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Autore: eclipsenow    27/01/2010    9 recensioni
salve sono sempre io chiedo umilmente scusa per l'errore dei dialoghi, ma sono un pò imbranata co ste scatolette! comunque la storia è quella di sempre ed è sempre nata dalla mia rabbia di non aver potuto aiutare pur potendo l'angelo che ci fa sognare! Ringrazio chi ha recensito malgrado l'assenza dei dialoghi GRAZIE!!! E chi ha letto Grazie!!! scusandomi ancora vi saluto tutti! ciao ciao
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo per concludere la prima parte

 

Cari lettori dato che la mia fan fiction è tempestata di capitoli e verrebbe lunghissima devo tagliare e dividere in due parti. Mi dispiace per la lunga assenza ma è stato un periodo doloroso e pieno di disastri che mi hanno distolto la mente dalla mia amata storia. L’amore per Michael è intatto e non mi sono certo dimenticata di mia sorella Orsola e mia figlia Ambra. Un bacio a tutti voi spero mi perdoniate

 

 

Oramai erano passati mesi da quando Tarack aveva minacciato di farmi lasciare con Michael. E aimè c’era riuscito. Gli aveva fatto conoscere una famosa figlia di nome Lisa Presely che non so per quali strani meccanismi era riuscita a portare Michael lontano da me. Avevo lasciato Los Angeles dopo avere avuto la realtà effettiva davanti ai miei occhi. Mi erano arrivate numerose foto che ritraevano Michael in dolci effusioni con una donna bellissima, ma non avevo mai voluto credere che fosse vero fin quando un giorno tornando a casa vidi Michael steso sul divano che la baciava appassionatamente. Non so per quale motivo non ascoltai le parole di Michael che mi urlava che non era come sembrava, per la prima volta le mie orecchie non riuscivano a sentirlo, scappai via di corsa passando per le porte di servizio del suo ranch che mi avrebbero portata il prima possibile lontano dall’oblio della realtà promiscua davanti ai miei occhi, quando Michael mi raggiunse ero già in macchina e spinsi il pedale dell’acceleratore più forte che potevo per portarmi via da lui, che rimase con le mani attaccate al cancello. I miei occhi erano troppo pieni di lacrime per riuscire a vedere il suo viso d’angelo trasformatosi in quell’istante in un demonio che mi aveva strappato via i sogni dopo avermi lanciato nel loro magico mondo. Tornata a Parigi decisi di chiudere con la danza e così feci, donai in beneficenza tutti i costumi e gli abiti che avevo indossato nell’anno passato insieme a Michael, e chiusi tutti gli oggetti che lo riguardavano in uno scatolone che confinai in soffitta. Per nove lunghissimi mesi non ebbi altro sfogo che le lacrime, mia sorella Tania preoccupata per le mie condizioni si era trasferita a casa mia con i suoi due bambini e suo marito, e anche Meredith mi aveva seguito standomi vicino il più possibile, Cercarono di fare di tutto per aiutarmi a superare quel difficile periodo. Poi Mez, mi diede il numero del suo analista e iniziai una terapia di sei mesi, i più lunghi della mia vita. la cosa che mi gettava di più nelle fiamme dell’inferno era che la lontananza da Michael era più insopportabile del suo tradimento e non lo odiavo per ciò che aveva fatto ma perché non era con me. un anno in sua compagnia non si cancella facilmente, ti resta dentro a lettere di fuoco il suo nome, la sua voce, le sue calde e dolci labbra, il suo sorriso e la sua dolcezza. Non riuscivo a capacitarmi di una cosa simile, Michael non era capace di fare del male eppure a me ne aveva fatto tanto. Mi scrisse decine di lettere che mia sorella non mi fece mai leggere, ma non le buttò via, le nascose soltanto per evitare che le vedessi. Avevo l’assoluta necessità di sentirlo, ma non potevo non dopo così tanto tempo. il periodo di analisi mi aveva fatto elaborare molti dati, che mi avevano fatto maturare la convinzione che la colpa fosse mia specialmente perché non avevo ascoltato la sua versione dei fatti che poi era l’unica che mi sarebbe interessata. Comunque dopo aver superato non a fatica questo periodo nero ripresi il mio lavoro di maestra, concentrandomi sui bambini dell’asilo, e da due mesi ero riuscita ad aprire un asilo tutto mio che andava anche piuttosto bene. Le risate dei bambini coprivano le grida del mio dolore e mi fecero guardare avanti, pensando ad Elena. Unica cosa che mi era rimasta era l’assoluta fobia e il rigetto per gli uomini, che fuggivo per principio.

