Mi affondi le dita nella carne, ma non mi fai male.
Schiacciato sotto al peso del tuo corpo, respiro a stento.
Ma tu niente, interpreti il mio andare soffocato come un segno di eccitazione.
Mi prendi in controtempo.
In testa mi esplode il caos- un caldo rosso mi romba tra le orecchie e mi strappi via la carne dalle ossa.
Continui a spingere senza rispetto.
Il ronzìo del tuo battito accelerato mi fa venire la pelle d'oca sulla schiena.
Un'esplosione ormai vicina avrebbe acceso quella fulgida mattina.
Soddisfi il tuo bisogno contro di me, mentre perdo totalmente coscienza.
Marlene Kuntz: A fior di pelle.
~
Allora, due parole a proposito di questa roba qua.
Può essere interpretata come una drabble a se stante (100 parole ESATTE, non so se mi spiego) o come una specie di side-track di Andrea S'è Perso
(che è la Storia che starei scrivendo, sebbene al momento stia incontrando numerose difficoltà nel proseguirla).
Entrambe le interpretazioni sono altrettanto valide.
Un grazie speciale a Petronius Arbiter e alle porcate che ha scritto nel Satyricon per l'ispirazione.