Capitolo nono
Non sapeva dove andare. Cosa
fare. Chi cercare.
Era triste, abbattuta e
nonostante gli sguardi incuriositi della gente che affollava il piccolo mercato
di Viale Bardato, continuava a correre a testa china, tenendo l’abito
leggermente rialzato per evitarsi un capitombolo memorabile.
Aveva paura. Paura che una
volta finita la guerra suo padre non tornasse a riabbracciarla come le aveva
promesso.
Aveva bisogno di qualcuno
che l’aiutasse veramente. E c’era una sola persona che le era veramente stata
vicina per tutta una vita.
Così prese la sua decisione
e si diresse da lei.
Si fermò di fronte all’
abitazione di questa. Riprese fiato, si asciugò le lacrime, si avvicinò alla
porta e bussò con decisione.
La porta si aprì poco dopo
scricchiolando e un visino conosciuto le sorrise radiosa appena la vide. Ma
appena si accorse in che condizioni era ridotta l’amica cambiò totalmente
espressione e si incupì.
Amelia si gettò disperata
tra le braccia di Rebecca che fece fatica a sostenerla, ma dopo un attimo di
difficoltà riuscì a ritrovare l’equilibrio.
-che cosa ti è successo?- le
chiese confusa.
Amelia portò il viso oltre
la spalla dell’amica e rincominciò a singhiozzare
-accidenti a te, così mi
complichi il lavoro. Avanti fatti coraggio e raccontami che cosa ti è successo.
A proposito, che diavolo ci fai con un vestito da sposa? Te ne sei forse
dimenticata? Mancano ancora due giorni al tuo matrimonio. Stai facendo le prove
per caso?- il suo sarcasmo non aiutò l’amica a confessare l’accaduto di poco
fa, così si chiuse la porta alle spalle e uscirono insieme per passeggiare un
po’.
Ad un tratto la porta alle
loro spalle si riaprì e spuntò il viso di Zia Madia. Appena vide che Rebecca se
la stava svignando con Amelia gonfiò il petto e si mise a urlare con quanto più
fiato aveva.
-quante volte al giorno devo
minacciarti di morte? Eh? Non crederai di poter venire a meno alle tue faccende
di casa? Muovi subito quelle tue natichette signorili verso di me, o giuro che
sta volta ti chiudo nel baule fino all’indomani-
Rebecca la ignorò e continuò
a camminare a passo sostenuto tenendo Amelia per un polso e trascinandosela
dietro.
-forse dovresti ascoltarla.
Non mi piace che ti minacci in questo modo-
-non essere sciocca! In
questo momento mi preme di più aiutarti che sfuggire a un’insulsa minaccia-
Amelia abbassò lo sguardo e lo tenne fisso sul terreno. Rebecca aveva detto una
cosa bellissima e stava facendo una follia per lei. Sicuramente le avrebbe
fatto un favore enorme in cambio.
-Bene! Bene! Anzi benissimo!
Ma non venirmi a dire che non ti avevo avvisata. Preparo il baule per quando
sarai di ritorno- così dicendo Zia Madia si sbatté la porta alle spalle.
-Rebecca, che diamine è
questo baule?- l’amica si irrigidì un poco e rispose a denti strettissimi.
-è un baule nel quale mi
chiude quella stregaccia ogni qual volta che cerco di ribellarmi a questa
schiavitù. Il punto è che mi tiene chiusa per ore e ore, e lo sai che se mi
manca l’aria…io ho una paura terribile di quel coso!- Amelia spalancò la bocca
indignata. Conosceva bene la paura che l’amica aveva per i luoghi chiusi e
piccoli, proprio come quel maledetto baule.
-ma allora sei proprio
scema! Torna subito in casa e chiedi scusa a tua zia. Ti prego si ragionevole
per una volta e cerca di evitarti questa punizione-
-è categoricamente escluso
che io le chieda di scusare il mio comportamento. Preferirei essere rinchiusa a
vita in quel posto piuttosto che darle la soddisfazione di vedermi strisciare
ai suoi piedi. Adesso basta parlare di me. Dimmi piuttosto che cosa ti è
capitato. Avanti parla-
Amelia scosse la testa
rassegnata e dopo aver fatto un sospiro iniziò a spiegare all’amica come mai
era vestita da sposa e quali paure le contorcevano le viscere ogni giorno che
passava senza ricevere notizie di suo padre. Ma si sentì uno straccio in
confronto a Rebecca che ne passava di tutti i colori per colpa di sua zia che
la detestava senza un motivo in particolare.