Quando raggiunsi più o meno la pace dei sensi, i notiziari cominciarono ad attaccare pesantemente Michael, settimane indietro era scoppiato lo scandalo del bacio agli MTV music awards, che aveva generato in  me una leggera ricaduta, ma vedere i giornalisti che tartassavano Michael come un pungiball mi dava i nervi, riuscivo a vedere dalle immagini che l’animo di Michael era estremamente turbato e soffriva moltissimo. Poi cominciò a mettersi le mascherine per paura dei germi e li compresi che aveva davvero bisogno di aiuto, sempre più pallido: la malattia stava facendo il suo corso, crisi d’insonnia … di nuovo. Non era possibile, c’era davvero un problema più grande a monte di tutto ciò. Spensi il televisore quando gli occhi scuri e intensi di Michael bucarono lo schermo tuffandosi nei miei. Un fremito poi solo brividi e tristezza.

Tuttavia era ora di andare a lavoro e non potevo mancare era una giornata troppo importante. Così presi un bel respiro, mi infilai il giacchino di jeans e la borsa ed uscii di casa. Parcheggiai l’auto sotto l’asilo, il sole di maggio risplendeva alto in cielo e non vedevo l’ora di stare con i miei cuccioli, avevo preparato una grande festa per Teresa che compiva tre anni, quindi mi recai a lavoro con un’ora d’anticipo rispetto al solito. Cercai le chiavi nella borsa ed entrai. La testa era ancora con Michael in mezzo alla folla come spesso accadeva quando uscivamo da Neverland. Accesi le luci ed alzai le serrande per far entrare i colori della primavera. Dopo di chè mi misi a cercare i festoni nell’armadio della cancelleria, usavo sempre gli stessi per tutti i compleanni, per non dare ai bambini l’impressione che avessi dei prediletti. Mentre cercavo tra gli innumerevoli oggetti sentii come il rumore di una macchina fermarsi sotto l’asilo senza spegnere il motore, non ci feci molto caso, appena trovai i festoni mi affacciai ed era una macchina di gran lusso quella che avevo sotto gli occhi, ma che non avevo mai visto prima, anche quell’immagine però mi riportò il pensiero a Michael e alle nostre uscite di gala. Scossi la testa per cacciare via quel pensiero e dato che cominciavo a sentire in modo più intenso che la mia testa quella mattina avesse deciso di farsi del male convenni con me stessa che dovevo tenermi impegnata, così ripresi il mio da fare di gran carriera. Quando ebbi finito di appendere i festoni il motore dell’auto lussuosa si sentiva ancora rombare nel parcheggio. Mi diressi in sala mensa per apparecchiare i tavoli con il buffet, ero di spalle e avevo l’isolita sensazione che qualcuno fosse entrato. Uscii dal refettorio e andai nella sala nanna per vedere se tutto era a posto, controllai i bagni e anche le stanze dei lavoretti, nulla, la porta era aperta come io stupidamente l’avevo lasciata, così la chiusi e mi diressi di nuovo in sala mensa. A quel punto mi venne un infarto quando lo vidi bellissimo nella sua camicia bianca nascondere i suoi lineamenti dolci sotto al cappello, i riccioli neri ribelli erano ancora lì dove mesi e mesi prima li avevo lasciati, il suo profumo inebriava la stanza e stordiva i miei sensi, non riuscii a dire una parola ma ci provai se non fosse stato per i suoi occhi che cercarono e trovarono i miei forse ci sarei anche riuscita, ma mi precedette. “Ciao Elena.” La sua voce vellutata mi torturava le orecchie e il cervello e sembrava rotta dall’emozione. Mi coprii la faccia con una mano e abbassai gli occhi, poi sentii i suoi passi muoversi verso di me con la lentezza e la grazia di una pantera, come sempre. Vidi i suoi mocassini lucidi davanti alle mie scarpe da tennis.

“So che non vuoi vedermi, ma io non ce l’ho fatta più e sono dovuto venire a vederti, se non vuoi più avere nulla a che fare con me basta che me lo dici guardandomi negli occhi ed io capirò e girerò i tacchi senza dire una parola.” Era quello il momento, in quel preciso istante dovevo dire basta e chiudere definitivamente con la sublime tortura che esercitava quell’uomo su di me, ma non ce la feci. Alzai il viso e lo guardai, le lacrime uscirono senza chiedere permesso, ma la voce riuscì a liberarsi dalle catene del silenzio. “Perché? Perché vuoi ancora farmi del male? Non ti è bastato tradirmi? Mandare in pezzi il mio cuore per un paio di occhi più chiari dei miei?”

