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Autore: NoNnY88    09/07/2005    10 recensioni
Fine del XVI secolo, in un’Italia agricola e ancora scossa dalle guerre le vicende di una ragazza tenace e ribelle che vivrà la sua avventura in una società che la vuole come lei non è…
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo nono

Capitolo nono

 

 

Non sapeva dove andare. Cosa fare. Chi cercare.

 

Era triste, abbattuta e nonostante gli sguardi incuriositi della gente che affollava il piccolo mercato di Viale Bardato, continuava a correre a testa china, tenendo l’abito leggermente rialzato per evitarsi un capitombolo memorabile.

 

Aveva paura. Paura che una volta finita la guerra suo padre non tornasse a riabbracciarla come le aveva promesso.

 

Aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse veramente. E c’era una sola persona che le era veramente stata vicina per tutta una vita.

 

Così prese la sua decisione e si diresse da lei.

 

Si fermò di fronte all’ abitazione di questa. Riprese fiato, si asciugò le lacrime, si avvicinò alla porta e bussò con decisione.

 

La porta si aprì poco dopo scricchiolando e un visino conosciuto le sorrise radiosa appena la vide. Ma appena si accorse in che condizioni era ridotta l’amica cambiò totalmente espressione e si incupì.

 

Amelia si gettò disperata tra le braccia di Rebecca che fece fatica a sostenerla, ma dopo un attimo di difficoltà riuscì a ritrovare l’equilibrio.

 

-che cosa ti è successo?- le chiese confusa.

 

Amelia portò il viso oltre la spalla dell’amica e rincominciò a singhiozzare

 

-accidenti a te, così mi complichi il lavoro. Avanti fatti coraggio e raccontami che cosa ti è successo. A proposito, che diavolo ci fai con un vestito da sposa? Te ne sei forse dimenticata? Mancano ancora due giorni al tuo matrimonio. Stai facendo le prove per caso?- il suo sarcasmo non aiutò l’amica a confessare l’accaduto di poco fa, così si chiuse la porta alle spalle e uscirono insieme per passeggiare un po’.

 

Ad un tratto la porta alle loro spalle si riaprì e spuntò il viso di Zia Madia. Appena vide che Rebecca se la stava svignando con Amelia gonfiò il petto e si mise a urlare con quanto più fiato aveva.

 

-quante volte al giorno devo minacciarti di morte? Eh? Non crederai di poter venire a meno alle tue faccende di casa? Muovi subito quelle tue natichette signorili verso di me, o giuro che sta volta ti chiudo nel baule fino all’indomani-

 

Rebecca la ignorò e continuò a camminare a passo sostenuto tenendo Amelia per un polso e trascinandosela dietro.

 

-forse dovresti ascoltarla. Non mi piace che ti minacci in questo modo-

 

-non essere sciocca! In questo momento mi preme di più aiutarti che sfuggire a un’insulsa minaccia- Amelia abbassò lo sguardo e lo tenne fisso sul terreno. Rebecca aveva detto una cosa bellissima e stava facendo una follia per lei. Sicuramente le avrebbe fatto un favore enorme in cambio.

 

-Bene! Bene! Anzi benissimo! Ma non venirmi a dire che non ti avevo avvisata. Preparo il baule per quando sarai di ritorno- così dicendo Zia Madia si sbatté la porta alle spalle.

 

-Rebecca, che diamine è questo baule?- l’amica si irrigidì un poco e rispose a denti strettissimi.

 

-è un baule nel quale mi chiude quella stregaccia ogni qual volta che cerco di ribellarmi a questa schiavitù. Il punto è che mi tiene chiusa per ore e ore, e lo sai che se mi manca l’aria…io ho una paura terribile di quel coso!- Amelia spalancò la bocca indignata. Conosceva bene la paura che l’amica aveva per i luoghi chiusi e piccoli, proprio come quel maledetto baule.

 

-ma allora sei proprio scema! Torna subito in casa e chiedi scusa a tua zia. Ti prego si ragionevole per una volta e cerca di evitarti questa punizione-

 

-è categoricamente escluso che io le chieda di scusare il mio comportamento. Preferirei essere rinchiusa a vita in quel posto piuttosto che darle la soddisfazione di vedermi strisciare ai suoi piedi. Adesso basta parlare di me. Dimmi piuttosto che cosa ti è capitato. Avanti parla-

 

Amelia scosse la testa rassegnata e dopo aver fatto un sospiro iniziò a spiegare all’amica come mai era vestita da sposa e quali paure le contorcevano le viscere ogni giorno che passava senza ricevere notizie di suo padre. Ma si sentì uno straccio in confronto a Rebecca che ne passava di tutti i colori per colpa di sua zia che la detestava senza un motivo in particolare.

