorava, la quale svolazzava nelle sue vicinanze e le aveva toccato il palmo della mano. Si riavvicinò ancora, sfiorandole i capelli e poi il viso e alla fine non poté proprio resistere e dovette posarsi sulla sua tenera mano e fermare le ali, che dovevano ora riposarsi dopo tanti passi di danza. Hinata la guardò contentissima e l’accostò al suo viso. Come se le altre fossero un po’ gelose della compagna si avvicinarono ai due giovani, ma non si fermarono come l’amica, bensì perpetuarono a volteggiare, a saltare per l’aria a fare inchini e segni di saluto per la spettatrice così gentile che aveva assistito con gioia al loro spettacolino. Pure la prima ballerina le fece un lieve inchino e a quel punto dischiuse le ali, lasciando qualche traccia polverosa su quella mano. Poi si levò in volo, con delicatezza ed armonia, mostrando quella bravura che aveva faticosamente raggiunto e richiamando a se le altre che la seguirono in fila. I due rimasero a guardarle fino all’ultimo, fino a quando non scomparvero tra la vegetazione e il candore lunare lasciandoli di nuovo soli, ma entrambi cambiati, tutti e due erano finalmente soddisfatti e rasserenati. Si guardò il palmo prima di voltarsi verso di lui e ringraziarlo. Tante volte, tantissime volte doveva esprimergli la sua gratitudine, il suo gesto era stato davvero tenero e gentile, la sua sensibilità e la comprensione nei suoi confronti l’aveva davvero colpita. Si voltò verso colui che aveva di lato, già con il sorriso sulle labbra, solo per dirgli un affettuoso “grazie”... ma non ce la fece, almeno non subito. Incontrò dapprima i suoi capelli, neri come la pece, ma che brillavano nell’oscurità, avevano degli stani, però magnifici riflessi che la misero in ansia... sentì che il cuore batteva più forte del normale... pensò che quella non fosse altro che ansia. Poi si girò anche lui verso di lei e non poté così non incrociare pure i suoi occhi scuri, neri anche loro, ma stranamente seducenti, incredibilmente profondi, nei quali ci si poteva perdere. Lei pensava e lui pure. Si creò così un imbarazzante silenzio che finì una volta che le loro mani si sfiorarono per caso. Sobbalzò lei arrossendo, mentre lui si discostò fingendo di averlo fatto per alzarsi.
- Volevo...- balbettò levandosi pian piano pure lei da terra -...ringraziarti...Sei stato davvero carino con me...Itachi!- e gli sorrise tenendo il capo lievemente abbassato poiché sentiva ancora le guance piuttosto arrossite.
- Di nulla...- si grattò la testa cercando di assumere l’aria più seria che poteva –Io...volevo soltanto vederti sorridere...- a quell’affermazione la fanciulla avvertì un tuffo nel cuore, che la spinse a guardarlo direttamente in viso, ma che accentuò ancor di più il suo rossore –Cerca soltanto di resistere, di essere più forte che puoi, di...affrontare tutto ciò che c’è di più acre nella tua vita- nel frattempo aveva già direzionato i piedi in modo tale da far intuire che aveva intenzione di andarsene, però continuò a parlare prima di avviarsi -...ma soprattutto, non stare in pena per me...-  Aprì la bocca leggermente come se volesse dirgli qualcosa, in realtà era solo emozionata, in preda allo strepitare del cuoricino – Io sto bene...Hinata. – e per la prima volta (e si domandò se sarebbe stata anche l’ultima) lui sorrise, sì, fu un sorriso sincero dettato dalla felicità del suo animo, dalla semplice sincerità e da una vibrazione, un impulso d’affetto per quell’angelo. Lei rimase congelata di fronte a lui e spalancò così gli occhi, mentre la bocca era ritornata chiusa e immobile. Il viso dell’Uchiha, per di più, in quel momento era illuminato dalla luna, la quale non poteva perdersi una scena del genere e  rimase in quel momento lì, in quella posizione, in quella traiettoria solo per rischiarare quei due e rendere indiscutibile quali fossero le loro vere emozioni in quell’attimo, mettendo in luce i loro occhi, i loro volti, i loro corpi. Ma giunse il tempo di partire. Lui si allontanò con passo moderato e lei non seppe cosa fare. Sarebbe tornato il giorno seguente? Dovevano ritrovarsi in quello stesso punto? C’era ancora qualcosa che doveva dirgli? Avrebbe dovuto consigliargli un posto sicuro dove passare la nottata? Non seppe muover muscolo e neppure aprir bocca. La sua mente era completamente vuota, persa solamente in un mare di spensieratezza e di momentanea pace. Continuò a fissarlo fino a quando non lo vide più per la folta vegetazione, quando batté nuovamente ciglio e tornò nella realtà. Osservò a quel punto la propria mano, sporca un po’ di terra e ancora semi tremolante. L’accostò al petto, per poi mirare la luna, mostrando all’amica lassù tutto il suo rossore e quanto batticuore la scuotesse tutta in quel momento.
 Lui, invece, camminò diversi metri prima di arrestarsi e di riprendere coscienza della situazione. Si passò una mano sul volto dandosi del folle e cercò di tranquillizzarsi. Sentiva infatti, uno strano calore sulle gote che non gli piaceva affatto e pensò che gli fosse ritornata la febbre. Poi adocchiò l’altra mano che teneva in parte stretta e sempre tenendo la mano opposta sul viso la fissò, l’analizzò, fino a che non avvertì uno starnazzare: erano due uccelli, neri e cupi come lui. Sostavano su un ramo non molto distante dal giovane e lo guardavano intensamente ed immobili come se volessero sentirsi dire qualche cosa. Ad Itachi bastò ruotare lo sguardo su di loro e mormorare qualcosa che uno degli uccelli udì e con prontezza si levò nel cielo, starnazzando e battendo le ali freneticamente come se provasse dolore. Già, il dolore lo aveva provato, ed anche molto forte, al solo mirare gli occhi nuovamente insanguinati del padrone, agghiaccianti e penetranti, rossi di Sharingan. L’altro non si era mosso, non c’era bisogno che seguisse il compagno e per questo era ritornato nella sua tana, nella sua casa, la più sicura del mondo e che mai nessuno era riuscito ad usurpare. Infatti, si dissolse in un vortice nero, tornando in un altro mondo, nel suo mondo, quello illusorio dello Sharingan.



Il lupo spinse la principessina fuori,
sul suo giardino, fingendo di voler passeggiare...
Una bella sorpresa aspettava la fanciulla:
tante e piccole lucciole quella sera volevano danzare per lei.








Ciao a tuttiiiiiiiii!!! ^^ Come state?
Mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto...sinceramente tengo a questo in maniera particolare perché è il primo e vero episodio romantico fra Itachi e Hinata...
Beh, fatemi sapere che ne pensate!^^
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi seguono e in particolare coloro che lasciano recensioni...grazieeeeeeeeeeee!!

Mewpower

  
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