-non te ne avevo mai parlato
prima, Amelia, ma anche io devo confessarti una cosa assai spiacevole-
-e sarebbe?-
-io non ho mai ricevuto
notizie sulla guerra perché Zia Madia non mi ha mai fatto ricevere posta
alcuna. Se mio padre è vivo o no, non lo saprò mai. Io non parlo con lui da
quando è partito. Non posso scrivergli, non posso sapere a che punto è
dell’addestramento, non posso sapere quanti nemici ha messo al tappeto quel
giorno o quell’altro, io non so…- non riuscì ad andare avanti. Era arrivato
anche per lei il momento di sfogarsi un po’ con una amica che le era cara più
della sua stessa vita. Scoppiò a piangere senza ritegno e si accasciò a terra
come un cagnolino spaurito.
Amelia aveva l’impressione
di essere sempre più piccola e inutile. Cosa poteva fare per lei? Infondo lei
aveva sempre saputo come stava suo padre, ma non avrebbe mai immaginato che
Rebecca fosse all’oscuro della vita che conduceva ora il Signor Germanno.
-scusami Amelia. Avrei
dovuto darti conforto e invece…mi dispiace tanto-
Amelia si sentì stupida,
egoista e irresponsabile tutto in una volta. Tutto quello che poteva fare ora
era consolarla, ma questo non l’avrebbe salvato l’amica da una punizione sicura
e soprattutto non l’avrebbe aiutata ad avere notizie di suo padre.
Nonostante le sue idee
contrastanti si inginocchiò di fronte a Rebecca e le prese la testa tra le
mani.
-tu non soffrirai più, te lo
prometto. Fuggiremo sta notte. Così ho deciso e così sarà! Vado ad avvisare
Tim- fece per allontanarsi ma Rebecca la trattene per una manica
-no! Noi partiremo tra due
giorni. Non facciamo cose avventate-
-ma la tua punizione…-
-infondo sono solo alcune
ore. Ormai ci sono quasi abituata. Non temere, sopravvivrò anche sta volta- la
sua voce tradiva un profondo terrore, e Amelia si accorse che l’aveva detto per
convincere prima se stessa.
-non se ne parla piccola
mia. Tu vieni via con me. Ora!- l’affermazione non ammetteva repliche.
Amelia alzò malamente
l’amica e ignorò il suo continuo singhiozzare. Doveva portarla via da quel
posto, a costo di farlo con la violenza.
Presero una strada
secondaria perché passare davanti alla casa degli zii non sarebbe stata una
mossa troppo saggia. Attraversarono quasi tutto Viale Bardato e quando Amelia
si fermò a Rebecca venne un tuffo al cuore. Aveva riconosciuto la casa davanti
alla quale si erano fermati…
**********
Amelia doveva essersi
dimenticata la grazia in qualche posto perché incominciò a tirare manate alla
porta d’ ingresso come se volesse buttarla giù tutta in una volta. Girò la
testa di lato svogliatamente mentre aspettava che qualcuno le aprisse. Vide
qualcuno. Rigirò la testa di scatto in quel punto ma non vide che la strada
deserta. In quel attimo le era parso di scorgere un uomo con la carnagione
scurissima e piuttosto nerboruto vestito con abiti pesanti e uno sguardo
severo. Non diede molta importanza alla cosa. Forse si era sbagliata.
Dall’altra parte si
sentirono delle imprecazioni e in un attimo Tim aprì la porta non poco seccato.
Amelia mollò un ceffone
all’amico e lo spinse di lato entrando di prepotenza in casa trascinandosi
dietro Rebecca.
-accomodati pure, non fare
complimenti- disse lui massaggiandosi la guancia arrossata –e se è lecito
saperlo, perché mi hai schiaffeggiato?-
-dovresti saperlo che odio
le imprecazioni. In particolar modo se sono offensive nei confronti di nostro
Signore- Tim le fece la linguaccia ma appena vide il volto rigato dalle lacrime
di Rebecca cambiò espressione.
-cosa abbiamo qui?- si avvicinò al volto corrucciato di Rebecca e, dopo essersi messo due dita sotto il mento, fece un’espressione buffa allo scopo di divertire l’amica. Amelia gli rifilò uno schiaffone dietro la nuca che gli fece volare gl’occhi fuori dalle orbite.