 

-non te ne avevo mai parlato prima, Amelia, ma anche io devo confessarti una cosa assai spiacevole-

 

-e sarebbe?-

 

-io non ho mai ricevuto notizie sulla guerra perché Zia Madia non mi ha mai fatto ricevere posta alcuna. Se mio padre è vivo o no, non lo saprò mai. Io non parlo con lui da quando è partito. Non posso scrivergli, non posso sapere a che punto è dell’addestramento, non posso sapere quanti nemici ha messo al tappeto quel giorno o quell’altro, io non so…- non riuscì ad andare avanti. Era arrivato anche per lei il momento di sfogarsi un po’ con una amica che le era cara più della sua stessa vita. Scoppiò a piangere senza ritegno e si accasciò a terra come un cagnolino spaurito.

 

Amelia aveva l’impressione di essere sempre più piccola e inutile. Cosa poteva fare per lei? Infondo lei aveva sempre saputo come stava suo padre, ma non avrebbe mai immaginato che Rebecca fosse all’oscuro della vita che conduceva ora il Signor Germanno.

 

-scusami Amelia. Avrei dovuto darti conforto e invece…mi dispiace tanto-

 

Amelia si sentì stupida, egoista e irresponsabile tutto in una volta. Tutto quello che poteva fare ora era consolarla, ma questo non l’avrebbe salvato l’amica da una punizione sicura e soprattutto non l’avrebbe aiutata ad avere notizie di suo padre.

 

Nonostante le sue idee contrastanti si inginocchiò di fronte a Rebecca e le prese la testa tra le mani.

 

-tu non soffrirai più, te lo prometto. Fuggiremo sta notte. Così ho deciso e così sarà! Vado ad avvisare Tim- fece per allontanarsi ma Rebecca la trattene per una manica

 

-no! Noi partiremo tra due giorni. Non facciamo cose avventate-

 

-ma la tua punizione…-

 

-infondo sono solo alcune ore. Ormai ci sono quasi abituata. Non temere, sopravvivrò anche sta volta- la sua voce tradiva un profondo terrore, e Amelia si accorse che l’aveva detto per convincere prima se stessa.

 

-non se ne parla piccola mia. Tu vieni via con me. Ora!- l’affermazione non ammetteva repliche.

 

Amelia alzò malamente l’amica e ignorò il suo continuo singhiozzare. Doveva portarla via da quel posto, a costo di farlo con la violenza.

 

Presero una strada secondaria perché passare davanti alla casa degli zii non sarebbe stata una mossa troppo saggia. Attraversarono quasi tutto Viale Bardato e quando Amelia si fermò a Rebecca venne un tuffo al cuore. Aveva riconosciuto la casa davanti alla quale si erano fermati…

 

**********

 

Amelia doveva essersi dimenticata la grazia in qualche posto perché incominciò a tirare manate alla porta d’ ingresso come se volesse buttarla giù tutta in una volta. Girò la testa di lato svogliatamente mentre aspettava che qualcuno le aprisse. Vide qualcuno. Rigirò la testa di scatto in quel punto ma non vide che la strada deserta. In quel attimo le era parso di scorgere un uomo con la carnagione scurissima e piuttosto nerboruto vestito con abiti pesanti e uno sguardo severo. Non diede molta importanza alla cosa. Forse si era sbagliata.

 

Dall’altra parte si sentirono delle imprecazioni e in un attimo Tim aprì la porta non poco seccato.

 

Amelia mollò un ceffone all’amico e lo spinse di lato entrando di prepotenza in casa trascinandosi dietro Rebecca.

 

-accomodati pure, non fare complimenti- disse lui massaggiandosi la guancia arrossata –e se è lecito saperlo, perché mi hai schiaffeggiato?-

 

-dovresti saperlo che odio le imprecazioni. In particolar modo se sono offensive nei confronti di nostro Signore- Tim le fece la linguaccia ma appena vide il volto rigato dalle lacrime di Rebecca cambiò espressione.