“Vuoi che me ne vada?” chiese con la sua voce da cucciolo indifeso. “No, non sto dicendo questo, ti sto solo chiedendo perché?” sospirò rassegnato e prese le mie mani fredde e tremanti tra le sue calde e asciutte. “Ti prego di ascoltarmi davvero Elena, non correre di nuovo via te lo chiedo dal più profondo del mio cuore.”

“cosa avrei dovuto fare restare lì a farmi umiliare da te e da quella donna? Avrei dovuto ascoltare quella bocca che credevo mia e mie soltanto dire bugie e aggiungere offese ad offese?”

“Shhh Elena, Shhh, ti prego non dire nulla di simile. Non arrabbiarti, respira. Coraggio respira e ascolta.” Mi dimenai dalla sua stretta ma era stranamente forte e decisa a non lasciarmi, così mi arresi e le mani tornarono libere, fu il mio corpo ad essere imprigionato dalle sue braccia. I battiti del suo cuore erano agitati e frenetici mi stupiva che riuscisse a mantenere la calma parlandomi con la tranquillità che lo caratterizzava. Per un attimo mi abbandonai tra le sue braccia ma i flash della pugnalata ricevuta furono troppo violenti e mi liberai dalla stretta, mi asciugai gli occhi e ripresi il controllo “Ti prego Michael non rendere le cose più difficili dimmi cosa vuoi e poi torna al tuo ranch per cortesia.” Si umettò le labbra e prese un respiro “Non starò qui a dirti che non era come sembrava, non ti dirò che non lo volevo, e non ti dirò nemmeno che l’ho fatto perché ho smesso di amarti, anche se probabilmente è ciò che vuoi sentire. È successo all’improvviso ed è stato solo un bacio … prima che te ne andassi. Non volevo tradirti, non volevo nemmeno lasciarti sono stato uno sciocco e mi sono lasciato prendere alla sprovvista, ma non perché ho smesso di amarti, la storia doveva essere diversa doveva distogliere l’attenzione da noi per stare più tranquilli ed eravamo d’accordo che non sarebbe accaduto nulla tra noi, poi Lisa testarda come suo padre ha giocato d’astuzia ed è precipitato tutto in un disastro. Quando te ne sei andata io ero davvero a pezzi e volevo sparire, lei mi è stata vicino e siamo stati insieme, senti Elena non ti sto chiedendo di lasciarti tutto alle spalle e tornare con me, ti sto chiedendo solo di parlarmi e di non lasciarmi solo. per quanto Lisa mi stia vicino non riesco a parlare con lei come parlo con te e ho bisogno della tua presenza, ma non per i miei scopi, per evitare impazzire. Non voglio che lasci tutto e torni a Los Angeles, volevo solo chiarire e voglio solo che ci pensi, non ti forzerò, smetterò di scriverti e di cercarti, sarai te a farti viva se vorrai sennò sparirò dalla tua vita e sarà come se non fossi mai esistito, ma se non  dormo di notte non è per i giornalisti, o per i pettegolezzi è perché non so te cosa fai, se stai male … se senti freddo se hai bisogno di parlare, se … parli … con qualcuno se c’è qualcuno che riesca a scaldarti di notte con calore vero e sincero. Non dormo perché te non sei con me, ma anche se fossi nella stanza accanto a me starebbe bene, perché sei a casa con me. ti prego non dimenticare ciò che ti ho detto appena varcherò la porta, pensa davvero alle mie parole però una cosa devo dirtela … ho bisogno di te sei l’unica capace di tirarmi fuori dalla mia solitudine e vorrei che potessimo condividere anche un’amicizia, purchè resti nella mia vita.” mi guardava con occhi sinceri e imploranti, come un bambino che chiede attenzioni alla mamma, io non riuscivo a mandarlo via, non volevo che andasse via. Tuttavia era necessario, avevo bisogno di capire. “D’accordo Michael, ho capito cosa vuoi dirmi, ma non posso perdonarti per ciò che mi hai fatto e ti dico che non puoi prendermi o lasciarmi come e quando ti fa comodo, io sono risalita dalla mia rovina a fatica e lottando con me stessa per riuscire ad accettare la mia stupidità e non puoi pretendere che mi annulli di nuovo per te che … basta. Ti prego vai, forse mi sentirai forse no nel dubbio ti dico addio per evitare che piombi qui di nuovo e mi mandi in confusione ancora una volta con una qualunque scusa. Grazie del chiarimento.” Non dissi altro e lui abbassato gli occhi si avvicinò, mi baciò i capelli e mi accarezzò il viso per poi uscire e scomparire per le scale.