-va bene scusa. Ma quanto
sei scontrosa oggi- distolse i suoi occhi smeraldo da quelli nocciola
dell’amica per notare il suo insolito abbigliamento.
-e questo sarebbe?-
-il mio vestito da sposa.
Qualcosa in contrario?-
-no no, assolutamente. Solo
che non sapevo che fosse tradizione portare il vestito ininterrottamente fino
al giorno del matrimonio- bastò uno sguardo di fuoco di Amelia per farlo tacere
a oltranza
-se vuoi capire la
situazione stai zitto e fermo. Ok?- poi aggiunse bisbigliando –è più
semplice comunicare con Tabita- Tim fingendosi offeso esclamò un “ehi”
che fece sorridere anche Rebecca.
-dicevo, tutto è iniziato
quando mia madre mi portò dal sarto per questo maledettissimo vestito…- Amelia
raccontò tutto quello che accadde a un turbatissimo Tim, dai suoi sentimenti
nei confronti del padre alla disperata situazione familiare di Rebecca, che,
buttata in un angolino in disparte, si teneva le ginocchia con le braccia e
guardava fisso il pavimento come se ci fosse qualcosa di interessante da
vedere.
Il racconto si concluse con
la nuova idea che era balenata in testa ad Amelia nel tragitto dalla casa di
Rebecca a quella di Tim.
-No! Tu sei matta. Non posso
fare una cosa simile. Mi rifiuto nella maniera più assoluta. Non hai idea di
cosa tu mi stia chiedendo di fare-
-ma tu non capisci! Lei non
può tornare a casa ora. Potrebbe capitarle qualcosa di molto grave…e io non
voglio-
-non esagerare. I suoi zii
non le farebbero mai del male-
-cosa? Ma tu allora non hai
sentito quello che ti ho detto! Pensa alla povera Rebecca chiusa in un baule
per ore e ore senza mai prendere una boccata d’aria. Pensaci…- Tim si passò
freneticamente una mano tra i ricci ribelli
-no Amelia. Se non la
vedranno tornare a casa entro il tramonto la verranno a cercare sicuramente-
-ma il primo posto in cui si
recheranno sarà casa mia-
-E IL SECONDO LA MIA!-sembrò
calmarsi un attimo, e quando riprese a parlare la sua voce era piena di
amarezza -Mi dispiace bambina, ma se scoprono che teniamo nascosta Rebecca in
casa mia, i suoi zii potrebbero denunciare mio padre alla legge, e io non posso
sopportare l’idea del mio vecchio in una botola a marcire-
Amelia abbassò lo sguardo.
Era l’ennesima volta che si sentiva egoista in quell’interminabile giornata.
Come potava aver avuto un’idea così scema e immatura? Prese a scuotere la testa
ripensando alle parole dell’amico. C’è qualcosa che non andava nel suo
discorso. Non aveva mai rifiutato di aiutare una delle due in situazioni di
pericolo. Era tutto strano, molto strano.
-ti prego Tim aiutami almeno
a trovare una soluzione. Questo lo puoi fare o ti costa un sacrificio??!- era
furiosa, quello di poco fa non era Tim. Qualsiasi cosa avesse cambiato l’amico
non poteva accettarlo.
-basta insistere!
Andatevene, non posso fare nulla per voi- detto ciò, aiutò Rebecca ad alzarsi e
la spinse delicatamente verso l’uscita.
Amelia era sconcertata.
Aveva gli occhi sbarrati e non sapeva più cosa dire. Il suo discorso l’aveva
totalmente spiazzata.
Vide Tim tenerle la porta e
invitarla con lo sguardo di uscire. Non si fece pregare. Si diresse verso di
lui a passo deciso e con il mento sollevato in segno di sfida. Gli si fermò a
pochi centimetri dalla faccia e lo guardò dritto negl’occhi. Quello che vi
lesse Tim era odio puro.
Passati pochi attimi si
allontanò da lui e presa Rebecca per mano si allontanarono in direzione della
casa di Amelia.
Tim chiuse la porta con la
morte nel cuore. Una lacrima amara gli scese sulla guancia “quegl’occhi”.
Lo sguardo che gli aveva lanciato Amelia prima gli aveva dato la sensazione che
una spada lo trapassasse da parte a parte.