 

-cosa abbiamo qui?- si avvicinò al volto corrucciato di Rebecca e, dopo essersi messo due dita sotto il mento, fece un’espressione buffa allo scopo di divertire l’amica. Amelia gli rifilò uno schiaffone dietro la nuca che gli fece volare gl’occhi fuori dalle orbite.

 

-va bene scusa. Ma quanto sei scontrosa oggi- distolse i suoi occhi smeraldo da quelli nocciola dell’amica per notare il suo insolito abbigliamento.

 

-e questo sarebbe?-

 

-il mio vestito da sposa. Qualcosa in contrario?-

 

-no no, assolutamente. Solo che non sapevo che fosse tradizione portare il vestito ininterrottamente fino al giorno del matrimonio- bastò uno sguardo di fuoco di Amelia per farlo tacere a oltranza

 

-se vuoi capire la situazione stai zitto e fermo. Ok?- poi aggiunse bisbigliando –è più semplice comunicare con Tabita- Tim fingendosi offeso esclamò un “ehi” che fece sorridere anche Rebecca.

 

-dicevo, tutto è iniziato quando mia madre mi portò dal sarto per questo maledettissimo vestito…- Amelia raccontò tutto quello che accadde a un turbatissimo Tim, dai suoi sentimenti nei confronti del padre alla disperata situazione familiare di Rebecca, che, buttata in un angolino in disparte, si teneva le ginocchia con le braccia e guardava fisso il pavimento come se ci fosse qualcosa di interessante da vedere.

 

Il racconto si concluse con la nuova idea che era balenata in testa ad Amelia nel tragitto dalla casa di Rebecca a quella di Tim.

 

-No! Tu sei matta. Non posso fare una cosa simile. Mi rifiuto nella maniera più assoluta. Non hai idea di cosa tu mi stia chiedendo di fare-

 

-ma tu non capisci! Lei non può tornare a casa ora. Potrebbe capitarle qualcosa di molto grave…e io non voglio-

 

-non esagerare. I suoi zii non le farebbero mai del male-

 

-cosa? Ma tu allora non hai sentito quello che ti ho detto! Pensa alla povera Rebecca chiusa in un baule per ore e ore senza mai prendere una boccata d’aria. Pensaci…- Tim si passò freneticamente una mano tra i ricci ribelli

 

-no Amelia. Se non la vedranno tornare a casa entro il tramonto la verranno a cercare sicuramente-

 

-ma il primo posto in cui si recheranno sarà casa mia-

 

-E IL SECONDO LA MIA!-sembrò calmarsi un attimo, e quando riprese a parlare la sua voce era piena di amarezza -Mi dispiace bambina, ma se scoprono che teniamo nascosta Rebecca in casa mia, i suoi zii potrebbero denunciare mio padre alla legge, e io non posso sopportare l’idea del mio vecchio in una botola a marcire-

 

Amelia abbassò lo sguardo. Era l’ennesima volta che si sentiva egoista in quell’interminabile giornata. Come potava aver avuto un’idea così scema e immatura? Prese a scuotere la testa ripensando alle parole dell’amico. C’è qualcosa che non andava nel suo discorso. Non aveva mai rifiutato di aiutare una delle due in situazioni di pericolo. Era tutto strano, molto strano.

 

-ti prego Tim aiutami almeno a trovare una soluzione. Questo lo puoi fare o ti costa un sacrificio??!- era furiosa, quello di poco fa non era Tim. Qualsiasi cosa avesse cambiato l’amico non poteva accettarlo.

 

-basta insistere! Andatevene, non posso fare nulla per voi- detto ciò, aiutò Rebecca ad alzarsi e la spinse delicatamente verso l’uscita.

 

Amelia era sconcertata. Aveva gli occhi sbarrati e non sapeva più cosa dire. Il suo discorso l’aveva totalmente spiazzata.

 

Vide Tim tenerle la porta e invitarla con lo sguardo di uscire. Non si fece pregare. Si diresse verso di lui a passo deciso e con il mento sollevato in segno di sfida. Gli si fermò a pochi centimetri dalla faccia e lo guardò dritto negl’occhi. Quello che vi lesse Tim era odio puro.

 

Passati pochi attimi si allontanò da lui e presa Rebecca per mano si allontanarono in direzione della casa di Amelia.

 

Tim chiuse la porta con la morte nel cuore. Una lacrima amara gli scese sulla guancia “quegl’occhi”. Lo sguardo che gli aveva lanciato Amelia prima gli aveva dato la sensazione che una spada lo trapassasse da parte a parte.