 

“Ma ti rendo conto Mez, all’asilo, è venuto all’asilo per squarciarmi di nuovo il petto e dirmi che ha bisogno di me perché sta tanto male, ma chi se ne frega e a Elena chi ci pensa è? cosa crede che io sto bene che non ho avuto bisogno di aiuto? Ma figurati è solo un ragazzino viziato che vuole la sua casa piena di giocattoli, ma poi si stufa e li getta via per poi riprenderli come e quando gli pare a lui. Se lo scorda io non voglio più vederlo, mai più!” Mez mi guardava allibita seduta sul divano ad ascoltare i miei deliri che si contraddicevano l’uno con l’altro, poi affondai nel divano vicino a lei e a braccia conserte fissai la televisione spenta. Dopo un attimo di silenzio durante il quale Meredith mi guardava con aria piena di ironica compassione si decise a parlare.

“è successo un mese fa Elena, quindi sono precisamente 30 lunghi giorni che  io ascolto questi tuoi deliranti monologhi perché non sai cosa fare, o meglio lo sai ma non vuoi ammetterlo perché sei troppo testarda.”

“piantala Mez sono tutte fesserie. Mi è totalmente indifferente.”

“si certo come no, senti bella puoi mentire a tutti ma non a me io so benissimo come sei fatta e se non fossi troppo orgogliosa per ammettere che vuoi prendere il primo aereo per andare da lui forse staresti meglio. Ho ragione o no? Pensi solo a questo, parto o non parto, o meglio voglio partire ma non parto perché? Perché sono permalosa e viziata. Ma se ha attraversato un continente per parlarti un motivo ci sarà, se sapeva che lavoravi in un asilo tuo tra l’altro evidentemente non ha mai smesso di cercarti, se ti dice che ha bisogno di te io penso che dovresti credergli e conoscendoti te non neghi un aiuto ad una persona anche se un attimo prima ti ha pugnalato alle spalle, perché te sei come lui, incapace di provare odio o rancore o peggio restare indifferenti ai bisogni delle persone. Ergo siete esattamente identici perciò se lui ha avuto bisogno di cambiare continente per parlarti te hai bisogno di cambiare di nuovo continente per parlargli e dargli una mano, non ti ha detto di tornare insieme solo di restare Ely, solo di restare.”

Sospirai rassegnata, Mez aveva ragione, la sua analisi era perfetta era quella la realtà dei fatti era l’orgoglio a tenermi i piedi piantati a Parigi, ma cos’è l’orgoglio in confronto a Michael?

 

Los Angeles ore 10.00 am

 

DLIN DLON

Hello?”

Ehm, there is mr Jackson please?”

“Oh yes who is it?”

“A friend.”

“What’s your name?”

“Elena.”

“oh ms Helena welcome back wait.”

Sei un’emerita cretina Elena gira I tacchi e vattene, torna sul taxi, riprendi l’aereo, arriva a parigi e restaci, legati se è necessario, ma non dargli soddisfazione di avere potere su di te. Esattamente proprio per questo devi andartene, ora.

Nulla la coscienza cattiva parlava ma quella buona fingeva di non sentirla non dandomi libertà di movimento per tornare da dove ero venuta e proprio mentre ci stavo riuscendo a tornare a casa…

“Elena, che bello sei qui.” Braccia affettuose intorno al mio collo, aiuto, era lui e mi stava abbracciando, era finita, oramai aveva vinto e non potevo farci nulla. si allontanò e mi sorrise, fu a quel punto che compresi che quello era il mio posto.

 

 

Come vi ho già detto affezionate lettrici, mi scuso profondamente per la mia assenza assolutamente assente. Perdonatemi vi prego ma il 2009  stato un anno da cancellare per mille motivi il 25 dicembre specialmente come molte di noi è stato un natale con una ricorrenza ben più dolorosa di una nascita, comunque… eccomi qui, ho dovuto dividere la storia gente era davvero lunghissima e non poteva funzionare quindi dato che l’ispirazione su quella linea non accennava tornare ho deciso di fare una cosa diversa, comunque spero non vi vendichiate abbandonandomi come io ho abbandonato la storia, e ce questo final chapter sia stato di vostro gradimento, la seconda parte arriverà prestissimo giuro! Baci a tutte Elena            

 

  
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