“non ti preoccupare Tim. Hai
agito bene. Infondo non potevi fare in altro modo. Oh se solo Amelia sapesse
cosa…”
pensò al bacio che si erano scambiati l’anno prima e un’altra lacrima gli rigò
il viso.
Sì. Se Amelia sapesse…
**********
Amelia si fermò di fronte
casa sua tenendo l’amica per mano. Sapeva perfettamente che lì l’avrebbero
trovata subito.
E poi cosa raccontava a sua
madre… “Sono tornata… Ehm…Dunque Rebecca sta per un po’ da noi, giusto il
tempo di evitarsi una punizione che le potrebbe costare la vita. Non ti
preoccupare per il mangiare, sarà
nostra ospite per soli due giorni. Bhè sai, tra due notti scappiamo di casa…”.
Scosse la testa quasi
divertita. Certamente se avesse dato questa spiegazione a sua madre gliene
avrebbe date tante di quelle che quando si sarebbe risvegliata i suoi vestiti
sarebbero passati di moda.
Purtroppo i suoi pensieri
furono interrotti dal rumore della porta che si apriva. Non ebbe tempo di
nascondersi dietro un cespuglio che Fabrizio le era già abbarbicato ai fianchi
e la strattonava in avanti.
-che bello sei tornata! Così
potremo giocare ancora a quello strano gioco con i sassolini-
-no piccolo, non ora- cercò
di schiodarselo dalle gambe ma era ben incollato –avanti collabora,
maledizione! Come faccio a camminare con te allacciato alle gambe??-
-allora mi porti a
spalluccie?- appena pronunciò la parola “spalluccie” gli parti uno sputacchio
che finì in pieno occhio ad Amelia. Questo divertì molto il bambino che iniziò
a rotolarsi per terra dal ridere.
Anche se avrebbe voluto
pestarlo, Amelia lasciò perdere e approfittò del momento di distrazione del
fratello per svignarsela in casa. Si diresse speditamente verso camera sua, al
piano superiore.
Nel tentativo di evitare di
incrociare sua madre non notò che Tabita era beatamente addormentato al fondo
delle scale. Così gli inciampò sopra e cadde rovinosamente per terra tra
l’abbaiare del cane che si era preso un bello spavento.
Questa volta da ridere venne
a Rebecca che in tutto quel trambusto un poco si era ripresa.
-che sta succedendo qua
dentro?- Deneide si stupì non poco di trovare sua figlia a faccia prima contro
il pavimento e Tabita tutto agitato e sdegnato per il pestone che si era
ricevuto dalla padroncina.
-Non so cosa mi trattenga
dal riempirti di pedate il sedere. Non ti permettere mai più di sparire in
questo modo senza farmi sapere dove eri finita- poi abbassò lo sguardo e si
coprì la bocca con una mano e sgranò impercettibilmente gl’occhi.
Amelia si alzò
massaggiandosi il naso dolorante e seguì lo sguardo di sua madre. A terra vi
erano dei cocci e parecchia cenere nera. Il vaso canopo di sua nonna, madre di
Deneide.
Amelia si grattò il mento e
distolse lo sguardo. Forse era stato Tabita. O forse lei. Deglutì
rumorosamente. Sapeva quanto fosse importante per sua madre quel mucchietto di
polvere scura. Cercò di correre ai ripari.
–in fondo era messo in
bilico sul corrimano delle scale, non puoi pretendere che…- venne zittita da un
gesto nervoso di sua madre. Era furiosa.
Rebecca cercò di distogliere
l’attenzione di Deneide dai cocci schiarendosi la gola e tossicchiando.
Nulla.
-signora Druso?-
-…-
-madre…?- provò Amelia con
voce titubante
-…-
Rebecca si rivolse all’amica
titubante –forse non è il caso di disturbare oltre. È meglio che me ne torni a
casa- fece per andare quando l’amica la trattenne per un braccio e la guardò
con sguardo supplichevole.
Solo all’ora Deneide si
svegliò da quella specie di trance che l’aveva tenuta imbambolata per qualche
minuto. Si diresse a passo spedito verso la cucina e ne riemerse poco dopo con
una scopa in mano. Diede una ramazzata veloce. Buttò i cocci e mise in una
scodella la cenere che era riuscita a recuperare. Poi si girò verso sua figlia
–in camera. Ora!-
Amelia guardò Rebecca e poi
si diresse in camera.