 

“non ti preoccupare Tim. Hai agito bene. Infondo non potevi fare in altro modo. Oh se solo Amelia sapesse cosa…” pensò al bacio che si erano scambiati l’anno prima e un’altra lacrima gli rigò il viso.

 

Sì. Se Amelia sapesse…

 

**********

 

Amelia si fermò di fronte casa sua tenendo l’amica per mano. Sapeva perfettamente che lì l’avrebbero trovata subito.

 

E poi cosa raccontava a sua madre… “Sono tornata… Ehm…Dunque Rebecca sta per un po’ da noi, giusto il tempo di evitarsi una punizione che le potrebbe costare la vita. Non ti preoccupare per il mangiare,  sarà nostra ospite per soli due giorni. Bhè sai, tra due notti scappiamo di casa…”.

 

Scosse la testa quasi divertita. Certamente se avesse dato questa spiegazione a sua madre gliene avrebbe date tante di quelle che quando si sarebbe risvegliata i suoi vestiti sarebbero passati di moda.

 

Purtroppo i suoi pensieri furono interrotti dal rumore della porta che si apriva. Non ebbe tempo di nascondersi dietro un cespuglio che Fabrizio le era già abbarbicato ai fianchi e la strattonava in avanti.

 

-che bello sei tornata! Così potremo giocare ancora a quello strano gioco con i sassolini-

 

-no piccolo, non ora- cercò di schiodarselo dalle gambe ma era ben incollato –avanti collabora, maledizione! Come faccio a camminare con te allacciato alle gambe??-

 

-allora mi porti a spalluccie?- appena pronunciò la parola “spalluccie” gli parti uno sputacchio che finì in pieno occhio ad Amelia. Questo divertì molto il bambino che iniziò a rotolarsi per terra dal ridere.

 

Anche se avrebbe voluto pestarlo, Amelia lasciò perdere e approfittò del momento di distrazione del fratello per svignarsela in casa. Si diresse speditamente verso camera sua, al piano superiore.

 

Nel tentativo di evitare di incrociare sua madre non notò che Tabita era beatamente addormentato al fondo delle scale. Così gli inciampò sopra e cadde rovinosamente per terra tra l’abbaiare del cane che si era preso un bello spavento.

 

Questa volta da ridere venne a Rebecca che in tutto quel trambusto un poco si era ripresa.

 

-che sta succedendo qua dentro?- Deneide si stupì non poco di trovare sua figlia a faccia prima contro il pavimento e Tabita tutto agitato e sdegnato per il pestone che si era ricevuto dalla padroncina.

 

-Non so cosa mi trattenga dal riempirti di pedate il sedere. Non ti permettere mai più di sparire in questo modo senza farmi sapere dove eri finita- poi abbassò lo sguardo e si coprì la bocca con una mano e sgranò impercettibilmente gl’occhi.

 

Amelia si alzò massaggiandosi il naso dolorante e seguì lo sguardo di sua madre. A terra vi erano dei cocci e parecchia cenere nera. Il vaso canopo di sua nonna, madre di Deneide.

 

Amelia si grattò il mento e distolse lo sguardo. Forse era stato Tabita. O forse lei. Deglutì rumorosamente. Sapeva quanto fosse importante per sua madre quel mucchietto di polvere scura. Cercò di correre ai ripari.

 

–in fondo era messo in bilico sul corrimano delle scale, non puoi pretendere che…- venne zittita da un gesto nervoso di sua madre. Era furiosa.

 

Rebecca cercò di distogliere l’attenzione di Deneide dai cocci schiarendosi la gola e tossicchiando.

 

Nulla.

 

-signora Druso?-

 

-…-

 

-madre…?- provò Amelia con voce titubante

 

-…-

 

Rebecca si rivolse all’amica titubante –forse non è il caso di disturbare oltre. È meglio che me ne torni a casa- fece per andare quando l’amica la trattenne per un braccio e la guardò con sguardo supplichevole.

 

Solo all’ora Deneide si svegliò da quella specie di trance che l’aveva tenuta imbambolata per qualche minuto. Si diresse a passo spedito verso la cucina e ne riemerse poco dopo con una scopa in mano. Diede una ramazzata veloce. Buttò i cocci e mise in una scodella la cenere che era riuscita a recuperare. Poi si girò verso sua figlia –in camera. Ora!-

 

Amelia guardò Rebecca e poi si diresse in camera.