-mi spiace per il suo vaso
signora Druso-
-non è colpa tua Rebecca-
-ma neanche di…-
-no! Ti sbagli cara. Io non
riesco più a capire quella piccola selvaggia indipendente che sta diventando
mia figlia. Sta mattina è scappata dalla bottega del sarto senza dirmi nulla e
poi si è ripresentata solo ora. Guarda fuori, il sole è già calato. Sta
diventando tutto troppo insopportabile. Senza suo padre che la tiene in riga
sta facendo tutto quello che le passa per la testa- si prese una pausa e si
sedette sulle scale invitando Rebecca a fare lo stesso –sei tanto brava e dolce
tu, piccola Rebecca. A volte mi chiedo come sarebbe averti come figlia…-
-non lo dica neanche per
scherzo! Amelia è una ragazza straordinaria. Tutte le volte che avevo bisogno
di aiuto lei c’era, e c’è tuttora, mi creda. Sono più che sicura che se io
avessi la metà della forza e della sicurezza di sua figlia ora sarei da
un’altra parte ad affrontare i miei scheletri. Invece sono qui a rifugiarmi
come un topo in trappola-
Deneide corrugò la fronte
–spiegati-
Rebecca prese una bel
respiro. Sarebbe stato doloroso rimembrare tutte le cose che aveva passato
fin’ora per colpa dei suoi parenti. Ma strinse i denti e iniziò a raccontare.
**********
Posò il vestito sul letto.
Ora non era più color panna, ma era pieno di macchie di terra e fango. Chissà
come aveva fatto a ridurlo in quello stato.
Si avvicinò alla catasta di
vestiti che teneva in una cesta vicino al suo letto. Ne scelse uno azzurro.
Dopo aver constato che era troppo corto decise di infilarsi delle braghe che
arrivavano fino al ginocchio.
Guardò nel vetro che gli
faceva da specchio il suo riflesso. Sembrava un sacco di patate ma non le
importava“tanto chi mi vede così conciata, sono in casa” pensò
continuando a specchiarsi.
Parlò troppo in fretta. Il
solito sassolino colpì la finestra.
Fece un balzò indietro per
lo spavento. Poi si fece coraggio e si affacciò.
Guardò contrariata la
persona che vide sotto di se. Rimise la testa dentro casa e fece per chiudere
la finestra.
-no ti prego Amelia aspetta-
-cosa?! Di essere presa in
giro ancora una volta da te?-
-Non capisci-
-ah non capisco? Io capisco
che sei solo un maledetto bugiardo. Come fai a definirti un nostro amico? Hai
fatto tutte quelle storie per Rebecca…ma ti rendi conto che al mondo ha solo
più noi due e tu la respingi in questo modo indegno?! IO TI ODIO!-
-no, non dire così. Lasciami
spiegare-
-cosa mi devi spiegare?
COSA?-
-non qui. Fammi salire-
-no! Questo proprio no. Mi
spiace ma non mi fido più di te-
Amelia sembrava irremovibile
ma quando vide Tim abbassare la testa in segno di resa, si impietosì un poco.
-mi dispiace Amelia, avrei
dovuto avvisarti prima ma non ho potuto-
Le sue difese cedettero.
Chiuse gl’occhi e mise da parte l’orgoglio che la caratterizzava e gli scoccò
un sorriso compassionevole.
-ma questa è l’ultima volta
che te la faccio passare liscia. Ora sali e spera che la giustificazione del
tuo carattere sia appropriata o è la volta buona che ti riempio di sberle- Tim
si fece scappare un sorriso di vittoria e iniziò la scalata dell’albero verso
la stanza di Amelia.
Giunto in cima saltò nella
stanza e si sedette sul letto vicino ad Amelia.
-allora? ‘sta
giustificazione?-
-in effetti è un po’ lunga
la storia…-
***flash
back***
Tim era in casa sua a finire
gli ultimi preparativi per la fuga, quando sentì bussare con foga alla porta e
come al solito andò a ricevere il suo visitatore molto seccato.
-adesso basta con le visite!
L’ho capito cosa devo fare-
-non rivolgerti a me con
questo tono ragazzino- l’uomo che aveva parlato era molto alto, carnagione
scura occhi color pece e corporatura nerboruta.