 

-mi spiace per il suo vaso signora Druso-

 

-non è colpa tua Rebecca-

 

-ma neanche di…-

 

-no! Ti sbagli cara. Io non riesco più a capire quella piccola selvaggia indipendente che sta diventando mia figlia. Sta mattina è scappata dalla bottega del sarto senza dirmi nulla e poi si è ripresentata solo ora. Guarda fuori, il sole è già calato. Sta diventando tutto troppo insopportabile. Senza suo padre che la tiene in riga sta facendo tutto quello che le passa per la testa- si prese una pausa e si sedette sulle scale invitando Rebecca a fare lo stesso –sei tanto brava e dolce tu, piccola Rebecca. A volte mi chiedo come sarebbe averti come figlia…-

 

-non lo dica neanche per scherzo! Amelia è una ragazza straordinaria. Tutte le volte che avevo bisogno di aiuto lei c’era, e c’è tuttora, mi creda. Sono più che sicura che se io avessi la metà della forza e della sicurezza di sua figlia ora sarei da un’altra parte ad affrontare i miei scheletri. Invece sono qui a rifugiarmi come un topo in trappola-

 

Deneide corrugò la fronte –spiegati-

 

Rebecca prese una bel respiro. Sarebbe stato doloroso rimembrare tutte le cose che aveva passato fin’ora per colpa dei suoi parenti. Ma strinse i denti e iniziò a raccontare.

 

**********

 

Posò il vestito sul letto. Ora non era più color panna, ma era pieno di macchie di terra e fango. Chissà come aveva fatto a ridurlo in quello stato.

 

Si avvicinò alla catasta di vestiti che teneva in una cesta vicino al suo letto. Ne scelse uno azzurro. Dopo aver constato che era troppo corto decise di infilarsi delle braghe che arrivavano fino al ginocchio.

 

Guardò nel vetro che gli faceva da specchio il suo riflesso. Sembrava un sacco di patate ma non le importava“tanto chi mi vede così conciata, sono in casa” pensò continuando a specchiarsi.

 

Parlò troppo in fretta. Il solito sassolino colpì la finestra.

 

Fece un balzò indietro per lo spavento. Poi si fece coraggio e si affacciò.

 

Guardò contrariata la persona che vide sotto di se. Rimise la testa dentro casa e fece per chiudere la finestra.

 

-no ti prego Amelia aspetta-

 

-cosa?! Di essere presa in giro ancora una volta da te?-

 

-Non capisci-

 

-ah non capisco? Io capisco che sei solo un maledetto bugiardo. Come fai a definirti un nostro amico? Hai fatto tutte quelle storie per Rebecca…ma ti rendi conto che al mondo ha solo più noi due e tu la respingi in questo modo indegno?! IO TI ODIO!-

 

-no, non dire così. Lasciami spiegare-

 

-cosa mi devi spiegare? COSA?-

 

-non qui. Fammi salire-

 

-no! Questo proprio no. Mi spiace ma non mi fido più di te-

 

Amelia sembrava irremovibile ma quando vide Tim abbassare la testa in segno di resa, si impietosì un poco.

 

-mi dispiace Amelia, avrei dovuto avvisarti prima ma non ho potuto-

 

Le sue difese cedettero. Chiuse gl’occhi e mise da parte l’orgoglio che la caratterizzava e gli scoccò un sorriso compassionevole.

 

-ma questa è l’ultima volta che te la faccio passare liscia. Ora sali e spera che la giustificazione del tuo carattere sia appropriata o è la volta buona che ti riempio di sberle- Tim si fece scappare un sorriso di vittoria e iniziò la scalata dell’albero verso la stanza di Amelia.

 

Giunto in cima saltò nella stanza e si sedette sul letto vicino ad Amelia.

 

-allora? ‘sta giustificazione?-

 

-in effetti è un po’ lunga la storia…-

 

***flash back***

 

 

Tim era in casa sua a finire gli ultimi preparativi per la fuga, quando sentì bussare con foga alla porta e come al solito andò a ricevere il suo visitatore molto seccato.

 

-adesso basta con le visite! L’ho capito cosa devo fare-

 

-non rivolgerti a me con questo tono ragazzino- l’uomo che aveva parlato era molto alto, carnagione scura occhi color pece e corporatura nerboruta.