-va bene mi scusi ma che
cosa dovrei fare? Continua a bussare alla mia porta e mi ripete ogni volta la
stessa cosa. Le ripeto che so quello che devo fare!-
-no. Tu non hai capito
nulla! Lo so che vai a trovare la tua amichetta ogni volta che giro l’angolo.
Ma io non sono uno sprovveduto. Io ti seguo e tu non te ne accorgi. Lo faccio
già da un po’ di giorni sai?-
-è inevitabile che io mi
ritrovi da Amelia. In fondo passiamo la maggior parte del tempo insieme. Pensa
che non si insospettirebbe se io per caso iniziassi a non frequentarla più?-
-questa è l’ultima volta che
ti avviso ragazzino. Se ti avvicinerai ancora alla Signorina Amelia il tuo
vecchio passerà il resto dei suoi giorni nelle segrete del palazzo dei miei
Signori Padroni. Questa è la volontà di Padron Ruben Quirino e io non posso far
altro che obbedire agl’ordini-
-perché deve dare retta a
quel pulcioso figlio di papà? Solo perché è geloso del legame che c’è tra me e
la donna che dice di amare?-
-io ti ho avvisato. Spero di
non dover tornare a fare quello di cui ti ho minacciato- l’omone straniero fece
per uscire ma sembrò cambiare idea e rientrò in casa.
-c’è un’altra uscita?-
-perché scusa, questa non ti
basta?-
-non fare lo spiritoso o
appiccico il tuo bel musetto contro il muro. Allora?-
-in fondo al corridoio,
subito dopo la cucina-
-spero che questo sia un
addio. Ah un’altra cosa- avvicinò il suo faccione nero a quello di Tim –non
permetterti mai più di insultare uno dei miei Signori Padroni in mia presenza,
chiaro?-
Tim non mosse un muscolo e
non fece trasparire la paura folle che lo aveva investito. Sarà pur stato in
grado di tenergli testa in un corpo a corpo, ma lui era un sicario e con questa
gente era meglio non scherzare.
Appena lo scimmione si
chiuse la porta alle spalle Tim poté tornare ai suoi impieghi e sperò di non
essere più disturbato fino al giorno dopo.
Purtroppo per lui dopo pochi
attimi sentì bussare alla porta in maniera insistente e pensando che fosse di
nuovo il sicario iniziò a imprecare ad alta voce. Ma quando aprì la porta non
vide l’omone scuro, anzi, era l’ultima persona che avrebbe dovuto vedere.
Il ceffone lo riportò alla
realtà e appena Amelia e Rebecca entrarono si chiuse la porta alle spalle e poi
capì. L’omone era uscito dalla porta sul retro per non farsi vedere da loro.
“quel maledetto non mi ha
detto nulla. Ma mi ha messo alla prova. Meglio sbarazzarmi al più presto di
loro prima che inizi a sospettare qualcosa…”
***fine flash back***
Non sapeva che dire. Quello
scemo le aveva tenuta nascosta una cosa simile. Si maledisse per non aver
capito prima.
-da quanto va avanti questa
storia?-
-ti ricordi quando sono
sparito per qualche giorno di fila? Bè in realtà non ho mai fatto tutto quello
che ti ho detto. Il primo giorno ho avuto a che fare con il sicario. Mi sono
preso un bel colpo. Pensa che stavo facendo un giro per il mercato quando ho
visto una stoffa che…-
-vai avanti non perderti in
cavolate-
-si giusto. Dicevo che ho
avuto a che fare con il sicario il primo giorno. Gli altri due li ho dovuti
passare segregato in casa per paura che appena messo il naso fuori quello mi
facesse fuori. Poi la paura è scemata e ti sono passato a trovare, come ben
sai-
-irresponsabile! Pensa se ti
avesse visto uscire-
-ma lui mi ha visto venire
da te-
-e me lo dici così?-
-se vuoi te lo dico così-
Tim prese il cuscino che stava sul letto di Amelia e glielo diede in faccia con
forza.
Dopo un attimo di
smarrimento Amelia agguantò il cuscino del fratello e iniziò una battaglia
contro l’amico.
Continuarono a colpirsi per
un po’, poi Tim diede un colpo così forte all’amica che la fece cadere dal
letto a schiena prima.
-ahi- si lamento quella.
-quante storie per una
culata- Tim si affacciò dal letto per verificare le condizioni di Amelia. Passo
falso. Lei lo agguantò per il colletto della camicia e se lo trascinò a terra.