 

-va bene mi scusi ma che cosa dovrei fare? Continua a bussare alla mia porta e mi ripete ogni volta la stessa cosa. Le ripeto che so quello che devo fare!-

 

-no. Tu non hai capito nulla! Lo so che vai a trovare la tua amichetta ogni volta che giro l’angolo. Ma io non sono uno sprovveduto. Io ti seguo e tu non te ne accorgi. Lo faccio già da un po’ di giorni sai?-

 

-è inevitabile che io mi ritrovi da Amelia. In fondo passiamo la maggior parte del tempo insieme. Pensa che non si insospettirebbe se io per caso iniziassi a non frequentarla più?-

 

-questa è l’ultima volta che ti avviso ragazzino. Se ti avvicinerai ancora alla Signorina Amelia il tuo vecchio passerà il resto dei suoi giorni nelle segrete del palazzo dei miei Signori Padroni. Questa è la volontà di Padron Ruben Quirino e io non posso far altro che obbedire agl’ordini-

 

-perché deve dare retta a quel pulcioso figlio di papà? Solo perché è geloso del legame che c’è tra me e la donna che dice di amare?-

 

-io ti ho avvisato. Spero di non dover tornare a fare quello di cui ti ho minacciato- l’omone straniero fece per uscire ma sembrò cambiare idea e rientrò in casa.

 

-c’è un’altra uscita?-

 

-perché scusa, questa non ti basta?-

 

-non fare lo spiritoso o appiccico il tuo bel musetto contro il muro. Allora?-

 

-in fondo al corridoio, subito dopo la cucina-

 

-spero che questo sia un addio. Ah un’altra cosa- avvicinò il suo faccione nero a quello di Tim –non permetterti mai più di insultare uno dei miei Signori Padroni in mia presenza, chiaro?-

 

Tim non mosse un muscolo e non fece trasparire la paura folle che lo aveva investito. Sarà pur stato in grado di tenergli testa in un corpo a corpo, ma lui era un sicario e con questa gente era meglio non scherzare.

 

Appena lo scimmione si chiuse la porta alle spalle Tim poté tornare ai suoi impieghi e sperò di non essere più disturbato fino al giorno dopo.

 

Purtroppo per lui dopo pochi attimi sentì bussare alla porta in maniera insistente e pensando che fosse di nuovo il sicario iniziò a imprecare ad alta voce. Ma quando aprì la porta non vide l’omone scuro, anzi, era l’ultima persona che avrebbe dovuto vedere.

 

Il ceffone lo riportò alla realtà e appena Amelia e Rebecca entrarono si chiuse la porta alle spalle e poi capì. L’omone era uscito dalla porta sul retro per non farsi vedere da loro.

 

“quel maledetto non mi ha detto nulla. Ma mi ha messo alla prova. Meglio sbarazzarmi al più presto di loro prima che inizi a sospettare qualcosa…”

 

***fine flash back***

 

Non sapeva che dire. Quello scemo le aveva tenuta nascosta una cosa simile. Si maledisse per non aver capito prima.

 

-da quanto va avanti questa storia?-

 

-ti ricordi quando sono sparito per qualche giorno di fila? Bè in realtà non ho mai fatto tutto quello che ti ho detto. Il primo giorno ho avuto a che fare con il sicario. Mi sono preso un bel colpo. Pensa che stavo facendo un giro per il mercato quando ho visto una stoffa che…-

 

-vai avanti non perderti in cavolate-

 

-si giusto. Dicevo che ho avuto a che fare con il sicario il primo giorno. Gli altri due li ho dovuti passare segregato in casa per paura che appena messo il naso fuori quello mi facesse fuori. Poi la paura è scemata e ti sono passato a trovare, come ben sai-

 

-irresponsabile! Pensa se ti avesse visto uscire-

 

-ma lui mi ha visto venire da te-

 

-e me lo dici così?-

 

-se vuoi te lo dico così- Tim prese il cuscino che stava sul letto di Amelia e glielo diede in faccia con forza.

 

Dopo un attimo di smarrimento Amelia agguantò il cuscino del fratello e iniziò una battaglia contro l’amico.

 

Continuarono a colpirsi per un po’, poi Tim diede un colpo così forte all’amica che la fece cadere dal letto a schiena prima.

 

-ahi- si lamento quella.