Tim atterrò sul morbido.
Appena aprì gl’occhi per capire dove fosse finito avvampò. “su tutto quello
che potevo cadere proprio sul seno dovevo finire?”
Ad Amelia parve non turbare
perché non si scompose ne fece alzare l’amico da quella posizione.
A questo punto Tim si sentì
libero di fare quello che voleva fare da tanto tempo. Si alzò un po’ e si
avvicinò al volto di Amelia. Fu il suo turno di avvampare. I loro nasi si
sfiorarono provocando nei due un privino lungo la schiena. Tim stava per
toccare le labbra di Amelia quando una forte esplosione li fece sobbalzare.
Si alzarono in piedi in un
attimo e si sporsero dalla finestra. Moltre altre persone si erano riversate in
strada per verificare l’ubicazione di quell’esplosione.
Poi videro un uomo in fondo
alla strada con il terrore dipinto in volto che urlava frasi che non arrivavano
chiare ai due.
Poco a poco che quell’uomo
si avvicinava il suo urlare si faceva sempre più chiaro e in fine capirono con
esattezza il terribile significato di quello parole e il sangue gli si gelò
nelle vene.
-STANNO ATTACCANDO LA
CITTA’!!! I NOSTRI ESERCITI SONO CADUTI. SI SALVI CHI PUO’!!!-
Amelia e Tim si guardarono
col terrore negl’occhi e un’altra esplosione diede la conferma a tutti che le
parole di quell’uomo non erano false.
Stavano davvero attaccando
Viale Bardato.
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To be continued …
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ECCOMI DI
RITORNO DOPO GIORNI E GIORNI DI ASSENZA.
VI PREGO DI SCUSARMI MA HO AVUTO TROPPI CASINI PER VIA DELLA SCUOLA E COME SE NON BASTASSE HO INIZIATO A FARE TIROCINIO CON I BAMBINI DELLE ELEMENTARI E QUESTO LAVORO MI OCCUPA LA MAGGIOR PARTE DEL TEMPO.
COME SECONDA
COSA RINGRAZIO TUTTE LE MIE AFFEZZIONATISSIME LETTRICI PERCHE’ SENZA IL VOSTRO
SOSTEGNO NON RIUSCIREI MAI AD ANDARE AVANTI…QUINDI GRAZIE DI CUORE A TUTTE.
MA PASSIAMO A
NOI…
RECENSIONI:
Fr@: sciao bella! Dici di odiare
Ruben ogni volta che entra in scena? Bene allora penso che dopo quello che ha
combinato a Tim in questo capitolo tu non possa proprio sentir più parlare di
lui, vero? Ehh ehe eh (me sadica Nd NoNnY).
Mi spiace dirlo ma Rebecca è
il mio personaggio più sfortunato. Per colpa dei suoi zii non si è goduta un
attimo di libertà e non ha potuto neanche avere notizie del suo vecchio…e
soffre per amore, come suggerivi nella tua scorsa recensione. Chissà cosa le
capiterà nel prossimo capitolo…
Baciooo
Vale87: grazieeeeeeee!!! Sei un
tesoro. Le tue recensioni sono davvero un piacere da leggere perché capisco che
la mia storia ti piace davvero tanto.
Già, devo ammettere che i
momenti in cui Tim si arrampica sull’albero per andare da Amelia mi ricordano
un po’ Dawson’s Creek, però a essere sincera non ci avevo affatto pensato. Ma
te li vedi Amelia e Tim nei panni di Dawson e Joy? ^____^
Se l’ottavo cap ti ha fatto
ridere spero che questo ti sia piaciuto ancora di più perché a dire il vero
mentre lo scrivevo mi mettevo a ridere da sola (che scema! Nd Vale87).
Baciooo
Sunny: e io dovrei perdonarti il
ritardo? Sì, perché io sono ancora più in ritardo (NoNnY abbassa le orecchiette
a mo’ di cane bastonato).
Te lo assicuro tesoro mio:
Tim è un bellissimo ganzo in carne ed ossa. Il suo carattere premuroso non è
frutto della mia immaginazione, infatti fa parte del carattere del ragazzo
romano del quale mi sono ispirata (che secondo me dovresti andare a cercare
dato che so che sei di strada).
A proposito, com’è andato l’esame? Non mi hai detto nulla, o almeno non ho letto nulla nella messaggeria del gruppo. Fammi sapere al più presto!