 

-quante storie per una culata- Tim si affacciò dal letto per verificare le condizioni di Amelia. Passo falso. Lei lo agguantò per il colletto della camicia e se lo trascinò a terra.

 

Tim atterrò sul morbido. Appena aprì gl’occhi per capire dove fosse finito avvampò. “su tutto quello che potevo cadere proprio sul seno dovevo finire?”

 

Ad Amelia parve non turbare perché non si scompose ne fece alzare l’amico da quella posizione.

 

A questo punto Tim si sentì libero di fare quello che voleva fare da tanto tempo. Si alzò un po’ e si avvicinò al volto di Amelia. Fu il suo turno di avvampare. I loro nasi si sfiorarono provocando nei due un privino lungo la schiena. Tim stava per toccare le labbra di Amelia quando una forte esplosione li fece sobbalzare.

 

Si alzarono in piedi in un attimo e si sporsero dalla finestra. Moltre altre persone si erano riversate in strada per verificare l’ubicazione di quell’esplosione.

 

Poi videro un uomo in fondo alla strada con il terrore dipinto in volto che urlava frasi che non arrivavano chiare ai due.

 

Poco a poco che quell’uomo si avvicinava il suo urlare si faceva sempre più chiaro e in fine capirono con esattezza il terribile significato di quello parole e il sangue gli si gelò nelle vene.

 

-STANNO ATTACCANDO LA CITTA’!!! I NOSTRI ESERCITI SONO CADUTI. SI SALVI CHI PUO’!!!-

 

Amelia e Tim si guardarono col terrore negl’occhi e un’altra esplosione diede la conferma a tutti che le parole di quell’uomo non erano false.

 

Stavano davvero attaccando Viale Bardato.

 

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To be continued …

 

 

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ECCOMI DI RITORNO DOPO GIORNI E GIORNI DI ASSENZA.

VI PREGO DI SCUSARMI MA HO AVUTO TROPPI CASINI PER VIA DELLA SCUOLA E COME SE NON BASTASSE HO INIZIATO A FARE TIROCINIO CON I BAMBINI DELLE ELEMENTARI E QUESTO LAVORO MI OCCUPA LA MAGGIOR PARTE DEL TEMPO.

COME SECONDA COSA RINGRAZIO TUTTE LE MIE AFFEZZIONATISSIME LETTRICI PERCHE’ SENZA IL VOSTRO SOSTEGNO NON RIUSCIREI MAI AD ANDARE AVANTI…QUINDI GRAZIE DI CUORE A TUTTE.

MA PASSIAMO A NOI…

 


RECENSIONI:

 

Fr@: sciao bella! Dici di odiare Ruben ogni volta che entra in scena? Bene allora penso che dopo quello che ha combinato a Tim in questo capitolo tu non possa proprio sentir più parlare di lui, vero? Ehh ehe eh (me sadica Nd NoNnY).

Mi spiace dirlo ma Rebecca è il mio personaggio più sfortunato. Per colpa dei suoi zii non si è goduta un attimo di libertà e non ha potuto neanche avere notizie del suo vecchio…e soffre per amore, come suggerivi nella tua scorsa recensione. Chissà cosa le capiterà nel prossimo capitolo…

Baciooo

 

Vale87: grazieeeeeeee!!! Sei un tesoro. Le tue recensioni sono davvero un piacere da leggere perché capisco che la mia storia ti piace davvero tanto.

Già, devo ammettere che i momenti in cui Tim si arrampica sull’albero per andare da Amelia mi ricordano un po’ Dawson’s Creek, però a essere sincera non ci avevo affatto pensato. Ma te li vedi Amelia e Tim nei panni di Dawson e Joy? ^____^

Se l’ottavo cap ti ha fatto ridere spero che questo ti sia piaciuto ancora di più perché a dire il vero mentre lo scrivevo mi mettevo a ridere da sola (che scema! Nd Vale87).

Baciooo

 

Sunny: e io dovrei perdonarti il ritardo? Sì, perché io sono ancora più in ritardo (NoNnY abbassa le orecchiette a mo’ di cane bastonato).

Te lo assicuro tesoro mio: Tim è un bellissimo ganzo in carne ed ossa. Il suo carattere premuroso non è frutto della mia immaginazione, infatti fa parte del carattere del ragazzo romano del quale mi sono ispirata (che secondo me dovresti andare a cercare dato che so che sei di strada).