Baciooo
Clody: anche tu non ti smentisci
mai quando si tratta di complimenti e questo mi rende proprio felice e carica
di cominciare a scrivere un nuovo capitolo (e per il prossimo ne avrò moooolto
bisogno).
Devo ammetterlo, pure io adoro il personaggio di Deneide, anche se in questo capitolo ha avuto un piccolo sfogo e ha detto una cosa poco carina nei confronti di Amelia. Però come fare a non capirla?! Avere una figlia come Amelia non è mica tanto facile! ^_______^ sono un po’ cattiva non trovi??
Baciooo
Nemesis: eccoci qui dolcezza! sarò
sincerissima: Le tue critiche non mi infastidiscono affatto (e lo sai se no ti
avrei chiesto tempo addietro di non recensirmi più) forse questa volta sono
state un po’ più dure del solito però non mi è caduto il mondo addosso, quindi
stai tranquilla.
Nonostante ciò ti andrebbe
di spiegarmi un punto perché io non l’ho ben capito: che c’è che non va nella
parola “addestramento militare”? Come avrei dovuto definire l’addestramento di
quegli uomini? Io non saprei, tu se ne sai più di me potresti darmi una mano,
così magari non commetterei più errori di questo tipo.
Sono d’accordo con te su un
punto: il linguaggio è troppo moderno, lo so, ma a me piace pensare che i miei
personaggi siano come me, come noi, cioè che non ci sia tutto questo distacco
tra la nostra e la loro società (anche se so che è una cosa impossibile).
Sono in disaccordo su un punto: il modo di rivolgersi ai propri cari secondo me variava a seconda della classe sociale, in sostanza più avevi la puzza sotto il naso (come il nostro caro Ruben) più avevi riguardo nel modo di rivolgerti ai familiari, più eri povero più entravi in confidenza con la tua famiglia (quindi io ho fatto si che i figli si rivolgessero ai genitori in maniera confidenziale proprio per questo ragionamento), poi non so se ho ragionato in maniera corretta perché non mi sono mai documentata più di tanto su questo periodo storico (diciamo pure che viaggio alla cieca ^______^).
Ti lascio spazio per recensirmi…ma
si clemente, TI PREGO!!!!! ^___-
Baciooo
Joenna: ola carissima!! Dunque
vediamo: Ruben a essere sincera non è qualcuno di mia conoscenza, ma è un misto
di tutte le persone che più mi stanno sulle balle, e con un pizzico di fantasia
è uscita fuori quella immensissima testa di c***o che tutti noi odiamo. Bè,
penso che se lo conoscessi uno così avrei già reagito alla Amelia (hai presente
l’attentato ai gioielli di famiglia di qualche cap fa?).
Mi raccomando di pazientare
il prossimo capitolo e non ti arrabbiare se non posto subitissimo, ok? ^___-
Baciooo
Kitty88: accipicchia che impeto
tesorina mia! Ti sono grata per esserti preoccupata per me, però devi sapere
che io e Nemesis eravamo già rimaste d’accordo tempo prima che se mi avessero
dato fastidio le sue critiche glielo avrei fatto notare (infatti le ho scritto
che le ho trovate un po’ dure).
Ti sono grata anche per aver
capito una cosa che era davvero mia intenzione trasmettervi, ovvero che voglio
proporvi una storia piacevole ed emozionante (ehi, mi auguro davvero che sia
così).
L’ultima volta non mi hai
scritto bene cosa ti è piaciuto e cosa no, quindi questa volta vedi di
impegnarti un po’ di più se no vengo fino a casa tua a ti faccio commentare
pezzo per pezzo l’ottavo cap, ci siamo capite?????!!!!! ; P
Dai che scherzo! Non
pretendo mai nulla dalle mie lettrici, solo un commentino, anche solo due righe
a me vanno benissimo, e lo sapete!
Baciooo
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ED ECCOVI QUI’
COME PROMESSO IL MIO FRESCO TRAILER DI “ANIMA LIBERA”, BELLO O BRUTTO CHE SIA
TROVERETE IL LINK PROPRIO SOTTO QUESTO PICCOLO AVVISO…TANTI SALUTI E COME
SEMPRE UN BACIOOO A TUTTE.
By NoNnY88
http://mio.discoremoto.virgilio.it/anima_libera