A proposito, com’è andato l’esame? Non mi hai detto nulla, o almeno non ho letto nulla nella messaggeria del gruppo. Fammi sapere al più presto!

Baciooo

 

Clody: anche tu non ti smentisci mai quando si tratta di complimenti e questo mi rende proprio felice e carica di cominciare a scrivere un nuovo capitolo (e per il prossimo ne avrò moooolto bisogno).

Devo ammetterlo, pure io adoro il personaggio di Deneide, anche se in questo capitolo ha avuto un piccolo sfogo e ha detto una cosa poco carina nei confronti di Amelia. Però come fare a non capirla?! Avere una figlia come Amelia non è mica tanto facile! ^_______^ sono un po’ cattiva non trovi??

Baciooo

 

Nemesis: eccoci qui dolcezza! sarò sincerissima: Le tue critiche non mi infastidiscono affatto (e lo sai se no ti avrei chiesto tempo addietro di non recensirmi più) forse questa volta sono state un po’ più dure del solito però non mi è caduto il mondo addosso, quindi stai tranquilla.

Nonostante ciò ti andrebbe di spiegarmi un punto perché io non l’ho ben capito: che c’è che non va nella parola “addestramento militare”? Come avrei dovuto definire l’addestramento di quegli uomini? Io non saprei, tu se ne sai più di me potresti darmi una mano, così magari non commetterei più errori di questo tipo.

Sono d’accordo con te su un punto: il linguaggio è troppo moderno, lo so, ma a me piace pensare che i miei personaggi siano come me, come noi, cioè che non ci sia tutto questo distacco tra la nostra e la loro società (anche se so che è una cosa impossibile).

Sono in disaccordo su un punto: il modo di rivolgersi ai propri cari secondo me variava a seconda della classe sociale, in sostanza più avevi la puzza sotto il naso (come il nostro caro Ruben) più avevi riguardo nel modo di rivolgerti ai familiari, più eri povero più entravi in confidenza con la tua famiglia (quindi io ho fatto si che i figli si rivolgessero ai genitori in maniera confidenziale proprio per questo ragionamento), poi non so se ho ragionato in maniera corretta perché non mi sono mai documentata più di tanto su questo periodo storico (diciamo pure che viaggio alla cieca ^______^).

Ti lascio spazio per recensirmi…ma si clemente, TI PREGO!!!!! ^___-

Baciooo

 

Joenna: ola carissima!! Dunque vediamo: Ruben a essere sincera non è qualcuno di mia conoscenza, ma è un misto di tutte le persone che più mi stanno sulle balle, e con un pizzico di fantasia è uscita fuori quella immensissima testa di c***o che tutti noi odiamo. Bè, penso che se lo conoscessi uno così avrei già reagito alla Amelia (hai presente l’attentato ai gioielli di famiglia di qualche cap fa?).

Mi raccomando di pazientare il prossimo capitolo e non ti arrabbiare se non posto subitissimo, ok? ^___-

Baciooo

 

Kitty88: accipicchia che impeto tesorina mia! Ti sono grata per esserti preoccupata per me, però devi sapere che io e Nemesis eravamo già rimaste d’accordo tempo prima che se mi avessero dato fastidio le sue critiche glielo avrei fatto notare (infatti le ho scritto che le ho trovate un po’ dure).

Ti sono grata anche per aver capito una cosa che era davvero mia intenzione trasmettervi, ovvero che voglio proporvi una storia piacevole ed emozionante (ehi, mi auguro davvero che sia così).

L’ultima volta non mi hai scritto bene cosa ti è piaciuto e cosa no, quindi questa volta vedi di impegnarti un po’ di più se no vengo fino a casa tua a ti faccio commentare pezzo per pezzo l’ottavo cap, ci siamo capite?????!!!!! ; P  

Dai che scherzo! Non pretendo mai nulla dalle mie lettrici, solo un commentino, anche solo due righe a me vanno benissimo, e lo sapete!

Baciooo

 

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ED ECCOVI QUI’ COME PROMESSO IL MIO FRESCO TRAILER DI “ANIMA LIBERA”, BELLO O BRUTTO CHE SIA TROVERETE IL LINK PROPRIO SOTTO QUESTO PICCOLO AVVISO…TANTI SALUTI E COME SEMPRE UN BACIOOO A TUTTE.

 

By NoNnY88

 

 

 

 


http://mio.discoremoto.virgilio.it/anima_libera

 

 

 

 

ED

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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